Milan-Lecce 4-0 CIAK SI…VIBRA!
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Milan-Lecce 4-0 CIAK SI…VIBRA!
2 UN ANNO VISSUTO DA VERI MILANISTI 3 4 Luca Rosia Giuseppe Rasolo ALLEGRI E MAGGIORENNI Il 18° scudetto del Milan 5 Copyright © 2011 Urbone Publishing Via Vestinska 6b – Praga (Czech Republic) e-mail: [email protected] sito web: http://www.urbone.eu Prima edizione giugno 2011 ISBN 978-80-87514-63-4 Testi © Luca Rosia, Giuseppe Rasolo Con la collaborazione de Il vero Milanista .it Fotografie © Roberta Carannante Vignette © Carlo Tarantini Impaginazione Staff Urbone Publishing Tutti i diritti di traduzione, memorizzazione, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, elettronico, chimico o meccanico, copie fotostatiche incluse, né con sistemi di archiviazione e ricerca delle informazioni, sono riservati. Le richieste per eventuali autorizzazioni vanno rivolte direttamente all‟Editore. 6 A un‟amica speciale: Roberta, cuore rossonero. Luca R. A mamma Lucia per avermi inculcato il morbo, A mio figlio Nicola per averglielo tramandato. Giuseppe R. 7 8 Prefazione Strana e sorprendente è la vita. La vita che mi concede l'onore di presentare questo bellissimo libro anche se forse non me lo merito, perchè sono un "traditore". E giunto il tempo di confessarlo: io sono stato milanista. L'affermazione è strana, laconicamente strana lo ammetto. Io sono stato milanista quando sono stato bambino, ma poi ricordo bene il 23 marzo 1980, ricordo quella macchina della polizia azzurra parcheggiata sinistramente dentro lo stadio, e ricordo il mio portiere con la maglia gialla seduto con tutti gli altri in un tribunale, e in quegli anni questa immagine nei miei occhi di bambino si sovrapponeva irrimediabilmente con quella dei terroristi, anche se avevo notato che per il mio portiere la gabbia non c‟era. E allora mentre il mio Milan degli anni settanta entrava nel nuovo decennio sprofondando nel cunicolo della Serie B per questioni davvero brutte, io perdevo la passione. Insomma la delusione era davvero grossa, ero stato tradito dai miei idoli e poi in fondo Gianni Rivera non giocava piu‟, per quale motivo continuare a seguire una squadra irriconoscibile? Persi la fede, ma non sono nel Milan, sul calcio tutto. Avevo 14 anni, troppo piccolo per trovare gratificazione come oggi da analisi profonde su tattiche e schieramenti, troppo grande per poter ricominciare da capo e lasciarmi incantare da qualche nuova principessa del campionato. Come un amore tradito, 9 dopo la delusione iniziale non rimase odio ma soltanto indifferenza. A dire il vero con l‟inizio della stagione Sacchi la domenica un orecchio alla radio lo porgevo, ero affascinato dalla capacità di Pietro Paolo Virdis di essere spesso sorprendentee efficace, ma l'amore, quello vero non tornò più. E quindi mi persi l‟emozione sontuosa dei tre olandesi, mi persi la stagione Capello e “rientrai nel calcio” nel 1997, quando i miei amici più cari, tutti interisti, cominciavano a impazzire per le magie di tal Ronaldo. Il Milan non mi mancava, anche se non provavo certo antipatia, ma mi mancava il calcio, tanto. E allora comincio a seguire la “maledetta” Inter di Gigi Simoni e ne divento l‟amante, nel senso che mi appassiono davvero. Certo questa emozione non ha niente a che vedere che con quello che avevo provato prima che quella volante azzurra parcheggiasse sul campo in quella lontana primavera del 1981, ma almeno era tornato l‟interesse per questo meraviglioso e contraddittorio sport. Con il passare degli anni non c‟è stato un campionato (e neanche un derby) in cui i colori rosso e nero mi evocassero qualcosa di negativo. Sarà che non abito a Milano e quindi non vivo le annose e goliardiche diatribe tra “cugini”, sarà che il Milan da molti anni è una società sportivamente esemplare, accattivante, professionale, e in definitiva molto ma molto simpatica, ma io quando Sheva ha battuto Buffon nella storica finale di Champions League ho urlato di gioia, come un bambino, come quel bambino degli anni „70. 