Tesina finale Bonollo Elisa
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Tesina finale Bonollo Elisa
RELAZIONE FINALE DELL’ATTIVITA’ DI TIROCINIO EXTRACURRICULARE FORMATIVO LEVA CIVICA REGIONALE L’EVOLUZIONE DEL GIOCO E DEL DISEGNO NELLA PRIMA INFANZIA Tirocinante: Elisa Bonollo Ente ospitante: Comune di Menaggio Durata del Tirocinio: da 01/12/2015 a 31/08/2016 Competenze professionali previste dal Progetto: Realizzare interventi di animazione e gioco (Animatore di Ludoteca) ………………………. Firma Martedì 1 Dicembre 2015 è iniziato il mio percorso di Leva Civica, presso il Nido comunale di Menaggio. Soddisfatta di aver superato con un ottimo punteggio il colloquio di selezione, grazie al quale ho ottenuto il posto, non vedevo l’ora di cominciare questa nuova esperienza. Fin da subito mi sono trovato a mio agio all’interno della struttura sia con le educatrici sia con i bambini. Le educatrici mi hanno accolto con molta gentilezza e disponibilità. I bambini inizialmente sono rimasti un po’ incerti e destabilizzati dalla presenza di una persona sconosciuta, ma qualche istante dopo molti si sono avvicinati per cercare di conoscermi meglio. I più grandi hanno cercato di interagire con piccoli dialoghi e gesti mentre i più piccoli hanno cercato subito un contatto fisico. Dopo qualche giorno, per i bimbi più audaci e dopo qualche settimana per i bimbi più timidi e riservati; si è instaurato un rapporto di fiducia e sicurezza nei miei confronti. Iniziavano a cercarmi per giocare insieme o solamente per un po’ di coccole, nel lungo andare hanno iniziato a riconoscermi come un punto di riferimento. Il Nido accoglie i bimbi dai 4 mesi sino al raggiungimento dell’età per l’ingresso alla Scuola dell’Infanzia: i piccoli sono divisi in due gruppi omogeni per età (lo “spazio” Orsetti per gli utenti fino a 18 mesi e lo “spazio” Gattini i più grandi). La struttura apre alle 7.30 e chiude alle 17.00. A metà mattinata, quando sono arrivati tutti i bimbi, c’è lo spuntino. Subito dopo iniziano le attività creative o laboratori, per esempio pittura con le tempere, travasi con il riso, lavoretti a tema ecc. In primavera e in estate i bambini vengono accompagnati in giardino per lasciare a loro libero sfogo, per confrontarsi e conoscere al meglio la natura e l’ambiente che li circonda. Alle 11.30 è l’ora della pappa, in questo momento i bimbi più piccoli vengono imboccati e aiutati, mentre i più grandi e più autonomi iniziano a sperimentare l’uso della forchetta e del cucchiaio. Dopo pranzo ci si prepara per andare a nanna perché al risveglio c’è una bella merenda ad aspettarli . Ansiosi i bimbi aspettano i rispettivi genitori per andare a casa. Grazie alle sue azioni di gioco e altre attività ricreative il bambino inizia a comprendere come funzionano le cose che lo circondano, che caratteristiche e che significato hanno, come si comportano e cosa evocano. Nel gioco il bambino scopre un modo per esprimersi, per comunicare, per mettersi in relazione. Costruisce così un dialogo con la realtà che gli consente di crescere. È importante quindi che i bambini abbiano tante occasioni per giocare, nei modi e nei tempi più diversi. Così, attraverso un’attività che produce piacere e soddisfazione, potranno crescere intellettualmente e appropriandosi della realtà che li circonda. Secondo il progetto educativo del nido, nel quale ho prestato servizio, ai bambini vengono proposte le attività ludico-ricreative attraverso delle favole e in compagni di nuovi amici, che impareranno a conoscere meglio durante il corso dell’anno. I personaggi che faranno da filo conduttore di questo “viaggio” sono i folletti del bosco che, con i loro racconti e le loro proposte, di volta in volta, faranno vivere esperienze e nuove scoperte ai bambini. I boschi e le foreste sono magici luoghi dove vivono, si nascondono, giocano, fanno dispetti, piccoli esseri misteriosi ai quali sono legate credenze e storie fantasiose. Abitano nelle corolle dei fiori, sotto gli ombrelli picchiettati di bianco