Le nuvole tornano a casa

Transcript

Le nuvole tornano a casa
Le nuvole tornano a casa
(Rète kthehen ne shtepi)
Premio Speciale della Presidenza “Enrico Maria Salerno” 1998
finalista nel concorso “Ugo Betti” 2001
Personaggi:
Cristina, una ragazza di ventidue anni.
Una donna albanese
A Mirieta, che ce l'ha fatta
QUADRO 1
Una stanza d'albergo di infima categoria. Due lettini, uno rifatto, l'altro che
nasconde la presenza di una persona addormentata, un comodino con il
telefono, un tavolino con sopra una piccola televisione, una tenda che separa la
camera da quella che si potrebbe definire una "zona-bagno". La finestra, con le
persiane abbassate, è ulteriormente sigillata da una sottile traversa di legno
inchiodata. Ovunque, sulle pareti, sono attaccate immagini ritagliate dai giornali
che raffigurano volti di modelle, paesaggi, pubblicità. Per terra bottiglie vuote,
indumenti, vecchie riviste.
La stanza è nella penombra. Da sotto le lenzuola la sagoma si muove. Una
musica di carillon invade la stanza. Suona il telefono. La musica cessa di colpo.
La sagoma nascosta sporge un braccio, solleva il ricevitore, dice una frase in
una lingua incomprensibile e riattacca.
Per un po' nella stanza c'è silenzio. Poi la porta si apre. Entra la donna delle
pulizie con un carrettino pieno di detersivi e stracci.
CRISTINA: Buongiorno! C'è qualcuno? (La sagoma nel letto si muove
impercettibilemente) Mi scusi... Faccio piano... (CRISTINA inizia a rimettere a
posto, cercando di non fare rumore. Aziona per sbaglio la scopa elettrica. La
sagoma del letto dà cenni di insofferenza) Accidenti, che trappole! (cerca di
spengere). Non sono molto pratica... Ecco! (spenge) Se vuole torno tra un po'
(nessuna risposta). Senta... Vuole che ritorni?
La persona sotto il lenzuolo sbuffa, si rigira. CRISTINA alza le spalle e continua a
rimettere a posto. La stanza è in uno stato di abbandono e di sporcizia. LA
DONNA emerge dalle coperte. E' in mutande e non porta reggiseno. Si alza, va
al bagno. La sentiamo lavarsi i denti dietro la tenda. Sembra indifferente alla
presenza della cameriera ma nella sua noncuranza c'è qualcosa di provocatorio
e di rabbioso. CRISTINA è evidentemente intimidita e per questo si concentra
completamente sulle pulizie, a testa bassa. Finalmente LA DONNA torna a letto
e la osserva. CRISTINA ne avverte lo sguardo e si interrompe. Le si rivolge con
fare "amichevole".
CRISTINA: Mi dispiace se l'ho svegliata.
LA DONNA: Non sei la stessa.
CRISTINA: No, infatti, mi chiamo...
LA DONNA distoglie lo sguardo, cerca qualcosa sul comodino.
CRISTINA resta con la frase sospesa, è un po' imbarazzata.
CRISTINA: La signora Gina si è sentita male, allora la sostituisco io per due
settimane.
LA DONNA: Ah-ah!
Prende un deodorante che è sul comodino, se lo spruzza sotto le ascelle.
CRISTINA continua a fissarla.
Che hai da guardare?
CRISTINA: Niente...
CRISTINA riprende a fare le sue faccende.
La donna beve dell'acqua da una bottiglia, la scruta.
LA DONNA: Voglio caffè.
CRISTINA: Mi dispiace ma non è possibile. In questo albergo non serviamo la
colazione. C'è anche il cartello.
CRISTINA fa qualche passo per andarle a mostrare il cartello attaccato alla porta
ma l'altra le fa cenno di desistere. Tira su una rivista da terra e inizia a sfogliarla.
CRISTINA finisce di vuotare il cestino e va a rifare l'altro letto.
LA DONNA: (alza il capo dalla sua lettura e blocca energicamente Cristina) No!
Lascia!
CRISTINA: Ma qui non ci sta nessuno. Mi hanno detto di sfarlo.
LA DONNA: Ho detto lascia stare.
CRISTINA: Va bene. Come vuole...
CRISTINA prende dal suo carrettino del detersivo e sta per recarsi nel bagno.
LA DONNA: Senti... Va via.
CRISTINA: Ma non ho nemmeno iniziato. C'è ancora il bagno da sistemare...
LA DONNA: Ho detto vai via!
LA DONNA riprende a sfogliare la rivista.
