Istituto MEME: L`energia della voce e del canto tra adolescenti con

Transcript

Istituto MEME: L`energia della voce e del canto tra adolescenti con
Istituto MEME
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
L'energia della voce e del canto tra adolescenti con
diverse abilità: si accende la consapevolezza del sé
Scuola di Specializzazione:
Relatore:
Contesto di Project Work:
Tesista Specializzando:
Musicoterapia
Dott.ssa Roberta Frison
IPSIA “Fermo Corni”, Modena
Dott.ssa Francesca Curti Giardina
Anno di corso: Secondo
Modena: 26/05/2009
Anno Accademico: 2008 - /2009
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Alla piccola Roberta
“Non è forse nella voce, nel grido, nel pianto che
si materializza il primo impulso della vita, la prima
espressione di sé?...”
___________________________________________________________________
2
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Indice generale
Premessa: ...........................................................................................................................4
Cap. I - La “magia” del canto e la sua efficacia in musicoterapia.....................................6
I.I. Il carattere istintivo del canto..................................................................................6
I.II L'identità sonora riscoperta dal canto .....................................................................7
I.III I campi di applicazione della “canto-terapia” .......................................................8
Cap II –Conferme degli effetti benefici dell'attività canora ............................................11
II.I La Psicofonia ........................................................................................................11
II.II – La metodologia della voce-persona..................................................................12
Cap. III – Si scende in campo..........................................................................................14
Project Work di Musicoterapia ...................................................................................14
Conclusione ................................................................................................................37
Bibliografia .................................................................................................................38
___________________________________________________________________
3
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Premessa:
Una fiaba fa da premessa a questo mio lavoro. La scelta nasce dalla ferma convinzione
che lo strumento della fantasia riesce spesso ad esprimere concetti importanti e a
trasmettere ai lettori significati profondi, lasciando tracce indelebili...
“Il giardino delle note”
Anna lavorava in una scuola e, durante la sua carriera scolastica, aveva conosciuto
diversi tipi di ragazzi, dai più vivaci ai più timidi e soprattutto quelli con vari problemi
di natura fisica e psicologica rispetto ai quali si sentiva impreparata e impotente, dal
momento che non sapeva come comunicare con loro e farli sentire a proprio agio.
Le faceva male vedere quegli occhi spenti e tristi, sintomo rivelatore di una solitudine
innaturale data la giovane età.
Una notte, dopo un ennesimo fallimento, Anna sognò di trovarsi in un lungo sentiero
alberato, il cielo era limpido e luminoso, il sole appena tiepido. Improvvisamente si vide
attorniata da un vasto prato, su alcune panchine e seduti sul prato c'erano dei ragazzi;
ma contrariamente a ciò che si sarebbe immaginato, regnava il più assoluto silenzio
dove avrebbero dovuto esserci gioia e allegria. I visi di quelle creature erano cupi, senza
vita, non c'era sorriso, sedevano compunti, lo sguardo perso nel vuoto. Non una parola,
non un suono, non un movimento, l'unico suono o per meglio dire rumore proveniva dal
cigolio di un' altalena, dove un giovane si dondolava, come un robot.
Ad un tratto come per magia si levò una brezza leggera e nell'aria apparvero in volo
dei candidi fogli di musica da cui caddero migliaia e migliaia di note d'argento che
brillavano vivide sotto i raggi del sole. Tutto gioì di questo insolito spettacolo: il sole
sfolgorò contento, il cielo divenne più azzurro e il verde ancora più brillante.
Volteggiando le note formavano parole e musica che pian piano riuscirono a scuotere
quell'immobilità e, inaspettatamente, avvenne un prodigio: si levò dalle bocche dei
ragazzi un canto gioioso, gli occhi si illuminarono, le mani si cercarono formando un
cerchio.
Qualcuno, preso da un'irresistibile voglia, provò a suonare usando quello che trovava a
portata di mano, un rametto, dei sassolini, un barattolo di latta. Le note intanto,
___________________________________________________________________
4
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
muovendosi in circolo, si andavano a sistemare su un luminoso pentagramma, per poi
mescolarsi di continuo creando altra musica, altre canzoni. I giovani le seguivano
affascinati cercando di afferrarle con le mani e intonandone i motivi.
Anna non osò turbare né con la voce né col movimento quell'incredibile spettacolo e
romperne l'incanto. Avrebbe voluto continuare a guardare, ma si destò e al mattino,
ricordando ogni particolare del sogno, esclamò ad alta voce: “Ecco la soluzione!”. E più
tardi tornando a scuola mise in atto ciò che aveva scoperto e appreso: il magico potere
della musica avrebbe potuto rasserenare ed allietare lo spirito dei ragazzi da cui era
spesso attorniata, riuscendo a dare loro fiducia, una possibilità in più per comunicare e
non sentirsi sempre esclusi dalla vita e dalla realtà.
___________________________________________________________________
5
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Cap. I - La “magia” del canto e la sua
efficacia in musicoterapia
I.I. Il carattere istintivo del canto
“In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto”1:
leggendo queste parole mi è apparsa davanti agli occhi l'immagine di una forza naturale
come può esserlo una tempesta che al suo passaggio muove il mondo e il mondo è fatto
soprattutto di persone. Il canto proprio come un improvviso evento naturale “smuove”
l'essere umano nella sua totalità, in modo istintivo, coinvolgendo sia la sfera
psicologico-emozionale che quella corporea. Ciò vuol dire che utilizzare la voce, tanto
più quella cantata, apre naturalmente a nuovi stimoli che una volta accettati facilitano
l'espressione di emozioni e sentimenti, il cui “svelamento” procura effetti benefici anche
al corpo; gli organi interni, i muscoli, le ghiandole principali infatti vengono stimolate
dalle vibrazioni della voce che influiscono positivamente sull'andamento dei ritmi
cardiaci e respiratori. La voce cantata, tesoro insospettato che ciascuno porta dentro di
sé, risveglia inoltre l'esperienza creativa che rappresenta un nuovo e maggiore input a
prendere coscienza di sé, a sviluppare fiducia e a provare benessere.
L'uomo conosce il potere del canto sul comportamento e sulla fisiologia degli esseri
viventi sin dalle sue origini, in molte società primitive infatti il mago accompagnandosi
con la musica intonava formule magiche che si pensava procurassero la guarigione di
determinati soggetti: la voce umana ha sempre avuto la sua parte di rilievo. Fa parte
della natura dell'uomo esprimere le esperienze del proprio io attraverso la voce e il
canto che hanno origine dalle proprie corde vocali e costituiscono quindi strumenti
interni, saperi innati che nessuno può togliergli e che ricollegano a uno stato di
autenticità e di verità profonde.
Tutti gli stupendi strumenti musicali che abbiamo a disposizione esprimono molto di noi
quando li suoniamo ma il carattere profondamente interno e istintivo della vocalità fa si
che senza pensarci troppo, riusciamo ad intonare o fischiettare un semplice motivetto in
qualsiasi momento, esprimendo qualcosa e aprendoci alla vita.. senza passare
1
M. Barbery, “L'eleganza del riccio”, pp. 178-179, ed. e/o 2007
___________________________________________________________________
6
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
necessariamente per atti più razionali e temporalmente più lunghi. La voce è qualcosa di
più di uno strumento: “La voce è la persona con i suoi slanci e con le sue paure, con le
sue certezze e con le sue contraddizioni, con le sue radici ancorate all'eterno e con il suo
problematico divenire.
Classificare la voce come strumento significa alterarne e disconoscerne la missione
rappresentativa della personalità”2.
In Musicoterapia l'aspetto dell'espressione è di primaria importanza, riuscire ad aprire
canali di comunicazione attraverso cui i pazienti possano esprimersi, tramite i suoni,
costituisce il punto di partenza di un processo di recupero. L'uso della voce cantata in
suddetta disciplina può risultare efficace in quanto può accadere che il paziente, durante
una seduta, “entri in gioco” in maniera più naturale utilizzando qualcosa che GLI
APPARTIENE e che quindi lo mette più facilmente in COMUNICAZIONE prima con il
suo corpo da cui provengono i suoni, quindi con sé stesso, e poi con gli altri. Cantando
non è solo l'apparato sensoriale esterno a entrare in gioco ma soprattutto quello interno
che funge da canale di trasmissione e il paziente “si sente” cantare, riuscendo a
comunicare ciò che con le parole spesso gli riesce difficile esternare: “Voce e canto
costituiscono il luogo per eccellenza di proiezione dei complessi non verbali del
paziente nel corso della sua evoluzione”3.