di funghi, tra le rocce con il muschio, fra i rami degli alberi. Le foglie degli alberi sussurrano antichi segreti che nelle credenze popolari italiane e di molti altri paesi europei, appartengo ai folletti che costituiscono un popolo a sé. Il loro aspetto in genere è buffo. Sono di piccolissima statura, agilissimi ed irrequieti, vestiti con un abito scarlatto con un berettino a sonagli, spesso formato da un fiore e portano scarpette di cristallo ai piedi. A volte vivono nell’aria, altri amano la danza e la musica. I folletti non amano farsi vedere. Svaniscono come se fossero fatti di fumo, non hanno l’ombra se visti alla luce del sole e non lasciano orme sulla terra quando camminano. I folletti sono molto gelosi del luogo dove vivono e lo proteggono. Entrano nel Nido quando i piccoli dormono e lasciano delle indicazioni per le attività e gli argomenti da affrontare, che ovviamente variano in base al periodo dell’anno: PERIODO Settembre/Ottobre Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno/Luglio ARGOMENTO “Impariamo le regole” “E’ buona la pappa?” “Aspettando il Natale” “Freddo Inverno” “Carnevale pazzerello” “Dolce Pasqua” “Primavera birichina” “Maggio in fiore” “Benvenuta Estate” I bambini si divertono molto ad ascoltare le storie di queste piccole creature e stimolano la loro creatività e la loro fantasia. Creatività e gioco sono espressione della spontaneità e della libertà del bambino. Sono modalità con le quali i bambini esprimono il loro mondo interiore ed entrano in rapporto con il mondo esterno. Dall’attività ludica i bambini possono trarre grandi vantaggi e stimolazioni . Il gioco prende quindi molte funzioni: Funzione catartica, cioè di liberazione da pulsioni aggressive Funzione stimolante per la crescita psico-fisica del bambino. Funzione di sviluppo, che permette di sviluppare la personalità e di soddisfare i bisogni Funzione terapeutica, come sosteneva Melanie Klein. Indifferentemente sia gioco guidato o sia gioco libero, il bambino durante questa attività effettua esperienza che sono alla base della crescita e della realizzazione della personalità, e costruisce le basi per i comportamenti sociali. Giocare è necessario in quanto coinvolge l’affettività, l’intelligenza, la creatività, la socializzazione, le senso-motricità e la comprensione del senso delle regole. Lavorando in questi mesi con i bambini dai 4 mesi ai 3 anni ho potuto notare l’evoluzione del gioco in relazione alla crescita del bambino. Secondo Jean Piaget, i giochi vengono classificati in base agli stadi di sviluppo cognitivo. Nella fascia di età compresa tra i 4 mesi e i tre anni si possono esaminare due tipi di gioco: il gioco d’esercizio e il gioco simbolico. I giochi d’esercizio non presuppongono nessuna tecnica particolare sono semplicemente degli esercizi con i quali il bambino prova piacere senza nessun altro scopo. Questi giochi cominciano verso il secondo mese di vita e continuano fino al decimo anno, poi scompaiono. Servono ad esercitare e rafforzare alcuni riflessi del bambino (lanciare, afferrare, stringere, succhiare ecc..) I giochi simbolici presuppongono lo sviluppo del pensiero perché rappresentano situazioni e oggetti assenti. Compaiono intorno ad un anno e mezzo circa e danno il culmine intorno i 5/6 anni. Può essere un gioco di compensazione con il quale il bambino modifica la realtà per soddisfare meglio i suoi bisogni, un esempio pratico che mi è capitato di osservare al nido è stato quello di una bambina che era stata accompagnata dalla mamma e dal fratellino; non volendo lasciare il fratello quando è entrata in aula ha iniziato a immaginare il fratello come se fosse al suo fianco a parlare e a giocare con lei. Attraverso il gioco di liquidazione il bambino riproduce situazioni spiacevoli che ha vissuto per poterle dominare e per potersi liberare dall’angoscia che tali situazioni provocano ad esempio un bambino che è sgridato dai genitori sgriderà a sua volta una bambola o un orsacchiotto. Un atro esempio di gioco di