ippolito nievo: le confessioni di un italiano - Il-Cubo

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ippolito nievo: le confessioni di un italiano - Il-Cubo
IPPOLITO NIEVO:
LE CONFESSIONI DI UN ITALIANO
Nievo nasce a Padova il 30 novembre 1831. Sotto gli austriaci, il padre lo educa comunque a
principi liberali. Studia a Mantova e Verona. A Mantova si inserisce nella Guardia Nazionale e
viene mandato dai genitori a Pisa per tenerlo lontano dai moti rivoluzionari. A Mantova si laurea in
giurisprudenza nel 1855 e intraprende la carriera di notaio, pur dedicandosi alla letteratura appena
possibile. Si arruola con Garibaldi nell’impresa segreta di liberare le Sicilie. In seguito al naufragio
del 4 marzo 1861 non viene più ritrovato.
Descrizione dei personaggi. Nella premessa si racchiudono l’inizio e la fine della vita di
Carlino e di 80 anni di Storia: “Io nacqui veneziano […] e morirò […] italiano”. Nato nel 1775
scrive ormai più che ottantenne nel 1858 (anno del romanzo). Egli ci annuncia che parlerà del
castello di Fratta, luogo della sua infanzia, e dei personaggi che vi abitavano, nonché della
Repubblica veneta. I fatti storici che hanno inevitabilmente scandito la sua vita, irrotto nella sua
esistenza, l’hanno portato a porre come proprio scopo l’unità e l’indipendenza d’Italia
(caratteristiche che troviamo nello stesso Nievo, milite al seguito di Garibaldi).
Cresciuto al castello di Fratta da due matti, mastro Germano e fra Martino, Carlino arriva al
castello perché la madre, scappata con un uomo che poi la abbandona, muore subito dopo la sua
nascita. Nipote della contessa, non viene trattato al pari degli altri e non può chiamare zia la donna.
Cresce con le cugine (in un rapporto affatto paritario): Clara è mansueta e accudisce la nonna, la
Pisana rivela fin da bambina il proprio carattere capriccioso.
L’infanzia di Carlino è fatta di avventure con la Pisana, pasti fatti di bocconi avanzati e
punizioni. Un giorno, offeso dalla Pisana, si allontana a tal punto dal castello che giunge al mare e
verso sera viene riportato a casa su un cavallo da un uomo che poi scopre essere il brigante
Spaccafumo, di cui la nonna è complice. L’essersi allontanato così a lungo da casa gli costa una
punizione, durante la quale gli farà visita di nascosto la capricciosa Pisana. Qui la bambina le
chiederà di strapparle una ciocca per essere punita.
Condizioni che portano all’assedio del castello, dove si vede la piccolezza della realtà presa
in considerazione, fatta di guerre tra signori. L’amore nato tra Leopardo e Doretta è contestato: i
genitori di lui vorrebbero una nuora contadine, quella di lei uno della sua casta (è figlia del
cancelliere di Venchieredo). Poiché Spaccafumo interviene quando i buli “nobili” cercano di
intimidire il giovane, e il cavaliere è difeso a Fratta, nasce una guerriglia. Carlino diventa il piccolo
eroe della situazione ottenendo benefici sulla posizione all’interno della famiglia. Non solo riporta
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dei messaggi e scopre dov’è la scomparsa Clara: sventa anche i piani di due finti frati ospitati al
castello.
Arrivano i primi echi della rivoluzione francese e Carlino, che studia latino ecc, si prepara
agli studi di giurisprudenza a Padova. I movimenti che avvengono oltralpe sono una dimensione
completamente nuova rispetto a quella del castello di Fratta. La nobile Frumier diventa oggetto di
imitazione da parte delle altre donne.
Clara rifiuta di sposarsi con un nobile perché preferisce il borghese Lucilio. La sua ferma
negazione avviene all’interno del cerimoniale, provocando scompiglio. Per una simile onta la madre
la porta con sé a Venezia affinché dimentichi il proprio amore. Alla fine, deciderà di farsi monaca e
anche quando potrà congiungersi con l’uomo, non lo farà.
Carlino a Padova coglie il fermento suscitato dalla Rivoluzione francese, che solo Venezia
sembra ignorare. Della sua natia Repubblica non ha stima e anzi la giudica immorale, apolitica e
priva di saggezza. A riprova del proprio sentimento egli dice: “si piangono, non si mano i
cadaveri…”. Finito il primo anno di giurisprudenza torna in una Fratta cara, che lo distoglie dalla
militanza con gli altri studenti. La Pisana è ormai cresciuta, ma il suo carattere capriccioso stufa
definitivamente Carlino. Dopo la gioia iniziale del ritorno e la riappacificazione con la Pisana,
Carlino comincia a capire la piccolezza di Fratta. Si rifugia a volte dai Provedoni, dove conosce
Aquilina. La Pisana comincia ad allontanare il cugino, in virtù anche della diversità di casta. In
questa occasione entra nella camera del defunto Martino e trova il suo testamento spirituale.