I.II L'identità sonora riscoperta dal canto
L'espressione canora facilita anche la scoperta dell' ISO, (dal greco isos-uguale)
(concetto introdotto e approfondito dal prof. R. Benenzon), che può essere definito
come l'insieme infinito di energie sonore che appartengono a ciascuno di noi e che ci
caratterizza. Tale movimento energetico è formato dall'eredità sonora quindi dai vissuti
sonori intrauterini e dalle esperienze sonore dalla nascita all'età adulta. Esistono quattro
tipologie di ISO: universale, gestaltico, complementare, gruppale. Il primo riguarda le
energie sonore arcaiche, ancestrali, ereditate geneticamente nei millenni, contenute a
livello inconscio: un ritmo basale (come quello di sistole-diastole, inspirazioneespirazione), il rumore del vento, dell'acqua, ninna nanne, appartengono all'ISO
universale. L'ISO gestaltico comprende le energie sonore prodotte dal momento del
2 B. Streito, “Coralità, conoscenza, comunicazione, società”, p. 12, ed. Gens
3 R. Benenzon, “Manuale di Musicoterapia”, p. 60, ed. Borla
___________________________________________________________________
7
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
concepimento contenute anch'esse a livello inconscio, quindi la voce della madre, il
flusso sanguigno, i rumori intestinali, i suoni portati dal liquido amniotico, i suoni del
corpo materno. L'ISO complementare racchiude i suoni prodotti dalle influenze
ambientali e dinamiche sull' ISO gestaltico e l' ISO gruppale i suoni prodotti nella fase
di interazione all' interno di un determinato gruppo.
La Musicoterapia basata sul principio dell'ISO, cerca una rispondenza empatica con
l'identità sonora del soggetto per utilizzarla poi come mezzo di terapia sul paziente il
quale scoprendo o riscoprendo il proprio vissuto sonoro riacquista qualcosa di sé, che
gli può procurare nuova fiducia e stimolarlo a comunicare. Spesso motivi e canzoni
intonate istintivamente o proposte dal terapeuta rispecchiano parte di un “passato”
musicale i cui frammenti sparsi man mano si rimettono insieme e risuonano
empaticamente con il soggetto, riaprendolo alla comunicazione.
I.III I campi di applicazione della “canto-terapia”
Il carattere fortemente olistico (dal greco holon-tutto) dell' attività canora che provoca
allo stesso tempo in un paziente reazioni emotive e risposte fisiologiche, fa si che l' uso
del canto in musicoterapia risulti adatto con pazienti affetti da sindromi e disturbi
diversi.
Nelle Sindromi da Demenza che causano la perdita delle funzioni intellettive primarie
(pensare, ricordare, ragionare) di gravità tale da interferire con i più semplici atti
quotidiani, intervenire con il canto può portare a risultati positivi. Infatti negli anziani
affetti da Malattia di Alzheimer ad esempio, l'ascolto e soprattutto l'esecuzione di brani
cantati che li riportano indietro nel tempo, fa ritrovare in un modo naturale la
consapevolezza di sé fisica ed emozionale che può in parte oscurare quelle situazioni di
rottura dell'armonicità della persona e di conseguente fragilità nella vita affettiva e
sociale, proprie della Demenza.
Per i pazienti affetti dal Morbo di Parkinson, malattia che colpisce il sistema motorio e
rende difficili le funzioni quotidiane, cantare permette di controllare i muscoli per
l'emissione della voce, la pronuncia, il ritmo, la velocità dell'eloquio e di entrare in
contatto con il proprio corpo inducendolo a un controllo dei tempi corporei, spesso
___________________________________________________________________
8
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
scomposti, e aiutandolo nello svolgimento di azioni quali il mangiare o il vestirsi. Nei
casi di Ritardo Mentale, che caratterizza individui la cui efficienza intellettiva è
inferiore alla media, lo strumento canoro può essere sfruttato per stimolare le
compromesse capacità di apprendimento e di comunicazione aprendo i soggetti a una
maggiore comprensione di parole, partendo ad esempio dai testi di canzoni preferite, e
facendoli sentire meno esclusi dal vortice di informazioni del mondo reale...
L' efficacia del canto è riscontrabile per i disturbi relativi all'uso della parola che
riguardano l'articolazione, il linguaggio espressivo, la comprensione del linguaggio:
“All'improvviso la loro disabilità, quel loro essere tagliati fuori, sembra molto più lieve;
il canto è pur sempre un'importantissima comunicazione esistenziale che può esprimere
pensieri e sentimenti che non sono più formulabili con il linguaggio orale”4. Nella sua
opera Oliver Sacks parlando di pazienti privi della facoltà di linguaggio, racconta di uno
in particolare che in seguito a una grave afasia acquisita, aveva perso totalmente l'uso
della parola: “Ma un giorno si sentì il signor S. cantare un brano con grande sentimento
usando solo tre parole della canzone. Da allora grazie al potere naturale del canto,
supportato e rafforzato da sedute di musicoterapia, il signor S. cominciò a mostrare una
ripresa del linguaggio verbale”5. Nel caso di un paziente afasico (afasia, dal greco alfa
privativa=senza e feme=parola) come quello di cui parla Sacks, in cui alcune delle aree
del sistema nervoso compromesse sono quelle deputate all'elaborazione del linguaggio ,
l'attività canora, in relazione al livello di gravità del disturbo raggiunto, supportata dalla
memoria musicale può risultare idonea ai fini della graduale ripresa della facoltà di
linguaggio. Infatti la memoria del paziente è un insieme di ricordi legati anche alle
canzoni più care , che essendo cariche di emozioni, costituiscono una fonte di stimolo
per aiutare l'articolazione delle parole attraverso la loro stessa riproduzione.
Nei pazienti ipoacusici (la vibrazione che la voce dona al corpo, generata dal muscolo
del diaframma, può rappresentare un elemento importante da cui partire per ottenere poi
che il soggetto impari ad intonare; infatti una volta presa consapevolezza praticamente
del diaframma e suo movimento, una vibrazione “sentita” sgradevole fa comprendere se
l'intonazione è corretta oppure no e il paziente ha la possibilità di “ascoltarsi” cantare.
Daniele Gambini, dottore in musicologia, pianista, compositore, sordo dalla nascita così
4
5
O. Sacks, “Musicofilia”, p. 252, ed. Adelphi
O. Sacks, ibidem, p. 250
___________________________________________________________________
9
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
afferma in un documento autobiografico6: “Con grande piacere sto scoprendo di avere
una voce che canta e che intona; suono e vibrazione interna devono corrispondere e
soprattutto si tratta di ascoltare dove si posiziona la voce dentro il proprio corpo”.
E' bene precisare che la voce deve essere usata e stimolata con molta cautela e in
maniera graduale, dal momento che si può giungere con essa a toccare “corde”
profondamente interne:”La voce e il canto sono gli elementi più regressivi e capaci di
risonanza”7. Tanto più nei casi di Schizofrenia, di Disturbi della personalità e del
comportamento,di Sindromi affettive ecc., trovandosi di fronte a soggetti la cui
personalità è spesso completamente alterata, è bene proporre nei tempi giusti e con
cognizione di causa uno strumento che proviene dal mondo interiore, spesso
tempestoso, del suddetto tipo di pazienti.
D'altro canto un paziente schizofrenico (dal greco schizo=scissione e frenòs=cervello)
la cui alterazione del pensiero, del comportamento e dell'emozione sviluppa un essere
frammentato e non più consapevole di sé e della realtà circostante, può ritrovare in una
canzone ascoltata o uscita dalle sue labbra piccoli frammenti della sua persona che il
canto riunisce procurandogli sensazioni di unità, stabilità e quindi benessere.
Comune denominatore dei casi citati e anche di quelli meno gravi non citati è il
concetto di riscoperta della consapevolezza di sé fisica ed emozionale che il canto può
infondere e donare.
Il canto è anche spesso sinonimo di unione: “Ogni volta è un miracolo. Tutta questa
gente, tutte le preoccupazioni, gli odi, i desideri, tutti i turbamenti e le speranze deluse
scompaiono quando i giovani si mettono a cantare insieme. Il corso della vita è
sommerso dal canto, d'improvviso c'è una sensazione di fratellanza e di profonda
solidarietà e le brutture quotidiane si stemperano in una comunione perfetta”8.
All'interno di un gruppo come può esserlo quello di un percorso di musicoterapia
cantare insieme diventa uno strumento contro l'isolamento sociale e verso la
comunicazione con l'altro. Inoltre la “coralità” rafforza la partecipazione ad un obiettivo
comune che rappresenta un elemento importante ai fini del processo di recupero di un
paziente.
6 D.Gambini, dal sito www.musicoterapia.it/La-scoperta-della-voce.html
7 R. Benenzon, “Manuale di Musicoterapia”, p. 60, ed. Borla
8 M. Barbery, “L'eleganza del riccio”, pp. 178-179, ed. e/o 2007
___________________________________________________________________
10
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Cap II –Conferme degli effetti benefici
dell'attività canora
II.I La Psicofonia
Un' interessante conferma degli effetti benefici del canto e del suo utilizzo in
musicoterapia è riscontrabile nella Psicofonia (dal greco psychè-anima e fonos-suono),
una disciplina nata in Francia negli anni cinquanta del Novecento dalle osservazioni di
una cantante lirica, M. L. Aucher, supportate dal consenso del neurofisiologo della
Sorbona P. Cauchard.
Tale disciplina studia il rapporto tra essere umano e suoni e prendendo in
considerazione il carattere olistico dell'attività vocale descritto sopra, si basa sull'idea
che la voce se usata in modo corretto agisce sul sistema neurovegetativo ( che regola le
funzioni vitali del corpo quali la respirazione, il ritmo cardiaco, la pressione sanguigna)
e facilita la liberazione delle emozioni e delle risorse creative.
Usare la propria voce sia per parlare che per cantare permette di essere consapevoli del
proprio corpo e delle emozioni, migliorando le funzioni vitali e l'umore.
