Il caso Collini,Le pitture rupestri di Al

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Il caso Collini,Le pitture rupestri di Al
Israele i luoghi di Gesù
E’ difficile per chi è andato in Israele dimenticare le
molteplicità che la caratterizzano: molteplicità di culture,
molteplicità
molteplicità
di
di
religioni, molteplicità di risorse,
paesaggi, molteplicità di ricchezze,
molteplicità di povertà, molteplicità di contraddizioni,
molteplicità di tensioni. In un precedente articolo ho fatto
una panoramica di cosa vedere in Israele, qui voglio invece
focalizzare l’attenzione sui luoghi di Gesù.
Betlemme, innanzi tutto. Betlemme si trova a circa 10 km da
Gerusalemme, in Cisgiordania; i Vangeli di Matteo e Luca
raccontano della nascita di Gesù a Betlemme, ma gli storici
ritengono più probabile che la nascita di quel profeta, che le
autorità
della
Galilea
ritenevano
un
pericoloso
rivoluzionario, avvenne a Nazareth, come peraltro citato nei
primi Vangeli di Marco e Giovanni; si pensa che l’indicazione
di Betlemme, da parte dei discepoli Matteo e Luca, come luogo
di nascita di Gesù, fosse un tentativo di adattamento alle
profezie messianiche. Comunque, nella Basilica della Natività
di Betlemme una grande stella d’argento ne indica il luogo,
vero o presunto, di nascita. La Basilica della Natività è
Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Betlemme, Basilica
Natività, interno
della
Nazareth è, allora, il luogo di nascita di Gesù, comunque il
luogo dove Gesù vi abitò durante la sua infanzia e giovinezza.
Secondo i Vangeli, a Nazareth avvenne l’Annunciazione, ossia
l’annuncio a Maria (madre di Gesù) da parte dell’arcangelo
Gabriele della prossima nascita di Gesù; la Basilica
dell’Annunciazione, costruita in epoca moderna, sorge sul
luogo in cui, secondo la tradizione cristiana, avvenne tale
evento. Oggi Nazareth è abitata principalmente da musulmani.
Nazareth,
Basilica
dell’Annunciazione,
la
grotta dell’Annunciazione
Il lago di Tiberiade, chiamato anche Mare di Galilea, si trova
vicino a Nazareth e, secondo i Vangeli, fu il luogo principale
della predicazione di Gesù; essi narrano che Gesù visitò più
volte molte località poste sulle rive del lago,
attraversandolo spesso in barca. Il lago di Tiberiade è il più
grande lago d’acqua dolce d’Israele ed, essendo situato a 213
metri sotto il livello del mare, è anche il lago d’acqua dolce
sotto il livello del mare più grande della Terra. Il Mar Morto
è pure posto sotto il livello del mare ed è più grande del
lago di Tiberiade, ma è un lago d’acqua salata.
Lago di Tiberiade
Gerusalemme è una delle città più affascinanti del mondo; la
città vecchia di Gerusalemme è Patrimonio dell’Umanità Unesco;
vi si trova la concentrazione maggiore di siti storici e
religiosi: il quartiere ebraico, il quartiere cristiano, il
quartiere armeno e il quartiere musulmano convivono gli uni
attaccati agli altri; passeggiando avvertirai con i tuoi sensi
la zona in cui ti troverai, saranno i colori, gli odori, gli
usi e i costumi ad indicartelo. Qui parliamo dei luoghi di
Gesù, quindi vi parlo del quartiere cristiano. Nel quartiere
cristiano, è la Basilica del Santo Sepolcro a farla da
padrona, costruita nel luogo che la tradizione indica essere
quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione
di Gesù. La Basilica del Santo Sepolcro è luogo sacro di sei
confessioni cristiane, tra le quali quella dei cattolici e
quella degli ortodossi greci e armeni. Sotto il pavimento del
Coro dei Canonici sono state rinvenute le fondazioni della
precedente basilica costantiniana, detta Martyrion. La cupola
è coperta da mosaici in stile bizantino.
Gerusalemme, Basilica del
Santo Sepolcro
Gerusalemme,
Basilica del Santo
Sepolcro, Calvario
Gerusalemme, Basilica del
Santo Sepolcro, Altare
della crocifissione
Su un’altura sulle rive del Mar Morto, infine, ma sul versante
in territorio della Giordania, si trova la fortezza di
Macheronte, dove Erode, re di Galilea, imprigionò e fece
decapitare Giovanni Battista, il maestro di Gesù. Dalla
spiaggia di Ein Gedi, sul versante israeliano del Mar Morto,
dopo esservi applicati il fango nero ricco di minerali ed aver
fatto un bagno nelle sue acque molto salate, gettate lo
sguardo sull’altra sponda, noterete l’altura della fortezza di
Macheronte.
