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Anno V, Numero 2, Marzo 2013 Redazione aspetta un bambino ed entrambi i coniugi immaginano un futuro roseo per il proprio figlio. Sanno che, dalla sua nascita in poi, dovranno superare molte difficoltà, fare ancora altri sacrifici, sopportare migliaia di preoccupazioni, ma sono ben felici di affrontare tutto ciò, perché quella creatura che sta per venire al mondo dovrà avere le sue possibilità per affrontare la meravigliosa avventura della vita. Infine, dopo tante gioie, soddisfazioni, ma anche dolori, arriva il momento di concludere il proprio viaggio per iniziarne un altro in cui sorridere nei Campi Elisi. In bilico tra la vita e la morte, il pianto e il riso tornano a coesistere per un'ultima volta: se da un lato c'è il pianto dei tuoi cari che non vogliono lasciarti andare, dall'altro c'è il tuo sorriso, quello di una persona felice di aver affrontato nel modo migliore la propria vita. Direttore Responsabile: Paola Cerella Progetto Grafico : Enrico Gualterio Carlo Menna Giornalino stampato presso: Istituto d’Istruzione Superiore ‘‘Enrico Mattei’’ Via S. Rocco - 66054 Vasto (Ch) Tel. 0873/69218 - 0873/367770 Fax 0873/361455 www.itivasto.it Testi e foto da pubblicare vanno inviati a: [email protected] Le conquiste delle donne e le difficoltà degli uomini Un autista C erto, è sempre squallido. Sia che abbia vent'anni, sia che ne abbia cinquantadue. Ma quando perdi l'autobus delle 17 e 30 e ti ritrovi in quello desolato con le luci rotte delle 19 e 15 e incappi in autisti vecchi, stanchi di fare sempre le stesse curve da ormai trent'anni, è ancora più deprimente. Stempiati, impregnati di fumo, facce rovinate. Passano e ti fanno l'occhiolino. Come se così rendessero tutto più discreto. Come se la loro disperazione gli conferisse la capacità di captare l'innocenza di noi povere scolarette indifese. Come se li facesse sentire autorizzati ad incombere sulla nostra cedevole psiche, alla nostra tenera età ancora fragile e traumatizzabile. Con l'occhiolino. Passa, sbatte sul bracciolo del sedile la spillatrice usata per bucare i biglietti, e fa l'occhiolino. Trasuda una tristezza che nemmeno la soda caustica riuscirebbe a sverniciargli di dosso. E tu non puoi far altro che abbassare lo sguardo, far finta di non aver visto nulla. Non puoi far altro che nascondere il disgusto che ti ha appena attanagliato le viscere. Però puoi trasformare quel ripudio in rabbia. Puoi fissare la strada rovinata fuori dal finestrino e lasciare che quello sprazzo di istinto omicida che ti ha appena riscaldato infervori la tua fantasia. Se quel giorno sei particolarmente stressata, te lo immagini ripiegato nel fango che grugnisce e si ingozza. Proprio come un vero maiale. Non ha il tempo di deglutire che subito la tua mente te lo lascia sgozzare. Proprio come un vero maiale. Mentre tracanna una birra calda davanti alla tv, dopo essere passato dinanzi alla moglie frigida e impassibile che, piegata dalla stanchezza, lava i piatti in cucina. Rosso Malpelo segue da pag. 1 D onne: mamme, mogli, manager. Se per gli uomini far carriera è un'attività semplice e diventa addirittura indispensabile per essere riconosciuti nella società, per la donna la carriera professionale comporta pur sempre una scelta fra almeno due alternative. Nonostante ciò, le donne stanno conquistando sempre più posti di lavoro un tempo riservati ai maschi. Oggi le donne sono presenti ai concorsi pubblici in percentuale uguale a quella degli uomini, ma risultano decisamente più brave e brillanti nel superamento delle prove. In passato la donna era tenuta sottomessa proprio perché se ne temeva il potere. Adesso, invece, le donne sono sempre più in carriera e non temono di esprimere se stesse. Questo è ciò che spaventa in modo crescente gli uomini, che si rendono spesso protagonisti di violenze, minacce, maltrattamenti e comportamenti persecutori nei confronti delle proprie compagne. Cosa sta succedendo nella testa degli uomini? Dietro tanta aggressività si può leggere la paura dei maschi per la conquistata libertà della donna? Gli uomini avvertono che stanno perdendo il “possesso” delle proprie compagne. Non possono più dire “la mia donna” con tono maschilista, non possono impedirle di andarsene per il mondo, di incontrare altri uomini, potenziali rivali che lo fanno sentire precario. Come pensare che un uomo che un tempo faceva ciò che voleva non sia in difficoltà? Deve adattarsi, capire