il nome divino che durera` per sempre

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il nome divino che durera` per sempre
IL NOME DIVINO CHE DURERA’ PER SEMPRE
“SIA SANTIFICATO IL TUO NOME”: QUALE NOME?
SIETE persone religiose? Se lo siete, allora come molti altri credete in un Essere supremo. E
probabilmente tenete in alta considerazione la famosa preghiera rivolta a quell’Essere, insegnata da Gesù ai
suoi seguaci e conosciuta col nome di “Padrenostro”. Questa preghiera inizia così: “Padre nostro che sei nei
cieli, sia santificato il tuo nome”. — Matteo 6:9, versione della CEI.
Vi siete mai chiesti perché in questa preghiera Gesù mise la santificazione del nome di Dio al primo
posto? Successivamente menzionò altre cose, come la venuta del Regno di Dio, il compimento della volontà
di Dio in terra e il perdono dei nostri peccati. L’adempimento di queste ultime cose porterà infine pace
durevole sulla terra e vita eterna per l’umanità. Riuscite a pensare a qualcosa di più importante? Eppure
Gesù ci insegnò a pregare prima di tutto per la santificazione del nome di Dio.
Non fu per pura coincidenza che Gesù insegnò ai suoi seguaci a mettere il nome di Dio al primo posto
nelle loro preghiere. Questo nome era chiaramente di vitale importanza per lui, dato che lo menzionò più
volte nelle sue stesse preghiere. Una volta, mentre pregava pubblicamente Dio, fu udito dire: “Padre,
glorifica il tuo nome”! E Dio stesso rispose: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!” — Giovanni 12:28,
CEI.
La sera prima di morire, Gesù pregò Dio in presenza dei suoi discepoli, e di nuovo lo udirono sottolineare
l’importanza del nome di Dio. Egli disse: “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal
mondo”. Più avanti ripeté: “Ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere”. — Giovanni 17:6, 26,
CEI.
Perché il nome di Dio era così importante per Gesù? E perché lo è anche per noi, come egli fece capire
insegnandoci a pregare per la sua santificazione? Per comprenderlo, occorre capire come erano considerati
i nomi nei tempi biblici.
I nomi nei tempi biblici
Evidentemente Geova Dio ha messo nell’uomo il desiderio di dare un nome alle cose. Il primo uomo
aveva un nome, Adamo. Nella storia della creazione, una delle prime cose che Adamo fa è quella di dare un
nome agli animali. Quando Dio diede ad Adamo una moglie, immediatamente Adamo la chiamò “Donna”
(’Ishshàh, in ebraico). In seguito egli le mise nome Eva, che significa “Vivente”, perché “doveva divenire la
madre di tutti i viventi”. (Genesi 2:19, 23; 3:20) Ancora oggi abbiamo l’abitudine di dare un nome alle
persone. È difficile immaginare come potremmo fare senza nomi.
Presso gli israeliti, però, i nomi non erano semplici etichette. Avevano un significato. Per esempio, il
nome di Isacco, “Risata”, ricordava la risata dei suoi anziani genitori quando era stato detto loro che
avrebbero avuto un figlio. (Genesi 17:17, 19; 18:12) Il nome di Esaù significava “Peloso”, e ne descriveva
una caratteristica fisica. L’altro suo nome, Edom, che significa “Rosso” o “Rossastro”, ricordava che egli
aveva venduto la primogenitura per un piatto di minestra rossa. (Genesi 25:25, 30-34; 27:11; 36:1)
Giacobbe, di poco più giovane del suo gemello Esaù, acquistò da lui la primogenitura e ricevette dal padre la
benedizione diretta al primogenito. Dalla nascita, il significato del nome di Giacobbe fu “Che afferra il
calcagno” o “Soppiantatore”. (Genesi 27:36) In modo analogo il nome di Salomone, sotto il cui regno Israele
visse in pace e prosperità, significava “Pacifico”. — I Cronache 22:9.
Perciò un dizionario biblico afferma: “Uno studio della parola ‘nome’ nell’AT [Antico Testamento] rivela il
profondo significato che essa ha in ebraico. Il nome non è una semplice etichetta, ma rappresenta la vera
personalità di colui al quale appartiene”. — The Illustrated Bible Dictionary, volume I, pagina 572.
Che i nomi abbiano importanza agli occhi di Dio si nota dal fatto che, tramite un angelo, egli disse ai futuri
genitori di Giovanni Battista e di Gesù come avrebbero dovuto chiamare i rispettivi figli. (Luca 1:13, 31) E a
volte cambiò il nome di certe persone, o gliene diede un secondo, per indicare il ruolo che avrebbero avuto
nel suo proposito. Per esempio, quando Dio predisse che il suo servitore Abramo (“Padre di esaltazione”)
sarebbe divenuto padre di molte nazioni, gli cambiò nome in Abraamo (“Padre di una moltitudine”). E cambiò
il nome della moglie di Abraamo, Sarai (“Litigiosa”), in Sara (“Principessa”), dato che sarebbe stata la madre
del seme di Abraamo. — Genesi 17:5, 15, 16; confronta Genesi 32:28; II Samuele 12:24, 25.
Anche Gesù riconobbe l’importanza dei nomi e fece riferimento al nome di Pietro nell’assegnare a questi
un privilegio di servizio. (Matteo 16:16-19) Perfino le creature spirituali hanno un nome. La Bibbia ne
menziona due, Gabriele e Michele. (Luca 1:26; Giuda 9) E quando l’uomo dà un nome a cose inanimate
come stelle, pianeti, città, montagne e fiumi, non fa che imitare il suo Creatore. Per esempio, la Bibbia dice
che Dio chiama tutte le stelle per nome. — Isaia 40:26.
Sì, i nomi sono importanti agli occhi di Dio, il quale ha messo nell’uomo il desiderio di identificare persone
e cose per nome. Perciò angeli, uomini, animali, come pure stelle e altre cose inanimate, hanno un nome.
Sarebbe coerente che il Creatore di tutte queste cose non avesse un nome? No di certo, specialmente in
vista di queste parole del salmista: ‘Ogni carne benedica il santo nome di Dio a tempo indefinito, sì, per
sempre’. — Salmo 145:21.
Un dizionario teologico del “Nuovo Testamento” dice: “Una delle più fondamentali ed essenziali
caratteristiche della rivelazione biblica è il fatto che Dio non è privo di nome: ha un nome personale,
mediante il quale può e deve essere invocato”. (The New International Dictionary of New Testament
Theology, volume II, pagina 649) Gesù pensava senz’altro a questo nome quando insegnò ai suoi seguaci a
pregare: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”. — Matteo 6:9.
Tenendo presente tutto questo, è chiaro che è importante conoscere il nome di Dio. Sapete qual è il
nome personale di Dio?
Qual è il nome di Dio?
Fatto sorprendente, la maggioranza delle centinaia di milioni di seguaci delle chiese della cristianità
avrebbe probabilmente difficoltà a rispondere a questa domanda. Qualcuno dirà che il nome di Dio è Gesù
Cristo. Ma Gesù stava pregando qualcun altro quando disse: “Ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che
mi hai dati dal mondo”. (Giovanni 17:6) Stava pregando Dio in cielo, come un figlio parla al padre. (Giovanni
17:1) Il nome che doveva essere “santificato” era quello del suo Padre celeste.
Eppure molte Bibbie moderne non contengono questo nome, e nelle chiese lo si sente di rado. Perciò,
lungi dall’essere “santificato”, è stato nascosto a milioni di lettori della Bibbia. Per avere un’idea di ciò che
hanno fatto i traduttori della Bibbia col nome di Dio, basta esaminare un versetto in cui esso ricorre: Salmo
83:18. Ecco com’è reso questo versetto in quattro Bibbie diverse:
“Sappiano che tu hai nome ‘Signore’, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. ([82:19] Versione cattolica
della CEI, 1974)
“E conoscano che tu, il cui nome è l’Eterno, sei il solo Altissimo sopra tutta la terra”. (Versione Riveduta,
protestante, a cura di Giovanni Luzzi, 1925)
“Sappiano che tu solo, il cui nome è Jahveh, sei eccelso su tutta la terra”. ([83:19] Traduzione cattolica di
Luigi Moraldi, Rizzoli editore, 1973)
“E sappiano che Tu solo, il cui nome è JEHOVA, sei l’Altissimo sopra tutta la terra”. (Versione protestante
di Oscar Cocorda)
Perché il nome di Dio appare in forme così diverse? Il suo nome è ‘Signore’, l’Eterno, Jahveh o Jehova?
O l’uno vale l’altro?
Per rispondere, occorre ricordare che la Bibbia in origine non fu scritta in italiano. Gli scrittori biblici erano
ebrei, e per lo più scrissero nell’ebraico e nel greco dei loro giorni. La maggioranza di noi non parla quelle
lingue antiche. Ma la Bibbia è stata tradotta in varie lingue moderne, e per leggere la Parola di Dio possiamo
servirci di queste traduzioni.
I cristiani nutrono profondo rispetto per la Bibbia e giustamente credono che “tutta la Scrittura è ispirata
da Dio”. (II Timoteo 3:16) Tradurre la Bibbia è quindi un’onerosa responsabilità. Se qualcuno, di proposito,
cambia o omette parte del contenuto della Bibbia, sta alterando la Parola ispirata. Vale in questo caso
l’avvertimento scritturale: “Se alcuno fa un’aggiunta a queste cose, Dio gli aggiungerà le piaghe che sono
scritte in questo rotolo; e se alcuno toglie qualche cosa dalle parole del rotolo di questa profezia, Dio toglierà
la sua parte dagli alberi della vita”. — Rivelazione (Apocalisse) 22:18, 19; vedi anche Deuteronomio 4:2.
La maggior parte dei traduttori biblici hanno senz’altro rispetto per la Bibbia e desiderano sinceramente
renderla comprensibile in quest’era moderna. Ma i traduttori non sono ispirati. La maggioranza di loro ha
inoltre forti convinzioni in campo religioso e può essere influenzata da concetti e gusti personali. Essendo
uomini possono anche commettere sbagli o errori di giudizio.
È quindi lecito fare alcune importanti domande: Qual è il vero nome di Dio? E perché varie traduzioni
della Bibbia chiamano Dio con nomi diversi? Dopo aver risposto a queste domande potremo tornare al
problema iniziale: Perché la santificazione del nome di Dio è così importante?