Tornato a Venezia Lucilio continua a combattere contro la Repubblica e cerca di coronare il
suo amore per Clara. Carlino lascia Pisana allo spasimante Giulio Del Ponte. Clara finisce in
convento, Lucilio ha un tracollo. Carlino torna a Fratta e diventa cancelliere. La Pisana invece, dopo
la morte del padre conte, viene chiamata dalla madre a Venezia. Avogadore a Portogruaro, Carlino
appoggia la vittoria dei francesi. La vecchia contessa muore a Fratta. La madre della Pisana scrive
una lettera da Venezia a Carlino dove lo chiama caro nipote: suo padre è vivo!
Venezia cade sotto i francesi, e il popolo pecorone ancora acclama la Repubblica. Carlino
intanto è diventato consigliere.
In una Venezia destinata a cadere, Carlino sta vicino al padre e sente racconti su sua madre.
La Pisana, che Carlino ha trascurato, si sposa col cugino Navegèro in quello che vuole essere un
matrimonio utile a risollevare il destino della famiglia. Lucilio torna a chiedere la mano di Clara e
questa, già in convento, si fa monaca.
Caduta definitivamente Venezia, Carlino parte per Milano al seguito degli altri patrioti,
anche se allontanarsi dalla Pisana lo addolora. La donna scappa dal marito e dalla madre, che
vogliono concederla ad un ufficiale per aggraziarselo, e si rifugia con Carlino. Dopo che gli
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Austriaci tentano di arrestarlo, Carlino decide di partire per Milano e lascia una cospicua somma di
denaro per la Pisana. A Milano ritrova Giulio del Ponte e Lucilio. Viene arruolato come ufficiale
per l’esercito che conquisterà Napoli. Passando da Firenze e fermandosi a Roma, qui Carlino ritrova
la Pisana, che vive col suo comandante Carafa. A Napoli ritrova il padre, che era partito da Venezia
per tornare in Oriente, e che muore. Napoleone nel frattempo è in Egitto. Giulio Del Ponte muore
eroicamente, lasciando Lucilio, Carlino e la Pisana che si nascondono dalla polizia fino a quando
non riescono a raggiungere Genova, ultima città libera. Qui Pisana si ammala, viene aiutata da
Carlino che incontra il vecchio mugnaio di Fratta, e poi ripartono per Milano. Carlino va a Bologna,
dove diventa intendente, mentre la Pisana torna a Venezia dalla madre. Quando Carlino chiede, via
lettera, come sta il marito della cugina, questa non risponde mai e lui pensa sia morto. A Milano
napoleone si proclama imperatore e Carlino si trova lì dopo essersi dimesso dal suo incarico.
Lucilio parte per Londra e Carlino si ritrova solo e povero.
Carlino tornerà con la Pisana in una Fratta desolata, irriconoscibile, e vedrà morire molti dei
suoi cari (tra cui un paio di figli). Si rifugia da Aquilina, e la cugina lo spinge tra le braccia
dell’altra donna, amando in realtà Carlino e struggendosi per lui. La vita scorre tranquilla.
Carlino partecipa alle sommosse di Napoli e perde la vista. Condannato all’esilio, va a
Londra. Qui la Pisana fa la carità per pagargli le cure e si occupa di lui notte e giorno. Carlino non
lo sa, è cieco e non conosce la vita condotta dalla Pisana fuori dalle mura. Questa si ammala.
Lucilio riesce a operare Carlino e a restituirgli la vista. Lucilio si occupa dei due cugini e l’Aquilina
giunge a Londra. Lucilio ancora vorrebbe sposare Clara, dopo decenni di amore non concluso. La
Pisana è consumata dalla malattia e dall’amore. La morte della Pisana è una delle scene più toccanti
del libro e manifesta chiaramente il fortissimo amore che c’era tra i due. Di lei, al cugino rimarrà
una nuova ciocca di capelli. Carlino, guardando i propri figli e poi ancora i propri nipoti, sentendosi
ormai vecchio e prossimo alla dipartita, vede che queste nuove generazioni, la sua famiglia (di cui
non rimane però la moglie) sono ciò che gli sono rimasti, dopo un periodo di profonda solitudine. È
evidente che ormai il mondo che egli conosceva non c’è più, sia come dimensione personale che
sociale. E alle nuove generazioni rimane un’Italia diversa, passata sotto Napoleone, che ha
combattuto le rivoluzioni del ’48 partecipando ai moti di dimensione europea.
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