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SPETTACOLO 23 OTTOBRE 2015 www.leggimionline.it IX Tanti i designer che hanno utilizzato la chiusura lampo per impreziosire e arricchire i loro abiti nelle collezioni autunno-inverno 2015-2016 Il fascino senza tempo della zip Famose le parole di Mae West: «Senza uomini chi è che tira su la chiusura lampo sul retro di un abito?» C he si chiami chiusura lampo, cerniera o zip poco importa. Parliamo di un accessorio che con il tempo è diventato un importante elemento decorativo ma non solo: la cinematografia degli ultimi decenni ha trasformato la cerniera in un prezioso elemento di seduzione. Aprire una chiusura lampo che scivola dolcemente sulla schiena di una donna non è forse sexy? In questo senso sono celebri le parole dell’attrice americana Mae West: «Mi fanno ridere le donne che vogliono governare il mondo da sole. Senza uomini chi è che tira su la chiusura lampo sul retro di un abito?». Poi tutto dipende anche dai gusti personali: c’è quella invisibile che percorreva gli abiti “seconda pelle” prediletti da Marilyn Monroe. C’è quella ostentata da Marianne Faithfull nel film cult “Nuda sotto la pelle” del 1968. Potremmo fare centinaia di esempi; di film, in cui la cerniera è protagonista, ce ne sono così tanti che potremmo scriverci su un romanzo. Colui che, nel lontano 1851, inventò per primo la chiusura lampo o meglio qualcosa ancora allo stato embrionale, tale Elias Howe, mai avrebbe potuto immaginare Sopra Collezione Costume National AW 2015-2016; in alto nell’ovale Collezione Emporio Armani AW 2015-2016 Ragusa - Sono state migliaia le persone che hanno preso parte alla ventunesima edizione di “Ibla Buskers” il festival di artisti di strada che da giovedì scorso ha animato l’antico quartiere barocco. Ieri sera la conclusione con un variegato “Gran Gala dei Saluti”, presentato da Salvo Fraska insieme ad Alberto Becucci, che ha previsto l’esibizione di tutti gli artisti e delle varie compagnie circensi protagonisti del festival. Un’edizione che sarà ricordata soprattutto per la scoperta di alcune location assolutamente suggestive e finora rimaste dimenticate dai cittadini. È il caso di Cava Velardo, proprio sopra la zona di Largo San Paolo, dove gli organizzatori del festival, cioè i componenti dell’associazione culturale Edrisi, hanno voluto lanciare in modo forte l’attenzione coinvolgendo pienamente il pubblico presente. Cava Velardo, che si trova proprio alla fine della Vallata Santa Domenica e al termine della scalinata del Carmine, antico camminamento di congiunzione tra Ibla e Ragusa Superiore, ha un fascino straordinario. Con le sue latomie sotterranee e con un dirupo a strapiombo è un perfetto teatro di pietra di cui la città intera deve riappropriarsi. La scelta di svolgere sia il “Cabaret d’apertura” che il “Gran Gala dei Saluti” proprio in quest’area rientra in un’operazione l’importanza e la portata della sua invenzione. La zip, come più comunemente viene chiamata, è l’assoluta protagonista di importanti fenomeni storici e di costume. Cosa sarebbe stato il punk se non ci fosse stata la zip? Alla fine degli anni ’70, nel piccolo negozio “Let It Rock” di King’s Road a Londra, la zip è stata la testimone più attendibile di quello che da li a poco sarebbe stato il movimento culturale e artistico più importante e controverso dell’epoca: il punk. In realtà, tuttavia, la prima stilista che ha sdoganato la cerniera lampo facendola diventare da semplice elemento funzionale ad importante elemento moda è stata l’italiana Elsa Schiaparelli. Esattamente nel lontano 1935, ben ottanta anni fa, la stilista italiana portò in passerella una collezione di abiti haute couture impreziositi dalle chiusure lampo. Il successo fu così grande che i compratori americani la inondarono di ordinazioni. Addirittura l’attrice Frances Drake, in auge all’epoca, volle subito un abito Schiap (così veniva chiamata amichevolmente la stilista italiana) che sfoggiò in una scena del film “I’d Give My life” del 1936. La zip torna ciclicamente protagonista nella moda; gli stilisti amano giocarci sopra. Nella collezione autunno-inverno 2015-2016 sono tanti i designer che hanno utilizzato la chiusura lampo per impreziosire ed arricchire i loro abiti. Una lunga sfilza di nomi: si va da Paco Rabanne a Costume National, da Saint Laurent ad Emporio Armani passando per H&M e Diesel Blackgold. Ogni stilista l’ha interpretata a modo suo: futuristica nella versione di Paco Rabanne; sportiva da Costume National e in chiave neo punk nella versione di Hedi Slimane per Saint Laurent. Anche negli accessori la zip è l’assoluta protagonista di stagione. Basta dare una occhiata alle vetrine dei principali negozi di accessori per rendersene conto. Carpisa, Liù jo, per dirne alcuni. Chi la detesta deve farsene assolutamente una ragione: la chiusura lampo è il must have della nuova stagione fredda. Patrick Battipaglia Collezione Saint Laurent AW 2015-2016 I 12 comandamenti della “Schiap”, la donna che sdoganò la zip e inventò il rosa shocking mondo della moda nel diNata alla fine dell'Otsegno di una donna libera tocento da una famiglia e indipendente ma sopratdi intellettuali piemontetutto colorata e pratica. si e anche un po' aristoElsa capì, come la sua cratica, il problema più “rivale” Coco Chanel, grande che ebbe