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pellegrinaggio nei luoghi di Gesù li trovi su Welcome to
Israel e Viaggiare Sicuri.
Cinzia Malaguti
Il vino nell’Antica Grecia
Il vino fu un protagonista della vita sociale degli
aristocratici nell’Antica Grecia; fu così importante per la
convivialità che venne coniato un apposito termine per
indicare il rito della bevuta in comune, il simposio, e
costruiti appositi contenitori abilmente decorati da artisti,
i crateri.
Nell’Antica Grecia aristocratica, ogni occasione era buona per
organizzare un banchetto, il cui momento culminante era il
simposio, ossia la bevuta in comune.
Il vino non veniva bevuto schietto, ma mescolato con acqua che
ne attenuava il gusto amaro e ne riduceva la forza. Nella
Grecia antica, infatti, l’invecchiamento del vino veniva
effettuato in recipienti di cuoio e creta che gli conferivano
un sapore amaro e ne aumentavano la gradazione alcolica. La
miscela con acqua era, dunque, un’esigenza inalienabile anche
perché i greci ritenevano che bere vino puro conducesse alla
follia.
Scena di un simposio:
musica ed intrattenimento;
dalla Tomba del tuffatore,
Museo
Archeologico
Nazionale di Paestum
Prima dell’inizio di un simposio, veniva designato,
generalmente per sorteggio, colui che avrebbe deciso il tipo
di miscela di vino e acqua da preparare e quante coppe era
consentito bere per ciascun invitato. Generalmente, la miscela
era di due parti di vino e cinque di acqua, oppure una parte
di vino e tre di acqua; per quanto riguarda il numero delle
coppe, si riteneva che tre fosse la quantità giusta per i
bevitori assennati.
I banchetti ed i relativi simposi erano riservati agli uomini
e proibiti alle donne libere; le donne erano presenti, ma solo
in veste di ballerine, suonatrici di flauto o cortigiane
(etera).
Vorrei farvi notare, infine, la bellezza decorativa dei
crateri, i grandi vasi nei quali il vino veniva miscelato con
acqua; gli artisti greci ne hanno prodotti di ogni tipo,
foggia e colore, fino a farli diventare espressione della
maestria artistica dell’epoca. Al Museo Archeologico Nazionale
di Cerveteri è esposto il Cratere di Eufronio, uno dei più
belli; alto 45 cm e con un diametro di 55, è a forma di calice
e vi sono rappresentate scene tratte dall‘Iliade.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
Storica NG nr. 89
R. Flacelière, La vita quotidiana in Grecia nel secolo di
Pericle, Milano, Rizzoli, 1997
Platone, Simposio, Torino, Einaudi, 2009
Ferdinand von Schirach: Il
caso Collini
Mi piace lo stile
avvocato penalista
asciutto ma denso di
raccontando verità
ancora chiuso tutti
narrativo di Ferdinand von Schirach,
e scrittore: lineare ma sorprendente,
umanità. Il caso Collini non mi ha delusa
giuridiche di una Germania che non ha
i conti con il proprio passato nazista.
Il caso Collini è un legal thriller, pertanto il nome
dell’assassino lo si conosce da subito: Fabrizio Collini,
italiano emigrato da molti anni in Germania, uccide con
quattro colpi di pistola Hans Meyer, ricco industriale
ottantenne. Un giovane avvocato, Caspar Leinen, viene nominato
difensore d’ufficio di un omicida reo confesso. Sembra una
causa persa in partenza, ma la caparbietà del giovane avvocato
lo porterà a scoprire le segrete motivazioni che hanno spinto
Collini a compiere quel gesto, tanti anni dopo i fatti che
verranno alla luce.
Il romanzo punta al cuore della legislazione
tedesca del dopoguerra e al regime di prescrizione dei crimini
nazisti. Tutti i crimini dell’epoca del Terzo Reich furono
prescritti dal 1960, ad esclusione dei casi di omicidio
volontario aggravato che riguardavano solo i massimi vertici
nazisti. Nel 1968 il codice penale tedesco fu modificato
depenalizzando anche i casi di omicidio volontario aggravato,
riducendoli ad omicidio semplice; ciò ha significato che di
colpo anche i reati dei vertici nazisti venivano prescritti.
