24/25 CAVOUR SELEX.qxp:(1) Mastro copia

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24/25 CAVOUR SELEX.qxp:(1) Mastro copia
avvenimenti
Consegnato il sistema di combattimento alla portaerei Cavour
Cavour:
“Sistema di Combattimento pronto”
I
l 3 novembre, a bordo
della Portaerei Cavour,
or meggiata presso la
Stazione Navale Mar Grande
di Taranto, si è tenuto un ricevimento offerto dalla SELEX Sistemi Integrati per celebrare il
successo del processo di integrazione del Sistema di combattimento dell’Unità.
Un risultato conseguito al ter-
mine di un lungo periodo di
lavoro, verifiche e collaudi,
svolti a bordo, in porto e in
navigazione, e presso le strutture del Centro di Programmazione della Marina (Maricenprog); un grande lavoro di
squadra che ha visto operare,
in piena sinergia, realtà militari
e industriali, in uno sforzo corale per il raggiungimento di
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un obiettivo comune.
L’evidenza del traguardo era
stata anticipata il 30 maggio
2011, nelle acque del Golfo di
Taranto, durante l’ultima delle
tredici uscite dedicate alle attività di integrazione in mare.
Una serie di navigazioni pianificate e condotte con il preciso scopo di mettere alla prova l’insieme di apparati, com-
puter e programmi software
che costituiscono il sistema di
combattimento.
Iniziate a novembre 2010,
queste attività sono proseguite nel 2011, quasi sempre
operando dalla base di Taranto e cooperando con numerosi e variegati mezzi tra cui
navi, cacciamine, sommergibili, elicotteri ed aerei di diversi ruoli e caratteristiche. Degno di nota lo sforzo del team
operativo di bordo per pianificare tutte le attività, coordinandosi con lo staff del Comando in Capo della Squadra Navale e con i comandi
subordinati da cui dipendono
le forze aeree e navali della
Marina, cioè COMFORAL,
COMFORDRAG, COMFORSUB
e COMFORAER ed i gruppi elicotteri ed aerei dipendenti.
Il risultato si è concretizzato
nella riunione del 16 giugno
nella quale è stata formalizzata l’accettazione del Sistema
di combattimento del Cavour
da parte della commissione
presieduta dall’Amm. Isp. Capo Alberto Gauzolino e composta da membri appartenenti ai diversi comandi ed
enti, centrali e periferici, coinvolti, tra cui CINCNAV, NAVARM, NAVISPELOG, UTNAV
Genova.
Una bella serata, quella del 3
novembre, a bordo del Ca-
vour, cui sono intervenute numerose autorità locali, civili e
militari, tra cui il Prefetto di Taranto, Dr.ssa Carmela Pagano, il Presidente del Tribunale,
Dr. Morelli, il Comandante delle Forze d’Altura, Ammiraglio
Filippo Maria Foffi.
Significativa la presenza del
personale militare e civile che
ha lavorato arduamente per
conseguire questo ambizioso
risultato. A rappresentare SELEX S.I., un gruppo di dirigenti
tra cui l’Ingegner Mariani, Vice Direttore Generale, l’Ing.
Paolo Solferino, Capo della
Business Unit Sistemi per la Difesa, il Dr. Eugenio Creso, Responsabile dei Rapporti Istituzionali.
Durante la sua presentazione,
il Comandante del Cavour, ha
illustrato le attività che la nave ha potuto svolgere efficacemente negli ultimi mesi anche grazie alla disponibilità di
un sistema di combattimento
pienamente integrato. L’intensità del lavoro svolto è
emersa chiaramente durante
l’intervento del C.V. Blasi, Direttore del Centro di Programmazione della Marina, che ha
evidenziato come questo risultato costituisca un valido riferimento per le analoghe attività in via di definizione per
l’integrazione del sistema di
combattimento delle nuovissi-
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me fregate tipo FREMM della
classe Bergamini.
L’intervento dell’Ingegner Mariani ha voluto sottolineare
l’importanza della Marina Militare non solo come cliente
per la SELEX ma anche come
partner per lo sviluppo di sistem i d ’ a v a n g u a rd i a d a p r o muovere anche in ambito internazionale.
Stessi temi sono stati trattati
dall’Ing. Solferino il quale ha
voluto porre l’accento sullo
spirito di squadra che da anni
caratterizza il rapporto tra SELEX S.I. e la Marina.
Le conclusioni sono state tratte dall’Ammiraglio Foffi che,
nella sua veste di Comandante delle Forze d’Altura, ha voluto evidenziare l’importanza
dei sistemi avanzati di telecomunicazioni e supporto al comando per un efficace gestione delle moderne operazioni navali come egli stesso
ha verificato durante il comando della componente
marittima impegnata nell’Operazione Unified Protector.
Nel brindisi finale si è voluto
sintetizzare la soddisfazione
per i risultati conseguiti e l’auspicio di sempre nuovi traguardi per la crescita della
componente operativa della
Marina.
Marco Accoto ■
Certificazione ISO
per l’Arsenale di La Spezia
avvenimenti
Certificazione ISO 9001:2008 per il Reparto Difesa di Superficie
LA SPEZIA
G
li ingegneri Roberto Cassisa e Alberto Gronda di
DNV (Det Norske Veritas),
prestigioso e storico Ente Certificatore riconosciuto in campo
internazionale con sede a Oslo
e presente in oltre 100 paesi nel
mondo, hanno completato,
con esito positivo, la Visita Periodica di Mantenimento della
Certificazione di Qualità UNI EN
ISO 9001:2008 rilasciata al reparto Difesa di Superficie della
Divisione Sistema di Combattimento dell’Arsenale Militare
Marittimo della Spezia il 6 settembre 2010.
Il Team Ispettivo di DNV ha elogiato l’impegno profuso e il
continuo miglioramento operato dalle maestranze del reparto
nel corso dell’anno trascorso
dalla Certificazione per garantire lo svolgimento efficace dei
processi di lavoro ed assicurare
la conformità alla Norma dei
servizi erogati.
La lunga storia delle manutenzioni delle Artiglierie nell’Arsenale Militare Marittimo della
Spezia e quindi la lunga storia
del reparto Difesa di Superficie
nasce nell’anno 1862 quando
la Ditta dell’Ing. Metello Lapini
ne iniziò i lavori di costruzione
nella zona di S. Vito antistante
l’attuale borgata marinara di
Marola ed è, pertanto, strettamente legata a lavorazioni per
loro natura delicate.
Da allora a oggi, attraverso le
due Guerre Mondiali, l’officina
è stata testimone delle lavorazioni per l’approntamento delle
artiglierie navali operando, subito dopo il 1945, all’inizio della
ricostruzione del Paese, anche
per il Settore Civile con la costruzione delle ruote dei vagoni
ferroviari delle Ferrovie dello
Stato.
La testimonianza fotografica
del 1870 ci mostra un capannone ben organizzato per quell’epoca, con macchine utensili
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a cinghia mosse da macchine
a vapore esterne al fabbricato
e maestranze intente a lavorazioni ad affusti e a canne da
cannone.
Da quell’epoca ai giorni nostri
vi sono state notevoli trasformazioni: le vecchie macchine
sono state via via sostituite, i
vecchi pozzi della profondità di
7 metri utilizzati per il cerchiaggio delle canne sono stati chiusi e sostituiti dalle nuove piattaforme per le prove dei moderni complessi antiaerei e navali così come le attività di for-
gia e brunitura delle canne non
vengono più effettuate.
Vi è però una linea di continuità tra il vecchio e il nuovo,
costituita dalla professionalità,
serietà ed entusiasmo delle
maestranze arsenalizie impiegate nel Reparto Difesa di Super ficie che, orgogliose del
proprio lavoro, continuano a
eseguire le attività a favore di
Unità Navali ed Enti M.M.I. cui
sono comandate con i consueti elevati standard di alta precisione uniti ai controlli continuativi e minuziosi, sempre documentati come prescrive la Norma.
Inoltre, in attesa della programmata riorganizzazione delle
strutture e del personale prevista con il Piano Brin, il personale
del reparto, sotto la guida attenta e precisa del capo Sezione F.T. Marco Lemonci e del
Capo Reparto F.T. Silvia Demuro, non si è fermato ad attendere gli eventi ma si è fatto
parte attiva e diligente per
qualificare la propria attività e
incrementare le risorse disponibili a favore dello Stabilimento
attraverso collaborazioni con
Ditte locali e di livello nazionale.
Tra le numerose attività finalizzate nel corso dell’ultimo anno
sono degne di nota le lavorazioni a favore delle sottonotate
Società:
• Ditta Fincantieri per l’allineamento a secco e a nave galleggiante degli apparati del Sistema di Combattimento delle
nuove Unità FREMM 6145 (Nave
Bergamini) e 6146 (Nave Fasan);
• Ditta Intermarine per l’allineamento dei sistemi delle Unità
destinate alla Guardia di Finanza;
• Ditta OTO Melara sia per le
attività di allineamento del
nuovo impianto 127/64, installato su nave Bergamini, utilizzando una nuova procedura di lavoro, studiata e validata dai
tecnici del reparto, per consentire l’esecuzione delle lavora-
zioni svincolandosi dalla necessità di avere la nave in bacino
a secco, sia con l’invio di un
tecnico elettronico specializzato in Corea del Sud per l’effettuazione di un intervento di riparazione su un impianto
127/54 “C” presso la Base Navale di Jinhae a favore della
Marina Coreana;
• Ditta Selex SI per il controllo
della planarità e l’allineamento
del piano di rotolamento delle
antenne radar Empar sulle
Unità Navali della Marina Milita-
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re Francese Chevalier Paul e
Forbin presso la Base Navale di
Tolone in Francia.
La professionalità dimostrata
dalle maestranze nell’esecuzione delle lavorazioni citate e
delle numerose altre eseguite a
favore delle unità navali della
marina hanno portato il Reparto ad essere considerato dalle
industrie nazionali attive nel settore come un partner di eccellenza.
Marco Lemonci ■
avvenimenti
Consegnati i premi del Concorso per Tesi di Laurea
organizzato annualmente dall’Ufficio Storico della Marina
I
Le migliori Tesi di Laurea a
Palazzo Marina
l 9 dicembre a Palazzo Marina, alla presenza dell’Ispettore delle Scuole della
Marina Militare, Ammiraglio di
Squadra Giuseppe De Giorgi e
del Capo dell’Ufficio Storico,
Capitano di Vascello Francesco
Loriga, sono stati consegnati i
premi per il concorso nazionale
per Tesi di Laurea, giunto alla
sua tredicesima edizione. E’ intervenuta una folta rappresentanza di Alti Ufficiali dello Stato
Maggiore Marina, di docenti e
naturalmente di familiari e congiunti dei premiati.