La Psicofonia è rivolta a tutti coloro che vogliono imparare ad usare correttamente la
propria voce per poi sfruttarla nell'ambito lavorativo, come dottori, insegnanti, cantanti,
attori. Suddetta disciplina, come accennato prima, ha sicuramente un aspetto terapeutico
congeniale ad interventi di musicoterapia diretti a pazienti con vari disturbi, in cui
riscoprire la propria voce, tanto più quella cantata, aiuta a riacquistare consapevolezza e
fiducia in sé.
In particolare M.L. Aucher, pioniera della Psicofonia, ha fondato in Francia molti
centri di canto prenatale che si sono poi diffusi anche in Italia. In tali centri la madre
impara a rilassarsi in previsione del parto tramite la musica e in particolare il canto con
attività di ascolto e pratica, andando ad arricchire sempre più l'innata vocalità
“maderese” fatta di timbri e suoni dolci propri delle ninna-nanne.
Inoltre l'ascolto della voce e del canto materni stimola nel feto fin dai primi mesi di
vita, maggiore sviluppo delle future percezioni uditive, della vivacità dei riflessi, della
___________________________________________________________________
11
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
memoria uditiva delle voci, tutti elementi che potranno contribuire a rinforzare la
comunicazione futura con la madre e gli altri.
Nel 1960 l'Aucher depositò Presso l'Accademia delle
Scienze di Parigi la sua cartografia a cui appartiene anche
il grafico riportato che indica i punti di risonanza
corporea.
Ad ogni suono emesso nel corpo risuonano una vertebra
e i gangli paravertebrali (noduli facenti parte del sistema
nervoso) che le stanno ai lati da cui si dipartono i nervi
che faranno risuonare gli organi interni che a loro volta
attraverso la struttura nervosa manderanno informazioni
al midollo spinale e da qui al cervello.
In base alla gravità o acutezza dei suoni emessi vibrerà
una determinata parte del corpo. Alle “note” gravi
corrisponde la zona degli arti inferiori che rappresentano
l'equilibrio, la statica, sia fisici che psicologici.
Salendo di tonalità si stimola il bacino, contenitore simbolico delle emozioni più
inconsce legate alla sfera sessuale.
Alle note più acute corrispondono il torace, che riguarda i sentimenti di apertura verso
gli altri, e la testa dove vengono stimolati i processi cognitivi (mentali).
L'applicazione pratica prevista dalla Psicofonia, partendo da una giusta respirazione
che sciolga le tensioni, ha lo scopo di far “sentire risuonare” nel soggetto i punti del
corpo descritti sopra, per fargli riscoprire se stesso e procurargli nuovo benessere.
Vengono proposti semplici esercizi di fonazione e vocalizzi che possono essere
utilizzati anche nei diversi campi di applicazione in cui opera la musicoterapia. Per
l'uomo sono di solito più adatti i toni gravi, per le donne quelli più acuti anche se per
raggiungere i migliori risultati ogni parte del corpo deve essere stimolata a prescindere
dal sesso.
II.II – La metodologia della voce-persona
Giovanni Maria Rossi, compositore, direttore di coro e musicoterapista si è soffermato
___________________________________________________________________
12
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
sul concetto della voce come espressione della personalità, arrivando qualche anno fa,
assieme ad altri suoi colleghi a delineare una vera e propria metodologia della vocepersona, il cui punto di partenza è che alla base dello sviluppo della personalità di
ciascuno - e ragione stessa della sopravvivenza - c'è il bisogno primario della
comunicazione e dell'espressione e che la voce parlata e ancor più quella cantata
riescono più di qualsiasi altra cosa a soddisfare quel bisogno.
La metodologia è rivolta a tutti, ognuno infatti ha il diritto di trovare uno spazio di
riflessione sulle capacità comunicative che dalla propria voce nascono; sono previsti
esercizi di allenamento alla padronanza di sé con tecniche desunte dal training
autogeno, dallo yoga, dallo zen e dalla tecnica vocale proveniente dalla sperimentazione
delle diverse qualità vocali esposte nel rinomato metodo della ricercatrice e cantante
americana Jo Estill: il “Voicecraft”.
In primis una corretta respirazione e gli esercizi ad essa collegati costituiscono una
guida fondamentale all'acquisizione della distensione psico-fisica della persona,
obiettivo necessario da raggiungere per continuare bene il percorso: è chiaro quindi
come training autogeno e yoga, tecniche basate appunto sul rilassamento respiratorio,
possano contribuire in misura notevole al raggiungimento del primo obiettivo.
Il “Voicecraft” si fonda sulla suddivisione dei diversi registri vocali che un soggetto
può utilizzare: il parlato, il Belting-voce di petto, la Voce di testa-qualità del pianto, il
Falsetto e il Twang nasale. Le diverse vocalità sono legate al movimento degli organi di
fonazione principali (laringe, corde vocali, cartilagini aritneoidee ecc.) e provocano la
risonanza dei suoni che si emettono, in determinate parti del corpo.
Gli studiosi del metodo Voce-persona si sono avvalsi della diversità vocale del
Voicecraft per esercitazioni sulla voce, sia individuali che di gruppo, aventi lo scopo di
far risuonare nei soggetti, il corpo in punti precisi, mettendo loro in comunicazione con
se stessi e gli altri. Così si arriva inoltre alla completa armonia tra corpo, voce e
persona.
Questo tipo di pratica ha un taglio musicoterapico avendo come obiettivi la migliore
integrazione della persona tramite l'acquisizione di una maggiore coscienza del proprio
corpo attraverso la respirazione e la vocalità.
___________________________________________________________________
13
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Cap. III – Si scende in campo
Project Work di Musicoterapia
“L'energia della voce e del canto tra adolescenti con diverse abilità: si accende la
consapevolezza del sé”
Presso IPSIA “F. Corni” di Modena
Referente: Prof.ssa G. Stefanazzi
Destinatari degli incontri:
Quattordici ragazzi provenienti da diversi istituti superiori di Modena, affetti da Ritardo
mentale di vario livello, disturbi evolutivi delle abilità scolastiche, disturbi del
linguaggio, dell'umore, disturbi da deficit di attenzione ed iperattività, disturbi motori,
Autismo, Disturbo generalizzato dello sviluppo, Disturbi della comunicazione e
relazione.
Luogo di svolgimento:
Un'aula del “F. Corni” adibita a laboratorio.
Durata e articolazione:
Il progetto è iniziato a Febbraio 2009 e si è concluso ad Aprile 2009, per un totale di
dieci incontri, uno alla settimana, di due ore ciascuno, dalle ore 9.30 alle 11.30 del
mattino.
Ho svolto il progetto in collaborazione con altre due tirocinanti e prima di scendere in
campo ci siamo incontrate per delineare una generale metodologia di intervento: in
seguito gli incontri si sono ripetuti dopo ogni giornata di laboratorio per discutere sui
risultati e apportare modifiche o meno alle attività proposte.
Nell'organizzare il setting, l'obiettivo principale è stato creare un clima di accoglienza,
serenità e allegria in un ambiente quanto più possibile raccolto e rassicurante dove i
ragazzi potessero sentirsi a loro agio.
___________________________________________________________________
14
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Nell'aula abbastanza spaziosa e luminosa, dotata di una discreta acustica, le sedie sono
state disposte in modo circolare assieme a cuscini e tappeti colorati dove i partecipanti
con problemi motori potessero trovare una comoda posizione.
Alcuni degli strumenti utilizzati sono stati disposti sul pavimento, altri su larghe tavole
presenti in aula, tutti erano comunque ben visibili e accessibili, compresi stereo e
computer portatile.
Il percorso ha previsto momenti di gruppo, un lavoro individuale su alcuni ragazzi e la
divisione in sottogruppi dove ognuna di noi si è concentrata su attività musicali
specifiche.
L'accoglienza per i primi incontri è stata di tipo verbale, caratterizzata da calorosi
benvenuto e scambi di opinione sulle attività svolte precedentemente, su sottofondo di
musiche registrate ogni volta diverse.
In seguito chitarra, tastiera e voce hanno accolto i giovani, cantando e suonando i loro
nomi, man mano che arrivavano.
Obiettivi:
Riportare alla luce e utilizzare gli elementi musicali-espressivi dei ragazzi per aprire
loro canali di comunicazione e dargli modo di esprimersi più facilmente e liberamente.
Stimolare le capacità musicali espressive e creative.
Stimolare l'espressione di emozioni e sentimenti.
Educare all'ascolto.
Stimolare l'attenzione e la concentrazione.
Promuovere la partecipazione attiva dei giovani e il consolidamento della
collaborazione con il gruppo.
Promuovere la partecipazione ad un obiettivo comune.
Far acquisire maggiore fiducia in sé stessi e autonomia.
Far riscoprire la consapevolezza di sé tramite lo strumento vocale.
Migliorare la coordinazione spazio-motoria tramite l'uso degli strumenti musicali, del
proprio corpo e della propria voce.
Attività di gruppo:
Manipolazione, esplorazione e classificazione degli strumenti a disposizione.
___________________________________________________________________
15
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Giochi musicali di gruppo.
Imitazione e produzione musicale guidata con voce e strumenti.
Improvvisazione libera.