CRISTINA: Per quello che me ne importa. (a bassa voce) Se volete vivere nello
sporco, accomodatevi... Che gente!
CRISTINA riprende le sue cose ed esce. LA DONNA si accerta che si sia
allontanata, va al secondo lettino, ricompone con cura le lenzuola. Tira fuori da
sotto le coperte un cuscino sul quale è infilato un vestitino da bambina. Lo
prende e lo stringe a sè.
Lentamente cala il buio.
QUADRO 2
La stessa camera, con un disordine diverso. LA DONNA giace nel letto, col
lenzuolo sulla testa.
CRISTINA: (entra un po' timorosa) Buongiorno...
LA DONNA: (alzandosi di scatto) Cazzo!
CRISTINA: (spaventata, arretra e fa per uscire) OK. Calma, calma! Torno dopo!
LA DONNA si alza, senza guardarla. E' in mutande. Va a prendere le sigarette
sul tavolino. Le fa un cenno con la mano.
CRISTINA: Allora posso entrare? E' un si, quello?
LA DONNA si accende una sigaretta. Poi la appoggia sul tavolo e sta per andare
in bagno.
CRISTINA: Mi scusi... la sigaretta..
LA DONNA si ferma, torna indietro, guarda CRISTINA con evidente insofferenza.
CRISTINA le porge un portacenere per spengere la sigaretta.
CRISTINA: (giustificandosi) Ci sono delle norme antincendio. Se poi prende fuoco
l'albergo...
LA DONNA le sbuffa un po' di fumo in faccia, poi spenge la sigaretta sul tavolo,
senza degnarla di uno sguardo.
CRISTINA: (raccatta il mozzicone e lo mette nel portacenere, commenta sottovoce)
Sei proprio simpatica! Davvero!
LA DONNA si siede sul letto e la guarda. Ha deciso di farle guerra.
LA DONNA: Portami caffè.
CRISTINA: Allora non hai capito? La cucina è chiusa. Se vuoi il caffè c'è la
macchinetta a gettoni, al piano terra. (si fruga nelle tasche del grembiule, le
porge un gettone ) Ecco...(LA DONNA la ignora, solleva una rivista da terra e
comincia a sfogliarla. CRISTINA appoggia il gettone sul comodino) Te lo lascio
qui.
LA DONNA non risponde, canticchia da sola. CRISTINA comincia a buttare via
nella spazzatura tutto quello che trova: foglietti, lattine. LA DONNA la guarda,
sospira, si alza, va al saccone e via via tira fuori le carte che l'altra ha gettato.
CRISTINA: Ah scusa, non sono da buttare quei fogli? Mi sembravano degli
scarabocchi... (legge) "Fantastico"!... "Ecco fatto"!... "Effervescente"!.. Impari
l'italiano?
LA DONNA glieli strappa di mano, va al tavolo e ve li distende sopra.
CRISTINA: (un po' irritata) C'è puzza di chiuso qua dentro!
LA DONNA interrompe la sua azione, la osserva. CRISTINA si dirige verso la
finestra ma non riesce ad aprirla.
CRISTINA: Ma è bloccata?
Fa per tirare su la saracinesca.
LA DONNA: No. Lascia!
CRISTINA: Perché?
LA DONNA: Non si può.
LA DONNA torna lentamente a letto.
CRISTINA: Questo? (prende in mano un reggiseno attaccato alla maniglia). Lo posso
togliere? (LA DONNA sfoglia la rivista senza guardarla) Certo, però, così si
soffoca. Tra il caldo e questo odore di cipolla! Deve venire dalla cucina. (annusa
l'aria) No, è proprio puzzo di fogna.
LA DONNA continua a sfogliare la rivista con indifferenza. CRISTINAa entra nel
bagno. LA DONNA salta su e si mette rapidamente un paio di logori pantaloncini
e una maglietta, come se si vergognasse improvvisamente della sua nudità.
CRISTINA: (f.c.) Che schifo! Ma che è successo qui? E' tutto intasato... (prova a
tirare l'acqua) Va chiamato un idraulico... Ma come hai fatto? (uscendo) Tu non
ne sai nulla vero?
LA DONNA sfoglia energicamente il giornale.
CRISTINA: (sottovoce) Ha ragione lo zio Pino. Siete dei maiali! Ve lo farei pulire a
voi!
Fa per tornare in bagno, urta il tavolo.
LA DONNA: Senti! Voglio leggere.
CRISTINA: Si, scusa, scusa... (torna in bagno) (f.c.) Niente da fare, è otturato! (torna
nella stanza) Ci hai buttato un assorbente? Oh! Dico a te! Ci hai buttato un
assorbente?