SIGNIFICATO E PRONUNCIA DEL NOME DI DIO
UNO degli scrittori biblici chiese: “Chi ha raccolto il vento nel cavo di entrambe le mani? Chi ha avvolto le
acque in un mantello? Chi ha fatto sorgere tutte le estremità della terra? Qual è il suo nome e qual è il nome
di suo figlio, nel caso che tu lo conosca?” (Proverbi 30:4) Come si fa a sapere qual è il nome di Dio? Questa
è una domanda importante. La creazione è una vigorosa prova dell’esistenza di Dio, ma non ce ne rivela il
nome. (Romani 1:20) In effetti non potremmo mai conoscere il nome di Dio a meno che il Creatore stesso
non ce lo rivelasse. E questo è proprio ciò che ha fatto nel suo Libro, la Sacra Bibbia.
In una famosa occasione, Dio pronunciò il proprio nome, ripetendolo in modo udibile agli orecchi di Mosè.
Mosè mise per iscritto il racconto di quell’avvenimento che è stato conservato nella Bibbia fino ai nostri
giorni. (Esodo 34:5) Dio perfino scrisse il suo nome col proprio “dito”. Dopo aver dato a Mosè quelli che oggi
chiamiamo i Dieci Comandamenti, Dio li mise miracolosamente per iscritto. Il racconto dice: “E appena ebbe
finito di parlare con lui sul monte Sinai, [Dio] dava a Mosè le due tavolette della Testimonianza, tavolette di
pietra scritte col dito di Dio”. (Esodo 31:18) Nei Dieci Comandamenti originali il nome di Dio ricorre otto volte.
(Esodo 20:1-17) Dio stesso ha quindi rivelato il suo nome all’uomo, sia a voce che per iscritto. Qual è
dunque questo nome?
In ebraico si scrive ‫יהוה‬. Queste quattro lettere, chiamate Tetragramma, in ebraico si leggono da destra a
sinistra e in molte lingue moderne si possono rappresentare con YHWH o JHVH. Il nome di Dio,
rappresentato da queste quattro consonanti, ricorre quasi 7.000 volte nell’originale “Antico Testamento”, o
Scritture Ebraiche.
Questo nome è una forma del verbo ebraico hawàh (‫)הוה‬, che significa “divenire”, e in effetti significa
“Egli fa divenire”. Perciò il nome di Dio lo identifica come Colui che adempie progressivamente le sue
promesse e realizza immancabilmente i suoi propositi. Solo il vero Dio potrebbe portare un nome così
significativo.
Ricordate i vari modi in cui è reso il nome di Dio in Salmo 83:18, come indicato a pagina 5? Due di quelle
versioni usano semplici titoli (“Signore”, “l’Eterno”) come sostituti del nome di Dio. Ma le altre due hanno
rispettivamente Jahveh e Jehova, forme in cui si notano le quattro lettere del nome di Dio. La pronuncia è
però diversa. Perché?
Come si pronuncia il nome di Dio?
A dir la verità nessuno sa con certezza come si pronunciasse in origine il nome di Dio. Perché? Perché la
prima lingua usata per scrivere la Bibbia fu l’ebraico, lingua in cui si scrivevano solo le consonanti, senza
vocali. Perciò, quando gli scrittori ispirati scrivevano il nome di Dio, facevano ovviamente la stessa cosa,
scrivendo soltanto le consonanti.
Finché l’ebraico antico continuò a essere una lingua d’uso quotidiano, non ci fu nessun problema. La
pronuncia di questo nome era nota agli israeliti, per cui quando lo vedevano scritto vi aggiungevano
automaticamente le vocali (così come per il lettore italiano, ad esempio, l’abbreviazione “cfr” sta per
“confronta”, e “btg” per “battaglione”).
Ma accaddero due fatti che modificarono la situazione. Primo, fra gli ebrei nacque una superstizione
secondo cui non si doveva pronunciare udibilmente il nome di Dio; così quando lo incontravano nella lettura
della Bibbia pronunciavano al suo posto la parola ebraica ’Adhonày (“Sovrano Signore”). Secondo, col
passar del tempo l’ebraico antico cessò di essere una lingua d’uso quotidiano, e così l’originale pronuncia
ebraica del nome di Dio fu infine dimenticata.
Per far sì che la pronuncia della lingua ebraica nell’insieme non andasse perduta, studiosi ebrei della
seconda metà del primo millennio E.V. escogitarono un sistema di punti per rappresentare le vocali
mancanti, e li collocarono vicino alle consonanti nella Bibbia ebraica. Così vennero scritte sia le vocali che le
consonanti, preservando la pronuncia comune a quell’epoca.
Per quanto riguarda il nome di Dio, invece di mettervi i segni vocalici giusti, nella maggioranza dei casi vi
misero altri segni vocalici per ricordare al lettore di leggere ’Adhonày. Da ciò derivò la grafia Iehouah,
diventata poi “Geova”, la tradizionale pronuncia del nome di Dio in italiano.
Quale pronuncia userete?
Da dove hanno origine invece le pronunce “Jahveh”, “Yahweh”, e simili? Si tratta di forme suggerite da
studiosi moderni nel tentativo di ricostruire la pronuncia originale del nome di Dio. Alcuni — ma non tutti —
pensano che prima del tempo di Gesù gli israeliti probabilmente pronunciavano il nome di Dio “Yahweh”. Ma
nessuno può esserne certo. Forse lo pronunciavano così, forse no.
Nondimeno, molti preferiscono la pronuncia “Geova”. Perché? Perché, a differenza di “Yahweh”, è nota e
comune. Ma non sarebbe meglio usare la forma che potrebbe avvicinarsi di più alla pronuncia originale?
Non necessariamente, perché questo non è ciò che di solito si fa con i nomi biblici.
Come esempio principale, prendiamo il nome di Gesù. Sapreste dire come lo chiamavano nel parlare
quotidiano i suoi familiari e amici mentre cresceva a Nazaret? In effetti nessun uomo lo sa con certezza,
anche se forse lo chiamavano Yeshua (o forse Yehoshua). Una cosa è certa: non lo chiamavano Gesù.
Comunque, quando i racconti della sua vita furono scritti in greco, gli scrittori ispirati non cercarono di
preservare quell’originale pronuncia ebraica. Resero quel nome in greco, Iesoùs. Oggi viene reso in modi
diversi secondo la lingua dei lettori a cui è diretta quella data versione della Bibbia. I lettori spagnoli trovano
nella loro Bibbia Jesús (si pronuncia Hesùs). Gli inglesi dicono Jesus (si pronuncia Gìsus). Anche i tedeschi
scrivono Jesus (ma lo pronunciano Ièsus).
Dovremmo smettere di usare il nome Gesù perché la maggioranza di noi, se non addirittura tutti, non
conosce in effetti la sua pronuncia originale? Finora a nessun traduttore è venuta un’idea del genere. Siamo
lieti di usare questo nome, perché identifica l’amato Figlio di Dio, Gesù Cristo, che ha dato il suo sangue per
noi. Togliere dalla Bibbia qualsiasi menzione del nome di Gesù per sostituirlo con un semplice titolo come
“Maestro” o “Mediatore” significherebbe onorarlo? Ovviamente no! Quando si usa il nome di Gesù, così
com’è comunemente pronunciato nella nostra lingua, capiamo subito di chi si parla.
Osservazioni analoghe si potrebbero fare su tutti i nomi che leggiamo nella Bibbia. Li pronunciamo nella
nostra lingua e non cerchiamo di imitare la pronuncia originale. Così diciamo “Geremia”, non Yirmeyàhu.
Similmente diciamo Isaia, anche se ai suoi tempi questo profeta era probabilmente chiamato Yesha῾yàhu.
Perfino gli studiosi che conoscono la pronuncia originale di questi nomi, quando li menzionano usano la
pronuncia moderna, non quella antica.
E lo stesso può dirsi del nome Geova. Anche se la pronuncia moderna, Geova, potrebbe non essere
esattamente identica a quella originale, l’importanza del nome rimane inalterata. Esso identifica il Creatore,
l’Iddio vivente, l’Altissimo al quale Gesù disse: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”.
— Matteo 6:9.
“Non può essere sostituito”
Quantunque molti traduttori preferiscano la pronuncia Yahweh, la Traduzione del Nuovo Mondo e alcune
altre versioni continuano a usare la forma Geova perché comune da secoli.
Precedentemente, un professore tedesco, Gustav Friedrich Oehler, aveva preso una decisione analoga
praticamente per la stessa ragione. Dopo aver discusso le varie pronunce, concluse dicendo: “Da questo
punto in poi uso la parola Geova, perché in effetti questo nome è stato adottato nel nostro vocabolario, e non
può essere sostituito”. — Theologie des Alten Testaments (Teologia dell’Antico Testamento), seconda
edizione, pubblicata nel 1882, pagina 143.
Sullo stesso tono, nella sua Grammaire de l’hébreu biblique (Grammatica dell’ebraico biblico), edizione
del 1923, in una nota in calce a pagina 49, lo studioso gesuita Paul Joüon afferma: “Invece della (presunta)
forma Yahweh, nelle nostre traduzioni abbiamo usato la forma Jéhovah . . . che è la forma letteraria
convenzionale in francese”. In molte altre lingue traduttori biblici usano una forma analoga, come risulta dal
riquadro a pagina 8.
È dunque sbagliato usare una forma come Yahweh? No, affatto. Semplicemente è più probabile che la
forma Geova sia compresa subito dal lettore in quanto è quella “naturalizzata” nella maggioranza delle
lingue. La cosa importante è che usiamo il nome e lo dichiariamo ad altri. “Rendete grazie a Geova! Invocate
il suo nome. Fate conoscere fra i popoli le sue gesta. Menzionate che il suo nome dev’essere innalzato”.
— Isaia 12:4.
Vediamo come i servitori di Dio hanno agito in armonia con questo comando nel corso dei secoli.
Gli studiosi non sono concordi su quale fosse in origine la pronuncia del nome YHWH.
Nel libro The Mysterious Name of Y.H.W.H., pagina 74, il dott. M. Reisel dice che la “vocalizzazione del
Tetragramma dovette essere in origine YeHūàH o YaHūàH”.
D. D. Williams, canonico di Cambridge, sostiene che “l’evidenza indica, anzi praticamente dimostra, che
Jāhwéh non era la vera pronuncia del Tetragramma . . . Il Nome stesso era probabilmente JĀHÔH”.
— Zeitschrift für die alttestamentliche Wissenschaft (Periodico per la conoscenza dell’Antico Testamento),
1936, volume LIV, pagina 269.
Nel glossario della versione riveduta francese di Segond, a pagina 9, troviamo il seguente commento: “La
pronuncia Yahvé usata in alcune traduzioni recenti si basa su poche testimonianze antiche, che non sono
però conclusive. Se si considerano i nomi propri contenenti il nome divino, come il nome ebraico del profeta
Elia (Eliyahou), la pronuncia potrebbe anche essere Yaho o Yahou”.