Quest’anno il concorso ha visto
una discreta partecipazione,
con sei tesi presentate provenienti dall’Università degli Studi
“Guglielmo Marconi” di Bologna, dall’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano (con
due Tesi presentate), dall’Università degli Studi “Gabriele
D’Annunzio” di Chieti - Pescara,
dall’Università degli Studi di Firenze ed infine dall’Università
degli Studi di Pisa – Accademia
Navale di Livorno.
La commissione giudicatrice
del Concorso composta dall’Ammiraglio (aus.) Fabio Caffio, dal Comandante Michele
Giuliano, dai Professori Antonel-
I tre premiati con l’Ammiraglio De Giorgi
lo Biagini, Giuseppe Conti, Matteo Pizzigallo e Alberto Santoni
hanno scelto fra tutte le tre tesi
che più hanno contribuito a
diffondere la cultura storico-militare-marittima nel mondo accademico e civile.
Il primo premio è stato assegnato alla Dottoressa Rebecca
Minghetti per la Tesi “La nuova
pirateria: analisi del fenomeno
e azioni di contrasto”. Relatore
della Tesi vincitrice è il Professor
Luciano Bozzo, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli
Studi di Firenze. Tesi ritenuta meritevole in quanto “Lavoro che,
alla luce di un’ampia indagine
bibliografica e documentale,
analizza il fenomeno della pirateria dalle origini ai nostri giorni,
con interessanti considerazioni
sulla nuova pirateria ed i suoi legami con il terrorismo. In sintesi
una sistematica riflessione su un
fenomeno complesso, sul quale
la discussione è ancora aperta
e la cui soluzione è ancora lontana da venire”.
La seconda classificata è stata
la Dottoressa Emma Colombo
con la Tesi “Diventare Ufficiali
della Marina Militare: gli Allievi
dell’Accademia Navale di Livorno”; discussa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Milano, relatrice la
Professoressa
Rita Bichi.
Tesi ritenuta
meritevole in
quanto “Lavoro frutto di
un’appassionata osservazione sul cam-
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po che analizza, con i tradizionali strumenti dell’indagine sociologica, le motivazioni di fondo che, in una società come
quella odierna caratterizzata
da un forte individualismo, portano tanti giovani ad entrare a
far parte di un’istituzione particolare come l’Accademia Navale”.
Terzo classificato il Capitano di
Vascello Gennaro Maddaluno
per la Tesi “La sicurezza dei porti, la difesa delle basi e delle vie
di comunicazione. Le sfide marittime al nuovo millennio”.
Tesi ritenuta meritevole in quanto “lavoro che ha trattato con
metodo e chiara visione concettuale le funzioni svolte dalla
Marina sia a tutela della libertà
di navigazione in alto mare che
per la sicurezza dei porti e delle
basi navali. Tipologie, scenari e
concetti relativi a porti commerciali, basi navali e relative
vie di comunicazione marittima
sono stati sviluppati con dovizia.
Per le basi navali, in particolare,
è stato esposto lo stato dell’arte
delle apparecchiature di difesa
passiva quale condizione necessaria ad assicurare la difesa
delle forze navali”. Questa tesi
provenendo dall’Università degli Studi di Pisa – Accademia
Navale di Livorno, relatore il Capitano di Vascello Claudio Gabrini, può considerarsi un prodotto, per così dire, “fatto in casa”.
Al termine, dopo le premiazioni
ufficiali, tutti gli intervenuti hanno potuto scambiare le proprie
opinioni e complimentarsi direttamente con i vincitori presso la
storica Biblioteca di Palazzo
Marina.
Leonardo Merlini ■
Il cluster marittimo italiano produce beni e servizi per 39,5 miliardi
di euro (2,6% del PIL nazionale) e occupa circa il 2% della
forza lavoro del paese. L’Italia è prima in Europa per
importazioni ed esportazioni via mare e turismo crocieristico
ROMA
I
l cluster marittimo italiano
si conferma uno dei settori
più dinamici dell’economia italiana contribuendo al PIL
nazionale per 39,5 miliardi di
euro (2,6% di quello totale, e
l’11% di quello dei trasporti) e
dà occupazione a circa il 2%
della forza lavoro del Paese
(477mila persone fra addetti diretti ed indotto).
Questi alcuni dei dati del IV
Rapporto dell’Economia del
Mare realizzato della Federazione del Mare assieme al Censis, presentato il 25 ottobre scorso a Roma presso la sede del
CNEL.
I dati confermano il posizionamento dell’Italia al primo posto
in Europa per importazioni via
mare, con 185,4 milioni di tonnellate di merce, ed al terzo
per esportazioni, con 47 milioni
di tonnellate. Il nostro Paese
mantiene poi la leadership anche nel traffico crocieristico
(con 6,7 milioni di passeggeri),
e nella costruzione di navi passeggeri e motor-yacht di lusso.
L’impatto delle attività marittime sull’economia italiana va
oltre gli aspetti più strettamente
legati alla loro dimensione trasportistica e coinvolge diretta-
mente diversi settori produttivi
dell’economia: l’industria marittima dei trasporti; la logistica
portuale; la cantieristica; la
nautica; la pesca; le attività
professionali; gli acquisti di beni
e servizi.
In termini di contributo al Pil,
dopo i trasporti marittimi si collocano le attività di logistica
portuale e ausiliarie ai trasporti
(6,7 miliardi di euro di contributo), la pesca (4,4 miliardi), la
cantieristica navale (4,3 miliardi) e la nautica da diporto (3,3
miliardi). Sulla base dei dati disponibili ad oggi si può stimare
che nel 2010 il valore del cluster
marittimo si sia collocato fra i
38 e 39,7 miliardi di euro. I dati
a disposizione indicano uno
scenario per il 2011 di crescita
contenuta, per poi riprendere
a svilupparsi nuovamente nel
2012.
“I dati del Censis dimostrano
chiaramente che il cluster marittimo italiano costituisce un
campo di eccellenza del Paese - ha dichiarato il presidente
della Federazione del Mare
Paolo d’Amico - Come tutti,
abbiamo subito gli effetti della
crisi iniziata nel 2008, fra cui il
crollo dei noli e il calo del fatturato, ma abbiamo dimostrato
una forte capacità di reazione”.
“Un aspetto che tengo a sotto-
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lineare - ha continuato il presidente d’ Amico – è che il sistema marittimo ha mantenuto
negli ultimi anni il proprio peso,
grazie ad un processo di riforma che ha reso competitive le
sue componenti rispetto ai
concorrenti esteri. Dopo la riforma della navigazione mercantile internazionale del 1998 sono
stati investiti oltre 35 miliardi di
euro nella costruzione di nuove
unità navali, che hanno portato la flotta italiana a raddoppiare diventando così tra le
principali al mondo, con posizioni di assoluto rilievo nei settori
più sofisticati come quelli delle
unità ro-ro e delle navi da crociera. Anche la riforma dei porti
del ’94, pur oggi bisognosa di
ammodernamento, è stata importante, avendo reso possibile
all’Italia di qualificarsi in Europa
come primo importatore ed
esportatore via mare e prima
meta per i passeggeri e viaggiatori delle navi da crociera”.
“Oggi, in virtù di nuovi scenari
di mercato - ha concluso il presidente d’Amico – chiediamo
una rinnovata sensibilità a tutte
le istituzioni, in modo da procedere speditamente su alcune
delle necessità strategiche per
la competitività del settore: fra
di esse voglio sottolineare il
mantenimento della normativa
italiana ed europea sulla com-
avvenimenti
Rapporto
dell’economia del mare
petitività della bandiera marittima, il collegamento dei nostri
scali con le reti di trasporto terrestre, l’adeguamento dei fondali e la semplificazione di diverse procedure amministrative
e fiscali”.
Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, ribadisce “la
capacità trainante del cluster
marittimo italiano in un contesto da troppo tempo stagnante”. “Ritengo opportuno – continua Roma - che il sistema
marittimo compia ancora una
volta un salto di qualità, soprattutto migliorando la capacità
dei propri nodi logistici di captare flussi commerciali in constante crescita, flussi che continuano ad avere come importante area di transito il Mediterraneo. Dalle proiezioni che il
Censis ha elaborato, il cluster
marittimo dovrà guardare con
crescente attenzione non solo
a mercati già in forte espansione, come quello dell’Asia orientale, dove gli interscambi marittimi da e per l’Italia crescono
dalla metà degli anni 2000 a ritmi vorticosi, ma anche ad aree
nelle quali il Paese, grazie al
proprio armamento, può svolgere un ruolo di player di rango, come la sponda Sud del
Mediterraneo (dove si colloca il
40% degli scambi da e per l’Italia), l’area Balcano-adriatica e
quella del Golfo”.
“Rappresenteranno un volano
per la competitività del cluster
marittimo italiano – dice ancora Giuseppe Roma – più innovazione e certamente maggiori
investimenti nella componente
avanzata del cluster marittimo,
in particolare nelle tecnologie
ICT e in quelle per l’automazione e la sicurezza delle operazioni logistiche, oltre ad investimenti in ricerca e sviluppo di
prototipi nel segmento della
cantieristica.”
Il rapporto rileva come la componente con il più alto numero
di unità di lavoro dirette sia la
pesca, con più di 59.000 ad-
detti (pesca marittima, attività
di allevamento, la piscicoltura)
seguita dai trasporti marittimi
(con più di 35.300 unità di lavoro a bordo e altre 7.100 a terra), dalle attività ausiliarie e di
logistica portuale (31.874
unità), e poi dalla nautica da
diporto (22.300 unità) e dalla
cantieristica navale (11.800
unità). A queste poi devono
aggiungersi altre 260mila unità
di lavoro occupate nell’attività
dell’indotto a monte e a valle.
