FIR2006-11(2) - Centro della Famiglia

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FIR2006-11(2) - Centro della Famiglia
SEZIONE DOCUMENTI:
Strumenti di valutazione familiare (9)
Continuiamo questa specifica sezione di “documenti” dedicata alla presentazione degli
strumenti di valutazione di variabili familiari, messi a punto in particolare presso il Centro
Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia dell’Università di Padova. Si tratta in gran parte
di strumenti non pubblicati e quindi riservati, ma che compaiono in molte ricerche degli
ultimi decenni e che, pertanto, hanno a giustificazione dei risultati di ricerca consolidati. Una
copia del materiale diagnostico che verrà illustrato via via in questa sezione, è depositato
presso la biblioteca interdipartimentale di psicologia “Fabio Metelli” dell’Università di
Padova (via Venezia, 10) e può essere consultata da ricercatori, studenti e operatori secondo
il regolamento della biblioteca stessa. Salvo ulteriori precisazioni, la proprietà di questi
strumenti è del CIRF e l’eventuale utilizzo a scopo di ricerca e/o formativo-clinico va
concordato direttamente con il Centro.
Questionario dello Stile Relazionale
Genitoriale Percepito (QSRGP)
Walter Colesso
Il questionario, che nasce dall’operazionalizazione di modelli della Teoria della Competenza Relazionale di L’Abate (1995), valuta le modalità relazionali dei genitori, così come percepite da figli adulti.
Le caratteristiche relazionali dei genitori sono state oggetto di studio in diversi filoni di
ricerca, per scopi diversi.
Gli stili genitoriali nella letteratura
Diana Baumrind (1971) si interessò delle conseguenze che lo stile educativo adottato dai
genitori poteva avere sui figli. In particolare evidenziò quattro aspetti del comportamento educativo: sostegno affettivo, vale a dire calore e sollecitudine verso i figli; modalità del controllo
sulle azioni dei figli, vale a dire regole e punizioni; capacità di comunicare con i figli; la richiesta di comportamento maturo ossia le aspettative della condotta dei figli appropriata all’età.
Coerentemente a queste quattro caratteristiche genitoriali, Baumrind delineò tre modelli di stile
educativo: Stile Autoritario, Stile Permissivo e Stile Autorevole. Successivamente propose un
quarto Stile Tradizionale (Baumrind, 1993). La ricerca fu condotta su bambini della scuola
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Strumenti di valutazione familiare
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materna e adolescenti. Consisteva nel valutare il comportamento dei bambini o adolescenti,
mettendolo in relazione con lo stile di comportamento analizzato mediante interviste ottenute
da entrambi i genitori separatamente su ciò che pensavano e su ciò che facevano per educare i
figli. Lo studio degli stili relazionali era quindi di tipo sincronico su genitori e figli.
Altro filone di studi che si occupò della caratteristiche genitoriali fu quella dell’emotività espressa (Expressed Emotion). Nato inizialmente per la ricerca sul decorso dei disturbi psichiatrici in funzione del tipo di famiglia, si è in seguito esteso alla ricerca sociale applicata alle
famiglie, agli interventi psicosociali tanto sui pazienti psichiatrici quanto sulle famiglie. L’emotività espressa è la misurazione di alcune caratteristiche dell’ambiente emotivo familiare
nel corso di varie patologie, disturbi o problemi in genere – ma non esclusivamente – psichiatrici, primo tra tutti la schizofrenia. Più specificatamente è un indice della “temperatura emotiva” nell’ambiente familiare: un indicatore dell’intensità della risposta emotiva del familiare,
rivelatore della mancanza di affetto del familiare o del suo interessamento eccessivamente invadente nei confronti del paziente. La definizione dell’emotività espressa si fonda su quattro
elementi: una famiglia; un problema non transitorio, rilevante per la famiglia stessa e riferibile
ad un singolo familiare; l’emotività, il grado di coinvolgimento che gli altri familiari rivolgono
verso il portatore del problema; la possibilità di misurare e quantificare la presenza e il grado
di tale coinvolgimento emotivo (Bertrando, 1997). Uno strumento tipico è la Camberwell
Family Interview (Brown e Rutter, 1966) che categorizza la famiglia secondo l’alta o bassa
emotività espressa. La valutazione consiste nel valutare materiale registrato frutto di interviste
semistrutturate a cui viene sottoposto ciascun componente della famiglia, secondo cinque scale: Critica, Ostilità, Ipercoinvolgimento Emotivo, Calore Affettivo e Commenti Positivi. L’inchiesta riguarda i tre mesi precedenti al colloquio. Questo tipo di studio è di tipo diacronico
anche se riferito al passato recente: le informazioni possono essere soggette a distorsioni poiché frutto di una rievocazione a posteriori.
