itinerario 7 - Comune di Gagliano del capo
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itinerario 7 - Comune di Gagliano del capo
ITINERARIO 7 LE GROTTE DI GAGLIANO DEL CAPO da Punta Meliso a Marina di Novaglie LE GROTTE “Al nostro sguardo si presenta uno spettacolo orrido e pittoresco a un tempo, selvaggio e maestoso, vario e monotono, e dominando l’animo nostro colla legge dei contrasti lo trascina dal campo del reale in quello della fantasia (..) di tratto in tratto vedremo delle rupi inclinate sull’orizzonte, come fossero spaccate da cima a fondo dal piccone di un ercole redivivo; ed altre che son li li per essere inghiottite dal mare, da questo saturno che divora i suoi figli, e che crea e distrugge i continenti con lavorìo lento, perenne, secolare, efficace. I massi franando producono delle nuove spaccature verticali nei banchi contigui. Le rocce si sfasciano e vanno in frantumi; le spaccature si dilatano e si formano in tal modo delle grotte da prima triangolari. Che poi si trasformano in sale, cupole, templi, canali, gallerie. E’ questa la genesi di tutte le grotte che incontreremo da Leuca ad Otranto; il processo è uno, le forme sono svariatissime. Le sorgenti acidule e calcarifere, che sgorgano dalle pareti esterne, o nell’interno delle grotte, ne rivestono di splendidi stalattiti l’atrio, la volta ed il recinto, creandovi degli eleganti padiglioni, delle leggiadre cortine, dei finissimi ricami marmorei; tutta roba che par fatta apposta per produrre delle facili illusioni in coloro che sono avvezzi a sognate ad occhi aperti. Cominciamo la nostra escursione ora che il mare è tranquillo e il cielo è propizio! ”1 La costa di Gagliano del Capo si estende per 7km, da Punta Meliso, a ridosso del Santuario di Santa Maria di Leuca fino alla marina di Novaglie. Il tratto costiero comprende il promontorio di Terrarico, la Baia dell’Ortocupo, la Punte le Due Pietre, Montelongo, la Baia del Ciolo, il porto vecchio di Novaglie e ben trentadue grotte, di origine carsico pluviale o carsico marina e caratterizzate dalle tipiche stalattiti e stalagmiti, che si alternano a graziose calette accessibili per la 1 DE GIORGI C., Bozzetti di vaggio balneazione. Le grotte si sono formate in seguito all’azione erosiva del mare, altre sono di origine carsica, formatesi dal crollo di doline che hanno causato spaccature e inghiottitoi di diversi metri di profondità. Procedendo da Punta Ristola verso la Marina di Novaglie, la prima grotta che si incontra sul percorso è la Grotta dei Fossili (20m. s.l.m. inaccessibile), al cui interno sono stati rinvenuti i resti di animali preistorici (ossa e denti di Asinus Hydruntinus). Segue la Grotta delle Bocche di Terrarico (30m. s.l.m – vi si giunge in macchina a 500m. dalla SS 173, nei pressi del Santuario di Santa Maria di Leuca. e si prosegue per 200m. a piedi), caratterizzata dalle tre aperture sulla volta, chiamate “bocche”. Ogni bocca conduce all’interno di una caverna; la prima conduce nell’Orecchio di Terrarico, profonda 30m., la seconda, nella Caverna di Venere, profonda 15m., e prende il nome dai raggi del sole che a mezzogiorno illuminano una parte di roccia dalle sembianze umane; la terza bocca conduce nella Grotta di Terrarico (accessibile solo via mare) , la principale tra le tre grotte, anch’essa profonda 15m. “Le cavità sono note anche con il termine Terradico, in quanto, secondo un’antica leggenda, le vedette a guardia di Leuca, appostate sulle grotte, nel periodo delle incursioni moresche, ai barcaioli che navigavano sotto costa gridavano “terra!!dico!!” 2 2 Guida Turistica e Culturale del Capo di Leuca, Regione Puglia, Assessorato P.I., Edizioni Labograf, Tricase costiero è frastagliato dalle quattro grotte omonime. Una di esse si apre sopra le altre tre e sopra il livello del mare, (accessibile via terra). Anche qui, sono stati rinvenuti frammenti di ceramica; uno di essi era inciso con motivi geometrici e decorazioni color ocra, testimonianza che la grotta è stata abitata nel periodo Neolitico. Sul livello del mare, si aprono le altre due grotte, mentre la terza, è situata al di sotto. Si tratta di una galleria sommersa denominata Grotta Rossa o Grotta Sifone. Ed ora “fermiamoci a quella detta la Vora, che è la regina fra tutte le caverne che s’incontrano da Leuca a punta di Montelungo. Un piccolo anfiteatro la precede, nel fondo di questa si apre una gran porta ad arco acuto, rivestita e arrotondata dalle concrezioni calcaree. Penetrandovi si resta come intontiti ed umiliati dinnanzi a quella rotonda, più maestosa e colossale del Pantheon di Agrippa, dinnanzi a quelle volta arditissima che sale, sale su a mo di cupola conica ed è perforata da una buca circolare all’altezza di oltre 60m.”4 Grotta di Terrarico Segue la Grotta di Purraru, profonda 25m. Il suo alto portale delimitato a sinistra da un vistoso piano di faglia, a destra da spiccata morfologia di crollo con un caratteristico costolone sporgente sul mare. La cavità è nota con i sinonimi Porrano, “passaggio” e burraco, “fiume” in uso nel dialetto tarantino. 3 Superata la Grotta della Campana, di origine carsico marina, segue la Grotta di punta Verdusella o Grotta della Sorgente, al suo interno, infatti, un falda acquifera proveniente dall’entroterra e nutrita da acque piovane, si ricongiunge con le acque del mare che rientrano nella cavità. Dopo di essa si incontra la Grotta dei Ciauli (accessibile via terra, in corrispondenza al residence situato nelle vicinanze e via mare). In questa cavità, furono ritrovati resti di ossa umane. Il nome deriva dalla presenza di vermiciattoli, detti “ciauli”, che i pescatori raccoglievano e utilizzavano come esca. Da qui si apre la Baia di Ortocupo, il cui tratto Si suppone che sia la grotta in cui sfociano le acque piovane raccolte nella Vora Cupone, che dal centro di Gagliano, si dirama sottoterra in direzione del mare. La grotta più grande comunica con quella accanto, più piccola, tramite un cunicolo interno attraversabile a nuoto o con barche di piccole dimensioni. Alle Vore, succede Grotta Ciuncacchia, stretta e alta circa 31m. Essa prende il nome dalla zona centrale della cavità che, ad un certo punto si restringe, richiamando alla mente la forma di un fascio di giunchi, Su questa grotta, il Tasselli ci ha tramandato una leggenda secondo la quale essa fu abitata da un calogero greco in servizio di S.Maria di Leuca, probabilmente lo stesso che consigliò ai Gaglianesi di costruire le mura di Gagliano. 4 3 Ivi. DE GIORGI C., “La Provincia di Lecce, bozzetti di viaggio”, VOL. II Congedo Editore, Galatina, 1975, p. Poco più avanti, il complesso di grotte chiamato le Mannute o le Minnute, rappresenta uno dei tratti costieri più suggestivi della costa adriatica. In basso, Grotta della Giuncacchia. “Le Mannute si affacciano come lunghe balconate pensili di roccia rossastra una serie di cavità che ricamano la falesia con grandi fori circolari,portali quadrangolari e cupole domiformi. Le cavità, alcune intercomunicanti si aprono al livello del mare e a mezzacosta. Le stalattiti presente nella grande cupola nell’immaginazione dei pescatori appaiono come manutola “rete di tonnara” e mannute “fasci di giunco” per la raccolta di vermi da pesca stese al sole.” 5 La prima fra tutte è la bellissima Grotta delle Tre Colonne che,a destra dell’ingresso, presenta tre stalattiti formatesi nelle sembianze di tre colonne. Grotta delle Vore calogero greco in servizio di S.Maria di Leuca, probabilmente lo stesso che consigliò ai Gaglianesi di costruire le mura di Gagliano. 5 Guida Turistica e Culturale del Capo di Leuca, Regione Puglia, Assessorato P.I., Edizioni Labograf, Tricase. “Seguono quelle denominate Le Cappelle e il Cappellone della Mannuta. I nomi sono sacri ma le grotte destano invece delle immagini epicuree. Si le une che l’altra rassomigliano a due pizzicherie dalla volta delle quali pendono salumi e salami di calcare compatto! Perfino le porte, inghirlandate da festoni stalattitici ti fan ricordare le botteghe da salumajo, nella piazza del mercato a Napoli, nei giorni che precedono la Pasqua e il Natale!” 6 Si tratta della Grotta della Cattedrale, la cui entrata richiama, appunto la forma di una cattedrale e La Grotta della Madonnina, così battezzata per una particolarissima stalattite-stalagmite che ricorda la “Bella Madonnina” del Duomo di Milano. Subito dopo si incontra la grotta detta Anga delle Mannute, per la sua particolare forma di molare. La Grotta Grande delle Mannute (foto a sinistra) è senz’altro la più maestosa fra tutte, la cui caratteristica, come ben descriveva il De Giorgi, è proprio la presenza di migliaia di stalattiti e stalagmiti e colonne alte fino a 8m. Anche qui sono stati rinvenuti frammenti di ceramica e resti di ossa umane. Il complesso termina con la Grotta Imperiale, situata a circa 40m. sul livello del mare. Il nome le è stato attribuito per via di un sedile roccioso a forma di trono. Essa comunica con la Grotta Grande delle Mannute. “Poche altre vogate e giungeremo di fronte alla punta di Montelungo. Ha una parete tagliata a picco sul mare di circa 80m. di altezza. In cima ad una rupe nereggia la Torre di Montelungo, l’ultima stazione semaforica, telegrafica e meteorica del calcagno d’Italia. Una tempo fu baluardo inaccessibile ai corsari e dominava l’ingresso nell’Adriatico; oggi è un tempio solitario consacrato alla scienza e alla navigazione! (..) rasentiamo la marina di Gagliano, che non è che lo sbocco di un burrone nel mare!” 7 Nel 1838, a Montelongo fu istituita la stazione telegrafica, poco distante dall’antica torre cinquecentesca di Montelongo Essa partiva da Maglie e terminava presso l’ufficio Governativo di Santa Maria di Leuca. Nel 1864 il telegrafo fu trasferito a Santa Maria di Leuca e la stazione di Montelongo smise di funzionare. Attualmente non esiste più nulla dell’antica costruzione. Sorpassata la Grotta delle Due Pietre, un complesso di diverse piccole grotte, una accanto all’altra, nel tratto prima della Bocca del Pozzo, si aprono alcune piccole cavità piccole con ingresso quasi rasente il mare: la Grotta dei Libri, prende il nome per la conformazione degli strati rocciosi simili ad una pila di libri all’ingresso della cavità, 7 6 DE GUORGI C., Op.cit. Ivi. seguono le Grotticelle, li Giardini e la Grotta Galategghiu o Cacateddu, Grotta dei Muntanicchi, della Marsignana. Poco prima della Baia del Ciolo, si trova la maestosa Grotta del Pozzo o del Laghetto, raggiungibile anche via terra dal vecchio tratturo che parte in corrispondenza della salita dell’Aspro. La grotta presenta un’ampia apertura sulla volta e, che le attribuisce il nome di “pozzo” e subito alla destra dell’ingresso principale si trova un piccolo laghetto formatosi da infiltrazioni di acqua marina. La grotta si snoda per 200m verso l’interno, in salita e attraverso stretti cunicoli che conducono fino a cavità più ampie, come la Stanza del Duomo. Superata la stanza, uno stretto cunicolo conduce nella Grotta dei Pipistrelli, luogo di rifugio, come suggerisce il nome, per migliaia e migliaia di pipistrelli. “Durante scavi 1979 furono rinvenute delle ceramiche che fanno supporre una frequentazione databile nel primo Eneolitico; i manufatti litici risalgono al Paleolitico Superiore, Neolitico ed età dei Metalli.” 8 A circa 100m. dal Ciolo, si trova la Grotta dell’Aspro, accessibile esclusivamente dal mare. Il nome deriva dalla posizione in cui essa si trova, dalla quale per ritornare sulla strada, occorre affrontare un’aspra salita. Esattamente all’ingresso del fiordo del Ciolo, sulla destra si trova la Grotta del Ciolo o Grotta Azzurra. Così chiamata per vie delle “ciole” le gazze che si riparano nel sottoroccia e per l’acqua color azzurro cristallino. Qui, il 7 agosto del 1973 il sommozzatore speleologo, Franco Grandi, fotografò forse l’ultimo esemplare di foca - Monachus albiventer: “aveva la testa fuori dall’acqua e sembrava dormisse. Ci siamo avvicinati con cautela, evitando di spaventarla con le bolle d’aria espulse dall’erogatore delle bombole subacquee, e abbiamo scattato una prima fotografia. Alla violenta luce del flash l’animale si è mosso e dopo aver tentato inutilmente di fuggire verso l’estremità della grotta ha nuotato velocemente versod i noi, tantoche le abbiamo scattato un’altra istantanea. Superandoci sul fondo si è poi diretta verso l’uscita della galleria, dove poi l’abbiamo intravista ancora un paio di volte prima che scomparisse per sempre.” 9 Più in alto invece, sul pendio orientale del canale del Ciolo, in località Le Fogge, si aprono due grotte le Prazziche, ricadenti, però, in proprietà privata. Una delle due, la Grotta de li Patreternu, era ben conosciuta dai pescatori di una volta che la utilizzavano come ricovero. Grotta dell’Aspro 8 9 SAMMARCO M., Grotte Preistoriche del Capo di Leuca Il Tempo, 28 Agosto 1973 La quart’ultima grotta, detta delle Cipolliane, si trova a circa 1km più avanti. Questa prende il nome dalla presenta di piantine chiamate cipolle selvatiche, che crescono spontanee nella zona circostante la grotta. Si tratta di un complesso costituito da tre grotte, una accanto all’altra ma di diverse dimensioni. Nell’interno sono stati rinvenuti resti fossili di ossa umane e animali risalenti al paleolitico. L’itinerario è quasi concluso, giungendo alla Grotta del Presepe e della Vecchiarella. La caratteristica della prima grotta, inaccessibile sia via mare che via terra, è data dalla conformazione delle stalattiti e stalagmiti che, nel corso di milioni di anno, hanno assunto delle sembianze umane che rimandano facilmente alla figura della Madonna col Bambino e altri personaggi del presepe. Si attraversano ora le acque della marina di Novaglie, per giungere al porto “vecchio” e più avanti nella Baia di Novaglie, a metà della quale, termina il tratto costiero di Gagliano del Capo. Su questa baia si apre la tenebrosa Grotta del Diavolo, così battezzata dai pescatori per il forte rimbombo e frastuono dell’acqua che scroscia contro le pareti interne della grotta. Grotte Cipolliane