Tale modifica fu voluta da Eduard Dreher, già procuratore del
Terzo Reich in Austria, che negli anni Cinquanta salì ai
vertici della giustizia federale fino a diventare dirigente
generale della giustizia penale; la legge del 1968, che porta
il suo nome, non fu altro che un’amnistia per quasi tutti i
nazisti responsabili di crimini orrendi durante quel triste
periodo storico.
Il caso Collini di Ferdinand von Schirach fa emergere il
dolore della società tedesca attuale, alle prese con una
ferita mai rimarginata e con un passato con il quale non ha
ancora chiuso tutti i conti.
Cinzia Malaguti
Leggi anche la recensione di Un colpo di vento di Ferdinand
von Schirach
Le
pitture
Altamira
rupestri
di
Il Nord della Spagna è molto importante per l’arte
paleolitica, l’arte dei primi esseri della nostra specie, Homo
Sapiens. Le pitture rupestri di Altamira rappresentano una
delle opere d’arte più importanti della nostra Preistoria.
Durante la Preistoria, i nostri lontani antenati vivevano in
grotte ed alcune hanno lasciato testimonianze artistiche, come
la grotta di Altamira.
La grotta di Altamira è lunga 270 metri e si trova vicino alla
piccola località di Santillana del Mar, sulla cima di una
collina alta 156 metri; è una galleria con varie appendici
dove, da 35 a 20.000 anni fa, le genti del Paleolitico
disegnarono e dipinsero animali e segni.
Le figure venivano create disegnandone la forma con il carbone
per poi riempirla con il colore fatto di ocra e acqua. La
particolarità di queste pitture è la loro integrazione con la
roccia; nel disegno di una cerva, ad esempio, un rigonfiamento
naturale del soffitto è stato fatto coincidere con il suo
ventre, come se fosse incinta.
Grotta di Altamira
Le pitture rupestri di Altamira rappresentano bisonti, cervi,
cavalli, nelle loro forme ed atteggiamenti naturali, ma anche
maschere, ovali e reticolati di un valore simbolico a noi
sconosciuto.
Le pitture rupestri di Altamira sono Patrimonio dell’Umanità
Unesco, ma ciò che oggi si può visitare è una copia della
grotta, la Neogrotta, ricostruita e dipinta fedelmente, oltre
ad un museo. Negli anni Sessanta e Settanta, le pitture
vennero danneggiate dall’eccesso di anidride carbonica
prodotta dal fiato dei numerosissimi visitatori, al punto da
costringere ad una sostanziale chiusura. La Neogrotta,
tuttavia, è stata realizzata sul modello esatto
dell’originaria, con le splendide forme e i vivaci colori
degli animali dipinti. Nelle adiacenti sale del museo si
possono scoprire le tappe della scoperta della grotta e degli
studi che l’hanno seguita.
Le pitture rupestri di Altamira sono un esempio della nostra
prima forma d’arte.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
A. Beltran (a cura di), La grotta di Altamira, Milano, Jaca
Book, 1998
Storica NG nr. 89
La Fabbrica
Milano
del
Duomo
di
Il Duomo di Milano è un capolavoro dell’arte gotica
fiammeggiante e terza Cattedrale più grande nel mondo, dopo la
Basilica di San Pietro a Roma e la Cattedrale di Siviglia; tra
le sue particolarità c’è anche il materiale con il quale è
stato costruito, il marmo di Candoglia, unico per bellezza, ma
vulnerabile al lavoro della pioggia e del vento. La Fabbrica
del Duomo di Milano lavora incessantemente per rilevare il
marmo in via di deterioramento e sostituirlo con pezzi nuovi
identici.
Il marmo di Candoglia, in val d’Ossola, fu scelto dal primo
duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, quando, nel 1386,
decise di costruire una grande Cattedrale che celebrasse la
propria grandezza e quella di Milano. Allo scopo Gian Galeazzo
Visconti creò la Veneranda Fabbrica del Duomo, che ancora oggi
si occupa della manutenzione e della sopravvivenza di questa
grande opera d’arte architettonica. Gian Galeazzo Visconti
scelse il marmo di Candoglia per la bellezza dei suoi riflessi
ocra e rosa, ma non poteva sapere che quel marmo era
permeabile alle insidie del tempo e che, pertanto, avrebbe
richiesto interventi di rilevamento danni e sostituzioni
continue di parti per permetterne la sopravvivenza.