Parker, Tupling e Brown (1979) per studiare il grado di disfunzionalità della famiglia in
soggetti con disturbi affettivi costruirono il Parental Bonding Inventory-PBI per mezzo del
quale giunsero a classificare padri e madri in quattro categorie secondo la combinazione di due
scale: prendersi cura (Care) e iperprotezione (Overprotection). Lo strumento consta di due
questionari, uno riferito alla madre e l’altro al padre, che il soggetto deve compilare pensando
al rapporto vissuto con i propri genitori nei primi 16 anni di vita. Si tratta quindi di una valutazione sulle caratteristiche genitoriali come percepite dal soggetto e riferite a molti anni addietro. Lo studio è di tipo diacronico riferito ad un passato remoto: le distorsioni delle informazioni possono essere consistenti.
Obiettivi del QSRPG
Il principale scopo del QSRG, proprio perché nato all’interno della teoria di competenza
relazionale, è fornire indicazioni relative alla personalità del soggetto: la persona apprende a
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definire se stessa dalla famiglia d’origine, e sviluppa la sua struttura di personalità
(“genotipica”) secondo linee particolarmente individuali che possono ripetere o meno i modelli
generazionali. Può avvenire infatti una trasmissione transgenerazionale delle competenze relazionali (attribuzione di importanza, autodifferenziazione di somiglianza, …), così come emergono dalle pratiche educative dei genitori (L’Abate, 1995). Ecco che il fine dello strumento
non è una valutazione degli stili relazionali dei propri genitori, ma come questi vengono percepite dal soggetto poiché costitutivi – secondo un’ottica interazionista - della sua personalità
(livello genotipico). Non si pone così il problema della sincronicità o diacronicità delle informazioni, delle distorsioni, perché il modo in cui gli stili relazionali sono percepiti sono un indice della costituzione della personalità del soggetto.
Il QSRG fornisce così un indice, che unitamente ad altre misure, può contribuire nella
“convergenza delle fonti indipendenti di informazione” (Colesso, 2005) per giungere ad una
diagnosi più dettagliata. Per quanto di minore rilevanza rispetto altre fonti di informazioni,
siamo comunque convinti che tale indice sia comunque utile per avere una conoscenza più ampia della personalità del soggetto.
La Teoria di riferimento
La teoria della competenza relazionale
Lo strumento QSRPG ha come riferimento concettuale la teoria della competenza relazionale introdotta e sviluppata da L’Abate che interpreta il concetto di personalità in chiave
relazionale, distinguendo i vari contesti di vita e dando priorità alle interazioni che hanno più
peso nella costruzione dell’importanza di sé. La messa a punto e lo sviluppo del concetto di
competenza derivano da un’attenta rassegna della letteratura (Brody, 1980; Ford, 1985; Marlowe e Weinberg, 1985, Phillips, 1968; White, 1959; Wine e Smye, 1980). In questo contesto
non si può che fare qualche richiamo, rimandando alle numerose fonti (L’Abate, 1964, 1976,
1985, 1986, 1994, 1995, 1997, 2000, 2005b; L’Abate e De Giacomo, 2003). La competenza
viene definita relazionale perché implica un’interazione della persona all’interno di specifici e
definiti contesti, in cui è chiamata ad agire, muoversi e, soprattutto, mettersi in rapporto: famiglia, lavoro, tempo libero, ambiti di transizione, contesti di spostamento. La competenza relazionale – sinonimo di personalità – è pertanto la somma totale delle competenze dell’individuo
maturate attivamente nei vari contesti e lungo il ciclo di vita; consiste fondamentalmente – usando delle espressioni sintetiche – nelle capacità di amare e di negoziare: la prima riguarda la
prospettiva della “presenza”, o condivisione di essere; la seconda la prospettiva del “potere”,
cioè le relazioni sul piano del fare e dell’avere.
All’interno della teoria, l’influenza delle modalità relazionali dei genitori sono considerate nel modello di profondità, e più precisamente nel livello esplicativo degli antecedenti sto-
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rici generazionali.
