la luce nelbuio
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MENSILE DELLA UILTRASPORTI - ANNO 2012 - NUMERO 7 - OTTOBRE - www.uiltrasporti.it Speriamo non sia un treno Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB LA LUCE NEL BUIO EDITORIALE | LUIGI SIMEONE L a prospettiva non può essere solamente una serie di proposizioni geometriche utili per osservare ed analizzare una figura nello spazio proiettata su di un piano. Nel campo della rappresentazione degli interessi comuni la prospettiva sostanzia l’aspettativa di un futuro, costituita da quell’insieme di processi che si propongono, si costruiscono e si offrono, che per risultare affidabile e potenzialmente credibile, deve essere vissuta, partecipata e condivisa. Viviamo momenti di grande indeterminatezza, dove il futuro e la prospettiva sono sempre più percepiti con grandi dosi di incertezza, le prospettive appaiono inconsistenti, aumentano le difficoltà delle famiglie, aumenta la disoccupazione e sempre più giovani non hanno nemmeno l’aspettativa di un lavoro, ma ciononostante c’è un Paese che deve rialzarsi, che ha diritto a un progetto, a una speranza, insomma una prospettiva. Appare evidente che nel futuro non si potranno ripresentare le logiche che hanno caratterizzato la storia degli ultimi decenni. La dimensione continentale dell’economia, anche se intrisa di profonde sperequazioni e contraddizioni e priva di una responsabilità politica e solidale, è destinata sempre più intensamente a condizionare la vita e l’organizzazione sociale delle nostre comunità che con essa devono fare i conti per costruire la prospettiva futura dei singoli Stati e dell’intera comunità. Ogni soggetto sia pubblico che privato, deve pensare al futuro adeguando ed aggiornando la propria organizzazione collettiva, la propria dimensione territoriale e la propria strategia tenendo conto del mutato e mutante scenario di riferimento, non potendo in alcun caso restare fermi, pena la perdita della indispensabile connotazione riformista che invece deve accompagnare ogni funzione in uno scenario in forte evoluzione come quello che stiamo attraversando, e che probabilmente ci accompagnerà ancora per un lungo tempo. Il sindacato non sfugge a tali considerazioni, anzi dovendo sostenere necessariamente il ruolo e la funzione di soggetto portatore e stimolatore d’innovazioni a sostegno dello sviluppo e dei diritti, non può come non lo è mai stato, restare fermo alla sua dimensione organizzativa e politica, dovendo inevitabilmente costruire prospettive credibili e condivise per quanti a esso si riferiscono, con continuità e permanenza più e meglio che a qualsiasi altro soggetto portatore d’interessi collettivi. La Uil ha una straordinaria e quanto mai tempestiva occasione per guardarsi dentro. La Conferenza di Organizzazione e dei Servizi cade proprio nel pieno di uno dei momenti più difficili vissuti dal dopoguerra, quindi quale migliore condizione per rivedere e rivisitare strategie e funzioni, facendo tesoro di ciò che si è stati, traguardando una efficace ed efficiente struttura, capace di interpretare e riscontrare i mutamenti che si hanno di fronte, riguadagnando quella capacità caratteristica del pensiero riformista di innovare senza rinnegare. ▶ LA PROSPETTIVA Scegliere il nostro futuro PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 1 EDITORIALE | LUIGI SIMEONE La scelta di celebrare prima (e per la prima volta) la Conferenza Confederale Nazionale e poi quelle delle Categorie e delle Unioni Regionali, non inverte solo la tempistica, ma segna la volontà di dare corpo e sostanza ad un momento che se non può mai essere stato meramente celebrativo, in questo caso lo è ancor di meno che in passato, per la volontà ed il bisogno di accendere nella intera organizzazione un dibattito vero e franco, da cui far scaturire decisioni ed innovazioni, che per prima la confederazione ha definito, e che quindi devono vedere impegnati ogni dirigente ed ogni iscritto che guarda alla Uil come alla prospettiva da preservare e continuare ad offrire a quelli che ci sono e soprattutto a quelli che verranno. I temi offerti alla discussione puntano a una rinnovata presenza della Uil sui territori per essere più La condizione umana, René Magritte, 1933 efficacemente vicini ai luoghi di lavoro e più presenti laddove si rilevano le esigenze. Il territorio, più che la dimensione provinciale, deve rispondere alle mutate esigenze non necessariamente riconducibili alla entità degli assetti istituzionali. Nuovi confini e nuovi insediamenti potranno e dovranno meglio collocare la Uil tra i cittadini e tra i lavoratori. Nella Uiltrasporti questo tema è stato già oggetto 2 di comuni riflessioni nel corso degli ultimi due anni, si è rilevato come in troppi casi la dimensione provinciale non costituisca un efficace avamposto nei territori, perché non sempre le strutture pensate come replica dell’assetto istituzionale sono nelle condizioni economico-organizzative di determinare la giusta offerta che si deve agli iscritti ed ai lavoratori. Ottimizzare risorse e mezzi attraverso una rivisitazione degli assetti organizzativi, guardando agli insediamenti produttivi, alle potenziali opportunità di crescita nei e dei diversi settori dei trasporti, potrà consigliare di superare strutture provinciali attraverso accorpamenti verso Uiltrasporti Territoriali che, efficacemente sostenute anche dalla struttura Nazionale, possano superare gangli e stereotipi che ne frenano la crescita e ne determinano la ridotta dimensione associativa. Se questa è la prospettiva che vogliamo costruire, per darle le caratteristiche della condivisione e della scelta consapevole, appare evidente come non potrà scaturire né da riforme altrui (anche istituzionali se mai verranno) né da determinazioni prese lontano dalla gente e dal territorio interessato. Vivere questo momento come un’opportunità significa affidare alle Uiltrasporti Regionali una riflessione, che adeguatamente condivisa con il territorio e con la Struttura Nazionale, possa dare gambe a quella che deve essere la risposta alla sfida e alla prova che abbiamo di fronte e a cui dobbiamo rispondere con rinnovato spirito protagonista su quel determinato territorio, consapevoli che restare come siamo uguali da troppo tempo non aiuta e che nel rispetto delle responsabilità e delle prerogative bisogna agire. Il documento finale della Conferenza di Bellaria, ha consegnato undici punti su cui operare e intervenire nelle conferenze organizzative. Il dibattito che ne scaturirà ma soprattutto la struttura che ne uscirà segnerà la bontà delle intuizioni e delle sollecitazioni, che dovranno trovare rispondenza e conforto in fatti, atti deliberativi e norme statutarie chiare, esigibili e soprattutto non aggirabili, scongiurando un cambiamento imposto da norme ed optando per un convinto disegno riformista vissuto e partecipato. Nel rinnovato modello trova posto in prima fila (anche se al punto 8 del documento) l’obiettivo di “qualificare i gruppi dirigenti della Uil ”. L’intento è quello di riequilibrare la composizione dei gruppi dirigenti, recuperando spazio e ruoli a quelli che per una serie di motivi sono un po’ ai margini, o comunque non vivono con il giusto protagonismo l’essere nella Uil. In altre parole, e senza che nessuno debba sentirsi di troppo, si è registrata l’esigenza di costruire ai Giovani PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 EDITORIALE | LUIGI SIMEONE e alle Donne della Uil, un percorso di coinvolgimento reale e concreto, perché si possano superare le barriere che in qualche modo ne frenano la crescita e la partecipazione attiva, convinti che tanto possono aggiungere al modo di essere e di interpretare il nostro sindacato. Nella Uiltrasporti abbiamo affrontato, efficacemente, la questione della formazione e la costruzione di un rinnovato gruppo dirigente già a partire dal Congresso di Abano del 2010. Eravamo e siamo convinti che nei territori ci sono grandi energie ed opportunità che vanno stimolate, formate e sostenute perché possano costituire la base di riferimento della Uiltrasporti che vogliamo immaginare, sempre più efficace e presente nei luoghi di lavoro, rinnovata nei modi e nelle funzioni che sapremo offrire ai lavoratori e ai cittadini. Salvador Dalì, Il sonno, 1937 In questi due anni abbiamo proposto un progetto di formazione articolato su due livelli, su temi caratteristici dell’azione sindacale, su altri più prossimi alle esigenze dei giovani delegati ed iscritti. Abbiamo parlato della Uil, della funzione delle RSU e delle RSA, sono stati affrontati temi scottanti come quelli Previdenziali e opportunità per la prospettiva attraverso il Public Speaking. Sono stati circa 500 i giovani coinvolti, che chiedono nella stragrande maggioranza di proseguire, positivamente toccati dai temi, dai modelli e dalla prospettiva che abbiamo voluto affidare al confronto con un mondo che forse per troppo tempo ed in troppi luoghi è stato trascurato o ritenuto differibile. Rendere protagonisti i giovani adesso che lo sono, e non quando non lo saranno più, è un’opportunità che va sfruttata ed alimentata. Trovare la giusta chimica tra esperienza e novità, tra conoscenza e nuovi modelli di sviluppo della nostra organizzazione, significa rimodulare il sistema di relazione interno, perché ognuno possa esprimere la giusta soggettività in un collettivo che vuole porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Avevamo già ipotizzato che a metà della fase congressuale, ed in coincidenza con la Conferenza di Organizzazione, un gruppo di questi giovani e donne potessero essere coinvolti negli organismi e nell’attività di front line che in parte già svolgono nei luoghi di lavoro, aggiungendo a questa funzione altre responsabilità più propriamente riconducibili anche alla vita della nostra Uiltrasporti. Una sorta di continuazione dell’attività formativa sul campo, accanto a quanti per esperienza e storia possono e devono trasmettere valori e strategie che hanno fatto grande la nostra organizzazione. Per rinnovare il nostro modello organizzativo verso un sistema a rete così come l’abbiamo pensato alla Conferenza di Organizzazione, possiamo provare ad immaginare un viaggio nel Paese, che ci dovrà vedere impegnati a definire quella “rete” a cui connettere la Uiltrasporti, che deve essere percepita come rete sociale, fatta di uomini e donne, con nuovi e diversi orizzonti, rinnovata negli strumenti ma sempre e comunque una rete di persone. E’ necessario quindi non correre il rischio di pensare alla nostra rete come ad un social network, il cui modello costituisce un indispensabile strumento di comunicazione con cui confrontarsi e che sempre più va implementato, ma che non può certamente essere il modello organizzativo a cui ci possiamo riferire per il sistema di governo dell’organizzazione. Esercitare la nostra funzione di soggetto di rappresentanza di interessi collettivi alla ricerca di soluzioni di problemi comuni, in cui i singoli individui possono raggiungere i propri obiettivi, significa ripassare il libro della storia della nostra Organizzazione con l’orgoglio di essere Uil e la prospettiva di un'organizzazione capace di adattarsi ai cambiamenti verso nuovi e rinnovati traguardi, perché per dirla con Amos Bronson Alcott che due secoli fa si batteva per il voto alle donne e contro la schiavitù.. è un buon libro quello che si apre con aspettativa e si chiude con profitto… e questa volta se non saremo capaci di farlo vuol dire che non avremo voluto! ◆ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 3 Sommario 10 1 primo piano 5 Due realtà una stessa esigenza di Max Colonna 30 Le leggi son... ma chi pon mano ad esse? di Camillo Benevento 8 I giovani e il sindacato di Riccardo Mussoni rubriche 34LEGALE La Riforma del lavoro Fornero rilancia la contrattazione collettiva nazionale di Vittoria Mezzina 36LAVORO Uil: cambiare si può e si deve di Antonio Ascenzi 38PREVIDENZA Pensione, lavorare di più per ottenere di meno di Roberto Napoleoni 16 PORTi logistica 10 Formazione e regole di Claudio Tarlazzi 13 Riforma della legislazione in materia portuale di Giuliano Galluccio 20 mobilita’ 14 Italia, Paese al contrario di Max Colonna 16 Groundhog Day di Roberto Napoleoni 18 Efficienza ed efficacia di Roberto Napoleoni TRASPORTO AEREO 20Fiumicino un territorio in movimento di William De Vecchis VIABILITa’ 21 Coordinamento donne in Atlantia di Paolo Collini 39 L’editoriale di Luigi Simeone è a pagina inserto 23 I nuovi strumenti di sostegno al reddito di Roberto Napoleoni 42 28 Giovani e lavoro problema del presente di Santino Fortino 4 PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 PARI OPPORTUNITA’ 39 Il CPO per il sindacato a rete di Laura Pulcini LA UILTRASPORTI IN... ABRUZZO 42 Il sistema trasporti per l'economia dell'intera regione 44 Abruzzo Work in progress nel Tpl 46 Ferrovia Adriatico Sangritana 5 PRIMO PIANO DUE REALTA' UNA STESSA ESIGENZA Uiltrasporti e rinnovamento O gni momento di confronto e di dibattito interno del sindacato, in particolare di carattere organizzativo, non può che interrogarsi sul ruolo dei giovani e delle donne. Quando ci si riferisce all’universo giovanile, però, occorrerebbe approfondire la problematica distinguendolo sotto almeno due profili. Il primo riguarda il modo in cui il sindacato si avvicina e raccoglie le adesioni e il sentire dei giovani lavoratori, il secondo profilo riguarda come i giovani possono progressivamente assumere ruoli e compiti di responsabilità all’interno dell’organizzazione e favorire in questo modo il ricambio generazionale. Solo all’apparenza questi due aspetti sono separati e privi di correlazione. La situazione giovanile in Italia mostra chiaramente una grande difficoltà di accesso al mondo del lavoro, e quando questo avviene, sovente è attraverso forme di contratto flessibile che solo in alcuni casi si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. In questa situazione sempre più difficile è riu- scire a dialogare con le nuove generazioni di lavoratori, da un lato perché, proprio in ragione della loro situazione contrattuale che li rende maggiormente “ricattabili” nei confronti del datore di lavoro, hanno un atteggiamento maggiormente circospetto verso l’impegno e l’adesione sindacale (anche a causa della scarsa abitudine alla militanza politica), dall’altro perché i canali e le modalità in cui si costruiscono le relazioni interpersonali, quindi anche la partecipazione politica e sindacale, è profondamente cambiata. Il fenomeno del Movimento 5 Stelle oltre a raccogliere il malcontento nei confronti di una classe politica che indubbiamente si è dimostrata inadeguata ad affrontare la sfida del governo del paese, rappresenta un esempio lampante di come oggi internet e il web siano diventati luoghi virtuali di dibattito, discussione e partecipazione politica e sindacale. Partecipazione che in molti casi, come quella del movimento di Grillo, si è tramutata da virtuale in reale con conseguenze politiche rilevanti che tutti conosciamo, come il caso di Parma dimostra. ▶ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 5 PRIMO PIANO L’esperienza di questi ultimi mesi ci segnala che, laddove esiste ancora una forte partecipazione giovanile, sui social network si creano gruppi di giovani lavoratori che molto spesso utilizzano questi canali per coagularsi intorno a forme di lotta sindacale spontanee e autoconvocate, frequentemente votate alla protesta fine a se stessa, ancor più spesso povere di proposta politica e di lettura del contesto economico e sociale. In questo ambito il sindacato non può rimanere silente sottovalutando il fenomeno, tornando all’esempio della politica, solo pochi anni orsono ipotizzare che un movimento nato su un blog di un comico potesse nei sondaggi divenire la terza, o addirittura la seconda, forza politica del Paese era del tutto impensabile. Il tema non è voler in qualche modo incensare o sopravvalutare le nuove tecnologie, ma come occupare uno spazio di dialogo e dibattito che, seppur virtuale, non può essere lasciato alla sola autogestione e in preda alle strumentalità, talvolta all’ignoranza e spesso alla frustrazione di pochi.L’altra faccia della medaglia è in che modo si stimola il ricambio generazionale all’interno del sindacato come di ogni organizzazione. La situazione italiana è particolarmente clamorosa, una società gerontocratica nella quale, solo passati ampiamente i quarant’anni, si viene spogliati dell’appellativo di “ragazzo” e in qualche modo riconosciuti come sufficientemente maturi per assumere ruoli di responsabilità. L’introduzione di norme statutarie più o meno esigibili, appare come un pannicello caldo rispetto a una problematica più culturale che normativa. Certamente la generale assenza di mobilità interna all’organizzazione, che impedisce una “evoluzione” di carriera e di ruolo ai molti, produce una resistenza alla successione che si traduce in barriere all’accesso dei più giovani. Troppe volte capita di sentire lamentele circa l’assenza di “vocazioni” giovanili, assenza che alla fine fa comodo a chi la proclama ma che non sempre risponde alla realtà delle cose. 6 I giovani hanno infatti bisogno di una sola cosa, essere investiti di responsabilità da affrontare, talvolta anche sbagliando, ma in autonomia e consapevolezza. Per fare questo però è giusto dar loro gli strumenti per fare bene il proprio lavoro, fornendo informazione (e quindi comunicazione) e formazione, consentendo una maturazione oltre che in termini di contenuti, anche in termini di capacità di gestire le situazioni problematiche, che ad ogni livello chi si occupa di sindacato è costretto ad affrontare. Quindi certamente imparare i contenuti, il cosa, ma anche imparare i comportamenti, il come. Si diceva poco sopra che accesso dei giovani negli organismi e capacità del sindacato di parlare ai giovani lavoratori sono due aspetti solo all’apparenza scollegati tra loro. Il dato oggettivo è che la capacità di utilizzare forme innovative di comunicazione, di adeguarsi al mondo che cambia, vanno di pari passo con la presenza degli stessi all’interno dell’organizzazione; sono infatti le “nuove leve” quella maggiormente in grado di abbandonare i vecchi modelli di azione, di rompere gli schemi mentali e di affrontare prospettive nuove. É per questa ragione che le due tematiche vanno di pari passo, la capacità dell’organizzazione di “cambiare linguaggio”, di intercettare i nuovi bisogni dei nuovi lavoratori, è proporzionale alla capacità dell’organizzazione di essere permeabile all’esterno, ai giovani e ai nuovi lavoratori. ◆ MAX COLONNA Uiltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 art&design - roma www.hdiassicurazioni.it Arriva Carta HDI, la carta di credito privativa per HDI Assicurazioni. Adesso le vostre polizze diventeranno più leggere Al tuo fianco, ogni giorno Comoda: scelta tra diverse promozioni, disponibili al momento della sottoscrizione. Sicura: utilizzo riservato al solo pagamento delle polizze HDI Assicurazioni su circuito privativo. Vantaggiosa: offerte promozionali dedicate ai clienti HDI (ad esempio una polizza di € 1.000 può essere rimborsata in 10 rate Finisce l’era dei pagamenti in contanti. da € 103,70 ciascuna - TAN 8,00% e TAEG 8,30%). 