LA DONNA: (alza la testa, annoiata) Che cazzo c'è?
CRISTINA indica un cartello.
CRISTINA: Guarda! Leggi! "Non si possono buttare assorbenti nella tazza". (solleva il
cestino da terra) Nel cestino! Capito? Non nella tazza!
LA DONNA accende la televisione.
CRISTINA: E' inutile! Ma te al paese tuo fai così? Vivi come un animale?
LA DONNA alza il volume e continua a sfogliare la rivista.
CRISTINA: Oh! Hai perso la lingua?
LA DONNA alza di nuovo il volume. CRISTINA va al bagno facendosi coraggio.
CRISTINA: Che schifo! Pino mi aveva avvertito che era una situazione allucinante
ma così proprio non me lo immaginavo...
LA DONNA alza ancora il volume, ora altissimo. CRISTINA esce dal bagno
esasperata. Deve gridare per farsi sentire.
CRISTINA: Come si fa a vivere in questo modo? Me lo dici cosa ci hai buttato? Si,
neanche mi risponde questa! Sai che ti dico? Io le mani lì nella merda non ce le
metto. Arrangiati da sola, tanto lo usi te il bagno, mica io! Sono fatti tuoi se è
sporco. Capito? Arrivederci!
Prende i suoi secchi ed esce.
LA DONNA spenge la televisione
Sfoglia la rivista lentamente, poi sempre più veloce, in un crescendo di rabbia e
la getta verso la porta da dove è uscita Cristina.
BUIO di colpo.
QUADRO 3
CRISTINA entra. Stavolta LA DONNA è seduta davanti alla televisione. Indossa
una maglietta e i pantaloni logori di una tuta. Si sta smaltando le unghie.
CRISTINA: Buongiorno! Ah, oggi sei sveglia! Ti ho portato il caffè. Lo vuoi?
LA DONNA si smalta le unghie e canticchia da sola.
CRISTINA: Vabbè, io te lo metto qui, poi fai come ti pare.
CRISTINA posa il bicchiere sul tavolino della televisione e comincia a rimettere a
posto. LA DONNA prende il bicchierino del caffè. Lo assaggia, fa una smorfia.
LA DONNA: Non c'è zucchero.
CRISTINA: Ah, scusa, arriva... Una o due?
Le porge tre bustine. LA DONNA le prende tutte e tre, con un sorrisetto
strafottente. Mette lo zucchero nel caffè strappando la bustina con i denti.
CRISTINA: Ti piace dolce, eh?
LA DONNA mette due delle tre bustine in un cassetto, beve il caffé, accartoccia il
bicchierino di plastica e lo getta nella direzione di CRISTINA. CRISTINA lo
raccoglie e lo butta via, imponendosi controllo. L'altra sorride tra sè, divertita.
LA DONNA: Quando torna l'altra?
CRISTINA: L'altra cameriera? Tra dieci giorni, più o meno. Preferivi la signora Gina,
dì la verità!
LA DONNA: (fa una smorfia, e ricomincia a smaltarsi le unghie) Lei viene, fa finta di
pulire, va via. Non parla mai a me. Pensa che se mi parla, io la ammazzo.
Fa un gesto e un rumore come se tagliasse la gola a qualcuno. CRISTINA si
ferma e la guarda, intimidita.
CRISTINA: Il bagno...Il bagno te l'hanno aggiustato?
LA DONNA continua a smaltarsi le unghie.
CRISTINA: No, ancora no, direi...Ho avvisato Pino, ha detto che chiamava un
idraulico... E' che è estate; non ce ne sono molti in città... Vanno in vacanza.
Hanno i soldi quelli.
LA DONNA: Tanto non lo aggiustano. E' un mese che è così.
Suona il telefono. LA DONNA risponde.
LA DONNA: Hallo! Kush'je!
Butta giù. Prende il telecomando e accende la TV.
CRISTINA: Ti piace la televisione, eh? (sbircia) Cos'è, una telenovela?
LA DONNA: No. Non mi piacciono le telenovela..
CRISTINA: Dai, sei la prima albanese a cui non piacciono!
LA DONNA: Chi ti ha detto che sono albanese?
CRISTINA: Pensavo...
LA DONNA: No, chi ti ha detto?
CRISTINA: Pino. Il direttore.
LA DONNA: (cambiando canale) E poi? Che ti ha detto?
CRISTINA: Niente... Che stai qui con quel tipo, Sergi... che tra qualche giorno ve ne
andate... e basta! Pino è di poche parole, si fa molto gli affari suoi. E anch'io.
LA DONNA: E' un bugiardo.