Ascolto e condivisione di musiche e canzoni preferite.
Canto corale di brani noti.
Accompagnamento di brani proposti o scelti dai ragazzi seguendo determinate cellule
ritmiche.
Pratica dell' “Umanofono” (i ragazzi imparano a sentir risuonare il proprio corpo).
Creazione di favole messe poi in musica dai giovani con gli strumenti e la voce.
Attività individuali e svolte all'interno dei sottogruppi:
Riproduzione improvvisata e in seguito guidata di canzoni scelte dai ragazzi o proposte,
con strumenti e voce.
Esercizi per stimolare l'apprendimento e la memorizzazione delle parole delle canzoni e
del loro significato.
Esercizi di respirazione e rilassamento.
Pratiche vocali ricollegabili a tecniche dello studio del canto.
Esercizi di psicofonia.
Espressione di emozioni provate tramite l'uso dei colori.
Attività sul ritmo con gli strumenti a percussione.
Esercizi per imparare a suonare la chitarra.
Utilizzo della tastiera.
Conclusione: condivisione di emozioni provate durante le attività e scambio di opinioni
sul tipo di pratica musicale svolta in ogni incontro.
Metodologia e strumenti:
Didattica della musica.
Tecniche dello studio del canto.
Esercizi vocali ricollegabili alla Psicofonia.
Apprendimento per imitazione.
Improvvisazione libera.
Dialogo sonoro.
___________________________________________________________________
16
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Ascolto.
Composizione di favole da mettere in musica.
Pratica dell' “Umanofono”.
Uso dello Strumentario Orff (piastre, metallofono, maracas, congas, tamburelli, sonagli,
bastone della pioggia ecc.).
Strumenti aggiunti: clarinetto, kazù, strumenti creati da noi tirocinanti.
Uso di tastiera elettrica e chitarra.
Uso di stereo e computer portatile.
Uso di colori.
Verifiche:
Scambio di opinioni e riflessioni con i ragazzi durante ogni incontro sulle attività svolte,
su eventuali proposte o problemi sorti.
Dialogo con gli insegnanti e gli educatori in merito alle possibilità dei giovani e agli
obiettivi raggiunti durante ogni incontro.
Documentazione:
Un diario di annotazioni sulle attività e gli avvenimenti salienti di ogni incontro.
Foto e video, previa autorizzazione dei genitori.
Registrazioni audio.
Disegni realizzati dai ragazzi.
I diversi problemi di relazione, comunicazione, inserimento dei ragazzi che hanno
partecipato al progetto di musicoterapia erano dovuti prevalentemente a deficit da
Ritardo mentale (detto anche Oligofrenia, dal greco oligo=poco e frenòs-=cervello)
dello sviluppo delle qualità intellettive, accompagnato da disturbi evolutivi delle abilità
scolastiche, disturbi del linguaggio, disturbi dell'umore, disturbo da deficit di attenzione
ed iperattività, tratti di autismo. I giovani erano tutti adolescenti d'età compresa tra i
dodici e i diciotto anni.
Le cause del ritardo mentale sono di natura organica e associate a fattori socioculturali e psicologici. Tale deficit consiste in un funzionamento intellettivo generale al
di sotto della media con comparsa nell'età evolutiva accompagnato da significative
___________________________________________________________________
17
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
limitazioni nelle capacità adattive in almeno due delle seguenti aree di prestazione del
bambino o adolescente: comunicazione, cura della persona, autonomia, vita in famiglia,
capacità sociali/interpersonali, abilità scolastiche, abilità lavorative e relative alla
gestione del tempo libero, sicurezza, capacità di usare le risorse della comunità. La
valutazione del funzionamento intellettivo, detto QI, quoziente intellettivo, avviene
tramite l'uso di uno o più test di intelligenza standardizzati somministrati al soggetto
individualmente, con cui si definisce il livello del ritardo che può essere lieve,
moderato, grave, gravissimo9.
I profondi vuoti determinati dalle limitate capacità di prestazione e di adattamento che
caratterizzano il suddetto deficit possono procurare in un individuo il progressivo
distacco dal proprio sé corporeo, di cui perde la consapevolezza, e l'incapacità di
esprimere emozioni e sentimenti, che lo fanno sentire solo e senza alcuno scopo
all'interno della caotica realtà che lo circonda.
Il Ritardo mentale in fase adolescenziale inoltre compromette il sano raggiungimento
di nuovi equilibri nei rapporti con il mondo e con il proprio sé che dovrebbero condurre
allo stato di adulto. Infatti un soggetto affetto da Ritardo mentale, perdendo
consapevolezza di sé fisica ed emozionale, può non essere cosciente dei rilevanti
cambiamenti corporei e di assetto pulsionale associati ad intense esperienze emozionali
caratterizzanti l'adolescenza o, se ne ha percezione. non riesce a farli propri e a viverli
secondo il normale percorso evolutivo.
I ragazzi che ho incontrato e conosciuto durante il Project Work presentavano livelli di
Ritardo mentale dal lieve, al medio, al grave e hanno partecipato al laboratorio con
frequenza assidua, nonostante i problemi di inserimento, socializzazione e contenimento
che si sono ripetuti durante il percorso.
E' bene definire il contesto in cui si è svolto il progetto, una scuola, con le
problematiche di carattere generale ad esso legate. In un contesto scolastico che nella
società odierna risulta alquanto disgregante a causa di una società, spesso si è costretti a
ridefinire i parametri relazionali per cercare di aprire la strada alla comunicazione. La
musica in tal senso può costituire una opportunità in quanto canale comunicativo
privilegiato. Se dunque agganciarsi alla realtà di un adolescente con una canzone può
risultare più agevole, tale approccio può divenire indispensabile laddove il disagio e la
9 R. Militerni, “Neuropsichiatria Infantile”, ed. Idelson-Gnocchi
___________________________________________________________________
18
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
sofferenza producono forti resistenze, inibendo qualunque forma di rapporto verbale.
Sebbene non fosse l'ambiente scolastico frequentato quotidianamente, i giovani ogni
lunedì hanno frequentato una scuola dove però tra le regole e i limiti da rispettare, i
rapporti da instaurare, hanno trovato ad accoglierli la musica con il suo naturale calore.
Gli incontri sono stati strutturati nel modo seguente: la prima delle due ore prevedeva
attività di gruppo, la seconda lavori individuali e divisione in sottogruppi dove ognuna
di noi tirocinanti ha sviluppato specifiche tematiche e pratiche musicali e dove tutti i
ragazzi a rotazione hanno avuto modo di vivere esperienze musicali coinvolgenti.
L'aula del F. Corni dove si è svolto il laboratorio, si trovava al primo piano dell'istituto,
vi si accedeva percorrendo un corridoio del piano terra, attraverso un'unica porta
d'ingresso. L'ambiente, preparato prima di ogni incontro, era abbastanza spazioso e
luminoso, dotato di finestroni all'altezza del soffitto e di una discreta acustica. Alcuni
degli strumenti contenuti in grandi scatole venivano adagiati al centro della stanza, altri
meno agevoli su larghe tavole presenti nell'aula sulle quali venivano sistemati anche
pennarelli e fogli da disegno.
Una calorosa accoglienza ha sempre atteso i ragazzi sulla soglia della porta dell'aula,
dapprima parole di benvenuto poi il suono dei loro nomi prodotto con strumenti e voci
hanno accompagnato i ragazzi mentre entravano e si disponevano a cerchio sulle sedie e
i cuscini. La fase di accoglienza ha anche rappresentato un momento di scambio verbale
sulle impressioni riguardo le attività svolte durante l'incontro precedente e ha compreso
uno spazio dedicato alle eventuali proposte musicali che ognuno si sentiva di fare.
L'argomento che ha suggerito il titolo della mia tesi e che ho sviluppato e messo in
pratica durante il progetto si è concentrato sul canto, partendo dalla proposta di canzoni
da eseguire, particolarmente gradite ai ragazzi e vicine alla loro quotidianità, associate
ad esercizi di apprendimento e memoria sulle parole dei vari brani, dall'ascolto del
canto, dall'uso dei colori e finendo con pratiche vocali ricollegabili al metodo Voicecraft
della cantante americana Jo Estill ed alla Psicofonia.
Le proposte hanno avuto modo di svilupparsi soprattutto all'interno dei sottogruppi di
sette, quattro o anche tre elementi, formatisi durante il percorso, ed anche nello
svolgimento del lavoro individuale fatto con alcuni dei ragazzi. I sottogruppi sono stati
quasi sempre prettamente maschili o femminili ma ciò non deve far pensare a una
mancata integrazione tra donne e uomini; la divisione è nata dalla volontà di svolgere un
___________________________________________________________________
19
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
lavoro sulla voce femminile e su quella maschile, rendendo i ragazzi consapevoli della
differenza. La scelta del canto è stata dettata dalla convinzione che usare la voce può
ridare energia al corpo ed anche alla mente, permettendo di ristabilire una connessione
tra l'individuo e la sua ragion d'essere; ho già spiegato prima come il canto essendo
prodotto della propria voce, è parte di ogni essere umano, che si può utilizzare per far si
che un individuo possa “sentirsi” fisicamente ed emotivamente e riacquistare così la
consapevolezza di sé e nuova fiducia nelle sue capacità.