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Costo totale del credito costituito da: interessi maturati al TAN sopra indicato; quota associativa annuale: 0€, spesa mensile gestione pratica: 1,25 €; imposta di bollo su rendiconto iniziale e annuale 1,81€ per saldi superiori a 77,47 €. Importo totale dovuto (importo totale del credito + costo totale del credito): 1.738,19 €. Fonte: al fine di definire l’esempio rappresentativo sono stati utilizzati i criteri indicati da Banca d’Italia per definire il TAEG di una apertura di credito con Fido non predeterminato ipotizzando un solo utilizzo iniziale della Carta pari al Fido di 1.500 euro e il rimborso dell’importo totale dovuto in 23 rate mensili da 75€ e rata di conguaglio di 13,19€. Il TAEG può aumentare o diminuire in base alla frequenza dell’utilizzo della Carta cambiando l’importo erogato e il periodo di applicazione delle spese. Pertanto resta inteso che al variare del Fido le condizioni cambiano e che in caso di Fido di 3.100€ (fido più ricorrente per Carte richieste su un periodo di osservazione di 12 mesi aggiornato al 31.12.2011) il TAEG si riduce a 14,83%. Il TAEG rappresenta il costo totale del credito espresso in percentuale annua e include gli interessi ed i seguenti costi: quota associativa annuale (ove prevista), imposte di bollo, spesa mensile gestione pratica. In caso di condizioni promozionali sono applicati interessi al TAN del 8,00%. HDI Assicurazioni opera quale intermediario del credito non in esclusiva. la carta è emessa da I Giovani e il Sindacato………. T Da scarsamente partecipativi a diversamente partecipativi ra gli obiettivi individuati dall’ottava Conferenza di organizzazione e dei servizi della UIL emerge l’esigenza, tra le altre, di facilitare l’accesso dei giovani favorendone percorsi formativi qualificati. Sì ma come. Dobbiamo prendere atto che tale generazione ha completamente mutato i propri interessi mostrandosi distante dalla vita istituzionale del Paese. Distante dai luoghi della politica ha raddoppiato, negli ultimi dieci anni, la percentuale dei non votanti dall’8% al 15%, dimostrandosi poco incline alla cultura dell’impegno collettivo e con una socialità concreta limitata alla cerchia privata. Pertanto, quale strumento utilizzare per riavvicinare le nuove generazioni a tale partecipazione risvegliandone curiosità e interessi anche per il Sindacato? Tutti ricordano i giovani degli anni '60 insoddisfatti e alla ricerca della novità, di qualcosa che cambiasse una società sempre più indolente e tradizionalista. Fu così che si diffuse un atteggiamento anticonformista, ribelle e a volte violento che si trasformò, negli anni '70 in un profondo interesse per la politica e in campo sociale. Il malessere giovanile non si limitò a un accidioso lamento, i giovani andarono oltre e si confrontarono con la società, basti pensare alla “beat generation”, che rigettò il conformismo ispirandosi a propri ideali, condizionando il mondo dell’arte, della letteratura e della musica scuotendo la società americana perfino nelle sue certezze, ispirando movimenti culturali che contestarono la guerra in Vietnam, fondarono gli hippy e organizzarono Woodstock. Nei fatti, fu quella “gioventù bruciata” che cambiò il mondo. Scarsamente partecipativi o diversamente partecipativi. Il mondo del lavoro attuale non offre serie opportunità d’impiego, i dati sull’occupazione giovanile sono devastanti e non si prospettano soluzioni entro poco tempo. Gli iscritti al sindacato, per la metà circa dei lavoratori attivi, sono pensionati e se abbiamo perso 640.000 posti lavoro negli ultimi 365 giorni, la domanda da porsi è: come associare al sindacato i ragazzi della crisi? Il primo passo è comunicare con il mondo giovanile, elaborare strumenti adatti per rendere i giovani soggetti attivi nella vita reale del paese, distogliendoli dal mondo virtuale al quale, ormai abituati, attribuiscono il ruolo quasi di unico interlocutore che spesso li rende scarsamente partecipativi. Il sindacato può svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento di un obiettivo di avvicinamento dei giovani, anche non direttamente coinvolti in ruoli sindacali, con strumenti e iniziative dedicate puntando a renderli diversamente partecipativi. Come interessare e comunicare con i giovani? Come accostare il Sindacato alle nuove generazioni? Appena detto in precedenza, lo spazio a loro più comune è la “rete” poiché è quello il loro luogo naturale d’incontro. Da lì si deve partire. E’ necessario attivare spazi virtuali di arte, di cultura e di studio dove i giovani si possano incontrare, intraprendere progetti e iniziative finalizzate a veri eventi, manifestazioni e reali occasioni di lavoro. Il giovane è in conflitto per natura con le istituzioni, tendenza che si mitiga con azioni concrete offrendo servizi, promozioni culturali e reali produzioni ai progetti più innovativi. Importantissime sono le materie rivolte alla scuola, all’università, alla formazione e al lavoro che devono essere ampiamente implementate con ampi spazi di pubblicazioni destinati alla consultazione, all’informazione e all’interattività. Nuove generazioni che interagiscono tra loro attraverso strumenti messi a disposizione dal sindacato produttore di eventi ispirati dai giovani, il cui palco sarà il mondo reale. Per memoria, Internet (interconnettere) nacque negli Stati Uniti (fine anni '60 inizio anni 70) dall’esigenza del Dipartimento della Difesa di collegare vari computer distanti fra loro con la possibilità di interscambio di documenti e applicazioni, in particolare tra le varie università che si occupavano di progetti militari, tramite linee di telecomunicazione di alta velocità. L’avvento e la diffusione di Internet rappresentano, oltre che uno dei motori di sviluppo economico mondiale, una rivoluzione tecno/sociologica perfino superiore a quella effettuata dalla “beat generation”, termine lontano anni luce con 8 PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 gli usi e costumi dell’attuale gioventù che potrebbe essere definita “digital generation”. Come negli anni '60 i giovani sono protagonisti di grandi manifestazioni di massa (vedi nostro numero di maggio) tuttavia, a differenza di quel periodo, sono episodi mediatici privi di caratteristiche ideologiche e di costume legati all’evento e non generati da un movimento giovanile. Le uniche iniziative che hanno avuto come protagonisti i giovani sono le proteste legate alla scuola. Oggetto delle contestazioni sono le decisioni politiche di razionalizzazione e di indirizzo dettate dalla riforma scolastica nonché, i tagli previsti dalla spending rewiew. Sono proteste che nascono dal passa parola, compiute con insegnanti e genitori, interessanti il solo sistema scolastico. Miracolo e gioia della tecnologia. Il Web ci ha trasformato in milioni di Jules Verne, che racconta di posti fantastici in realtà inventati a tavolino. Oltre ad ogni tipo d’informazioni, immagini e filmati, con un programma come Google Earth unito alle mappe di tutto il mondo che fornisce Google Maps, esistono delle applicazioni web che consentono di raggiungere virtualmente luoghi lontani e visitare i posti più belli e interessanti del mondo seduti davanti allo schermo di un computer. Internet permette di viaggiare in luoghi, per la maggioranza degli utenti, impossibili da raggiungere per mancanza di risorse. Al contrario, impostare i propri rapporti personali esclusivamente su relazioni mediatiche rischia di creare danni irreparabili, specie negli adolescenti, perché non si percepiscono gli avvenimenti quotidiani che stanno intorno. Inoltre, riempendo la propria solitudine esclusivamente con relazioni virtuali ci si isola ancora di più pur rimanendo in contatto con migliaia di persone o, più precisamente, con nickname. La “Rete” è solo un potente mezzo di comunicazione e allora, come e dove fisicamente incontrarsi? Una delle maggiori criticità di relazione tra giovani e adulti sta nel fatto che tutti i luoghi e i media necessari alla comunicazione sono di proprietà degli adulti. Radio, televisioni, aule e teatri, sono spazi che richiedono sempre l’autorizzazione degli adulti che ne gestiscono i contenuti e le regole così, quando un giovane ci mette piede, si sente a disagio e finisce per assecondare l’interlocutore oppure diserta l’incontro. Meglio incontrare i giovani in luoghi che essi scelgono lasciando loro l’iniziativa del dialogo dimostrandoci ottimi uditori piuttosto che “pallosi” parlatori. Un sogno nel cassetto. Creare una rete sociale quale crogiuolo d’idee articolata in maniera che possa anche pubblicare varie discipline: dell’arte, della cultura, della musica, dell’artigianato e altre forme di abilità. Un contenitore dentro del quale i giovani possano esercitare ogni forma lecita di espressione, che con la formula del confronto, esprima le migliori esibizioni direttamente “on stage”. Individuare un luogo informale adatto a ospitare manifestazioni in genere e dare luogo all’espressività dei giovani arricchendo la kermesse con performance live individuale. I campioni Monica e Filippo Neri sono l’esempio concreto che riempie di soddisfazione tutta la redazione e la UILTRASPORTI. Entrambi i ragazzi, originari di Reggio Calabria, si sono dimostrati campioni di tiro con il fucile a sagoma fissa e mobile ai campionati nazionali Fidasc sia del 2011, sia del 2012. Monica (19 anni) si è classificata al primo posto in ambedue i campionati conquistando due volte il titolo di Campionessa italiana della categoria “lady”. Filippo (24 anni) ha conquistato una medaglia di bronzo nel 2011 e un quinto posto nel 2012. I due fratelli sono allenati dal padre Francesco, che ne cura la manutenzione e il caricamento delle armi. Laboratori, manifestazioni sportive, work shop e seminari. Un social network per stimolare la comunicazione, una rassegna artistica/culturale per incoraggiare la partecipazione e un luogo scintillante che possa ospitare realmente musica, esposizioni, dibattiti e presentazioni. Tutte attività diversamente partecipative ai normali servizi sindacali, non per un sindacato riformista che crede e impegna i giovani, li aiuta a guardare lontano, a non perdersi dentro ai “no grazie” di una società che emargina i propri figli. Oggi è già il futuro, credere nei giovani vuol dire investire in se stessi. Otto ragazzi su dieci vorrebbero che si prestasse più attenzione alle loro proposte e iniziative, qualcuno deve ascoltarli. Dedicare maggiore attenzione ai giovani. E’ stato preso un impegno e le promesse, il Sindacato dei Cittadini le mantiene. ◆ RICCARDO MUSSONI Uiltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 9 PORTI LOGISTICA formazione e regole Estratto dell’Intervento di Claudio Tarlazzi alla Tavola Rotonda “Procedure e tariffe: verifiche e proposte” della ANGOPI (Associazione nazionale Gruppi Ormeggiatori e Barcaioli Porti Italiani) Ravenna 5 ottobre 2012 I n un momento “delicato” per i servizi tecnico nautici alla luce del dibattito aperto sull’art. 14 contenuto nel d.d.l. di riforma della legislazione in materia portuale appare opportuno dare un contributo e fare alcune riflessioni su questi servizi di interesse generale e, in particolare, sulle questioni sollevate sui criteri e meccanismi tariffari, che, sono stati oggetto di un’attenzione finanche eccessiva, in alcuni casi sfociata in un ricorso non sempre giustificato alle sedi giudiziarie. Preliminarmente occorre contestualizzare il mutamento che l’intera economia del mare sta vivendo (una delle maggiori “industrie” del Paese che contribuisce alla formazione del 2,6% del PIL), caratterizzato da grandi modifiche delle strategie di mercato e segnato dalla recente crisi del 2009 che ha spostato gli equilibri geo – economici dove, benché nei primi nove mesi del 2011 si sia registrato un traffico container, che è riuscito a recuperare parte delle perdite registrate nel 2010 in alcuni dei principali scali italiani, non è però riuscito a recuperare i livelli pre crisi sia per quanto riguarda il container che per le rinfuse. Il cambiamento, indotto dalle nuove esigenze commerciali e dalla riduzione dei volumi di traffico sulla rotta Est – Ovest dovuto alla recessione di mercati occidentali, sta avendo dirette ripercussioni sui porti, dove si sta assistendo ad una maggiore concentrazione delle “toccate” in quegli scali maggiormente attrattivi sotto il profilo organizzativo ed infrastrutturale. Fenomeni questi che se analizzati complessivamente rischiano però anche di generare una depauperazione del mercato attraverso il cambiamento dei meccanismi intrinseci della competizione. Competizione che se 10 prima era esercitata tra realtà portuali concorrenti e si basava essenzialmente sulla affidabilità ed efficienza dei percorsi logistici integrati e sul posizionamento geografico degli scali, oggi rischia di determinarsi soprattutto attraverso la compressione dei costi con inevitabili conseguenze sul lavoro e sulle regole atte a preservare la sicurezza e le tutele sociali. Per questo l’aggiornamento della legge 84/94, avendo già in sé elementi qualificanti e mantenendo l'attuale impianto, dovrebbe con maggiore efficacia essere di stimolo al cambiamento ed orientarsi verso la costituzione di vere e proprie autorità di sistema che abbiano la capacità di valorizzare le vocazioni specialistiche proprie di ogni singolo porto e fare sintesi degli interessi istituzionali delle amministrazioni coinvolte, consegnando agli Enti di Governo degli strumenti "reali" per gestire nel modo più efficace possibile il processo di pianificazione e realizzazione delle infrastrutture portuali, nonché di regolare e bilanciare meglio la gestione portuale, contemperando la competitività con la qualificazione professionale e le tutele del lavoro, con particolare riguardo agli aspetti inerenti alla sicurezza delle operazioni portuali. L’idea quindi, che ora trova conforto anche in un recente studio della Cassa Depositi e Prestiti, è quella di dare vita ad “Authority di Sistema”, competenti su più scali che siano in grado da un lato di attivare le risorse finanziarie necessarie per lo sviluppo, oggi parzialmente traguardato dal DL Sviluppo, e coordinare le scelte di politica infrastrutturale in modo tale da trascendere le dimensioni locali ed evitare quindi che i particolarismi e i campanilismi sacrifichino, per spirito di auto conserva- PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 PORTI LOGISTICA zione, le politiche di valorizzazione del sistema portuale e logistico. Sempre per questo fine si rende quanto mai necessaria la riforma del titolo V della costituzione e l’attribuzione alle competenze legislative dello Stato di tutta la materia portuale. L'attuale formulazione dell?art. 14 della legge 84/94 è frutto di alcuni interventi normativi che si sono succeduti nel tempo e che, tenendo anche conto delle pronunce della Corte di Giustizia europea, hanno definito i servizi tecnico-nautici come servizi di interesse generale, atti a garantire, nei porti dove sono istituiti, la sicurezza della navigazione e dell'approdo. Proprio da questa definizione e dalle finalità, quindi, che i servizi tecnico-nautici perseguono, deriva la necessità di una disciplina unitaria e nazionale dei medesimi servizi, i quali non possono certamente essere utilizzati per favorire la competitività di un porto rispetto ad altri secondo una perversa logica di concorrenza per il mercato, o peggio ancora nel mercato, e quindi di rincorsa al ribasso degli standard di sicurezza, che finirebbe inevitabilmente per rendere i nostri scali meno affidabili, quindi meno competitivi compromettendone il loro sviluppo. Proviamo a chiederci cosa potrebbe accadere se, per contenere i costi di questi servizi, si derogasse all’applicazione di una qualsiasi disposizione in materia di sicurezza della navigazione, con l’effetto di rendere significativo il rischio di collisione fra le navi che trasportano merci pericolose! Una considerazione generale sui costi dei servizi tecnico nautici in relazione alla competitività di un porto si rende pertanto opportuna. Sul punto appare opportuno citare due documenti, entrambi riguardanti il porto di Ravenna; il primo si riferisce ai risultati di un'analisi condotta da un Gruppo di lavoro, coordinato dal Comandante del Porto, istituito in seno al Comitato Portuale di Ravenna, appunto, alla fine degli anni 90, avente l'obiettivo di valutare la competitività del porto. Quel Gruppo procedette ad un'attenta disamina delle caratteristiche del porto, delle sue criticità, delle modalità con cui i servizi tecnico-nautici erano prestati ed arrivò a concludere, riporto fedelmente le conclusioni contenute nel documento allora elaborato, che "non sono certamente i costi dei servizi tecnico-nautici ad incidere in modo determinate sulla competitività del porto e che proprio per le caratteristiche dello scalo, e per la pericolosità delle merci che in esso vengono manipolate, non risulta prudente ridurre il livello della loro efficienza già messa a dura prova dall'attuale maggiore difficoltà ambientale in cui vengono espletate le prestazioni". A conclusioni tutto sommato simili giunse la Società di consulenza Nomisma, che nel 2002 fu incaricata di realizzare uno studio fra i costi dei servizi tecnico-nautici negli scali di Ravenna, Venezia e Ancona. In effetti, la citata Società di consulenza in quella occasione, pur sottolineando la necessità di garantire un attento controllo da parte degli operatori interessati sul costo del servizio - e mi pare di poter dire che la vigente formulazione dell'art. 14 tale controllo lo garantisca e a quanto mi risulta è anche efficacemente esercitato -tuttavia, prosegue Nomisma, le spese operative per i servizi tecnico-nautici difficilmente hanno un peso determinante nella scelta di un porto. Quelle conclusioni mantengono ancora oggi la loro efficacia, tenendo conto, con particolare riferimento al servizio di ormeggio, della relativa dinamica tariffaria, descrittaci nello studio prima illustratoci. ▶ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 11 PORTI LOGISTICA A ciò si aggiunge una ulteriore considerazione che afferisce ad una particolarità del sistema tariffario dei servizi tecnico nautici che potrebbe sembrare quasi un’anomalia se si analizza l’attuale congiuntura economica. Le compagnie di shipping, per reagire al calo di domanda di merce trasportata e per ottimizzare i costi di trasporto dovuti all’aumento dei prodotti petroliferi hanno perfezionato accordi commerciali volti al raggiungimento della piena capacità di carico che hanno comportato il conseguente aumento della stazza delle navi. Il minore introito dei gruppi degli ormeggiatori dovuto al minor numero di navi operate è stato compensato dall'aumento di stazza lorda delle stesse in quanto parte della definizione della tariffa si basa su questo parametro. Tuttavia la definizione tariffaria ha conservato la necessaria flessibilità, sia nelle fasi di incremento che di decremento delle attività portuali, affinchè il sistema sia sostenibile per i fruitori del servizio. Non a caso giova ricordare come l’aumento tariffario dal 1991 ad oggi, a seguito delle istruttorie, ha fatto registrare una dinamica quattro volte inferiore rispetto all’andamento dell’inflazione, nel mentre i gruppi hanno in questi anni conservato grande capacità di investimento e di aumento della qualificazione professionale attraverso l'implementazione dell'attività formativa. Al di là delle questioni strettamente tariffarie è opportuna qualche riflessione specifica su questo servizio che per la sua natura a prevalente impiego di manodopera e per l’assetto organizzativo di cui si sono dotati i Gruppi, costituisce una realtà ben conosciuta dalle organizzazioni sindacali. 