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Assunzioni e Jobs Act: Lo Stato Dell’arte di Adam Asmundo e Giuseppe Di Giacomo1 POLITICHE PUBBLICHE Riesce il Jobs Act a incidere sulle strutturali rigidità e sui divari territoriali che caratterizzano il mercato del lavoro italiano? La risposta è incerta. Le dinamiche in atto negli ultimi mesi offrono in questo senso evidenze di segno positivo solo parziali ed è difficile isolare gli effetti della misura dalle altre variabili in gioco. La riforma e le evidenze 2015 La più recente riforma del mercato del lavoro, il c.d. Jobs Act (legge delega n.183 e gli otto decreti legislativi attuativi), ha definito un nuovo sistema di promozione e tutela del lavoro che, sotto il profilo dei regimi di protezione del lavoro, ha agito principalmente sulla flessibilità in uscita per i nuovi contratti a tempo indeterminato, lasciando di fatto inalterata la protezione dei contratti permanenti preesistenti . Il Jobs Act prosegue, inoltre, il processo di riforma delle politiche attive del lavoro con il decreto legislativo n.150/2015 di modifica dei servizi per il lavoro e delle politiche attive. Il cambiamento dei regimi di protezione dell'impiego con l'introduzione del contratto a tutele crescenti e la decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato è stata uno dei primi provvedimenti del Jobs Act ed è partito a marzo 2015. I dati dell’Osservatorio sul precariato dell‘INPS2 sulla dinamica dei rapporti di lavoro costituiscono una prima base per effettuare un’analisi territoriale dei possibili primi effetti che la riforma del 1 Questo articolo riproduce e approfondisce parte dello studio Precariato e politiche attive e di stabilizzazione in Sicilia, apparso su CongiunturaRes n. 1, 2016. 2 I dati utilizzati hanno come fonte gli archivi UNIEMENS dell’INPS sui lavoratori dipendenti escluso il pubblico impiego, i lavoratori domestici e gli operai agricoli. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 mercato del lavoro ha avuto in termini di capacità di favorire una maggiore e più stabile occupazione3. Il nostro approfondimento copre i primi undici mesi dell'anno (Gennaio 2015 – Novembre 2015), includendo pienamente gli effetti introdotti dalle misure di sgravio contributivo (attive da inizio anno) e solo parzialmente l’introduzione del contratto a tutele crescenti, promosso dal decreto attuativo del Jobs Act entrato in vigore a partire dal 7 di marzo 2015. Dinamiche lente al Sud Da un punto di vista strettamente statistico, la Tavola 1 presenta evidenze esplicite di crescita per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato. Tali forme contrattuali, a partire dal bimestre gennaio-febbraio avevano goduto anche dei benefici della decontribuzione, sono mediamente in aumento sul territorio nazionale, con una dinamica sostenuta (37%) nel periodo considerato. Meno eclatante appare l’incremento registrato in Sicilia (9,25%) e nelle altre regioni del Mezzogiorno, che hanno registrato una variazione compresa fra il 14,6% delle Isole e il 21,1% del Sud continentale a fronte di incrementi decisamente più rilevanti (più che doppi) nelle aree del Centro-Nord (Tav. 2). 3 L'analisi riprende e aggiorna i dati e le statistiche già messe in evidenza nel Focus Congiuntura RES n.2/2015 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 Tav. 1 - Assunzioni nel periodo gennaio-novembre 2014 e 2015 a t. indeterminato a termine in apprendistato in complesso 2014 Sicilia 2015 111.152 162.473 8.625 284.264 121.435 158.228 6.338 288.016 2014 Italia 2015 a t. indeterminato 1.196.539 a termine 3.140.035 in apprendistato 219.266 in complesso 4.557.854 Fonte: elaborazioni RES su dati INPS 1.639.414 3.186.309 174.962 5.002.700 var% 9,25 -2,61 -26,52 1,32 comp% 42,16 54,94 2,20 100,00 var% 37,01 1,47 -20,21 9,76 comp% 32,77 63,69 3,50 100,00 A fronte di dinamiche così marcate, tuttavia, i dati relativi al complesso dei nuovi rapporti di lavoro segnalano