10 E quindi mi ritrovo ora ad avere una ex moglie, il Milan, che ancora amo, e un amante, l‟Inter a cui voglio tanto bene. Sono una disfunzione “genetica” della passione calcistica, un tifoso “immorale” che tradisce la moglie con la sua cugina prima, sono una storpiatura del tifo puro e duro, una follia rossonerazzurra e bifronte. Cosa ci posso fare se trovo che la pazzia dell‟Inter e la professionalità estrema del Milan sono perfetti estremi che si attraggono dentro di me? Cosa ci posso fare se ho gioito per i cinque scudetti dell‟Inter, ma non posso che ammirare le pennellate di Pirlo, il potere inventivo di Seedorf e la forza estrema di volontà dei motori centrali e laterali di questo ultimo e molto meritorio Milan? Cosa ci posso fare se mi piace talmente tanto questo sport che sono contento che Ibracadabra abbia vinto otto scudetti di seguito e io non mi sia mai sentito tradito nel vederlo a casacche invertite nel mio stadio doppio e immenso, anzi lo ritengo uno degli autori più profondi dell‟ultimo capolavoro rossonero? Ho accettato con qualche riserva di scrivere questa introduzione proprio per la mia passione tradita, io, tra voi tifosi veri, sono per metà intruso, ma poi ho pensato che, forse, far presentare un libro sul Milan a un simpatizzante dell‟Inter a cui, nonostante sia stata appena soffiata la supremazia, questo Milan di quest‟anno è piaciuto davvero tanto e ritiene sia stato uno scudetto molto meritato, fosse un originale ma buon modo 11 per sottolineare la grandezza dei rossoneri, che trascende il tifo e si collega direttamente a chi ama lo sport e il calcio. Chi ama il calcio non può non ammirare segretamente il Milan, questo Milan 2010-2011, e non importa se la vita per caso lo ha portato anche a casa dei detestati cugini. Il volto sorridente di Ibra dopo il gol pazzesco a Lecce il 16 gennaio del 2011 è luce vera su questo sport in cui talvolta si allungano le ombre. Grazie Milan, di esistere. Michele Brera 12 Presentazione Cari allegri e maggiorenni tifosi milanisti, Quando nel gennaio 2006 il Milan è cominciato a essere non solo più una fede ma anche uno stimolo per mettere nero su bianco, attraverso internet, sensazioni, commenti, riflessioni su partite e personaggi, l‟intenzione era quella di realizzare una sorta di agorà, per fare in modo che la passione non durasse solo novanta minuti ma continuasse quotidianamente. Abbiamo così scoperto un mondo parallelo di persone che vivevamo le nostre stesse sensazioni, idee, illusioni e gioie. A distanza di qualche anno possiamo dire che ci siamo riusciti. Il vero Milanista (www.ilveromilanista.it) per noi è stata una palestra che ci ha permesso di trasportare e di comunicare i nostri pensieri. Lavorando nel settore della comunicazione siamo stati certamente favoriti, e quelli che erano i nostri idoli, i personaggi che gravitano nell‟orbita Milan, oggi sono diventati oggetti quotidiani di confronto e di incontro. Abbiamo così pensato di mettere online il frutto della nostra passione, della passione dei tanti tifosi che ci seguono e che come noi hanno condiviso i risultati della squadra in questa fantastica cavalcata che ci ha portato al diciottesimo titolo. “Allegri e Maggiorenni” è un appellativo dedicato a