Ho avuto ben presto conferma di ciò che ho asserito prima: fin dai primi giorni del
laboratorio un gran numero dei giovani partecipanti (non tutti) ha mostrato entusiasmo
per le attività canore proposte.
Il gruppo delle ragazze era formato da Linda e Serenay con Ritardo mentale lieve, da
Stella con Ritardo mentale medio-grave, da Serena e Sara con deficit cognitivo grave e
da Cecilia e Alessia con cui ho svolto in prevalenza un lavoro individuale. Alessia è una
ragazzina la cui Sindrome di Down era caratterizzata da tratti molto aggressivi che
manifestava con forme di autolesionismo e aggredendo i compagni di gruppo o noi
tirocinanti; inoltre non ha facoltà di linguaggio e presenta una Per me è stato molto
difficile il primo approccio con lei, ma ho capito presto il motivo di questa difficoltà:
non ho accettato e accolto da subito la sua aggressività cercando a volte di allontanarla.
La situazione è cambiata già dal secondo incontro durante il quale dopo averla
accarezzata e accolta come voleva, le ho cantato un brano tratto dal film “Aladin” della
Walt Disney le cui caratteristiche melodiche dolci e rassicuranti mi ricordavano una
ninna-nanna e cantandolo ho cambiato le parole del testo originario sostituendole con
altre dedicate ad Alessia. Queste le parole nuove:
“Ora vieni con me, principessa Alessia
che ti porto nel mondo dei sogni e della musica.
Quello che scoprirai è davvero importante
non c'è stella più bella di Alessia che ora è qui.
Il mondo è tuo,
tra mille stelle volerai,
e poi tu capirai
e sentirai
che il mondo appartiene anche a te”.
___________________________________________________________________
20
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
L'ascolto di questo brano calmava anche se non per molto la ragazza ed ha costituito il
punto di partenza di un dialogo sonoro; infatti spesso capitava che passato l'effetto
calmante dovuto ai richiami quasi materni del brano, Alessia rispondesse alle note dolci
emettendo suoni striduli molto forti a cui rispondevo con altri prima più forti dei suoi,
poi man mano sempre più sommessi per cercare di farle esprimere la rabbia o la voglia
di comunicare e allo stesso tempo contenere sentimenti aggressivi. Alessia ha continuato
ad avere atteggiamenti aggressivi ma il dialogo sonoro che si è instaurato tra me e lei e
su cui ho continuato a lavorare sempre ha permesso la liberazione della ragazzina
adolescente con tutti i suoi problemi e sentimenti repressi.
Cecilia ha un Ritardo mentale grave associato a mancanza di linguaggio e disturbi
motori agli arti inferiori che non le permettono di reggersi in piedi autonomamente, in
più tendeva ad isolarsi, dopo poco l'inizio dell'incontro. Con lei ho iniziato con un
lavoro di ascolto dei suoni emessi dai vari strumenti, che le donavano per me
indimenticabili sorrisi; in seguito ho provato a farle suonare gli strumenti che preferiva,
ossia sonagli, maracas, chitarra che per lo più agitava contenta.
Il lavoro maggiore ha riguardato la voce: dapprima le facevo ascoltare note cantate,
poi ho proseguito scandendo piano il suo nome con il canto. Cecilia mi rispondeva
battendo le mani o emettendo brevi ma intensi suoni. Tali attività di ascolto e pratica
vocale la rendevano presente a sé stessa, gli occhi le brillavano, le ho tenuto spesso la
mano, il suo corpo fremeva.
Sia Alessia che Cecilia sono state inserite nel gruppo unico e nei sottogruppi per
cercare di farle interagire sebbene in modo diverso e permettere loro di assimilare
tramite l'osservazione.
Con le altre componenti del gruppo femminile sono partita proponendo canzoni scelte
da loro stesse, che in una prima fase venivano ascoltate tramite registrazioni o la mia
voce su accompagnamento strumentale, poi si passava all'esecuzione, libera e
improvvisata e di seguito guidata. Dal caos iniziale dettato dall'entusiasmo di cantare
insieme brani appartenenti al proprio mondo, cercavo di ristabilire l'ordine assegnando
ad ognuna una piccola parte del brano, quindi tutte a turno avevano la possibilità di
esprimersi singolarmente e farsi ascoltare, poi si ritrovavano unite nell'esecuzione dei
ritornelli. La proposta di cantare da sole senza il supporto del gruppo che rimaneva ad
ascoltare sebbene non sia stato accolto subito data la forte timidezza di alcune, ha
___________________________________________________________________
21
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
permesso gradualmente un significativo mettersi in gioco e stimolato la curiosità e
l'attenzione verso le caratteristiche di ogni canzone, come un particolare disegno
ritmico, la dolcezza di una melodia, il significato delle parole di un testo.
Due sono stati i brani su cui abbiamo lavorato in modo particolare. Il primo era
“Invece no” di Laura Pausini che è stato eseguito con il supporto di una base musicale
registrata; la canzone parla di un amore finito e dei rimpianti che nascono dalla
consapevolezza di non poter tornare più indietro e veniva eseguito con molta
partecipazione rispecchiando probabilmente vissuti ma io credo soprattutto idee e
pensieri in questo caso, sui rapporti d'amore, propri del periodo adolescenziale.
“Forse bastava respirare
solo respirare un po’
Fino a riprendersi ogni battito e non cercare l’attimo
per andar via
Non andare via
Perché non può essere abitudine Dicembre senza te
Chi resta qui spera l’impossibile
Invece no
non c’è più tempo per spiegare
Per chiedere se ti avevo dato amore
Io sono qui…
E avrei da dire ancora, ancora...”
“Calma e sangue freddo”, di Luca Dirisio, scelta anche questa dalle giovani, ha suscitato
riflessioni sul significato del testo di cui si è parlato molto. Il brano esprime la
consapevolezza che la vita è un cammino a volte difficile e in cui ci si può ritrovare da
soli nell'affrontare le difficoltà, l'importante è non perdere il controllo di se stessi
mantenendo calma e sangue freddo. Inoltre il tempo incalzante del brano che univa le
parole in un andamento abbastanza veloce ha stimolato la capacità di scandire e
articolare le parole per ottenere fluidità di linguaggio.
___________________________________________________________________
22
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
“Cerco di trovare la mia identità
Senza chiedere aiuto, ma sono lontano.
Busso e non risponde neanche un’anima
Menomale che non ho paura del buio.
Non ho niente per me, ma non dispero.
Mangio solo pane e cattiveria ormai
E non è un buon motivo per esserne fiero.
Cammino da solo e non mi volto mai
Non posso perdere
Disposto a sbagliare solo per crescere, non soccombere.
Ci vuole calma e sangue freddo...”
Tra le canzoni proposte da me ce ne erano alcune meno recenti che ho scelto per aprire
gli orizzonti musicali del gruppo, mostrando loro un mondo musicale che sebbene
diverso da quello attuale poteva di sicuro suscitare emozioni. In particolare mi sono
soffermata su “Albachiara” di Vasco Rossi, “Un amore da favola” di Giorgia e “E la
luna bussò” di Loredana Bertè. I suddetti brani sono stati accolti bene, date le tematiche
vicine al mondo femminile, avvertite quindi come vissuti in cui potersi immedesimare.
Albachiara è dedicata a una giovane che scopre il suo cambiamento da ragazzina a
donna adulta.
“Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
ti risvegli con il sole
sei chiara come un'alba
sei fresca come l'aria.
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri.
Ti vesti svogliatamente
___________________________________________________________________
23
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
non metti mai niente
che possa attirare attenzione
un particolare
solo per farti guardare.
E con la faccia pulita
cammini per strada mangiando una
mela coi libri di scuola
ti piace studiare
non te ne devi vergognare
E quando guardi con quegli occhi grandi
forse un po' troppo sinceri, sinceri
si vede quello che pensi,
quello che sogni....”
Il brano di Giorgia esprime un'affermazione dell'essere donna che “in tutto quel che fa
ci mette l'anima” e non vuole essere considerata solo una bambola.
“Dove andiamo questa sera
sulla mia pelle il tuo sguardo mi sfiora
prova a chiedermi un sorriso
per te ho messo il mio rossetto deciso
e sono lì quando mi chiami
io non lo so quello che pensi di me ehi
Guarda che non sono una bambola
io che in tutto quel che faccio ci metto l'anima
sogno un amore da favola
ho tanto bisogno di te”
Sulla canzone di Loredana Bertè che ho sempre trovato molto originale e che a
differenza delle altre era sconosciuta alle ragazze, ho proposto anche un lavoro di
interpretazione del testo, in particolare su alcune frasi. Ad esempio la frase “E la luna
bussò dove c'era il silenzio” veniva quasi sussurrata per esprimere il clima silenzioso
___________________________________________________________________
24
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
oppure nella seguente: “Fammi entrare, lui rispose di no” la negazione “no” veniva
emessa con suoni decisi a significare la ferma volontà nel negare qualcosa, e via
dicendo.
“E la luna bussò alle porte del buio
"Fammi entrare", lui rispose di no!
