lavaggio mani
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lavaggio mani
OSPEDALI/CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE LA CURA DELLE MANI PULITE Una misura facile ed efficace per prevenireinfezioni Quando sono sporche le mani vanno lavate. E il procedimento corretto dura dai 20 ai 30 secondi. Per ottenere un adeguato risultato ci vogliono il giusto quantitativo di sapone e una buona dose d’applicazione per strofinarle palmo contro palmo, palmo contro dorso, una contro l’altra a dita intrecciate. E ancora il retro delle dita contro i palmi, il pollice sul dorso e le dita ripiegate di nuovo sui palmi. Una volta asciutte le mani sono a posto. Sempre si abbia avuto l’accortezza di chiudere il rubinetto con l’asciugamano di carta per non contaminarsi con nuovi germi . A prescrivere questa procedura in sei movimenti (più facile a farsi che a dirsi) non è una zia ipocondriaca ma l’Organizzazione mondiale della sanità da alcuni anni in campo contro le infezioni ospedaliere che, si calcola, nei paesi industrializzati colpiscono da cinque a dieci pazienti su cento. Tra i suoi bersagli l’Oms ha individuato proprio il lavaggio delle mani, considerato il mezzo più efficace e più semplice contro le contaminazioni. Tanto da essere una delle principali misure consigliate per contrastare la diffusione della nuova influenza. Per capire la portata di questa battaglia basti pensare che su ogni centimetro quadrato di cute integra del malato vi possono essere da 100 a un milione di germi e che ogni giorno la cute normale elimina un milione di cellule di desquamazione ricche di germi. E che, secondo studi internazionali, ancor oggi l’igiene delle mani è praticata meno della metà di quanto si dovrebbe, sia nei reparti a basso rischio che in quelli ad alto rischio. L’iniziativa dell’Oms ha trovato applicazione in Italia attraverso un progetto coordinato dalla Regione Emilia Romagna in corso anche nel Friuli Venezia Giulia. “Gli ospedali triestini, anche in aderenza agli standard richiesti per l’accreditamento internazionale – spiega Adele Maggiore, coordinatore della Commissione infezioni ospedaliere – da due anni ha formato una serie di osservatori per ogni reparto che definisce a cadenza stabilita l’aderenza all’igiene delle mani di tutti gli operatori sanitari. Si è dato quindi avvio a corsi di formazione rivolti a tutti gli operatori e si stanno introducendo in tutti i reparti i gel idroalcoolici per una rapida ed efficace igiene delle mani”. Il compito degli osservatori è di verificare se medici e infermieri si lavano le mani nei cinque momenti prescritti dall’Oms: prima di toccare il malato, prima di effettuare un procedura; dopo aver toccato il malato e dopo aver toccato l’ambiente in cui quest’ultimo si trova. Le rilevazioni, fino a 200 per reparto, rivelano una situazione nel complesso soddisfacente. “Vi sono strutture – dice la dottoressa Maggiore – in cui il 90 per cento degli operatori esegue il lavaggio delle mani nei momenti giusti e con la corretta procedura”. Intanto, a rammentare l’importanza del lavaggio delle mani, negli ospedali vi sono i poster e gli opuscoli realizzati grazie a un concorso interno che invitano a collaborare anche i pazienti e i visitatori. Qui, accanto alle indicazioni sul corretto lavaggio delle mani e sulle sue finalità, vi è un esplicito richiamo al diritto di fare domande. In altre parole, se avete un dubbio non esitate a chiedere al personale ospedaliero se prima di toccarvi si è lavato le mani.