900 soci/lavoratori che assicurano nei porti un servizio per 24 ore su 24 e per 365 giorni all'anno, in modo assolutamente efficiente, dovendo giudicare dai numerosi encomi che i Gruppi hanno ricevuto dalle Autorità Marittime, da quelle Portuali, dalle Società di navigazione e dalle Agenzie marittime. Sotto il profilo occupazionale si tratta di realtà che in un contesto generale caratterizzato da forte crisi occupazionale, dove la salvaguardia del posto di lavoro costituisce una priorità assoluta per il nostro sistema produttivo, i Gruppi ormeggiatori e barcaioli dal 1991 al 2011 hanno fatto registrare un incremento dell’organico di quasi il 15% senza gravare sui costi del servizio. Il dato sopra riportato è particolarmente significativo se pensiamo che le tariffe sono rivolte esclusivamente a remunerare il salario degli ormeggiatori e dei barcaioli, oltre a consentire gli investimenti necessari all’esecuzione dei servizi. Si tratta di un salario derivante dall'applicazione di un contratto collettivo, il cui contenuto economico è so- 12 stanzialmente derivato dal contratto nazionale dei porti e che nella disciplina normativa ha tenuto conto, in una logica mutualistica, della peculiarità dell'attività prestata dagli ormeggiatori/barcaioli, unitamente alla specificità delle realtà portuali nelle quali il gettito tariffario non consente il rispetto dei livelli salariali. All'ultimo rinnovo contrattuale erano ben 14 le realtà per le quali l'introito derivante dal traffico non era sufficiente a remunerare gli istituiti contrattuali. Se si ripensa allo scopo mutualistico per cui sono nate le cooperative nell’ordinamento italiano, sarà pertanto facile asserire che uno degli esempi più fulgidi sia rappresentato dai Gruppi degli Ormeggiatori! Ci troviamo in presenza di una categoria attenta ai cambiamenti che stanno interessando il mondo del lavoro, che ha garantito la presenza e il consolidamento d’imprese strutturate, che hanno fatto della qualità l'arma vincente della sfida per la competizione in un contesto, quale quello della portualità italiana, che sta pagando sicuramente gli effetti dell’ assenza di politica dei trasporti protrattasi per troppo tempo, e dove le "maglie larghe" della legge hanno consentito la creazione di più modelli portuali (ricerca Isfort) in alcuni dei quali la distorsione e la sovrapposizione dei mercati ha generato problemi sociali. Volendo ora azzardare un bilancio complessivo dell'attività degli ormeggiatori credo sia facile osservare come questa categoria abbia dimostrato di essere in grado di assicurare una presenza in ambito portuale necessaria per garantire, a costi assolutamente congrui, trasparenti e parametrati al solo costo del lavoro, l'efficienza dell'erogazione dei servizi di ormeggio senza soluzione di continuità in condizioni di sicurezza, funzionali alla promozione e allo sviluppo del porto. È certamente questo un dato sfuggito a coloro che negli ultimi tempi, con iniziative non sempre adeguatamente documentate e ponderate, hanno inteso portare attacchi alla categoria; è, invece, un dato noto al sindacato che, convinto del buon funzionamento del modello derivante dall'applicazione dell'art. 14, difenderà in ogni sede questa categoria. Vorrei concludere citando l'altrettanto dimenticato art 86 co. 2 del Trattato costitutivo della Comunità Europea: “Le imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale o aventi carattere di monopolio fiscale sono sottoposte alle norme del presente trattato, e in particolare alle regole di concorrenza, nei limiti in cui l’applicazione di tali norme non osti all’adempimento, in linea di diritto e di fatto, della specifica missione loro affidata.” ◆ CLAUDIO TARLAZZI Segretario Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 PORTI LOGISTICA Riforma della legislazione in materia portuale I l d.d.l. di riforma della legislazione in materia portuale ha il pregio di riunire in un corpus normativo organico i numerosi provvedimenti in materia portuale contenuti nei decreti Salvaitalia, Crescitalia e Sviluppo, e recepire alcune delle “sollecitazioni” politiche mosse dalla nostra Organizzazione, tese ad aumentare la “competitività di sistema” della portualità italiana attraverso l’introduzione di ulteriori strumenti di gestione, pianificazione e realizzazione delle infrastrutture portuali e attraverso il perfezionamento della regolamentazione del mercato delle imprese che operano all’interno dei porti. Il d.d.l. aggiunge infatti l’articolo 11 bis (sistemi logistico – portuali) che dovrebbe rendere più efficace il processo di pianificazione e realizzazione delle infrastrutture logistiche e portuali, cristallizza i primi elementi di autonomia finanziaria delle Autorità Portuali contenuti nel decreto Sviluppo, e introduce la previsione di un fondo per il finanziamento delle connessioni intermodali ferroviarie e stradali. A questo proposito, il tema è quello del necessario coordinamento degli interventi infrastrutturali, che diventa particolarmente delicato quando concerne investimenti di ampio respiro e di rilevante valenza strategica come quelli in nuove infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali o logistiche. Assunto infatti che i porti sono un fattore moltiplicatore per l’economia Italiana appaiono secondo noi più efficaci, rispetto ai provvedimenti contenuti nel d.d.l., delle “Authority di Sistema” in grado da un lato di attivare le risorse finanziarie necessarie per lo sviluppo e, non meno importante, aumentare il peso delle scelte di politica infrastrutturale in modo tale da trascendere le dimensioni locali. Una sorta di semi-federalismo con centralizzazione delle decisioni e delle scelte a livello di macro regioni economiche. In questo quadro auspi- chiamo che la revisione del Titolo V della Costituzione assegni alle competenze legislative esclusive dello Stato tutta la disciplina portuale e non solo quella relativa ai porti di interesse nazionale ed internazionale. Nel testo sono stati inoltre recepiti alcuni emendamenti presentati dalla UILTRASPORTI che, configurando in maniera più netta i mercati di riferimento delle imprese portuali contribuiscono potenzialmente a ridurre la frammentazione del ciclo portuale e, conseguentemente, ad aumentare il dimensionamento aziendale e la qualificazione del lavoro. In questo senso va anche apprezzato il nuovo articolato sui servizi tecnico nautici che, essendo servizi di interesse generale ed estremamente specialistici, non possono certamente risentire di un concorrenza selvaggia “nel mercato” o tanto peggio “per il mercato”. Un’altra grande “conquista”, contenuta invece nella Legge 92/12 (c.d. riforma Fornero), è la norma che rende strutturale l’indennità di mancato avviamento per i lavoratori che forniscono prestazioni di lavoro portuale temporaneo. Resta tuttavia aperto il nodo dell’autoproduzione, sul quale il d.d.l. non interviene, e quello sulla natura privatistica dei contratti applicati ai dipendenti delle Autorità Portuali. Per quanto riguarda le autorizzazioni specifiche per l’esercizio di operazioni portuali da effettuarsi alla partenza o all’arrivo delle navi, ovvero la cosiddetta autoproduzione, questa deve essere autorizzata solo nei porti dove non è possibile avvalersi dei lavoratori portuali, come già ribadito nei contratti di lavoro internazionali del settore marittimo, e comunque può essere autorizzata esclusivamente quando le navi sono dotate di mezzi adeguati alle operazioni da svolgere, con personale esclusivamente dedicato all’esercizio di tali operazioni, non fungibile, assunto con libretto di navigazione e aggiunto in tabella d’armamento. Per quanto concerne invece la totale assimilazione delle Autorità Portuali agli Enti Pubblici non economici, il d.d.l. tenta di chiarire la natura privatistica dei contratti applicati al personale dipendente di dette amministrazioni ma non dirime questa “aeterna quaestio”, rischiando di ridurre i diritti e tutele dei lavoratori dal punto di vista contrattuale, sottoponendoli alla disciplina della spending review, e non garantisce le specificità e le peculiarità di questi Enti. ◆ GIULIANO GALLUCCIO Uiltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 13 MOBILITA’ italia, paese al contrario L’ amaro confronto con i cugini transalpini A gli inizi del mese di Ottobre, Frédéric Couviller, ministro dei trasporti, ha presentato al Consiglio di ministri del Governo francese gli orientamenti della politica dei trasporti. In breve: miglioramento del trasporto pubblico locale, rilancio del trasporto di merci su rotaia (semplificazione della regolamentazione tecnica e creazione di linee prioritarie per le merci), ammodernamento della rete ferroviaria (almeno mille chilometri per anno), tassazione sui mezzi pesanti e controllo al traffico privato su gomma. Una commissione, composta da parlamentari e esperti del settore, elaborerà un documento-guida della mobilità sostenibile, tenendo conto dei limiti finanziari del budget nazionale per i trasporti. Proprio negli stessi giorni in Italia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, meglio conosciuta come Antitrust, in adempimento di quanto prescritto dall’articolo 47, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n. 99, ha inviato una segnalazione al Governo ed al Parlamento, al fine della predisposizione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. All’apparenza i due fatti non hanno alcun collegamento, se non altro perché non equiparabili per importanza e significato, ma, questo è il primo elemento di riflessione, non sarebbe possibile fare altrimenti, perché il Governo italiano non ha un Ministro del Trasporti, e ancor più grave, da molti anni non ha nemmeno una politica dei trasporti. Non ci sono né strategie né orientamenti e quindi nessun ruolo della politica, che dovrebbe ad esempio compiere scelte tra traffico privato e trasporto pubblico o tra trasporto merci su ferro o su gomma. Tornando alla segnalazione della Commissione antitrust, in particolare per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, la lettura delle proposte che arrivano da quelli che dovrebbero essere tecnici della materia è sconcertante, talmente sconcertante da far sperare 14 che permanga l’immobilismo governativo e si eviti di dar corso a proposte che, dopo i fallimenti già suggeriti nel corso degli ultimi anni, riporrebbero soluzioni inutili quando non disastrose. Venendo al merito dei suggerimenti, la Commissione prende atto della pronuncia della Corte Costituzionale che ha ricondotto la normativa sull’affidamento dei servizi pubblici locali, anche di TPL, nell’alveo della de- cisione referendaria, rendendo vani i tentativi suggeriti dalla stessa e portati avanti dagli ultimi due Governi con la legge 148 s.m.i. di ignorare la volontà popolare. Inoltre pur riconoscendo a malincuore l’autonomia di scelta degli Enti locali sulle modalità di gestione del servizio, propone “di sottoporre al proprio parere preventivo e obbligatorio le decisioni degli Enti locali con cui viene escluso il ricorso al mercato e alla libera iniziativa economica e di consentire comunque l’entrata nel mercato quanto meno su quei segmenti di attività profittevoli con condizioni e modalità tali da non compromettere l’equilibrio economico del contratto di servizio pubblico”. Ora, due sono gli elementi singolari. Da una parte si dice che gli enti locali hanno piena facoltà di scegliere la modalità di affidamento dei servizi, dall’altra però PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 MOBILITA’ si propone di vincolare il tutto al parere preventivo e obbligatorio della Commissione stessa. Premesso che l’obbligatorietà del parere non significa che questo sia in alcun modo vincolante per l’ente, perché non viene chiarito quale sia la conseguenza di un eventuale comportamento omissivo, francamente questa esigenza di esprimere pareri da parte della commissione appare più come una esigenza della stessa di giustificare la propria esistenza che come una effettiva necessità. Infine, il secondo aspetto singolare, è il riferimento al “mercato libero e alla libera iniziativa economica” per quanto riguarda il trasporto pubblico locale. Pensare e teorizzare che sia possibile svolgere servizio di trasporto pubblico sulla base della concorrenza nel mercato, ossia senza contributo pubblico e con più vettori che si contendono i clienti (un po’ quanto accade oggi sull’alta velocità ferroviaria), è possibile solo a una condizione, che il prezzo del biglietto sia a libero mercato e 4 o 5 volte superiore all’attuale. Pare una proposta del tutto irricevibile, se infatti le tariffe del trasporto locale, anche rispetto la media europea sono effettivamente piuttosto basse (ma spesso proporzionate alla qualità del servizio), pensare in una fase di crisi come l’attuale di scaricare costi così alti su chi utilizza il mezzo pubblico è del tutto anacronistico. Resta da capire quali siano questi servizi profittevoli, tolti i collegamenti con aeroporti e linee turistiche particolari, infatti, eventuali linee ad alto carico che possano generare traffico e profitti sono molte poche e spesso servono a coprire i costi di quei servizi che, pur marginali e periferici, si prestano a garantire la so- cialità del trasporto. Ed infatti la commissione suggerisce di “prevedere la possibilità, per le imprese diverse dal concessionario del servizio pubblico di fornire servizi di trasporto locale di passeggeri anche in sovrapposizione alle linee gestite in regime di esclusiva, a condizione che non sia compromesso l’equilibrio economico del contratto di servizio pubblico in termini di redditività. In caso di comprovata compromissione dell’equilibrio economico, prevedere che le imprese che intendono avviare un nuovo servizio di trasporto pubblico locale abbiano comunque diritto all’accesso al mercato, previa corresponsione di diritti sull’esercizio del servizio. Il versamento di tali diritti deve compensare l’aumento dei corrispettivi per gli obblighi di servizio pubblico conseguenti all’ingresso nel mercato dei nuovi operatori”. In sostanza non solo l’operatore da mercato libero dovrebbe operare senza contributo pubblico, ma addirittura dovrebbe indennizzare l’azienda in concessione per il danno causato dall’ingresso al mercato. Per chi conosce il mercato attuale del trasporto pubblico, la sua redditività e le sue potenzialità di investimento vien da pensare che operatori di questo tipo siano teorizzabili solo nelle scrivanie di qualche ufficio. Insomma non vorremmo essere troppo caustici con i nostri commissari, ma l’impressione è quella di trovarci di fronte più che a tecnici della concorrenza a teorici completamente slegati dalla realtà. Ritornando al confronto proposto all’inizio, forte è quindi la distanza tra quello che avviene dall’altra parte delle alpi dove, prima il governo (eletto) decide le strategie e compie le scelte, poi incarica una commissione mista parlamentari e esperti del settore (non teorici del liberismo a tavolino) di indicare le soluzioni e le proposte per agire. In Italia avviene l’esatto contrario: i teorici (nominati) senza confrontarsi con chi della materia è esperto, suggeriscono al Governo cosa fare, lo stesso sulla base dei suggerimenti (sbagliati) ricevuti, sfornerà l’ennesima legge senza senso e senza strategia per poi ritrovarsi dopo qualche mese a chiedersi di nuovo che fare. Messe a confronto queste realtà, chi si interroga sulle ragioni dello stato disastroso dei nostri trasporti, può probabilmente trarre qualche risposta. ◆ M.C. PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 15 MOBILITA’ groundhog day Il 16 novembre il Trasporto pubblico locale si ferma ancora N el film di Harold Ramis “Ricomincio da capo” Phil Connors è un meteorologo televisivo spedito in una piccola città della Pennsylvania per un reportage sulla importante ricorrenza locale del Giorno della Marmotta. Arrivato a destinazione però il protagonista rimane vittima di un circolo temporale che lo riproietta ogni giorno a rivivere la stessa identica giornata in un susseguirsi di eventi sempre uguali… Il prossimo 16 novembre i lavoratori del trasporto pubblico locale consumeranno il nono sciopero nazionale per tentare di ottenere il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da cinque anni. La protesta, nel rispetto della normativa e della regolamentazione del settore, non assicurerà le fasce di garanzia del servizio, ad esclusione dei servizi assolutamente indispensabili, e sarà accompagnata da una manifestazione nazionale che si terrà a Roma. L’inasprimento della vertenza è la conseguenza inevitabile del cieco disinteresse delle Istituzioni rispetto a un problema gravissimo che va ben oltre il semplice rinnovo di un contratto di lavoro ma che attiene alla visione che la politica ha della mobilità dei propri cittadini all’interno del Paese e dell’importanza che attribuisce al suo efficiente e qualitativo esercizio, e all’atteggiamento, dilatorio e teso ormai chiaramente al mero mantenimento del piccolo interesse di parte, delle due associazioni datoriali del settore, Asstra e Anav. Le Organizzazioni sindacali si stanno battendo nel menefreghismo generale dei responsabili a vario titolo sul tema, per un risanamento del settore che, partendo dal rinnovo contrattuale come essenziale momento di confronto tra le parti sociali per l’implementazione di strumenti e progetti condivisi tesi alla riorganizzazione dell’intero sistema di trasporto locale, possa affrontare le due fondamentali questioni che hanno determinato il terribile stato di crisi in cui versa 16 il settore, da un lato la carenza di risorse, determinata dai tagli effettuati dallo Stato centrale ai trasferimenti alle Regioni, e dall’altro da un quadro regolatorio confuso, contraddittorio e incapace di accompagnare un vero riassetto industriale di cui il Tpl avrebbe estrema necessità. La vertenza per il rinnovo del CCNL, partita dal 2008, anche dopo la firma del protocollo ministeriale del maggio 2009 e l’accordo sui “quattro punti” di settembre 2010, non è mai decollata veramente e anzi ha visto un brusco arretramento dopo la strumentale disdetta dello stesso accordo sui quattro punti del CCNL della Mobilità presentata dalle due associazioni datoriali del Tpl motivata con l’impossibilità --In questa difficile situazione, bloccata come detto da PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 MOBILITA’ spiccioli interessi di parte, gioca un ruolo fondamentale l’assenza di qualunque intervento politico-istituzionale, più volte richiesto dalle Organizzazioni sindacali, per riattivare il confronto con tutti i soggetti interessati, istituzioni nazionali, regioni ed enti locali, associazioni datoriali, sul quadro finanziario e regolatorio relativo al trasporto locale. L’unico intervento in tal senso è stato quello che arrivato dal Presidente della Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, Roberto Alesse, che nella recente audizione ha invitato ancora una volta le parti a riprendere il negoziato anche in considerazione dell’istituzione del “Fondo Nazionale per il concorso dello Stato agli oneri per trasporto pubblico locale” previsto dall’art. 9 del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 ottobre 2012 (legge di stabilità 2013). Nel pomeriggio del 22 ottobre scorso quindi le parti hanno riaperto la trattativa scambiandosi le rispettive valutazioni sia sullo stato della trattativa che sulla più generale condizione del traporto pubblico, sia in tema di risorse finanziarie che di regolazione dei processi di riassetto industriale del settore, e condividendo un calendario di quattro incontri per tentare di trovare soluzioni capaci di sbloccare lo stato della vertenza. Nei successivi incontri (23 e 25 ottobre) purtroppo però si ripetuta la stessa scena di sempre, con un posizionamento delle Associazioni datoriali su logiche pro- vocatorie tese alla richiesta di un contratto in “autofinanziamento” e con proposte di inasprimenti normativi tesi, nella loro idea, ad un forte recupero di produttività in tutte le aziende del Paese. Ancora una volta Asstra e Anav dimostrano, se ve ne fosse bisogno, il loro totale disinteresse alla conclusione positiva della vertenza e il perseguimento del loro unico obiettivo, il mantenimento dello status quo. Lo sciopero del 16 novembre appare dunque inevitabile, i cittadini e gli utenti saranno ancora una volta costretti a una giornata di estremo disagio, anche a causa delle modalità della protesta, ma che tuttavia rimane l’unico modo per tentare di accendere un faro non solo sulla vertenza contrattuale ma sulla complessiva situazione del traporto locale in tema di risorse, di riassetto industriale del settore, di prospettiva di consolidamento e sviluppo, quantitativo e qualitativo, del servizio. Su questi temi, d’altra parte, i quadri e i delegati delle cinque sigle sindacali impegnate in questo rinnovo contrattuale si sono confrontati nell’Attivo unitario svolto a Chianciano il 18 e il 19 ottobre scorsi, e nel corso del quale l’intenso dibattito che ne è scaturito ha evidenziato chiaramente quanto il sindacato sostiene ormai da anni, “Risorse, regole, servizio, contratto: un’unica vertenza, necessaria al trasporto locale ed utile al Paese, perché sviluppare il trasporto collettivo e i sistemi di mobilità locale significa anche orientare la crescita economica verso soluzioni socialmente vantaggiose, economicamente convenienti ed ambientalmente compatibili. Sviluppare il trasporto collettivo e i sistemi di mobilità locale necessita anche del contributo determinante del lavoro. Un lavoro qualificato, riorganizzato, socialmente utile e tutelato, dotato, quindi, di un’idonea strumentazione contrattuale da realizzare, intanto, con il rinnovo del CCNL del Trasporto Pubblico Locale e, immediatamente dopo, con la progressiva realizzazione ed il consolidamento del nuovo CCNL della Mobilità”. ◆ ROBERTO NAPOLEONI UIltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 17 MOBILITA’ EFFICIENZA ed efficacia Incontro con Silvano Rometti, assessore ai Trasporti della Regione Umbria N el corso della nostra visita nella Regione Umbria si è svolto l’attivo dei delegati Uiltrasporti della Regione per discutere della complessa situazione del trasporto nel Paese. I lavori sono stati introdotti dalla relazione del segretario generale Emili che ha avviato un puntuale confronto a cui ha preso parte anche l’assessore regionale alla mobilità Silvano Rometti che ha arricchito il dibattito e espresso le sue valutazioni sulla complessiva situazione del trasporto regionale. L’intervento dell’assessore, denso di contenuti, è partito dalla situazione del trasporto locale che ha visto in Umbria la nascita di una azienda unica sul territorio regionale per la gestione del servizio di tpl, esperienza da lui fortemente sostenuta e da difendere. Certamente le difficoltà del settore in termini di reperimento delle risorse tagliate già dal Governo Berlusconi e in ultimo dalla recente manovra di spending review non aiutano l’azienda nello svolgimento del suo servizio, d’altra parte non si capisce perché, sostiene l’assessore, i tagli debbano riguardare sempre la sanità e i trasporti. "Nella nostra regione", ha proseguito Rometti "siamo andati verso la scelta dell’azienda unica in maniera forte e determinata, anche grazie all’aiuto del sindacato, per poterci trovare nelle migliori condizioni per affrontare le gare per l’affidamento del servizio. Le tre aziende da sole infatti avrebbero dovuto affrontare difficoltà molto superiori anche in considerazione del rapporto tra risorse e efficienza aziendale che dovrà essere nel futuro sempre più correlato". L’assessore Rometti ha poi sottolineato come le difficoltà finanziarie di Umbria mobilità siano dovute fondamentalmente ad eventi esterni (mancati introiti per il servizio svolto nel Comune di Roma) ma anche come, in questa situazione di grave crisi degli enti locali, questa condizione stia divenendo sempre più critica per la gestione della società. L’azienda unica, infatti, partita in pareggio, con 5,2 milioni di euro messi dalla Regione nei due anni, secon- 18 do i dati aziendali, ha risparmiato 11 milioni di euro e a regime ne risparmierà sei l’anno. Per risanare la situazione e affrontare serenamente la gara nel 2013 occorre aumentare il corrispettivo chilometrico che la Regione paga per arrivare a circa cinque euro/km e agire sulla leva tariffaria anche in considerazione del fatto che abbiamo il costo del biglietto fermo ad un euro da molti anni. Il core business deve però tornare ad essere il trasporto pubblico interno, per i cittadini umbri, abbandonando attività collaterali che poco hanno a che fare con il trasporto. Non c’è da scandalizzarsi, ha proseguito Rometti, se l’azienda si aprisse anche al capitale di soggetti pubblici nazionali di trasporto, ottimizzando poi anche il proprio patrimonio. La Regione è fortemente impegnata, ha concluso l’assessore, nella ricerca di tutte le soluzioni atte a risolvere i problemi finanziari di Umbria mobilità anche per restituirle la credibilità verso gli istituti di credito. Collegare la regione all’AV è un altro degli obiettivi da perseguire per evitare di essere tagliati fuori dal sistema che non è molto distante e che attraverso una collaborazione con Trenitalia potrebbe aggiungere valore al sistema regionale su ferro. Passando poi alla questione ambiente e igiene urbana Rometti ha sottolineato il piano di sostegno economico che la Regione ha fatto con tutti i maggiori comuni PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 MOBILITA’ in merito alla raccolta differenziata. L’obiettivo è quello di arrivare realisticamente al 45% entro la fine fine anno rispetto al 30% dell’anno precedente. Anche la partita sul termovalorizzatore, ha detto Rometti, va sbloccata. Per Perugia si tratta di individuare il sito adatto a Terni invece la questione per il momento è rinviata. Il piano regionale dei rifiuti umbro è quello che si fa in tutta Europa, non c’è nulla da inventare, ha detto l’assessore, ma occorre evitare le solite strumentalizzazioni di certa politica che diffonde disinformazione e allarmismo frenando le scelte necessarie al territorio. La scelta fondamentale anche qui è quella di un unico soggetto regionale che possa ottimizzare e semplificare l’attività con riflessi positivi anche sulle piano delle tariffe. In Umbria sui servizi pubblici, ci sono una quarantina di aziende per 900.000 abitanti, nonostante la fusione nel trasporto locale sono ancora troppe. L’intermediazione pubblica secondo Rometti deve pesare di meno nelle dinamiche di crescita del territorio e le aziende devono andare verso una maggiore efficienza pena la loro insostenibilità. L’assessore ai trasporti infine ha fatto un breve accenno all’Aeroporto Internazionale “San Francesco d’Assisi” per il quale il lavoro intenso della Regione è stato finalizzato alla forte valorizzazione dell’area per far diventare l’aeroporto dell’Umbria un aeroporto apprezzabile, sia in termini di infrastruttura (superfici di aerostazione, servizi ecc.) sia in termini di numero di passeggeri. L’infrastruttura aeroportuale secondo Rometti va sviluppata anche sul versante dei collegamenti, soprattutto in considerazione del fatto che le aziende umbre hanno registrato dati di export in crescita nonostante la difficile congiuntura e dunque necessitano di infrastrutture forti per la loro espansione. "A tale scopo" ha concluso Rometti "metteremo a disposizione dalla regione un paio di milioni l’anno per cercare di sviluppare i voli e i collegamenti. L’obiettivo è quello di arrivare a mezzo milione di passeggeri l’anno non escludendo alleanze anche con altre regioni". L’impressione che abbiamo ricavato, è che anche dove c’è stato e permane un sano protagonismo degli enti locali ed in alcuni casi anche delle aziende, c’è bisogno forse più che in altre occasioni che la politica continui a perseguire sani orizzonti di efficienza ed efficacia, salvaguardando i risultati raggiunti, ed evitando di avventurarsi in progetti, come è stato il caso del trasporto nel Lazio, che alla fine rischiano di depauperare ogni buona intenzione talvolta per effimeri protagonismi, ma questo pare che la Uiltrasporti sia riuscita a trasmetterlo, e la politica a recepirlo, costituendo già un passo avanti. ◆ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 19 R.N. TRASPORTO AEREO Fiumicino un territorio in movimento I l territorio di Fiumicino, sede dell’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci, nei prossimi anni sarà protagonista di un importante processo industriale, che ne cambierà la fisionomia geopolitica, sociale e culturale. Sono previsti importanti investimenti nell’ambito aeroportuale, portuale, e ferroviario, che si aggirano intorno ai 31 miliardi e che sposteranno il PIL di gran parte del centro Sud, in questa area geografica alle porte di Roma. Il progetto di maggior impatto sarà sicuramente quello presentato da ADR (Aeroporti di Roma) che prevede un significativo sviluppo dell’aeroporto, che oltre a rilanciare il Leonardo Da Vinci ha il compito di proiettare l’hub verso un futuro di perfomance e qualità pari agli standard degli aeroporti della grandi capitali europee e mondiali, per rispondere alla previsione di crescita dei passeggeri stimati in 43 milioni nei prossimi anni. Questo procedimento coinvolgerà tutti i principali vettori nazionali ed esteri, gli enti di controllo, ma anche gli abitanti del territorio, e che dovranno nel bene e nel 20 male affrontare questo processo. L’Aeroporto, le sue dinamiche, la sua importanza dal punto di vista industriale e sociale, sembrano un corpo estraneo, avulso dalla società che compone il territorio di Fiumicino, un ospite del quale ci si ricorda solo per eventuali viaggi o quando si ci reca per motivi lavorativi. Cambiare questo rapporto è il primo passo che i sindacati, le aziende e la politica devono affrontare, per far comprendere come l’importanza delle future scelte industriali passa anche dalla reale percezione dei lavoratori e dei cittadini di essere coinvolti e parte di un progetto mirato al miglioramento della loro condizione di vita. Nell’ambito portuale sono previsti i completamento del porto turistico per quello che sarà il più grande porto turistico del Mediterraneo, con 1200 posti barca, mentre nella prossima primavera verrà posta la prima pietra di quello che sarà il porto commerciale di Fiumicino, voluto fortemente dall’autorità portuale, che prevede oltre ad un darsena per la flottiglia peschereccia, un attracco per navi da crociera, con cui il settore crocieristico, potrà iniziare a svilupparsi anche a Fiumicino con l’arrivo dei più grandi operatori internazionali. Grazie alla vicinanza con Roma, alla presenza dell’aeroporto, dell’autostrada, della futura linea di collegamento Corridoio C5, la nuova corsia riservata al trasporto pubblico locale che renderà più scorrevole la tratta Fiumicino Roma, ed a quella che sarà una vera e propria operazione di riqualificazione urbana, con nuove aree verdi, illuminazione pubblica e una pista ciclabile, Fiumicino diverrà ancor più non solo un polo industriale e di transito, ma con un serio progetto potrà mirare a divenire anche un polo di attrazione turistico, visti gli importanti siti archeologici presenti, come gli scavi di Ostia Antica e la Necropoli dell’Isola Sacra. ◆ WILLIAM DE VECCHIS ENAV Fiumicino PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 VIABILITA' Coordinamento Donne in Atlantia L Obiettivo pari dignità nel lavoro a questione femminile nel mondo del lavoro è al centro dei vari dibattiti istituzionali a tutti i livelli, l’uguaglianza tra le donne e gli uomini rappresenta uno dei principi fondamentali sanciti dal diritto comunitario. La donna è ancora il perno fondamentale della gestione familiare e spesso insieme all’uomo partecipa alla realizzazione di un ulteriore reddito ormai irrinunciabile per tutte le famiglie. Mentre l’uomo può vantare riconoscimenti sia in famiglia che in ufficio, la donna in quest’ultimo campo è enormente svantaggiata sia perche’ nei periodi di gravidanza e’ obbligata ad allontanarsi dal mondo del lavoro, sia per un retaggio culturale legato alla prevalenza di uomini all’interno delle aziende. Oggi molte donne sono relegate a ruoli professionali marginali nonostante abbiano parità di titolo di studio rispetto ai loro colleghi uomini e devono fare uno sforzo maggiore per avanzare nella carriera; solo poche di loro riescono ad arrivare a posizioni di quadro e dirigente. La situazione in Autostrade per l’Italia è rappresentata nei dati estratti dal bilancio di sostenibilità 2011 del Gruppo Atlantia rivelando la seguente situazione : uominidonne% (donne su totale) Dirigenti173116% Quadri 5533820% Impiegati/Esattori/Operai5.5692.15228% Da questa tabella si può osservare in maniera chiara che i percorsi di carriera e la rappresentanza di “genere” non è pari a quelli degli uomini, in particolar modo nell’area dirigenziale. Da qui la necessità di istituire un "Coordinamento Donne", creato da alcune nostre delegate della rsa della sede generale di Roma, che insieme si sono poste l’obiettivo di dare voce alle lavoratrici del gruppo Atlantia e di rafforzare il principio delle pari opportunità verso una reale parità tra uomo e donna. Le colleghe, attraverso uno sportello d’ascolto, saranno disponibili a raccogliere le esperienze e i racconti delle lavoratrici, monitorando così l’atteggiamento dei responsabili e della gestione aziendale nei confronti delle donne e promuovendo nei confronti della Direzione del personale la ricerca di nuove soluzioni alle quotidiane problematiche sulla difficoltà della conciliazione lavoro-famiglia. Dare voce alle donne può aiutare tutti a ridurre ed a superare gli ostacoli per arrivare ad una piena ed attiva partecipazione allo sviluppo economico e sociale dell’azienda realizzando un ambiente di lavoro che assicuri a tutti pari opportunità e il riconoscimento delle proprie potenzialitá e competenze individuali. Lo slogan scelto per accompagnare questa iniziatia è “ascoltare per creare un azienda migliore” ed è in questo contesto che si realizza quanto espresso dalla Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro. Una dichiarazione di intenti, sottoscritta volontariamente nel 2009 da imprese di tutte le dimensioni per la diffusione di una cultura aziendale e di politiche delle risorse umane libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità. L’iniziativa italiana della Carta viene portata avanti sulla base di un ampio consenso nel mondo delle imprese e delle istituzioni pubbliche grazie all’ impegno del Comitato Promotore e di un’ ampia rete di aderenti e sostenitori. E' in atto il confronto con i vertici di Autostrade per l’Italia per la definizione della contrattazione di 2 livello ; tra le istanze avanzate trova grande spazio la richiesta di attuare normative che favoriscano la conciliazione tra Famiglia e Lavoro prendendo a riferimento quanto contenuto nell’avviso comune sottoscritto da tutte la parti sociali in data 7 marzo 2011. L’iniziativa delle nostre delegate, in collaborazione con il coordinamento nazionale delle pari opportunità della Uiltrasporti Nazionale, vuole essere il punto di partenza per far nascere un movimento di opinione e di iniziative che dovrà coinvolgere tutte le rsa e gli iscritti del settore Autostrade. Sarà compito del Coordinamento promuovere e sostenere questo importante progetto. ◆ PAOLO COLLINI Uiltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 21 O.N.L.U.S. L’Associazione in collaborazione con Fondazione B.N.C., HDI ASSICURAZIONI S.P.A. e IBL BANCA indice per il 2013 un concorso per titoli per la partecipazione ad un Master di II Livello di formazione assicurativa – bancaria denominato: “GESTIONE DELLA BANCA E DELLE ASSICURAZIONI” Organizzato dall’Università degli Studi di Roma Tre Il Master è riservato esclusivamente ai figli laureati dei Dipendenti e Pensionati delle Ferrovie. Il Master sarà strutturato come segue: • 4 mesi di formazione in aula presso l’Università di Roma TRE; • 6 mesi di Stage nelle rispettive aziende HDI Assicurazioni, IBL Banca ed InLinea S.p.A.; • Prova finale e rilascio attestato universitario. Le domande di partecipazione al Master dovranno pervenire inderogabilmente presso la sede dell’Associazione a Roma - Via Abruzzi, 10, entro il 15 dicembre 2012, utilizzando l’apposito modello che potrà essere ritirato presso le Unità di Vendita di HDI Assicurazioni S.p.A.. Maggiori dettagli sono presenti sul sito www.inlinea-hdi.it. ASSISTENZA E SOLIDARIETA’ O.N.L.U.S. CODICE FISCALE 97177760580 Via Abruzzi, 10 – 00187 Roma Tel. 06 42103707 [email protected] Allegato a Per Le Strade d’Europa | numero 7 | ottobre 2012 I nuovi strumenti di sostegno al reddito La tutela del reddito alla luce della Legge 28 giugno 2012 n. 92 a cura della UILTRASPORTI Ottobre 2012 Pubblicazione a cura della UILTRASPORTI Allegato a Per Le Strade d’Europa | numero 7 | ottobre 2012 La “nuova” tutela del reddito L’attuale sistema di sostegno al reddito rappresenta un articolato complesso caratterizzato da una serie di istituti rivolti ai lavoratori che si trovano in condizioni di disoccupazione o di sospensione temporanea della propria attività lavorativa dovuta a processi di ristrutturazione aziendale o a crisi momentanee prodotte da particolari condizioni di mercato (vedi allegato al numero 3 di maggio 2012). La nuova articolazione di tutela del reddito introdotta dalla Legge n. 92/2012 (Riforma del Mercato del Lavoro) si pone in un’ottica di profonda semplificazione e razionalizzazione degli strumenti posti a tutela del reddito dei lavoratori in caso di perdita del proprio posto di lavoro. ► Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASPI) L’ASPI rappresenta l’ammortizzatore sociale “universale” che sostituirà in maniera graduale la disoccupazione non agricola a requisiti normali e ridotti, l’indennità di disoccupazione speciale edile e l’indennità di mobilità (a regime dal 2017). L’ASPI sarà applicata a tutti i lavoratori dipendenti, compresi i lavoratori con contratto di apprendistato, i soci lavoratori delle cooperative e i dipendenti della Pubblica Amministrazione con contratto a tempo determinato. I requisiti richiesti sono: - Almeno due anni di assicurazione - Almeno un anno (52 settimane) di contribuzione nel biennio; L’ASPI sarà erogata, a regime, per 12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni e per 18 mesi per i lavoratori con più di 55 anni (vedi tabella seguente). tab.1 - periodi di erogazione dell’ASPI Età Anno Fino a 50 anni 50 – 54 anni Oltre 54 anni 2013 8 12 12 2014 8 12 14 2015 10 12 16 Dal 2016 12 12 18 La base imponibile ai fini del calcolo viene presa la retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi due anni divisa per le settimane di contribuzione effettivamente versate e mensilizzata mediante un moltiplicatore. L’importo spettante sarà del 75% per la parte di retribuzione fino a 1.180 euro più un eventuale 25% sull’eccedenza con un tetto massimo complessivo di 1.119 euro. L’importo così determinato viene erogato per 6 mesi e ridotto del 15% dal settimo mese fino al dodicesimo. Oltre i 12 mesi è prevista una ulteriore decurtazione del 15%. Il finanziamento dell’ASPI avviene mediante i seguenti contributi a carico del datore di lavoro: - 1,31% per i lavoratori a tempo indeterminato (compresi apprendisti e soci lavoratori di cooperative); - 1,4% per tutti i lavoratori a tempo determinato anche in somministrazione; - Una indennità del 50% del trattamento iniziale dell’ASPI in caso di licenziamento di lavoratori a tempo indeterminato per un massimo di tre anni (escluso i casi di mobilità, cambio appalto e fine cantiere nel settore edile). Gli strumenti di sostegno al reddito alla luce della Legge 28 giugno 2012 n. 92 (Riforma del Mercato del Lavoro) II Pubblicazione a cura della UILTRASPORTI Allegato a Per Le Strade d’Europa | numero 7 | ottobre 2012 ► Mini ASPI Si tratta di una indennità rivolta a tutti i lavoratori che non abbiamo maturato i requisiti minimi per il godimento dell’ASPI (al pari della disoccupazione con requisiti ridotti che va a sostituire dal 1 gennaio 2013). Per la Mini ASPI saranno necessarie 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi senza ulteriori requisiti. L’erogazione della Mini ASPI sarà contestuale allo stato di disoccupazione e non più nell’anno successivo sarà corrisposta per la metà delle settimane di contribuzione degli ultimi dodici mesi. ► Co.Co.Pro.: indennità una tantum La riforma prevede inoltre una tutela, sia pure minima, per il lavoro progetto. I requisiti richiesti al collaboratore sono: - Reddito lordo non superiore a 20.000 euro; - Almeno una mensilità di contribuzione nell’anno di riferimento; - 2 mesi di disoccupazione ininterrotta nell’anno precedente; - Almeno 4 mensilità versate nell’anno precedente (3 per il periodo 2013-2015). L’importo erogato sarà pari al 5% (7% per il periodo 2013-2015) del minimale annuo per i lavoratori autonomi (14.930 euro) moltiplicato per il minore tra le mensilità versate nell’anno precedente e quelle non coperte da contribuzione. e ai soggetti che ne hanno diritto è