CRISTINA: Chi? Pino?
LA DONNA:(subito, indicando prudentemente lo schermo) No, quello. Il presentatore.
CRISTINA: Perché è un bugiardo? (LA DONNA non risponde; CRISTINA si avvicina
alla televisione) La guardi molto la televisione, eh? E che c'è sempre a qualsiasi
ora del giorno e della notte? Il quizzone! Che tristezza! Guarda com'è vestita la
valletta, poveraccia!
LA DONNA: Miriana.
CRISTINA: Si, Miriana. Allora Mike lo guardi?
LA DONNA è assorbita dalla televisione. Il suo viso è impenetrabile.
Povera Miriana, le cacciano dei completini che sembra un cocomero! (guardando
LA DONNA che fissa lo schermo) Oh! Ci sei? (La donna non risponde) Macché,
è ipnotizzata, non mi sente nemmeno. (Riprende a lavorare. Si sente la voce di
Mike che presenta il quiz) Parola di undici lettere... Formula magica... E' facile...
La sai? Abracadabra... (schiocca le dita mentre lo dice) Come nei cartoni
animati... Schiocchi le dita e sparisci! Per magia!
LA DONNA: (legge la parola sullo schermo) A-bra-ca-da-bra... (esclama con
entusiasmo) Si! E' giusto... (guarda Cristina con un misto di ammirazione e
invidia) Tu puoi andare in televisione.
CRISTINA: Si, infatti, chiamano me! Sono tutti raccomandati, quelli.
Pausa. LA DONNA cambia nuovamente canale, un documentario. Continua a
smaltarsi le unghie.
CRISTINA: Parli bene italiano! Da quant'è che sei qui? (LA DONNA non risponde)
Guarda che non ti mangio mica se me lo dici (LA DONNA mostra il palmo aperto
della mano) Cinque che? Cinque giorni? (LA DONNA scuote la testa) Mesi?
LA DONNA: Io guardo tanto. Anche in Albania avevo un televisione (fa un verso
buffo, tipo scimmia di Tarzan, a rafforzare la frase)
CRISTINA: Un televisore... Cioè... Si dice il televisore, la televisione...
LA DONNA: (indica la televisione) Io ci vado un giorno.
CRISTINA: Dove?
LA DONNA: Lì. Io so cantare, ballare... Oppure faccio attrice... Qualche cosa faccio.
CRISTINA: Ah, brava! Infatti funziona proprio così in Italia..Tu sai fare qualcosa e zac
vai in televisione...
LA DONNA cerca qualcosa sul comodino. Sono cassette musicali.
LA DONNA: Guarda... Musica italiana.
CRISTINA: "Toto Cutugno", "Umberto Balsamo"... Sei rimasta un po' indietro, cara
mia... Questa è roba vecchiotta.
LA DONNA: Ho pagato molti soldi.
CRISTINA: Ma se si trovano dai marocchini a tremila lire? (nota l'espressione
amareggiata sul volto della donna) No, cioè... E' che a me piace un altro genere.
Mai sentito parlare di "Avion Travel"? "Dirotta su Cuba"? Quelli che fanno...(inizia
a canticchiare un motivo)
LA DONNA: (la interrompe) Si, si... Non mi piacciono.
CRISTINA: Ma se non li conosci nemmeno? (è imbarazzata, gliele rende) Comunque
i gusti son gusti!
LA DONNA è risentita, spenge la televisione e si rinfila a letto.
CRISTINA: Ma la radio per sentirle ce l'hai?
Esita un attimo. Nessuna risposta da sotto le lenzuola.
CRISTINA: Fine della trasmissione?
Nessuna risposta.
CRISTINA: Ti sei offesa perché ho detto che non mi piacciono?
LA DONNA finge di dormire, imitando un russare grottesco.
CRISTINA: Si, che fai, dormi? (esita) Va bene! Ciao.
CRISTINA esce. LA DONNA si solleva sul letto, si guarda intorno, contempla la
stanza in tutto il suo squallore. Poi schiocca le dita.
LA DONNA: Abracadabra.
BUIO.
QUADRO 4
Musica di carillon. LA DONNA nella penombra gioca con un orsacchiotto, danza
e canta una canzone infantile:
LA DONNA: Rosa rosa rosina/blessa trendafila/silluk silluk silluk rumballah...
Parla da sola, rivolgendosi all'orso; lo ha sistemato su una sedia, lo accarezza,
inginocchiata davanti; e gli si rivolge come ad una persona. Entra CRISTINA.
CRISTINA: Che fai lì in terra?