Nel 1749 lo studioso biblico tedesco Teller scrisse quanto segue in merito alle varie pronunce del nome di
Dio da lui incontrate: “Diodoro Siculo, Macrobio, Clemente di Alessandria, San Girolamo e Origene scrivono
Jao; i Samaritani, Epifanio, Teodoreto, Jahe, o Jave; Ludovico Cappel legge Javoh; Drusius, Jahve;
Hottinger, Jehva; Mercerus, Jehovah; Castellion, Jovah; e Leclerc, Jawoh, o Javoh”.
È quindi evidente che la pronuncia originale del nome di Dio non è più conosciuta. E in effetti non è
importante. Se lo fosse, Dio stesso avrebbe fatto in modo che giungesse fino a noi. Quel che conta è usare il
nome di Dio secondo la pronuncia convenzionale nella propria lingua.
Forme del nome divino in varie lingue, a conferma della diffusione internazionale della forma Geova
Awabakal - Yehóa
Bugotu - Jihova
Cantonese - Yehwowah
Danese - Jehova
Efik - Jehovah
Figiano - Jiova
Finlandese - Jehova
Francese - Jéhovah
Futuna - Ihova
Giapponese - Ehoba
Ibo - Jehova
Inglese - Jehovah
Italiano - Geova
Maori - Ihowa
Motu - Iehova
Mwala-malu - Jihova
Narrinyeri - Jehovah
Nembe - Jihova
Olandese - Jehovah
Petats - Jihouva
Polacco - Jehowa
Portoghese - Jeová
Romeno - Iehova
Samoano - Ieova
Sotho - Jehova
Spagnolo - Jehová
Svedese - Jehova
Swahili - Yehova
Tagalog - Jehova
Tahitiano - Iehova
Tedesco - Jehova
Tongano - Jihova
Ungherese - Jehova
Venda - Yehova
Xhosa - uYehova
Yoruba - Jehofah
Zulù – uJehova
“Geova”, come nome di Dio, è stato ampiamente usato anche in contesti non biblici.
Franz Schubert musicò “L’Onnipotenza”, lirica di Johann Ladislav Pyrker, nella quale compare due volte il
nome Geova. Lo troviamo anche alla fine dell’ultima scena del “Nabucco” di Verdi.
Nel suo salmo drammatico “Le roi David”, il compositore francese Arthur Honegger dà risalto al nome
Geova, nome che fu usato anche dal Tommaseo (nella poesia “Cantico di Mosè”), dal Carducci (“Inno a
Geova”), da Victor Hugo (in oltre trenta opere), da Lamartine, e da Heinrich Heine (nella poesia
“Baldassarre”).
Nel libro Deutsche Taler (I talleri tedeschi), pubblicato nel 1967 dalla Banca Federale Tedesca, c’è una
riproduzione di una delle più antiche monete recanti il nome “Geova”, un “Reichstaler” del 1634 del ducato di
Slesia. Circa l’effigie sul retro della moneta, viene detto: “Sotto il raggiante nome di JEHOVA, che sorge di
mezzo alle nubi, trovasi uno scudo coronato recante lo stemma di Slesia”.
In un museo di Rudolstadt, nella Germania Orientale, si può vedere sul corsaletto di Gustavo II Adolfo, re di
Svezia (sec. XVII), il nome IEHOVA in lettere maiuscole.
Come si nota, sono secoli che la forma Geova è accettata internazionalmente come pronuncia del nome di
Dio, e chi sente questo nome capisce subito di chi si sta parlando. Come disse il prof. Oehler, “questo nome
è stato adottato nel nostro vocabolario, e non può essere sostituito”. — Theologie des Alten Testaments
(Teologia dell’Antico Testamento).
IL NOME DIVINO NEL CORSO DEI SECOLI
GEOVA Dio vuole che l’uomo conosca il suo nome e lo usi. Lo si comprende dal fatto che Egli rivelò il
Suo nome alla prima coppia umana. Sappiamo che Adamo ed Eva conoscevano il nome di Dio perché, dopo
aver partorito Caino, Eva — secondo l’originale testo ebraico — disse: “Ho acquistato un uomo con l’aiuto di
Geova”. — Genesi 4:1.
Più avanti leggiamo che uomini fedeli come Enoc e Noè ‘camminarono col vero Dio’. (Genesi 5:24; 6:9)
Pertanto anche loro dovevano conoscere il nome di Dio. Questo nome sopravvisse al Diluvio universale
insieme al giusto Noè e alla sua famiglia. Malgrado la grande ribellione scoppiata qualche tempo dopo a
Babele, i veri servitori di Dio continuarono a usare il suo nome. Lo troviamo centinaia di volte nelle leggi che
Dio diede a Israele. Nel solo libro di Deuteronomio ricorre 551 volte.
Ai giorni dei giudici, è evidente che gli israeliti non esitavano a usare il nome di Dio. Lo usavano perfino
nel salutarsi l’un l’altro. Leggiamo (nell’originale ebraico) che Boaz salutò i suoi mietitori dicendo: “Geova sia
con voi”. Ed essi restituirono il saluto dicendo: “Geova ti benedica”. — Rut 2:4.
Per tutta la storia degli israeliti fino al tempo in cui ritornarono nel paese di Giuda dopo la cattività
babilonese, il nome di Geova continuò a essere d’uso comune. Il re Davide, un uomo secondo il cuore di
Dio, usò estesamente il nome divino: nei suoi salmi ricorre centinaia di volte. (Atti 13:22) Il nome di Dio
faceva anche parte di molti nomi propri di persona israeliti. Leggiamo infatti di Adonia (“Iah è il mio Signore”
[“Iah” è un’abbreviazione di Geova]), Isaia (“Salvezza di Geova”), Gionatan (“Geova ha dato”), Michea (“Chi
è simile a Iah?”) e Giosuè (“Geova è salvezza”).
Usi extrabiblici
L’esteso uso del nome divino nell’antichità risulta anche da fonti extrabibliche. Nel 1961, secondo quanto
riferisce l’Israel Exploration Journal (volume XIII, n. 2), a breve distanza da Gerusalemme, verso sud-ovest,
fu scoperta un’antica caverna usata come luogo di sepoltura. Sulle pareti furono trovate iscrizioni in ebraico
risalenti alla seconda metà dell’VIII secolo a.E.V., alcune delle quali contenenti espressioni come “Geova è
l’Iddio di tutta la terra”.
Nel 1966 fu pubblicata sull’Israel Exploration Journal (volume XVI, n. 1) una notizia riguardante frammenti
di coccio trovati ad Arad, nel sud di Israele, recanti scritte in ebraico. Queste iscrizioni risalgono alla seconda
metà del VII secolo a.E.V. Una consiste in una lettera privata scritta a un uomo di nome Eliashib. La lettera
comincia dicendo: “Al mio signore Eliashib: Geova chieda la tua pace”, e termina: “Egli dimora nella casa di
Geova”.
Nel 1975 e nel 1976, archeologi hanno scoperto nel Negheb delle iscrizioni in ebraico e fenicio su pareti
intonacate, nonché grosse giare e vasi di pietra. Nelle iscrizioni erano visibili sia la parola Dio in ebraico che
il nome di Dio, YHWH, in caratteri ebraici. Nella stessa Gerusalemme è stato scoperto di recente un rotolino
d’argento che pare risalga a prima dell’esilio babilonese. Quando fu srotolato, dicono i ricercatori, vi fu
trovato scritto il nome di Geova in ebraico. — Biblical Archaeology Review, marzo/aprile 1983, pagina 18.
Un altro esempio dell’uso del nome di Dio è dato dalle cosiddette Lettere di Lachis. Queste lettere, scritte
su coccio, furono trovate nel periodo 1935-1938 fra le rovine di Lachis, una città fortificata famosa nella
storia di Israele. A quanto pare furono scritte dall’ufficiale di un avamposto giudeo al proprio superiore, di
nome Yaosh, che si trovava a Lachis, sembra durante la guerra fra Israele e Babilonia verso la fine del
VII secolo a.E.V.
Degli otto frammenti leggibili, sette cominciano con un saluto come questo: “Possa Geova far sì che il mio
signore veda questa stagione in buona salute!” In totale, il nome di Dio ricorre undici volte nei sette
messaggi, a evidente conferma del fatto che alla fine del VII secolo a.E.V. il nome di Geova era usato nella
vita quotidiana.
Persino governanti pagani conoscevano e usavano il nome divino quando si riferivano all’Iddio degli
israeliti. Per esempio, nella Pietra Moabita, Mesa re di Moab si vanta dei suoi successi militari contro Israele
e, fra l’altro, dice: “Chemos mi disse: ‘Va, prendi Nebo da Israele!’ Così andai di notte e combattei contro di
essa dal sorgere dell’alba fino a mezzogiorno, prendendola e uccidendo tutti . . . e presi di là i [vasi] di
Geova, trascinandoli davanti a Chemos”.
Con riferimento a questi usi extrabiblici del nome di Dio, il Theologisches Wörterbuch zum Alten
Testament (Dizionario Teologico dell’Antico Testamento), volume III, colonna 538, dice: “Circa diciannove
prove documentarie del Tetragramma nella forma jhwh attestano pertanto l’attendibilità del TM [Testo
Masoretico] a questo riguardo; c’è da aspettarsi dell’altro, soprattutto dagli archivi di Arad”. — Traduzione dal
tedesco.
Il nome di Dio non è stato dimenticato
Ai giorni di Malachia, che visse circa 400 anni prima di Gesù, il nome di Dio continuava ad essere noto e
usato. Nel libro biblico che porta il suo nome, Malachia dà grande risalto al nome divino, usandolo in totale
48 volte.
Col passar del tempo, molti ebrei andarono a vivere lontano dalla terra di Israele, e alcuni non erano più
in grado di leggere la Bibbia in ebraico. Così, nel III secolo a.E.V., si cominciò a tradurre in greco, nuova
lingua internazionale, la parte della Bibbia allora esistente (l’“Antico Testamento”). Ma il nome di Dio non fu
tralasciato. I traduttori lo conservarono, scrivendolo nella sua forma ebraica. Lo dimostrano antiche copie
della Settanta greca pervenute fino a noi.
Ma qual era la situazione quando Gesù venne sulla terra? Come possiamo sapere se lui e i suoi apostoli
usavano il nome di Dio?
I CRISTIANI E IL NOME DI DIO
NESSUNO può dire con esattezza quando gli ebrei ortodossi smisero di pronunciare il nome di Dio e
cominciarono a sostituirlo con i termini Dio e Sovrano Signore in ebraico. Alcuni pensano che il nome di Dio
sia scomparso dall’uso quotidiano molto prima del tempo di Gesù. Ma ci sono valide indicazioni che il
sommo sacerdote continuò a pronunciarlo nelle funzioni religiose tenute nel tempio — particolarmente nel
giorno di Espiazione — fino a che il tempio non fu distrutto nel 70 E.V. Perciò, quando Gesù era sulla terra,
se ne conosceva la pronuncia, anche se forse non era estesamente usata.
