jury chechi - iis Nobili

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jury chechi - iis Nobili
JURY CHECHI
Grande ginnasta, atleta soprannominato per la sua totale
padronanza della disciplina "Il signore degli anelli", Jury
Chechi è nato l'11 ottobre 1969 a Prato. Il giovane Jury
non è particolarmente dotato fisicamente, nè
particolarmente muscoloso, ma fin da subito manifesta
un'innata vivacità e un gran desiderio di sperimentare tutto
quello che vede intorno a sè, saltando o arrampicandosi,
tanto che la madre, onesta casalinga, è letteralmente
disperata.
Nel raccontare la decisione della famiglia di portarlo in
palestra, lui stesso ha detto: "Quando, all'età di cinque
anni ho eseguito il mio primo Tzukahara alzandomi dal
letto per andare all'asilo, la mia famiglia ha intravisto per
me una luminosa carriera ginnica. Per questo motivo,
dopo vari lampadari staccati, divani sfondati ed alcune
crisi nevrotico-isteriche di mia mamma casalinga
impegnata, sono stato portato, all'età di sette anni, alla
palestra Etruria Prato dove ha avuto inizio la mia
carriera sportiva sotto la guida esperta di Tiziano
Adofetti".
E' fuor di dubbio che quel ragazzo dai capelli rossi e dallo sguardo simpatico nasconde doti
inaspettate, che fanno ben promettere. Si allena con costanza e sviluppa una buona tecnica:
comincia a partecipare alle prime gare. Gli inizi sono promettenti, considerando che al primo
appuntamento importante non fallisce il colpo. Si tratta del Campionato Regionale Toscano del
1977, al quale si classifica primo. La gioia è tanta, Jury è al settimo cielo così come i familiari,
orgogliosi di aver intravisto fin da subito la strada giusta da far percorrere al figlio.
Nel 1984 è chiamato nella Nazionale juniores ma, per poter continuare a fare ginnastica ad alto
livello, è costretto a trasferirsi a Varese, presso il centro nazionale diretto da Bruno Franceschetti,
un grande allenatore che da quel momento diventerà la sua ombra. Jury non delude: dopo la
preparazione effettuata con Franceschetti inizia una serie di vittorie importanti. Vince
consecutivamente i Campionati Italiani dal 1989 al 1995, i Giochi del Mediterraneo, le Universiadi
e la Coppa Europa. Di diverso rilievo sono i quattro titoli europei agli anelli (1990, 1992, 1994,
1996), i cinque titoli mondiali, sempre agli anelli (dal 1993 al 1997) e la tanto ambita medaglia
d'oro alle Olimpiadi di Atlanta 1996.
Bisogna tuttavia specificare un fatto importante, e cioè che Jury, nel bel mezzo della sua sfolgorante
carriera, ha subito un trauma notevole che avrebbe potuto fermarlo per sempre, ossia la rottura del
tendine d'Achille, rotto un mese prima delle Olimpiadi di Barcellona 1992. Jury andrà a quelle
olimpiadi solo in veste di commentatore. Qattro anni dopo, ristabilitosi, tornerà vincitore grazie
anche alla sua immensa forza di volontà.
In seguito la sfortuna ha continuato a perseguitarlo con altri gravi incidenti.
Un brutto infortunio al braccio gli ha impedito di partecipare alle Olimpiadi di Sydney 2000
mettendo in dubbio la sua intera carriera. Jury stesso ha dichiarato: "Dovrò abbandonare non per
mia scelta. Il problema fisico c'è e poi non ho più l'età per rimettermi in gioco e soprattutto mi
mancano le motivazioni. Ma non per questo voglio sentirmi una vittima. Sono un atleta fortunato
che ha raggiunto gli obiettivi prefissati, coronando il suo sogno di sportivo. Per questo voglio che
tutti mi ricordino sorridente ad Atlanta, con l'oro al collo e non infortunato e triste".
JURY CHECHI
Nell'anno 2001 Jury Chechi è stato eletto presidente della Commissione Nazionale Atleti del CONI,
carica che ha ricoperto per il quadriennio olimpico 2001-2004.
Il campione, sempre acuto e intelligente nei suoi interventi pubblici, si è anche espresso nei
confronti del dilagante e preoccupante fenomeno del doping, usando belle e significative parole che
riportiamo integralmente: "Credo che lo sport sia innanzitutto una grande scuola di vita; io dallo
sport ho avuto la soddisfazione di grandi successi, ma la mia vita, quella di tutti i giorni, la vivo
seguendo l'insegnamento che questa scuola mi ha dato: il rispetto per l'avversario, il rispetto per le
regole e, soprattutto, il rispetto per sè stessi e per il proprio corpo. Chi fa uso di sostanze dopanti
non rispetta le regole, non rispetta l'avversario e non rispetta se stesso tanto meno la propria
salute, abusa del proprio corpo. Detto in una parola chi fa uso di doping è un baro. Cari ragazzi,
non credete anche voi che soddisfi di più una sconfitta pulita, che una vittoria ottenuta barando?".
Nel 2004 Jury si è ripresentato alle Olimpiadi di Atene con tanta voglia di riscatto. Con grande
orgoglio è stato lui a portare il Tricolore durante la cerimonia di apertura. A 33 anni l'Olimpiade
ateniese era la sua ultima chance, e Jury Chechi con grande merito ha compiuto l'impresa di
raggiungere il podio: la medaglia è stata di bronzo ma il valore sportivo e umano hanno superato di
gran lunga quello del metallo più prezioso. In fondo tutti i tifosi italiani sapevano che gli anelli
riservano poteri magici.
Nella primavera del 2005 è uscito il suo libro "Semplicemente Jury" (scritto con Carlo Annese,
della Gazzetta dello Sport), una storia di sport autobiografica, ma soprattutto un vero e proprio libro
motivazionale, che racconta come trovare in se stessi la forza per superare gli ostacoli e arrivare a
vincere.