Siamo entrati nel Giardino della Risurrezione, vicino a Verbania
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Siamo entrati nel Giardino della Risurrezione, vicino a Verbania
[IL SENSO DELLA VITA] DI PINO PIGNATTA - FOTO DI ANDREA SCAPOLAN LA PACE DI UN MONASTERO Siamo entrati nel Giardino della Risurrezione, vicino a Verbania, dove c’è chi parla al vostro cuore A 500 luoghi sacri e conventi aperti al pubblico in Italia 100.000 Padre Natanaele, priore del monastero benedettino di Germagno. A destra: i monaci mentre curano il sito Internet 102 GIUGNO 2008 CLUB3 fedeli almeno frequentano abitualmente questi luoghi ll’una di notte mi sveglia il silenzio. Sembra impossibile, ma il silenzio può essere assordante. Mi alzo dal letto a fatica, fa freddo, fuori c’è un cielo senza stelle, è buio, grigio, filtra appena la luce della luna. Nonostante mi sia addormentato non più tardi delle 9, ho gli occhi impastati di sonno, le gambe ingessate dal torpore. Mi muovo piano, il pavimento di legno scricchiola, rompe il silenzio del Cenobio, è irriverente, quasi un sacrilegio. Sono ospite della comunità monastica dei santi Pietro e Paolo a Germagno, provincia di Verbania, Valle Strona, sopra Omegna, pendici del monte Massone, in Piemonte. Un priorato benedettino della Congregazione sublacense, fondato nel 1971 e attualmente composto da nove monaci, fra i quali tre sacerdoti e un eremita: il più vecchio ha 63 anni, il più giovane 35. La loro Regola, fondata da san Benedetto più di 1.400 anni fa, chiede di accogliere ogni “viandante” come Cristo in persona, anche i non credenti, anche i peccatori. Loro hanno accolto persino me. Pregano e lavorano in questo eremo adagiato tra radure e boschi di faggio, un balcone affacciato sul Lago d’Orta, metafora di uno sguardo verso il trascendente. Si chiama Giardino della Risurrezione. Per arrivare qui non ci sono cancelli, né divieti, la strada s’inerpica su per un bricco vigliacco, taglia il fiato e le gambe. All’ingresso c’è solo un cartello: «Entra con noi nel silenzio, Dio parla al tuo cuore». Come sono lontani, in questo luogo, quelli che parlano, parlano, parlano, e spesso non dicono niente. Mi sveglio nel mezzo di un sonno profondo. È dura, più di quanto credessi, ma provo 씮 “ ” Provate a pregare per qualcuno che non conoscete e non conoscerete mai CLUB3 103 GIUGNO 2008 [IL SENSO DELLA VITA] Chi sceglie questi luoghi cerca un po’ di silenzio e “ ” Vengono qui persone in ricerca, che si pongono dubbi, che attraversano una crisi, o che scappano dalla fretta, dal caos, da una vita inquieta Uno dei monaci impegnato nei lavori di carpenteria. In alto: la pulizia del bosco 104 GIUGNO 2008 CLUB3 씮 a seguire il ritmo dei monaci: armoniosa alternanza tra preghiera liturgica, ascolto della Parola di Dio, che qui si chiama Lectio divina, preghiera personale, mensa comune, studio, lettura e lavoro: confezione di marmellate e miele, falegnameria, icone, bricolage. Lentezza e ascolto del silenzio: per chi è offeso ogni giorno da velocità e rumore, sono di una bellezza esaltante. L’appuntamento è poco dopo l’una nella chiesa del monastero. Trovo già i monaci in ginocchio, immobili, in contemplazione, icona di una vita umile e scandita dalla preghiera, che è poi il senso del monachesimo occidentale: non cercare l’illuminazione per sé, ad esempio lungo il cammino della millenaria tradizione Zen, ma la salvezza per gli altri, per noi, per voi, per i “fratelli assenti”. Provate a pregare per qualcuno che non conoscete e non conoscerete mai… Tutto intorno, nella chiesa, buio e quiete. Solo un piccolo faro illumina il Crocifisso: sembra una tela di Caravaggio, la luce che squarcia le tenebre. È l’ora delle “Vigilie”. Nel monastero di Germagno si prega anche nel cuore della notte. Anzi, è proprio a quest’ora che inizia la giornata, scandita dal coro dei monaci, una salmodia cantata, intensa, che si dipana lungo quel capolavoro di spiritualità che sono i Salmi. Risuona appena la cetra, poche note per accompagnare un’antifona scelta appositamente per le preghiere notturne: «Risvegliati, o tu che dormi, ridestati, sorgi dai morti...». Dai morti? Certo, vivi siamo vivi. Ma può essere che nella profondità di noi stessi, a volte, sembriamo già morti? Forse è per questo che negli ultimi tempi le chiese si svuotano e i monasteri sono pieni. Perché in questi luoghi – segnati da una vita così dura, essenziale, aspra, dove i tempi di solitudine e di condivisione sono fasi di un medesimo respiro – la gente cerca un sostegno, una risposta, un sorriso, la faticosa accettazione dei propri limiti. Magari anche di raccoglimento per sentirsi rinascere nell’anima una parola, che è più vera, meno insipida, se a pronunciarla è chi vive nel silenzio e non brucia tanti discorsi per fare l’equilibrista. «Vengono qui persone in ricerca, in dubbio, in crisi, scappano