Le previsioni sono di
• una consistente fase espansiva del general cargo e delle
rinfuse liquide, in particolare
considerando i traffici di prodotti petroliferi dall’area del
Golfo Persico verso il Mediterraneo;
• un modesto sviluppo del traffico che l’Italia riuscirà a captare a causa della crescente
competitività dei porti della
sponda Sud del Mediterraneo;
• l’avanzo di stiva, con un conseguente eccesso di offerta di
servizi di shipping rispetto alla
domanda, che perdurerà almeno fino al 2012, con effetti di
rallentamento della crescita sia
dal lato del trasporto marittimo
che di quello delle costruzioni
navali;
• la bassa crescita a cui la
cantieristica navale sarà sottoposta almeno nel prossimo anno, data la situazione di crisi
strutturale per il momento registrata da questo comparto in
Italia, sebbene la capacità
competitiva del settore resti
elevata (specie nel segmento
delle navi da crociera);
• la lenta ripresa del settore
della nautica da diporto, che a
metà del 2011 mostra alcuni segnali positivi, grazie soprattutto
alla ripresa delle esportazioni,
mentre il mercato interno continua a scontare le carenze infrastrutturali e una politica fiscale da ammodernare.
Per quanto concerne i principali mercati di riferimento:
• al primo posto si collocano i
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Paesi del Nord Africa e del Mediterraneo orientale (Algeria,
Egitto, Israele, Libano, Libia,
Marocco, Siria, Tunisia, Turchia),
area con la quale l’Italia effettua il 40,6% degli interscambi (in
termini di tonnellaggio) di merci
via mare, in crescita fino al
2008 e poi in flessione;
• al secondo posto si pone l’Europa dell’Est (Bulgaria, Georgia,
Ucraina, Romania, Russia), area
in cui si colloca il 15,3% dei flussi
di merci da e per l’Italia, in flessione negli ultimi anni;
• al terzo posto si collocano i
Paesi dell’Europa mediterranea
(Francia, Gibilterra, Grecia,
Malta, Cipro, Spagna e Portogallo), che coprono il 14% degli
interscambi marittimi con l’Italia, in forte incremento fino al
2008, poi ridimensionati dalla
fase di crisi economica;
• vi è poi un’ulteriore area, ovvero quella dei Balcani (Albania, Croazia, Serbia, Montenegro, Slovenia), con volumi ancora poco significativi ma in rapida crescita sia prima che durante la fase di crisi;
• ed un’ulteriore area rappresentata dalla Cina e Hong
Kong, con una crescita esponenziale dei traffici in entrata
ed uscita dall’Italia, prima e
durante la crisi economica,
con un volume degli interscambi marittimi pari al 2,8% del totale, ma destinati ad aumentare considerevolmente nell’immediato futuro.
Tenendo conto delle previsioni
di crescita del Pil (proiezioni
elaborate dal Fondo monetario
internazionale) delle aree appena citate e dei livelli di correlazione con il traffico si stima
quanto segue per il periodo
2011- 2015:
a) l’area verso la quale l’Italia
intensificherà maggiormente i
propri interscambi marittimi potrebbe essere la Cina e Hong
Kong; dagli attuali 8 milioni di
tonnellate di scambi (erano più
di 12 milioni nel 2008) si potrebbe arrivare nel 2015 a quasi 20
milioni di tonnellate; in questo
modo, tale area potrebbe rappresentare il 6% dei traffici marittimi italiani, raddoppiando il
proprio peso nella matrice origine-destinazione italiana dei
flussi via mare. La stima tiene
conto degli elevati tassi di crescita del Pil che, come è noto,
negli ultimi dieci anni, hanno
contraddistinto l’economia cinese e quella di Hong Kong (tra
il 2005 e il 2009 il Pil a valori correnti è passato da 2.400 miliardi
a 4.900 miliardi di dollari e tra il
2010 e il 2015 è previsto un incremento del 51% in termini
correnti);
b) la seconda area per tasso di
crescita potrebbe essere verosimilmente la sponda Sud del
Mediterraneo e l’area mediorientale. Si tratta di un’area per
la quale nei prossimi anni è previsto un apprezzabile tasso di
crescita dell’economia, a ritmi
tali da segnalare la propensione a nuovi investimenti e all’apertura verso gli scambi internazionali. Si tratta dell’area verso cui si indirizzano e da cui
provengono i maggiori flussi di
merci che riguardano l’Italia.
Le proiezioni effettuate tenendo conto delle previsioni di crescita del Pil, indicano la possibi-
lità di passare dagli attuali 120
milioni di tonnellate scambiate
a circa 200/220 milioni di tonnellate;
c) la terza area verso la quale
l’industria marittima italiana potrebbe migliorare considerevolmente il proprio posizionamento strategico dovrebbe essere
quella balcanica, la cui economia è cresciuta notevolmente
nell’ultimo decennio, così come gli interscambi via mare
con l’Italia (aumentati in volume di oltre il 60% tra il 2002 e il
2009 e del 13% tra il 2005 e il
2009). Ulteriori indicatori provano per questi Paesi posti sulla
sponda orientale dell’Adriatico
una fase di espansione economica piuttosto sostenuta almeno tra i primi anni 2000 e il 2008,
con una fase di rallentamento
nel 2009, a causa della crisi
economica. Le stime effettuate
tenendo conto del robusto livello di correlazione esistente
tra gli scambi marittimi da e per
l’Italia ed il Pil dei Paesi appartenenti a quest’area portano a
ritenere che dagli attuali 13,6
milioni di tonnellate scambiate
via mare con l’Italia si possa arrivare nel 2015 ad oltre 23 milioni di tonnellate;
d) è verosimile ritenere, inoltre,
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che anche da e verso l’area
del Golfo Persico lo shipping
italiano intensificherà la propria
attività. I dati a disposizione
mettono in evidenza come le
principali rotte presidiate dall’ar mamento italiano siano
quelle che dal Mediterraneo
volgono proprio verso l’area
del Golfo Persico (oltre che
quelle verso l’Asia orientale), il
cui Pil è stimato in crescita del
23% nel periodo 2010- 2015.
Inoltre, occorre sottolineare
che, se i volumi di traffico da e
per l’Italia con il Golfo Persico
hanno un limitato peso sul totale dei traffici, in valore essi assumono viceversa una posizione
di assoluto rilievo, trattandosi
prevalentemente di prodotti
petroliferi e di prodotti della
manifattura italiana di medioalta qualità. Sulla base di tali
fatti, dunque, è possibile ipotizzare che i flussi di traffico marittimo da e verso quest’area potrebbero passare dagli attuali
3,3 milioni di tonnellate a 5-6
milioni di tonnellate.
L’Italia dunque, in questo periodo di crisi, è “sul mare, dal mare e per il mare” che inizia a vedere i primi squarci di sereno.
Leonardo Merlini ■
avvenimenti
Lo giurate voi?
LIVORNO
“
LO GIURO!”. Un boato assordante, il trepidare dell’attesa, l’emozione negli
occhi. Due parole per impegnarsi solennemente ad adempiere i doveri del militare: “l’assoluta fedeltà alle istituzioni repubblicane, con disciplina e
onore, senso di responsabilità e
consapevole partecipazione”.
E’ questo ciò che è insito nella
cerimonia del giorno di Santa
Barbara in cui implicitamente
ogni allievo prima classe, da
130 anni ad oggi, ha urlato con
tutto l’animo fedeltà al proprio
Stato: lo stato come Patria, l’
Italia, e lo status di “militare”. Infatti, ciò che contraddistingue
in modo netto il “civile” dal “militare” è proprio la specificità e
particolarità del suo impegno:
servire in armi la Patria, con
senso del dovere, onestà, rigore morale e con dedizione assoluta al sacrificio. Il giuramento è proprio questo, cioè la
massima espressione dell’adesione ad una condizione, ad
una vita completamente diversa da quella di tutti i giorni: una
vita di valori legati al servizio
del Paese e della società, preferendo l’interesse della collettività a quello personale. Il militare non è solo colui che “serve
in arme la Patria” ma è anche
colui che, con la sua professione, aderisce integralmente al
sistema di valori alla base dei
quali c’è la solidarietà e la dedizione per la società. E’ proprio su questi valori che si articola la nostra formazione professionale e umana. I Centoventi allievi ufficiali della prima
classe e i due allievi del 11°
Corso AUPC, che hanno varcato le soglie del Cancello San
Jacopo il 19 settembre 2011,
hanno lavorato sodo per raggiungere e conquistare questo
fatidico traguardo: attimi che
lasciano senza fiato sono quelli
che hanno accompagnato i
momenti prima dell’ingresso in
piazzale. Comincia a suonare il
tamburo, tremano le gambe, il
cuore batte all’impazzata, i brividi salgono lungo la schiena,
l’ultimo scambio di sguardi nella compagnia e poi decisi e
fieri per affrontare il primo passo verso la meta: “Entra in piazzale la Brigata Allievi!”. A rendere ancor più solenne la cerimonia è stata la presenza del
Ministro della Difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, alla
sua prima uscita ufficiale, del
Capo di Stato Maggiore della
Difesa, Generale Biagio Abrate
e del Capo di Stato Maggiore
della Marina Ammiraglio di
Squadra Bruno Branciforte che,
con la loro rassegna e le loro
allocuzioni hanno inorgoglito il
cuore dei neofiti. Ore ed ore di
addestramento, prove su prove
per raggiungere quella perfezione che avrebbe dimostrato
la volontà e la consapevolezza
di entrare a far parte di una
grande famiglia come quella
della Marina Militare italiana.
Fatica, dedizione e duro lavoro
sono state, sono e saranno i
capisaldi di questa vita prospera di grandissime soddisfazioni.
E riprendendo le parole del nostro Ministro della Difesa “Il vincitore è un sognatore che non
si è arreso alle difficoltà. Siate
sognatori che non si arrendono. Sappiate sognare e fateci
sognare.” Riusciremo a farlo?
Sicuramente sì.
Edvige Altobelli ■
32
Al CISAM di Pisa il convegno sull’opportunità e la
sostenibilità delle nuove forme di energia
I
l 19 novembre, a Pisa,
presso la sala conferenze
del CISAM (Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari), si è svolto il convegno “Energie rinnovabili: opportunità e sostenibilità" organizzato congiuntamente dal CISAM
e dal “Lions Club International Centro Studi del Lionismo Distretto 108 LA”.
La manifestazione è stata aperta dal Direttore del CISAM, Ammiraglio Ispettore (GN) Domenico De Bernardo, il quale ha ricordato che il CISAM è nato
nel 1956 come CAMEN per studiare le Applicazioni Militari dell'Energia Nucleare e che oggi,
dopo numerose modifiche ordinative, unisce alle competenze
in materia nucleare e radiologica quelle nei settori della Compatibilità Elettromagnetica e
dell’Optoelettronica.