Il modello di profondità
Si tratta di un metamodello, che distingue livelli esplicativi e descrittivi del complesso
processo relazionale, e quindi di costruzione della personalità. La comprensione del processo
relazionale è un’impresa complessa… col rischio ricorrente di ipersemplificazioni banalizzanti. D’altra parte ogni costruzione scientifica procede per livelli di conoscenza: come avviene/si
manifesta il fenomeno in esame? É la prima domanda, alla quale incalza una seconda: perché
succede? Parimenti va affrontata la comprensione della competenza relazionale, anzi è necessario fare delle ulteriori distinzioni, come diremo tra breve. Così, per ogni dato raccolto, dobbiamo domandarci a quale livello (o sottodistinzione) appartenga o quali livelli siano implicati.
D’altra parte, anche nelle analisi statistiche più sofisticate, siamo abituati a considerare e misurare la dimensione sotto osservazione distinguendola, se possibile, dai bias ad essa collegati: li
consideriamo “errori”, ma in realtà non lo sono (a meno che non si tratti di “cattive” misurazioni); sono piuttosto frammenti di altre dimensioni che vengono a combinarsi e che, per esigenza di precisione, ci impegniamo a distinguere per poi, eventualmente, assemblare.
Si fa qualche accenno a questi livelli. In primo luogo le modalità abituali delle persone
di comportarsi quando sono in relazione con gli altri “significativi”. É il livello definito fenotipico, che rivela da una parte come il soggetto organizza le proprie risorse per mettersi in relazione e dall’altra lo stile che adotta per gestire queste relazioni. Questo livello è sostanziato di
comportamenti e atteggiamenti che ricorrono nel tempo; di primo acchito può sembrare piuttosto semplice la sua comprensione, ma sia sul piano metodologico come su quello dei contenuti
la complessità è intrinseca (Cusinato, 1988). La psicologia della famiglia ha dovuto fare i conti
con questa complessità fin dall’inizio; per esempio, nella individuazione delle unità di misura
dei fenomeni relazionali: l’individuo, la coppia o la triade? Oppure, altro esempio, nella difficoltà di definire il rapporto tra comportamenti abituali dei membri della famiglia e osservatore:
quest’ultimo forma con i primi un sistema e non risulta semplice scindere i due sottosistemi.
Da qui emerge la necessità di mettere a fuoco un secondo livello descrittivo che permette di
monitorare la persona, o i membri della famiglia, quando è sotto osservazione di tipo clinico,
sperimentale o comunque valutativo (la famiglia sotto “riflettori esterni”). Può infatti emergere
una consistente facciata pubblica, particolari strategie auto denigranti o auto esaltanti, forti tendenza difensive, obiettivi individuali o familiari, normalmente inconfessati, ed altro ancora. Le
discrepanza tra presentazione di sé (della persona o della famiglia rispetto ai contesti esterni) e
le modalità relazionali fenotipiche hanno una grande importanza diagnostica.
Se da questi livelli menzionati passiamo alla ricerca esplicativa dei fenomeni relazionali,
emerge il compito di inferire la costruzione dell’identità personale, intesa come il “precipitato
di tutte le relazioni vissute” e che costituisce la parte genotipica della competenza relazionale,
vale a dire la struttura di sé o visione di sé; concettualmente viene definita come senso di im-
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portanza o senso di valore: “Le relazioni esperite mi dicono che ho un valore, che sono importante (più o meno)”. É qualcosa di permanente, ma non statico; una costruzione consistente e,
allo stesso tempo, dinamica, che si sviluppa in relazione agli altri (vale a dire le persone a vario
titolo significative), secondo un continuo psicofisico di somiglianza-differenza; è in parte automatica e inconscia e in parte frutto di auto determinazione (Deci e Ryan, 1987) e di continui
confronti con gli altri significativi.
La modalità privilegiata per accedere a questo livello esplicativo è tuttavia la individuazione degli antecedenti storici (generazionali, evolutivi e situazionali), cioè la comprensione di
come la persona ha appreso a definire se stessa anche partendo dalla propria famiglia d’origine
(livello generazionale), considerando in particolare eventuali esperienze traumatiche, le influenze fraterne, e soprattutto le modalità (stili) relazionali dei genitori. Gli stili relazionali sono descritti dal modello ARC (L’Abate, 2000).
