Prima l`acqua, poi tutto il resto

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Prima l`acqua, poi tutto il resto
Prima l’acqua, poi tutto il resto
Scritto da Tatjana Bassanese
Mercoledì 29 Maggio 2013 15:16
L’esperienza di ACS, Associazione di Cooperazione e Solidarietà. Senza acqua non c’è vita,
senza acqua non c’è futuro. In certe zone dell’Africa oltre il 90% della popolazione non ha
accesso all’acqua potabile. Da circa cinque anni, Acs collabora anche con le popolazioni del
Maniema e del nord Kivu, due regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo. Le
condizioni di vita, le infrastrutture, le comunicazioni, la capacità di intervento dello Stato e le
competenze disponibili in queste aree remote dell’Africa sono profondamente differenti da
quelle che Acs aveva conosciuto nei Balcani e in Medioriente. Paradossalmente, la gente vive con molto meno, ma ogni attività che presupponga un seppur
piccolo salto di qualità, rispetto alla pura sussistenza, ha dei costi enormi. Per fare un esempio
banale, il gasolio per il funzionamento dei generatori può costare fino a sei dollari al litro nella
città di Kindu, capoluogo del Maniema (e ancor di più fuori città). Siamo nel mezzo della foresta
tropicale, si potrebbe ricavare energia idroelettrica dal fiume Congo e fotovoltaica
dall’implacabile sole, ma se mancano le competenze per gestire le tecnologie necessarie, basta
un granello di sabbia nell’ingranaggio e tutto va in malora. Di conseguenza, si va avanti
precariamente con i generatori e rimangono bloccate tutte le possibilità di avanzamento
socio-economico.
Ma cosa intendiamo per avanzamento socio-economico? Vi faccio qualche piccolo esempio:
senza elettricità non si può garantire la corretta conservazione dei medicinali, non si possono
organizzare attività scolastiche (lavagna e gessetti esclusi), non si possono utilizzare mezzi di
comunicazione (radio, tv, telefono, computer), non si può garantire il funzionamento degli
ambulatori medici e degli ospedali, né la conservazione del cibo nei frigoriferi. Senza elettricità
non lavorano i falegnami e non si sviluppa l’artigianato. Non si può pensare alla trasformazione
dei prodotti agricoli e quindi nemmeno alla conservazione di scorte per i periodi in cui i raccolti
sono più scarsi.
Se per avere dei vasetti di vetro bisogna importarli per via aerea dai Paesi vicini o addirittura da
altri continenti, si finisce per non fare conserve e per coltivare (o raccogliere) solo quanto può
essere consumato o venduto entro due, tre giorni. Solo i cereali e la manioca possono essere
facilmente conservati più a lungo e diventano (soprattutto la manioca) la base
dell’alimentazione.
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Vi ricordate i black-out dell’estate 2003? provate a immaginare se fosse così ogni giorno
dell’anno: qualche ora di corrente e poi, senza preavviso, niente per dodici, quindici ore di fila, o
magari per giorni interi.
Questa è solo una premessa per cercare di farvi immaginare quali difficoltà può incontrare una
comunità, quando non ha strade, non ha acquedotti, non ha competenze, non ha energia
elettrica e non ha altra conoscenza che quella tramandata da generazioni, che serve a
sopravvivere nella natura, con la natura, nonostante la natura, attraverso la natura.
Il Maniema ha una superficie pari a oltre il 40% di quella italiana, ma è abitato da appena
1.240.000 persone. La foresta ne ospita ancora la maggior parte, che vive di quel che riesce a
procurarsi, si potrebbe dire, in simbiosi con essa
In queste condizioni, parlare di sviluppo è un ragionamento di là da venire. Ci sono questioni
ben più basilari da affrontare: oltre il 90% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile.
Le donne e i bambini camminano ogni giorno per ore per raccogliere, in taniche di plastica da
venti litri, la poca acqua che deve bastare al consumo familiare. Dedicare tre, quattro ore, a
volte anche di più, alla raccolta dell’acqua significa togliere tempo alle altre attività: alla scuola
per i bambini, alla formazione, al riposo, all’educazione dei figli per le donne. Se tutte le energie
sono impegnate per sopravvivere (nel senso letterale di «restare in vita, giorno per giorno»),
non c’è spazio per pensare ad altro...
Le sorgenti o, peggio, le pozze d’acqua vengono utilizzate, indistintamente da uomini e animali,
per bere, per lavarsi, per lavare i panni e le stoviglie. L’acqua, fonte di vita, si trasforma spesso
in portatrice di malattie: il colera e le diarree, causate dall’uso di acqua sporca o contaminata,
sono molto diffuse ed hanno spesso esito letale, soprattutto tra le fasce più deboli della
popolazione (bimbi, malati, persone sottonutrite).
Il tasso di mortalità infantile della Repubblica Democratica del Congo è di 117 bimbi che
muoiono prima di compiere cinque anni per ogni 1.000 nati vivi (in Italia il tasso è 3,9). Inoltre, la
speranza di vita è di 47,5 anni (in Italia di 82 anni). Questi dati sono riferiti all’intero Paese e si
presume che nelle zone rurali possano essere ancora peggiori.
Per questo abbiamo iniziato il nostro affiancamento alla popolazione del Maniema occupandoci
di acqua: a partire dal 2008 abbiamo costituito e formato una squadra di pozzaioli, in grado di
stabilire il punto giusto in cui scavare il pozzo e il modo più corretto di mettere in sicurezza le
sorgenti, nonché di realizzare tutte le opere necessarie per arrivare al pozzo finito e alle fontane
d’acqua pulita vicino alle sorgenti. Le tecniche e le tecnologie adottate sono tutte ben
padroneggiate dai lavoratori, e la manutenzione delle opere è semplice e gestibile in autonomia
dalla popolazione.
Contemporaneamente ai lavori edili, una squadra di operatori sanitari insegna alle donne (fulcro
attorno a cui ruotano le famiglie) le principali nozioni di igiene, per promuovere un uso corretto
delle opere e dell’acqua, e realizza corsi di educazione alimentare perché sia migliorata la dieta,
in particolare dei bambini e delle persone malate. Generalmente i punti di accesso all’acqua
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sono realizzati in prossimità dei dispensari e degli ambulatori medici, perché diventino anche
centri di monitoraggio delle condizioni di salute della popolazione.
Dal 2008 ad oggi, grazie a diversi contributi ed in collaborazione con altre associazioni,
abbiamo finanziato la realizzazione di oltre ventisette pozzi e la messa in sicurezza di quattro
sorgenti, raggiungendo una popolazione di oltre 60.000 persone.
(Per ulteriori approfondimenti: www.acs-italia.it) Biolcalenda giugno 2013
foto 1: Prima. La sorgente non ha alcun sistema di captazione e viene usata promiscuamente e
indistintamente da uomini e animali e per tutti gli usi.
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foto 2: Dopo. Captandola prima della sorgente e convogliandola in una fontana, si garantisce
che l’acqua, per uso alimentare e sanitario, non venga contaminata.
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