A seguire hanno introdotto il tema del convegno i rappresentanti dell’organizzazione dei
Lions, ed il moderatore del
Convegno, che ha sottolineato
l’attualità dell’interrogativo sulla possibilità che le fonti alternative possano essere sufficienti a garantirci una produzione
energetica adeguata alle reali
necessità, soprattutto ora, dopo che il recente referendum
sull'energia nucleare, ha, di fatto, eliminato la possibilità di utilizzare tale fonte di energia in
Italia.
Gli interventi susseguitisi hanno
trattato tutte le possibili fonti di
energia alternativa: idroelettrica (mini-idro), fotovoltaicolo,
eolico, energia dal mare, biomasse. Il penultimo intervento
ha affrontato il controverso tema delle caratteristiche e prospettive degli impianti nucleari
della presente e della nuova
generazione. Il relatore dell’ultimo intervento ha cercato di
trarre le conclusioni affrontan-
33
do il tema “Energie tradizionali
e rinnovabili: confronto costibenefici”
I diversi oratori hanno presentato pregi e difetti delle varie forme di produzione energetica
alternativa, evidenziando in
particolare che le stesse possono dare origine a inconvenienti, sia economici che ambientali, se sfruttate senza criterio.
Nel corso del convegno è
emerso che, per soddisfare i requisiti europei, la quota di energia prodotta in Italia da fonti
rinnovabili dovrà passare dall’attuale 23% al 27% entro il
2020, e che il raggiungimento
di quest’obiettivo non appare
facile. Soprattutto non dobbiamo dimenticare che le nostre
risorse principali sono il turismo,
l’arte e l’ambiente naturale e
che dobbiamo evitare di adottare soluzioni, come l’impiego
generalizzato dell’energia eolica o di quella fotovoltaica, che
possano danneggiare queste
risorse. Nel caso del fotovoltaico, ad esempio, sarebbe bene
limitarsi all’impiego dei tetti degli edifici non aventi particolari
pregi architettonici.
Al termine delle presentazioni
ha avuto luogo un vivace e interessante dibattito, centrato
principalmente sull’impiego
dell’energia nucleare. In conclusione il convegno è stato
un’occasione molto interessante per discutere, senza isterie o
paraocchi, del nostro futuro
energetico, evidenziando le
poche luci e le molte ombre
della situazione nazionale.
Claudio Boccalatte ■
avvenimenti
Le energie rinnovabili
Intensa attività al Circol
avvenimenti
“La voce della Russia”, già “Radio Mosca”, dedica un servizio al
Circolo Ufficiali in occasione del premio “Tatiana Pavlova”.
A
lla Spezia, presso il salone principale del Circolo Ufficiali di Marina
“Vittorio Veneto”, l’associazione “Commendator Domenico
Tori” di Portovenere ha consegnato il premio “Tatiana Pavlova”al regista Antonio Calenda. La manifestazione ha avuto un inaspettato grado di copertura mediatica, venendo
riportata, oltre che sulla stampa locale, anche sul sito web
della radio di stato russa in lingua italiana “la voce della
Russia” alla pagina internet
http://italian.ruvr.ru/2011/11/0
9/59966806.html.
Ricordiamo che “la voce della Russia” ai tempi della guerra fredda era nota come “radio Mosca”.
Il Presidente del Circolo nel
suo indirizzo di benvenuto ha
ricordato i forti legami tra le
marine militari di Italia e Russia, citando l’episodio del terremoto di Messina del 1908,
quando le navi della squadra
russa presente nella zona di
Messina furono tra le prime ad
arrivare nella martoriata città
dello stretto per prestare soccorso alla popolazione, precedendo le unità della Regia
Marina, la cui base più vicina
all’epoca era Napoli.
La manifestazione è stata poi
aperta dal dottor Vinicio Ceccarini, Presidente della fondazione Tori, che ha illustrato le
finalità del premio, dedicato
all’attrice e regista Tat'jana
Pavlovna Pavlova (Belopavlovič, 1894 – Roma, 1975), e le
ragioni della sua assegnazione ad Antonio Calenda (si veda la motivazione del premio
riportata in riquadro).
A seguire si è tenuto un interessante dibattito (talk show),
cui hanno partecipato il regista Antonio Calenda, il giornalista e fotografo Alexander
Prokhorov, de La voce della
Russia, il pittore Pierre
Tc h a k h o t i n e , L a u r a R i g h i ,
esperta di relazioni internazionali della regione Toscana, il
Direttore del Conservatorio
Giacomo Puccini della Spezia, maestro Giuseppe Bruno,
l’assessore alla cultura del comune di Porto Venere Lorenzo
Masi. Il tema principale del dibattito è stato il rapporto tra
le diverse forme d’arte (letteratura, teatro, pittura e musica) e tra le cultura russa ed
italiana. Particolarmente apprezzato l’intermezzo musicale del maestro Bruno.
La manifestazione ha anche
visto la consegna di attestati
ricordo ad un folto gruppo di
pittori russi, i quali hanno compiuto un Grand Tour artistico
dell’Italia, nel corso del quale
hanno toccato una trentina di
città e borghi di Piemonte, Liguria a Toscana.
In conclusione la manifestazione è stata un’occasione
molto interessante per tutti gli
intervenuti (tra i quali numerosi soci del circolo) per apprezzare l’arte nelle sue diverse
forme e celebrare i legami tra
34
Motivazione del Premio Tatiana
Pavlova ad Antonio Calenda
Questa Fondazione e il Comune
di Porto Venere assegnano il Premio Tatiana Pavlova al dr. Antonio Calenda per un’attività intensa, rilevante artisticamente sul
piano nazionale e internazionale.
Originale e poliedrico, si è laureato in Filosofia del Diritto e ha
iniziato la propria attività teatrale
nell'ambito del Teatro Universitario di Roma.
La cultura classica e filosofica
hanno contribuito fortemente alla formazione intellettuale dell’artista. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Luigi
Proietti il Teatro Centouno che
ha rappresentato per l'attività di
ricerca e sperimentazione di
quegli anni uno dei primi punti di
riferimento. Negli anni successivi
ha lavorato per il Teatro di Roma
e ha diretto in due riprese, e per
un periodo di nove anni, il Teatro
Stabile dell'Aquila le cui produzioni hanno circuitato all'estero,
in paesi quali Australia, Francia e
Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d'Arte per la quale,
dal 1982, ha diretto spettacoli
ospitati sovente da festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia. Antonio Calenda è oggi Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal maggio 1995
rappresenta un riferimento sicuro
nella cultura italiana. Il percorso
teatrale di Antonio Calenda è
vasto e complesso: da Brecht, a
Shakespeare, a Gombrowicz,
Genet, Eschilo, Sofocle, Bassetti,
Schimtt. Ha diretto numerose regie radiofoniche e televisive e diretto numerose opere liriche per
il Teatro Massimo di Palermo, il
Teatro Verdi di Trieste, il Teatro S.
Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Bologna, il Teatro dell’Opera di Roma, la Oper Frankfurt.
Il Presidente Vinicio Ceccarini
due grandi culture europee,
la russa e l’italiana.
Claudio Boccalatte ■
olo Ufficiali di La Spezia
Il convegno dell’associazione Italia - Turchia su “Il Mercato Turco”
Q
polazione presenti un’età media inferiore ai trenta
anni. Dopo le delusioni dovute al mancato accoglimento nell’Unione Europea, la Turchia ha oggi una
politica estera multipolare orientata verso l’Europa,
ma anche verso il Caucaso, l’Asia Centrale, il Medio
Oriente e cerca il coinvolgimento anche in altre zone del mondo come l’Africa, l’America del Sud e
l’Asia sud-occidentale; significativamente, negli ultimi anni la
Turchia, in controtendenza rispetto alla maggior parte delle
nazioni, ha aperto
numerose
nuove rappresentanze diplomatiche. L’obiettivo principale
della Turchia oggi è la stabilità
dell’area in cui si
trova. L’accesso
alle istituzioni europee è ancora
considerato un
obiettivo, ma
non è la sola
priorità; inoltre la
Turchia ritiene
che oggi sia l’Europa ad avere
bisogno della Turchia
almeno
quanto la Turchia
dell’Europa.
In particolare la
Turchia guarda
con grande attenzione ai fenomeni della “primavera araba” nei paesi dell’Africa settentrionale (Tunisia, Egitto e Libia), e si schierata a fianco dei riformisti
fin dall’inizio senza le esitazioni e i tentennamenti
che hanno contraddistinto la politica di molti paesi
occidentali. Il modello turco, di stato laico in un contesto islamico, viene proposto anche alle giovani
democrazie arabe. A proposito di modelli, la Turchia
vede con qualche preoccupazione l’attuale crisi
del modello d’integrazione delle minoranze etniche
nei paesi europei, Italia compresa, e propone il mo-
ualche giorno dopo, si è svolto il convegno
“Il mercato turco: market entry, legislazione
fiscale e opportunità d’investimento per le
imprese" organizzato dall’Associazione di amicizia
Italia - Turchia e dall’Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo ISIAMED.
La manifestazione, dopo il benvenuto del Presidente del Circolo, è stata aperta dalla dottoressa Cristiana Pagni, Vice-presidente
dell’Associazione Italia - Turchia, dal Senatore Stefano De
Lillo, presidente della
stessa associazione
e da Sua Eccellenza
Hakki Akil, ambasciatore turco in Italia.
Sono poi intervenuti
Sua Eccellenza Carlo Marsili, già ambasciatore italiano in
Turchia, l’Ammiraglio
Ispettore Onofrio Flagiello, dello Stato
Maggiore Marina,
l’Assessore allo sviluppo economico
della regione Liguria
Renzo Guccinelli, il
Presidente della
Confindustria ligure
Sandro Cipollina, il
Senatore Lorenzo
Forcieri, Presidente
del Distretto Ligure
per le Tecnologie
Marine e Alessandro
Biggi, coordinatore di un team di ricerca sull’economia turca. Hanno chiuso la sessione mattinale Sua
Eccellenza Hakki Akil e il senatore Gian Guido Folloni, presidente d’ISIAMED. Nel pomeriggio il simposio
è continuato con una serie di tavoli operativi nel
corso dei quali le imprese locali hanno potuto incontrare rappresentanti delle istituzioni turche.
Di particolare interesse gli interventi di Sua Eccellenza Hakki Akil, che ha fatto presente come la Turchia
presenti oggi il secondo tasso di crescita al mondo,
dopo la Cina, ma prima del Brasile, e come la po-
35
dello dell’impero ottomano, caratterizzato (prima
della rivolta dei “giovani turchi”) da multietnicità,
multiculturalità e multi religiosità in un contesto, per
l’epoca, di sostanziale tolleranza.
