1399 dicembre 31, Loppio di Mori Pietro detto Gallus fu Domenico

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1399 dicembre 31, Loppio di Mori Pietro detto Gallus fu Domenico
1399 dicembre 31, Loppio di Mori
Pietro detto Gallus fu Domenico detto Chavedallus da Loppio pieve di Gardumo detta le sue ultime
volontà in forma di testamento nuncupativo al notaio Absalon.
Lascia al dominus Pietro cappellano della pieve di Gardumo 5 soldi pro penitencia receptis; e
dispone la propria sepoltura nel cimitero della pieve di San Felice di Gardumo.
Destina in legato alla pieve di San Felice di Gardumo unum tortitium cere a viginti solidis
denariorum Veronensium parvorum a titolo di affitto perpetuo pro luminariis faciendis quando
Corpus Domini ad altare levatur, da versare ogni anno alla scadenza del Natale a carico dell’erede;
qualora ella non assolvesse pienamente il legato qui disposto, il testatore ordina che gli arcipreti o
rettori della pieve di San Felice abbiano regressum e piena autorità di entrare in possesso di un
terreno arativo e vignato posto nelle pertinenze di Loppio e nella regola della villa di Valle ubi
dicitur al Arbor, con facoltà di affittare il terreno in oggetto a qualsiasi persona in grado di pagare
l'affitto, e con le corrispondenti rendite ricevere così soddisfazione nelle proprie competenze di
legato.
Dispone pro anima sua ed in suffragio dei suoi morti 12 carità di sale, da distribuirsi una per anno a
cura della sua erede e dei suoi commissari testamentari, nelle ville di Valle e di Loppio nel corso dei
12 anni successivi alla sua morte, secundum consuetudinem dicte ville Vallis.
Lascia in legato pro anima sua 4 cacias di olio alla chiesa pievana di San Felice, da conferirsi una
per anno per i 4 anni successivi alla sua morte, e destinate pro luminaris in lampadibus della detta
chiesa.
Lascia in legato alla cappella di Sant'Andrea una caciam di olio per un anno.
Designa sua moglie Maya usufruttuaria della sua casa di abitazione, dove potrà vivere con l’erede;
qualora la moglie non potesse abitare con l’erede, questa sarà tenuta a versare a sua moglie Maya
ogni anno alla scadenza di San Michele pro suis alimentis tre moggiòli di frumento, tre di siligine e
sei di miglio, alla misura di Mori, e mezzo carro di vino; se l’erede non assolvesse quanto qui
disposto a suo carico a favore di sua moglie, il testatore dispone di lasciare alla moglie due terreni
arativi e vignati de suis bonis posti nelle pertinenze di Loppio, ossia una chiesura arativa e coltivata
in parte ad orto cum una pergulla de vineis mayoribus posta dopo la casa di Antonio detto Borza, ed
un terreno arativo posto in località zo ’l Gazo; il testatore stabilisce a favore della moglie il diritto di
possesso ed usufrutto dei due terreni vita sua durante pro alimentis suis nel caso sopra specificato;
alla morte della moglie, i due terreni passeranno in libero possesso dell’erede. Dispone che, dopo la
sua morte, la moglie rientri in possesso della propria dote, ricevuta al tempo del matrimonio, come
più precisamente risulta in carta dotis. Lascia alla moglie la somma di 20 lire di denari Veronesi
piccoli che lui ricevette a suo tempo da lei stessa de suis bonis oltre la dote, ed un’altra pari somma
di 20 lire che l’erede dovrà dare alla moglie oltre l’ammontare della dote da restituire.
Lascia in legato ad Aldrighetto fu Federico fu Ranxelle abitante a Valle la dote della fu Adeleyta sua
figlia, come più precisamente appare in carta dotis. Lascia in legato a Caterina ed Agnese sue
sorelle abiatice e figlie di Guglielmo da Valle la somma di 100 lire di denari Veronesi piccoli per
ciascuna, da assegnare loro al tempo del loro matrimonio de consillio amicorum suorum; e per tale
somma complessiva di 200 lire, destina a Caterina ed Agnese tre terreni arativi e vignati posti nelle
pertinenze di Loppio, regola di Mori e di Valle, nelle località ent el Gazo ed en a Rovredo, con il
diritto per ciascuna delle legatarie a succedere l’una in caso di morte dell’altra.
Lascia in legato alla figlia domina Nascimbena la sua dote, come risulta dalla relativa carta dotale;
ed ordina che essa Nascimbena provveda all'esecuzione dei legati sopra specificato; in caso di sua
inadempienza, ordina che i sotto nominati suoi commissari provvedano al riguardo, destinando loro
la libera disponibilità di un suo terreno posto nella regola di Valle in località ala Badalbena.
Designa erede universale nei restanti suoi beni e diritti sua figlia domina Nascimbena, sostituendole
in caso di sua morte senza eredi Antonio detto Borza suo fratello o i suoi parenti prossimi in linea
successiva.
Designa suoi commissari ed esecutori testamentari Rubeus et Begnutus detto Gabù fratelli e figli del
fu Gerardo da Nago, e Tomasino figlio di Antonio detto Borza da Loppio, con l’onere di mandare ad
esecuzione i legati da lui disposti come sopra specificato, ed assegnando loro per questo piena
autorità di disporre liberamente dei suoi beni.
Dispone infine che, se accadesse che questo suo testamento fosse infranto e non rispettato in ogni
sua disposizione da parte di qualsiasi persona, i commissari ed esecutori testamentari dovranno
provvedere a distribuire tutti i suoi beni ai poveri, o a chi loro sembrerà più opportuno.
(M. Stenico 30 luglio 2009)