Perché gli ebrei smisero di pronunciare il nome di Dio? Probabilmente, almeno in parte, per un’errata
interpretazione delle parole del terzo comandamento: “Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in
modo indegno”. (Esodo 20:7) È ovvio che questo comandamento non vietava l’uso del nome di Dio.
Altrimenti, perché mai gli antichi servitori di Dio come Davide lo avrebbero usato con tale libertà pur
continuando a godere della benedizione di Geova? E perché Dio lo pronunciò a Mosè e gli disse di spiegare
agli israeliti chi era colui che lo aveva mandato? — Salmo 18:1-3, 6, 13; Esodo 6:2-8.
Nondimeno, al tempo di Gesù c’era una forte tendenza a interpretare in maniera del tutto assurda i
ragionevoli comandi di Dio. Per esempio, il quarto dei Dieci Comandamenti vincolava gli ebrei all’osservanza
sabatica del settimo giorno della settimana come giorno di riposo. (Esodo 20:8-11) Gli ebrei ortodossi
avevano portato questo comando a estremi ridicoli, istituendo innumerevoli regole su ciò che si poteva o non
si poteva fare di sabato, fino a includere le azioni più insignificanti. Fu senz’altro con questo spirito che
portarono un comando ragionevole — quello di non mancare di rispetto al nome di Dio — a un estremo del
tutto irragionevole, cioè che non lo si dovesse nemmeno pronunciare.
Gesù e il nome di Dio
Gesù avrebbe seguito una simile tradizione non scritturale? Difficilmente! Egli non si trattenne certo dal
compiere opere di guarigione di sabato, anche se questo significava infrangere le regole di origine umana
istituite dagli ebrei e mettere addirittura a repentaglio la propria vita. (Matteo 12:9-14) In effetti Gesù definì
ipocriti i farisei perché le loro tradizioni andavano oltre l’ispirata Parola di Dio. (Matteo 15:1-9) È quindi
improbabile che si astenesse dal pronunciare il nome di Dio, soprattutto se si considera che il suo stesso
nome, Gesù, significava “Geova è salvezza”.
Una volta, mentre si trovava in una sinagoga, Gesù si alzò e lesse un brano del rotolo di Isaia. Quel
brano corrispondeva all’attuale Isaia 61:1, 2, dove il nome di Dio ricorre più di una volta. (Luca 4:16-21) Si
sarebbe egli rifiutato di pronunciare il nome divino che aveva sotto gli occhi, sostituendolo con “Signore” o
“Dio”? Ovviamente no. Ciò avrebbe significato seguire la tradizione non scritturale dei capi religiosi ebrei.
Leggiamo invece che egli “insegnava loro come una persona che ha autorità, e non come i loro scribi”.
— Matteo 7:29.
In effetti, come abbiamo già visto, Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare Dio dicendo: “Sia santificato il
tuo nome”. (Matteo 6:9) E rivolgendosi in preghiera al Padre suo la notte che precedette la sua esecuzione,
egli disse: “Ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dati dal mondo . . . Padre santo, vigila su di
loro a motivo del tuo nome che tu mi hai dato”. — Giovanni 17:6, 11.
A proposito di questi riferimenti di Gesù al nome di Dio, il libro Der Name Gottes (Il nome di Dio), a
pagina 76, spiega: “Dobbiamo comprendere il sorprendente fatto che nell’Antico Testamento la rivelazione di
Dio è tradizionalmente intesa come la rivelazione del suo nome e che ciò prosegue fino alle ultime parti
dell’Antico Testamento e continua addirittura fino alle ultime parti del Nuovo Testamento, dove, ad esempio
in Giovanni 17:6, si legge: ‘Ho reso manifesto il tuo nome’”.
Sarebbe quindi davvero irragionevole pensare che Gesù si astenesse dall’usare il nome di Dio,
specialmente quando citava brani delle Scritture Ebraiche che lo contenevano.
I primi cristiani
I seguaci di Gesù nel primo secolo usavano il nome di Dio? Gesù aveva comandato loro di fare discepoli
di persone di tutte le nazioni. (Matteo 28:19, 20) Molti di quelli a cui dovevano predicare non avevano la
minima idea di chi fosse l’Iddio che si era rivelato agli ebrei col nome Geova. Come avrebbero potuto i
cristiani far capire loro chi era il vero Dio? Sarebbe stato sufficiente chiamarlo Dio o Signore? No. Le nazioni
avevano i loro propri dèi e signori. (I Corinti 8:5) Come potevano i cristiani fare una netta distinzione fra il
vero Dio e i falsi? Solo usando il nome del vero Dio.
Pertanto, nel corso di un convegno degli anziani di Gerusalemme, il discepolo Giacomo osservò:
“Simeone ha narrato completamente come Dio rivolse la prima volta l’attenzione alle nazioni per trarne un
popolo per il suo nome. E con questo sono concordi le parole dei Profeti”. (Atti 15:14, 15) L’apostolo Pietro,
nel ben noto discorso che pronunciò alla Pentecoste, sottolineò una componente essenziale del messaggio
cristiano quando citò le parole del profeta Gioele: “Chiunque invocherà il nome di Geova sarà salvato”.
— Gioele 2:32; Atti 2:21.
L’apostolo Paolo non lasciò dubbi sull’importanza che aveva per lui il nome di Dio. Nella sua lettera ai
Romani, cita le stesse parole del profeta Gioele e incoraggia quindi i suoi conservi cristiani a mostrare la loro
fede in quella dichiarazione andando a predicare il nome di Dio ad altri affinché questi pure potessero essere
salvati. (Romani 10:13-15) In seguito scrisse nella sua lettera a Timoteo: “Chiunque nomina il nome di
Geova rinunci all’ingiustizia”. (II Timoteo 2:19) Alla fine del primo secolo, l’apostolo Giovanni usò il nome
divino nei suoi scritti. Nel libro di Rivelazione (Apocalisse) ricorre ripetutamente l’espressione “Alleluia”, che
significa “Lodate Iah”. — Rivelazione 19:1, 3, 4, 6.
Comunque, Gesù e i suoi seguaci avevano profetizzato che nella congregazione cristiana sarebbe sorta
l’apostasia. L’apostolo Pietro aveva scritto: “Pure fra voi vi saranno falsi maestri”. (II Pietro 2:1; vedi anche
Matteo 13:36-43; Atti 20:29, 30; II Tessalonicesi 2:3; I Giovanni 2:18, 19). Questi avvertimenti si adempirono.
Una conseguenza fu che il nome di Dio finì nel dimenticatoio. Fu addirittura tolto da copie e traduzioni della
Bibbia! Vediamo in che modo.
[Nota in calce]
Alcuni propongono un’altra spiegazione: gli ebrei possono essere stati influenzati dalla filosofia greca.
Filone, per esempio, un filosofo ebreo di Alessandria, all’incirca contemporaneo di Gesù, subì molto
l’influenza del filosofo greco Platone, da lui ritenuto un uomo ispirato da Dio. Il Lexikon des Judentums
(Lessico del giudaismo), alla voce “Filone”, afferma che questi “fuse il linguaggio e i concetti della filosofia
greca (Platone) con la fede rivelata degli ebrei” e che “influì visibilmente sui padri della chiesa cristiana”.
Filone sosteneva che Dio era indefinibile e, pertanto, innominabile.
IL NOME DI DIO E I TRADUTTORI DELLA BIBBIA
AGLI inizi del II secolo, dopo la morte dell’ultimo degli apostoli, ebbe attivamente inizio l’allontanamento
dalla fede cristiana predetto da Gesù e dai suoi seguaci. Nella congregazione si infiltrarono filosofie e
dottrine pagane, sorsero sette e divisioni, e l’originale purezza della fede venne corrotta. Si smise anche di
usare il nome di Dio.
Col diffondersi del cristianesimo apostata, sorse la necessità di tradurre la Bibbia dall’originale ebraico e
greco in altre lingue. In che modo i traduttori resero il nome di Dio nelle loro traduzioni? Di solito usarono un
termine equivalente a “Signore”. Una versione dell’epoca che ebbe un peso notevole fu la Vulgata latina,
una traduzione della Bibbia nel latino comune ad opera di Girolamo, il quale sostituì il Tetragramma (YHWH)
col termine Dominus, “Signore”.
Gradualmente in Europa cominciarono ad emergere nuove lingue, come il francese, l’inglese e lo
spagnolo. Ma la Chiesa Cattolica scoraggiò la traduzione della Bibbia in queste nuove lingue. Così, mentre i
giudei, che avevano la Bibbia nell’originale ebraico, si rifiutavano di pronunciare il nome di Dio quando lo
vedevano scritto, la maggioranza dei “cristiani” sentivano leggere la Bibbia da traduzioni latine che non
contenevano questo nome.
Col tempo il nome di Dio cominciò a essere di nuovo usato. Nel 1278 esso apparve in latino nell’opera
Pugio fidei (Il pugnale della fede), di Raimondo Martini, un domenicano spagnolo. Raimondo Martini usò la
grafia Yohoua. Poco dopo, nel 1303, Porchetus de Salvaticis completò un’opera dal titolo Victoria Porcheti
adversus impios Hebraeos (La vittoria di Porchetus contro gli empi ebrei). In quest’opera anch’egli menziona
il nome di Dio, nelle diverse grafie Iohouah, Iohoua e Ihouah. Poi, nel 1518, Pietro Galatino pubblicò
un’opera intitolata De arcanis catholicae veritatis (In merito ai segreti della verità universale), nella quale
scrive il nome di Dio Iehoua. Nel 1562 il medico saluzzese Giorgio Biandrata fece leggere al sinodo di Ksiaz,
in Polonia, la sua Confessio Fidei, nella quale usa due volte la forma Iehova.
Il nome apparve per la prima volta in una Bibbia inglese nel 1530, quando William Tyndale pubblicò una
traduzione dei primi cinque libri della Bibbia. Vi incluse il nome di Dio, solitamente scritto Iehouah, in vari
versetti, e in una nota di questa edizione scrisse: “Iehovah è il nome di Dio . . . Tutte le volte che trovate
SIGNORE in lettere grandi (salvo errori di stampa), in ebraico c’è Iehovah”. Da ciò sorse in alcune lingue
l’abitudine di usare il nome Geova in pochi versetti soltanto e di scrivere “SIGNORE” o “DIO” nella maggior
parte degli altri casi in cui nel testo ebraico ricorre il Tetragramma.