Il modello ARC
Il modello descrive lo “stile relazionale” di un individuo (ma anche di una coppia e/o
famiglia), ossia la sua capacità di prendere decisioni costruttive e pienamente responsabili per
entrambi e per la relazione, nel raggiungimento degli obiettivi specifici della tappa del ciclo di
vita. Il modello descrive tre tipi di modalità relazionali:
(a) Stile relazionale abusivo-apatico: rappresenta un tipo di relazione determinato dall’abuso, dall’apatia e dall’abbandono. É lo stile relazionale maggiormente disfunzionale, caratterizzato da risposte relazionali molto intense, con imprecazioni colleriche ed esclamazioni spregiative, con possibilità di aggressioni fisiche e verbali, da un lato, e dall’altro l’individuo si
arrende o si occupa della situazione in modo incompetente, inconsistente, contraddittorio, oppure non se ne occupa per niente.
(b) Stile relazionale reattivo-ripetitivo: la persona si comporta reagendo immediatamente oppure allontanandosi dalla situazione. La risposta reattiva è immediata (ad esempio una
replica verbale) o ritardata (ad esempio, invece di reagire il soggetto si ritira dalla situazione).
Il risultato di entrambi i comportamenti consiste nel mantenere inalterata l’interazione, senza
alcun miglioramento. Per questo motivo, le risposte reattive sono per loro natura ripetitive. Lo
stile si trova a metà strada tra funzionalità e disfunzionalità.
(c) Stile relazionale conduttivo-creativo: il soggetto (conduttore) mantiene la calma, seguendo uno spartito o un piano che include il non reagire alla provocazione o allo stress, il ritardare l’azione, raccogliere informazioni pertinenti facendo domande su chiunque stia agendo
in modo provocatorio o stressante, e se questa è l’azione necessaria; agisce seguendo una direzione positiva e meditata in grado di accrescere il sé e l’altro. É lo stile relazionale più funzionale. (L’Abate, 1983; L’Abate, 2000).
Una prima operazionalizzazione del modello è stata proposta da L’Abate con lo stru-
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mento WATMATIAW (L’Abate e De Giacomo, 2003), che valuta lo stile relazionale del soggetto sulla base di ventidue dimensioni: 1. Distanza; 2. Controllo; 3. Positività/Negatività; 4.
Risultati delle interazioni; 5. Caratteristiche; 6. Propensioni di personalità; 7. Stili genitoriali;
8. Pratiche genitoriali; 9. Identificazione; 10. Direzionalità; 11. Dipendenze; 12. Capacità di
amare; 13. Capacità di negoziare; 14. Orientamento del potere; 15. Formazione dell’identità e
orientamento Sessualità; 16. Presentazione di sé; 17. Livello di adattamento; 18. Diagnosi psichiatrica; 19. Famiglia o relazioni intime; 20. Risultati scolastici; 21. Resistenza al cambiamento; 22. Soddisfazione nelle relazioni. Partendo da questo strumento, Cusinato e Colesso
(2006), stanno mettendo a punto un questionario per la valutazione degli Stili Relazionali sulla
base di dieci dimensioni: 1. Stili dei Genitori; 2. Controllo dei propri sentimenti; 3. Ottimismo
– Pessimismo; 4. Distanza – Vicinanza con le persone significative; 5. Capacità di condividere
i dolori; 6. Capacità di dare e ricevere importanza; 7. Disagio psichico; 8. resistenza al cambiamento; 9. Soddisfazione nelle relazioni, 10. Orientamento del potere.
La costruzione dello strumento
Operazionalizzazione del modello degli stili genitoriali
Sulla base del modello ARC, si sono innanzitutto definiti i tre stili relazionali genitoriali.
Lo stile genitoriale Abusivo-Apatico, stile di tipo “distruttivo” (non esistere!). É una modalità relazione ed educativa che esprime distruttività nei confronti del rapporto con il figlio,
ma anche del suo sviluppo. É caratterizzato da abuso fisico, psicologico, e/o indifferenza.
Lo stile genitoriale Reattivo-Ripetitivo, caratterizzato da “stasi” (non crescere!), una modalità relazionale che tende a bloccare ogni forma di crescita e assunzione di responsabilità;
c’è affetto ma è soffocante per lo sviluppo dell’indipendenza.