dalla fretta, dal rumore, dalla rincorsa verso l’efficienza», spiega padre Natanaele, priore del monastero di Germano, il più anziano di vita monastica. «A volte fuggono dall’angoscia. Un giorno è venuta una donna, sconvolta dal dolore per un aborto, piegata dal senso di colpa. Si è liberata, si è confidata. Però non ce l’ha fatta. Si è uccisa. Forse ha voluto, disperatamente, rincorrere la vita che aveva in grembo. Per un attimo abbiamo pensato che la nostra esistenza non servisse a nulla, polvere spazzata dal vento. Eppure arrivano qui in tanti, spesso tornano, quasi tutti vogliono parlare ed essere ascoltati». Sono attratti dalla radicalità dell’invito di san Benedetto. Ma è così difficile la Regola? «Difficile e facile, dipende: come seguire il Vangelo, perdonare, essere umili, sopportare pazientemente i fratelli», sorride con ingenua ironia padre Natanaele. «Soprattutto, ciò che richiama qui tanti cuori è una preghiera più credibile, aggregante, uno stile di vita in cui il mistero di Dio ha uno spazio evidente, non è un’abitudine, una merce tra le merci, un soprammobile». Fratel Bernardo, economo della comunità, che vent’anni fa è stato uno dei fondatori, annuisce mentre scarica dal portatile le foto del Giardino della Risurrezione, “navigabi씮 [IL SENSO DELLA VITA] Al lavoro nella falegnameria del monastero. In alto: un fratello in cucina 씮 le” non solo con la presenza e con la preghiera, con la frequentazione discreta e assidua, ma anche tramite Internet, al sito www.monasterogermagno.it, semplice e “frugale” come la vita di clausura. «Chi viene da noi cerca silenzio e raccoglimento con i monaci, maestri di umanità, diceva Paolo VI. Di solito non è al primo impatto con la vita cristiana. Ma c’è anche chi arriva all’improvviso, sospinto dall’inquietudine: la UNA VACANZA TRA SUORE E FRATI C ome nel Medioevo i monasteri rappresentavano un rifugio lungo il cammino dei viaggiatori, ancora oggi abbazie e case religiose di cui è costellata l’Italia continuano a offrire accoglienza ai turisti che desiderano uno stacco dalla vita quotidiana, all’insegna della spiritualità. Un modo alternativo di vivere la vacanza, improntato a sobrietà e tranquillità interiore. La lista dei monasteri è nutrita. Prima fra tutte, la comunità monastica di Camaldoli (Arezzo), una delle più famose d’Italia, che offre vari tipi di accoglienza: la foresteria del sacro eremo a 1.100 metri di altitudine 106 GIUGNO 2008 CLUB3 per singoli e coppie, religiosi, sacerdoti o anche per gruppi che desiderano condividere momenti di riflessione e la preghiera con la comunità dei monaci; e poi la foresteria del monastero di Camaldoli a 850 metri, per singoli, adulti, coppie che intendono trascorrere un breve soggiorno anche al di fuori della condivisione dei momenti liturgici con la comunità. È poi possibile alloggiare presso case coloniche della comunità donna picchiata dal marito, il giovane finito in un giro perverso, l’anziano soffocato da crucci e da acciacchi, o da una vita segnata da traumi e da rancori, anche in famiglia. E poi tante coppie in difficoltà, tantissime, il nostro pane quotidiano: alcune comprendono qui le ragioni delle loro difficoltà, dopo un percorso di ascolto reciproco». Un luogo, insomma, dove la parola “crisi” è da intendere anche nel senso greco del termine, cioè di rinascita. Dove, nonostante sobrietà di parola e discrezione nei modi, ti senti accompagnato dalla preghiera e dalla simpatia dei fratelli, durante il soggiorno e anche dopo. Qui, al monastero di Germagno, non c’è la radio e neppure la Tv. Non c’è nulla. E c’è festa soltanto la domenica. È per questo che vengono in tanti, perché si fa festa davvero: la domenica ci sono persino un 왎 po’ di vino e la musica. dislocate nel raggio di 10 chilometri dal monastero. Informazioni: sacro eremo di Camaldoli (nella foto), tel. 0575.55.60.21, monastero di Camaldoli, tel. 0575.55.60.12. Sempre nel Centro Italia, l’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana dei monaci benedettini camaldolesi a Serra Sant’Abbondio (località Fonte Avellana, nelle Marche) offre 45 posti letto in camerate, una cucina e sala da pranzo attrezzate, i gruppi devono impegnarsi a vivere in raccoglimento. E poi, sempre nelle Marche, la Casa di ospitalità “Amici per amare”, delle monache benedettine del monastero di San Giacomo a San Ginesio (via Sigismondo Damiani 12, tel. 0733.65.61.22): dispone di 16 stanze con bagno e riscaldamento, refettorio con cucina, biblioteca, un grande terrazzo. I gruppi devono gestirsi autonomamente. Una panoramica esauriente dell’ospitalità monastica è offerta dalla Guida ai monasteri d’Italia di Gian Maria Grasselli e Pietro Tarallo (Piemme): dopo la prima edizione del 1998 ne sono seguite altre (l’ultima è del 2006), con la segnalazione di oltre 500 luoghi di spiritualità. Giulia Cerqueti