Le resistenze che si sono avute all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea sono, secondo la Turchia,
sostanzialmente riconducibili alla differente religione, essendo la situazione economica e politica non
dissimile da quella di altri stati dell’ex Europa dell’Est
che pure sono stati accettati.
Il PIL turco nel 2010 è cresciuto dell’8%, ma nei prossimi anni il governo turco ha programmato un rallentamento della crescita, dovuto alla crisi delle
economie occidentali, che secondo Sua Eccellenza Akil non sarà di breve durata; la Turchia intende
approfittare di questo momento di pausa per consolidare la propria economia, e in particolare il sistema fiscale. La Turchia non teme la crisi, in quanto ha
già avuto una gravissima crisi nel 2002, con il crollo
delle principali banche locali, crisi dalla quale sono
usciti, soprattutto per le condizioni di sostanziale stabilità politica che hanno contraddistinto il periodo
dal 2002 ad ora, a differenza di quanto avveniva
prima. La Turchia vede con favore la cooperazione
con l’Italia, e nota che il nostro paese ha perso alcune posizioni di rilievo in ambito industriale che
aveva negli anni ’70 del XX secolo (basti pensare all’importante ruolo che aveva Olivetti nell’ambito
dei primi computer, mentre adesso è praticamente
assente dal mercato), e che la Turchia può aiutarci
a rientrare da protagonisti in alcune aree d’alta
tecnologia.
Sua Eccellenza Carlo Marsili, già ambasciatore in
Turchia, ha fatto notare l’occasione persa dall’Europa con il mancato ingresso in tempi rapidi della Turchia, prevalentemente per la posizione fortemente
negativa della Francia e di altre nazioni, come
Olanda e Austria. Anche il frettoloso accoglimento
della Repubblica Cipriota nell’Unione Europea, senza che fossero risolti i gravi problemi dell’Isola, è stato un grave errore, del quale ora paghiamo le conseguenze. Ricordiamo che Cipro è divisa tra le due
comunità etniche greca e turca ognuna delle quali
ha un proprio governo, e che lo stato di Cipro ammesso nell’Unione Europea rappresenta solo la comunità greca, non estende la propria autorità su
tutta l’isola e non è riconosciuto dalla Turchia, che
invece riconosce la repubblica turca di Cipro del
Nord.
In conclusione il convegno è stato un’occasione
molto interessante per gli imprenditori italiani interessati alle opportunità che offre il mercato turco, ma
anche per tutti gli intervenuti che hanno potuto
ascoltare le opinioni espresse, con grande franchezza, da autorità di altissimo livello, sulla situazione turca nel contesto politico ed economico internazionale e sui problemi che caratterizzano l’Italia e
l’Europa.
C. B. ■
36
CAUDEBEC-EN-CAUX
I
l 5 novembre si è svolta a
Caudebec-en-Caux, piccolo borgo in Alta Normandia sulla rive della Senna,
la commemorazione dell’anniversario della spedizione dell’idrovolante LATHAM 47, partito
il 16 giugno del 1928 verso il
Polo Nord alla ricerca del dirigibile Italia, e mai più rientrato.
Alla presenza delle più alte
autorità politiche
e militari locali,
l’Addetto per la
Difesa
presso
l’Ambasciata d’Italia a Parigi, Generale di Brigata
Carlo Fortino, e
l’Addetto per la
Marina, Capitano di Vascello
Pier Federico Bisconti, hanno
deposto una corona di fiori per
onorare l’eroica
impresa del Comandante Guilbaud e del suo
equipaggio.
Nel corso della
cerimonia è stato consegnato
un premio all’equipaggio di
un elicottero della squadriglia
35F della Marine Nationale
che si è distinto per un’eroica
impresa di salvataggio in mare.
La fine degli anni 20 del secolo
scorso fu caratterizzata dalla
sfida per la conquista del Polo
Nord. L’esploratore Norvegese
Roald Admunsen, dopo vari
tentativi, riuscì finalmente l’11
maggio del 1926 a sorvolare il
Polo a bordo di un dirigibile, il
Norge N1, progettato e co-
mandato dal Generale del
corpo del Genio Aeronautico
Umberto Nobile.
Ma la collaborazione tra l’Ufficiale italiano e l’esploratore
norvegese era destinata a durare poco. Il crescente favore
del partito fascista in Italia riteneva l'impresa di Nobile una
buona pubblicità mentre i norvegesi reclamavano il merito
maggiore visto che l'idea e
l'acquisto del dirigibile lo avevano fatto loro. Una volta tor-
nato in Italia Nobile fu promosso Maggior generale del Genio Aeronautico ed ottenne il
finanziamento per una nuova
impresa, a bordo di un nuovo
dirigibile più moderno e potente, l’Italia.
Così nell’aprile del 1928 l’Italia
al comando di Nobile partì da
Milano verso il Polo Nord, con
a bordo un equipaggio di 16
uomini, per lo più scienziati.
Dopo aver effettuato un primo
viaggio di esplorazione a
oriente delle Svalbard l'Italia
partì per il Polo Nord il 23 Mag-
37
gio del 1928. L'ambito limite
geografico fu raggiunto alle
00.24 del 24 maggio 1928; dalla verticale del punto furono
lanciate una croce benedetta
da Pio XI e una bandiera Italiana. Il dirigibile non poté effettuare un atterraggio come
previsto a causa delle avverse
condizioni climatiche e dopo
due ore sopra il polo iniziò il
viaggio di ritorno. Tuttavia, a
causa di una violenta tempesta di ghiaccio e neve, l’Italia
si schiantò al
suolo alle 10.30
del 25 maggio.
Sette uomini
morirono, altri
nove, tra cui il
Generale Nobile, si attrezzarono per sopravvivere
sulla
banchisa, disponendo di
una tenda (la
famosa “tenda
rossa”) e di viveri.
Soltanto otto
gior ni dopo il
disastro un radioamatore siberiano ricevette l’S.O.S. dell’equipaggio dell’Italia. Il mondo allora si mobilitò alla ricerca dei sopravvissuti italiani, in un eroico slancio
di solidarietà.
Roald Amundsen, il grande
esploratore norvegese, nel generoso tentativo di aiutare l’equipaggio del dirigibile, chiese
aiuto a tutti i governi del mondo e la Francia acconsentì a
mettere a disposizione un aereo idrovolante, considerato
avanzatissimo per quei tempi,
prodotto da una fabbrica, la
Société Latham, sulle rive della
avvenimenti
Commemorazione dell’anniversario della
spedizione dell’idrovolante Latham 47
Senna, a Caudebec-en-Caux.
Il 16 giugno 1928 il Latham 4702 parte da Caudebec e con
un volo di 13 ore raggiunge
Bergen, in Norvegia. L’equipaggio della Marine Nationale
è composto dal Comandante
Guilbaud, dal primo ufficiale
Cavelier de Cuverville, dal
motorista Brazy e dal marconista Valette. A Bergen salgono
a bordo Amundsen ed un pilota esperto di navigazione polare, Leif Dietrichson, anche lui
norvegese. Il 18 giugno, verso
le 4 del pomeriggio, il Latham
47 ed il suo equipaggio internazionale lasciano Tromsoe diretti a Kings Bay. Circa tre ore
dopo il decollo trasmetteranno il loro ultimo messaggio prima di finire per sempre dispersi
nei pressi dell’isola dell’Orso
circa a metà strada del loro
volo.
Il 23 giugno l’aviatore svedese
Lindborg riuscì finalmente ad
atterrare in prossimità della
tenda rossa. Imbarcò Nobile,
ferito, e lo portò in salvo. Durante un secondo tentativo di
atterraggio l’aereo di Lindborg
si capovolse ed anche l’aviatore svedese rimase intrappolato.
I superstiti furono finalmente
tratti in salvo dalla nave rompighiaccio Krassine messa a disposizione dall’ex URSS, il 12 luglio, 48 giorni dopo l’incidente. In totale morirono otto persone dell’equipaggio del dirigibile Italia.
Il 21 giugno 1931, alla presenza di autorità francesi, italiane,
norvegesi, nel punto dove era
stato costruito l’aereo e da cui
era partito per la sua ultima
missione, fu inaugurato il monumento “A ceux du Latham
47” (A quelli del Latham 47).
Confuso tra la folla Umberto
Nobile ci tenne ad essere presente per rendere onore alla
memoria di chi si era immolato
nel generoso tentativo di salvare lui ed il suo equipaggio.
Pier Federico Bisconti ■
Consegna dei diplomi di
laurea all’Ecole Navale
BREST
I
l 3 novembre si è svolta la cerimonia di consegna del diploma
di laurea ai giovani “Enseigne de Vaisseau” della Promotion
EN2008 all’Ecole Navale di Brest, di fronte all’Ammiraglio Comandante, il C.A. Marc de Briançon. La cerimonia prevede la premiazione di alcuni ufficiali che si sono distinti nello studio e nello
sport, da parte di autorità militari di altre nazioni. Per l’Italia era presente il C.V. Pier Federico Bisconti, addetto per la Marina presso
l’Ambasciata d’Italia a Parigi. Questo evento contribuisce a sottolineare la sempre più stretta collaborazione tra Forze Armate di diversi Paesi, che vede una sempre maggiore cooperazione nell’ambito degli scambi fra personale di diverse marine estere.
Potersi interfacciare con nuove realtà, con una cultura diversa dalla propria e con un
diverso sistema di formazione
è un’occasione senz’altro unica, che consente di acquisire
una mentalità più aperta.
L’Italia dal 2008 ha aderito al
progetto “Erasmus Militare”
che, come nel mondo universitario, prevede lo scambio di
ufficiali in formazione per la
durata di un semestre. Ad oggi due Aspiranti del corso
“Etairoi” stanno frequentando
il loro semestre di scambio mentre gli omologhi francesi seguono il
semestre in Italia con l’attuale 3° classe. La pianificazione e la realizzazione pratica di questo partenariato è affidata ad “ufficiali sottordini”.