tutti i tifosi milanisti, gli stessi che si vedono nella copertina del libro, due tra gli ottantamila che erano presenti a San Siro 13 nell‟ultimo derby e che si sentivano, come noi, parte di una grandissima famiglia. “Il Milan ai milanisti” potrebbe essere l‟ideale sottotitolo. Attraverso queste pagine vogliamo ripercorrere la prima stagione del Milan di Massimiliano Allegri, un anno vissuto in modo sublime, raccontando la gioia di un successo conquistato giorno dopo giorno, con anche annesse tutte le frustrazioni e le piccole delusioni frutto delle diverse tappe di questo lungo percorso. Non solo. Troverete anche una panoramica sui giocatori, i veri protagonisti della stagione, interviste in esclusiva a personaggi legati al Milan e per chiudere alcuni pensieri da tifosi. Buona lettura! Forza Milan! Biella, 9 giugno 2011 Luca Rosia, Giuseppe Rasolo 14 15 16 1ª giornata: Milan-Lecce 4-0 CIAK SI…VIBRA! E‟ subito poker: Pato, Thiago e Pippo accendono San Siro. Dopo il mesto e grigio finale dello scorso campionato, la nuova stagione milanista si apre col botto: vittoria per 4-0 e gioco, a tratti, esaltante. Basta mezz‟ora ai ragazzi di Massimiliano Allegri per avere ragione di un disarmante Lecce, completamente privo di cattiveria agonistica. Tra i tifosi accalcati sugli spalti di San Siro al novantesimo si aggira la più scontata delle domande: “Troppo forti noi o troppo scarsi loro?” Beh, che dire, risponderà il campionato. Notte magica per Ronaldinho: colpi di alta classe e giocate sopraffine, da far brillare gli occhi. Tra tutti un dribbling con la finta dell‟elastico e rabona, gocce di ambrosia calcistica. Il Gaucho appare in buona forma fisica, corre molto, più del solito, per lo meno quando la partita ha ancora qualcosa da dire, e mostra un‟inedita grinta andando a recuperare palloni dai piedi degli avversari. Ma in generale tutta la squadra si muove bene. Va anche detto che l‟avversario commette l‟errore fatale di tenere bassi i ritmi. E questo si sa: se la partita si gioca sul piano esclusivo della tecnica, il Milan diventa una corrazzata incontenibile. 17 Ibra, presentatosi alla platea di San Siro tra il primo e il secondo tempo con un vibrante “Hey, ricordati: sono qui per vincere e quest'anno vinciamo tutto!”, e poi in tribuna con Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, porta con sé un altro fondamentale giocatore. Robinho? No, uno molto più importante: l‟entusiasmo. E con quello in corpo, squadra e tifosi volano. Anche gli acquisti di Mario Yepes, Sokratis Papastathopoulos e Kevin Prince Boateng con l‟arrivo di Zlatan assumono un‟altra luce. I problemi nell‟architettura della squadra, che fino a pochi giorni prima sembravano ombre cupe e pesanti, da lunedì 30 agosto appariranno come tenui penombre permeate di iridescenze boreali. Aspettando il debutto di Ibra, sul prato di San Siro va in scena un Milan spettacolare, specie nei primi quarantacinque minuti. Che diverte i molti tifosi presenti allo stadio, anche solo per salutare il mago venuto dalla Spagna, e il presidente Silvio Berlusconi, accolto dalla tifoseria con un coro ben diverso rispetto a quello riservatogli centoquattro giorni prima, in occasione di Milan-Juventus. Alexandre Pato sblocca il match al 16' grazie a un preciso diagonale dalla destra; poi il raddoppio arriva dai piedi di Thiago Silva, autore di un tocco decisivo sotto porta, a risolvere così la mischia creatasi in area salentina; al 28' ancora Pato, servito da Ronaldinho, mette in cassaforte i primi tre punti della stagione. Gigi De Canio le prova tutte, ma l‟ingresso in campo di Ernesto Javer Chevanton, al posto di un