E la luna bussò dove c'era il silenzio
ma una voce sguaiata disse
"Non è più tempo"
quindi spalancò le finestre del vento
e se ne andò a cercare un po' più in là
qualche cosa da fare
dopo avere pianto un po'
per un altro no, per un altro no
che le disse il mare, che le disse il mare”
Durante il percorso ho dato la possibilità di usare pennarelli,
pastelli e fogli da disegno per colorare le sensazioni che l'ascolto
o l'esecuzione di una canzone suscitava in ognuna di loro
volendo stimolare maggiormente la fantasia e mostrare un
ulteriore modo di libera espressione.
Anche con questa attività ho notato un riscontro positivo,
alcune cantavano mentre si dedicavano alle loro opere e i
colori che sceglievano sembrava rappresentassero gli stati
d'animo provati rispetto alle canzoni. Dall'ascolto di “E la
luna bussò” sono venuti fuori i disegni qui riportati.
I testi delle canzoni hanno costituito un valido supporto agli esercizi di memoria e all'
apprendimento andando a stimolare capacità fortemente compromesse. Sara e Serena
presentavano evidenti difficoltà nello scrivere, leggere, comprendere e ripetere parole
dette loro pochi secondi prima. Dapprima singole parole di un brano, in seguito brevi
frasi venivano prima lette da me o dalle ragazze senza problemi a farlo, poi ripetute da
Sara e Serena e di seguito a turno ognuna cercava di ripeterle a memoria. Le domande
sorte spontaneamente e quelle indotte da spunti di riflessione che proponevo hanno
___________________________________________________________________
25
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
offerto ampio spazio alle discussioni sul significato dei testi delle canzoni, che si sono
rivelate molto utili per l'apprendimento.
Prendendo spunto da specifiche tecniche di canto e dalla psicofonia, a metà degli
incontri ho proposto esercizi vocali atti a far vibrare determinate parti del corpo e di
conseguenza a sorprendere e scuotere emotivamente; l'obiettivo era che tutti
riscoprissero la pienezza del loro unico essere corporeo-emozionale.
Il gruppo delle ragazze rispetto a quello dei ragazzi ha mostrato maggiore interesse
verso questo tipo di attività nonostante le incertezze iniziali e anche un po' di risate
nell'andare a svolgere esercizi che potevano ai loro occhi sembrare alquanto buffi.
Punto di partenza della nuova attività è stato cercare di indurli a respirare correttamente;
con le mani sul diaframma le ragazze diventavano consapevoli dei ritmi di inspirazione
ed espirazione, e gradualmente , si rilassavano, su invito ad utilizzare anche larghi
movimenti delle braccia come se si dovessero aprire verso qualcosa, io ero solita dire,
verso il sole.
Il lavoro respiratorio ha costituito un valido supporto
per gli esercizi vocali dominati dalle vocali: a turno
dopo una mia dimostrazione ognuna di loro doveva
cantare le cinque vocali e cercare di sentire le
vibrazioni nate dall'emissione di quei suoni all'interno
del loro corpo. Le ragazze mi dicevano che sentivano
la A e la E (soprannominata da loro “lettera del
sorriso”) “in bocca” e da ciò abbiamo lavorato sulla consapevolezza dei movimenti
delle labbra, della lingua e dei muscoli facciali. “La I mi sale in testa”, così ha esordito
una ragazza nell'emettere il suono di tale vocale ed effettivamente essa tende a salire
verso l'alto: largo spazio è stato dedicato al significato dell'espressione “suoni di testa”.
La vibrazione provocata dal suono della O “gonfiava” il corpo di qualcuno come una
ventata d'aria, questo perché la percezione vibratoria legata a tale lettere è quella di un
allargamento del suono a partire dalla bocca. Per quanto riguarda la U, alcuni sentivano
coinvolte nella sua vibrazione piedi e gambe, altri torace e mani, altri ancora testa e
bocca.
In relazione a questi esercizi l'argomento trattato sui vari registri vocali (voce di petto,
voce di testa, voce parlata, falsetto) ha attirato l'attenzione e trovato un'applicazione
___________________________________________________________________
26
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
pratica. Brani cantati negli incontri precedenti sono stati riproposti su mio invito ad
eseguirli con la voce di petto, la voce di testa, il falsetto e ho constatato come i
precedenti esercizi sulle vibrazioni siano risultati utili per percepire le varie voci.
Un ulteriore pratica vocale è stata quella dedicata ai volumi della voce durante i quali
ho proposto di emettere suoni in piano, in forte o prima in forte poi in piano, per fare
apprendere loro la differenza.
Serena provava timore rispetto a qualsiasi tipo di rumore o suono nemmeno tanto
forte, mentre Sara non accettava il “piano”, avendo un approccio a tutto ciò che la
circonda molto rumoroso e agitato. Tutti gli esercizi descritti sopra hanno aiutato in
modo particolare le due ragazze facendo loro esplorare sonorità diverse da quelle che
temevano o non conoscevano.
In seguito riproposto l'uso dei colori il gruppo doveva scegliere quelli che secondo
ognuno rappresentavano i volumi forti, quelli in piano, suoni acuti di testa, suoni gravi
di petto e così via.
Un gruppo di ragazzi era costituito da Daniel affetto da Sindrome di Down e Ritardo
mentale grave, Loris con ritardo mentale grave, disturbi relazionali e tratti maniacocompulsivi, Marco con Ritardo mentale moderato e un altro Daniel affetto da Fetopatia
alcolica e conseguente deficit cognitivo. Le attività canore hanno avuto minore presa su
i ragazzi, venendo accolte solo da alcuni di loro, quindi le ho inserite facendo interagire
gli altri con proposte che destavano in loro maggiore entusiasmo. L'invito a portare cd
contenenti canzoni preferite ha trovato riscontro pratico con Daniel a cui piaceva
tantissimo Eros Ramazzotti, a tal punto da farsi chiamare Eros; le canzoni in merito
hanno costituito il punto di partenza di un lavoro sul canto che prevedeva in primis
esercizi di respirazione e sulla risonanza corporea come quelli svolti con le ragazze, di
seguito dialoghi sonori in cui io iniziavo intonando una frase di “Stella Gemella” ad
esempio, e lui continuava con la frase successiva accompagnandosi, quando li accettava,
con gli strumenti.
“ed è di nuovo solitudine
anche stanotte sentirò
questo mio cuore in battere e levare
tempo d'amore che non finisce mai, oh no...
Tutto il mio dentro che conosci, che tu sai,
___________________________________________________________________
27
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
vive un momento più difficile che mai
non è bastato aver tagliato i ponti
non è servito aver pagato i conti
se poi resta
questa mia maniera d'essere
ancora fragile.
Io vorrei sapere se ci sei
o sei soltanto un volo inutile...
Dove sarai-anima mia
senza di te-mi butto via.
Dove sarai
anima bella-dove sarai...”
Loris preferiva, mentre io e Daniel duettavamo, far vibrare le corde della chitarra,
strumento da lui prediletto, pizzicandole o cercando di suonarle con un plettro, mentre il
secondo Daniel portava avanti un ritmo deciso con le congas; Marco teneva il tempo
con le mani anche se, inevitabilmente attratto dai suoni della tastiera poco distante,
spesso ci faceva ascoltare “Per Elisa”..
Anche il secondo Daniel mi ha portato qualcosa da farmi ascoltare che mi ha
profondamente stupita. Un piccolo mp3, le cui cuffie aveva spesso nelle orecchie,
conteneva un intero album di Andrea Bocelli che Daniel sottoponeva alla mia
attenzione. In particolare durante il lavoro individuale ascoltavamo spesso insieme “Se
la gente usasse il cuore” e io cantavo il brano durante l'ascolto, invitandolo a seguirmi.
“Se la gente usasse il cuore
Per decidere con semplicità
Cosa è giusto e cosa no
Ci sarebbe tra noi
Molta più felicità
Se la gente usasse il cuore
Si aprirebbe un orizzonte migliore
Troppa indifferenza c'è
___________________________________________________________________
28
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Prova a vincerla tu
Che puoi farcela se vuoi”
Daniel non ha mai cantato, avendo anche problemi di linguaggio, ma i suoni emessi
densi di sorrisi erano una conferma di quanto il canto lo conducesse in un mondo di
benessere.
Loris inizialmente chiedeva di essere lasciato in pace dedicandosi a fissare lo schermo
del computer presente in aula o ad ascoltare musica da discoteca in cuffia.
Con lui singolarmente partendo dalla condivisione di ciò che preferiva ascoltare, sono
gradualmente arrivata a svolgere pochi esercizi di respirazione e rilassamento, poche
frasi di canzoni e pochi esercizi vocali, ma abbiamo parlato tanto di vari argomenti e in
questi confronti gli facevo ripetere e riascoltare i suoni delle parole non molto
comprensibili a causa della sua forte balbuzie.
Marco è arrivato verso la fine del laboratorio di musicoterapia mostrando un'evidente
iperattività. Il
poco tempo che ho avuto a disposizione e la sua irrefrenabile
predilezione per la tastiera non hanno permesso di lavorare con il canto come avrei
voluto nonostante i momenti che mi sono ritagliata con lui durante i quali riproduceva
con la voce i suoni della tastiera utilizzando diversi volumi.