Nel 1611 fu pubblicata la Bibbia “del re Giacomo” (detta anche “Versione autorizzata”), che divenne poi la
più diffusa versione inglese. Il nome di Dio vi appariva quattro volte nel testo principale. (Esodo 6:3; Salmo
83:18; Isaia 12:2; 26:4) In Salmo 68:4 c’era “Jah”, un’abbreviazione poetica del nome di Dio. Inoltre il nome
vi appariva per esteso in alcuni nomi di località, come “Geova-Gire”. (Genesi 22:14; Esodo 17:15; Giudici
6:24) Comunque, seguendo l’esempio di Tyndale, nella maggioranza dei casi i traduttori resero il nome di
Dio con sostituti come “SIGNORE” o “DIO”. Ma se il nome di Dio poteva apparire in quattro versetti, perché
non nelle altre migliaia di versetti in cui si trova nell’originale ebraico?
La stessa cosa stava succedendo in tedesco. Nel 1534 Martin Lutero pubblicò la sua traduzione
completa della Bibbia dalle lingue originali. Per qualche motivo non vi incluse il nome di Dio ma usò sostituti
come HERR (“SIGNORE”). Egli però conosceva il nome di Dio, perché in una predica su Geremia 23:1-8,
pronunciata nel 1526, disse: “Questo nome Geova, Signore, appartiene esclusivamente al vero Dio”.
Nel 1543 Lutero scrisse con la sua peculiare franchezza: “Asserendo ora [gli ebrei] che il nome Geova sia
impronunciabile, non sanno di che cosa stanno parlando . . . Se lo si può scrivere con penna e inchiostro,
perché non lo si dovrebbe pronunciare, cosa molto migliore dello scrivere con penna e inchiostro? Perché
non dicono anche che è inscrivibile, illeggibile o impensabile? Tutto considerato, è un’assurdità”. Nondimeno
Lutero non aveva corretto le cose nella sua traduzione della Bibbia. Comunque, in anni successivi, altre
Bibbie tedesche riportarono il nome di Dio in Esodo 6:3.
Nei secoli successivi i traduttori della Bibbia seguirono l’una o l’altra di queste due tendenze: alcuni
evitarono qualsiasi uso del nome di Dio, mentre altri lo usarono estesamente nelle Scritture Ebraiche, nella
forma Geova o nella forma Yahweh. Prendiamo in esame due traduzioni che non usarono questo nome e
vediamo quale fu la ragione addotta dai loro traduttori.
Perché l’hanno omesso
Quando nel 1935 J. M. Powis Smith ed Edgar J. Goodspeed produssero una moderna traduzione della
Bibbia, i lettori riscontrarono che il nome di Dio era stato sostituito nella maggioranza dei casi con SIGNORE
e DIO. Nella prefazione veniva data questa spiegazione: “In questa traduzione abbiamo seguito la tradizione
ebraica ortodossa sostituendo il nome ‘Yahweh’ con ‘il Signore’ e la frase ‘il Signore Yahweh’ con ‘il Signore
Dio’. In tutti i casi in cui ‘Signore’ o ‘Dio’ stanno per l’originale ‘Yahweh’ è stato usato il maiuscoletto”.
Poi, contraddicendo sorprendentemente la tradizione degli ebrei che leggevano YHWH ma
pronunciavano ‘Signore’, la prefazione dice: “Chiunque pertanto voglia conservare il sapore del testo
originale non deve far altro che leggere ‘Yahweh’ tutte le volte che vede SIGNORE o DIO”!
A questo punto viene spontaneo chiedersi: Se il fatto di leggere “Yahweh” al posto di “SIGNORE”
permette di conservare “il sapore del testo originale”, perché mai i traduttori non hanno usato “Yahweh” nella
loro traduzione? Perché, per loro stessa ammissione, hanno ‘sostituito’ il nome di Dio col termine
“SIGNORE” alterando così il sapore del testo originale?
I traduttori dicono di aver seguito la tradizione ebraica ortodossa. Ma è questa una cosa saggia per un
cristiano? Ricordate che furono i farisei, i custodi della tradizione ebraica ortodossa, a rigettare Gesù e a
sentirsi dire da lui: “Avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione”. (Matteo 15:6)
Questa sostituzione indebolisce veramente la Parola di Dio.
Nel 1952 uscì in inglese la Revised Standard Version delle Scritture Ebraiche, e anche questa Bibbia
sostituisce il nome di Dio con altri termini. Il fatto è degno di nota perché l’American Standard Version
originale, di cui questa era una revisione, usava il nome Geova in tutte le Scritture Ebraiche. Perciò
l’omissione del nome era un cambiamento notevole. Perché era stato fatto?
Nella prefazione della Revised Standard Version si legge: “Il Comitato è tornato al più familiare uso della
Versione del Re Giacomo [cioè di omettere il nome di Dio] per due ragioni: (1) La parola ‘Geova’ non
rappresenta accuratamente alcuna forma del Nome usata in ebraico; e (2) l’uso di un qualsiasi nome proprio
per il solo e unico Dio, come se ve ne fossero degli altri da cui distinguerlo, fu abbandonato dal giudaismo
prima dell’èra cristiana ed è decisamente inadeguato alla fede universale della chiesa cristiana”.
Sono validi questi argomenti? Ebbene, come abbiamo già visto, il nome Gesù non rappresenta
accuratamente la forma originale del nome del Figlio di Dio usata dai suoi seguaci. Ma questo non indusse il
Comitato a non usare quel nome e a sostituirlo con titoli come “Mediatore” o “Cristo”. Questi titoli sono usati,
ma in aggiunta al nome Gesù, non al posto d’esso.
In quanto all’argomento secondo cui non vi sarebbero altri dèi da cui il vero Dio debba distinguersi, ciò
non è affatto vero. L’umanità adora milioni di dèi. L’apostolo Paolo osservò: “Ci sono molti ‘dèi’”. (I Corinti
8:5; Filippesi 3:19) Naturalmente, come Paolo precisa, c’è un solo vero Dio. Perciò un notevole vantaggio
dell’usare il nome del vero Dio è che così lo si distingue nettamente da tutti i falsi dèi. Inoltre, se l’uso del
nome di Dio è “decisamente inadeguato”, come mai ricorre quasi 7.000 volte nelle Scritture Ebraiche
originali?
In realtà molti traduttori non hanno ritenuto che il nome di Dio, con la sua pronuncia moderna, fosse fuori
luogo nella Bibbia. L’hanno incluso nelle loro versioni e il risultato è sempre stato quello di una traduzione
che fa più onore all’Autore della Bibbia e si attiene più fedelmente al testo originale. Alcune versioni molto
diffuse che includono questo nome sono la Valera (spagnola, pubblicata nel 1602), l’Almeida (portoghese,
pubblicata nel 1681), l’Elberfelder originale (tedesca, pubblicata nel 1871), e l’American Standard Version
(inglese, pubblicata nel 1901). Anche varie versioni italiane (Garofalo, Moraldi, Mariani) usano regolarmente
il nome di Dio, adottando però la grafia Jahve.
Leggete ora i commenti di alcuni traduttori che hanno incluso il nome di Dio nelle loro traduzioni e
paragonatene le argomentazioni con quelle di coloro che lo hanno omesso.
Perché altri hanno usato il Nome
Ecco ciò che dissero i traduttori dell’American Standard Version (1901): “[I traduttori] sono giunti
all’unanime convinzione che la superstizione giudaica, secondo cui il Nome Divino era troppo sacro per
potersi pronunciare, non doveva più condizionare la versione inglese o alcun’altra versione dell’Antico
Testamento . . . Questo Nome commemorativo, spiegato in Es. iii. 14, 15, e messo ripetutamente in risalto
nel testo originale dell’Antico Testamento, designa Dio come il Dio personale, il Dio del patto, il Dio della
rivelazione, il Liberatore, l’Amico del suo popolo . . . Questo nome personale, con i suoi numerosissimi
legami sacri, è stato ora ripristinato nel testo sacro al posto che indiscutibilmente gli compete”.
In modo simile, nella prefazione dell’originale Elberfelder Bibel tedesca, si legge: “Geova. Abbiamo
conservato questo nome dell’Iddio del patto con Israele perché familiare al lettore ormai da anni”.
Steven T. Byington, traduttore di The Bible in Living English, spiega perché usa il nome di Dio: “La grafia
e la pronuncia non sono di capitale importanza. Ciò che più conta è capir bene che si tratta di un nome
proprio. Ci sono vari passi che non possono essere dovutamente compresi se si traduce questo nome con
un nome comune come ‘Signore’, o, peggio ancora, con un aggettivo sostantivato [per esempio, l’Eterno]”.
È interessante il caso di un’altra traduzione, quella di J. B. Rotherham. Egli usò il nome di Dio nella sua
traduzione ma preferì la forma Yahweh. Sennonché, in un’opera successiva, Studies in the Psalms, (Studi
sui Salmi), pubblicata nel 1911, tornò alla forma Geova. Perché? Egli spiega: “JEHOVAH [Geova]. — L’uso
di questa forma inglese del nome commemorativo (Eso. 3:18) nella presente versione del Salterio non è
dovuta ad alcun dubbio circa la pronuncia più corretta, Yahwèh, ma esclusivamente alla constatazione
personale dell’utilità di non discostarsi dalla forma più nota all’occhio e all’orecchio del pubblico in una
questione come questa, dove la cosa principale è che il nome divino venga riconosciuto con facilità”.
Nel Salmo 34:3 vien data agli adoratori di Geova questa esortazione: “Oh magnificate con me Geova, ed
esaltiamo insieme il suo nome”. Come possono seguire pienamente questa esortazione i lettori di traduzioni
bibliche nelle quali il nome di Dio è stato omesso? I cristiani sono lieti che almeno alcuni traduttori abbiano
avuto il coraggio di includere il nome di Dio nelle loro versioni delle Scritture Ebraiche, preservando così ciò
che Smith e Goodspeed chiamano “il sapore del testo originale”.
Tuttavia la maggioranza delle traduzioni, anche quando includono il nome di Dio nelle Scritture Ebraiche,
lo omettono nelle Scritture Greche Cristiane, nel “Nuovo Testamento”. Perché? C’è qualche giustificazione
all’uso del nome di Dio in quest’ultima parte della Bibbia?
[Note in calce]
Ristampe di quest’opera in secoli successivi riportano invece il nome divino con la grafia Jehova.
Genesi 15:2; Esodo 6:3; 15:3; 17:16; 23:17; 33:19; 34:23; Deuteronomio 3:24. Tyndale, nelle sue traduzioni
che furono aggiunte alla fine di The New Testament (Anversa, 1534), incluse il nome di Dio anche in
Ezechiele 18:23 e 36:23.
Ostilità nei confronti del nome di Dio?