Alberto Giuliatto ancora in vacanza, non modifica l‟inerzia della partita. La ripresa in realtà non offre particolari emozioni, se non a pochi passi dalla linea del 18 traguardo. Il 4-0 arriva della grinta del sempreverde Pippo Inzaghi, un goal in girata nato grazie a una bella azione di Rino Gattuso. SuperPippo è entrato in campo al posto di Marco Borriello: per l‟attaccante napoletano Milan-Lecce è la prima e ultima partita della stagione in maglia rossonera. Infatti, da lì a poche ore, Via Turati ufficializza il suo trasferimento alla Corte di Claudio Ranieri. Trascinandosi dietro non poche polemiche: quelle alimentate da una sparuta minoranza di tifosi rossoneri, che vedono in Borriello l‟unica vera riserva di Ibra, e quelle accese dallo stesso giocatore, che nelle settimane successive non risparmia frecciate alla sua ex-società. “C'erano due rigori a nostro favore – dichiara dopo la partita di Brescia –, forse anche tre. E il rigore contro non c'era... A Milano queste cose non mi sono mai capitate. Oggi ho capito la differenza che c'è tra lo stare al Milan e lo stare alla Roma”. 29 agosto 2010, Milano, Stadio “Giuseppe Meazza” MILAN-LECCE 4-0 (3-0) Marcatori: 16‟ Pato (M), 23‟ Thiago Silva (M), 28‟ Pato (M), 90‟ Inzaghi (M) Milan: Abbiati, Bonera, Nesta, Thiago Silva, Antonini, Ambrosini (71‟ Gattuso), Pirlo, Seedorf, Ronaldinho, Borriello (60‟ Inzaghi), Pato (76‟ Boateng). A disp.: Amelia, Papastathopoulos, Abate, Oduamadi. All.: Allegri. Lecce: Rosati, Vives, Donati, Sini, Giuliatto (32‟ Chevanton, 88‟ Brivio), Ferrario, Munari (52‟ Piatti), Giacomazzi, 19 Grossmuller, Mesbah, Corvia. A disp.: Benassi, Gustavo, Reginiussen, Bertolacci. All.: De Canio. Arbitro: Peruzzo Ammoniti: Grossmuller (L) Altri risultati: Udinese-Genoa 0-1, Roma-Cesena 0-0, BariJuventus 1-0, Chievo-Catania 2-1, Fiorentina-Napoli 1-1, Palermo-Cagliari 0-0, Parma-Brescia 2-0, Sampdoria-Lazio 20, Bologna-Inter 0-0. 20 2ª giornata: Cesena-Milan 2-0 PICCOLA WATERLOO Max come Arrigo: ko alla seconda. Cesena è la partita che mai ci saremmo aspettati. Una sconfitta dolorosa, per larghi tratti inaspettata. Per fortuna una sconfitta salutare. Troppi strombazzamenti fuori luogo, troppa euforia ingiustificata, troppa baldanza a calciomercato concluso. Inevitabile quindi pagare dazio. Nel calcio come nella vita la presunzione non ha mai portato da nessuna parte. Massimiliano Allegri se ne è accorto e invita la squadra a tornare con i piedi ben saldi a terra, ripartendo con umiltà e spirito di sacrificio. Cesena dice che il Milan è una squadra ancora da rodare, forte ma da oliare. Da amalgamare, da assemblare. Troppo ampia la forbice tra la gara contro il Lecce e quella contro i romagnoli. Il Milan patisce la migliore condizione atletica dei bianconeri, la loro notevole rabbia agonistica, la loro irruenza. Da Ezequiel Schelotto a Marco Parolo per finire a Emanuele Giaccherini, sul parto del Dino Manuzzi corrono tutti come furie, hanno voglia di vincere, di ben figurare. Pressano, raddoppiano i centrocampisti e gli esterni, avanzano a folate. Sì, una Waterloo. Gran bella squadra, il Cesena. Il Milan non ancora: la difesa patisce oltre il lecito, Sokratis Papastathopoulos convince meno di altre volte. Non ha 21 entusiasmato neppure Daniele Bonera, a destra: bravo in fase di marcatura, meno in fase di spinta. La difesa, orfana di Sandro Nesta e successivamente di Thiago Silva, balla paurosamente. Il centrocampo non regge, mal supportato ai fianchi da un Rino Gattuso sempre più l‟ombra di se stesso e da un Massimo Ambrosini più confuso che persuaso. Comunque in difficoltà. Andrea Pirlo rimane risucchiato