come i contratti a termine abbiano ancora un peso determinante nei meccanismi di accesso al lavoro, specie nelle regioni centrosettentrionali, dove rappresentano oltre i due terzi delle nuove assunzioni. Da un punto di vista analitico va dunque indagata la relazione dinamica e funzionale fra le due forme, palesemente soggetta a forti differenziazioni territoriali, senza trascurare il ruolo esercitato dalle cessazioni, che contribuiscono a moderare, talvolta sensibilmente, l’evidenza relativa ai nuovi contratti, se singolarmente considerati. Tav. 2 – Rapporti di lavoro attivati nei mesi di gennaio-novembre 2015 per area geografica Area a t. indeterminato NORD-OVEST 451.526 NORD-EST 277.342 CENTRO 351.932 SUD 401.867 ISOLE 156.747 ITALIA 1.639.414 Fonte: elaborazioni RES su dati INPS a termine 999.946 671.953 732.684 554.639 227.087 3.186.309 in apprendistato in complesso 53.873 51.160 43.668 18.595 7.666 174.962 1.505.345 1.000.455 1.128.284 975.101 391.500 5.000.685 var% 2015/14 a t. indeterminato in complesso 46,38 55,89 45,60 21,17 14,58 37,01 12,56 11,95 10,31 5,97 2,55 9,76 Come si evince dalla Tavola 3, infatti, a livello nazionale aumentano, anche se in misura inferiore rispetto alla dinamica delle assunzioni, le cessazioni in complesso (+1,1%), soprattutto per effetto delle cessazioni dei contratti a termine (+2,7%) e dei contratti a tempo indeterminato (+1,9%); i contratti di apprendistato registrano invece un StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 significativo calo delle cessazioni (-7%). Il saldo complessivo tra assunzioni (oltre 5 milioni in Italia) e cessazioni (4,32 milioni) risulta dunque essere positivo nel 2015 (+680 mila) così come la sua variazione tendenziale rispetto allo stesso periodo del 2014 (+110%). Tale risultato è influenzato sia dalla migliore congiuntura economica sia da un significativo effetto di ricomposizione interna del lavoro dovuto alla trasformazioni di contratti di apprendistato e a termine in contratti a tutele crescenti (circa 96 mila nuove assunzioni rientrano in questa categoria). Rispetto al quadro nazionale, la Sicilia, come si è detto, si caratterizza per una dinamica notevolmente più contenuta, sia per il complesso delle assunzioni (+1,3%, pari a 3.751 nuovi contratti) sia per i soli contratti a tempo indeterminato (+9,3% pari a 10.283 nuovi contratti rapporti di lavoro). Un altro elemento di differenza rispetto alle dinamiche nazionali si ha sul fronte delle cessazioni, che mostrano una diminuzione a livello complessivo (-4,6%) e per tutte le tipologie di contratto, inclusi i contratti a tempo indeterminato (-4,3%). Il saldo complessivo tra assunzioni (286 mila) e cessazioni (257 mila) a livello regionale risulta dunque anch’esso positivo (+29 mila), così come la variazione tendenziale rispetto allo stesso periodo del 2014 (+127%) che grazie alle minori cessazioni presenta una dinamica migliore rispetto al dato nazionale. Tav. 3 - Variazioni assunzioni e cessazioni - Sicilia e Italia, gennaio-novembre 2015/14 Sicilia Italia a tempo var. ass. 10.283 442.875 a tempo indeterminato indeterminato var. % 9,3 37,0 var. ass. -4.245 46.274 a termine a termine Assunzioni Cessazioni var. % -2,6 1,5 var. ass. -2.287 -44.304 in apprendistato in apprendistato var. % -26,5 -20,2 complesso var. ass. 3.751 444.845 complesso assunzioni cessazioni var. % 1,3 9,8 var. ass. var. % var. ass. var. % var. ass. var. % var. ass. var. % Sicilia -5.085 -4,3 -6.178 -4,3 -1.158 -16,3 -12.421 -4,6 Le cause di questa differenza sono in parte da attribuire alla diversa dinamica territoriale delle trasformazioni dei rapporti di lavoro (Tav. 4). Se a livello nazionale si rileva una significativa quota di nuovi contratti a tempo indeterminato frutto di una trasformazione di precedenti contratti, con una media circa il 29% (oltre il 38% per il Nord), nell'Isola e StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 Italia 28.380 1,9 70.776 2,7 -11.013 -7,0 88.143 1,1 al Sud l'incidenza delle trasformazioni risulta essere significativamente inferiore e pari rispettivamente al 12% e al 16%. Tav. 4 - Trasformazioni e numero di contratti a tutele crescenti beneficiari di agevolazioni contributive Gennaio - Novembre 2015 REGIONI Totale assunzioni a tempo indeterminato Piemonte 91.836 Valle d'Aosta 2.871 Liguria 33.513 Lombardia 323.306 Trentino Alto Adige 23.158 Veneto 119.679 Friuli-Venezia Giulia 24.436 Emilia-Romagna 110.069 Toscana 108.398 Umbria 18.902 Marche 34.242 Lazio 190.390 Abruzzo 40.285 Molise 8.377 Campania 188.626 Puglia 106.146 Basilicata 16.413 Calabria 42.020 Sicilia 121.435 Sardegna 35.312 Italia 1.639.414 Fonte: ns elaborazioni RES su dati INPS Totale assunzioni a tempo indet. beneficiarie di agevolazioni contributive Apprendisti trasformati a tempo indeterminato Totale trasformazioni 52.969 1.678 18.537 144.974 12.725 64.777 15.030 60.858 50.724 11.693 20.535 114.304 21.529 5.067 107.481 61.621 9.781 25.736 66.499 22.718 889.236 7.340 222 2.498 16.125 1.621 11.585 1.524 8.579 6.524 1.840 3.104 8.226 1.259 125 2.628 2.911 319 970 2.639 811 80.850 37.827 1.038 12.620 108.355 10.594 51.677 10.571 47.656 32.722 7.141 14.373 49.029 8.729 1.235 24.545 19.960 2.643 5.874 15.043 7.377 469.009 Incidenza Incidenza agevolazioni sul trasformazioni sul totale assunzioni a totale assunzioni a tempo tempo indeterminato indeterminato (val (val %) %) 57,68 58,45 55,31 44,84 54,95 54,13 61,51 55,29 46,79 61,86 59,97 60,04 53,44 60,49 56,98 58,05 59,59 61,25 54,76 64,34 54,24 Se al Centro-Nord il Jobs Act sembra aver determinato un’apprezzabile modifica interna al mercato del lavoro favorendo una ricomposizione dei contratti di lavoro, al Sud questo fenomeno risulta essere meno presente e questo spiega il minore dinamismo nelle assunzioni con contratti stabili. La riforma ha inoltre depotenziato, sotto il profilo degli incentivi, l'utilizzo del contratto di apprendistato, che dovrebbe costituire uno strumento di politica attiva strategico soprattutto per i giovani. L’evidenza in questo senso è legata sia al rilevante fenomeno delle trasformazioni di contratti di apprendistato in contratti a tutele crescenti (in media pari al 5% delle assunzioni a tempo indeterminato e al 9% delle StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 41,19 36,15 37,66 33,51 45,75 43,18 43,26 43,30 30,19 37,78 41,97 25,75 21,67 14,74 13,01 18,80 16,10 13,98 12,39 20,89 28,61 assunzioni a tempo indeterminato beneficiarie dell’esonero contributivo4 connesso al contratto a tutele crescenti), sia alla significativa riduzione delle assunzioni che ha caratterizzato questa tipologia di contratto nel 2015. Esoneri contributivi asimmetrici e ricomposizione dei contratti Altro aspetto rilevante della riforma è che gli esoneri contributivi che hanno accompagnato il Jobs Act hanno prodotto effetti asimmetrici sui territori. In particolare, nel periodo Gennaio-Novembre 2015 il numero di lavoratori che ha beneficiato dell'esonero contributivo risulta fortemente concentrato al Centro-Nord, beneficiario del 64% degli sgravi contributivi, a fronte del restante 36% andato al Sud (7,5% in Sicilia), pur essendo in quest'area concentrato il 47% dei disoccupati (12% in Sicilia)5. La riforma ha dunque iniziato a incidere, a livello nazionale, prevalentemente in termini di ricomposizione dei contratti di lavoro, favorendo il nuovo contratto a tutele crescenti rispetto all'apprendistato, al contratto a termine e al contratto a tempo indeterminato precedente la riforma. L’analisi dei dati ISTAT sulle forze lavoro evidenzia a livello nazionale una crescita tendenziale dell’occupazione a dicembre 2015, con 109 mila i lavoratori in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (+0,5%) che si concentra nel lavoro dipendente (+247 mila persone, +1,5%), in particolar modo in quello a tempo determinato (+4,9%, pari a 113 mila persone). L’occupazione a tempo indeterminato