liquidazione a cui ho assistito è stato una bambina di tre anni, che molto probabilmente aveva assistito a un litigio tra genitori in casa, riproduceva questa conversazione con un altro bambino usando toni molto agitati e aggressivi. Con i giochi di anticipazione il bambino vive con la fantasia qualcosa che desidera e che sta aspettando, o qualcosa di cui ha paura. Ad esempio il bambino con il gioco anticipa il giro in moto che il papà gli ha promesso. Questi tipi di giochi ne ho visti molti nei bambini più grandi chi si immaginava il nuovo giocattolo che la mamma gli avrebbe portato al nido quando sarebbe venuta a prenderlo o chi, soprattutto in questo ultimo periodo, faceva finta di fare il bagno nel mare e di giocare con la sabbia perché sapeva che la settimana seguente sarebbe andato al mare con mamma e papà. Nella classificazione di Piaget troviamo anche i giochi di regole, presuppongono le relazioni sociali o interindividuali. Questi giochi compaiono intorno ai sette anni. Anche se i bimbi, a questa età, non comprendono ancora il concetto di regola si iniziano a proporre e a stabilire delle piccole regole per prepararli all’ entrata alla scuola materna. Il bambino da 0 a 2 anni utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e relazionarsi con l’ambiente che lo circonda. Il bambino progredisce nella costruzione degli schemi attraverso processi che vengono chiamati reazioni circolari, che consistono nel ripetere delle azioni cioè degli schemi motori che producono un effetto gradevole. Piaget chiama questa fase senso-motoria e la suddivide in sei sotto fasi. La prima sotto fase chiamata fase delle relazioni riflesse, corrisponde al primo mese di vita del bambino, il quale agisce attraverso schemi motori innati chiamati riflessi. Ad esempio: la suzione si affina con l’esercizio e il piccolo dopo le prime due settimane succhia meglio che nei primi giorni, infatti succhia qualsiasi cosa gli sfiori le labbra. La seconda sotto fase è quella delle reazioni circolari primarie che va dai 2 ai 4 mesi , il bambino modifica lentamente gli schemi innati, e ne acquisisce di nuovi. Il bambino mette in atto reazioni circolari agendo sul proprio corpo perché in questa fase la distinzione fra se e il mondo esterno non è ancora avvenuta. La terza è la sotto fase delle reazioni circolari secondarie (4 ai 8 mesi), il bambino è ora in grado di distinguere sé dal mondo esterno e orienta i suoi comportamenti verso l’ambiente esterno; per esempio getta per terra un oggetto per osservare cosa accade, quindi ripete l’azione con lo scopo di far durare ciò che per lui è uno spettacolo molto interessante. A differenza della fase precedente le azioni di toccare, afferrare, manipolare eccetera sono rivolti all’ambiente esterno. La quarta sotto fase delle reazioni intenzionali circolari va dai 8 ai 12 mesi. Il bambino comincia a memorizzare le esperienze gratificanti compiute e quindi è in grado di fare delle previsioni e di anticipare il risultato delle sue azioni; inizia a distinguere la causa dall’effetto e si rende conto che per avere un determinato effetto (rumore) è necessaria una determinata causa ( lanciare l’oggetto per terra). Inoltre inizia a comprendere la permanenza degli oggetti, infatti nelle fasi precedenti se l’oggetto scompare dalla sua vista esso non esiste più mentre ora il bambino ricerca l’oggetto e comprende che esso continua ad esiste indipendentemente dal fatto che lo percepisca e quindi lo va a cercare. La sotto fase successiva è quella delle reazioni circolari terziarie va dai 12 ai 18 mesi. Queste consistono nello stesso meccanismo delle reazioni circolari secondarie ma effettuato con delle variazioni, infatti nasce l’interesse per le novità. Per esempio il bambino afferra e batte un oggetto contro superfici diverse o lo fa cadere da altezze diverse per vedere gli effetti: nel bambino nasce l’interesse per la sperimentazione per prove ed errori. Ultima fase quella del pensiero rappresentativo o simbolico che va dai 18 mesi ai 