Attualmente nella lingua afrikaans (parlata dai sudafricani di origine olandese) non esiste alcuna traduzione
della Bibbia che contenga il nome di Dio. Questo è sorprendente, dal momento che molte traduzioni nelle
lingue tribali parlate in quel paese usano liberamente il nome di Dio. Vediamone la ragione.
Il 24 agosto 1878, a un convegno della Società dei Veri Afrikaners (G.R.A.), fu chiesto a gran voce che si
facesse una traduzione della Bibbia in afrikaans. Sei anni dopo, la questione fu ripresentata, e infine si
decise di dare il via al lavoro di traduzione della Bibbia dalle lingue originali. Il compito fu affidato a S. J. du
Toit, soprintendente alla Pubblica Istruzione del Transvaal.
Una lettera di istruzioni al Du Toit fissava il seguente criterio: “Il nome proprio del Signore, Geova o Jahvê,
dovrebbe sempre rimanere così senza essere tradotto [cioè non doveva essere sostituito con Signore o
Dio]”. S. J. du Toit tradusse in afrikaans sette libri della Bibbia, e il nome Geova vi apparve regolarmente.
Un tempo anche altre pubblicazioni sudafricane contenevano il nome di Dio. Per esempio, in De Korte
Catechismus (Il catechismo ridotto), di J. A. Malherbe, 1914, si leggeva: “Qual è il principale Nome di Dio?”
La risposta: “Geova, che nelle nostre Bibbie è scritto SIGNORE in lettere maiuscole. Questo [nome] non fu
mai dato ad alcuna creatura”.
Die Katkisasieboek (un catechismo edito dalla Commissione confederata della scuola domenicale della
Chiesa Riformata Olandese del Sudafrica) faceva questa domanda: “Significa questo che non possiamo mai
usare il nome Geova o SIGNORE? Questo è ciò che fanno gli ebrei . . . Non è questo il senso del
comandamento. . . . Possiamo usare il suo Nome, ma mai invano”. Ancora di recente, ristampe del Die
Halleluja (un innario) contenevano il nome Geova in certi inni.
Ma la traduzione del Du Toit non fu bene accolta, e nel 1916 fu istituita una Commissione per la traduzione
della Bibbia con l’incarico di provvedere alla realizzazione di una Bibbia in afrikaans. Questa Commissione
seguì il criterio di omettere dalla Bibbia il nome di Geova. Nel 1971 la Società Biblica del Sudafrica pubblicò
una “traduzione sperimentale” di alcuni libri biblici in afrikaans. Pur menzionando il nome di Dio
nell’introduzione, non lo usava nel corso del testo. Una nuova traduzione del “Nuovo Testamento” e dei
Salmi pubblicata nel 1979 omette similmente il nome di Dio.
Inoltre, a partire dal 1970, è stata eliminata dal Die Halleluja qualsiasi menzione del nome Geova. E ora
anche la sesta edizione della versione riveduta del Die Katkisasieboek, pubblicata dalla Chiesa Riformata
Olandese del Sudafrica, omette il nome di Dio.
I tentativi di eliminare la forma Geova non si limitano ai libri. Sulla pietra angolare di una chiesa riformata
olandese di Paarl erano incise le parole JEHOVAH JIREH (“Geova provvederà”). Una foto di questa chiesa
e della pietra angolare fu pubblicata nell’edizione afrikaans della rivista Svegliatevi! del 22 ottobre 1974. Da
allora la pietra è stata sostituita, e quella nuova reca la scritta DIE HERE SAL VOORSIEN (“il SIGNORE
provvederà”). Il versetto e la data sulla pietra sono rimasti gli stessi, ma il nome Geova è stato tolto.
Così oggi molti afrikaaners non conoscono il nome di Dio. Quei frequentatori di chiesa che lo conoscono
non lo usano. Alcuni si esprimono addirittura contro di esso, dicendo che il nome di Dio è SIGNORE e
accusando i testimoni di Geova di aver inventato il nome Geova.
IL NOME DI DIO NEL “NUOVO TESTAMENTO”
LA PRESENZA del nome di Dio nelle Scritture Ebraiche, nell’“Antico Testamento”, è indiscutibile.
Malgrado gli ebrei smettessero infine di pronunciarlo, la loro fede religiosa gli impedì di eliminare questo
nome nel ricopiare i manoscritti biblici più antichi. Così il nome di Dio è il nome che ricorre più spesso nelle
Scritture Ebraiche.
La situazione è diversa nelle Scritture Greche Cristiane, il “Nuovo Testamento”. I manoscritti del libro di
Rivelazione (o “Apocalisse”, l’ultimo libro della Bibbia) contengono il nome di Dio nella sua forma abbreviata,
“Iah” (nella parola “Alleluia”). Ma a parte ciò, nessun antico manoscritto greco oggi in nostro possesso dei
libri da Matteo a Rivelazione contiene il nome di Dio per esteso. Significa questo che il nome non dovrebbe
esserci? Ciò sarebbe sorprendente in vista del fatto che i seguaci di Gesù riconobbero l’importanza del
nome di Dio e che Gesù ci insegnò a pregare perché esso fosse santificato. Cos’è dunque accaduto?
Per comprenderlo, occorre ricordare che i manoscritti delle Scritture Greche Cristiane che oggi
possediamo non sono gli originali. I libri scritti di loro pugno da Matteo, Luca e dagli altri scrittori biblici,
essendo molto usati, si logorarono rapidamente. Ne furono quindi fatte copie, che a loro volta si logorarono e
furono ricopiate. Questo è normale, dato che le copie venivano di solito fatte per essere usate, non
conservate.
Oggi esistono migliaia di copie delle Scritture Greche Cristiane, ma la maggioranza fu fatta a partire dal
IV secolo dell’era volgare in poi. Ci si può dunque chiedere: Accadde qualcosa al testo delle Scritture
Greche Cristiane prima del IV secolo, qualcosa che determinò l’omissione del nome di Dio? I fatti indicano di
sì.
Il Nome c’era
Possiamo essere certi che l’apostolo Matteo incluse il nome di Dio nel suo Vangelo. Perché? Perché
originariamente lo scrisse in ebraico. Nel IV secolo, Girolamo, traduttore della Vulgata latina, riferì: “Matteo,
che è anche Levi, e che da pubblicano divenne apostolo, per primo compose un Vangelo di Cristo in Giudea
nella lingua e nei caratteri ebraici . . . Non si sa con sufficiente certezza chi l’abbia poi tradotto in greco.
Inoltre l’ebraico stesso è conservato fino a questo giorno nella biblioteca di Cesarea”.
Dato che Matteo scrisse in ebraico, è inconcepibile che non abbia usato il nome di Dio, specialmente nel
citare brani dell’“Antico Testamento” che lo contenevano. Comunque, altri scrittori della seconda parte della
Bibbia scrissero per lettori di tutto il mondo nella lingua internazionale dell’epoca, il greco. Perciò non
citarono dagli scritti originali ebraici, ma dalla versione greca dei Settanta. E infine anche il Vangelo di
Matteo fu tradotto in greco. C’era o no il nome di Dio in questi scritti greci?
Ebbene, alcuni antichissimi frammenti della versione dei Settanta che esisteva ai giorni di Gesù sono
giunti fino a noi, ed è degno di nota il fatto che vi compare il nome personale di Dio. Un dizionario teologico
(The New International Dictionary of New Testament Theology, volume II, pagina 512) dice: “Testi scoperti di
recente mettono in dubbio l’idea che i traduttori della LXX [Settanta] abbiano reso il tetragramma YHWH con
kyrios. I più antichi mss. della LXX (frammenti) oggi disponibili hanno il tetragramma scritto in lettere
ebraiche nel testo greco. Questa consuetudine fu conservata da successivi traduttori ebrei dell’Antico
Testamento nei primi secoli d.C.”. Perciò, sia che Gesù e i suoi discepoli leggessero le Scritture in ebraico o
in greco, avrebbero incontrato il nome di Dio.
A questo proposito il prof. George Howard, dell’Università della Georgia (USA), osserva: “Quando la
Settanta che la chiesa neotestamentaria usava e citava conteneva il nome divino in caratteri ebraici, gli
scrittori del Nuovo Testamento inclusero senza dubbio il Tetragramma nelle loro citazioni”. (Biblical
Archaeology Review, marzo 1978, pagina 14) Con quale autorità avrebbero potuto fare altrimenti?
Il nome di Dio rimase nelle traduzioni greche dell’“Antico Testamento” ancora per un po’. Nella prima
metà del II secolo E.V., il proselito giudeo Aquila fece una nuova traduzione delle Scritture Ebraiche in
greco, nella quale rappresentò il nome di Dio col Tetragramma in caratteri ebraici antichi. Nel III secolo
Origene scrisse: “Nei manoscritti più fedeli il nome è scritto in caratteri ebraici, vale a dire non in ebraico
moderno ma arcaico”.
Ancora nel IV secolo Girolamo scrive nel suo prologo ai libri di Samuele e dei Re: “In certi volumi greci
troviamo tuttora le quattro lettere del nome del Signore [‫ ]יהוה‬scritte in caratteri antichi”.
L’eliminazione del Nome
Ma l’apostasia predetta da Gesù aveva ormai preso piede, e il nome, pur comparendo nei manoscritti,
veniva sempre meno usato. (Matteo 13:24-30; Atti 20:29, 30) Infine molti lettori non riconobbero più
nemmeno che cosa fosse, e Girolamo riferisce che ai suoi tempi “certi ignoranti, a motivo della somiglianza
dei caratteri, quando incontravano [il Tetragramma] nei libri greci, erano soliti leggere ΠΙΠΙ [Pi Pi]”.
In copie successive della Settanta, il nome di Dio fu tolto e sostituito con parole come “Dio” (Theòs) e
“Signore” (Kỳrios). Sappiamo che fu così perché abbiamo sia frammenti della Settanta più antichi che
contengono il nome di Dio, sia copie successive di quegli stessi brani della Settanta nei quali il nome di Dio è
stato tolto.
La stessa cosa si verificò nel “Nuovo Testamento”, le Scritture Greche Cristiane. Il prof. George Howard
prosegue dicendo: “Quando il nome divino in ebraico fu sostituito con altri termini greci nella Settanta, fu
eliminato anche dalle citazioni della Settanta nel Nuovo Testamento. . . . Dopo non molto il nome divino
scomparve completamente dalla chiesa gentile salvo riflettersi nei sostituti contratti o essere ricordato dagli
eruditi”.
Così, mentre gli ebrei si rifiutavano di pronunciare il nome di Dio, la chiesa cristiana apostata si adoperò
per eliminarlo completamente dai manoscritti in greco di entrambe le parti che compongono la Bibbia, come
pure dalle versioni in altre lingue.