cresce, con un contributo 4 Gli sgravi consistono in un’esenzione dal versamento del totale degli oneri contributivi a carico del datore di lavoro (eccetto quelli verso l’INAIL) fino a uno sgravio annuo massimo di 8.060 euro e si applicano, per i primi 36 mesi di attività, a tutti i nuovi contratti a tempo indeterminato stipulati nel corso del 2015. Il pagamento dei contributi va a carico della fiscalità generale e non comporta pertanto una riduzione delle coperture di welfare per il lavoratore, pur non ricevendo questi alcun vantaggio in busta paga, dato che i contributi a suo carico non sono stati ridotti. 5 Percentuale regionale sul numero complessivo di disoccupati in Italia. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 dello 0,9% (+135 mila persone). A livello congiunturale nel mese di dicembre 2015 si registra invece un calo dell’occupazione rispetto al mese precedente (-0,1%) determinato dalla flessione del numero di lavoratori indipendenti (-1%), mentre aumentano gli occupati dipendenti (+0,2%, 33 mila in più) in particolare quelli a tempo indeterminato (+0,2%, pari a 31 mila persone). Altro fenomeno emergente, che contrasta con una politica orientata alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro, riguarda la straordinaria crescita, nell'ultimo biennio, del lavoro accessorio tramite l'utilizzo dei buoni lavoro, i c.d. voucher6. Questa tipologia di contratto, che si configura come la forma più estrema di precarizzazione dei rapporti di lavoro e presenta un alto profilo di rischio in termini di elusione/evasione, mostra un incremento medio annuo nel biennio 2014-2015 del 70% e, a partire dal 2015, evidenzia una maggiore crescita al Sud (+77% nel periodo gennaio-novembre 2015) e in Sicilia (+97%) rispetto alla media nazionale (67,5%). Complessivamente i lavoratori interessati da questa tipologia di contratto sono quasi raddoppiati nel 2014 rispetto al 2013 (circa un milione di lavoratori, a fronte di circa 600 mila nell'anno precedente) e tende a crescere ulteriormente anche nel 2015. Gli effetti in termini di maggiore occupazione, come rileva l'ISTAT, sono ancora limitati e tenderebbero a indicare una crescita occupazionale trainata dal contratto a tempo determinato. Questa dinamica, in parte, può essere un effetto della liberalizzazione dei contratti a termine introdotta dal decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34 (il c.d. Decreto Poletti), che ha reintrodotto la possibilità per i datori di lavoro di stipulare contratti senza causale, nel limite di durata di trentasei mesi, superando la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro a tempo determinato. Inoltre, la possibilità di prorogare un contratto di lavoro a termine in corso di svolgimento è sempre ammessa, fino ad un massimo di 8 volte nei trentasei mesi. 6 Le norme sull’utilizzo dei buoni lavoro per retribuire le prestazioni di lavoro di tipo accessorio, di cui agli articoli 70-73 del decreto legislativo n. 276 del 2003, sono state novellate dalla legge n. 92 del 2012 di riforma del mercato del lavoro (e successive modificazioni). StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 Una recente valutazione di impatto svolta da Prometeia7 evidenzia ulteriori rischi di medio-lungo termine connessi all'attuazione della riforma, dopo un effetto positivo transitorio soprattutto sul tasso di disoccupazione, riguardanti il possibile calo dei salari medi e della quota dei redditi da lavoro dovuta alla riduzione del potere contrattuale dei lavoratori. In questo senso la riforma del Jobs Act rischia di replicare i precedenti interventi sul mercato del lavoro, che ne hanno determinato una maggiore segmentazione (creando, in questo caso, una differenziazione in termini di tutele nell'ambito dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato) senza benefici strutturali per l'economia nel suo complesso. Considerazioni conclusive Lo scenario decritto mostra che, nonostante