dell'80% rispetto alla retribuzione lorda, comprensiva delle sole voci fisse che compongono la busta paga. La cifra così determinata viene erogata per i primi dodici mesi, nella misura del 100% del trattamento straordinario di integrazione salariale, detratta una aliquota contributiva del 5,84%. Dal 13° mese l’erogazione passa all'80% dell'importo corrisposto nel primo anno. In ogni caso l'indennità di mobilità non può mai superare né i massimali stabiliti annualmente né l'importo della retribuzione percepita durante il rapporto di lavoro. Per quanto riguarda il tempo di erogazione dell’indennità questo dipende dall'età del lavoratore al momento del licenziamento e dall'area geografica in cui è ubicata l'azienda. ► Cassa integrazione Viene mantenuta la Cassa integrazione (sia ordinaria che straordinaria) quale intervento di tutela del reddito in casi di riduzione o sospensione dell’orario di lavoro anche se ne viene eliminato l’intervento, a partire dal 2016, in caso di procedure concorsuali. Dal 2013 inoltre viene esteso il trattamento straordinario di cassa integrazione (con i relativi obblighi contributivi) ai seguenti settori: - Attività commerciali (con più di 50 dipendenti); - Agenzie di viaggio (con più di 50 dipendenti); - Aziende di trasporto aereo; - Imprese aeroportuali. ► Fondi di solidarietà La riforma riconosce anche una forma autoregolata e autofinanziata di tutela rappresentata dai Fondi di solidarietà. Il loro scopo è quello di garantire forme di integrazione salariale in caso di riduzione o sospensione dell’orario di lavoro per le aziende con più di 15 dipendenti operanti in settori sprovvisti di CIG. Gli strumenti di sostegno al reddito alla luce della Legge 28 giugno 2012 n. 92 (Riforma del Mercato del Lavoro) III Pubblicazione a cura della UILTRASPORTI Allegato a Per Le Strade d’Europa | numero 7 | ottobre 2012 L’accordo di istituzione dei Fondi di solidarietà deve essere stipulato entro 180 giorni dall’entrata in vigore della Legge e dunque entro il 18 gennaio prossimo. Successivamente, entro 3 mesi, un decreto interministeriale costituirà il Fondo presso un’apposita Gestione INPS. Tali fondi potranno essere di tre tipi: Fondi di solidarietà bilaterali, Fondi alternativi, Fondo residuale. Le prestazioni che potranno essere erogate dai Fondi di solidarietà bilaterali sono: - Assegno ordinario per l’integrazione salariale di durata non superiore a 1/8 delle ore globalmente lavorabili in un biennio mobile (prestazione obbligatoria); - Integrazione dell’ASPI (prestazione facoltativa); - Assegni straordinari di incentivazione all’esodo, per i lavoratori che accederanno al pensionamento nei successivi 5 anni (prestazione facoltativa); - Erogazione di contributi per programmi di formazione, riconversione o riqualificazione professionale (prestazione facoltativa). Per le finalità aggiuntive facoltative i Fondi possono essere istituiti anche nei settori già coperti dalla Cassa integrazione (CIG). Il finanziamento dei Fondi di solidarietà avviene mediante contribuzione sia del datore di lavoro che dei lavoratori nella misura di 2/3 e 1/3. È previsto inoltre un contributo aggiuntivo per il solo datore di lavori in caso ricorra alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa nella misura che sarà prevista dai decreti attuativi e comunque non inferiore all’1,5% in rapporto alle retribuzioni perse. Gli accordi collettivi inoltre posso prevedere la confluenza della contribuzione di eventuali Fondi interprofessionali esistenti nel settore di riferimento. I Fondi di solidarietà bilaterali alternativi sono rappresentati dai quei fondi, che con le medesime finalità, già siano operativi alla data di entrata in vigore della legge secondo consolidati sistemi di bilateralità contrattuale. Questi Fondi dovranno essere adeguati alla normativa entro 6 mesi dalle loro fonti istitutive secondo quanto definito da un Decreto interministeriale di prossima emanazione. Nei settori nei quali, entro la scadenza definita dalla legge, non siano stipulati accordi istitutivi finalizzati all’attivazione di un Fondo di solidarietà bilaterale sarà istituito con apposito Decreto interministeriale un Fondo di solidarietà residuale che erogherà l’assegno ordinario di integrazione salariale previso per i Fondi di solidarietà bilaterali. ► Interventi a favore dei lavoratori anziani La legge infine prevede due tipologie di intervento a favore dei lavoratori anziani. Il primo è teso all’incentivazione all’esodo anticipato dei lavoratori che nei successivi 5 anni raggiungano i requisiti minimi di accesso al pensionamento. Per tali lavoratori è previsto attraverso un accordo aziendale (per le aziende con più di 15 dipendenti) l’impegno dell’azienda alla garanzia delle risorse necessarie sia per la retribuzione che per la contribuzione figurativa. Il secondo intervento, in direzione opposta al primo, è teso al ricollocamento dei lavoratori ultracinquantenni mediante sgravi contributivi. Per le aziende che assumeranno un lavoratore con più di 50 anni e disoccupato per più di 12 mesi i contributi a carico del datore di lavoro saranno ridotti del 50%, per 12 mesi in caso di assunzione a tempo determinato e per 18 mesi (complessivi) in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato o trasformazione del precedente contratto a tempo determinato. Gli strumenti di sostegno al reddito alla luce della Legge 28 giugno 2012 n. 92 (Riforma del Mercato del Lavoro) IV Largo Salinari, 18 00142 Roma [email protected] www.inat.it Ufficio Sinistri: Tel 06.51574.1 F.S. 970.65130 Fax F.S. 970.65104 Assistenza clienti: Tel. 06.51574.1 F.S. 970.65105 Fax 06.5137841 Polizza Convenzione Infortuni € € € € € € € € € DIPENDENTE Indennizzo per ogni giorno di infortunio € Indennizzo per invalidità permanente € Capitale per morte € Massimale per invalidità permanente (≥60%) € a seguito di infarto o ictus 7.500,00 Massimale per rimborso spese sanitarie sostenute a seguito di infortunio € 12.500,00 Rendita vitalizia per IP da infortunio ≥60% 20.000,00 Indennità per stato di coma a seguito di infortunio € € 4.000,00 Spese sostenute per rientro sanitario dall’estero € 36,00 Premio assicurativo mensile 30,00 105.000,00 105.000,00 25.000,00 ESTENSIONE PER I FAMILIARI 105.000,00 Indennizzo per invalidità permanente 105.000,00 Capitale per morte 30,00 Indennizzo per ogni giorno di ricovero a seguito di infortunio 28,00 Indennizzo per ogni giorno di applicazione di apparato di contenzione per fratture a seguito di infortunio 12.500,00 Rendita vitalizia per IP da infortunio ≥60% 20.000,00 Indennità per stato di coma a seguito di infortunio 4.000,00 Spese sostenute per rientro sanitario dall’estero 27,00 Premio assicurativo mensile GARANZIE AGGIUNTIVE COMPRESE PER DIPENDENTI E FAMILIARI • Salvaguardia piani di investimento INA • Maggiorazioni capitali: Invalidità Permanente: 60%=100% - 100%=200% Morte: 1,5 il capitale se risulta coniugato/a o convivente (more uxorio), 2 volte se ha figlio/i minori o permanentemente inabili al lavoro. Polizza Convenzione Ricoveri Dipendente € € € € € € € € € € 105,00 Indennità giornaliera per ricoveri da malattia, infortunio o parto non comportanti intervento chirurgico 126,00 Indennità giornaliera per ricoveri da malattia, infortunio o parto comportanti intervento chirurgico elevato ad € 140,00 per ricoveri effettuati per grandi interventi chirurgici 52,50 Indennità per convalescenza post ricovero 52,50 Indennità per terapie ambulatoriali - chemioterapie - dialisi ambulatoriali 1.200,00 Massimale annuo di rimborso spese mediche per ricoveri da malattia, infortunio o parto comportanti intervento chirurgico 800,00 Indennità forfettaria “una tantum” per il parto 1.000,00 Massimale annuo di rimborso spese mediche per prestazioni odontoiatriche e ortodontiche rese necessarie da infortunio indipendentemente dal ricovero 500,00 Massimale annuo di rimborso per trasporto sanitario per ricovero con intervento chirurgico, elevato ad € 1.000,00 se l’intervento chirurgico deve avvenire all’estero 25,00 Premio assicurativo mensile ESTENSIONE PER I FAMILIARI La stessa polizza può essere estesa ai componenti del nucleo familiare conviventi del dipendente e con uno sconto del 10% sul premio di ciascun familiare assicurato. 22,50 Premio assicurativo mensile A NUOV Polizza Convenzione Cure Dentarie ABBINATA ALLA POLIZZA CONVENZIONE RICOVERI • Prestazioni di prevenzione e profilassi: 1 visita e 1 seduta di igiene annua • Prestazioni rimborsate al 90%: chirurgia, endodonzia, radiologia odontoiatrica come da condizioni generali di polizza • Prestazioni a costo fisso: accesso al tariffario Pronto-Care € 500,00 Massimale annuo per il complesso delle suindicate prestazioni per Assicurato € 1.000,00 Massimale aggiuntivo per anno e per Assicurato, per le cure odontoiatriche a seguito di infortunio € 8,00 Premio assicurativo mensile A NUOV Polizza Convenzione Incendio e Furto Abitazione Prodotto creato appositamente per mettere al riparo il proprio patrimonio dai piccoli e grandi incidenti della vita di ogni giorno. Premio lordo mensile a partire da € 17,00 INAT è anche: Inidoneità temporanea o definitiva al servizio per malattia o infortunio Pensionati • Vita e Previdenziali • Polizza Convenzione RC Auto Per quanto riguarda le "Condizioni particolari delle prestazioni" e le "Norme di applicazione", si rinvia alle condizioni di assicurazione che regolano ogni singola polizza. GIOVANI E LAVORO PROBLEMA DEL PRESENTE Gli indicatori del mercato del lavoro registrano un innalzamento del numero dei non attivi: l'impegno e le proposte della nostra Organizzazione L a crisi economica che in questi anni sta investendo tutti i paesi occidentali, è stata paragonata da alcuni economisti a quella ugualmente devastante del 1929 e alla recessione del 1994. La nostra economia a carattere industriale capitalistica, come quella dei Paesi occidentali, risente maggiormente e più a lungo della crisi perché l’intero sistema economico- finanziario-produttivo è interdipendente, cioè tutti i settori sono strettamente legati tra di loro e finiscono col provocare un generale abbassamento della produzione, del tenore di vita e un aumento della disoccupazione. Poi la corruzione politica, le normative legate a vecchie culture sociali, le inefficienze del mondo imprenditoriale, le erronee politiche economiche succedutesi nei vari anni, hanno reso più pesante la recessione con i tagli agli investimenti produttivi, l’inefficienza degli enti pubblici e il conseguente aumento della disoccupazione. Il mercato del lavoro è diventato una rocca inaccessibile soprattutto ai giovani. E’ in crescente aumento il numero dei senza lavoro e dei cassaintegrati e, sempre è più lavoratori avvertono il pericolo incombente del licenziamento mentre il precariato imperversa in tutte le sue deleterie sfaccettature e la prima occupazione per i giovani equivale a una vincita al “superenalotto”. Sono collocati in un enorme parcheggio a consumare gli anni migliori, le loro energie, i loro progetti e a vanificare le loro capacità. L’emergenza occupazionale rende necessario, pertanto, impostare soluzioni adeguate raggiungibili in tempi piuttosto brevi, considerando i danni che le disfunzioni del sistema produttivo sono in grado di provocare all’intera economia nazionale. Appare evidente che la ripresa e la sua incentivazione dipendono dalla capacità di rinnovarsi, passando per nuovi percorsi formativi, per nuove ed adeguate normative, per certezze che possano creare capacità occupazionali ai milioni di giovani che girovagano nell’attesa senza studiare e senza lavorare. 28 Leggendo gli ultimi dati OCSE e ISTAT confermati anche dalle “sentinelle” tipo STANDARD § SPOR’S per non citare gli appelli del capo dello Stato o quelli Pontifici, che riportano i tassi di disoccupazione giovanile nel nostro Paese, si evince che nel 2011, 29 ragazzi su cento non sono impegnati nei cicli produttivi (tasso troppo alto anche rispetto all’area OCSE dove risulta essere del 16/% con un crescendo nel secondo semestre 2012 pari al 39% che tradotto significa 1,4 milioni di senza lavoro under 35) e si constata che, tra coloro che hanno un impiego, circa la metà è occupato con contratto a termine o comunque facenti parte del precariato ( tre milioni di precari censiti); dunque necessita rendere più agevoli e migliorare alcuni istituti e tipologie contrattuali che possono essere di aiuto al problema. In questo scenario anche tutti i trend sono negativi con una tendenza alla continua crescita in un Paese dove l’età media è molto elevata e i giovani costituiscono una quota bassa della popolazione residente. In questo quadro pieno di incognite i giovani che siano fortunatamente occupati o che aspirino ad un posto di lavoro, si pongono una serie di interrogativi sul rapporto tra loro e la società e, per quanto ci riguarda con il Sindacato. Una prima reazione è quella di pensare che siano pochi gli elementi comuni; il mondo giovanile sembra infatti poco attratto o interessato ad entrare a far parte delle associazioni sindacali, che vedono come un mondo complesso nei meccanismi e che non risponde ai loro interrogativi e alle loro necessità. Non è più il punto di riferimento dei loro padri. Una minima parte si iscrive per ideologia, molti non si avvicinano per sfiducia sentendo l’organizzazione sindacale più vicina alle crude realtà che ai loro sogni. La UIL conferma, anche oggi e ostinatamente, i disagi che caratterizzano il nostro mercato del lavoro come la disoccupazione giovanile, quella femminile in generale e nel mezzogiorno in particolare, nonché la precarietà fine a se stessa. Nella 8° Conferenza di Organizzazione si sono affrontati anche queste problematiche con la volontà di valorizzare l’Organizzazione a partire dai luoghi di lavoro, coordinare le politiche di proselitismo con particolare riferimento ai lavori atipici, PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 qualificare i gruppi dirigenti nelle diverse articolazioni, consentendo un maggiore accesso e presenza negli organismi dei giovani e delle donne. Per il Segretario Confederale Guglielmo Loy responsabile del servizio” Mercato del Lavoro e Formazione Professionale” –“…un primo passo può essere la riforma dell’apprendistato che accompagna i giovani verso la costituzione di contratti a tempo determinato. E’ necessario anche accelerare, ammesso che si abbia l’intenzione di ascoltare, il confronto tra Governo, Regioni e Parti Sociali per una corretta regolarizzazione dei tirocini, collaborazioni, partite IVA e lavoro accessorio. Servono risorse per far partire il bonus occupazionale al Sud, ridurre l’IRAP solo alle Imprese che assumono lavoratori con contratti stabili, sostenere la formazione con impegni economici certi da parte delle Regioni, affinché la costruzione di un futuro per migliaia di giovani e non solo, non sia una chimera”. Chiare parole, forti volontà, proposte e impegni dell’Organizzazione per tentare di far diminuire l’alto tasso di disoccupazione giovanile e per limitare un uso, spesso fittizio,del frenetico turnover delle nuove tipologie di lavoro. Noi della UILTRASPORTI ci sentiamo pienamente coinvolti perché nei nostri variegati contratti hanno già trovato spazio le nuove forme del mercato del lavoro, normate categoria per categoria e perché rifiutiamo l’idea di asserire "tanto non possiamo farci niente" ma accettiamo la sfida di cambiare mentalità lasciando in disparte un modo conservatore di gestire le cose e aprendosi al nuovo che parte da oggi e non da domani. Siamo convinti che tutto il nostro comparto dei trasporti e dei relativi servizi possano dare un grande contributo per favorire l’ingresso dei giovani e, tramite la formazione, ridurre lo spettro del rischio di uscita dalla produzione per chi attualmente lavora (sono milioni i lavoratori in cassa integrazione nel 2011/2012, con il rischio di perdita del posto di lavoro per almeno altri 50.000). Certo il problema che riguarda i giovani Italiani non è solo economico: si sta creando una generazione sfiduciata, disillusa, anche con pochi valori e riferimenti, che non si impegna perché non trova sbocchi e non traguarda un futuro. Perdiamo molti bravi giovani che vanno all’estero, non solo i cosiddetti “cervelli” ma anche quelli che non trovando un normalissimo lavoro in Italia lo cercano e lo trovano all’estero, togliendo forze vitali per lo sviluppo e il futuro di una Nazione. Una generazione di scoraggiati non si riproduce né economicamente, né demograficamente e crea un pericoloso circolo vizioso, con pericolosissime derive. Queste spirali si possono arrestare ma solo se si interviene presto; la Uiltrasporti e la UIL sono disponibili e impegnate a creare e trovare soluzioni che possano inserirsi in un piano di crescita generale per la ripresa economica del nostro Paese. Parlare di giovani non può essere inerente solo al futuro, ha a che vedere con il presente, con il “qui” e ’”ora”. Non ha senso fare discorsi improntati sulle capacità dei giovani di assumersi in futuro responsabilità politiche, amministrative e di ogni altro genere ovvero essere classe dirigente, se la nostra società attuale gli nega i diritti inerenti al lavoro e alla creazione del loro avvenire annullando, tra l’altro, il loro entusiasmo. ◆ SANTINO FORTINO Direttore Responsabile PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 29 Le leggi son… ma chi pon mano ad esse? N on è un “refrain” ma la mancanza di regole rischia di affossare ogni tentativo di costruire una società migliore, dove per migliore si intende più equilibrata, più solidale e partecipata di quanto non lo sia tutt’ora. Ma queste regole poi, cosa diamine sono? Qui sta il punto. Parliamone un po’ più da vicino. C.B. (oppure scegli il tuo nome, lettore ….) è un cittadino che si considera esemplare. In effetti per molti (e per molti versi) lo è… Vive del suo lavoro, è in regola con i suoi doveri fiscali, esercita in tutta libertà il suo diritto di voto… mantiene in modo dignitoso la famiglia e provvede all’educazione dei figli … insomma è un cittadino del quale non si può che parlare bene. Si alza alle 7 del mattino per andare al lavoro dove arriva alle 8.30 (così attesta il cartellino). Seguiamolo, allora. Ore 7.45 esce di casa. Attraversa la strada, si dirige al bar dove consuma un caffé per poi dopo essersi accesa una sigaretta, raggiungere la propria auto. Metterla in moto e raggiungere il posto di lavoro. Tutto a posto? Sono le 8.30 e C.B. inizia la sua giornata lavorativa. Sono passati 90 minuti, dal momento del risveglio: ebbene C.B., non lo credereste ha già commesso 5 reati (chimasi reato ogni disobbedienza a norme di legge o a disposizioni pubbliche di carattere cogente). Come è possibile? Allora vediamo. C.B. nell’uscire di casa si è recato, come abbiamo detto, al bar. Ha attraversato la strada senza passare sulle strisce pedonali e con il semaforo rosso, non essendoci, in quel momento, un traffico particolarmente intenso. Giunto al bar ha ordinato un caffé, degustato il quale, dopo esser passato alla cassa è uscito senza ritirare lo scontrino (0,80 € una miseria…) e si è acceso una sigaretta. Giunto alla macchina e gettato in strada la sigaretta, è salito a bordo per uscire dal parcheggio (in sosta vietata ma non c’era un posto libero…) e ha avviato il motore evitando di allacciare la cintura. Via, verso la destinazione (nel frattempo, a un incrocio la cintura è stata allacciata) e C.B. ha acceso il cellulare per comunicare con i colleghi avvertendoli del suo arrivo che, è avvenuto in perfetto orario. E’ andata. Le cinque infrazioni (reali) ci stanno tutte, ma, via che sarà mai… Sarà, sarà. Evasione fiscale (scontrino), reati contro l’ambiente (sigaretta gettata in strada), intralcio al traffico, disciplina stradale (il semaforo …) sono tutte cose scritte sull’albo di ciò che non si deve fare. In quell’ora e mezzo C.B., assieme a qualche milione di italiani integerrimi come lui le ha poste tutte in essere. E milioni di infrazioni (in un’ora e qualcosa….) non passano indenni. Costano. Inutile calcolarne l’entità: 