Perché il Nome è necessario
Infine, come abbiamo già detto, il nome fu ripristinato in molte traduzioni delle Scritture Ebraiche. Ma che
dire delle Scritture Greche? Ebbene, traduttori e studiosi della Bibbia compresero che, senza il nome di Dio,
è molto difficile capire correttamente certe parti delle Scritture Greche Cristiane. Il ripristino del nome di Dio è
di grande aiuto per rendere più chiara e comprensibile questa parte della Bibbia ispirata.
Prendete ad esempio le parole di Paolo ai Romani, secondo la versione della CEI: “Infatti: chiunque
invocherà il nome del Signore sarà salvato”. (Romani 10:13) Il nome di chi dobbiamo invocare per essere
salvati? Dato che spesso si parla di Gesù come del “Signore”, e una scrittura dice pure: “Credi nel Signore
Gesù e sarai salvato”, dovremmo concludere che qui Paolo stesse parlando di Gesù? — Atti 16:31, CEI.
No. Una nota in calce su Romani 10:13 nella versione della CEI rimanda a Gioele 3:5 (2:32 in altre
versioni), nelle Scritture Ebraiche. Se andate a leggere quella scrittura, troverete che Paolo, nella lettera ai
Romani, stava citando le parole di Gioele; e ciò che Gioele aveva detto nell’originale ebraico era: “Chiunque
invocherà il nome di Geova sarà salvato”. (Gioele 2:32, Traduzione del Nuovo Mondo) Sì, qui Paolo voleva
dire che bisogna invocare il nome di Geova. Perciò, è vero che dobbiamo credere in Gesù, ma la nostra
salvezza è strettamente legata a una corretta comprensione del nome di Dio.
Questo esempio dimostra quanto l’eliminazione del nome di Dio dalle Scritture Greche abbia contribuito a
generare confusione fra Gesù e Geova nella mente di molti. Senza dubbio contribuì notevolmente allo
sviluppo della dottrina della Trinità.
È giusto ripristinare il Nome?
Visto che i manoscritti esistenti non contengono il nome di Dio, avrebbe un traduttore il diritto di
ripristinarlo? Sì, la maggioranza dei lessici greci riconosce che spesso nella Bibbia il termine “Signore” si
riferisce a Geova. Per esempio, alla voce Kỳrios (la parola greca che significa “Signore”), A Greek and
English Lexicon of the New Testament di Robinson (stampato nel 1859) dice che esso indica “Dio quale
Supremo Signore e sovrano dell’universo, di solito nella Settanta per l’ebraico ‫ יָהוְה‬Geova”. Perciò laddove
gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane citano le preesistenti Scritture Ebraiche, il traduttore ha il diritto di
rendere la parola Kỳrios con “Geova” ogni qualvolta il nome divino appariva nell’originale ebraico.
Questo è ciò che hanno fatto molti traduttori. A partire come minimo dal XIV secolo, furono fatte molte
traduzioni ebraiche delle Scritture Greche Cristiane. E cosa fecero i traduttori quando incontrarono citazioni
di brani dell’“Antico Testamento” che contenevano il nome di Dio? Spesso si sentirono in dovere di
ripristinare il nome di Dio nel testo. Molte traduzioni ebraiche, complete o parziali, delle Scritture Greche
Cristiane contengono il nome di Dio.
Traduzioni in lingue moderne, in particolare quelle usate dai missionari, hanno seguito questo esempio.
Così molte versioni delle Scritture Greche in lingue africane, asiatiche, americane e di isole del Pacifico
usano liberamente il nome Geova, per cui i lettori possono vedere chiaramente la differenza fra il vero Dio e i
falsi. Il nome è apparso anche in versioni in lingue europee.
Una traduzione che ripristina coraggiosamente il nome di Dio su solide basi è la Traduzione del Nuovo
Mondo delle Scritture Greche Cristiane. Questa versione, attualmente disponibile in 25 lingue moderne, fra
cui l’italiano, ripristina il nome di Dio tutte le volte che nelle Scritture Greche viene citato un brano delle
Scritture Ebraiche che lo contiene. In questa traduzione delle Scritture Greche il nome di Dio compare in
totale 237 volte e con valide ragioni.
Opposizione al Nome
Nonostante l’impegno con cui molti traduttori hanno cercato di ripristinare il nome di Dio nella Bibbia, vi
sono sempre state pressioni religiose perché fosse eliminato. Gli ebrei, pur conservandolo nella loro Bibbia,
si rifiutavano di pronunciarlo. I cristiani apostati del II e del III secolo lo tolsero nel ricopiare i manoscritti greci
della Bibbia e non lo adoperarono quando tradussero la Bibbia in altre lingue. Nei tempi moderni vari
traduttori lo hanno eliminato, anche quando hanno tradotto dall’originale ebraico, dove ricorre quasi 7.000
volte (6.973 nel testo ebraico della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, edizione inglese del
1984).
Come considera Geova coloro che eliminano il suo nome dalla Bibbia? Se foste un autore, che
pensereste di una persona che facesse di tutto per eliminare il vostro nome dal vostro libro? I traduttori che
fanno obiezione all’uso di questo nome, adducendo problemi di pronuncia o la tradizione giudaica,
potrebbero essere paragonati a coloro dei quali Gesù disse che ‘scolavano il moscerino ma inghiottivano il
cammello!’ (Matteo 23:24) Inciampano per questi problemi secondari ma finiscono col crearne uno vero
eliminando il nome del più grande personaggio dell’universo dal libro che egli stesso ha ispirato.
Il salmista scrisse: “Fino a quando, o Dio, l’avversario continuerà a biasimare? Continuerà il nemico a
mancare di rispetto al tuo nome per sempre?” — Salmo 74:10.
“SIGNORE” equivale a “Geova”?
Eliminare il caratteristico nome proprio di Dio dalla Bibbia e sostituirlo con un titolo come “Signore” o “Dio”
svigorisce il testo e lo impoverisce sotto molti aspetti. Ad esempio, può portare a locuzioni prive di significato.
Nella prefazione all’edizione inglese della Bibbia di Gerusalemme si legge: “Dire ‘il Signore è Dio’ è
certamente tautologico [una ripetizione inutile, priva di senso], mentre non lo è dire ‘Yahweh è Dio’”.
Queste sostituzioni danno anche origine a delle frasi strane. Per esempio, nella Bibbia “del re Giacomo”,
Salmo 8:9 dice: “O SIGNORE Signor nostro, com’è eccelso il tuo nome in tutta la terra!” Che miglioramento
quando in un versetto come questo viene ripristinato il nome Geova! Per esempio, la Young’s Literal
Translation of the Holy Bible lo traduce: “O Geova, Signor nostro, com’è degno di onore il Tuo nome in tutta
la terra!”
Eliminando il nome si crea anche confusione. Salmo 110:1 dice: “Oracolo del Signore al mio Signore: ‘Siedi
alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi’”. (109:1, versione della CEI) Chi è che
parla e a chi? È molto meglio tradurre: “Espressione di Geova al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra finché io
ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi’”. — Traduzione del Nuovo Mondo.
Inoltre sostituendo “Geova” con “Signore” si elimina dalla Bibbia qualcosa di fondamentale importanza: il
nome personale di Dio. Un dizionario biblico afferma: “A rigor di termini, Yahweh è l’unico ‘nome’ di Dio”.
— The Illustrated Bible Dictionary, volume I, pagina 572.
The Imperial Bible-Dictionary (volume I, pagina 856) descrive la differenza fra “Dio” (Elohim) e “Geova”,
dicendo: “[Geova] è sempre un nome proprio, che si riferisce a Dio come Persona e a lui soltanto, mentre
Elohim ha più il carattere di un nome comune, che si riferisce, sì, solitamente al Supremo, ma non
necessariamente né invariabilmente”.
J. A. Motyer, preside del Trinity College, in Inghilterra, aggiunge: “Si perde molto se nel leggere la Bibbia ci
si dimentica di guardare oltre il termine sostitutivo [Signore o Dio], dietro il quale si cela il nome personale,
intimo, di Dio stesso. Rivelando il suo nome al suo popolo, Dio volle rivelargli la propria personalità più
recondita”. — Eerdmans’ Handbook to the Bible, pagina 157.
No, non si può tradurre un caratteristico nome proprio con un semplice titolo. Un titolo non può mai
trasmettere tutta la ricchezza di significato dell’originale nome di Dio.
John W. Davis, che fu missionario in Cina nel XIX secolo, spiegò per quale motivo riteneva che nella Bibbia
dovesse esserci il nome di Dio: “Se in un determinato punto del testo ebraico lo Spirito Santo dice Geova,
perché il traduttore non dice Geova in inglese o in cinese? Che diritto ha di dire: ‘Userò Geova in questo
punto e lo sostituirò con un altro termine in quell’altro’? . . . Se qualcuno sostenesse che vi sono casi in cui
sarebbe sbagliato usare Geova, ce ne spieghi la ragione; è lui ad avere l’onus probandi [l’onere della prova].
Il suo non sarà un compito facile, perché dovrà rispondere a questa semplice domanda: Se in un qualsiasi
dato caso è sbagliato usare Geova nella traduzione, perché mai lo scrittore ispirato lo usò nell’originale?”
— The Chinese Recorder and Missionary Journal, volume VII, Shanghai, 1876.
PERCHE’ BISOGNA CONOSCERE IL NOME DI DIO
“CHIUNQUE invoca il nome di Geova sarà salvato”. (Romani 10:13) Con queste parole l’apostolo Paolo
ribadì l’importanza fondamentale di conoscere il nome di Dio. La sua dichiarazione ci riporta alla domanda
iniziale: Perché Gesù mise la ‘santificazione’ del nome di Dio proprio all’inizio della sua Preghiera modello,
prima di tante altre cose importanti? Per comprenderlo, dobbiamo conoscere meglio il significato di due
parole chiave.
Primo, cosa significa in effetti la parola ‘santificare’? Letteralmente significa “rendere santo”. Ma il nome
di Dio non è già santo? Senz’altro. Quando santifichiamo il nome di Dio, non lo rendiamo più santo di quello
che è già. Piuttosto, ne riconosciamo la santità, il carattere sacro, lo teniamo nella più alta stima. Quando
preghiamo per la santificazione del nome di Dio, aneliamo al tempo in cui tutta la creazione lo rispetterà
considerandolo santo.
Secondo, cosa implica esattamente qui la parola “nome”? Abbiamo visto che Dio ha un nome, Geova, e
che il suo nome ricorre migliaia di volte nella Bibbia. Abbiamo anche considerato l’importanza di restituire a
questo nome il posto che gli compete nel testo biblico. Se il nome non vi fosse, come si potrebbero
adempiere le parole del salmista: “Quelli che conoscono il tuo nome confideranno in te, poiché per certo non
lascerai quelli che ti cercano, o Geova”? — Salmo 9:10.