le riforme e i disegni di sviluppo della rete dei servizi per il lavoro, la relazione tra sforzo e risultato è ancora debole. Sotto il profilo della stabilizzazione dei contratti di lavoro il quadro che emerge, per quanto positivo, evidenzia come – soprattutto al Centro-Nord – l'incentivo offerto dalla decontribuzione abbia determinato principalmente un effetto di ricomposizione dei contratti, finendo con il favorire il contratto a tutele crescenti rispetto ad altre forme contrattuali, in primo luogo i contratti di apprendistato e, in misura inferiore, i contratti a termine. Una concentrazione territoriale degli incentivi che privilegiasse il Mezzogiorno8, associata a una loro calibrazione in termini di intensità rispetto a specifiche categorie di soggetti, potrebbe 7 Cfr. Prometeia "Rapporto di previsione 2015", Capitolo 9 "Una valutazione degli effetti del Jobs Act con il modello Dsge". 8 La legge di stabilità 2016 estende la misura di esonero contributivo previsto nel 2015 con una riduzione della durata del beneficio (da 2 anni a 3 anni) e dell’intensità dello stesso (l’esonero contributivo è ridotto al 40% e parimenti ridotto il tetto massimo del beneficio annuale su base annua), Infine, è prevista la possibilità dell’estensione dell’esonero contributivo in favore dei datori di lavoro delle regioni del sud per l’anno 2017, subordinandola alla ricognizione finalizzata a verificare lo stato di utilizzo delle risorse del Piano di Azione coesione (PAC) non ancora oggetto di impegni giuridicamente vincolanti rispetto ai cronoprogrammi approvati. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 rendere maggiormente perequativa la politica e massimizzarne i risultati in termini di creazione di nuovi posti di lavoro. Anche sotto il profilo della capacità di ridurre il lavoro precario, i segnali che emergono dalla crescita sostenuta del lavoro accessorio costituiscono un potenziale elemento di criticità nel disegno complessivo della riforma. Inoltre, l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti ha evidentemente penalizzato il contratto di apprendistato, che doveva essere lo strumento adeguato a promuovere un sistema duale di formazione e lavoro per le fasce più giovani. In questo ambito il legislatore è recentemente intervenuto con il decreto legislativo 15 giugno 2015 n. 81 “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni”, agganciando il contratto di apprendistato alle disposizioni in materia di licenziamenti previste per il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. A un anno dal suo avvio, la riforma offre dunque un quadro caratterizzato da luci e ombre, le prime sono di fatto riconducibili a una significativa crescita delle assunzioni a tempo indeterminato (soprattutto al Nord) rispetto alle altre forme contrattuali, le seconde al Sud per una minore debolezza degli effetti della riforma proprio nell’area in cui l’urgenza di un’ inversione di tendenza era più forte. Appare dunque evidente come gli effetti del Jobs Act, basati essenzialmente su un’ingegneria dei contratti di lavoro e su esoneri contributivi, siano difficilmente in grado di rappresentare, in un contesto di debole e frammentaria ripresa dell’economia, l’atteso elemento di svolta e una decisiva leva di cambiamento, in assenza di vere e proprie politiche di sviluppo. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016 Riferimenti bibliografici Fondazione RES (2015b), Focus. L’impatto della crisi e gli effetti attesi del Jobs Act, Congiuntura RES n. 2/2015 Fondazione RES (2016), Focus. Precariato e politiche attive e di stabilizzazione in Sicilia, Congiuntura RES n. 1/2016 INPS Osservatorio sul precariato, Report mensile Gennaio-Novembre 2015 Prometeia, Rapporto di previsione, Ottobre 2015 Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Indagine sui Servizi per l’Impiego 2013. Rapporto di monitoraggio StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VIII - n° 1 - Marzo 2016