2 anni. Il bambino è in grado di rappresentare mentalmente le azioni da compiere prima di fare qualcosa, è in grado di rappresentare nella propria mente oggetti o situazioni che non sono presenti in quel momento. Infatti il bambino a questa età è in grado di fare alcune attività che richiedono la funzione rappresentativa del pensiero: Gioco simbolico: permette al bambino di usare degli oggetti attribuendogli un significato diverso da quello che normalmente hanno, gli oggetti diventano dei simboli che rappresentano qualcosa che non è presente ma che esiste nella sua mente ad esempio un bastone diventa un cavallo e il bambino gioca a “far finta di” essere un cavaliere. Imitazione differita: il bambino riproduce qualcosa che ha visto o sperimentato in precedenza. Anche prima imitava gesti o azioni ma lo faceva immediatamente cioè il modello era presente, ora è in grado di memorizzare un fatto accaduto e di riprodurlo qualche giorno dopo. Linguaggio verbale: il bambino incomincia a parlare cioè usa dei suoni per indicare oggetti e situazioni che non sono presenti. Infatti le parole sono simboli che rappresentano la realtà. Un altro fenomeno comune in molti bambini è quello dell’oggetto transizionale. Donald Winnicott, un psicoanalista inglese, ha scoperto l’importanza del gioco con un “oggetto transizionale”. Il giocattolo, il pupazzo o qualsiasi altro oggetto che il bambino usa o porta con se, ha una funzione di transizione tra il bambino e il mondo esterno, rappresenta il passaggio tra uno stato di fusione con la madre ad uno stato di separazione. Nei primi mesi di vita vive in simbiosi con la madre, cioè non si percepisce come identità separata da essa. Lentamente il bambino matura la separazione dalla madre e acquisisce un senso di identità. Il segno di questa separazione è dato dall’oggetto transizionale il quale rappresenta e sostituisce la madre quando è assente, permettendo al bambino di esplorare l’ambiente e di sentirsi sicuro e protetto. Crescendo l’oggetto gradualmente perde il suo valore di realtà sostitutiva della madre. L’oggetto transizionale può essere qualunque cosa un orsacchiotto, una bambolina, un fazzolettino, un nastro, una sciarpetta ovvero un oggetto morbido, caldo da cui non si stacca mai. A poco a poco si impregna di quegli odori di latte e biscotto, di borotalco, che sono anche gli odori di “mamma e bambino”, proprio come se fosse una parte di sé e, nello stesso tempo, evocasse la mamma, la sua presenza e il rapporto con lei. Attraverso il legame con l’oggetto, il bambino rivive così l’illusione di poter amministrare, controllare un legame ben più importante, quello con la madre. E questo gli dà una grande sicurezza: stringendosi al suo giocattolo preferito o alla sua copertina, non si sente più in balìa degli eventi. Sa di poterli dominare, proprio come se la mamma lo tenesse per mano. Non a caso questa prima forma di attaccamento a un oggetto coincide con l’inizio del distacco dalla madre, quando il bambino impara a camminare da solo e comincia ad avventurarsi oltre i confini che fin qui l’anno racchiuso e protetto: l’abbraccio materno, il lettino, la sua stanza ecc. Si sente attratto, affascinato da questo mondo ancora ignoto, verso il quale lo sospinge la sua voglia di autonomia e di avventura. Ma ne ha anche paura, tanto gli appare distante, freddo, ostile. In assenza della mamma, si stringe a sé, per ritrovare un senso di protezione, di fiducia, di confronto. Al nido c’erano due bambini che avevano un oggetto transizionale che portavano sempre con loro, una bambina aveva una pecora di peluche mentre un altro bimbo aveva un specie di copertina. Più crescevano più il legame con l’oggetto transizionale diminuiva in quanto trovavano dei nuovi punti di riferimento, presenti all’interno della struttura, che gli davano un senso di sicurezza anche durante la loro permanenza al Nido. Molto importanti per lo sviluppo cognitivo e della creatività del bambino sono le attività artistiche e il disegno. Il disegno