Nicky affetto da Ritardo mentale con tratti autistici e disturbi nel linguaggio, Davide
con Ritardo mentale associato a Sindrome di Landau Kleffner, e Michael con Disturbo
Generalizzato dello Sviluppo, costituivano un terzo gruppo anche se i momenti di
condivisione in questo caso sono stati più difficili e il percorso musicale si è svolto per
lo più in maniera individuale.
Nicky era solito assumere un atteggiamento di rifiuto verso le attività proposte,
rimanendo rivolto verso il muro e coprendosi gli occhi con le braccia; aveva uno
sguardo cupo, annoiato ma soprattutto triste che lo ha caratterizzato durante ogni
incontro tranne che in quei momenti in cui si riusciva ad interagire con lui tramite la
musica. Nicky era in un suo mondo di cui ha aperto le porte in poche ma significative
occasioni; un giorno gli sono andata abbastanza vicino dopo aver sempre rispettato la
distanza da lui stabilita e ho cominciato a cantargli un brano di Laura Pausini dal titolo
“Un amico è così”. Vedendo di non sortire nessun effetto dopo un po' ho poggiato il
testo della canzone su una sedia e ho atteso. Dopo un po' Nicky ha preso il foglio e
___________________________________________________________________
29
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
porgendomelo mi esortava con i gesti a cantare; sono seguiti sorrisi, suoni e un
movimento dei piedi che seguivano il tempo della musica e a volte saltavano anche. La
canzone che ho proposto è un inno all'amicizia ed è con questa che ho continuato il
lavoro con Nicky, facendogli ascoltare singole frasi particolarmente significative,
invitandolo a ripeterle o semplicemente stringendogli la mano.
“È facile allontanarsi sai
Se come te anche lui ha i suoi guai
Ma quando avrai bisogno sarà qui
Un amico è così
Non chiederà né il come né il perché
Ti ascolterà e si batterà per te
E poi tranquillo ti sorriderà
Un amico è così
E ricordati che finché tu vivrai
Se un amico è con te non ti perderai
In strade sbagliate percorse da chi
Non ha nella vita un amico così”
Con Davide che presentava assenza di linguaggio, profondi caratteri autistici e difficoltà
a relazionarsi con gli altri è risultato interessante il dialogo
sonoro tra lui che suonava le piastre del metallofono e me
che intonavo le note da lui stesso suonate. Durante il
dialogo, in seguito anch'egli ha cominciato ad emettere
dei suoni e ad interagire con me tramite la voce il cui
svelamento ha sempre avuto bisogno del supporto degli
strumenti prescelti da Davide ossia i tamburelli, i sonagli,
il metallofono e a volte la chitarra.
Michael presentava diverse capacità compromesse come quella del linguaggio, della
comunicazione, della relazione e della varietà delle azioni che erano quasi sempre
___________________________________________________________________
30
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
ripetitive e isolanti. Aveva una voce acuta nei toni parlati e camminava spesso in punta
di piedi come se volesse confermare il proprio status isolato in una dimensione direi
aerea. Constatato ciò ho cercato di lavorare con lui con degli esercizi vocali sui toni
gravi che lo rendessero consapevole del proprio corpo, riportandolo verso la concretezza
“del mondo terreno”; abbiamo utilizzato l'emissione delle vocali O ed U e il loro
risuonare corporeo su accompagnamento della chitarra le cui corde Michael accarezzava
tenendo lo strumento stretto a sé. Questo tipo di attività ha contenuto maggiormente
l'iperattività del giovane, rispetto alle canzoni che gli ho proposto e mi ha permesso di
creare degli spazi in cui farlo concentrare su se stesso.
La condivisione da parte di tutto il gruppo delle attività proposte da noi tirocinanti è
stata una costante del percorso musicale, in più l'accoglienza iniziale, la verifica e
condivisione di opinioni, il saluto finale hanno costituito momenti importanti di unione
e partecipazione di tutti.
L'aspetto dell'unione e della condivisione si ricollegava a un obiettivo importante,
quello di far sentire i giovane parti di un gruppo, in cui tutti erano lì per uno scopo
comune, tutti potevano esprimere e comunicare le proprie emozioni tramite la musica. I
volti tristi, assenti dei ragazzi si sono colorati di sorrisi e nuova fiducia in se stessi
quando suonavano o cantavano insieme, sembrava che avessero dimenticato l'oscura
sensazione di essere soli ed esclusi dalla realtà circostante, a causa del loro deficit.
Per quanto concerne le attività di gruppo; un ottimo riscontro ha avuto la fase
esplorativa degli strumenti presenti (Strumentario
Orff, chitarra, tastiera, altri strumenti aggiunti
come il kazù, il clarinetto), che ogni settimana si
è arricchita di nuove sfumature relative alle
svariate caratteristiche degli strumenti e che ha
acceso la curiosità di tutti stimolando nei giovani
le capacità di agire autonomamente e il desiderio
di relazionarsi con l'altro. La suddetta fase ha
previsto un momento di libera manipolazione ed esplorazione a volte anche un po'
confusionaria, ma entro i limiti; di seguito siamo intervenute noi tirocinanti a guidare i
giovani in questo viaggio affascinante, classificando gli strumenti, spiegando loro le
caratteristiche e il modo in cui potessero suonarli.
___________________________________________________________________
31
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
L'uso degli strumenti accompagnati dalla voce ha caratterizzato i momenti di
improvvisazione libera di gruppo che ha dato modo ai ragazzi di “muoversi
liberamente”, prima timidamente poi man mano con più sicurezza e ho potuto ammirare
la spontaneità immediata con cui ognuno con il suo strumento preferito suonava e usava
la voce, cercando di trovare un proprio spazio e una nuova dimensione, dando luce al
proprio modo di essere. Basandosi anche sugli elementi rivelati dall'improvvisazione si
proponevano di seguito attività di imitazione e produzione musicale guidata con voce e
strumenti, così organizzate: invito ad imitare un frammento ritmico proposto,
presentazione di un altro frammento ritmico (che doveva essere imitato secondo il
modello di rispecchiamento, invito a suonare tutti insieme seguendo un preciso pattern
ritmico.
Quest'ultima fase ha inizialmente incontrato delle difficoltà relative all' attenzione
richiesta ai giovani ma in seguito la calma e la pazienza con cui sono state proposte le
attività, supportate dal desiderio comune di fare musica, hanno stimolato la
concentrazione dei partecipanti prima su se stessi e di conseguenza sul tipo di attività
che svolgevano in quel momento.
Un' attività svolta in ogni giornata di laboratorio, risultata quasi sempre rilassante e
densa di emozioni, è stata quella di ascolto e condivisione di musiche e canzoni
preferite e proposte da noi tirocinanti.
Partendo dai loro gusti musicali per stimolarli maggiormente, noi tirocinanti abbiamo
invitato i ragazzi a portarsi da casa un cd contenente canzoni o musiche a loro
particolarmente gradite per poi ascoltarle insieme e confrontarsi sulle preferenze
musicali. Tale attività ha in primo luogo attirato più facilmente l'attenzione e stimolato
la concentrazione, ha permesso una forte condivisione di gruppo in cui ognuno a turno
presentava il tipo di musica a lui cara e tutti ascoltavano ed ha aperto discussioni sui
generi musicali attuali; non bisogna dimenticare l' identità sonora di ogni ragazzo
rivelata dalla suddetta attività e rappresentata soprattutto in questo caso dall'ISO
gruppale o meglio da tutti i suoni o le musiche assimilate e prodotte nella fase di
interazione all'interno di un determinato gruppo.
Le ragazze hanno proposto in prevalenza l'ascolto di brani di Laura Pausini, Tiziano
Ferro, Giorgia, Gigi D'Alessio, tutte canzoni intrise di romanticismo e frasi d'amore che
rispecchiano sicuramente l'adolescenza femminile. I ragazzi con grande sorpresa hanno
___________________________________________________________________
32
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
dimostrato di avere gusti musicali particolari, forse insospettati, rivelatori di profonda
sensibilità; hanno proposto colonne sonore di film, Andrea Bocelli e il suo repertorio
lirico, Eros Ramazzotti.
Noi tirocinanti abbiamo scelto da far ascoltare diversi brani strumentali e cantati, più o
meno recenti; la modalità di ascolto è avvenuta tramite stereo o computer portatile e
alcune canzoni ritenute particolarmente significative per il contesto le abbiamo eseguite
con la voce, accompagnate da tastiera e chitarra.
UN SENSO DI TE voce e chitarra.
LA CANZONE DEL SOLE voce e chitarra.
SENZA PAROLE voce e chitarra.
ALBACHIARA voce e tastiera.
DI SOLE E D'AZZURRO voce su base strumentale.
BELLA registrazione.
RAGAZZO FORTUNATO registrazione.
I momenti di ascolto sono a volte sfociati in espressioni canore d'insieme.
Il laboratorio di musicoterapia ha previsto giochi musicali alcuni dei quali sono stati
svolti, altri no perché passati in secondo piano rispetto ad attività accolte dai ragazzi con
maggiore interesse; la scelta del momento ludico ha avuto lo scopo di trasmettere la
musica con allegria offrendo maggiore libertà d'espressione e di unire i partecipanti in
un contesto divertente e spensierato.