dall‟ottimo centrocampo dei bianconeri e fa davvero poco. Con la squadra spaccata in due tronconi e senza rifornimenti dalle fasce laterali, Zlatan Ibrahimovic si vede quasi nulla. Cerca il fraseggio con i compagni, tenta di capirne i movimenti, le geometrie, tutto senza esiti. Senza costrutto. Lezioso, poco convinto, gioca troppo lontano dalla porta. Inspiegabile. Ibra è alla ricerca della miglior condizione fisica. Da limare l‟intesa con i compagni. Meno ancora si fa notare Ronaldinho, spento, apatico e giustamente sostituito da Allegri a gara in corso. L‟unico a lottare è Alexandre Pato, a cui viene annullato almeno un goal regolare. L‟arbitraggio è davvero incomprensibile, da dimenticare. Oseremmo dire a senso unico. Reti annullate a parte, ci fischiano contro una quantità industriale di fuorigioco, taluni davvero dubbi, per non dire inesistenti. Dopo il 4-0 inflitto al Lecce c‟è chi parla di “gruppo di fuoriclasse pressoché imbattibili”, “uno squadrone”. Cesena riporta tutti coi piedi per terra: Calma, signori, calma e gesso – il messaggio rivolto a società, squadra e tifosi –. La condizione fisica è da perfezionare; il 4-3-3 di Max Allegri è improponibile senza una difesa arroccata, un centrocampo capace di far filtro e avviare l’azione offensiva, ed esterni che 22 spingano e riforniscano gli avanti. Per fare tutto questo occorrono idee chiare, gambe e polmoni. Serve concentrazione. Ibra patisce l‟esordio, Allegri stecca la seconda. Succede. Max commette tre errori evitabili: Gianluca Zambrotta avrebbe dovuto giocare al posto di Bonera, Bonera al posto di Papastathopoulos, Kevin Prince Boateng in luogo di Gattuso, impacciato e improponibile. La nostra opinione è questa. Auxerre e Catania capitano a proposito. I cavalli di razza si vedono alla fine; anche il grande Arrigo Sacchi sbandò paurosamente alla seconda giornata di campionato, poi travolse tutto e tutti. La Juve ne becca tre dalla Samp, la Roma cinque dal Cagliari, l‟Inter vince su rigore contro una buona Udinese, che avrebbe indubbiamente meritato il pari. Pazienza, siamo appena all‟inizio. 11 settembre 2010, Cesena, Stadio “Dino Manuzzi” CESENA-MILAN 2-0 (2-0) Marcatori: 31‟ Bogdani (C), 44‟ Giaccherini (C) Cesena: Antonioli, Ceccarelli, Pellegrino, Von Bergen, Nagatomo, Appiah, Colucci, Parolo, Schelotto, Bogdani (81‟ Malonga), Giaccherini. A disp.: Cavalieri, Benalouane, Lauro, Jimenez, Piangerelli, Tachtisidis. All.: Ficcadenti. Milan: Abbiati, Bonera, Papastathopoulos, Thiago Silva (46‟ Abate), Antonini, Gattuso (64‟ Inzaghi), Pirlo, Ambrosini, Pato, Ibrahimovic, Ronaldinho (56‟ Robinho). A disp.: Amelia, Jankulovski, Zambrotta, Boateng. All.: Allegri. 23 Arbitro: Russo Ammoniti: Ambrosini (M) Altri risultati: Inter-Udinese 2-1, Cagliari-Roma 5-1, BresciaPalermo 3-2, Catania-Parma 2-1, Genoa-Chievo 1-3, JuventusSampdoria 3-3, Lazio-Bologna 3-1, Lecce-Fiorentina 1-0, Napoli-Bari 2-2. IL RADDOPPIO: Bogdani serve palla al centro per Giaccherini che in diagonale trafigge Abbiati. (Vignetta di Carlo Tarantini) 24 3ª giornata: Milan-Catania 1-1 CADUTA E RIPRESA L‟Elefantino sfida il Diavolo e spaventa San Siro. Il Milan non digerisce Cesena. Diciamo che…ci beve sopra. Sì, ipotesi plausibile. Perché la conseguenza è che lo ritroviamo ubriaco al termine della sfida con il Catania. E‟ un periodaccio per la squadra di Massimiliano Allegri. Dopo il sorprendente debutto in casa contro il Lecce, annaffiato dalla festa per Zlatan Ibrahimovic e da un pazzo entusiasmo che a San Siro mancava da anni, la squadra di Max si arresta bruscamente perdendo per strada cinque punti in sette giorni. Certo, le assenze per infortunio di Massimo Ambrosini, Mathieu Flamini e Alexandre Pato pesano. Un po‟ si fanno sentire. Come i novanta minuti giocati in Europa contro l‟Auxerre. Ma in realtà, botte e fatiche a parte, è che al gruppo serve tempo per acquisire al meglio i dettami del nuovo tecnico. Quindi un arresto naturale, in larga parte giustificato. Da lasciarsi alle spalle però. Perché là davanti qualcuno ha già ingranato una marcia in più e pare proprio non volersi fermare. Il Catania spegne San Siro, uno stadio ancora palesemente esaltato dall‟Ibra-day. I siciliani partono tutt‟altro che timorosi mandando più volte in panico la retroguardia rossonera. In realtà assaggiano anche loro qualche attimo di paura. Come al 25 14‟, quando Pippo Inzaghi, in campo come sostituto di Pato, servito da Ibra si divora un goal facile facile solo davanti a Mariano Andujar. Appetitosa la portata di Zlatan, disgustoso il…piattone cucinato da Inzaghi. Non esageriamo nel dire che il “modesto elefantino rischia-salvezza” azzarda lezioni di calcio al “Diavolo stellare conquista-scudetto”. Questo nel primo tempo. Che l‟undici ospite può addirittura chiudere in vantaggio grazie a una prodezza balistica da cineteca, un tiro di Ciro Capuano insaccato da ben trentacinque metri. Pur nascendo dal pregiato gesto di un singolo, la rete arriva a premiare il miglior approccio catanese al match, oltre, appunto, la continuità con la quale l‟armata “tutta muscoli e corsa” di Marco Giampaolo addomestica avversario e pallone. Il Catania accarezza il raddoppio anche con Adriàn Ricchiuti e Mariano Izco, su ispirazione del direttore d‟orchestra Giuseppe Mascara e di un ritrovato Maxi Lopez. Il Milan si piega, tuttavia non dà mai la sensazione di potersi spezzare. Tenta di recuperare lo scarto già sul finale del primo tempo e ci riesce. Grazie al turbo attivato a centrocampo da Kevin Prince Boateng e alla solita preziosa magia di Ronaldinho: un assist a pochi attimi dal duplice fischio che trova sulla propria strada il solito Pippo Inzaghi. Sempre lui, ancora lui. Superpippo rischia di papparsi il…secondo. Vuole i suoi tempi, vuole recitare perfettamente il copione. Così parte sul filo del fuorigioco, fallisce un primo tentativo, mette bene a fuoco e non sbaglia. E‟ il pareggio che manda tutti negli spogliatoi a rigenerare i muscoli e riordinare le idee. 26 Il Milan in campo nella ripresa è tutta un‟altra squadra. Più tecnica, più scattante, più determinata. Una squadra. Punto e basta. Clarence Seedorf sfiora la rete del vantaggio dopo soli trentaquattro secondi raccogliendo uno splendido colpo di tacco di “Z punto e a capo” Ibrahimovic. Allegri è soddisfatto: la squadra avanza unita, in perfetta sintonia, così come retrocede compatta a spegnere i tentativi del Catania. Tutti pronti a offendere, tutti pronti a difendere. L‟avversario è duro a morire. E infatti non muore. C‟è. Resiste. E‟ vivo. Si spegne solo sul finale. Ma, vuoi per le troppe energie spese, si spegne anche il Milan. 18 settembre 2010, Milano, Stadio “Giuseppe Meazza” MILAN-CATANIA 1-1 (1-1) Marcatori: 27‟ Capuano (C), 45‟ Inzaghi (M) Milan: Abbiati, Bonera, Nesta, Thiago Silva, Antonini, Boateng, Pirlo, Seedorf (89' Gattuso). Ronaldinho, Inzaghi (85' Oduamadi), Ibrahimovic. A disp.: Amelia, Papastathopoulos, Zambrotta, Abate, Yepes. All.: Allegri. Catania: Andujar, Potenza (80' Alvarez), Silvestre, Spolli, Capuano, Carboni (75' Delvecchio), Mascara, Izco, Biagianti, Ricchiuti (59' Ledesma), Maxi Lopez. A disp.: Campagnolo, Antenucci, Gomez, Terlizzi. All.: Giampaolo. Arbitro: Morganti Ammoniti: Boateng (M), Pirlo (M), Biagianti (C), Capuano (C) 27