LA DONNA si alza di scatto; nasconde l'orso che era sulla sedia sotto il
materasso del letto vuoto, approfittando del fatto che CRISTINA si è girata a
prendere la radio.
CRISTINA: Ti ho portato una radio... Per sentire la musica... Così ti ascolti un po' di
Toto Cutugno e... abracadabra: la vita ti sorride...
LA DONNA prende la radio senza dire una parola.
CRISTINA: Prego eh? Allora! Oggi: spazzolone! Riuscirà la nostra Cristina a pulire
tutto quanto? Missione impossibile. Certo, la signora Gina non si è data molto da
fare... è difficile capire il colore di questo pavimento.
CRISTINA inizia a dare lo straccio in terra. LA DONNA prende una rivista e
comincia a ritagliare figure. Le stacca con le mani, grossolanamente. CRISTINA
segue di sottecchi l'operazione.
CRISTINA: Avresti bisogno di un paio di forbici.
LA DONNA ritaglia le immagini con cura. Le sistema sul letto, con l'entusiasmo
febbrile di una bambina. CRISTINA si guarda intorno e si accorge delle immagini
sulle pareti.
CRISTINA: Ma che te ne fai di tutte queste figure? (si avvicina e le guarda) Il mare...
la pubblicità della Marbella... Un bambino...Kevin Costner. Carino lui, eh? Piace
anche a te?
LA DONNA continua a giocare con le figure.
CRISTINA: (Tendendole la mano) Io mi chiamo Cristina. E tu? Non me lo vuoi dire?
LA DONNA guarda la mano tesa di CRISTINA, solleva una figura.
LA DONNA: Lorella.
CRISTINA: Ah, un nome italiano.
LA DONNA solleva un'altra figura e se la mette sul volto come fosse una
maschera.
LA DONNA: Mara.
CRISTINA: Lorella o Mara? Ma tu mi prendi in giro, vero? (Le scosta la "maschera"
dalla faccia) Quelli sono nomi finti. La Cuccarini, la Venier. Mi volevi fregare! E
da dove vieni dell'Albania? Questo si può sapere?
LA DONNA: Perché ti interessa?
CRISTINA: Così!
LA DONNA: Conosci Albania?
CRISTINA: No.
LA DONNA: E allora che ti dico a fare?
CRISTINA: Sei proprio una chiacchierona.
Si rimette a dare lo straccio in terra, un po' irritata dal comportamento dell'altra.
Pausa. LA DONNA la guarda per un po', poi si alza, va verso di lei, prende lo
spazzolone che Cristina ha lasciato.
LA DONNA: (con lo spazzolone come se fosse un microfono) “Lasciatemi cantare,
con la chitara in mano...”
CRISTINA: Lascia!
LA DONNA: “...lasciatemi cantare, sono un italiano” (le molla di colpo lo spazzolone,
continua a fissarla divertita)
Cristina ha ripreso a pulire; LA DONNA indica con un piede il pavimento.
LA DONNA: No, no, no. Qui è sporco...
CRISTINA: Così fai le impronte!
LA DONNA: Non hai pulito bene...
CRISTINA: Smetti!
LA DONNA: Neanche qui.
CRISTINA: Ti diverti?
LA DONNA: Neanche tu sei brava a pulire.
CRISTINA: E va bene, non sono una super cameriera professionista... Contenta?
LA DONNA: Per questo stai pochi giorni... Perché non sai fare nulla...
CRISTINA: No... Poi me ne vado io, ho un esame. Zio Pino mi ha detto...
LA DONNA: "Zio Pino"?
CRISTINA: Il direttore dell'albergo. E' mio zio.
LA DONNA: Ah-ah!
LA DONNA fa un risolino e guarda CRISTINA con malizia.
CRISTINA: Cioè... io lo chiamo zio. In realtà è un cugino di mio padre, ma lo conosco
da quando sono piccola. E' sempre stato in casa. Perché fai quella faccia? Lo so
che non fa una gran bella impressione... Ma è diverso da come sembra... E' un
po' arruffone ma in fondo è una brava persona.
LA DONNA: Una brava persona.
CRISTINA: Gli ho rotto tanto le scatole per avere questo lavoro...
LA DONNA: ... una brava persona.
CRISTINA: ... all'inizio non voleva neanche che salissi da te...
LA DONNA: ... una brava persona.
CRISTINA: Che fai? Ripeti? Insomma avevo bisogno di soldi. Visto che in vacanza
non ci vado, i miei sono partiti...
LA DONNA comincia a camminare per la stanza nervosamente, come un
animale in gabbia. Fa esercizi di ginnastica e "conta" i passi come una
prigioniera.