Attualmente sono a l’ÉcoleNavale di Brest, il S.T.V. Gianluca Montella e i due Aspiranti Emanuela Ferrentino e Maurizio Poddi. Durante
questo periodo di scambio, noi ormai prossimi guardiamarina, siamo stati pienamente integrati con la classe francese e partecipiamo a tutte le attività previste: stage di arte del comando, campagne addestrative, corsi di leadership, lezioni scientifiche, lezioni di
relazioni internazionali, sport. Questa forte integrazione arricchisce il
nostro bagaglio culturale e ci fa sentire sempre più cittadini e soprattutto militari europei. La Francia e in particolare l’École navale,
vede nella presenza dell’“ufficiale straniero” un fattore chiave per
una formazione “internazionale” dei suoi allievi: gli scambi internazionali infatti vedono impegnati, oltre all’Italia, anche altri paesi europei (Germania, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Polonia) e non
(Stati Uniti, Giappone, Corea, diversi paesi africani francofoni). E come spiega Jean-Marie Bockel, Segretario di stato francese alla difesa e ai veterani: “la creazione di un Erasmus Militare ha per scopo
quello di formare i capi militari del domani a capire, apprezzare,
amare e difendere quello che abbiamo in comune e al tempo
stesso quello che ci distingue”.
Ferrentino, Poddi ■
38
“
Santa Barbara
Santa Barbara: la Marina Militare celebra la Santa Patrona”; “La Marina Militare
festeggia la sua Patrona”. Sono
due dei tanti titoli che troviamo
sui quotidiani locali in occasione
della festività della Santa: una ricorrenza molto sentita da tutti i
marinai d’Italia.
Ogni anno si rinnova una tradizione radicata da sempre nella
memoria e nella storia della Marina. Nessun marinaio in servizio
o che abbia portato almeno
una volta il solino, può dimenticare il giorno di Santa Barbara.
Un giorno, dove la solidarietà,
amicizia e rispetto legano tra di
loro ogni uomo che appartiene
al mare; sia che il marinaio si trovi su un’unità navale sia che si
trovi in una caserma, in Italia o
all’estero. La storia della martire
la conosciamo tutti: per aver
abbracciato la fede cristiana fu
decapitata dal proprio padre,
ma questi subito dopo fu ucciso
da un fulmine, punizione divina
per il suo gesto.
Era il 4 dicembre dell’anno 306.
Barbara è invocata da tutte le
persone esposte a pericoli di
una morte improvvisa (allusione
a quella del padre), e per questo in ogni deposito di munizioni
c’è un’immagine della
Santa appesa a una
paratia o a una parete:
il luogo è chiamato
“Santa Barbara”. Non è
un rito scaramantico
ma significato di una
profonda e incondizionata fede alla propria
protettrice.
Le celebrazioni appena trascorse sono state
39
accompagnate da un tratto di
semplicità e sobrietà.
A Roma il tradizionale concerto
celebrativo che si tiene nell’auditorium Parco della Musica,
evento aggregante e culturale
della famiglia marinaia
presente nella capitale,
non è stato eseguito. Una
scelta, come ha spiegato il
capo di Stato maggiore
della Marina, suggerita “da
criteri di coerenza con il
particolare momento di
austerità che sta affrontando la Nazione e che tutti
siamo chiamati a parteciparvi contribuendo nel più
efficace modo possibile”.
Parole condivise da donne
e uomini della Marina, che
si sono ritrovati tutti nella basilica
di San Giovanni in Laterano per
la celebrazione religiosa della
Santa Messa officiata dall’Ordinario militare per l’Italia, monsignor Vincenzo Pelvi.
Un giusto momento di raccoglimento e preghiera per tutti i
marinai di ogni età. “Uomini di
mare e di guerra” che alla loro
protettrice chiedono di intercedere affinché siano protette “le
case lontane, le care genti”, e
chi “veglia in armi sul mare”.
Costantino Fantasia ■
avvenimenti
I festeggiamenti alla nostra Santa Patrona improntati alla sobrietà
Le riflessioni di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Vincenzo Pelvi
avvenimenti
Avvento:
viandanti in cerca dell'Atteso
I
l tempo liturgico dell’Avvento celebra la venuta
di Dio nei suoi due momenti: prima ci invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, poi, avvicinandosi il
Natale, ci chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la
nostra salvezza. La speranza di
noi cristiani, pur restando ben
radicata in un evento del passato, è rivolta al futuro che trasforma e sorregge la nostra vita
quotidiana.
Attratti dal Mistero del Dio che
verrà, chiediamoci: pensiamo
e desideriamo la
vita eterna? Oppure ci affatichiamo e amiamo solo quella
presente?
Nel nostro tempo sembra arduo parlare della vita eterna. Si
tende a concentrare il proprio interesse su
questa vita e sui
suoi problemi e
non si ama pensare a quello
che verrà dopo. Anzi, si fa ogni
sforzo per censurare l’immagine della morte e non si vuole
neppure sentirla nominare.
Eppure l’annuncio della vita
eterna non è un messaggio di
paura e di tristezza ma di gioia
e di felicità. Infatti, la vita eterna è essenzialmente il Paradiso,
cioè l’essere con Cristo nella
gioia beatificante del Padre,
che supera tutto ciò che di
grande e di bello possiamo immaginare. Dobbiamo pensare
in questa direzione, consapevoli che solo la vita eterna con
Dio dà un senso alla vita umana. In che modo?
Innanzitutto, la vita eterna dà il
senso dell’incompiutezza. Il pieno, il definitivo non sono realtà
di questa vita, ma della vita
eterna. Questa vita è segnata
dall’instabilità, dal cambiamento, dall’incertezza, vissuta
nella dialettica del già e del
non ancora. Finché è in questa
vita l’uomo può sempre rifiutare Dio. Questo senso di inquietudine della vita umana esige
di essere superato dalla virtù
della speranza.
L’Avvento è per eccellenza la
stagione spirituale della speranza e in esso la Chiesa intera è
chiamata a diventare speranza
per se stessa e per il mondo.
Tutto l’organismo spirituale del
Corpo mistico assume, per così
dire, il “colore” della speranza.
Come ricorda Papa Benedetto
non dobbiamo mai affliggerci
come chi non ha speranza,
perché abbiamo un futuro certo che rende credibile anche il
presente (cfr. Spe salvi 2-9).
In secondo luogo, la vita eter-
40
na dà alla vita umana il senso
della serietà: il tempo della vita
è un tempo serio e prezioso, nel
quale l’uomo costruisce il suo
destino eterno. Egli sarà per l’eternità quello che si impegna a
essere nel breve arco della sua
esistenza terrena. Dio non salva
l’uomo senza la sua collaborazione, per quanto manchevole
e modesta questa possa essere. Ciò spiega perché l’attesa
della vita eterna non distoglie il
cristiano dall’impegno a favore
degli uomini e, in particolare,
dei poveri.
«Fate dunque molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi
non da stolti ma da
saggi, facendo
buon uso del tempo, perché i giorni
sono cattivi» (Ef
5,15-16). La spiritualità cristiana parla
del buon uso del
tempo «secondo la
volontà di Dio» (1
Pt 4,2). Il tempo
della vita è preparazione alla vita
eterna.
In terzo luogo, la vita eterna dà
alla vita il senso del pellegrinaggio. Il cristiano è un pellegrino e il tempo della vita è tempo di pellegrinaggio in cerca
della città stabile, quella futura
(cfr. Eb 13,14). La vita terrena è
un passaggio rapido, è un
viaggio verso Dio e non bisogna attaccarsi alla vita, quasi
che essa debba durare per
sempre. A riguardo Sant’Agostino ricorda: «Ama Dio se ha
compiuto in te qualcosa di ciò
che ascolti e apprezzi. Fa’ uso
del mondo, ma il mondo non ti
faccia suo prigioniero. Sei venuto al mondo, vi compi il tuo
viaggio. Ci sei venuto per uscirne, non per restarvi. Sei un viandante; questa vita è soltanto
una locanda. Serviti del denaro, come il viandante nella locanda si serve della tavola, del
bicchiere, del piatto, del letto,
con l’animo di chi si appresta a
partire, non a rimanere. Se vi
comporterete così, giungerete
a conoscere le promesse del Signore. Non è molto quello che
vi si chiede, poiché grande è la
mano di colui che vi ha chiamati. Ci ha chiamati, lo si invochi. Gli si dica: “Tu ci hai chiamati, noi ti invochiamo. Abbiamo udito la tua voce che ci
chiamava; ascolta la nostra
che ti invoca”» (Commento al
Vangelo di Giovanni).
Cristo ritornerà nella gloria per
giudicare i vivi e i morti. Quando? Nessuno lo sa. E’ il segreto
di Dio. Sappiamo solo che
verrà all’improvviso, come un
ladro nella notte: «Vegliate
dunque, perché non sapete in
quale giorno il Signore vostro
verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte
viene il ladro, veglierebbe e
non si lascerebbe scassinare la
casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che
non immaginate, viene il Figlio
dell’uomo» (Mt 24,42-44).
Quanto mai opportuno è quindi l’appello di Gesù: «Vegliate!»
(Mc 13,33.35.37). E’ rivolto non
solo ai discepoli, ma a tutti,
perché ciascuno, nell’ora che
solo Dio conosce, sarà chiamato a rendere conto della propria esistenza. Questo comporta un giusto distacco dai beni
terreni, un sincero pentimento
dei propri errori, una carità
operosa verso il prossimo e soprattutto un umile e fiducioso
affidamento alle mani di Dio,
nostro Padre tenero e misericordioso.
«Vegliare è il concentrarsi continuo del pensiero e il suo tenersi alla porta del cuore. I pensie-
ri, che giungono come ladri, essa li vede e ascolta che cosa
dicono e che cosa fanno questi assassini e quale forma i demoni hanno impresso su di essi
e innalzato come una stele;
con queste fantasie, infatti, cercano di ingannare il profondo
del cuore. Queste azioni proprie della vigilanza, condotte
con diligenza, ci fanno fare
un’autentica esperienza, se lo
vogliamo, del combattimento
spirituale. Un primo modo della
vigilanza sta nel sorvegliare frequentemente la fantasia, cioè
l’assalto, perché Satana non
può, senza la fantasia, creare
pensieri, né presentarli al
profondo del cuore servendosi
dell’inganno. Un altro modo è
di avere il cuore sempre
profondamente silenzioso, in
stato di quiete, estraneo a ogni
pensiero, e di pregare. Altro
modo è supplicare nell’umiltà
l’aiuto del Signore Gesù Cristo.
Altro modo è avere nell’anima
l’incessante memoria della
morte. Tutte queste azioni, carissimo, impediscono come portinai l’accesso ai cattivi pensie-
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ri» (Esichio presbitero, A Teodulo).
Carissimi, prepariamo quotidianamente la venuta di Cristo alla fine dei tempi. Egli già bussa
alla porta del nostro cuore: sei
disponibile a darmi la tua carne, il tuo tempo, la tua vita? È
questa la voce del Signore,
che vuole entrare anche nel
nostro tempo, vuole entrare
nella vita umana tramite noi.