30 investono la vita delle nostre città, ne condizionano lo sviluppo. Problema di educazione civica? Certo che sì. (L’educazione civica non è materia ormai cancellata dalle italiche scuole?) Torniamo a capo: partire dalle piccole cose rende più facile arrivare alle grandi. che sono le fondamenta di una democrazia degna di questo nome. Queste grandi cose si chiamano regole e sono il collante non soltanto del vivere civile ma della stessa funzionalità delle istituzioni. Pensare di rendere più efficienti queste istituzioni non modificandole in meglio senza prima averne constatato la mancata funzionalità dovuta alla violazione delle regole che avrebbero garantito la loro validità, significa cambiare tutto per lasciare tutto come prima, se a loro volta le cosiddette riforme vengono caratterizzate da altrettante regole violate e disattese. Cambiare per adeguarsi ai tempi che cambiano…:significa tutto come può non significare niente. Vediamo di parlare di casa nostra. Il Sindacato deve adeguarsi alle nuove realtà. E chi lo nega? Senonché queste realtà sono sempre quasi sempre corrose dai buchi neri di imprevedibile entità. Una nuova e organica politica di contrattazione? E come no: ma poi i contratti chi li rispetta? E quando si stipulano hanno il valore prescritto o valgono in eterno fin quando fan comodo a “lorsignori”? La riforma tributaria volta a riequilibrare il peso fiscale, parole sante, ma poi se le tasse non le facciamo pagare a tutti quale “riequilibrio” realizziamo? Trasparenza nella spesa pubblica, OK. Ma le aste truccate, le raccomandazioni, il familismo, le tangenti fanno parte della trasparenza? Fa parte della riforma del lavoro il persistere, evidente e tollerato del lavoro nero? Fa scuola, ormai, il concetto della flessibilità necessaria: chi ha detto che la traduzione, per i non addetti ai lavori, debba essere precarietà? Un settore come quello dei trasporti (ma sì, parliamo un po’ di noi è pieno di contraddizioni come questa. Benvenuto, sarebbe, un Piano Nazionale dei Trasporti… ma chi lo gestisce e con quali regole? A proposito, pare che per evitare questi due interrogativi (Chi? E come?) anche questo Governo non ne voglia neppure sentir parlare…. In buona sostanza: la UIL, la UILT, il Sindacato in genere sono in fase di “ridiscutere” forme di lotta e strutture di rappresentanze per competere con il nuovo ordine. Va bene così: ma attenti alla teoria fine a se stessa: E attenti a chi vuole cambiare tutto senza cambiare le regole, e farle rispettare. ◆ Camillo Benevento PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 INTERNAZIONALE PROSPETTIVE EUROPEE PER IL SISTEMA FERROVIARIO L a recente riunione plenaria della sezione ferrovie del sindacato europeo (ETF – Berlino 18-20 settembre 2012) si è svolta a margine di una conferenza internazionale sulle prospettive delle politiche ferroviarie in Europa. Una rilettura degli assetti fin qui sviluppati e, soprattutto, una valutazione delle prossime mosse degli organismi politici della Ue in tema di trasporto ferroviario. In sostanza un esame critico di quello che è stato annunciato come il quarto pacchetto di riforme nel sistema ferroviario. L’occasione è stata propizia per mettere a confronto le diverse posizioni dei vari protagonisti del sistema. La Commissione europea e la sua Direzione dei Trasporti, le imprese ferroviarie più strutturate in Europa come la francese SNCF e la tedesca DB, rappresentanti delle principali forze politiche nel Parlamento europeo (socialisti, popolari, verdi e sinistra), sindacato. Il concetto su cui tutti i ragionamenti hanno ruotato è stato quello della concorrenza e della separazione delle funzioni industriali delle aziende. Il sillogismo è stato: mercato – qualità – riduzione dei costi – aumento della ripartizione modale. Per ottenere ciò le azioni vengono sviluppate su concorrenza e separazione. In realtà le cose non stanno proprio così e presenta una strana e sospetta confusione tra obiettivi, azioni, risultati. L’attenzione al sistema ferroviario nasce nel 1990 con la direttiva che impone i primi adempimenti in termini di separazione delle funzioni, delle contabilità e orienta verso un sistema integrato europeo. Dopo alcune ulteriori iniziative legislative frammentarie viene avviata la stagione dei pacchetti mono-tematici. Dal 2000 ad oggi ben tre pacchetti ferroviari strutturati in un insieme di norme regolamentari e direttive articolate ed interconnesse. Oggi, non ritenuti sufficienti gli atti compiuti, due azioni indicano nuovamente il percorso: il recast, il riposizionamento sul primo pacchetto ferroviario (per il quale sono aperte ben 12 procedure di infrazione alle norme comunitarie) per rafforzare il concetto di separazione e il cantiere per formulare il nuovo quarto pacchetto ferroviario che dovrà spingere oltre misura la competizione e lo spazio ferroviario unico. I risultati delle azioni fin qui espresse sono apparsi contraddittori e di segno opposto all’auspicato. Non è migliorato lo share nella ripartizione modale che resta fortemente sbilanciata sulla gomma. La nascita di nuove aziende di trasporto non ha prodotto un miglioramento del trasportato, anzi ha parzialmente cannibalizzato le aziende tradizionali consentendo alle nuove di posizionarsi su nicchie di mercato redditizie e particolarmente appetibili; in questo caso la competizione ha favorito processi di terziarizzazione e di sfruttamento del lavoro. Le imprese si sono ristrutturate sostanzialmente espellendo forza lavoro e innescando processi di utilizzazione sempre più compressi al limite dello sfruttamento. La CE con il libro bianco del 2010 ha riproposto una serie di obiettivi rilanciando un tema ambientale particolarmente delicato ma che rischia di apparire un altro paravento dei veri obiettivi. In estrema sintesi. Le previsioni per i prossimi 40 anni sono positive: +40% trasporti intermodali, +70/80% merci. Gli obiettivi, misurati rispetto al 2008: 1. CO2 -20% al 2030; -60% al 2050; 2. merci: +30% al 2030; +50% al 2050; 3. passeggeri: +50% al 2050. Ogni riflessione deve considerare tre elementi, a nostro avviso dirimenti: infrastruttura, competizione intermodale, competizione intramodale. Per ottenere i risultati attesi occorre potenziare l’infrastruttura, oggi assolutamente insufficiente. Quindi cambiare il modo di trasportare riducendo la dipendenza dal petrolio e con una particolare attenzione ai cambiamenti geo-politici e ambientali. Le Ferrovie acquisiscono un ruolo centrale nello sviluppo. Linee ferroviarie da connettere con le previsioni di bilancio per i prossimi 7 anni; in preventivo 50 milioni di euro, dei quali circa 20 servono per colmare i buchi della rete. ▶ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 31 INTERNAZIONALE La crisi economica, però, ha fatto esplodere la contraddizione: non ci sono soldi per farne altre. Ma gli investimenti in infrastruttura rilevano un andamento singolare: la Germania ha speso 53 mil, la Francia 90 mil, l’Italia 99, la Svizzera 308 mil. Oltre le cifre, chi spinge per separazione e concorrenza è chi ha investito meno ed ha più ritardo da colmare. Secondo la Ce la concorrenza è una parte della soluzione. Il 4° pacchetto deve armonizzare normative e certificazioni attraverso due canali: appalti e trasferimenti della gestione dei servizi; regolarità nel funzionamento, degli orari, nella manutenzione superando il problema della frammentazione fra reti (tecnologie, esercizio). In questo quadro l’Unbundling, inteso come libero accesso alla rete, non è la soluzione. Il vero problema è la rete, il suo sviluppo, la sua proprietà di interconnessione; regolamentazioni uniche e armonizzazione tecnica. In una parola Interoperabilità. Altro tema è quello dalla competizione modale. Il ferroviario soggiace a pesi e vincoli che non sono presenti in altri modi. Il cosiddetto costo esterno, il peso della infrastruttura che viene scaricato sul pedaggio, mentre sulla strada, ad esempio, questo non si determina. Il difetto di applicazione della Eurovignette che agisce in maniera difforme da vettore a vettore e non pone tutti sullo stesso piano di rapporti con le istituzioni. Senza contare le politiche di incentivazione che “scontano” prezzi e favoriscono la gomma. La concorrenza non è il fattore determinante. Per questa via non si producono costi più bassi che abbiano la capacità di aumentare il trasportato. Le analisi sulle esperienze fin qui realizzatesi (parzialmente in Francia, in Gran Bretagna e nella Repubblica Ceca) dimostrano che non c’è correlazione diretta fra separazione e concorrenza e sviluppo e qualità del trasportato, né rispetto alla ripartizione modale. Separare le aziende integrate per favorire la concorrenza è un falso mito, quasi un tema ideologico. L’unico risultato possibile è il formarsi di soggetti che si collocano su posizioni funzionalmente a basso costo (trasporti su lunghe distanze) o di particolare valore aggiunto (trasporti brevi e ad alto rendimento) togliendo capacità dal mercato e lasciando le esigenze di connessione e di trasporto meno favorevole alle regole della giungla competitiva. In una logica di sussidiarietà ogni paese scelga il modello che meglio si adatta alle proprie caratteristiche, senza imposizioni da Bruxelles e probabilmente vedremo un riposizionamento delle fughe in avanti realizzatesi. Si a liberalizzazione. Si all’apertura del mercato, ma ad una condizione: salvaguardia e definizione di contratti per servizio pubblico, mettendo in equilibrio concorrenza e servizio pubblico. La politica, di fronte a questi temi, appare frastornata ed incerta. Alla ricerca di consenso si posiziona come un acrobata sul filo del trapezio. Nel Parlamento europeo la posizione socialista non prevede separazione fra infrastruttura e servizio fino a che non ci sarà una ragione scientifica e la piena concorrenza. La separazione viene valutata solo ideologica nella illusione di 32 avere un valore aggiunto. Il partito popolare esprime più attenzione alle esigenze regionali e nazionali senza esagerare sulla separazione. L’unbundling non viene considerato elemento taumaturgico. Per i Verdi la concorrenza è necessaria anche se bisogna mitigare e regolare gli effetti del dumping sociale. Sono contrari a forme di monopolio e quindi, disponibili ad affidamenti di servizi per linee per non chiudere e per rilanciare trasporto collettivo. L’Infrastruttura, invece, deve rimanere pubblica. Per l’Unbundling, si. Produce avanzi finanziari che vanno mantenuti a sostegno dell’infrastruttura nazionale ed europea. La sinistra del PE è all’opposizione. Più testimonianza che reale capacità di incidere. Per concludere in pillole. L’Infrastruttura è il tema chiave per lo sviluppo. Senza mezzi finanziari adeguati, restano solo chiacchiere. La separazione, dove realizzata (GB, FR, CZ), ha prodotto risultati negativi. Se l’obiettivo è più traffico, l’unbundling non lo ottiene. La politica è tutta schierata per la concorrenza. Il nostro avvertimento e il nostro obiettivo è che non può essere senza regole, in particolare sul lavoro. Non può esserci un 4° pacchetto senza protezione sociale. 4 pacchetti in 14 anni sono troppi. Anziché cambiare ancora, meglio focalizzarsi sulla stabilità del sistema. L’ infrastruttura integrata comporta un impegno dello Stato al massimo dell’efficienza. La separazione dai servizi non è sinonimo di qualità e di efficienza; la concorrenza sul binario può essere volano di qualità ed efficienza verso altri modi. Il punto è se la separazione sia funzionale a quell’assetto. Esistono servizi universali che solo lo stato può e deve garantire. Recuperare autonomia degli stati nazionali. Regole coordinate da Bruxelles non imposte a vantaggio di operazioni lobbistiche. Regole per eliminare svantaggi a discapito del sistema ferroviario e per un ordinato e corretto sviluppo del mercato. Il grande assente dal dibattito resta il lavoro. La politica, le aziende, la Commissione europea si preoccupano di lanciare un segnale distensivo. Nessuna modifica o nuovo assetto senza aver costruito un modello di relazione e di protezione sociale. Ci vuole Europa. Senza frontiere. Senza dumping. Con pari diritti e opportunità. ◆ SALVATORE OTTONELLI Uiltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 Giornata di azione e solidarietà europea 14 novembre 2012 La CES ha adottato all’Esecutivo di ottobre una Dichiarazione nella quale si è deciso di indire una Giornata di Azione e Solidarietà il 14 novembre prossimo al fine di mobilitare il movimento sindacale europeo a sostegno delle politiche della CES nel quadro del Patto Sociale per l’Europa. La Giornata Europea di Azione sarà caratterizzata dallo slogan :”Per l’occupazione e la solidarietà in Europa, no all’austerità”. In ogni Paese europeo i sindacati stanno definendo le modalità di azione e mobilitazione; solo in Spagna da CCOO e UGT e in Portogallo dalla CGTP-IN è stato proclamato lo sciopero. La UIL, che ha sostenuto questa proposta all’Esecutivo della CES, ha deciso di organizzare con i Segretari Confederali Carmelo Barbagallo e Anna Rea a Napoli in un Istituto di Scuola Superiore una iniziativa alla presenza di oltre 500 studenti ed insegnanti per sostenere il diritto allo Studio, ad una Scuola Pubblica di qualità e nella valorizzazione della contrattazione. In questa giornata saranno promosse azioni, quali presidi, assemblee in altri Istituti da svolgersi nei vari territori a sostegno degli obiettivi indicati nel volantino della CES per dare massima visibilità alla Giornata Europea. PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 33 RUBRICHE LeGALE La Riforma del lavoro Fornero rilancia la contrattazione collettiva nazionale D opo una stagione normativa caratterizzata dalla scelta di favorire la contrattazione aziendale rispetto a quella nazionale, anche attraverso il noto strumento della contrattazione di prossimità introdotto dall’articolo 8 del D.L. 13.8.2011 n. 138 convertito nella legge 148/2011, la Riforma del Lavoro voluta dal Ministro Fornero ha decisamente determinato un’inversione di tendenza, attribuendo al contratto collettivo nazionale un ruolo centrale in diversi istituti oggetto della nuova disciplina. Senza alcuna pretesa di disamina esaustiva, anche per ragioni di sintesi giornalistica, pongo l’attenzione su tre delle numerose novità presenti nella Legge 92/2012. In primo luogo all’articolo 1, comma 9 della Legge 28 giugno 2012 n. 92 si attribuisce un ruolo fondamentale ai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale nel prevedere, in via diretta a livello interconfederale o di categoria ovvero in via delegata ai livelli decentrati, che le assunzioni a tempo determinato siano consentite in assenza di causale laddove l’assunzione a tempo determinato o la missione nell’ambito del contratto di somministrazione a tempo determinato avvenga nell’ambito di un processo organizzativo determinato: dall’avvio di una nuova attività; dal lancio di un prodotto o di un servizio innovativo; dall’implementazione di un rilevante cambiamento tecnologico; dalla fase supplementare di un significativo progetto di ricerca e sviluppo; dal rinnovo o dalla proroga di una commessa consistente. L’unico limite a tale autonomia contrattuale si rinviene nella misura complessiva del 6 per cento del totale dei lavoratori occupati nell’ambito dell’unita’ produttiva. 34 Inoltre, nell’ambito della disciplina rinnovata del contratto di collaborazione a progetto contenuta nel nuovo articolo 69, 2° comma del Dlgs. 276/2003, è stabilito: «Salvo prova contraria a carico del committente, i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data di costituzione del rapporto, nel caso in cui l'attività› del collaboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell'impresa committente, fatte salve le prestazioni di elevata professionalità che possono essere individuate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale». In sostanza si attribuisce un ruolo centrale ai contratti collettivi nazionali anche in materia di collaborazioni a progetto, con un compito estremamente delicato quale quello di individuare le prestazioni di lavoro per le quali possano essere legittimamente PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 RUBRICHE LeGALE sottoscritti contratti di lavoro parasubordinato senza incorrere nella sanzione della conversione del rapporto di lavoro in rapporto di lavoro subordinato. Infine, altra importante novità introdotta dalla Legge Fornero, con la quale viene rilanciata la contrattazione collettiva nazionale, è rappresentata dalla disciplina delle dimissioni della lavoratrice o del lavoratore e della risoluzione consensuale. Dice, infatti, testualmente l’articolo 4, comma 17: “Al di fuori dell’ipotesi di cui all’articolo 55, comma 4, del citato testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, come sostituito dal comma 16 del presente articolo, l’efficacia delle dimissioni della lavoratrice o del lavoratore e della risoluzione consensuale del rapporto e’ sospensivamente condizionata alla convalida effettuata presso la Direzione territoriale del lavoro o il Centro per l’impiego territorialmente competenti, ovvero presso le sedi individuate dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale”. Per comprendere l’importanza di questa disposizione, occorre ricordare che prima della legge in esame le dimissioni del lavoratore erano libere ed immediatamente efficaci dal momento in cui giungevano al destinatario (datore di lavoro), trattandosi di atti notoriamente recettizi. Analogamente la risoluzione consensuale del rapporto determinava la cessazione immediata del contratto di lavoro, senza necessità di ulteriori adem- pimenti e senza alcuna possibilità di ripensamento. Nel nuovo regime, invece, l’efficacia dell’atto rimane sospesa sino al momento in cui non viene convalidata dinanzi alla Direzione Territoriale del lavoro, al Centro per l’impiego territorialmente competente ovvero dinanzi alle sedi individuate in sede di contrattazione collettiva nazionale. Sotto quest’ultimo profilo diventa essenziale il ruolo delle organizzazioni sindacali che potranno prevedere, in sede contrattuale, degli organismi paritetici o degli organismi di conciliazione a composizione mista ovvero semplicemente prevedere la possibilità che la cessazione del rapporto sia formalizzata dinanzi al proprio Ufficio di Conciliazione, garantendo al lavoratore un’adeguata assistenza in un momento fondamentale del rapporto di lavoro ed evitando, altresì, quelle situazioni patologiche che possono verificarsi a livello aziendale nelle quali le dimissioni o la risoluzione consensuale sono in realtà un’alternativa coatta al licenziamento, proprio utilizzando lo strumento introdotto dalla nuova legge del diritto di ripensamento. Poiché, del resto, lo strumento della risoluzione consensuale viene utilizzato soprattutto nell’ambito di procedure di riduzione di personale per favorire la cessazione dei contratti con l’incentivo all’esodo ovvero per avviare al pensionamento anticipato, nell’incertezza creata dalla Riforma del sistema pensionistico in relazione data di maturazione del diritto alla pensione, ritengo che il ruolo sindacale debba essere particolarmente attivo rispetto a questa previsione normativa visto che una commissione di conciliazione settoriale potrebbe sicuramente fornire maggiori garanzie di assistenza al lavoratore nell’ambito di una scelta importante ed irrevocabile, in ragione della approfondita conoscenza della normativa di settore sia sul fronte della previdenza obbligatoria che di quella complementare ed integrativa. ◆ Avv. VITTORIA MEZZINA Ufficio Legale Uiltrasporti PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 35 RUBRICHE lavoro Uil: cambiare si può e si deve N ella recente Conferenza di Organizzazione svoltasi a Bellaria dal 1° al 3 ottobre u.s. sono state gettate le basi per un nuovo modello organizzativo in grado di “adeguare l’insieme delle politiche organizzative per rendere l’azione della Uil più rispondente alle esigenze del mondo del lavoro e della società” e, di conseguenza, accrescere sempre più il consenso dei lavoratori sulle sue posizioni, obiettivo fondamentale se coltiviamo la giusta ambizione di operare per favorire una evoluzione di tutto il sindacato confederale verso un approdo realmente riformista e partecipativo. Centrale, da questo punto di vista, rimane sicuramente il ruolo dei nostri rappresentanti nei luoghi di lavoro dal momento che il rapporto diretto con il delegato continua ad essere il fattore che più incide nel determinare l’iscrizione al sindacato se è vero, come è vero, che il lavoratore, nella maggior parte dei casi, prima che alla sigla sindacale guarda alla persona che la rappresenta. Non interessa tanto in questa sede riaprire una discussione interna sugli organismi di rappresentanza aziendale dei lavoratori, se siano da privilegiare le RSU oppure le RSA, posto che in materia anche la nostra categoria, salvo poche eccezioni, non rifugge dai vizi tipici della Uil e cioè, per un verso, una patologica avversione all’istituto delle Rappresentanze Sindacali Unitarie e, per altro verso, laddove queste vengono elette, una preoccu- 36 pante predisposizione a subire passivamente applicazioni distorsive delle RSU così come previste dagli Accordi Interconfederali. Sulle RSU, organismi che in ogni caso ci portano sempre consensi ben superiori al numero degli iscritti, è importante, per chi vuole intendere, il documento conclusivo della Conferenza in cui è stato esplicitamente ”riaffermato l’impegno di tutte le Categorie per la costituzione in ogni contesto lavorativo delle RSU/RLS”! Interessa invece e molto, avviare una riflessione profonda e non ipocrita sul modo di essere e di operare dei nostri delegati aziendali, nella consapevolezza che su questo versante il lavoro da fare certamente non manca e sarebbe stupido oltreché dannoso per l’organizzazione far finta di nulla. In primo luogo è bene ribadire, intanto, che il ruolo di delegato non è assolutamente in contrasto con il ruolo professionale nel senso che un lavoratore, anche quando viene chiamato a rappresentare i colleghi, continua ad essere un tecnico, un amministrativo, un manutentore, ecc., cioè rimane un dipendente sottoposto a diritti e doveri come gli altri colleghi. Un buon delegato, se vuole avere l’ambizione di divenire punto di riferimento per i lavoratori che rappresenta, deve prima di tutto saper rappresentare il proprio lavoro e questo potrà tanto più farlo, quanto più egli vivrà la condizione dei propri colleghi: l’attività sindacale non dovrebbe mai essere un comodo espediente per uscire dalla produzione o per curare interessi “altri”! PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 RUBRICHE lavoro Per questo, però, è indispensabile che i nostri delegati siano destinatari di una sempre maggiore attività di formazione finalizzata non tanto o non solo a fornire quel bagaglio di conoscenze oggi indispensabile per svolgere in modo adeguato l’esercizio della rappresentanza, ma una attività formativa in grado di offrire loro un preciso modello culturale e comportamentale secondo lo stile Uil. Occorre far capire loro che l’impegno sindacale, già a livello aziendale, significa sapersi laicamente misurare con la concretezza dei problemi a prescindere anche dal proprio modo di pensare; significa affermare e praticare l’idea dell’avanzamento graduale nell’ottenere il miglioramento delle condizioni di lavoro e che non devono mai lasciarsi guidare dal populismo e dalla demagogia; significa far loro condividere l’idea che deve sempre essere evitato il rifiuto aprioristico del nuovo, non dimenticando mai che il cambiamento o viene guidato o viene subito e questo vale in particolare rispetto ai processi di modernizzazione, un valore che non possiamo certo regalare alle nostre controparti . Per esempio, non sarebbe male se il metro di giudizio spesso utilizzato per valutare il loro operato prescindesse dalla “fedeltà” e “obbedienza” alle direttive del singolo dirigente sindacale, ma si fondasse su elementi quali il reale grado di consenso che riscuotono tra i lavoratori, l’impegno quotidiano o la “lealtà” nei confronti dell’organizzazione. Dare corpo alle indicazioni emerse dalla recente Conferenza di Organizzazione della Uil passa senza dubbio per il rafforzamento del nostro insediamento sul territorio, sull’ammodernamento delle nostre strutture orizzontali (che non significa tanto modificare la denominazione degli organismi dal “Comitato Centrale” a “Consiglio Confederale Regionale”) o nel realizzare una maggiore e più funzionale integrazione del Sistema Servizi Uil, ma passa anche e soprattutto per l’azione dei nostri delegati perché essi non costituiscono soltanto “il primo livello di contatto fra il cittadino/lavoratore e gli specifici servizi posti in essere dalla Uil, ma anche i realizzatori di una parte consistente del processo” di riforma della nostra struttura organizzativa e quindi è indispensabile che ad essi vadano offerte sempre maggiori possibilità di coinvolgimento nelle scelte di politica sindacale sia a livello di categoria che confederale accentandone anche gli eventuali rilievi critici. Vi è estremo bisogno che la loro funzione ed il loro ruolo siano compiutamente “riconosciuti” dall’intera organizzazione. Il tema dell’esercizio della rappresentanza sindacale in ambito lavorativo non potrà pertanto non essere al centro del dibattito della prossima Conferenza di Organizzazione della Uiltrasporti nella consapevolezza che “il sistema a rete” immaginato dalla Confederazione, oltre ad essere del tutto condivisibile, può sicuramente divenire un obiettivo raggiungibile a condizione, però, di avere nei luoghi di lavoro tanti “terminali intelligenti” in grado di essere punto di riferimento certo ed affidabile non solo per la Uiltrasporti, ma anche per tutti i lavoratori. ◆ antonio ascenzi Uiltrasporti Nazionale PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 37 previdenza Pensione, lavorare di più per ottenere meno Da gennaio 2013 parte l’adeguamento automatico alla speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione N atale amaro quest’anno per i futuri pensionati. Dal primo gennaio del prossimo anno infatti scatteranno gli adeguamenti automatici alla speranza di vita per l’accesso al pensionamento con calcolo contributivo e la revisione dei coefficienti di conversione. La novità riguarderà, chi in quota parte e chi totalmente, praticamente tutti i lavoratori considerando che a seguito della riforma previdenziale Monti-Fornero il sistema di calcolo contributivo, ovvero quello che correla l’entità del trattamento pensionistico al montante di contributi versati durante l’intera vita lavorativa, rimane l’unico applicabile e applicato a tutti. Gli aumenti legati all’aumento della vita media porteranno immediatamente un incremento del requisito di accesso al pensionamento di tre mesi sui requisiti anagrafici esistenti con revisione triennale fino al 2019 e ogni due anni nei successivamente. La revisione dei coefficienti di trasformazione, ovvero quei valori utilizzati per convertire il montante previdenziale in “rendita” mensile, e di cui abbiamo già trattato nel numero di aprile della nostra rivista, porterà ad una diminuzione degli importi erogati dall’Inps mediamente del 2,5-3%. Secondo il recente studio di una società di consulenza previdenziale e finanziaria indipendente per un montante previdenziale di 100.000 euro accantonati un uomo sessantacinquenne otterrà, dal 2013, una pensione di 5.435 euro annui (185 euro in meno rispetto ai coefficienti 2010 e ben 700 di differenza rispetto alle erogazioni previdenziali ottenute fino al 2009). A questo vanno aggiunti, come si diceva, gli incrementi dovuti all’aumento della speranza di vita che produrranno un 38 incremento automatico dell’età di accesso al pensionamento in virtù dei dati comunicati a tal fine dall’Istat e che prevedono per il 2013 tre mesi aggiuntivi (limite stabilito per il primo incremento in maniera fissa anche a fronte di un aumento della speranza di vita nel periodo di cinque mesi!). Dulcis in fundo poi con la riforma Fornero sono stati introdotti due ulteriori limiti rispettivamente sulle pensioni di vecchiaia e su quelle anticipate (ex pensioni di anzianità) che rischiano di impattare in maniera anche molto considerevole sul futuro pensionistico dei giovani lavoratori. Rispetto alla pensione di vecchiaia, infatti, oltre al limite anagrafico, che come detto tenderà all’incremento automatico in funzione dell’accrescimento della vita media, è stato introdotto un limite, per così dire, quantitativo che impone a coloro che hanno iniziato lavorare dopo il 1996 la maturazione di una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Se non si supera questo scalino l’alternativa è proseguire anche fino a 70 anni. Per quanto riguarda la pensione anticipata (quella che si otterrebbe con 63 anni e 3 mesi e 20 anni di contribuzione nel 2013) il limite minimo per accedere al pensionamento è addirittura di 2,8 volte l’assegno sociale. La faccenda sa di beffa per milioni di lavoratori soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni pubbliche del Presidente dell’Istituto di previdenza che hanno evidenziato come le erogazioni, al netto della riforma Fornero, abbiano subito un vero e proprio crollo nei primi nove mesi del 2012 di ben 35 punti percentuali, rispetto all’anno precedente, e con l’aumento di circa un anno di età media di pensionamento a 61,3 anni (livello praticamente pari a quello della tanto decantata Germania!). ◆ R.N. PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 PARI OPPORTUNITA’ Il CPO per IL sindacato a rete Le pari opportunità in un sindacato moderno N ella UIL così come nella UILTRASPORTI vi è una grande presenza associativa femminile, anche se non adeguatamente ancora rappresentata nei nostri organismi direttivi. Può sembrare paradossale ricordare che, qualche settimana fa, il Governatore della Banca d’Italia ha redarguito i principali banchieri italiani, lamentando una scarsa presenza di donne nei consigli d’amministrazione. Che ne pensa la nostra organizzazione di una richiesta così forte? Ci piacerebbe conoscere la risposta perché la UIL, a tutti i livelli, dovrebbe essere di esempio. Avere le idee chiare su un argomento così importante e così sentito ci darà maggiore forza e, in sede di contrattazione, dove dovremmo chiedere più diritti per le donne, dimostrando così, noi per primi, di investire nella parità di genere. Solamente in questa maniera, le Pari Opportunità potranno diventare un vero e proprio strumento di “giustizia di genere” per riequilibrare un gap che dura, oramai, da troppi anni. Se c’è qualcosa che oggi viene diffusamente riconosciuto al genere femminile è la sua identità multipla. Ma ancora oggi è aperto un problematico, precario tentativo di conciliare ruoli privati e lavorativi. Una problematicità che accompagna la vita delle donne impegnate nei luoghi di lavoro, costantemente alla ricerca di un tempo che sembra non bastare mai, all’interno di una società che appare spesso troppo richiedente. Ci aspettiamo che la UIL e la UILTRASPORTI, al suo interno, valorizzino il potenziale femminile onde evitare uno “spreco” di risorse intellettuali, di investimenti sociali ed economici. Abbiamo bisogno di individuare nuove direzioni di sviluppo e, nel contempo, segnare gli spazi femminili, radicare conquiste che sono espressione di cultura e civiltà in tempi che a volte sembrano smentire quanto già con molta fatica realizzato. Anche i ruoli al nostro interno debbono essere “interscambiabili”; occorre superare il pregiudizio culturale che ci si possa far rappresentare solo da persone del proprio sesso. ▶ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 39 PARI OPPORTUNITA’ L’importanza di attivare in tutte le nostre strutture i Coordinamenti di Pari Opportunità così come sta già avvenendo in molte di esse è data dalla complessità delle questioni di genere dove si intrecciano molteplici aspetti relativi sia all’approfondimento di significati (la stessa interpretazione delle pari opportunità va oggi rivista oltre le differenze di genere per cogliere tutti gli elementi di possibili discriminazioni), sia alla considerazione e valutazione dell’incidenza e dell’intreccio di componenti culturali, psicologiche, sociali e di organizzazione negli ambienti di lavoro. Del resto i Comitati Pari Opportunità possono essere considerati tra gli elementi portanti di quel “sindacato a rete” immaginato nella recente Conferenza di Organizzazione: luoghi dove “ricercare in quei punti di connessione, che sono molti, diffusi e interconnessi, e non determinanti dallo spostamento, ma progettati e ristrutturati, nella regolarità nei rapporti e nell’attribuzione di responsabilità”. Le considerazioni avviate dall’universo femminile si estendono a quello maschile rivolgendo uno sguardo critico alle pari opportunità per tutti, per andare oltre presunte neutralità segnate da modelli di genere consolidati e aprire così anche per gli uomini «nuovi spazi di libertà per l’espressione della propria individualità e per una diversa qualità delle relazioni tra loro e con le donne». La valorizzazione delle differenze, l’attenzione a che non si trasformino in disuguaglianze e discriminazioni che, in luogo di essere costitutive di identità arrivano a comprimerla, viene considerata nel contesto dell’elaborazione dei diritti fondamentali condizione per «realizzare una feconda convivenza». Quando si saranno trovate le soluzioni più adeguate per poter guardare al valore della persona sia essa donna o uomo in quanto tale, quando si saranno potenziati i servizi in risposta alla diversità delle esigenze, quando si sarà riusciti ad avanzare in un disegno democratico e politico, che sia espressione di maturazione civile e di deontologia professionale, quando tutti i cittadini avranno riconosciuti i propri diritti, allora e solo allora potremmo essere sicuri di aver consegnato alle future generazioni una realtà più equa e più giusta. E’ auspicabile che il documento presentato dal Coordinamento Pari Opportunità Nazionale e poi approvato dai delegati nel corso dell’ VIII Conferenza di Organizzazione della UIL sia veramente recepito, attuato, consolidato al fine di poter essere annoverato all’inter- 40 no della grande “sfida” che noi della UIL ci siamo posti che è quella di essere un nuovo, moderno, rinnovato sindacato del futuro. Una sfida che la UIL e la UILTRASPORTI devono raccogliere senza paura e con grande determinazione. A proposito di futuro, vorrei, infine, ricordare il famoso aneddoto che ebbe come protagonista John Maynard Keynes, colui che pose le basi delle teorie moderne sull’interesse, occupazione e moneta. Ad una persona che gli chiese “Cosa succederà nel lungo periodo?” rispose: “Nel lungo periodo saremo tutti morti”, alludendo all’evidente propensione di ciascuno di noi a considerare il proprio orizzonte vitale come effettivamente determinante. Lungi da noi confutare questa teoria ma bisogna comunque osservare come, in tempo di crisi generalizzata il lungo periodo conta e conta moltissimo, perchè il mondo che disegniamo adesso con le nostre riflessioni e le nostre lotte sarà quello che consegneremo alle future generazioni e che le condizionerà a lungo. Impegniamoci insieme affinché garantisca veramente pari opportunità a tutti. ◆ LAURA PULCINI Comitato Pari Opportunità PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 PARI OPPORTUNITA’ ORDINE DEL GIORNO Presentato dal Coordinamento Nazionale per le Pari Opportunità e Politiche di Genere L’8^ Conferenza nazionale di Organizzazione e dei Servizi della UIL, ritiene utile acquisire le proposte avanzate dal Coordinamento Nazionale per le Pari Opportunità e Politiche di Genere perché siano avviate le procedure utili a dare risposte concrete e coerenti per riconoscere il giusto ruolo alle politiche trasversali di pari opportunità e il giusto equilibrio della rappresentanza di genere in tutte le strutture ed organismi. Il sindacato, interprete dei bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori, per svolgere pienamente la sua funzione deve valorizzare la rappresentanza al suo interno, puntando, tra l’altro ad una equilibrata presenza di genere corrispondente il più possibile alla base associativa, in tutti gli organismi e strutture ad ogni livello. Per questo motivo l’8^ Conferenza di Organizzazione e dei Servizi, acquisite le proposte formulate dal predetto Coordinamento, sollecita l’organo di voto nazionale della UIL a mettere allo studio modifiche statutarie che prevedano: 1) il riconoscimento del Coordinamento Nazionale Pari Opportunità a tutti i livelli dell’Organizzazione; 2) la presenza di genere nelle segreterie orizzontali e verticali; 3) di adeguare la presenza di genere alle indicazioni pervenute dalla CES; 4) di assicurare la presenza di genere nelle nomine all’interno delle Consulte di tutti gli Enti strumentali; 5) di assicurare la presenza di genere nelle liste delle RSU e RSA. Bellaria – Igea Marina, 3 ottobre 2012 PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 41 La Uiltrasporti in La Uiltrasporti in Abruzzo IL SISTEMA TRASPORTI PER L'ECONOMIA DELL'INTERA REGIONE D a sempre il “trasporto” quale servizio di congiunzione tra i diversi luoghi ha rappresentato una opportunità di crescita delle popolazioni. E la crescita è stata maggiore quanto maggiori sono state le reti di collegamento a disposizione. Sembra che in questi anni questo concetto si stia man mano dimenticando se si osserva lo scenario di questo settore nella nostra nazione e, nel particolare, all’interno nelle regioni. Ciò vale anche e soprattutto per l’Abruzzo che, dopo esser stata famosa “terra di pastori” ha cambiato completamente volto proprio grazie al proliferare delle infrastrutture dei trasporti. 