Elsa che il futuro della moda Schiaparelli appena gioera nel pret-a-porter. Sivinetta, fu quello di doglò la praticità degli abiti ver frenare la sua passiosostituendo ai bottoni ne di diventare attrice un'unica cerniera lampo e proprio in virtù di quelle inventò il rosa shocking venature blu che scorreche fu per sempre il simvano nelle sue vene. bolo della sua mason. Ma Provò ad adattarsi ai vosoprattutto trasportò l'arte leri della famiglia e pensugli abiti e le sue creasò che la pubblicazione Schiaparelli Dali, abito da sera 1937 zioni ispirate a Dalì e di un volume di poesie Cocteau sono il simbolo non avrebbe fatto tutto questo danno. Errato. A dispetto del suc- del Surrealismo. E non si limitò a questo, cesso, in Italia e anche all'estero (in Fran- trovò il tempo per stilare i cia la soprannominarono “Schiap” e lei 12 comandamenti per le adottò quel diminuitivo per tutta la vita), donne. Eccoli. 1. Le donne conoscono la famiglia non inghiottì quell'affronto e per evitare dubbi in merito la rinchiuse in poco di sé stesse e doun convento della Svizzera tedesca. Lì co- vrebbero sforzarsi di conobbe un uomo, se lo sposò e si trasferì a noscersi meglio. 2. Una donna che comNew York e a NY nacque la figlia. Ma il matrimonio non era destinato a durare. pra un abito costoso e poi Dal divorzio alla povertà il passo fu breve lo modifica, spesso con e così anche la figlia seguì la strada della risultati disastrosi, non è madre e venne chiusa in un convento. El- altro che una pazza con le sa tornò in Europa e l'incontro con lo stili- mani bucate. 3. La maggior parte sta Paul Poiret sancì il suo ingresso nel delle donne (e degli uomini) non hanno minimamente il senso del colore. Quindi, dovrebbero chiedere consiglio. 4. Ricordate: il 20% delle donne soffre di un complesso di inferiorità e il 70% vive di illusioni. 5. Il 90% delle donne ha paura di essere appariscente e teme il giudizio degli altri. Quindi comprerà abiti tendenti al grigio. Dovrebbe osare, invece, ad apparire diverse. 6. Le donne dovrebbero chiedere e ascoltare suggerimenti e critiche di persone competenti. 7. La cosa migliore è scegliere i vestiti da sole o, al massimo, in compagnia di un uomo. 8. Mai andare a fare shopping con un'altra donna che a volte, consapevolmente o meno, è portata ad essere gelosa 9. Bisogna acquistare pochi capi che siano i migliori o i più economici. 10. Mai adattare un abito al proprio corpo, ma allenare il fisico ad adattarsi all’abito. 11. Una donna dovrebbe fare shopping principalmente nello stesso negozio dove è Sopra Elsa Schiaparelli; in basso a sinistra Uno schizzo della Schiaparelli conosciuta e rispettata e non entrare in una qualunque boutique, inseguendo la moda del momento. 12. E, importantissimo e fondamentale, deve essere lei a pagare il conto. Insomma, il risultato è che non ci si può fidare delle amiche, che bisogna fare sport e possibilmente non dipendere da nessuno. Monica Adorno Migliaia di persone al festival degli artisti di strada che ha animato il bellissimo quartiere barocco della cittadina ragusana Il “Gran gala dei saluti” ha concluso Ibla Buskers culturale e di recupero della storia e dell’identità locale a cui, ormai ogni anno, si è orientato il festival “Ibla Buskers” cercando di far conoscere luoghi nuovi e da vivere. Più di 20 anni fa si iniziò con il centro storico di Ibla, in quell’epoca ancora silente e abbandonato. Il festival permise di avviare una consapevolezza diversa da parte proprio dei ragusani, i primi che avevano dimenticato questo quartiere ormai in fase di spopolamento. La luce del festival e l’arte dei buskers ne esaltarono le potenzialità abituando la gente a venire a Ibla. Dalla prima edizione ad oggi, “Ibla Buskers” ha fatto conoscere numerose zone del quartiere barocco allargando le esibizioni anche nei vicoli, negli slarghi, lungo le scalinate. Quest’anno si è scelto dunque di mantenere le location tradizionali ma anche di aprire l’orizzonte verso la cosiddetta “coda di pesce” di Ibla, quella che è visibile a tutti attraverso le cartine e le mappe ma che in pochi conoscevano realmente. In migliaia, adesso, hanno scoperto un luogo straordinario che va sicuramente valorizzato, mediante i percorsi che accompagnano i passanti dal ghetto ebraico di “Cartellone” al quartiere arabo “Raffo”, passando per la “Mocarda” e per lo stresso rapporto tra la fiumara e il dedalo di viuzze. Proprio in questi scenari si sono svolti alcuni degli spettacoli più d’attrattiva che hanno permesso di completare l’offerta artistica assieme ai luoghi tradizionali come piazza Duomo, piazza Pola, piazza Chiaramonte fino a piazza Odierna dove è stato creato uno spazio per le esibi- Alcuni scatti di Federica Vero per Ibla Buskers zioni degli artisti off. Ottimo il seguito anche sui vari social tra cui la pagina Facebook ufficiale che domenica ieri sera ha raggiunto i diecimila “mi piace”. Apprezzate e seguite da ogni parte del mondo anche le mini dirette streaming realizzate sulla piattaforma Periscope. Su Youtube nelle prossime ore sarà inserito il video realizzato da Federica Vero e Giulio Bellomia che racchiude i quattro giorni del festival 2015. In archivio il foto contest su Instagram, vinto da Erika Rotella mentre è ancora possibile partecipare al concorso fotografico tradizionale inviando le proprie foto.