LA DONNA: E che esame devi fare? Stai male?
CRISTINA: No, non un esame medico... Un esame all'Università. Faccio Scienze
Politiche.
LA DONNA: Politica?
CRISTINA: No. Studio per diventare giornalista.
LA DONNA: Così diventi ricca.
CRISTINA: Ah si? Si diventa ricchi col giornalismo? Non lo sapevo. Beh, qualcuno ce
l'ha fatta! Quelli televisivi. Certo, mi piacerebbe diventare un Enzo Biagi, una Lilli
Gruber... ma non è per questo che...
LA DONNA: Anch'io faccio Università un giorno.
CRISTINA: Ma non volevi fare la diva della televisione? E cosa vuoi fare?
LA DONNA: Università.
CRISTINA: Si, ma cosa?
LA DONNA: (gridando) Università!!!!! (va al televisore e lo accende; fa un rapido
zapping)
CRISTINA: Oh, calma! Hai le idee chiare! Oddio, ci sono dei miei compagni di corso
che arrivano al quinto anno e non sanno nemmeno in che si vogliono laureare...
L'Università! Però!
LA DONNA: (In TV c'è un telegiornale) Non mi piacciono giornalisti.
CRISTINA: Perché? Ne conosci molti?
LA DONNA: Ho visti (indica la televisione) Ti fanno parlare, parlare ma non gliene
frega nulla.
CRISTINA: Però servono.
LA DONNA: (spenge la televisione) A cosa?
CRISTINA: Così le persone sono informate.
LA DONNA: E che succede?
CRISTINA: Mio padre dice che aumenta la coscienza sociale...
LA DONNA: E che succede?
CRISTINA: Succede... Che domande difficili... Succede che si sa come stanno le
cose... (raccoglie una rivista da terra) Certo, se ti leggi Novella 2000... (vede LA
DONNA che armeggia per inserire una cassetta nella radio) Aspetta, non si
mette così...
Si avvicina. LA DONNA la fulmina, orgogliosa, con lo sguardo.
LA DONNA: Faccio io!
LA DONNA ha messo una cassetta. La ascoltano. LA DONNA socchiude gli
occhi e inizia a muoversi sulla musica in modo molto sensuale. CRISTINA la
osserva come incantata. LA DONNA riapre gli occhi e la guarda.
CRISTINA: Ti...Ti piace?
LA DONNA: (sarcastica) La radio, il cafè... (si avvicina a CRISTINA e le tocca il seno,
con fare provocatorio e allusivo) Perché fai questi favori?
CRISTINA: (difendendosi, turbata) Così, perché mi va...
Le due sono molto vicine, occhi negli occhi.
LA DONNA: Ah-ah!
LA DONNA spenge la radio.
CRISTINA: (ancora turbata) Beh? Perché la spengi?
LA DONNA: La sento dopo. C'è il sole?
Si avvicina alla finestra. Cerca di guardare fuori.
CRISTINA: Sì, oggi è proprio una bella giornata.
LA DONNA: Niente nuvole.
CRISTINA: (ricomincia a pulire, sospettosa) Già.
LA DONNA: Tu sei di Firenze?
CRISTINA: Si.
LA DONNA: E' bella?
CRISTINA: Bella è bella... E' tranquilla. Se cammini per strada la sera non ti succede
nulla... Da quel punto di vista si sta bene... Ma è proprio questo il problema...
Che non succede mai nulla. Dopo il Rinascimento, che abbiamo avuto?
L'alluvione, il mostro, la bomba... E a settembre, il massimo dello sballo, il
Festival dell'Unità. Il resto è calma piatta. Ma la conosci Firenze, no?
LA DONNA scuote la testa. Comincia a ritirare fuori dal cestino cose che
CRISTINA ha gettato e che a lei sembrano fondamentali: bustine di zucchero,
immagini, foglietti.
CRISTINA: Ma se sono cinque mesi che sei qui? Non esci mai?
LA DONNA: Cosa c'è di bello?
CRISTINA: C'è il Duomo. La cupola, l'avrai vista... Il battistero... Palazzo della
Signoria.
LA DONNA: Tutta roba vecchia.
CRISTINA: Si chiama storia. E tu cosa conosci?
LA DONNA: Maracanà, Kasar, Penny Club...
CRISTINA: Certo, è per questo che uno viene a Firenze... Per le discoteche!
LA DONNA: ... viale con colli.
CRISTINA: Viale dei colli. Piazzale Michelangelo.
LA DONNA: Non ci sono negozi.
CRISTINA: Mica ci si va per lo shopping! E poi cosa conosci?