il senso di una nuova cultura, fronteggiare la crisi di tanti valori in cui credeva e, soprattutto, deve imparare a considerare la donna non più come un oggetto, uno strumento per soddisfare i propri desideri. Le donne sono in cammino, hanno capacità e intelligenza e possono guardare avanti con ottimismo e fiducia. a Sara Mancini, 4 B Lst Francesca Ramundo, 4aB Lst La meravigliosa avventura della vita P iangere e ridere. Ci avete mai pensato? Questi due verbi opposti rappresentano quella che è la più incredibile, meravigliosa e avvincente avventura che l'uomo possa mai sperimentare: la vita. Il pianto liberatorio di un bambino appena nato, il sorriso gioioso della sua mamma, la quale, nonostante il dolore e le preoccupazioni che il parto ha comportato e continuerà a comportare, è felice, perché ha dato alla luce un essere umano. I primi passi, le prime paroline: ecco che mamma e papà raggiungono uno stato d'estasi indescrivibile, orgogliosi della propria creatura che, compleanno dopo compleanno, diventa sempre più grande. Inizia, così, l'arduo percorso di studio. L'ambizione porta il ragazzo o la ragazza a fare determinate scelte per vedersi realizzato in un futuro, si spera, prossimo. Anche questo periodo porta gioie e dolori: per i voti presi a scuola, per le amicizie perse e trovate, per i primi, grandi, indimenticabili amori. Fino a quando alla carriera scolastica subentra quella lavorativa. L'individuo diventa più maturo e le pag. 2 Le disastrose conseguenze del fumo pag. 3 Stupri grammaticali situazioni che vive sono ben diverse: deve provvedere al proprio mantenimento, trovare una casa, pagarne il mutuo, comprare un'auto e sostenere le spese che essa comporta, trovare la propria anima gemella. Quest'ultimo, forse, è l'obiettivo più importante, quello per cui si fanno tanti sacrifici e si ricevono numerose delusioni, alla ricerca della persona giusta, quella che fa battere il cuore all'impazzata e versare lacrime di gioia. Gli anni passano e l'avventura prosegue; la coppia continua a pag. 2 pag. 4 Il made in Italy enogastronomico pag. 5-6 Speciale "Il gran rifiuto" La lotta al mercurio da parte dell'Onu I l mercurio è uno dei metalli più tossici. Per anni si è cercato di trovare delle soluzioni per combatterne i danni. Finalmente, dopo tanto tempo, si è giunti a un accordo che sarà firmato ufficialmente il prossimo ottobre a Minamata (Giappone), in onore delle centinaia di cittadini morti in questa località a causa di una lunga contaminazione da mercurio, da ben 140 nazioni che hanno partecipato alla stipula del primo trattato mondiale per la riduzione delle emissioni di mercurio durante un congresso svoltosi a Ginevra, coordinato dall'agenzia Onu per l'ambiente (Unep). L'accordo prevede di estendere e rendere obbligatorio il divieto di vendita e utilizzo di prodotti che fanno uso di questo metallo entro il 2020. In merito a questo, già da qualche tempo si stanno sostituendo i termometri a mercurio con quelli elettronici. Il trattato, dicono alcuni ambientalisti, avrebbe dovuto essere scritto con regole più dure e ferree, poiché la richiesta di riduzione delle emissioni potrebbe essere considerata in modo superficiale dalle industrie, dalle centrali e dalle miniere dei Paesi in via di sviluppo. Forse l'eliminazione delle emissioni di mercurio entro 2020 è un'utopia, ma un passo importante per la tutela del nostro pianeta è stato fatto. 2 a Michele Peluzzo, 4 B Lst La parola all'esperto L'abitudine al fumo e le sue conseguenze econdo l'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), il fumo uccide 4.000.000 di persone l'anno e si prevede che, entro il 2020, la mortalità salirà a 10.000.000 di persone l'anno. Nel fumo di tabacco vi sono oltre 4.000 sostanze, quasi tutte tossiche per il nostro organismo e alcune sicuramente cancerogene e citotossiche. La nicotina comporta incremento di: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, contrattilità miocardica, consumo di ossigeno del miocardio, flusso ematico, eccitabilità miocardica, vasocostrizione periferica, glicemia, cortisolemia, acidi grassi liberi, betaendorfine. Il fumo causa rischi rilevanti per i fumatori. In particolare, il fumo favorisce l'esordio di numerose patologie cardiovascolari, neoplastiche, respiratorie, gastroenteriche e ossee. È il principale fattore causale delle bronco pneumopatie cronico ostruttive (Bpco), patologie spesso invalidanti ed estremamente diffuse nei fumatori