42 Le dorsali ferroviarie, hanno costituito il primo reale contributo allo sviluppo socio economico della popolazione abruzzese, salvo poi a rimanere quelle dell’inizio secolo sino ai nostri giorni. Successivamente nel periodo che parte dagli anni 60 si realizzarono i tratti regionali dell’autostrada A14 e della A25 che accorciarono le distanze e i tempi di collegamento lungo la dorsale adriatica e verso Roma. Peccato che diverse motivazioni, che consegniamo alla storia in quanto a valutazione delle ragioni, hanno interrotto bruscamente questo trend positivo ed ora, si è innescato un lento processo a ritroso: la montagna e la collina si vanno spopolando, i piccoli centri si sono sgonfiati, la zona litoranea si è appesantita di cemento armato ed ingolfata di traffico. PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 Abruzzo In questo scenario il trasporto delle cose e delle persone torna ad essere elemento vitale per ridare una prospettiva all’intera regione. La crisi economica che stiamo vivendo porta la collettività a richiedere sempre più un servizio di trasporto economico efficiente e funzionale alle odierne necessità. Ed in uno scenario di crisi è essenziale costituire una rete di trasporti che non può permettersi sprechi di risorse. In questo contesto quindi va inquadrata la riforma del Trasporto Pubblico Locale d’Abruzzo che vede le OOSSLL impegnate nello “stimolare” le attività del governo regionale verso il riordino delle tre aziende pubbliche regionali e la riorganizzazione di un mondo costituito da oltre 40 aziende private. E non può non evidenziarsi che questa scontata riorganizzazione industriale non può essere posta in contrapposizione con la definizione dei bacini proposti dalla giunta regionale che stranamente dividono il territorio in ben quattro aree rispetto alla definizione di un bacino unico suggerita dalle OOSS. Inoltre in questo scenario va inserita anche una riflessione sul progressivo arretramento dei servizi offerti da Trenitalia che in combine con RFI sta di fatto desertificando la dorsale adriatica ed attuando anche una politica tesa all’abbandono totale dell’esercizio nelle tratte interne. La realizzazione di interventi sulle infrastrutture di trasporto in Abruzzo stanno inoltre risentendo di un appesantimento per una estremizzazione dell’azione di tutela del territorio di alcune associazioni che con manifestazioni di dissenso stranamente riescono ad arrestare i lavori di messa in esercizio della filovia in Pescara, di dragaggio del Porto di Pescara bloccato da oltre due anni perché totalmente “infangato”, di approfondimento delle batimetriche del Porto di Ortona,. Si badi bene che è scontato per chi scrive salvaguardare il territorio ma appare a dir poco strano che lavori finanziati ed appaltati (filovia addirittura quasi ultimata) non possano definirsi dopo la definizione di articolati iter burocratici che ne hanno definito le approvazioni degli enti preposti. La sostenibilità del sistema industriale regionale infine deve essere agevolata dalla presenza di infrastrutture logistiche efficienti perché è paradossale dover spendere mille euro per trasportare un container dal Giappone al porto di Taranto e doverne pagare altrettanti per trasferirlo da quel porto allo stabilimento Honda Italia di val di sangro. Insomma l’attività del trasporto costituisce la spina dorsale dello sviluppo regionale ed in questa logica deve es- sere sostenuto dalle scelte che la politica si trova ad operare in questi tempi. Riteniamo anche che deve essere compreso che non necessariamente le attività di trasporto devono essere sempre e comunque redditizie. La redditività di una linea o di una corsa si misurano non solo dalle frequentazioni o dalla comparazione dei costi/ricavi. Vanno valutati i risvolti sociali di questi servizi resi alla collettività, e conseguentemente assicurarli soprattutto a chi è rimasto a presidiare i territori più svantaggiati delle zone interne con un servizio degno di questo nome. “L’integrazione dello spazio europeo si realizza attraverso il diritto alla mobilità per tutti: i trasporti rivestono in effetti una dimensione sociale e di coesione, grazie alla riduzione delle disparità regionali, alla rottura dell’isolamento e all’accesso alla mobilità per le persone con disabilità.” Questo lo leggiamo nella raccolta di norme della Comunità Europea sui trasporti. Forse è il caso che i “Professori” ed i nostri “Politici”, facciano un ripassino… ◆ GIUSEPPE MURINNI Segretario Generale Abruzzo PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 43 Abruzzo Abruzzo Work in progress nel Tpl I l Trasporto pubblico locale in Abruzzo sviluppa circa 33,8 milioni di km in servizi extraurbani regionali e quasi 9,7 milioni di km nei servizi urbani. La Regione Abruzzo è socio Unico o di maggioranza delle tre principali aziende di trasporto (ARPA spa, Gestione Trasporti Metropolitani spa e Ferrovia Adriatico Sangritana spa) che unitamente assicurano quasi il 75,80% dell’intero servizio di trasporto pubblico locale. L’altro 25% del servizio è garantito da circa 41 vettori privati alcuni dei quali di dimensioni piccole per lo più a conduzione familiare. Sul piano giuridico economico l’attuale sistema dei trasporti locali in Abruzzo si fonda ancora sul regime delle concessioni (e non dei contratti di servizio salvo quelli attualmente in vigore per la GTM spa, la FAS spa e Trenitalia spa che operano in regime di affidamento diretto ex artt.8 e 9 del D.lgs 422/97), sui contributi e su modalità di affidamento diretto anziché attraverso procedure concorsuali. La situazione della rete dei servizi di trasporto pubblico locale racconta una storia di progressiva stratificazione di concessioni di linee che, nascendo per lo più su singole linee di trasporto, storicamente definite a partire da esigenze puntuali delle comunità, rispondono parzialmente a logiche di programmazione e di visione complessiva della mobilità pubblica. In considerazione dei tagli operati dal governo centrale sulla spesa destinata allo svolgimento dei servizi pubblici la Regione Abruzzoha adottato una serie di misure dirette all’efficientamento dei servizi prevedendo una riduzione pari al 10% dell’ammontare complessivo annuo di contribuzione per ciascuna azienda. La normativa regionale ha imposto alle aziende di presentare piani di ristrutturazione dei servizi secondo criteri tesi alla eliminazione delle sovrapposizioni, alla riduzione delle corse nei giorni festivi o nelle fasce orarie di “morbida” al coordinamento tra i servizi ferroviari e le autolinee regionali ed urbane. Questo intervento ha permesso di attenuare l’effetto dei tagli determinando una decontribuzione di circa 4.5 milioni di chilometri. Si è rilevato utile anche ai fini di una visione organica e di sistema della rete dei servizi. 44 Ora, rispetto alle norme che demandano alle regioni il compito di definire il perimetro degli ambiti territoriali ottimali ed omogenei per la costruzione della rete dei servizi, la Regione Abruzzo ha avanzato una proposta di delimitazione che prevede 4 bacini: 1) Bacino A) :Bacino Comune di L’Aquila; Estensione 467 kmq – Popolazione 72511 abitanti – Comune interessato 1 2) Bacino B) : Bacino della Comunità Montana Montagna Sangro Vastese Estensione 331 kmq – popolazione 13060 abitanti – Comuni interessati 19 3) Bacino c) : Valorizzazione ed estensione dell’attuale area “UNICO” Estensione 1184 kmq – popolazione 527506 abitanti – Comuni interessati 39 4) Bacino D) Aree ulteriori Estensione 8819 kmq – popolazione 729289 abitanti – Comuni interessati 246 Rispetto a questa proposta si è aperto un confronto all’interno del Tavolo Tecnico insediato presso l’Assessorato ai Trasporti di cui fanno parte i principali stakeolder (aziende pubbliche e private, OOSSLL, associazioni dei consumatori, enti locali). La posizione assunta in maniera unanime delle OOSSLL fa riferimento ad una organizzazione di rete su bacino unico regionale alla luce di molteplici considerazioni rispetto invece alla rappresentanza di Anav che vorrebbe spezzettare il territorio regionale in molteplici bacini. Una delle principali motivazioni che inducono le OOSSLL a chiedere la definizione di un bacino unico regionale è basata sul dato che la popolazione regionale conta solo 1.300.000 abitanti distribuiti in maniera assai disomogenea in un territorio caratterizzato in maggioranza da zone montane. Infatti, circa 500.000 abitanti risiedono nell’area urbana Chieti-Pescara (con densità metropolitana) mentre nel resto del territorio si evidenziano vaste aree di quasi spopolamento in particolare nelle zone montane ed interne. Il grosso della domanda di mobilità regionale è quindi concentrato nell’area costiera lungo la direttrice adriatica. Questo dato impone, per una migliore sostenibilità dei ser- PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 Abruzzo vizi anche nelle aree interne, che non vi sia una suddivisione del territorio tra aree geografiche “produttive” ai fini del trasporto ed aree dove sarà addirittura difficile sostenere in vita il servizio creando un modello a “doppia velocità” del territorio d’abruzzo. L’affidamento su bacino unico regionale inoltre consentirebbe anche di perseguire l’obiettivo di avere una società affidataria del servizio dalle dimensioni adeguate rispetto al nanismo dimensionale registrato sino ad oggi nella quasi totalità dei troppi operatori regionali. La presenza di oltre 40 vettori privati (con dato dimensionale/occupazionale di ciascuna azienda <5 dipendenti) e tre pubblici in una regione povera demograficamente e con un territorio poco esteso e prevalentemente montano appare inconciliabile con una sostenibilità della spesa e l’organizzazione di un servizio efficiente. La pressione delle OOSSLL rispetto al governo regionale è andata quindi verso la razionalizzazione del sistema delle imprese iniziando dalla richiesta di costituzione di un’unica azienda pubblica regionale mediante la fusione delle tre società pubbliche operanti su gomma: Arpa GTM e Sangritana. Il risultato sin qui ottenuto purtroppo sino ad oggi ancora “sulla carta” è costituito da ben due provvedimenti inseriti nelle leggi finanziarie regionali n.1/2011 e n.1/2012 che impegnano nella costituzione dell’azienda unica su gomma. Lo scorso mese di Agosto si è tenuta una ulteriore discussione in Consiglio Regionale che ha dato mandato alla Giunta di valutare l’inserimento nella società unica anche della parte Ferro della società Sangritana. Intanto il processo procede a lentissimi passi e per “suonare la sveglia” al governo regionale le OOSSLL hanno, in questi giorni, mobilitato a livello regionale, l’intera categoria. Sul versante del TPL su ferro, i risultati non sono esaltanti. La produzione dei servizi è di 3.9 milioni di km per Trenitalia spa e di 1.5 milioni di km da parte di Ferrovia Adriatico Sangritana spa. La regione ha proposto di individuare un bacino unico dichiarando questa una scelta obbligata in quanto la distribuzione della domanda in termini di volumi e di tipologia di relazioni richieste porta ad individuare da un punto di vista commerciale e di programmazione un unico polo di aggregazione nell’area costiera con estensione nelle aree interne fino a Sulmona. Non si comprende perché tali considerazioni non sono state estese per la definizione dei bacini della gomma. Inoltre restano fuori da questa ipotesi di bacino unico (determinandone conseguentemente la chiusura) tratte ferroviarie importanti quali la Sulmona-Carpinone- Isernia che si incrocia a Castel di Sangro con la rete della Ferrovia Adriatico Sangritana dove, viene da dire a questo punto stranamente, la stessa Regione ha da poco approvato ed appaltato un progetto da ben 11 milioni di euro per unificare le due stazioni di RFI e Sangritana... non programmando però esercizio su dette tratte. ◆ PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 GIUSEPPE MURINNI 45 Abruzzo Ferrovia Adriatico Sangritana Un secolo di storia proiettata verso il futuro della mobilità “Un’era auspice di progresso economico, di fecondità industriale, dopo periodi di morta gora, si apre all’attività dei cittadini lancianesi estasiati”. C osì apriva il settimanale locale “I 3 Abruzzi” nell’agosto del 1912 in occasione dell’inaugurazione del tronco ferroviario Marina S. Vito-Lanciano, primo tratto della Ferrovia Adriatico-Sangritana. Vero trionfo della allora moderna tecnica costruttiva, l’opera terminata in appena un anno comprendeva, tra l’altro, “due ponti, due gallerie, due viadotti e parecchi muraglioni”. La geniale opera, frutto dell’idea e del lavoro degli ingegneri Ernesto Besenzanica e Camillo Dellarciprete, ha compiuto quest’anno il suo centenario ma ancora oggi rappresenta una realtà di fondamentale importanza per la mobilità dei cittadini abruzzesi e per lo sviluppo dell’intera Regione. L’Azienda svolge un servizio complesso e articolato, come descritto dal suo Presidente Pasquale Di Nardo che 46 ci ha accolto con grande gentilezza dedicando al nostro giornale una intera mattinata alla scoperta di questa bella realtà del Tpl italiano. Il Segretario Generale Luigi Simeone ha apprezzato particolarmente "il sostegno del presidente Di Nardo al progetto dell'azienda unica regionale di trasporto nella Regione Abruzzo, dimostrando di avere la capacità, non comune a molte altre aziende, di mettersi in discussione e di avanzare proposte concrete. L'Abruzzo può essere una fucina di sviluppo per il trasporto, ma si deve superare la politica dei campanilismi. Un progetto importante e auspicabile per lo sviluppo economico in Italia, in cui non si possono più sostenere migliaia di aziende e centinaia di presidenti. " La Ferrovia Adriatico Sangritana, trasformata dal 2000, dopo essere stata una Gestione Governativa, in società per azioni di totale proprietà delle Regione Abruzzo, assicura attualmente sull’intero territorio regionale non solo il trasporto locale ferroviario ma anche servizi di trasporto automobilistico, sia urbani che extraurbani. Oltra al trasporto di persone, core business dell’azienda, la FAS dimostra la sua dinamicità anche attraverso attività collaterali al Tpl, ma fondamentali sia per il bilancio aziendale che per l’intera economia del territorio, tramite servizi di trasporto merci ferroviario e addirittura in campo turistico attraverso una propria agenzia di viaggio che svolge, tra l’altro, un importante attività di noleggio autobus e minibus di proprietà dell’azienda stessa. La forte vocazione alla gestione interna di attività, anche PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 Abruzzo complesse, risulta ancora più evidente nel settore delle manutenzioni che esprimono nelle officine grandi professionalità in grado di revampizzare completamente un intero treno per renderlo esteticamente e qualitativamente migliore nonché tecnicamente in regola con le normative di sicurezza imposte dall’agenzia ferroviaria ANSF. Tra le attività intraprese in questi anni non va dimenticata l’intensa opera di rinnovamento avviata dall’azienda sia rispetto al materiale rotabile ferroviario, con l’acquisto di nuovi elettrotreni e locomotori diesel ed elettrici, che automobilistico, con l’acquisto di una ottantina di autobus destinati sia al trasporto pubblico che al noleggio turistico, sia rispetto al potenziamento della rete e dell’infrastruttura, con il rinnovo della storica tratta ferroviaria e la costruzione di nuove linee c elevati standard qualitativi e con la realizzazione, acquisizione e ristrutturazione di depositi e officine per treni e autobus per circa 67.000 mq. La strada intrapresa dalla Ferrovia Adriatico Sangritana è certamente improntata nella direzione di un modello di mobilità condivisibile, tesa alla intermodalità, alla sostenibilità ambientale e alla realizzazione di economie interne proiettate all’offerta di un servizio efficiente e di qualità elevata. Un percorso che non deve essere abbandonato ma perseguito con ancora maggiore convinzione anche dalla politica regionale attraverso l’unificazione delle altre aziende di traporto pubblico locale, progetto in itinere di cui attendiamo gli sviluppi, nell’ottica ormai inevitabile della riduzione di inutili centri di costo e di diseconomiche sovrapposizioni di servizio in sul territorio abruzzese. Il territorio chiede un servizio di qualità, sostenibile ambientalmente e economicamente ma anche inclusivo, che non imponga cioè l’abbandono di determinate zone private del fondamentali diritti alla mobilità e alla libera scelta del luogo in cui vivere. ◆ R.N. PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 47 Abruzzo HOUSE ORGAN mensile della Uiltrasporti ANNO 2012 - N.7 a cura del Servizio Comunicazione Responsabile Roberta Rossi Responsabile Editoriale Luigi Simeone Direttore Responsabile Santino Fortino Comitato di Redazione Camillo Benevento, Paolo Collini, Max Colonna, Giuliano Galluccio, Riccardo Mussoni, Roberto Napoleoni, Salvatore Ottonelli, Daniela Panetta, Angelo Patimo, Laura Pulcini Hanno collaborato: Antonio Ascenzi, Vittoria Mezzina, Gianfranco Protano Grafica e Impaginazione Roberta Rossi Edizioni “Per le strade d’Europa srl” Piazza della Libertà,10 - Roma Rivista gratuita Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 00445/92 del 14/07/1992 Stampa GEMMAGRAF 2007 Srl Via Tor de Schiavi, 227 - Roma www.gemmagraf.it 48 PER LE STRADE D’EUROPA Ottobre 2012 www.italuil.it PATRONATO DELLA UIL PENSIONE POSIZIONE ASSICURATIVA • Verifica del diritto (vecchiaia, anzianità o anticipata, invalidità, ai superstiti) e sviluppo di preventivi e conteggi • Presentazione delle domande ai diversi Istituti previdenziali e patrocinio in tutte le fasi di contenzioso amministrativo, medico e legale • Controllo dei trattamenti in pagamento ed eventuale ricostituzione, richiesta di integrazione, supplementi e aumenti previsti dalla legge • Controllo delle trattenute fiscali, supporto nella verifica reddituale per prestazioni previdenziali e assistenziali legate al reddito • Domande di liquidazione delle indennità di buonuscita, controllo delle prestazioni e contenzioso con gli Enti erogatori • Verifica del diritto alla pensione sociale e all’assegno sociale • Consulenza, assistenza, e tutela in materia di previdenza complementare • Verifica delle posizioni assicurative presso gli Istituti previdenziali PRESTAZIONI A SOSTEGNO DEL REDDITO • Richieste dell’indennità di mobilità e di disoccupazione per i lavoratori licenziati • Richieste delle indennità di disoccupazione per i lavoratori agricoli, stagionali e precari del settore pubblico e privato • Richieste all’Inps delle indennità di malattia e maternità in favore di particolari categorie (lavoratori domestici, agricoli, parasubordinati, etc.) • Domande di congedo per maternità, paternità e congedo parentale • Consulenza, assistenza e tutela in materia di anticipazione del trattamento di fine rapporto, permessi per malattia del bambino, permessi per figli con handicap grave, adozioni e affidamenti nazionali e internazionali • Assegno di maternità per casalinghe e lavoratrici discontinue • Contenzioso in materia di indennità di malattia (assenza alla visita di controllo, contestazione dell’esito, etc.) • Richiesta di prestazioni collegate alla tubercolosi • Domanda per la corresponsione dei trattamenti familiari in favore di lavoratori e pensionati • Assegno per il nucleo familiare o le Amministrazioni di appartenenza • Verifica e valorizzazione dei periodi di lavoro all’estero • Denuncia dell’omessa contribuzione e recupero della stessa • Rettifica delle posizioni assicurative in caso di errata registrazione • Accredito della contribuzione figurativa per servizio militare, malattia, maternità, etc. • Richiesta di computo dei servizi per i pubblici dipendenti • Riscatto di specifici periodi (laurea, lavoro all’estero, etc.) • Ricongiunzione in un unico Fondo di previdenza di tutte le diverse posizioni assicurative • Richiesta di autorizzazione ai versamenti volontari, compilazione di bollettini e verifiche SANITÀ E HANDICAP • Riconoscimento dello stato di invalidità per l’iscrizione nelle liste speciali di collocamento • Riconoscimento dello stato di handicap • Assegni e pensioni per invalidi civili, ciechi civili e sordomuti • Indennità di accompagnamento • Esenzione ticket e consulenza SSN • Tutela ed esercizio dei diritti dei portatori di handicap e dei loro familiari • Richiesta di riconoscimento per danni alla salute derivanti da trasfusioni e vaccinazioni IMMIGRAZIONE • Rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno • Rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornati di lungo periodo • Ricongiungimento familiare ED INOLTRE SICUREZZA, INFORTUNI, MALATTIE PROFESSIONALI, CAUSE DI SERVIZIO In caso di infortunio o malattia professionale l’Ital Uil segue il lavoratore in tutte le pratiche, anche in sede giudiziaria, avvalendosi dei propri consulenti medici e legali EMIGRAZIONE SERVIZIO CIVILE L’Ital Uil è un valido supporto per i cittadini residenti all’estero in tutte le fasi che caratterizzano i rapporti con le istituzioni (pratiche per acquisto, riacquisto e conservazione della cittadinanza, rientro nel paese di origine, certificazione, assistenza fiscale, Ici, etc.) e gli enti previdenziali in Italia e all’estero (pensioni in convenzione internazionale, verifica del diritto e conteggi, ricalcoli, ricongiunzioni, etc.) L’Ital Uil ha iniziato la propria attività di servizio civile nel 2003, è accreditato alla prima classe dell’Albo nazionale di servizio civile e ha avviato al servizio numerosi volontari di servizio civile per progetti dedicati ad anziani e cittadini stranieri Il salto di qualità con UIL! CONVENZIONE UIL - UNIPOL VOGLIAMO ESSERE OGNI GIORNO ACCANTO A TE PER OFFRIRTI: Soluzioni innovative Tariffe scontate Garanzie esclusive Servizi aggiuntivi gratuiti Scopri i vantaggi esclusivi previsti dalla Convenzione per gli iscritti e i loro familiari presso le Sedi UIL e le Agenzie Unipol Assicurazioni. Per ogni nuova polizza e conto corrente sottoscritti in Convenzione, Unipol destina 1 Euro al progetto Libera Terra che promuove il riutilizzo sociale e culturale dei beni confiscati alle mafie. Messaggio pubblicitario. Prima della sottoscrizione leggere il Fascicolo Informativo da richiedere in Agenzia e consultabile sul sito www.unipolassicurazioni.it