Il gioco dello scambio di strumenti era così strutturato: tutti i ragazzi sceglievano uno
strumento preferito, uno di loro accendeva lo stereo dando il via alla musica, un altro
dava il tempo con il proprio strumento, tutti suonavano poi al battito delle mani di un
compagno si scambiavano gli strumenti tra di loro e si ripartiva
Un ulteriore gioco proposto e ben accolto è stato quello in cui ognuno poteva a turno
presentarsi con uno strumento prescelto, raccontandosi grazie alla musica.
Sciolte le tensioni iniziali, dal quinto incontro è stata proposta la pratica dell'
“Umanofono” che ha permesso ai ragazzi di tramutarsi in strumenti musicali con un
corpo che risuona nelle sue diverse parti. Partendo da uno spontaneo starnuto da uno
sbadiglio o da un colpo di tosse sono nate risate, sbuffi, grida, bisbiglii, borbottii, baci,
tutti suoni corporei dei ragazzi che man mano si sono arricchiti sempre più e sono stati
classificati con l'intervento dei partecipanti in suoni di testa (descritti prima), suoni degli
___________________________________________________________________
33
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
arti superiori (battito cardiaco, ritmo respiratorio, schiocco delle dita, battito delle
mani), suoni degli arti inferiori (piedi che camminano, che corrono, che marciano,
tacchi di scarpe che battono tra di loro).
L'attività descritta ha unito i giovani in un coro di voci e suoni che erano parte di loro e
che quindi li ha spinti a sentire il corpo, a rendersi consapevoli dell'insolita ma
emozionante musica che potevano creare con un semplice respiro o un battito
accelerato. Alcuni dei ragazzi durante il laboratorio sul corpo ha trovato difficoltà ad
esprimersi mediante strumenti così interni, ma tale mancanza è stata colmata dall'
imitazione dei suoni corporei tramite gli strumenti; c'è stato chi infatti ha eseguito il
battito del proprio cuore facendo vibrare le corde della chitarra, chi ha soffiato nel kazù
per esprimere il suo respiro, o chi ha suonato i campanelli per imitare una risata. Certo
in questi casi non è stato come far risuonare se stessi ma resta il fatto che tutti hanno
partecipato alla pratica dell'Umanofono, affascinati dall'abbinamento corpo-musica.
Durante gli ultimi incontri largo spazio è stato dedicato allo strumento della favola:
abbiamo raccontato una storia ai ragazzi, preparata precedentemente, le cui tematiche
principali erano l'amore e le sue difficoltà, la trasformazione. La trama era questa:
“C'era una volta Pierfly, un ragazzo che non poteva parlare e che un giorno si innamorò.
Non sapeva come fare per poter dire del suo amore e in un giorno di pioggia si mise a
camminare pensieroso; riusciva a sentire le cicale, incontrò un ruscello ed un lago, sentì
anche un gufo e vide un serpente a sonaglio. Malgrado tutto fosse ancora tanto triste,
Pierfly chiuse gli occhi e immaginò di volare via e a quel punto gli sembrò di sentire il
vento in faccia; quando tornò ad occhi aperti sentì un'esplosione morbida al cuore e si
chiese: “Come si può esprimere l'amore quando non si può parlare?” Il giovane sentì
un'emanazione dal cuore che saliva, saliva su fino alla laringe, poi verso la bocca e
cominciò a cantare. Pierfly divenne un cantante e riuscì così a trovare il modo di
esprimere tutto il suo sentimento alla donna amata”.
Come si evince la storia è ricca di elementi da poter mettere in musica e infatti ai
ragazzi è stato proposto di sonorizzare la pioggia, la camminata, il serpente a sonagli, il
volo, il ruscello, il gufo per dare voce alla loro creatività. Ognuno ha scelto uno
strumento che rappresentasse i suddetti elementi: il bastone della pioggia ha suonato la
pioggia, le bacchette di legno hanno simulato la camminata, i sonagli di vimini il
serpente a sonaglio. La chitarra è stata scelta per esprimere il volo, con il sonaglio a
___________________________________________________________________
34
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
piattini è stato rappresentato il lago, con il kazù il gufo e grandi sospiri da parte di una
ragazza hanno espresso l'amore senza parole. In seguito è toccato ai ragazzi inventare
una storia, improvvisandola, e sonorizzandola: questo momento ha visto delle difficoltà
in merito al blocco manifestato dai giovani di fronte alla possibilità di creare qualcosa
nell'immediato.
La tensione suscitata ha provocato destabilizzazione del gruppo, comunque una
narrazione è nata ed è la seguente:
“Un giorno due ragazzi, Francesca e Cicciobello, litigano con i genitori e scappano di
casa, perché hanno deciso di sposarsi. Di fatto riescono a sposarsi e ad avere dei figli di
cui uno si ammala di varicella”.
A questo punto della storia si è creata divisione nel gruppo nello stabilire il finale;
alcuni dicevano che il figlio ammalato sarebbe guarito, altri no esprimendo un presagio
di morte. La storia ovviamente è stata narrata solo da chi aveva una facoltà di
linguaggio senza gravi problemi, il resto ha ascoltato o interagito sul piano non verbale;
dal racconto sono venuti fuori temi propri dell'adolescenza come il desiderio di
autonomia rispetto alla famiglia, il conflitto con i genitori, l'amore. In più però c'è il
tema della malattia che nel caso di questi ragazzi può rappresentare l'idea che li
accompagna nella vita, con maggiore o minore consapevolezza.
Nell'ultimo incontro noi tirocinanti abbiamo
donato loro degli strumenti “impropri” preparati
precedentemente con materiale adatto ad essere
manipolato senza pericolo, per introdurre il
concetto di trasformazione legato alla musica;
abbiamo loro dimostrato come oggetti comuni
come un barattolo di latta, due smalti per unghie,
una bottiglietta ripiena di piccole conchiglie
potessero tramutarsi in strumenti capaci di
produrre suono. Il “dono” descritto e anche il
significato che portava con sé sono stati accolti
molto bene, con entusiasmo e viva curiosità.
Sono stati donati uno strumento a corde fatto con dei
vasi, due kazù fatti con i rotoli scottex, maracas fatte
___________________________________________________________________
35
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
con vasetti di crema per il viso contenenti del riso o con i contenitori dei coton fioc,
nacchere composte di cucchiai di legno, un tamburo creato con un vaso di plastica, una
trombetta composta di un tubo attaccato ad un imbuto.
Di gran fascino erano altri strumenti che ricordavano il mare, colorati di verde e
turchese, come le maracas create con bottiglie da sali da bagno ripiene di pietrine
levigate dall'acqua marina o una sorta di sonagli fatti di un tubetto di legno con alle
estremità due sacchetti di conchiglie; c'erano anche una collana lunga di tante perline
che agitate producevano un suono, una bottiglietta di tonico per il viso che ricordava
uno strumento ad acqua, due limette per le unghie non appuntite che strofinate insieme
producevano un suono particolare, più cd legati con degli elastici che vibravano come
uno strumento a corde, un sacchetto di stoffa pieno di monetine inglesi che ricordava i
sonagli o i campanelli, un foulard di stoffa colorata che agitato provocava l'oscillazione
delle onde dell'aria e quindi un suono seppur sottile, due smalti per unghie di materiale
infrangibile che battuti l'uno contro l'altro simulavano le bacchette, un tamburo fatto di
metallo e rivestito di carta da regalo, un barattolo di latta dipinto con immagini di film
d'amore da utilizzare come percussione. Il laboratorio si è chiuso con un ulteriore dono
ai ragazzi: da una canzone di Eros Ramazzotti, “Amarti è l'immenso per me”, tra l'altro
molto cara ad uno di loro, abbiamo sostituito le parole del testo originale con altre
inventate da noi e dedicate ai giovani. Il nuovo testo era il seguente:
“Fino a voi, ho aperto i miei occhi e vedo,
Proprio qui musiche che parlan di voi
Anche se forse non ci credete, penso che la musica è parte di voi
Che pensate non lo so
Ma spero che siate stati bene qui con noi
Fatemi un sorriso che vi illumini tutto il viso
Datemi una risposta con il cuore
Non dimenticatevi mai delle emozioni e
Dei sorrisi tra noi
Fino a voi la musica è in ogni senso
Fino a voi la musica e noi con voi”
___________________________________________________________________
36
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Conclusione
Durante le varie fasi del progetto mi è parso di vivere realmente la favola che ha fatto da
premessa a questa tesi nei momenti in cui si sono librate in volo “le migliaia e migliaia
di note d'argento che hanno compiuto il più meraviglioso dei prodigi: il piacere puro,
semplice, istintivo del canto e della musica che ha fatto sentire i giovani partecipanti
parti di un tutto armonico che li ha riportati alla vita
___________________________________________________________________
37
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Francesca Curti Giardina - SST in Musicoterapia (2° anno) A.A. 2008/2009
Bibliografia
R. Benenzon, “Manuale di Musicoterapia”, ed. Borla.
O. Sacks, “Musicofilia”, ed. Adelphi.
R. Militerni, “Neuropsichiatria infantile”, ed. Idelson-Gnocchi.
M. Barbery, “L'eleganza del Riccio”, ed. E/O 2007.
B. Streito, “Coralità: conoscenza, comunicazione, società”, ed. Gens.
D. Gambini, dal sito www.musicoterapia.it/La-scoperta-della-voce.html
___________________________________________________________________
38