Pezzi di marmo di Candoglia
in lavorazione
135 guglie, 3400 statue, di cui 2300 esterne, 200 altorilievi,
una facciata alta più di 56 metri, cinque navate che
raggiungono un’altezza massima di 45 metri, 52 colonne interne
alte più di 24 metri con un diametro di 3,40 metri: sono i
numeri del Duomo di Milano, un’opera d’arte affidata
continuamente alla cura di fresatori-rifilatori, marmisti
quadratori,
abili
artigiani,
ornatisti,
scultori,
restauratori, apprendisti, manovali, ma anche esperti
alpinisti. Sono anche esperti alpinisti coloro che si calano
con una fune dalle guglie per controllare la qualità del marmo
con un martello: se il rumore della pietra è acuto e forte,
vuol dire che tutto va bene, ma se è grave e sordo significa
che il processo di deterioramento è avanzato ed il pezzo va
cambiato. Questo processo di sostituzione graduale, ma
incessante, riguarda tutto il Duomo di Milano, statue antiche
e preziose comprese. Le statue e le altre parti di pregio
sostituite, non vengono buttate, bensì finiscono nel magazzino
“cimitero” delle statue danneggiate.
Il Duomo di Milano
Ogni settimana il Duomo di Milano viene visitato da circa
100.000 turisti, spesso ignari della vitalità di questa
meravigliosa opera gotica, un cantiere continuo, che lavora da
più di 600 anni per preservarla e renderla fruibile al mondo e
alle varie generazioni.
Cinzia Malaguti
Fonte:
National Geographic, luglio 2016
Leggi anche: Milano da vedere in un giorno
Positività e negatività
Positività non significa vedere tutto rosa, bensì imparare a
vedere le opportunità insite in ogni aspetto della nostra
vita. Per stare meglio sul piano psicofisico dobbiamo
combattere la negatività ed imparare a sfruttare quella grande
forza interna che ci stimola a reagire, che auto-guarisce e
che ognuno di noi possiede. Spesso disattiviamo le nostre
capacità reattive avvolti nella spirale dei pensieri molesti,
ma la buona notizia è che ci si può allenare al pensiero
positivo.
Innanzi tutto dobbiamo sapere che possiamo scegliere i
pensieri e le immagini mentali su cui prestare attenzione;
anche voi avrete provato l’esperienza della volatilità di un
pensiero negativo che si allenta fino a scomparire quando
viene interrotto da un pensiero positivo. L’ambiente interno
non è il riflesso dell’ambiente esterno, certo ne può essere
influenzato, ma persone che hanno vissuto in un ambiente
esterno compromesso sono riuscite a non esserne contaminate e
sappiamo che il potere della mente è in grado di produrre
auto-guarigioni, come dimostra l’effetto placebo. Insomma,
ognuno è responsabile della qualità della propria vita, così
come dei propri pensieri.
Per combattere la negatività occorre cambiare comportamenti,
atteggiamenti, abitudini; occorre allenare il cervello alla
positività per renderlo più efficace, così come alleniamo il
fisico per renderlo più in forma. Occorrono esercizio,
pratica, strategie.
Consiglio tre esercizi per combattere la negatività:
I pensieri molesti, quelli che si gonfiano nella nostra
testa avvolgendola a spirale, sorgono quando l’emotività
prende il sopravvento, togliendoci lucidità di pensiero;
significa che l’area limbica del cervello (cervello
emotivo) sta prendendo il sopravvento sul lobo frontale
(cervello razionale), allora che fare? Occorre
riattivare la funzionalità del lobo frontale, come?
Facendo a mente operazioni matematiche! In questo modo
la parte razionale riprende in mano il volante, la guida
del nostro cervello.
I
pensieri
molesti
sono
solo
scariche
sinaptiche
generate casualmente dal vortice caotico di stimoli
interni ed esterni.
Esercitati a passare dal “devo” al “posso“; “devo fare
la cosa xy” si porta dietro un’immagine negativa, mentre
“posso fare la cosa xy” esprime una liberazione.
Ricordati che puoi scegliere i
pensieri e le immagini mentali su cui prestare la tua
attenzione. Guardare la vita con positività è il primo passo
per migliorarla.
Cinzia Malaguti
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