Preparagli la via con una vita
buona e onesta, con azioni irreprensibili, perché il Verbo di Dio
cammini dentro di te senza inciampi e ti prepari una dimora
eterna nel cielo. Egli cerca anche una dimora vivente, la nostra vita personale. Ecco la venuta del Signore. Questo vogliamo di nuovo imparare nel
tempo dell’Avvento: il Signore
possa venire anche tramite noi.
Icona dell’Avvento è la Vergine Maria, la Madre di Gesù. InvochiamoLa perché aiuti anche noi a diventare un prolungamento di umanità per il Signore che viene e che verrà.
Vincenzo Pelvi ■
Santa Barbara:
vedere con gli occhi del cuore
avvenimenti
Omelia per la S. Messa in occasione della Festa della Santa Patrona della
Marina nella Basilica di S. Giovanni in Laterano
arissimi, Gesù si presenta anche oggi come segno di contraddizione. Nessuno può rimanere
indifferente davanti a lui. L’evangelista Matteo
ci parla di «due ciechi» (Mt 9,27) che insieme si rivolgono al Signore nella speranza di essere sanati, e insieme, dopo aver vissuto l’esperienza del dolore e di
una supplica comune, possono condividere la gioia
di essere di nuovo capaci di vedere.
Per essere guariti è necessaria l’umiltà di riconoscere che la nostra vista spesso è annebbiata dal disordine interiore e dal peccato. Noi crediamo di vedere molte cose, di sapere chissà quali verità, ma non
ci accorgiamo che di essere ciechi fino a che Gesù
non pone la sua mano sui nostri occhi aprendoli ad
un mondo nuovo, prima neppure immaginato. Toccati dalla grazia, impariamo anzitutto a riconoscere
il Signore, il suo amore misericordioso, distinguendo
ciò che è importante da ciò che è invece relativo.
Solo se ci riconosciamo amati da Dio possiamo ritrovare la nostra dignità di uomini e di donne che “vedono” davvero e che sanno vivere nella verità e
nella giustizia. Nella pagina evangelica ascoltata il
vero miracolo di Gesù non è tanto la guarigione fisica, ma il dono della fede: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora
toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo
la vostra fede». E’ la fede che apre gli occhi ai ciechi.
C’è, infatti, un rapporto stretto tra gli occhi e la fede. È attraverso gli occhi della fede che noi cogliamo la realtà del soprannaturale. Dobbiamo chiedere al Signore occhi per vedere Dio in tutte le cose e
vedere tutto come lo vede Dio.
La fede ci fa scorgere i segni luminosi del venire di
Dio nella vita là dove vedo solo frammenti incompiuti e incomprensibili. Come i ciechi del Vangelo
sentiamoci rivestiti dalla pietà di Cristo, accolti nella
sua casa, toccati dalla sua mano misericordiosa.
Gesù ci fa vedere in luce diversa anche gli altri e allora impariamo a stimare ciò che il mondo spontaneamente non apprezza: gli umili, i poveri, gli oppressi. E’ la fede che apre gli occhi del cuore verso
chi è nel bisogno.
Santa Barbara, nostra Patrona, insegna la relazione
stretta che esiste tra occhi e cuore. Abbiamo bisogno del cuore per “vedere”, perché vediamo solo
le cose verso le quali tende il nostro cuore, mentre
siamo ciechi per le cose verso le quali il cuore non è
orientato. Quante volte il cuore, chiuso per vari motivi, ci chiude gli occhi. Guidati dall’orgoglio, dall’egoismo, vediamo solo i torti subiti, i difetti degli altri e
non le loro qualità positive. Siamo ciechi perché il
nostro cuore non è convertito, ha bisogno di essere
guarito. Non c’è niente di più semplice dello sguardo: si guarda come si respira, eppure nulla è più difficile che essere capaci di vedere.
Tutta la storia non è altro che un lento imparare a
vedere insieme e non da soli. Riconoscere come i
due ciechi di aver bisogno di aiuto e saperlo chiedere insieme, quasi sostenendosi nella supplica e facendosi coraggio nell’invocazione è l’unica via per
poter riscoprire i colori dell’universo che ci abita interiormente e che ci circonda. Eppure tutto ciò non
sarebbe possibile senza quella fede che apre il cuore alla speranza, che è già un modo di vedere oltre
la tenebra e il buio. Cara famiglia marinara, impara
a vedere l’oggi con gli occhi del cuore, con il tuo
impegno di speranza capace di tenuta di fronte alle prove e agli insuccessi, che accetta la fatica del
servizio anche nelle situazioni umane più complesse.
Dinanzi all’odierna crisi economica, finanziaria e politica che stiamo attraversando, vorrei richiamare il
bisogno di una radice etica in una società segnata
da concorrenza, disgregazione, opposizione, nella
quale non siamo nemmeno più capaci di parlarci
senza ricorrere ai toni dell’offesa.
La società ha bisogno di speranza e di coraggio
per andare controcorrente rispetto alla cultura dominante. L’umanità, infatti, è una, e ogni essere
umano o si colloca in una comunità, in relazione
con altri, e allora si umanizza, oppure sperimenta
quell’individualismo che ha come unico esito possibile la violenza. La scena sociale, ingrandita dai canali di comunicazione, non deve annullare le possibilità di una riflessione pacata e lungimirante che
abbia al centro la dignità di tutto l’uomo e di ogni
uomo.
Ciò comporta un cambiamento di mentalità, che
purtroppo siamo ancora lontani dall’aver raggiunto. Ciascuno senta come proprio dovere di coscienza l’impegno etico della solidarietà, che non è
un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per le difficoltà di tante persone,
ma la determinazione ferma e permanente di impegnarsi per il bene comune.
Occorre superare pregiudizi, ristrettezze di visione,
provincialismi culturali e sociali, educarsi alla pace
con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura.
Dobbiamo acquisire uno stile di vita più sobrio, più
ricco di condivisione e di convivialità. L’impegno
dei cristiani potrà immettere un’anima spirituale e
un saldo fondamento etico nelle decisioni e istituzioni economiche, politiche e militari, necessarie nel
prossimo futuro. Operare in questa direzione è offrire
il nostro contributo alla civiltà nuova dell’amore.
Santa Barbara, con la tua luce non permettere che
il potere delle tenebre domini il nostro cuore, ma
apri con la grazia dello Spirito i nostri occhi. Illumina
noi Marinai d’Italia, guarisci le nostre cecità, vinci il
buio che ci assedia, perché impariamo a vedere le
meraviglie dell’amore di Dio.
Luce dei cuori, rinnova i nostri occhi perché sul tuo
esempio possiamo capire ciò che ama Dio.
Vincenzo Pelvi ■
L’augurio dell’Ordinario Militare
avvenimenti
Cari amici, mi è offerta l’opportunità di rivolgervi un pensiero
in preparazione al Natale, attraverso la vostra bella rivista.
Ben volentieri colgo la preziosa occasione
per augurare a tutti e a ciascuno serenità e pace
N
atale: Dio si fa piccolo
per noi, viene come un
bambino bisognoso di
aiuto. Il Signore si cala nel tempo e si fa uno di noi, per farci
conoscere il suo amore. Come
ogni bimbo, chiede di essere
accolto in un cuore che si sa
aprire al bisogno dell’altro. Dopo duemila anni, Dio si manifesta nella nostra storia e diventa
racconto concreto di un amo-
re senza equivoci, dell’amore
che non calcola, dell’amore
che si appassiona per ogni vita
umana.
Carissimi,
impegniamoci a vivere un Natale più autentico, perché, Gesù viene a vivere nelle vostre
famiglie donando una presenza fraterna e amica per bambini, donne e uomini che soffrono. Insegnate ai vostri figli a
44
vivere per una ragione che è
più potente della stessa vita:
una passione per l’uomo,
chiunque sia e dovunque si trovi, perché sia riconosciuta la
sua dignità.
«Non c’è amore più grande di
questo: dare la vita per i propri
amici» (Gv 15,13). Voi donate
la vita accettando, per amore,
il rischio di una condizione fatta d’incertezza e disponibilità.
Sono i rischi della
professione militare
che si qualifica nel
compito di difendere la giustizia e la libertà contribuendo
alla pace del mondo intero. La pace
va costruita giorno
per giorno nelle coscienze e nei rapporti interpersonali,
nella protezione dei
più deboli e indifesi,
delle tradizioni e dei
valori spirituali di popoli.
Che la carità portata da Cristo, venuto
bambino sulla terra,
infiammi sempre
più, fino a diventare
capace di togliere
dalla nostra civiltà
la miseria e la guerra.
La pace vera, fondata nella verità si
costruisce solo guardando ogni uomo
con rispetto e non
come il rivale, l’avversario, il nemico.
Lasciamo cadere le
barriere dell’egoismo e l’affermazione di legittimi interessi particolari non
sia mai offesa per
gli altri, né mai negazione di ragionevole socialità.
Se oggi la società
non è felice, è perché non è fraterna.
L’uomo è tentato di
adorare se stesso, di
fare di sé il termine
supremo del pensiero e della storia. Sta
affermandosi, infatti, una mentalità falsamente
umanistica, imbevuta di radicale egoismo, chiusa alla conoscenza di Dio, fondamentalmente inquieta e sovversiva,
perché non aperta alla luce e
alla speranza eterna.
Amati Marinai,
l’augurio di questo Natale si fa
invito a considerare la pace interiore, che ogni spirito umano
dovrebbe e vorrebbe avere
dentro di sé, come luce della
coscienza, espressione armonica della propria personalità,
radice intima e feconda della
45
pace esteriore.
La Vergine Maria, madre della
famiglia umana e stella del
mare, semini nei nostri animi la
Pace del suo materno cuore.
Vincenzo Pelvi ■
avvenimenti
L’Esposizione Internazionale “100 Presepi”
rimarrà aperta fino
all’8 gennaio 2012
anche nei giorni
festivi con orario
continuato dalle 9.30
alle 20
L’Inaugurazione della Esposizione, il
Sindaco di Roma Giovanni Alemanno e
il Cardinale Angelo Comastri;
sopra: Presepe realizzato in legno e
gesso dall’Ambasciata d’Austria presso
la Santa Sede.
Ambasciate accreditate presso
il governo italiano e la Santa
Sede.
Alla 36ª Esposizione “100 Presepi”sono esposti 190 presepi tutti
nuovi, realizzati con tecniche e materiali tra i
più svariati da quelli artistici provenienti dalle
Regioni italiane e dai Paesi Esteri a quelli dei
bambini degli Istituti scolastici, delle Associazioni operanti nel sociale a quelli di fantasia offrendo così al visitatore una completa panoramica dell’arte presepiale nazionale ed internazionale.
