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CRSR_002
Caruso/Cremona/ La tradizione liutaria cremonese nei suoi aspetti immateriali
Scheda di rilevamento e relazione
Data: 12 maggio 2010
Luogo: Cremona (CR)
Rilevatore: Fulvia Caruso
Supporto: Cassetta MiniDv Sony DVM60 ME Premium
Attrezzatura: Videocamera Canon XM2 PAL
Codice cassetta: CRDV_2
Durata: 45’19»
Relazione: La cassetta contiene una registrazione continua effettuata il 12 maggio 2010 nel
laboratorio del maestro Claudio Amighetti. Attraverso la realizzazione di un expertise il maestro
spiega quail sono le caratteristiche stilistiche dei violini. La registrazione è a ciclo continuo, quindi
presenta anche brevi digressioni dal tema.
Indice:
La registrazione non presenta start id indicativi dei diversi momenti dell’expertise, si è quindi
ritenuto opportuno costruire un elenco degli argomenti indicandone il minutaggio.
In corsivo gli interventi del rilevatore; tra virgolette le risposte dell’intervistato; senza virgolette le
sintesi degli interventi dell’intervistato.
0’00”: preparazione del set
1’21”: «Dunque allora, spesso vengono persone a portare strumenti per individuare cos’è
esattamente…» Expertise su un presunto Giuseppe Vinaccia del 1941, che in realtà è un Marino
Tarantino. Ogni strumento è costruito con uno stile, come un quadro: a seconda di come viene data
la pennellata se ne può identificare l’autore. La struttura estetica rivela la mano del liutaio.
Attraverso l’osservazione e la comparazione con altri strumenti lo strumento «parla» a chi lo
osserva. Gli elementi stilistici distintivi sono: il colore delle vernici; il legno utilizzato; la forma, la
dimensione e il piazzamento delle ff; forma e orientamento delle CC anche rispetto alle venature del
legno; bombatura del fondo; forma degli «ochi» del riccio: la collocazione, il legno e la colorazione
del filetto; la forma della parte superiore del violino; lo scavo della testa del riccio; come sono fatti I
tasselli. L’nsieme di tutti questi elementi dà la cifra artistica dell’artigiano. Si deve anche
individuare l’anno di costruzione. Per fare questo è necessario conoscere la biografia degli autori,
costututa attraverso un archivio il più ampio possible (attualmente il maestro Amighetti ha un
archivio informatizzato molto ampio) oppure avere strumenti dello stesso autore e valutare lo
sviluppo costruttivo del liutaio individuato.
15’53” ca: «Il liutao vedeva sempre le stesse cose ma le faceva ogni volta diverse»: abilità del
liutaio a far risaltare alcuni particolare del legno utilizzato per la costruzione del violino. A dare
l’impressione di «uguaglianza» quando in realtà i violini sono diversi. Il liutaio ha un’immagine in
testa, armonica ed estetica dello strumento, che realizza ogni volta pur adattandola al legno che ha
sotto mano. La marezzatura condiziona un po’ tutte le geometrie del violino.
17’17”: «è il suo linguaggio che ci parla». All’interno di ogni strumento c’è questa componente, ed
è la principale, che rende unico lo strumento artigianale. Stradivari non ha mai fatto la medesima
punta su ogni legno. Per ogni struemento con quel legno, con quella vernice, con quella C, ha fatto
quella punta.
18’41”: Nello strumento deve ritornare l’immagine ideale che il liutaio aveva in testa. Un expertise
deve saper cogliere l’armonia e l’estetica che c’è in ogni strumento. Non le tecniche ma le tracce
che le tecniche hanno lasciato.
19’40”: Quindi un violino parla della concezione che aveva in testa il liutaio? Parla del liutaio?
«Esattamente.» Il violino ci dice che cosa vedeva il liutaio in quel momento. Per ottenere una serie
di effetti aveva dei condizionamenti esterni e delle intenzionalità interne. Possiamo ripercorrere le
fasi di vita dei liutai a seconda delle architetture dei loro strumenti. Nelle simmetrie e nelle
asimmetrie. Stradivari alla fine della sua vita vedeva male e ha fatto ff sempre più asimmetriche.
21’30”: «É difficile per me spiegare tutto questo però al momento attuale la scienza ci ha dato
veramente un grande ausilio...» grazie alla diffusione delle conoscenze e alla creazione dei database
con le informazioni sui liutai e i loro strumenti. Però la competenza di un liutaio che fa una
valutazione non può essere sostituita da una macchina. Sono i suoi occhi, la competenza su una fetta
della storia della liuteria. Lui conosce bene gli italiani, soprattutto quelli di determinate scuole e
periodi. I dati sono talmente tanti che non si può ricordare tutto.
23’44”: «Lo strumento parla e noi dobbiamo soltanto ascoltarlo, ma devo conoscere il suo
linguaggio», e quello lo posso fare solo attraverso lo studio di altri strumenti.
24’35”: Una volta individuata la famiglia di liutai tutto diventa facile perché nessuna famiglia ha
avuto più di 12 liutai.