LA DONNA: (imitando l'accento fiorentino) 'ascine...
CRISTINA: Ah beh, certo!
LA DONNA: (assorta) C'è un posto per cavalli...
CRISTINA: L'ippodromo!
LA DONNA: E anche campi molto grandi...
CRISTINA: Si, la domenica ci andavo sempre in bicicletta quando ero piccola... Con
il babbo... Una volta erano belli i prati... Senza siringhe, senza sporco... Ora
Firenze è diventata uno schifo, con tutte quelle... quei... (si accorge della gaffe,
cambia discorso) C'è anche gente che ci va a pattinare.
LA DONNA: Io vedo macchine... Solo macchine... Ana ha fatto la lista...
CRISTINA: La lista di che? Chi ha fatto la lista?
LA DONNA: (Indica la catenina che Cristina ha al collo, la prende) E' d'oro?
CRISTINA: Ah... Questa catenina? Si, è d'oro! (meccanicamente la tocca per
proteggerla) Che occhio!
LA DONNA: Me la dai?
CRISTINA: Come, te la dò? No, è un regalo.
LA DONNA: Te l'ha data tuo marito?
CRISTINA: (visibilmente a disagio per la vicinanza della donna) No... Non ce l'ho io il
marito!
LA DONNA: E come mai?
CRISTINA: ... E nemmeno il fidanzato!
LA DONNA: E come mai? (allude all’apparecchio, le fa il verso, indicandolo) E come
mai? E come mai?
CRISTINA: (con violenza) E come mai!! (La Donna ha un sussulto, Cristina si
allontana) Perché non ho ancora trovato la persona giusta. Sono un po' esigente.
LA DONNA: E come fai se non ti sposi?
CRISTINA: Beh, si può vivere lo stesso, no? Comunque questo è un regalo di mio
padre. E' un paperino. Lui dice che sono...
LA DONNA: (ripete imitandola) "Un paperino".
CRISTINA: La conosci la storia del brutto anatroccolo? E' piccolo, bruttino, nessuno
gli vuole bene, ma poi all'improvviso... Ecco, secondo lui mi manca poco così per
diventare cigno!
Comincia a rifare il secondo lettino. Tira fuori da sotto il lenzuolo il cuscino con il
vestito, lo guarda stupita.
CRISTINA: E questo vestito che ci fa qui sul cuscino? Non sei un po' grandina per
giocare alle bambole? (prende il cuscino con sopra il vestitino da bambina)
LA DONNA: (si slancia contro di lei) Lascia!
CRISTINA: Accidenti, è piccolissimo!
LA DONNA: Ti ho detto non toccare.
CRISTINA: Ma come fai a entrarci qui dentro?
LA DONNA: Lascia. Lascia ho detto (la strattona, e la fissa con odio per un attimo,
poi le strappa di mano il cuscino e lo nasconde sotto al letto) E' di Ana.
CRISTINA: Ana? Chi è questa Ana? Quanto te la prendi, era solo un cuscino...
LA DONNA: E' "mio", "mio" cuscino. Ho un sacco di roba qui, che credi? Ho vestito
(lo tira su dal letto e glielo mostra) e anche scarpe... (Le prende da sotto il letto e
gliele tira con violenza) Scarpe... Scarpe... Scarpe...
CRISTINA: Ehi! Fai piano... Però... (ne prende una: sono scarpe ovviamente
volgarissime) Roba di lusso... Anch'io scarpe di lusso, (mostra le sue) Superga...
Imitazione! Trentamila lire...
LA DONNA: Perché non te le compri?
CRISTINA: Si, così sembro una... (si accorge di aver fatto di nuovo una gaffe) No, è
che io su quei tacchi casco dopo un minuto. E poi non sono ricca come te!
Pausa. Le due si guardano. CRISTINA è dispiaciuta. Anche LA DONNA abbassa
lo sguardo.
LA DONNA: Tuo padre non è ricco?
LA DONNA va in bagno.
CRISTINA: Anche se ce li avesse, figurati se li darebbe a me! I soldi uno se li deve
guadagnare. E' uno di quei comunisti vecchia maniera...
LA DONNA: (dal bagno) Ah, comunista!
CRISTINA: Che vuol dire "Ah, comunista"? Si, lo so che da voi i comunisti hanno
fatto un gran casino. Ma anche quelli che avete adesso...
LA DONNA: (dal bagno) Prima si stava bene. Ora nessuno ha più lavoro, più niente...
CRISTINA: Però non eravate liberi...
LA DONNA: (uscendo) E' uguale. A me basta mangiare. Che me frega a me d'essere
libera?