La fantasia degli artigiani presepisti colpisce,
tra i visitatori, non solo i bambini ma anche gli
adulti. Sono stati utilizzati una molteplicità di
materiali: pasta popcorn, pane, caramelle,
spatole, viti, bulloni, carta vetrata, fiammiferi,
cravatte alla juta, rafia, canna vegetale, cioccolata al pellet, perle swarovski, porcellana limoges e inoltre presepi ambientati in una radi-
ROMA
E
’ stata inaugurata a Roma, la storica Esposizione Internazionale “100 Presepi”che
proseguirà fino all’8 gennaio 2012 nelle
Sale del Bramante in Piazza del Popolo. La mostra, promossa da Roma Capitale in collaborazione e con la partecipazione della Regione
Lazio di Atac e di Zetema, ha visto la partecipazione all’evento inaugurale delle Em.ze
Rev.me Angelo Comastri, Vicario Generale di
Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro in
Vaticano e Francesco Marchisano, Presidente
Emerito dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica; dell’On. Gianni Alemanno, Sindaco di
Roma Capitale e una folta rappresentanza di
Ambasciatori, Primi Ministri e consiglieri delle
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Presepe realizzato da Marco Limone,
Campania; a destra: particolare del
Presepe realizzato da Aniello Gaudino,
Campania; a sinistra: Scuola San Romano, particolare realizzato con popcorn.
ce d’albero, in
un tamburo, in
un angolo di
Roma sparita,
in una zucca,
in un cesto di
paglia e molto
altro ancora.
I presepi realizzati con i materiali e le tecniche tradizionali regionali
sono opere di
artisti che con
la loro manualità riescono a produrre opere di alto artigianato come ad esempio i presepi napoletani che
si rifanno ai maestri del ’600 e ’700 con pastori
con mani, piedi e viso realizzati in terracotta,
corpo in stoppa legata con fil di ferro, occhi di
cristallo dipinti a mano e vestiti con tessuti della
Fabbrica di San Leucio; come quelli siciliani in
terracotta che riproducono ciò che i maestri
realizzarono nel ‘500 con gli abiti induriti con la
colla utilizzando una particolare tecnica e dipinti a mano. Anche i presepi esteri sono di
grande interesse in quanto rivelano la cultura, il
folklore e le tradizioni del Paese di provenienza
e vengono realizzati in genere con i materiali
trovati in natura e i personaggi alcune volte
hanno i tratti somatici tipici della Regione di
provenienza.
In questa edizione inoltre si
può ammirare
anche un presepe dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini di Assisi
con i quali è
stata intrapresa una collaborazione al fine di sottoli neare il significato religioso
del presepe al quale San Francesco ha reso
omaggio nella notte di Natale del 1223. 190
suggerimenti quindi per realizzare il presepe in
casa, in ufficio, nella scuola, nella vetrina del
proprio negozio ecc., ogni materiale può essere utilizzato l’importante che la Natività sia presente e la tradizione del presepe e i valori universali che rappresenta rimangano vivi. Sempre
molto apprezzato dai piccoli il laboratorio “Il
presepe come Gioco” realizzato nell’ambito di
“100 Presepi” dove i bambini dai 4 agli 11 anni
possono realizzare, con l’aiuto di personale
specializzato, un personaggio del presepe e
poi portarlo a casa.
Antonio Cosentino ■
47
avvenimenti
Motor Show: la manifestazione è
anche palcoscenico per la Marina
Il momento non è certo dei più felici, il
mercato italiano dell'auto è in difficoltà,
ma il Motor Show di Bologna non rinuncia
allo stimolo e alla vitalità,
come del resto la presenza della Marina,
che da quattro anni caratterizza
questa manifestazione
BOLOGNA
S
ono state quarantotto le
anteprime di prodotto
che i visitatori del 36° Salone Internazionale dell’Automobile di Bologna hanno potuto ammirare nei vari padiglioni:
tra queste, otto novità a livello
mondiale, sei debutti per il
mercato europeo e trentaquattro anteprime nazionali.
La kermesse, punto di riferimento irrinunciabile per gli appassionati di auto e motori, ha
aperto i battenti, con l'ormai
tradizionale girandola di stand
dei principali marchi italiani e
internazionali, gare sportive,
concerti e l'immancabile presenza di hostess e ragazze immagine a catalizzare l'attenzione del pubblico.
La manifestazione è stata inaugurata dal taglio del nastro toccato al presidente di Bologna Fiere, Duccio Campagnoli
e al presidente dell'Anci e sin-
daco di Reggio Emilia Graziano Delrio sulle note dell'inno di
Mameli e alla presenza, tra gli altri, del numero uno della Camera di Commercio
bolognese, Bruno Filetti e della modella
serba, Nina Senicar,
madrina 2011.
“Il Motorshow - ha
spiegato Giada Michetti, amministratore delegato di GL
Events Italia, organizzatrice della rassegna - è ormai l'unico punto di riferimento
per l'automobile in Italia”.
L’industria automobilistica, per
fortuna, investe ancora su Bologna. Oltre alle anteprime,
l’attenzione si è manifestata su
un “focus sulla mobilità elettrica” e sulla mobilità sostenibile
- e due mostre preziose: una
dedicata alla “icon cars” e al
percorso automobilistico nel
corso dei 150 anni
dell'unità d'Italia e
una,
intitolata
“luxury time”, dedicata alle auto da
sogno.
Certo, qualche defezione c’è stata –
il gruppo BMW-Mini, Opel, Toyota,
Chevrolet, Citroen
e Peugeot – ma visto il momento c’era da aspettarselo.
A lanciare la sfida
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al mercato dell'auto che in Italia è a dir poco depresso, sono
soprattutto le vetture compatte.
Molte sono state le novità in
passerella, che presto si affronteranno sullo scenario globale.
A partire dalla FIAT Nuova Panda e VOLKSWAGEN up!, con la
seconda che, per il responsabile marketing del gruppo tedesco Luca De Meo avrà “l'Ita-
lia come secondo mercato”.
Santo Ficili, responsabile Mercato Italia del brand Fiat, si dice “per nulla preoccupato”
dell'assalto che la up! potrebbe portare alla leadership che
Fiat occupa in Italia ed in Europa nel segmento delle “piccole”.
Ma a puntare al rilancio in Ita-
lia, per cercare anche di intercettare il target dei giovani e
delle persone anziane, i più
colpiti dalla crisi; c'è anche RENAULT con la Twingo, che sarà
commercializzata a gennaio
2012. Così come l'AUDI A1
Sportback, vettura pensata
per un target giovane e urba-
no. Per rimanere sempre in tema di compatte la rassegna
bolognese ha segnato l'esordio della nona generazione
della HONDA Civic e della
nuova FORD B-Max.
Antonio Cosentino ■
MOTOR SHOW: uno strumento di comunicazione per
far conoscere le attività e i mezzi della Forza Armata
ologna è stata anche il palcoscenico per la Marina
Militare. Presente con un proprio stand espositivo, la
B
Marina partecipa da quattro anni consecutivi alla ker-
messe automobilistica più importante d’Italia, particolarmente significativa in un’area dove per motivi geografici la nostra Forza Armata è
meno presente di altre istituzioni. Il Motor Show di Bologna è il luogo ideale per
portare a conoscenza del
grande pubblico le nostre
attività.
I giovani presenti, visitando
lo stand istituzionale, hanno
avuto la possibilità di ricevere informazioni sulla
realtà odierna della Marina
e sulle molteplici opportunità di formazione e carriera, in un momento molto importante della loro vita, la
scelta del proprio futuro.
avvenimenti
“Vivi le Forze Armate:
militare per tre settimane”
I giovani marinai
in visita ad una
delle realtà operative
della marina
l 27 e il 31 ottobre il Comando delle Forze Subacquee ha ospitato circa
sessanta giovani arruolati in
Marina nell’ambito dell’iniziativa “Vivi le Forze Armate: militare per tre settimane”. I giovani marinai hanno avuto modo di visitare le varie realtà
operative della Marina avvicinandosi al mondo militare e vivendo, anche se per poco,
l’esperienza “dell’essere militari”.
In particolare, hanno avuto la
possibilità di venire a contatto
con la realtà dei nostri Sommer gibili, visitando l’intero
complesso del Comando delle Forze Subacquee ed il Sommergibile “Salvatore Todaro”.
Il programma si è aperto con
un’iniziale conferenza di benvenuto con lo scopo di fornire
le conoscenze basilari sull’organizzazione della Componente e sulle attività operative
che i Battelli Italiani hanno
svolto negli ultimi anni, senza
tralasciare alcuni aspetti tecnici fondamentali per comprendere come realmente
“funzioni” un moderno Sommergibile. E’ infatti il mezzo subacqueo a rendere caratteristica ed unica la nostra Componente, ed è per questo che
si è ritenuto opportuno trasmettere ai potenziali futuri
Sommergibilisti che cosa sia il
“mezzo subacqueo”. Nell’intento di rendere partecipe
l’interessata platea delle peculiarità non solo dei mezzi,
ma anche degli uomini che
navigano sott’acqua, non ci
siamo risparmiati nel raccontare lo spirito di corpo e il legame fraterno dei nostri equipaggi, sentimenti che nascono da una determinata professionalità e da un grande
spirito di sacrificio.
Successivamente le ragazze
ed i ragazzi partecipanti all’iniziativa sono stati accompagnati nella Scuola Sommergibili.
L’esperienza si è poi conclusa
con un’immancabile visita a
bordo del Sommergibile Salvatore Todaro: solo in questa occasione i giovani marinai hanno potuto comprendere che
50
cosa significhi vivere a bordo
di un’unità subacquea e per
quale motivo sia naturale, ma
allo stesso tempo necessaria,
l’amalgama tra i componenti
dell’equipaggio.
Al termine di questa positiva
esperienza, vi è la certezza di
essere riusciti a trasmettere le
conoscenze basilari sui Sommergibili e sulla Componente
Subacquea e, allo stesso tempo, tutta la passione che nutriamo per la nostra professione. Sicuramente i giovani marinai ci hanno regalato l’occasione per farci conoscere,
mentre l’interesse da loro dimostrato ci ha ricordato che,
seppur “taciti ed invisibili”, i
Sommergibili riscuotono sempre un grande interesse anche tra i non addetti ai lavori.
Mirco Forasacco ■