spontaneo è sicuramente la manifestazione più importante della creatività. Nell’esecuzione grafica svolgono un ruolo importante le abilità motorie, i meccanismi percettivi, la memoria, l’intelligenza, la motivazione, la creatività e la capacità di riorganizzare la realtà. Nel disegno il bambino proietta i suoi stati d’animo, i suoi bisogni, le sue speranze e le sue paure. Attraverso essi egli narra vicende vissute o immaginate, si impadronisce della realtà e la cambia a suo piacimento. Come il gioco anche il disegno è divertimento che però viene fatto con serietà ed impegno. Nel disegno sono coinvolti i processi cognitivi del bambino quindi se impariamo a leggere questo linguaggio abbiamo la possibilità di capire il livello di sviluppo raggiunto dal bambino ma anche i processi motivazionali più profondi che sono nascosti dietro i contenuto del disegno. I bambini a questa età sono nella fase dello scarabocchio, quindi diviene molto difficile poter interpretare questi tipi di disegn, ma è molto importante che inizino a sperimentare con i colori e le forme. I tracciati sul foglio, fino ai 20 mesi, sono omolaterali, cioè se vengono eseguiti con la mano destra vanno a collocarsi sulla parte destra del foglio e a sinistra se il bambino usa la mano sinistra. Tendono ad essere centrifughi, cioè partono dal punto più vicino al soggetto che disegna e si allontanano, sia a destra che a sinistra. L’uso del colore in questa fase non è importante; il bambino tende ad usare colori più scuri, perché sono più visibili. Solo in seguito sceglie il colore in base alla sua piacevolezza che questo gli induce, ma l’elemento colore è completamente slegato all’elemento forma. Figura 1 (disegno libero di una bimba di 2 anni) Il bambino che ha dai 20 ai 30 mesi, all’inizio adatta progressivamente il suo gesto manuale allo spazio grafico a disposizione, poi passa dalla padronanza del gesto, quindi della mano, al controllo del tracciato: prima l’occhio segue la mano che scrive, poi la guida e la porta dove vuole lui. Ecco perché è così difficile, ma tanto utile, per un bambino piccolo colorare immagini prestampate restando nei bordi. Oltre al disegno vengono svolte anche altre attività manuali come bricolage, colorare con le mani e la creazione di lavoretti per ogni festività dell’anno. Queste attività che sono più impegnative vengono svolte sempre sotto la supervisione e l’assistenza di un’ educatrice, ovviamente sono scelte attività che sono alla portata delle capacità motorie e cognitive dei bambini. Il gioco e il disegno sono attività che permettono al bambino, di qualsiasi età, di divertirsi, confrontarsi con l’altro, mostrare le sue capacità e di valorizzarle. Questa esperienza, ormai al termine, mi ha permesso di conoscere al meglio il mondo e i servizi territoriali per la prima infanzia; argomenti che avevo già affrontato a livello teorico nel mio percorso si studi precedente. È stato veramente stimolante poter mettere in pratica tutto quello appreso negli anni precedenti e nei corsi che sono stati proposti all’interno del progetto di Leva Civica. Lavorare insieme ai bambini è stato davvero emozionante e soddisfacente, soprattutto quando il bambino riesce ad instaurare un rapporto di fiducia e ti cerca per giocare o per fare un po’ di coccole. Avere a che fare con bambini così piccoli mi ha fatto conoscere le mie risorse e i miei limiti, mi sono impegnata per superarli e migliorarmi, sia all’interno del contesto nel quale ho prestato servizio sia nella vita quotidiana , ma soprattutto ti mostra quanta pazienza hai. Questa esperienza mi ha permesso anche di conoscere molti aspetti e problematiche dell’ambito lavorativo, mi ha insegnato come rapportarsi con i genitori e come risolvere problemi o progettare piani d’intervento all’interno di un equipe. Sono stati dei mesi bellissimi, nei quali ho conosciuto persone fantastiche che rimarranno per sempre nel mio cuore e ho fatto esperienze magnifiche che hanno arricchito il mio bagaglio di conoscenze ed emozioni.