CRISTINA: Eh no, proprio uguale non è. Comunque da noi i comunisti sono diversi.
Oddio, ormai cos' è un comunista?
LA DONNA: Brave persone.
CRISTINA: ... Un pezzo da museo...
LA DONNA: Brave persone.
CRISTINA: Ridagli con le brave persone. Comunque io parlavo di mio padre. Ce ne
vorrebbero in Italia di persone oneste come lui.
LA DONNA: Come si chiama il tuo padre?
CRISTINA: Il "mio padre" si chiama Antonio. Perché?
LA DONNA: (sorridendo con cattiveria) Io conosco Antonio.
CRISTINA: (un po' seccata) E' un nome abbastanza comune. E poi ne sentirai tanti
di nomi tutti i giorni, no?
LA DONNA: Non me lo dicono mai, il nome.
CRISTINA: Neanche tu me l'hai detto.
Suona il telefono. LA DONNA va a rispondere senza smettere di guardare con
aria di sfida CRISTINA.
LA DONNA: Hallo.
Butta giù.
CRISTINA: (intanto si è avvicinata al tavolino, come attratta) Sei sbrigativa!
LA DONNA: Vuole solo sapere se ci sono.
CRISTINA: Chi?
LA DONNA: Sergi.
CRISTINA: Ma Sergi è il tuo...? (si accorge di entrare in un campo di conversazione
proibito. La donna ha ricominciato a camminare nervosamente per la stanza) E' il
tuo... insomma, si, Sergi è... Sergi! (Si avvicina al comodino, cambiando
discorso) Bello questo rossetto... Un bel colore... E' di moda quest'anno.
LA DONNA annuisce distrattamente.
CRISTINA: Ce l'ho anch'io... (lo posa) Ne hai tanti! Ti piace truccarti?
LA DONNA: E' lavoro.
CRISTINA: (resta in silenzio, poi solleva un pacchetto da cui spunta un indumento e
lo guarda)
LA DONNA: Che guardi?
CRISTINA: (trattenendo un sorrisetto) E questo?
LA DONNA: Un regalo... (fa un gesto volgare che fa capire come l'ha ottenuto) Ho
fatto la brava bambina.
CRISTINA: (tira fuori una squallida guepiere da due soldi. Scoppia a ridere) Dio! E'
terribile!
LA DONNA: Cosa terribile?! E' un regalo.
CRISTINA: Un regalo un po'...
LA DONNA: Un po'?
CRISTINA: No, scusa... I regali che fanno a me sono diversi
LA DONNA: Che regali fano a te?
CRISTINA: Non so, libri, fiori, mi piacciono anche i peluche.
LA DONNA: Tu sei una ragazzina.
CRISTINA: Che c'entra "ragazzina". E' da quando sono piccola che faccio la
collezione. Ne ho anche di rari, che credi? Un armadillo che viene dal Kenia e un
orsetto che mio padre mi ha portato dalla Cina.
LA DONNA: (le va molto vicino, a schernirla) E per uscire con uomini metti peluche?
Orsetto su tette e armadillo in culo? (le gira intorno a schernirla, ripete
"armandillo in culo" come una canzoncina oscena)
CRISTINA: No, è che io in queste cose non mi ci sento, non le trovo sexy su di me...
è una questione di mentalità. I miei, se mi vedessero così (si accosta la
guepiere) mi toglierebbero il saluto.
LA DONNA: (di scatto, riprende la guepiere) E' solo per puttane, eh?
CRISTINA: No, che c'entra...
LA DONNA riaccende la televisione, si richiude nel suo mondo
CRISTINA: Scusa, non ti volevo offendere. (LA DONNA non la considera) Che credi,
che sia facile parlare con te? E' una fatica.
Mentre sta per uscire...
LA DONNA: Grazie... per la radio.
CRISTINA esita un attimo, poi esce.
LA DONNA spenge la televisione., si precipita alla radio, la guarda, la solleva, è
felice. Infila la cassetta. Una musica pop malinconica invade la stanza. La Donna
balla una sua danza solitaria. Suona il telefono. Spenge la musica. Va a
rispondere.
LA DONNA: Hallo? Po, Sergi, po!
Riattacca.
Resta un attimo immobile, si guarda intorno sconsolata poi con rabbia mette via
la cassetta e nasconde la radio; rassegnata, riaccende la televisione.
BUIO.
Se siete interessati a leggere tutto il testo de “Le Nuvole tornano a casa” contattate
direttamente Laura Forti alla sua mail [email protected] o al suo cellulare 339
2959751
“Le Nuvole tornano a casa” è protetto da Siae.