Ma ‘conoscere il nome di Dio’ significa solo sapere, a livello mentale, che il nome di Dio in ebraico è
YHWH, o in italiano Geova? No, ha un significato più profondo. Quando Mosè si trovava sul monte Sinai,
“Geova scendeva nella nuvola e stava lì con lui e dichiarava il nome di Geova”. Cosa comportò questa
dichiarazione del nome di Geova? Una descrizione delle sue qualità: “Geova, Geova, Iddio misericordioso e
clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. (Esodo 34:5, 6) In seguito, poco prima
di morire, Mosè disse agli israeliti: “Dichiarerò il nome di Geova”. Cosa ne seguì? Una menzione di alcuni
meravigliosi attributi di Dio e una rassegna di ciò che Egli aveva fatto per Israele per amore del Suo nome.
(Deuteronomio 32:3-43) Conoscere il nome di Dio significa quindi imparare ciò che tale nome rappresenta e
adorare l’Iddio a cui appartiene.
Avendo Geova collegato il suo nome con le sue qualità, i suoi propositi e le sue gesta, si comprende
perché la Bibbia dice che il nome di Dio è santo. (Levitico 22:32) Esso è maestoso, grande, tremendo e
irraggiungibilmente alto. (Salmo 8:1; 99:3; 148:13) Sì, il nome di Dio non è una semplice etichetta. Lo
rappresenta come persona. Non era solo un nome temporaneo da usarsi per qualche tempo per essere poi
sostituito da un titolo come “Signore”. Geova stesso disse a Mosè: “‘Geova . . .’ Questo è il mio nome a
tempo indefinito, e questo è il memoriale di me di generazione in generazione”. — Esodo 3:15.
Per quanto si adoperi, l’uomo non riuscirà mai a eliminare il nome di Dio dalla terra. ‘“Da dove si leva il
sole fin dove tramonta, il mio nome sarà grande fra le nazioni, e in ogni luogo si farà fumo di sacrificio, si farà
una presentazione al mio nome, pure un dono puro; perché il mio nome sarà grande fra le nazioni”, ha detto
Geova degli eserciti’. — Malachia 1:11; Esodo 9:16; Ezechiele 36:23.
La santificazione del nome di Dio è quindi molto più importante di qualsiasi altra cosa. Tutti i propositi di
Dio sono legati al suo nome. I problemi dell’umanità iniziarono quando Satana, per primo, profanò il nome di
Geova definendoLo, in effetti, bugiardo e incapace di governare la razza umana. (Genesi 3:1-6; Giovanni
8:44) L’umanità sarà completamente liberata dai disastrosi effetti della menzogna di Satana solo quando il
nome di Dio sarà dovutamente rivendicato. Per questo i cristiani pregano così fervidamente che il nome di
Dio sia santificato. Ma anche loro possono fare qualcosa per santificarlo.
Come possiamo santificare il nome di Dio?
Un modo è quello di parlare di Geova ad altri e additare il suo Regno retto da Cristo Gesù come unica
speranza dell’umanità. (Rivelazione 12:10) Molti stanno facendo questo e ciò dà luogo a un moderno
adempimento di queste parole della profezia di Isaia: “In quel giorno per certo direte: ‘Rendete grazie a
Geova! Invocate il suo nome. Fate conoscere fra i popoli le sue gesta. Menzionate che il suo nome
dev’essere innalzato. Elevate melodie a Geova, poiché ha fatto cose eccelse. Questo deve farsi conoscere
in tutta la terra’”. — Isaia 12:4, 5.
Un altro modo è quello di ubbidire alle leggi e ai comandi di Dio. Geova disse alla nazione di Israele:
“Dovete osservare i miei comandamenti e metterli in pratica. Io sono Geova. E non dovete profanare il mio
santo nome, e io devo essere santificato in mezzo ai figli d’Israele. Io sono Geova che vi santifico”.
— Levitico 22:31, 32.
In che modo l’osservanza della legge di Geova da parte degli israeliti santificava il suo nome? La Legge
era stata data agli israeliti sulla base del suo nome. (Esodo 20:2-17) Così, quando osservavano la Legge,
mostravano il dovuto onore e apprezzamento per quel nome. Inoltre il nome di Geova era sugli israeliti come
nazione. (Deuteronomio 28:10; II Cronache 7:14) Quando agivano bene, ne derivava una lode a lui, così
come un figlio che si comporta bene fa onore a suo padre.
Quando invece gli israeliti non osservavano la Legge di Dio, profanavano il suo nome. Perciò, di peccati
come sacrificare agli idoli, giurare il falso, opprimere i poveri e commettere fornicazione si parla nella Bibbia
come di ‘profanazioni del nome di Dio’. — Levitico 18:21; 19:12; Geremia 34:16; Ezechiele 43:7.
Similmente i cristiani hanno ricevuto comandi in nome di Dio. (Giovanni 8:28) E anche loro si associano
con ‘un popolo per il nome di Geova’. (Atti 15:14) Perciò il cristiano che prega sinceramente: “Sia santificato
il tuo nome”, santificherà quel nome nella propria vita ubbidendo a tutti i comandi di Dio. (I Giovanni 5:3)
Questo significa anche ubbidire ai comandi dati dal Figlio di Dio, Gesù, che glorificò sempre il Padre suo.
— Giovanni 13:31, 34; Matteo 24:14; 28:19, 20.
La sera prima di essere ucciso, Gesù sottolineò l’importanza del nome di Dio per i cristiani. Dopo aver
detto al Padre suo: “Ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere”, spiegò: “Onde l’amore col
quale mi hai amato sia in loro e io unito a loro”. (Giovanni 17:26) Per i discepoli, apprendere il nome di Dio
aveva relazione con l’imparare a conoscere personalmente l’amore di Dio. Gesù aveva permesso loro di
imparare a conoscere Dio quale loro Padre amorevole. — Giovanni 17:3.
Come la cosa vi riguarda
A un’adunanza tenuta nel primo secolo a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani cristiani, il discepolo
Giacomo disse: “Simeone ha narrato completamente come Dio rivolse la prima volta l’attenzione alle nazioni
per trarne un popolo per il suo nome”. Potreste essere identificati con quelli che Dio trae perché siano “un
popolo per il suo nome” se non usaste o portaste quel nome? — Atti 15:14.
Malgrado molti siano restii a usare il nome Geova, e molti traduttori biblici non lo abbiano incluso nelle
loro traduzioni, milioni di persone in tutto il mondo hanno lietamente accettato il privilegio di portare il nome
di Dio, di usarlo non solo nell’adorazione ma anche nel parlare quotidiano, e di dichiararlo ad altri. Se
qualcuno vi parlasse dell’Iddio della Bibbia e usasse il nome Geova, con quale gruppo religioso lo
assocereste? C’è un solo gruppo in tutto il mondo che usa regolarmente il nome di Dio nell’adorazione, così
come facevano i suoi antichi adoratori. Sono i Testimoni di Geova.
Il nome Testimoni di Geova, basato sulla Bibbia, identifica questi cristiani come un ‘popolo per il nome di
Dio’. Sono orgogliosi di portare questo nome, perché è quello che Geova Dio stesso ha dato ai veri
adoratori. In Isaia 43:10 si legge: “‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore
che io ho scelto’”. Di chi stava parlando Dio? Consideriamo alcuni versetti precedenti.
Nei versetti da 5 a 7 dello stesso capitolo, Isaia dice: “Non aver timore, poiché sono con te. Dal levante
porterò il tuo seme, e dal ponente ti radunerò. Dirò al nord: ‘Cedi!’ e al sud: ‘Non trattenere. Fa venire i miei
figli da lontano, e le mie figlie dall’estremità della terra, chiunque è chiamato mediante il mio nome e che io
ho creato per la mia propria gloria, che ho formato, sì, che ho fatto’”. Nei nostri giorni questi versetti si
riferiscono al popolo di Dio che egli ha radunato da tutte le nazioni perché lo lodino e siano suoi testimoni.
Perciò il nome di Dio non solo identifica lui ma aiuta anche a identificare oggi i suoi veri servitori sulla terra.
Benedizioni derivanti dal conoscere il nome di Dio
Geova protegge quelli che amano il suo nome. Il salmista disse: “Perché in me ha riposto il suo affetto,
anch’io gli provvederò scampo. Lo proteggerò perché ha conosciuto il mio nome”. (Salmo 91:14) Inoltre egli
si ricorda di loro: “In quel tempo quelli che avevano timore di Geova parlarono gli uni agli altri, ciascuno col
suo compagno, e Geova prestava attenzione e ascoltava. E un libro di memorie si scriveva dinanzi a lui per
quelli che avevano timore di Geova e per quelli che pensavano al suo nome”. — Malachia 3:16.
Perciò conoscere e amare il nome di Dio non reca benefici soltanto in questa vita. All’umanità ubbidiente
Geova ha promesso la vita eterna nella felicità su una terra paradisiaca. Davide fu ispirato a scrivere: “I
malfattori stessi saranno stroncati, ma quelli che sperano in Geova sono coloro che possederanno la terra.
. . . i mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della
pace”. — Salmo 37:9, 11.
Come sarà possibile questo? Gesù diede la risposta. Nella stessa Preghiera modello in cui ci insegnò a
pregare “sia santificato il tuo nome”, aggiunse: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo,
anche sulla terra”. (Matteo 6:9, 10) Sì, il Regno di Dio nelle mani di Gesù Cristo santificherà il nome di Dio e
porterà inoltre condizioni buone su questa terra. Toglierà di mezzo la malvagità ed eliminerà guerre,
criminalità, carestie, malattie e morte. — Salmo 46:8, 9; Isaia 11:9; 25:6; 33:24; Rivelazione 21:3, 4.
Voi potete ricevere la vita eterna sotto questo Regno. In che modo? Imparando a conoscere Dio. “Questo
significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù
Cristo”. (Giovanni 17:3) I testimoni di Geova saranno felici di aiutarvi ad acquistare questa vivificante
conoscenza. — Atti 8:29-31.
Si spera che le informazioni di questo opuscolo vi abbiano convinto che il Creatore ha un nome
personale a cui tiene molto. Questo nome dovrebbe stare a cuore anche a voi. Vi sia consentito di
comprendere l’importanza di conoscerlo e usarlo, specialmente nell’adorazione.
Come l’intrepido profeta Michea di molti secoli fa, siate anche voi determinati a dire: “Tutti i popoli, da
parte loro, cammineranno ciascuno nel nome del suo dio; ma noi, da parte nostra, cammineremo nel nome
di Geova nostro Dio a tempo indefinito, sì, per sempre”. — Michea 4:5.
Salvo diversa indicazione le citazioni della Bibbia sono tratte dalla Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture