Foglio n. 361 - Parrocchia Sant`Angela Merici

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Foglio n. 361 - Parrocchia Sant`Angela Merici
“
maggio 2007
iamo sei miliardi e mezzo sulla Terra, ma fino
ai primi dell’Ottocento eravamo meno di un
miliardo e intorno ai 150 milioni (milione più
milione meno) duemila anni fa. Ora, come sappiamo bene, ognuno di noi ha due genitorifica
che dieci generazioni fa, circa 250 anni fa, ognuno di noi
aveva un migliaio di antenati (1.024 per la precisione),
ognuno dei quali aveva a sua volta, un migliaio di antenati 250 anni prima. Allora facciamo un po’ di conti.
Ciascuno di noi discende da un milione di antenati vissuti al tempo dei viaggi di Colombo, da un milione di milioni di antenato nell’anno 1000, e parecchi miliardi di miliardi all’epoca di Cristo. Com’è possibile?
La risposta è che non è possibile, e cioè che questi sono
antenati ‘virtuali’ e non persone diverse. I matrimoni tra
consanguinei restringono il numero di antenati; quando due cugini si sposano, i loro figli avranno 6 e non 8,
bisnonni.
Perché la nostra genealogia possa stare dentro ai limiti
della popolazione umana, siamo costretti ad ammettere
che moltissimi dei matrimoni, da cui attraverso i millenni
deriviamo, siano matrimoni fra consanguinei, che magari non lo sapevano, ma che comunque discendevano da
antenati comuni.
Ma il fatto che ciascuno di noi abbia un numero spropositato di antenati teorici, anche solo mille anni fa, vuol dire soprattutto che molti dei miei antenati erano anche gli
antenati di chiunque leggerà questo libro”.
Ho trovato curioso questo approccio del biologo Guido Barbujani (L’invenzione delle razze. Le basi biologiche delle differenze tra gli uomini, Milano,
2007), che assume anche il carattere della provocazione in un momento in cui,
soprattutto nell’ultimo decennio, sta prevalendo la tendenza a inventare sempre nuovi confini, spesso arbitrari e sempre discutibili, intorno a nuove identità che ne risultano cementate, e dunque più facili da contrapporre ad altre.
La storia ripropone una vicenda antica. Ricordate cosa è successo a Babele?
Gli uomini avevano deciso di raggiungere il cielo costruendo una torre altissima.
Dio vide che cocevano mattoni in quantità sempre più grande per poter toccare con la cima della torre i piedi del cielo.
Il Signore vide che la torre diventava sempre più alta e la distanza degli uomini dal cielo diminuiva sempre di più mentre aumentava la distanza tra loro.
Infatti via via che la torre si ergeva era necessario sempre più tempo perché
ciascuno potesse portare il suo mattone fino in cima: dapprima ci voleva un
giorno, ma poi una settimana per salire e una settimana per scendere e mentre la torre si ergeva… era ormai necessario un mese per salire e un mese per
scendere, e poi quasi un anno… tanto che al loro ritorno dalla cima le mogli
non conoscevano più i mariti, il fratello la sorella, il padre il figlio: si lavorava
per farsi un nome, ma intanto si perdeva il contatto con i volti!
Per di più mentre la torre si ergeva vertiginosamente diventava più impegnativo e rischioso portare il proprio mattone fino alla cima: se per la stanchezza
o per un incidente il mattone sfuggiva alla presa e precipitava a valle, ecco che
quell’uomo era disonorato: i mattoni erano ormai diventati più importanti delle persone e le persone ogni giorno di più erano trattate come semplici mattoni: tutti uguali da giustapporre semplicemente.
Quando il Signore vide che gli uomini stavano perdendo la loro dignità e smarrendo la loro fraternità per farsi un nome che faceva dimenticare i nomi di ciascuno, diede un urlo potentissimo e la torre crollò, perché gli uomini creati
dalla terra potessero incontrarsi e amarsi sulla faccia della terra.
Quando noi cristiani in prossimità della Pentecoste preghiamo lo Spirito santo, siamo consapevoli di chiedere al Signore di renderci strumenti docili nelle mani del suo Spirito, il grande tessitore di unità nella famiglia umana?
Invochiamo il dono dello Spirito perché i confini, quando non possiamo abolirli, possiamo almeno cercare di renderli il più possibile permeabili: è in questo senso che la nostra comunità inaugura quest’anno per la prima volta ‘la
festa dei popoli’.
Marocchini, albanesi, filippini, cingalesi, peruviani, ecuadoregni… sono alcuni
dei popoli presenti sul territorio della parrocchia e con i quali stiamo preparando insieme un’occasione aperta a tutta la comunità per stare insieme, per conoscere, per vincere le paure, per stabilire rapporti umani, per alimentare sti-
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ma… e superare i pregiudizi.
Di fronte ai consueti fatti di cronaca, così come ci viene raccontata per lo più
violenta e nera, il nostro inconscio, un po’ razzista e sempre pronto a semplificare i problemi perché così è più facile trovare soluzioni, continua a farci pensare: la colpa è dell’immigrato! Ma solo se evitiamo di semplificare i problemi con la formula “noi” e “loro” e dedichiamo tempo e passione a incrociare
i volti che parlano di culture, tradizioni, mondi che hanno una grande storia e
una grande dignità, allora la nostra preghiera avrà diritto di essere ascoltata.
Credo che le stesse paure dei discepoli chiusi nel Cenacolo appartengano alla Chiesa di oggi: sono le nostre paure; anche noi abbiamo la tentazione di
chiudere le porte, di barricarci nelle nostre certezze per paura del diverso, dell’altro.
Succede così come ai discepoli: allora non comprendiamo più la realtà, vediamo solo un futuro dalle tinte fosche e dagli orizzonti d’inferno. Rischiamo
di diventare una chiesa che non sa più amare, non sa più vedere il volto delle
persone, ma solo nemici da cui difendersi… e Dio che nonostante tutto continua a mandare avanti il suo regno.
È lo Spirito che ci permette di superare le paure, di fidarci di più di Lui che delle nostre capacità.
È lo Spirito che ci permette di intravedere Cristo che dorme nel segreto delle
religioni (G. Khodr), ma direi anche nel segreto degli umanesimi e degli ateismi provvidenzialmente disgustati dalle caricature di Dio.
Sì perché su questo dobbiamo essere veri: quante volte offriamo al mondo
non l’annuncio vero e vivificante del Vangelo, ma una caricatura di Dio?
Dobbiamo altresì riconoscere che oggi ci fa ancora più male partecipare al corpo diviso della chiesa di Cristo: in un momento storico nel quale la testimonianza di una profezia dell’unità dovrebbe venire proprio da coloro che dicono
di vivere il Vangelo?
Questa amara constatazione è un motivo in più per invocare il dono dello Spirito, quello Spirito che ha suscitato il movimento ecumenico, quello che spirito che O. Clément definisce il grande rammendatore del quotidiano, proviamo ad immaginarlo chinato e tutto intento, come quelle vecchissime donne dal viso di argilla screpolata, pazientemente a tessere e a rammendare cose di poco conto, sempre senza stancarsi mai, senza mai perdersi dietro agli
strappi…
Vieni Spirito santo, liberaci dalle nostre paure, dalle nostre chiusure, dalle nostre rigidità, vieni, tu che prepari e anticipi nell’Eucaristia e negli uomini eucaristici il ritorno di tutte le cose in Cristo.
p.Giuseppe
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Parrocchia
S. Angela Merici
GIOCHI
CANTI
DANZE
SPORT
MUSICA
Un’occasione per vivere l’interculturalità
e trascorrere una giornata di festa
HAPPY HOUR ETNICO
DOMENICA 27 MAGGIO
a partire dalle 15.00
FESTA DEI POPOLI
Da qualche settimana fra le stanze della nostra comunità, si sta preparando
qualcosa di nuovo, un grande evento: la Festa dei Popoli.
Già il nome suggerisce chi saranno i protagonisti di questa giornata. Domenica 27 Maggio il piazzale della chiesa si colorerà dei volti di sei etnie diverse:
Albanesi, Egiziani, Cingalesi, Filippini, Marocchini e Peruviani…
L’obiettivo di questa giornata sarà quello di promuovere l’apertura all’ascolto e al confronto con culture lontane dalla nostra eppure così vicine a noi. Sì
perché troppo spesso la frenesia, che è l’olio del motore delle nostre giornate, ci fa dimenticare della gente, delle Genti: di tutti coloro che con noi dividono le strade, i giardini e i quartieri.
In un periodo come questo, in cui si predica così appassionatamente l’integrazione e la tolleranza, è mortificante doversi confrontare con dati ufficiali
che impietosamente mettono a nudo il pensiero del 43% degli Italiani che vedono negli immigrati una minaccia alla nostra sicurezza e alla nostra cultura.
Ecco che allora questa festa si riveste di un significato ancora più importante:
vuole essere un segnale vero e forte di apertura, di incontro e di condivisione.
Proprio su questo si articolerà la giornata: dopo un primo momento di in-
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troduzione alla festa, la parola passerà ai rappresentanti dei vari gruppi che
a turno presenteranno la propria comunità. Seguirà poi un momento di svago in cui lo sport farà da protagonista con un torneo di calcio per i ragazzi (di
ogni età) mentre i più piccoli si potranno divertire con attività preparate per
loro. Si arriverà così al momento più succulento della giornata: l’Happy Hour
delle Genti.
Un’ampia scelta di assaggi di specialità culinarie preparate da ogni comunità
ci farà degustare sapori nuovi e lontani mentre ogni rappresentante spiegherà l’origine e la storia della pietanza.
Dopo di che ci si potrà rilassare ammirando esibizioni di vario genere preparate per l’occasione e, a conclusione della festa, verrà distribuito un libretto
d’informazione a ricordo della giornata.
La presenza dei giovani sarà importante per dare vivacità alla giornata, sarebbe bello che qualsiasi persona o gruppo che si volesse cimentare in rappresentazioni artistiche (ballo, canto, piccoli pezzi teatrali, declamazione di
poesie ecc..) si facesse avanti.
In questi casi è scontato invitare a partecipare numerosi, ma questa volta la
presenza di ciascuno di noi sarà doppiamente importante perché darà voce
alla nostra comunità e sarà un modo per valorizzare quella che è ormai diventata una risorsa di cui la nostra società non può più fare a meno.
È importante sentirci tutti coinvolti affinché questo grande progetto costruito
sull’ iniziativa e l’entusiasmo di molti, richiami piccoli, giovani e adulti di ogni
etnia e possa essere la prima edizione di una lunga serie.
Josef Acquati Lozej
Davanti alla fine della vita
Riflessioni sul ‘testamento biologico’
Venuto meno il clamore della vicenda Welby, il contributo che segue propone una pacata considerazione del complesso di problemi legato al morire nell’odierno contesto di forte medicalizzazione. Ne è autore il gesuita Carlo Casalone, vice direttore di “Aggiornamenti sociali”. La riflessione è centrata sul
tema del ‘testamento biologico‘ , considerato come punto prospettico per valutare le principali questioni relative alla ‘fine della vita’.
Il tema della fine della vita – e delle
decisioni che occorre assumere a
suo riguardo – continua a essere un
punto sensibile e controverso, che
periodicamente riemerge con intensità e vivacità nel dibattito pubblico.
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È in particolare l’urgenza giuridica
che alimenta la discussione in questo periodo, poiché nel nostro Paese
si sta elaborando una normativa a
proposito del cosiddetto ‘testamento biologico’. Del resto è esigenza di
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S. Angela Merici
tutti i Paesi occidentali, in cui la morte è altamente medicalizzata, quella
di precisare in che modo i pazienti
possono esprimere validamente le
proprie preferenze sulle opzioni che
si presentano alla fine della vita: le
cure da attivare o tralasciare;il tipo
di trattamento palliativo e analgesico; la disponibilità a donare gli organo e a concedere il cadavere a
scopi di ricerca o di didattica; le disposizioni per l’assistenza religiosa,
la sepolture, la cremazione e così
via. Le proposte normative sulle dichiarazioni anticipate di trattamento
– come noi preferiamo chiamarle,
come del resto fa il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), per motivi che si chiariranno in seguito – cercano di dare soluzione a problemi
determinati da fattori che riguardano sia un nuovo equilibrio nella relazione tra medico e ‘paziente’ sia i
progressi della medicina. Metteremo qui a fuoco alcuni criteri di valutazione della problematica, evidenziando i nodi principali, che possiamo ridurre a tre: la genesi del consenso informato, frutto sia di sviluppi interni alla medicina sia di tendenze di fondo della cultura contemporanea; la non scontata distinzione tra accanimento terapeutico
ed eutanasia, pratiche certo differenti, ma non facilmente districabili,
soprattutto in condizioni di confine
come lo stato vegetativo; il ruolo positivo che le dichiarazioni anticipate
di trattamento possono svolgere,
pur con i loro limiti, nel quadro di
contenuti e caratteristiche ben definiti.
CONSENSO INFORMATO E AUTONOMIA
Il primo segnale di superamento di
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un assetto ’paternalistico’ della relazione medico-paziente ufficialmente
riconoscibile si ebbe con il processo
di Norimberga (1946). L’omonimo
codice, elaborato in seguito agli orribili esperimenti compiuti su esseri
umani da medici nazisti, sancì, con
riferimento alla sperimentazione,
che “il consenso volontario del soggetto umano è assolutamente essenziale” (art. 1).
Si annuncia qui il principio del rispetto dell’autonomia, ampiamente
affermatosi nel dibattito bioetico,
anche se impiegherà diversi decenni per filtrare nella pratica medica ordinaria sotto forma di consenso informato all’atto medico.
Autonomia e relazione
Il principio del rispetto dell’autonomia indica la competenza del soggetto a determinare liberamente il
proprio agire in accordo con il proprio progetto di vita, comprese le decisioni che riguardano il mantenimento o il recupero della salute. La
nozione di autonomia risulta dalla
convergenza di diverse matrici filosofiche e per questo è spesso terreno di malintesi. Ne esistono infatti
due fondamentali interpretazioni,
che è bene, pur grossolanamente,
delineare. La prima si richiama soprattutto alla tradizione anglosassone, in cui la libera disposizione di sé
e l’autodeterminazione svolgono un
ruolo di protezione dell’individuo
contro le invasioni del potere in tutte le sue manifestazioni: religioso
politico, medico.
Nei confronti di queste istanze, sempre a rischio di perpetrare abusi, si
tratta di difendersi affermando, enfatizzando e al limite assolutizzan6
do, l’indipendenza del soggetto.
Questa visione ammette poca considerazione alla dimensione relazionale, riducendola ad aggiunta successiva alla costituzione del soggetto, come se questo potesse essere
gia dato a monte, prima di ogni relazione e mediazione pratica. Ma ciò
non corrisponde all’esperienza che
ciascuno fa del proprio essere al
mondo. Se infatti consideriamo
quanto effettivamente avviene nella
nostra vita, ricevuta da altri e non
frutto di una decisione autonoma,
emerge l’originaria passività che la
contraddistingue e che trova il suo
radicamento nella corporeità.
Se ci interroghiamo su questo dato
originario e ne teniamo conto nella
riflessione sulla libertà, emerge una
prospettiva, diversa dalla precedente, secondo cui noi siamo già da subito in un contesto di relazioni che ci
collega agli altri: la nostra identità
personale è costitutivamente relazionale.
La nostra vita pertanto riducibile solamente a oggetto di una decisione
individuale e autoreferenziale, poiché ne siamo responsabili anche nei
confronti degli altri. Il principio di autonomia è irrinunciabile, ma non assoluto. La libertà umana si trova
sempre situata e condizionata: non
si è messa al mondo da se sola, ma
trova negli altri esseri umani il suo
momento instauratore, il suo punto
di inizio e di compimento. I legami
di cui siamo fin da subito inseriti ci
consentono di esistere. Anche se talvolta sono percepiti come ostacolo o
impedimento, quando contrastano
la spontanea espansione dell’io, la
loro valenza è originariamente e intrinsecamente positiva: in loro as7
senza la libertà non potrebbe attuarsi ne , addirittura, esserci per esercitarsi correttamente, essa deve assumere le condizioni che le hanno consentito di emergere e di operare: in
quanto preceduta da altri è responsabile di fronte ad essi e chiamata a
divenire capace di convivenza e collaborazione. Non si vuole quindi tornare a un potere medico esercitato
sotto forma di paternalismo per
comprimere lo spazio di autodeterminazione dei soggetti, come è stato rimproverato ai “ cattolici “ . Il tentativo è piuttosto di ricercare una più
convincente interpretazione dell’autonomia – a partire della lettura del
manifestarsi esperienziale della libertà stessa – e di una sua conseguente declinazione nello specifico
contesto che stiamo esaminando.
Aspetti giuridici e deontologici
Questa connotazione relazionale nel
principio di autodeterminazione
sembra trovare spazio nell’ordinamento giuridico italiano. Secondo il
dettato costituzionale (cfr. art.13 e 32
della Costituzione),si riconosce al
paziente ampia libertà decisionale di
accettare o di rifiutare un trattamento sanitario. Ma il diritto di scelta del
soggetto può venir limitato, da una
parte, dal”super principio del rispetto della persona umana” che, pur
soggetto a letture non univoche,
non è riducibile al solo rispetto della
volontà della persona, dall’altra, da
situazione eccezionali esplicitamente previste dalla legge, motivate dall’esigenza di proteggere la salute
collettiva (come la lotta della diffusione di malattie infettive, le vaccinazioni obbligatorie, ecc.) . Il diritto
del singolo di disporre della propria
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salute e del proprio corpo è quindi
messo in correlazione e bilanciato rispetto a interessi collettivi. Nella
stessa linea si pone il Codice di
deontologia medica, che riconosce
nel consenso informato, oltre che
nella finalità terapeutica, la legittimazione dell’atto medico. Il medico
è tenuto a prendere in considerazione anche le preferenze anteriormente espresse dal paziente in merito alle cure da impiegare in caso di perdita della coscienza. Il Codice è in assonanza con la Convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina,
secondo cui “i desideri (wishes, souhaits) precedentemente espressi a
proposito di un intervento medico
da parte di un paziente che , al momento dell’intervento non è in grado
di esprimere la sua volontà saranno
tenuti in considerazione” (art.9).
A questo punto risulta chiaro come
si sia affermata l’esigenza di garantire il diritto costituzionalmente riconosciuto, di decidere a quali cure intendano (o non intendano) sottoporsi anche pazienti che non sono
più in grado di manifestare la propria volontà. Si tratta di colmare il
divario tra che è in grado di esprimersi e che non può più farlo.
Le dichiarazioni anticipate potrebbero costituire uno strumento per rendere nota la propria volontà prima
dell’insorgere dell’impossibilità di
comunicare. Ma una tale affermazione, se per un verso è indiscutibilmente vera, per altro verso lascia
nell’ombra alcuni aspetti determinanti della vicenda. In particolare si
pone il problema di distinguere tra
eutanasia e accanimento terapeutico.
Un breve approfondimento delle si-
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tuazioni a cui i termini si riferiscono
ci aiuterà a comprendere.
DISTINGUERE ACCANIMENTO TERAPEUTICO
ED EUTANASIA
L’accanimento terapeutico viene definito come prolungamento della vita fisica non rispettoso della dignità
della persona o, più precisamente,
come “ostinata rincorsa verso risultati parziali a scapito del benessere
complessivo del malato “. Questo
accade quando vengono impiegati
mezzi terapeutici sproporzionati, secondo una terminologia che deriva
dalla tradizione dell’etica teologica.
Il criterio di proporzionalità delle cure consiste in una comparazione che
mette a confronto “il tipo di terapia,
il grado di difficoltà e di rischio che
comporta, le spese necessarie e le
possibilità di applicazione, con il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto delle condizioni dell’ammalato e delle sue forze fisiche e morali”. Poco più sotto nello stesso documento si menziona anche la eccessiva onerosità per la famiglia o
per la collettività.
Quindi alcune caratteristiche che
ineriscono ai mezzi terapeutici vengono esaminate in relazione ai benefici attesi e alla loro corrispondenza con il mondo di valori e la visione
di vita buona del malato. Non è pertanto possibile fare a meno della interpretazione e del giudizio del malato ne la valutazione di proporzionalità né può essere sufficiente una
lettura svolta solo dall’esterno.
Come ha recentemente detto il
card.Martini: ”Non ci si può richiamare a una regola generale quasi
matematica, da cui dedurre il comportamento adeguato, ma occorre
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un attento discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostante e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può essere
trascurata la volontà del malato, in
quanto a lui compete- anche dal
punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite, - di valutare se le
cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate”.
Una difficile distinzione
Nessuno è moralmente tenuto all’uso di tutte le tecnologie disponibili
“che procurerebbero soltanto un
prolungamento precario e penoso
della vita“. Tale diritto di rifiutare terapie sproporzionate è oggi ampiamente riconosciuto.
Pertanto non tutti gli atti medici a cui
consegue un accorciamento della vita ricadono nella definizione di eutanasia: ne la somministrazione di
analgesici a dosi adeguate per il controllo del dolorane la sospensione di
cure sproporzionate, anche se in
passato – con esiti gravemente confusivi che tutt’ora perdurano – si definiva la prima eutanasia in diretta e
la seconda eutanasia passiva. Infatti
ne l’una ne l’altra sono a rigore eutanasia : in entrambe manca quell’elemento fondamentale che è l’intenzione di uccidere.
Se invece una tale intenzione è presente, risulta secondario se l’obiettivo inteso si realizzi tramite un azione
o tramite un omissione, tenuto conto che entrambe discendono dalla
decisione – di intervenire o di astenersi – posta dal soggetto.
L’eutanasia così precisata, senza ag-
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gettivi di sorta, è sempre illecita.
Ancora si potrebbe obiettare che la
distinzione è molto sottile. In realtà
si stanno attribuendo significati diversi a gesti che hanno lo stesso esito, cioè l’accorciamento della vita.
Occorre allora ricordare che uccidere non equivale a lasciar morire, poiché non possono essere considerati
moralmente equivalenti due ordini
di causalità, uno che fa capo all’agire umano e l’altro che dipende dal
naturale decorso della malattia.
La distinzione è discriminante, poiché la sospensione delle cure non
provoca la morte, ma smette piuttosto di combatterne le cause. Il che
non significa che l’omissione delle
terapie non possa configurarsi talvolta come eutanasia.
Ma questo si da , come detto più sopra, qualora si sospendessero mezzi proporzionati con l’intenzione di
uccidere.
Quindi, il tentativo di tener separata
la problematica delle dichiarazioni
anticipate di trattamento da quella
dell’eutanasia è da una parte saggio,
per le implicazioni di carattere etico
e per la riconosciuta incompatibilità
con il nostro sistema giuridico e la
deontologia medica, e dall’altra non
scontato, per la contiguità delle situazioni in esame.
Infatti potrebbe darsi il caso in cui,
in funzione del “giusto desiderio“
del malato,un identico trattamento
potrebbe essere accanimento terapeutico per una persona, ma non
per un’altra o per la stessa persona
in circostanze cliniche differenti.
Carlo Casalone (1° parte)
Parrocchia
S. Angela Merici
ECUMENISMO E DIALOGO
Verso Sibiu (VII)
In preparazione alla 3^ Assemblea Ecumenica Europea che si terrà a Sibiu (Romania) dal 4 al 9 settembre 2007, continuiamo la nostra riflessione sulla base
della Carta Ecumenica di Strasburgo. Riportiamo integralmente il testo del capitolo 11.
11 - Curare le relazioni con l’Islam.
Da secoli musulmani vivono in Europa. In alcuni paesi essi
rappresentano forti minoranze. Per questo motivo ci sono
stati e ci sono molti contatti positivi e buoni rapporti di vicinato tra musulmani e cristiani, ma anche, da entrambe le parti, grossolane riserve e pregiudizi, che risalgono a dolorose
esperienze vissute nel corso della storia e nel recente passato.
Vogliamo intensificare a tutti i livelli l’incontro tra cristiani e
musulmani ed il dialogo cristiano-islamico. Raccomandiamo in particolare di riflettere insieme sul tema della fede nel
Dio unico e di chiarire la comprensione dei diritti umani.
Ci impegniamo
• ad incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima;
• ad operare insieme ai musulmani su temi di comune interesse.
La carta ecumenica è stata sottoscritta dalle chiese europee il 22 aprile 2001,
dunque prima di quell’11 settembre che ha così profondamente segnato la
storia del mondo e generato una diffusa ostilità nei confronti della fede musulmana, quasi che Islam e terrorismo siano la stessa cosa. Oggi, a 6 anni di
distanza, la reciproca conoscenza tra cristiani e musulmani è ancora più urgente. Ed è importante notare che la carta ecumenica non si limita a invitare
a un dialogo cristiano-islamico ad “alto livello”, quasi che il problema sia di
specialisti delle due religioni. Ma esorta anche all’incontro con i musulmani
così come sono oggi e a operare con loro su temi che non debbono essere
necessariamente “teologici”: ognuno potrebbe elencare questioni della vita di tutti i giorni che sono viste in maniera molto diversa da cristiani e musulmani che pure vivono assieme. Ed è importantissimo ed estremamente
delicato che la carta ecumenica raccomandi di riflettere insieme sulla fede
nel Dio unico, quando è proprio nel nome di Dio che si sono commesse, e si
commettono, alcune delle peggiori atrocità della storia.
Roberto Bonato
Commissione Ecumenismo e dialogo
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Banche armate, una cuccagna
il Rapporto 2006 della Presidenza del Consiglio
1,5 miliardi di euro, la cifra più alta
da vent’anni. Ammontano a tanto
le operazioni di incassi che le banche si sono viste autorizzare nel
2006 per l’export di armamenti. Primeggia il gruppo San Paolo Imi.
Banca Popolare di Milano dimezza
la propria attività.
È la cifra record dell’ultimo ventennio: una festa per l’industria armiera
nazionale trainata da Finmeccanica
e non pochi grattacapi per il governo
Prodi che nel suo programma si era
impegnato ad un controllo più stringente sull’esportazione delle armi.
Nel Rapporto al parlamento, reso
noto in questi giorni, superano infatti i 2,1 miliardi di euro le autorizzazioni all’export di armamenti nel
2006 con un’impennata del 61% rispetto al 2005. E sfiorano il miliardo
di euro (970 milioni) le consegne effettuate nel 2006.
Ma brindano anche le banche che,
lo scorso anno, si sono viste autorizzare operazioni di incassi relativi al
solo export di armi per quasi 1,5 miliardi di euro – altra cifra record dell’ultimo ventennio – con relativi
compensi di intermediazione per oltre 32,6 milioni di euro. E il gruppo
San Paolo Imi, nonostante la dichiarata policy restrittiva, è per il secondo anno consecutivo in testa alla
classifica delle “banche armate”.
Non sono tranquillizzanti nemmeno
i destinatari delle esportazioni. Al
primo posto, dopo anni di stasi, ritornano gli Stati Uniti: oltre alla flotta di elicotteri presidenziali dell’Agusta (sulla quale è in corso un’inchie11
sta nei confronti dell’ex deputato repubblicano Curt Weldon, il principale sponsor politico dell’operazione),
gli Usa acquistano dall’Italia bombe,
siluri, razzi, missili e accessori, navi
da guerra, esplosivi militari e armi
automatiche per un totale di 349,6
milioni di euro.
Al secondo posto troviamo gli Emirati Arabi Uniti, che i rapporti Human
Right Watch indicano come paese
dove i diritti umani sono sistematicamente calpestati. È stata autorizzata la vendita di armi e sistemi d’arma per 338,2 milioni di euro.
Se è vero che la destinazione principale degli armamenti made in Italy
sono paesi Ue e Nato (63,7%), non
va dimenticato che oltre il 20% dei
nostri sistemi d’arma finisce in aree
calde come il Medio Oriente e l’Africa settentrionale per un valore complessivo di 442,8 milioni di euro. La
Nigeria poi, per venire all’Africa subsahariana, riceve armi per 74,4 milioni di euro, raddoppiando il valore
del 2005.
Anche se il Rapporto parla di «forte
rallentamento» delle autorizzazioni
verso i paesi asiatici, ricevono consegne notevoli l’India (66,3 milioni
di euro), la Malesia (51,4), il Pakistan
(39,7), Singapore (29,1). Sono della
partita anche Perù (26,8 milioni di
euro), Venezuela (16,1) e Libia (14,9).
Veniamo alle banche. San Paolo Imi
è ancora la reginetta delle “banche
armate”, triplicando quasi il valore:
dai 164 milioni di euro nel 2005 ai
446 milioni nel 2006. L’istituto di
credito torinese convoglia a sé quaParrocchia
S. Angela Merici
si il 30% di tutte le operazioni di incassi e pagamenti dell’export di armi. Segue Bnp-Paribas, che controlla l’italiana Bnl: con 290,5 milioni di euro è la prima banca estera,
operante in Italia, attiva nel settore.