oltre i 50 anni di età. È stata ampiamente dimostrata una stretta associazione fra fumo di sigaretta e tumori polmonari, ma anche tra fumo e neoplasie del cavo orale, della faringe, della laringe, dell'esofago, dello stomaco, del pancreas, dei reni e della vescica. La sospensione dal fumo S comporta immediati e sostanziali benefici in termini di salute. Dopo un anno di astensione, il rischio di cardiopatia ischemica si riduce del 50% ed, entro 15 anni, il rischio relativo di morte per cardiopatia ischemica per un ex fumatore si avvicina a quello di un non fumatore. Anche il rischio di sviluppare un cancro al polmone o un ictus cerebrale diminuisce, sebbene più lentamente: da 10 a 14 anni di astensione dal fumo, il rischio di mortalità per cancro polmonare diminuisce fino a raggiungere quello di soggetti che non hanno mai fumato. La sospensione dal fumo dimostra un effetto benefico sulla funzione del polmone, in particolare nei soggetti più giovani. È evidente che la semplice informazione sanitaria rischia di giungere, all'orecchio dei giovani, come un'eco troppo lontana ed è pertanto opportuno creare nella scuola, nella loro vita quotidiana, nei loro momenti di aggregazione più comuni, le forme comunicative più adeguate. In questo contesto lo sport, a mio parere, può ancora una volta far valere il proprio ruolo e diritto irrinunciabile alla formazione educativa. Giuseppe Smargiassi osteopata - chinesiologo Chi ben comincia... L a crisi economica che stiamo vivendo è purtroppo di portata epocale. Nei Paesi “eurodeboli”, i più esposti alla crisi (in particolar modo l'Italia, la Grecia e la Spagna), siamo in presenza di rotture di continuità storica; soprattutto di quella piccola impresa che è un po' ciò che contraddistingue la nostra Penisola come tessuto produttivo e struttura sociale. Esaminando le cose che lo Stato potrebbe fare per risollevare la situazione, non sarebbe sbagliato iniziare col concentrarsi su quattro “problemi” principali: il debito pubblico, l'importazione “forzata” di materie prime ed energia, il rallentamento dello sviluppo e l'espatrio di sempre più giovani delusi dalla prospettiva di un futuro in Italia. Riguardo al primo punto, ad esempio, si potrebbero favorire le liberalizzazioni, rimuovendo corporazioni ed immobilisti economici; in questo modo si eliminerebbero le cosiddette “tasse nascoste”, che potremmo anche non pagare, senza danneggiare il sistema economico nazionale. Queste tasse sono rappresentate dai privilegi che ogni corporazione (avvocati, insegnanti ecc.) ha ottenuto con regolamentazioni e restrizioni a svantaggio di tutti gli altri cittadini. Lo scopo “presunto” delle corporazioni è quello di offrire al consumatore professionisti qualificati ma, in realtà, la loro funzione è di evitare la concorrenza (col numero chiuso) e tenere alto il prezzo del proprio lavoro (con le tariffe minime). Tagliando questi privilegi, c i a s c u n o guadagnerebbe di più (anche se apparentemente non sembrerebbe così) perché, allo stesso tempo, pagherebbe di meno i prodotti e i servizi delle altre corporazioni. Un'altra questione, poi, è appunto quella relativa all'eccesso di importazione di materie prime e fonti di energia; fenomeno che si potrebbe drasticamente ridurre valorizzando la produttività del territorio italiano, ma attivamente fonti rinnovabili e anche impiegando riciclando rifiuti ed energia. Un elemento fondamentale per rilanciare la crescita economica è anche, senza dubbio, cercare di ripristinare gli incentivi della produzione di ricchezza. La “speranza” del Paese sta proprio nei produttori: riunificarli, attrarli e poi tenerli porterebbe innovazione e maggior rendimento in altri settori; la cosa migliore sarebbe combinare i fattori poco o per niente mobili (terra, capitale immobiliare e urbano) con quelli mobili (tecnologicamente sviluppati) e più efficienti. Infine, un altro aspetto molto rilevante consisterebbe nel disincentivare all'espatrio il capitale tecnologico e umano di origine italiana. Regole chiare e trasparenti, un adeguato regime fiscale e norme scritte premierebbero la concorrenza, le capacità individuali e la creatività, opponendosi, così, al triste fenomeno della “fuga dei cervelli” con le loro grandi potenzialità. Vincenzo Ialacci, 4aA Lst La preziosa scatola dei ricordi Addio a Wolfgang Sawallisch, interprete assoluto di Wagner e Strauss L o scorso 22 febbraio, all'età di 89 anni, a Grassau, è morto Wolfgang Sawallisch. Grande direttore d'orchestra e pianista, tra i massimi interpreti della musica di Wagner e Strauss, Wolfgang Sawallisch iniziò la sua carriera nel 1947 al teatro dell'opera di Augusta (Germania) per poi dirigere molte orchestre, tra le quali quella del dramma musicale di Richard Wagner intitolato “Tristano e Isotta”, capolavoro del Romanticismo tedesco, nel 1957. Dopo aver lavorato per molti anni in Baviera, nel 1993 fu chiamato a Philadelphia (Usa) per dirigere l'orchestra del teatro dell'opera della città, succedendo all'italiano Riccardo Muti, e successivamente ebbe l'occasione di lavorare a Tokyo (Giappone) nella NHK Symphony Orchestra, dove fu eletto direttore onorario come a Philadelphia. Dopo dieci anni di appartenenza alla Philadelphia Orchestra e in seguito a seri problemi di salute, Sawallisch sospese le sue attività e il 27 agosto 2006 dichiarò pubblicamente che si ritirava dall'attività direttoriale, dopo 57 anni di carriera. Una figura davvero importante per l'ambiente musicale ci ha lasciati ed è doveroso ricordarla e condividere tutto ciò che ha realizzato per raggiungere il proprio scopo: quello di dedicarsi alla musica, una delle forme più belle dell'arte. Michele Peluzzo, 4aB Lst Stupri grammaticali Trovi anche tu orrori grammaticali in giro per la città? Fotografali e inviali a [email protected] Dalla nostra inviata speciale all'Università di Bologna C ari ex compagni e care nuove leve. Mentre vi immagino leggere questo articolo sul “nostro” bel giornalino, mi sembra di rivedermi su quei banchi di scuola. Già, sono passati quasi due anni da quando la tanto odiata campanella di inizio e fine lezione non suona più per me. A voi che vedete ancora le mura scolastiche come una gabbia sembrerà assurdo, ma quel suono stridulo mi manca un po'. Forse perché nei ricordi tutto diventa più bello e persino le urla dei professori vengono ricordate con un sorriso. Le ho odiate anche io quelle mura e tanto, ve l'assicuro. Pensavo che avrei potuto girare il mondo, rivoltarlo, cambiarlo se solo non ci fossero state e, invece, erano sempre lì a tarparmi le ali. Quella dell'adolescenza è una scatola di ricordi bella pesante, negli anni in cui la mantieni aperta ci finisce dentro di tutto. Fotografie di attimi indimenticabili o che vorremmo cancellare per sempre. Tanti fogli sparsi di idee e progetti grandiosi scritti per non perderli mai e che, alla fine, sono rimasti abbandonati sul fondo. In essa ci sono gli amori, gli odi, le ribellioni, le ubbidienze imposte, c'è il miscuglio esplosivo di tutte le contraddizioni tipiche dell'adolescenza. Sembra quasi che la scuola superiore non trovi spazio in quella scatola e invece, guardando con attenzione in tutte le foto, in tutti i fogli c'è un piccolo dettaglio a ricordarla. Lo so, sto parlando da “vecchia”, ma ricordare con nostalgia i giorni su quei banchi è il prezzo da pagare dopo il diploma. Però abbiate pazienza ancora un attimo e fatevi dare un consiglio: prendete a piene mani tutto quello che vi viene offerto, non lasciate nulla, perché tutto è per voi. Diffidate da chi vi dice che quello che potete imparare è solo sui libri, perché non è così. Imparate da chiunque vi passi accanto, aprite le orecchie a lingue inedite e il cuore a sentimenti sconosciuti, fateli vostri e sarete pronti ad accoglierne di nuovi ogni giorno ma, soprattutto, lasciate un segno quando passate. Sul banco, sui muri, nei professori, nei compagni di scuola, ovunque vogliate. È bellissimo pensare che qualcuno di voi intravede l'ombra delle mie scritte sul banco oppure che un professore, spiegando, si ricorda di me. Lo so che è difficile capire quanto sia bello pensarlo, ma provateci almeno. Se riuscirete a prendere e a darvi senza riserve, aprirete la scatola dei ricordi sempre con un sorriso e una lacrima di malinconia. Perlomeno questo è quello che mi capita quando apro la mia. Le foto migliori sono quelle che lasciano intravedere sullo sfondo un pezzo del mio caro IIS “Mattei” e mi danno l'illusione di essere ancora lì, con voi. Arianna Tascone, ex alunna del "Mattei" Peppino Impastato: un grido contro la mafia P er chi non lo conoscesse, Peppino Impastato è stato un attivista e un giornalista impegnato in un braccio di ferro contro la malavita organizzata. Nasce a Cinisi, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa, di valori mafiosi, ma da cui si distacca sin da ragazzo rompendo con il padre che lo caccia di casa. A 17 anni fonda il giornalino "L'Idea Socialista", pochi fogli dattiloscritti e grezzi che raccontano i fatti non leciti della sua terra. Nel 1975 costituisce il gruppo culturale "Musica e Cultura" e, successivamente, nasce "Radio Aut", canale radiofonico che lo aiuta nella sua lotta contro il silenzio ("la mafia uccide, il silenzio pure") e nel denunciare i delitti, i loschi affari dei mafiosi di Cinisi, in primo luogo del boss Gaetano Badalamenti. Per continuare in modo più diretto la sua azione di ribellione, nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali di Cinisi. Nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1978 viene assassinato con del tritolo sopra i binari della strada ferrata Trapani-Palermo. Nonostante la sua scomparsa, alle elezioni molti votano il suo nome, eleggendolo simbolicamente in seno al Consiglio comunale. La sua morte viene fatta passare dai media come conseguenza di un atto terroristico o di un suicidio oppure, addirittura, come l'uno e l'altro. "Ultrà di sinistra dilaniato dalla sua bomba sul binario", scrive il “Corriere della Sera”. Ma la verità è un'altra: Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia. I suoi assassini sono Vito Palazzolo e il suo mandante e capomafia Gaetano Badalamenti. Cinisi lo sapeva e, dopo tante azioni, manifestazioni e richieste di riapertura del caso, 24 anni dopo la sua morte, Peppino Impastato ha avuto giustizia. Di lui resta la testimonianza di una scelta coraggiosa, di una lotta contro un potere più grande, combattuta con la forza delle idee per quei valori di libertà e giustizia su cui si fonda la nostra Costituzione. Riccardo Marisi, 2aB Inf 3 Il made in Italy enogastronomico L 'Italia. Paese dalle mille sfaccettature. Amato per l'alta moda e il design, ammirato per l'industria aerospaziale e automobilistica, per il suo patrimonio culturale e manifatturiero ma, soprattutto, invidiato in tutto il mondo per il settore enogastronomico. Dicono che la lettura sia il cibo della mente, ma per gli italiani deve essere altrettanto importante soddisfare il palato. E la lettura non fa altro che ispirarci o, meglio, farci venire quel non so cosa che ci permette di creare in cucina. A chi non è mai venuto un certo languorino di stomaco leggendo i versi di Camilleri mentre descrive a parole il magnifico odore di un piatto di pasta allo scoglio che si confonde con quello della salsedine, provando così non poca invidia nei confronti del commissario Montalbano? Ed è per questo che nasce questa rubrica: per esaltare la tradizione culinaria italiana, tanto vasta e antica quanto le culture che la caratterizzano, tanto variegata quanto le diversità dei territori dai quali trae origine. Spero possiate divertirvi con le ricette che proporremo e gustare, così, ottimi piatti. Buon appetito! Il pollo all'arancia e alla panna è un gustoso secondo piatto, facile e abbastanza veloce da portare in tavola. Molto saporito e di bell'aspetto, ha un gusto agrodolce molto particolare. Ingredienti per 4 persone: 4 sovracosce di pollo 3 arance 200 ml di panna di latte di soia aglio e salvia q.b. Preparazione: Tritare finemente la salvia e qualche spicchio d'aglio. Farli rosolare con il pollo e un po' d'olio in un tegame antiaderente. Spremere 3 arance con lo spremiagrumi e unire il succo filtrato al pollo. Tagliare la buccia delle arance molto finemente, senza comprendere cioè anche il bianco sottostante (si consiglia di tenere l'arancia appoggiata sullo spremiagrumi per questa operazione) e frullare il ricavato. Aggiungere così il trito nel tegame. Far cuocere il pollo e, 10 minuti prima di fine cottura, aggiungere la panna. a Alessio Nucciotti, 4 B Lst 4 Stato e Chiesa: indagine su una tradizione millenaria enza alcun dubbio possiamo affermare che il nostro Paese, nel corso della sua tumultuosa storia, si è mostrato sempre percorso da ideali, tradizioni e moti di natura più o meno politica e religiosa. Se tanti di questi, in realtà, sono scivolati sugli italiani senza lasciar traccia, possiamo dire con altrettanta certezza che molti altri sono sopravvissuti a decine di secoli di storia e di profonde trasformazioni. Per esemplificare un discorso che rimane ancora troppo generale, analizzerò quanto segue: medioevo, ignoranza, potere al clero; rinascimento, illuminismo, trionfo della razionalità, critica al cristianesimo; età S contemporanea, distacco dai valori religiosi tradizionali, aumento generale di atei e agnostici. Una panoramica molto veloce sugli avvenimenti degli ultimi mille anni in Europa vede come unica eccezione l'Italia. Se rimane sostanzialmente verificato il concetto di co-evoluzione tra Chiesa e Stato, deve esistere un secondo aspetto, sicuramente non marginale, che permette di spiegare l'eccezione italiana. Per rendere più semplice la sua individuazione, basta riflettere sul fattore tempo: la Chiesa è una costante del panorama politico e sociale dell'Italia da più di un millennio e mezzo e, di conseguenza, non solo ha subito un radicale processo co-evolutivo, ma è stata anche al centro di un lento, progressivo e inarrestabile processo di infiltrazione in quelle che sono le tradizioni millenarie dello Stato che la ospita. Risulta particolarmente importante, quindi, anche la presenza fisica della Chiesa sul territorio, quasi a voler sottolineare una diretta influenza. L'eccezione italiana deve essere perciò studiata nell'ottica di comportamenti e mentalità influenzate tanto dalla religione quanto dalle consuetudini che questa, nei secoli, ha generato. È evidente, infatti, come l'allontanamento dagli insegnamenti cristiani, l'aumento di divorzi e coppie di fatto metta in crisi le tradizioni cristiane italiane e le forze politiche che, su questi ormai inevitabili temi, devono fondare una politica nuova. Giacomo Pagano, 4aA Lst Troppi segreti sotto le “candide” tonache S concerto e incredulità. Queste sono le due sensazioni prevalenti che hanno accompagnato le dimissioni rassegnate, lunedì 11 febbraio 2013, da Papa Benedetto XVI. Ma c'è qualcosa di anomalo in quello che, da anni, sta succedendo a Roma. Mettendo da parte quello che i media vogliono far credere all'Italia con le innumerevoli lodi da parte di politici, giornalisti e analisti per il gesto carico di umiltà e di responsabilità del pontefice, sono in molti a credere che dietro le dimissioni di Benedetto XVI ci sia ben altro. È possibile che il Papa sia stato costretto a dimettersi? Lo stesso Benedetto XVI ha affermato: “Il volto della Chiesa è deturpato da divisioni ecclesiali”. Non si può più parlare di guida spirituale della Chiesa, perché il “potere” papale è nelle mani di chi si occupa delle strategie politiche internazionali. Ma, come la storia ci insegna, è così da sempre e questo non può che essere un dato di fatto. Si parla di una Chiesa in bilico, che è sempre meno in equilibrio per relazioni con il mondo politico ed economico. Una Chiesa che si è macchiata di peccati sempre più gravi: dallo scandalo della pedofilia al caso Vatileaks e al “Corvo” in Vaticano, dalle dimissioni del presidente della banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi, alla vicenda del San Raffaele. Con quale coraggio continuano a parlare di “dimora di Dio”? La Chiesa si è avvicinata sempre più al mondo laico, assumendone addirittura la parte peggiore. È un sistema malato che riesce addirittura a far dimenticare anche l'esistenza di chiese appartenenti a realtà differenti. È legittimo, dunque, porsi la domanda che segue: ma come fa ad esistere ancora? Grazie al suo potere economico, ovviamente, acquistato per mezzo di banche, scuole, negozi, istituzioni e alleanze politiche. Inoltre, è singolare e sconcertante che, a poche ore dalla comunicazione delle dimissioni di Papa Ratzinger, vi sia stata subito una sorta di toto-Papa con i nomi e le percentuali dei possibili candidati a prendere il comando della barca di San Pietro. Tra le voci più critiche sul pontificato di Benedetto XVI c'è quella di “don” Giovanni Battista Un ritiro annunciato da tempo, di cui si vociferava già dal settembre 2011: il Papa, al compimento del suo 85esimo anno di vita, avrebbe lasciato la guida della Chiesa. Nell'aprile 2012 così non fu ma, qualche mese dopo, un vescovo siciliano in visita in Cina riportò alla luce il problema annunciando che Benedetto XVI entro un anno non sarebbe più stato Papa. La notizia, male interpretata, venne intesa come un attentato già programmato. Anche questa convinzione era sbagliata, ma l'annuncio questa volta era vero. Infatti, l'11 febbraio 2013 il Papa ha annunciato al mondo intero, in latino, che il 28 febbraio avrebbe deposto sulla cattedra di Pietro le chiavi della Chiesa. Joseph Ratzinger non si è sentito più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di portare avanti l'incarico affidatogli. Questo è, senza dubbio, un evento senza precedenti: tre Papi nella storia hanno abdicato, l'ultimo, nel 1294, fu Celestino V. Da allora è passato talmente tanto tempo e sono cambiati talmente tanto gli usi, i costumi e la cultura che possiamo quasi definire questo evento eccezionale. Una domanda nasce spontanea: che fine farà ora l'idea che il Papa è il vicario di Cristo guidato dallo Spirito Santo? Colui che siede sul soglio pontificio non dovrebbe simboleggiare in tutto e per tutto Dio sceso in Terra, anche nella sofferenza, nel dolore e nelle difficoltà, come ha fatto Giovanni Paolo II che, nonostante i vari acciacchi dell'età, il Parkinson e l'attentato subito, è rimasto fino alla fine alla guida della Chiesa? A questa domanda ci vorrà del tempo per rispondere, intanto si può solo avere una propria opinione sulla scelta fatta da Ratzinger. Ma come dobbiamo intendere questa scelta? È forse un'abdicazione, sono dimissioni o cos'altro? Io mi unisco a coloro che credono si tratti di una rinuncia, di un atto di coraggio, non di codardia. Il suo pontificato è stato molto particolare. In otto anni ha dovuto combattere molti scandali sia esterni alla Chiesa che interni, come lo scandalo della pedofilia tra il clero. E Benedetto XVI non è fuggito, non si è rifugiato lontano da occhi indiscreti quando sono stati resi pubblici questi gravi problemi. Lui li ha combattuti tutti e si è ritirato solo in seguito, in un periodo di serenità. Dimettendosi, ha riconosciuto di non avere più la forza per portare avanti il papato. E si è fatto da parte per lasciare spazio a qualcuno che ha più forza di lui. Mi torna in mente il motivo che spinse Celestino V ad abbandonare l'incarico: fu nauseato dalla corruzione, dalle mondanità del clero, dalla ricchezza e dallo sfarzo in cui vivevano i personaggi ecclesiastici più importanti, mentre lui ripudiava tutto ciò, volendo una vita povera. Forse è stato anche questo il motivo per cui Joseph Ratzinger ha lasciato. Alessio Nucciotti, 4aB Lst L'ultima spiaggia Il sacrificio estremo. L'ultima spiaggia. Benedetto XVI annuncia le proprie dimissioni. È una svolta importante, è l'opportunità di ripristinare quella Chiesa profondamente logorata e lacerata. Alla deriva. Quella chiesa frivola, effimera, che ha perduto l'identità. Benedetto XVI, nel suo pontificato, ha tentato di riformare il cattolicesimo avviando un'opera di trasparenza e pulizia, ma senza riuscirci. Ne è uscito sconfitto. I tradimenti, i conflitti e i giochi di potere, all'interno della Curia romana, hanno avuto la meglio. Del resto, quando si è "uno contro tutti" l'esito non può che essere questo. Molto probabilmente, Benedetto XVI verrà ricordato, suo malgrado, come il Papa che rinunciò al pontificato e non come colui che tentò di attuare riforme. Le dimissioni non sono il "gettare la spugna", non sono un atto di viltà. Le dimissioni sono il venire allo scoperto, definitivamente. Sono il denunciare l'eccessiva mondanità che ha appesantito la millenaria istituzione. Ora ciò che occorre è una guida giovane, che sia capace di afferrare le briglie di questa Chiesa allo sbaraglio. Una personalità che possa eliminare il marciume che vi è all'interno. Una personalità che possa riportare tra la gente la Chiesa, quella vera. Martina Farina, 3aA Lsa Habemus Papam Franzoni, teologo “eretico” ed ex sacerdote, dimesso dallo stato clericale in seguito ad alcune prese di posizione, considerate troppo progressiste dalle alte gerarchie ecclesiastiche. “Un pontefice forte con i deboli e gli emarginati e troppo debole verso i comportamenti assai poco cristiani del clero. C'è stato troppo silenzio su questi crimini”. Un atto di denuncia per rifiutare le moderne tentazioni? Non possiamo averne la certezza. Non è possibile venire a conoscenza delle motivazioni che hanno portato il pontefice al “gran rifiuto”, ma ciò che è sicuro è che i motivi di salute per l'età avanzata, che egli ha espresso durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, sono poco credibili. Sara Bufano, 3aA Lsa Non ti perdere lo speciale! Organo di informazione dell’ Enrico Mattei Il gran rifiuto “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. […] Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”. Sono state queste le parole con cui Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni nel giorno dedicato alla Madonna di Lourdes, protettrice dei malati. Parole pronunciate con calma e fermezza, anche se con voce fievole, che hanno creato nell'animo e nel cuore di molti fedeli tristezza, sconforto e smarrimento. Gli stessi cardinali sono rimasti attoniti udendo tali parole, ignari della decisione del Papa. La motivazione di tale gesto sta nella sua salute ormai precaria: le forze non lo sostengono più. È stato, infatti, lo stesso Benedetto XVI ad affermare: “Se un Papa si rende conto che non è più in grado fisicamente, psicologicamente e spiritualmente di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l'obbligo di dimettersi”. Decisione che può essere ritenuta come un fulmine a ciel sereno, una rinuncia ai sacri doveri di un Papa a sostenere i fedeli ma, soprattutto, a portare fino alla fine la croce di Cristo. Oppure un gesto saggio di una persona cosciente e consapevole della sua situazione e dell'impossibilità di portare a termine il suo compito. Dietro c'è, forse, una realtà ben più sconcertante: la crisi di un sistema basato su conflitti, manovre e tradimenti. Vani sono stati i tentativi di porre rimedio e riformare un apparato incrostato di potere. Molte sono state le azioni svolte all'insaputa del Santo Padre, stanco della situazione insostenibile. La Chiesa Romana rischia di perdere il ruolo di punto di riferimento morale a causa degli innumerevoli scandali: l'abuso di potere, le inimicizie, le questioni economiche e, soprattutto, lo scandalo della pedofilia tra i sacerdoti che, in passato, fu volutamente mantenuto segreto. Questi fardelli hanno pesato sull'animo di Benedetto XVI che, non avendo più le forze per contrastarli, ha preso questa grande decisione. È il secondo Papa, dopo Celestino V, ad aver abdicato ufficialmente. Sono molte le coincidenze che fanno pensare che si sia ispirato alla decisione presa da quest'ultimo. Era il 13 dicembre 1294 quando Pietro da Morrone rinunciò al pontificato a causa dell'età avanzata e della conseguente debolezza. Tale abdicazione portò Dante a scrivere, nell'Inferno, la famosa frase: “Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”. L'accusa di viltà è rivolta a Celestino V immeritatamente, poiché Dante fu mosso da motivazioni politiche. La scelta di Benedetto XVI, e quindi anche di Celestino V, è stata molto difficile, ma anche coraggiosa. Non è da tutti ammettere i propri limiti e ritirarsi per lasciare il posto a persone più competenti. È un uomo che ha fatto molto per i suoi fedeli e che, per il suo gesto, cerca solo la Ornella Di Marco, 4aB Lst Un giornale che non ti fa allargare le braccia Tanti successi senza montarci la testa C ari ragazzi, ma credete veramente che noi siam qui a pettinare le bambole? Mentre lo scenario politico italiano si fa sempre più confuso, la crisi economica non accenna a mollare la presa e la storia ci consegna le clamorose dimissioni di un Papa, Buona la prima continua a mietere successi in tutta Italia. Non paghi di aver ottenuto la nomination al premio nazionale “Giornalista per un giorno”, indetto da Alboscuole - Associazione Nazionale di Giornalismo Scolastico, che ha invitato la nostra redazione a ritirare il Diploma di Gran Merito in occasione del Meeting Nazionale di Giornalismo Scolastico, in programma il 2 e il 3 maggio a Chianciano Terme, in questi giorni siamo stati selezionati anche per la premiazione del concorso nazionale “Prima pagina”. Verremo premiati il 23 marzo, a Modena, nell'ambito di Buk - Festival della piccola e media editoria e… scusate se è poco! Mentre attendiamo fiduciosi l'esito di altri due concorsi ai quali siamo stati invitati a partecipare, state però tranquilli che non ci siamo montati la testa. Sappiamo che abbiamo ancora tanto da imparare per crescere e migliorare, non dimenticando mai che obiettivo primario di Buona la prima è far sì che gli studenti, resistendo all'annientamento psichico che la società contemporanea impone in maniera sempre più subdola, sappiano farsi portatori “sani” di idee. Ah, dimenticavo! Lo spazio che spesso su questo giornalino abbiamo dedicato alle immani tragedie della Shoah e delle Foibe ha contribuito, assieme alle tante iniziative che, negli ultimi anni, a scuola abbiamo portato avanti per commemorare il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo, a fare assegnare una borsa di studio ad un'alunna del “Mattei”, chiamata dal Consiglio Regionale d'Abruzzo e dalla Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale a prendere parte ad un viaggio studio nei luoghi della memoria di Trieste (Risiera di San Sabba - Foiba di Basovizza) e Monaco di Baviera (campo di sterminio di Dachau). Ad maiora! prof.ssa Paola Cerella