25’04”: E non può essere semplicemente che qualcuno ha copiato uno stile? È difficile non scoprire
che è una copia. Prima di tutto c’è la stagionatura del legno, e poi riuscire a riprendere tutti i dettagli
è impossibile. Inoltre se non si seguono esattamente i procedimenti di costruzione non verrà fuori
un violino identico. Anche lo spessore della vernice, i dettagli di lavorazione, l’incollaggio. Se uno
ha una buona conoscenza dei violini non si lascia ingannare.
26’00”: discussione su come procedere nel video e spiegazioni del video ufficiale.
27’44”: mi piacerebbe se ci fosse qualche fare, perché hai raccontato molto e fatto poco. Mi
piacerebbe riprendere mentre lavori.
28’20”: «Quando si analizza uno strumento una delle cose da verificare sono i filetti.» Spiega cosa
sono a cosa servono e perché sono identificativi.
29’10”: analisi dei filetti del violino che sta valutando. Mentre lo fa, spiega.
29’30”: anche l’interno è molto importante, lo andremo a guardare con una luce flessibile.... Questo
permette di avere altre informazioni utili sul violino che si analizza.
30’08”: «poi c’è il confronto con gli altri strumenti, che è fondamentale.» Per paragonare le forme, i
colpi di coltello (illustra quelli nelle ff) e altri dettagli. «In pratica il costruttore ha lasciato molte
tracce...». Queste tracce sono dei piccoli difetti che per noi sono utilissimi per capire che: a. il
violino è stato fatto a mano; b. mi aiutano a rintracciare l’autore.
31’45”: dallo studio degli strumenti posso capire che attrezzi venivano usati. Sono tracce della
storia e della personalità di una persona. È questa personalità che dobbiamo cercare in uno
strumento. Quindi bisogna conoscerlo già da prima.
32’29”: La personalità si capisce attraverso lo studio: tutti gli strumenti che passano dall’esperto
vengono fotografati, misurati e poi studiati. Manipolando, osservando minuziosamente, cercando di
capire lo strumento. Portandogli rispetto perché espressione di una persona e di una società. Anche
se non ci piace.
33’20”: se si conosce la storia si capiscono anche le tracce che essa lascia sugli strumenti. Cita il
caso degli strumenti della II guerra mondiale.
33’50”: «dovunque ci sono strumenti noi ci andiamo, per studiarli. Quando poi diventiamo
importanti sono gli strumenti che vengono da noi.»
34’24”: Mentre invece il liutaio che dicevi prima si fa una sua immagine mentale... Il liutaio subisce
condizionamenti che influenzano il suo lavoro, questo darà anche uno sviluppo al suo lavoro nel
tempo.
35’02”: «la formazione di una scuola avviene nel momento in cui molti liutai si trovano a lavorare
insieme e si condizionavano a vicenda.» Solo a 50 km di distanza Brescia aveva una sua scuola che
non comunicava con quella di Cremona e lavorava in modo diverso. Oggi la globalizzazione dà
maggiori possibilità di condizionamento e l’esperto ha più difficoltà ad individuare gli autori
contemporanei. La Scuola napoletana, ad esempio, era circoscritta, mentre adesso è meno
circoscritta e caratterizzata.
36’38»: Forse l’influenza di stradivari di cui parlavi prima ora è ancora più forte. «Verso la fine
del Settecento Stradivari esplode come un mito e allora di conseguenza succede che tutti vogliono
gli stradivari...» e i liutai capiscono che per vendere devono perdere la loro identità ed assimilare
quella di stradivari. Per fortuna non perdono completamente le loro radici. Ora andando avanti
specie con la tecnologia si stanno perdendo le caratteristiche specifiche perché tutti prendono le
linee di Stradivari.
38’45»: E lo stile bresciano in che consiste? «era completamente diversa!» Seguono spiegazioni
attraverso la descrizione dei violini bresciani, che sono stati mutuati dalla viola da gamba
preesistente.
39’30»: La fortuna di una scuola è data anche dal caso: nel 1630 la peste ha ucciso tutti i liutai
bresciani, compreso Maggini che era il genio bresciano, mentre a Cremona sopravvive Nicolò
Amati che poi andrà avanti preparando Ruggeri, Roggeri, Andrea Guarneri e Stradivari.
40’13: il sapere si tramandava esclusivamente da maestro ad allievo quindi morendo i liutai si perde
la tradizione. Se fosse rimasto vivo Maggini e fosse morto Amati noi staremmo a parlare del
metodo bresciano e non su quello cremonese.
41’05»: Cremona e Brescia insieme alla tradizione tedesca sono le scuole più antica. Nel 1526
abbiamo già documenti che ci parlano di liutai a Cremona. Fino alla metà del Seicento sono i
musicisti che si costruiscono da sé i violini, tranne in queste 3 ‘isole’. Dopo, ogni città produce la
figura del liutaio, che costruisce e restaura il violino, l’arco, la custodia. Così vediamo nascere le
varie scuole con le loro influenze, che erano date soprattutto dalla pittura locale più che dagli altri
liutai.
42’10»: con il successo della musica strumentale i musicisti girano, per questo hanno bisogno di
costruttori nei luoghi in cui vanno.
43’20»: dati biografici dell’intervistato.
Fine reg. 45’19»