Lo stile genitoriale Conduttivo-Creativo, modalità relazionale costruttiva (devi diventare
adulto!), caratterizzata da atteggiamenti e comportamenti che promuovono la crescita, la responsabilizzazione e la preparazione necessaria ad un figlio per affrontare l’età adulta.
Sulla base di tali definizioni si sono formulati otto item per la valutazione di ciascun
stile. Si è arrivati così alla costruzione di un questionario con 24 affermazioni da valutare con
scala tipo Likert a tre intervalli. Lo strumento ricavato è stato quindi somministrato a 151 soggetti (età media = 24,7 anni; D.S. = 6,3 anni; maschi = 38; femmine = 113) non clinici, nei mesi di marzo, aprile e maggio 2006.
L’attendibilità e la consistenza di ciascuna scala è stata valutata tramite Alpha di Cronbach,
analisi fattoriale esplorativa e confermativa. Al termine delle analisi si sono selezionate tre scale: la scala dello stile genitoriale Conduttivo-Creativo (SG-CC), costituita da otto item, con
Alpha di Cronbach pari a .89 (Tabella 1); la scala dello stile genitoriale Reattivo-Ripetitivo
(SG-RR), formata da cinque item che hanno registrato un Alpha di Cronbach di .77 (Tabella
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2); la scala dello stile genitoriale Abusivo-Apatico (SG-AA), costituita da cinque item e Alpha
di Cronbach pari a .81 (Tabella 3). L’unicità del fattore individuato da ciascuna scala è stata
confermata per le tre scale, con l’analisi fattoriale esplorativa (Analisi delle componenti principali con rotazione Varimax), mentre la scala SG-RR è l’unica a non avere soddisfatto pienamente il fit nelle analisi fattoriali confermative (Equazioni Strutturali, Lisrel), (Figure 1, 2, 3).
Tabella 1. Scala SG-CC
Item
1. I miei genitori sono esigenti, ma lasciano spazio per crescere.
2. I miei genitori sono comprensivi, ma anche determinati.
3. I miei genitori prendono sul serio le mie opinioni e accettano le mie critiche.
4. I miei genitori sono positivi anche quando rimproverano.
5. I miei genitori rispettano le mie idee e vogliono che rispetti le loro.
6. I miei genitori mi hanno insegnato a guardare alla vita con fiducia e creatività.
7. I miei genitori riconoscono gli sbagli e chiedono scusa.
8. I miei genitori sono affettuosi.
Cronbach’s Alpha = .89
Tabella 2. Scala SG-RR
Item
1. I miei genitori hanno comportamenti violenti con me.
2. I miei non mi hanno mai permesso di fare qualcosa di mia iniziativa.
3. I miei genitori non mi lasciano respirare con la loro presenza ossessiva.
4. I miei genitori mi ricattano.
5. Mio padre (chi mi fa da padre) è intransigente e non ammette repliche.
Cronbach’s Alpha = .77
Validità di costrutto
Secondo la teoria della competenza relazionale, e più precisamente in base al modello
ARC, tra le scale SG-CC ed SG-AA dovrebbe esserci una forte correlazione negativa, in quanto la correlazione è tra funzionalità ed accentuata disfunzionalità delle modalità relazionali ed
educative dei genitori. La correlazione tra le scale SG-CC ed SG-RR deve essere negativa più
debole della precedente, in quanto la disfunzionalità dello stile genitoriale RR è minore rispetto a quella dello stile genitoriale AA. La correlazione tra stile genitoriale RR e stile genitoriale
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Tabella 3. Scala SG-AA
Item
1. I miei genitori mi maltrattano.
2. Sento che i miei genitori sono indifferenti verso la mia vita.
3. Per i miei genitori è come se non esistessi.
4. I miei genitori non sono disponibili quando li cerco.
5. I miei genitori continuamente agiscono in maniera ingiusta nei miei confronti.
Cronbach’s Alpha = .81
Figura 1. Analisi fattoriale confermativa item scala SG-CC
(Stile Genitoriale Conduttivo-Creativo)
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Figura 2. Analisi fattoriale confermativa item scala SG-RR
(Stile Genitoriale Reattivo-Ripetitivo)
AA deve essere positiva in quanto correlazione tra due stili comunque disfunzionali; deve inoltre essere minore di .70 poiché le due scale devono misurare dimensioni diverse. Le correlazioni tra le tre scale sono riportate nella Tabella 4.
Tabella 4. Correlazione tra le scale SG-AA, SG-RR, SG-CC.
Come si vede le correlazioni sono congruenti con i risultati attesi in base alla teoria di riferiSGAA
SGRR
SGRR
.57**
SGCC
- .62**
- .57**
mento: ciò conferma che lo strumento QSRGP misura le dimensioni del modello sul quale è
stato costruito. Questo risultato rappresenta anche una conferma della validità, anche se limitata, del modello ARC sulla base del quale è stato costruito, e quindi più in generale, anche della
Teoria della Competenza Relazionale.
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Figura 3. Analisi fattoriale confermativa item scala SG-AA
(Stile genitoriale Abusivo-Apatico)
Conclusione
Lo strumento QSRGP si propone come strumento per valutare l’aspetto della personalità relativo all’influenza degli stili relazionali dei genitori. Esso conferma il modello che descrive,
ma sono emersi anche dei limiti, soprattutto per quanto riguarda la scala dello stile genitoriale Reattivo – Ripetitivo. É già in progetto una nuova versione dello strumento nel quale sarà
arricchito il numero degli item, specialmente nella scala dello stile genitoriale Reattivo – Ripetitivo. Un ulteriore passo da fare sarà quello di sottoporre lo strumento a verifica di validità concorrente.
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Allegato A
Lo strumento SRGP
QSRGP - QUESTIONARIO DEGLI STILI RELAZIONALI GENITORIALI PERCEPITI
Lo strumento presenta varie situazioni di vita con l’invito applicarle alla tua esperienza di quando stavi
crescendo e di valutarle con la scala posta accanto. Le situazioni sono espresse al presente, ma puoi
intenderle anche nel tempo passato. Al temine controlla di aver valutato tutte le situazioni di vita
Soggetto N.:
Età:
Sesso:
Stato Civile:
Titolo di Studio:
Professione:
sempre
a volte mai
1
I miei genitori sono esigenti, ma lasciano spazio per crescere.
3
2
1
2
I miei genitori sono comprensivi, ma anche determinati.
3
2
1
3
I miei genitori hanno comportamenti violenti con me.
3
2
1
4
I miei genitori mi maltrattano.
3
2
1
5
I miei genitori prendono sul serio le mie opinioni e accettano le mie critiche.
3
2
1
6
I miei genitori sono positivi anche quando rimproverano.
3
2
1
7
I miei non mi hanno mai permesso di fare qualcosa di mia iniziativa.
3
2
1
8
Sento che i miei genitori sono indifferenti verso la mia vita.
3
2
1
9
I miei genitori rispettano le mie idee e vogliono che rispetti le loro.
3
2
1
10
I miei genitori mi hanno insegnato a guardare alla vita con fiducia e creatività.
3
2
1
11
I miei genitori non mi lasciano respirare con la loro presenza ossessiva.
3
2
1
12
Per i miei genitori è come se non esistessi.
3
2
1
13
I miei genitori riconoscono gli sbagli e chiedono scusa.
3
2
1
14
I miei genitori mi ricattano.
3
2
1
15
I miei genitori non sono disponibili quando li cerco.
3
2
1
16
I miei genitori sono affettuosi.
3
2
1
17
Mio padre (chi mi fa da padre) è intransigente e non ammette repliche.
3
2
1
18
I miei genitori continuamente agiscono in maniera ingiusta nei miei confronti.
3
2
1
Item:
Situazioni di vita vissute
Università di Padova
Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia
c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova
tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected]
Strumenti di valutazione familiare
Volume 11, Numero 2, 2006, pag. 170
Allegato B
Standardizzazione Punteggi Grezzi in Punti T delle tre scale SGCC, SGRR, SGAA
Scala SGAA
Stile Genitoriale Abusivo-Apatico
PG
PT
5
44
6
49
7
54
8
59
9
65
10
70
11
75
12
80
13
82
14
87
15
96
Scala SGRR
Stile Genitoriale Reattivo-Ripetitivo
PG
PT
5
41
6
47
7
53
8
58
9
64
10
69
11
75
12
76
13
81
14
92
15
91
Scala SGCC
Stile Genitoriale Conduttivo-Creativo
PG
PT
8
24
9
27
10
29
11
32
12
34
13
37
14
39
15
42
16
44
17
47
18
49
19
52
20
54
21
57
22
59
23
62
24
64
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Volume 11, Numero 2, 2006, pag. 171
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