Al terzo posto ecco Unicredit: nel
2001 aveva dichiarato di voler cessare questo tipo di operazioni, ma
da due anni a questa parte ricompare con quote rilevanti nella lista
886,7 milioni di euro nel 2006). Eccoci poi con la Banca Nazionale del
Lavoro che ha accresciuto del 33%
il proprio giro d’affari rispetto al
2005, portandolo ad oltre 80,3 milioni.
Se risultano in calo le operazioni della Deutsche Bank (78,3 milioni), crescono quelle della Commerz Bank
(74,3 milioni) e torna alla grande il
Banco di Brescia, vecchia conoscenza delle “banche armate”: riceve incassi per oltre 70 milioni.
La Banca popolare italiana passa da
14 a 60 milioni di euro e guida il
gruppo degli istituti di credito sotto
i sessanta milioni di euro di giro
d’affari. In questa fascia preoccupa
la ripresa delle operazioni di Banca
Intesa: dai 163mila euro del 2005 ai
46 milioni del 2006. Da segnalare
anche la presenza di Banca popolare di Milano (con 17 milioni di euro
ha dimezzato l’impegno rispetto al
2005), al centro di un serrato dibattito insieme a Banca Etica, di cui è
socia fondatrice e per la quale opera anche all’interno di Etica Sgr e
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della gestione fondi. A proposito di
questa situazione abbiamo raccolto una dichiarazione di Fabio Salviato, presidente Banca Etica: «Vedo che ciò che il presidente di Bpm,
Roberto Mazzotta, aveva affermato
lo scorso febbraio corrisponde alle
cifre riportate nella relazione. Dunque nel 2006 si registra un effettivo
ridimensionamento delle attività relative all’appoggio ad aziende del
settore armiero. E Bpm ha già annunciato un’ulteriore sensibile riduzione della propria attività tecnica nel 2007. Come abbiamo già
avuto modo di ribadire, si tratta per
noi di Banca Etica del primo passo
di un percorso fondato sul dialogo
con le realtà nostre socie. Un percorso che, oltre all’import-export di
armi, deve comprendere l’insieme
dei finanziamenti all’industria armiera e l’impatto sociale e ambientale associato a ogni finanziamento».
Il rapporto 2006 presenta anche una
nota lieta: la drastica discesa – da
133 al 36 milioni di euro – delle autorizzazioni riferite a Banca di Roma.
Un segno, vogliamo augurarcelo,
che la partecipazione ai convegni organizzati dalla campagna “banche
armate” ha un effetto positivo sui
vertici delle banche.
Giorgio Beretta*
Coordinatore della campagna di
pressione alle “banche armate”
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Sono ritornato a Santiago
Non saprei spiegare bene come mai una sera di qualche mese fa, durante una
riunione della Commissione famiglia, mentre cercavamo di identificare
un’occasione che permettesse di condividere un cammino insieme, sia emersa tra le altre, l’idea di un pellegrinaggio a Santiago di Compostela; devo però dire che l’idea di ritornare a Santiago, anche se l’avevo già visitata qualche anno fa, mi ha entusiasmato soprattutto perché è stata subito associata
all’idea di percorrere a piedi qualche pezzo di quel “cammino” che da un
millennio vede costantemente passare persone verso la cattedrale dove la
tradizione vuole siano custodite le spoglie di San Giacomo Maggiore.
Così il pellegrinaggio ha preso forma un po’ alla volta, definendo il percorso, le tappe, raccogliendo le informazioni sulla storia dei luoghi, sui
monumenti da visitare e preparando qualche spunto di riflessione da utilizzare nel viaggio: nei quattro giorni in cui avremmo ripercorso parte del
cammino francese, partendo da Burgos, avremmo percorso a piedi gli ultimi chilometri di ogni tappa.
Il nostro e’ stato un assaggio di cammino: con gli sbagli nel trovare la strada, come arrivando a Leon, dove abbiamo sperimentato direttamente quanto poco a misura d’uomo siano i percorsi di oggi; con l’incertezza del tempo
ondivago tra sole e pioggia ma con la fortuna di arrivare alla Cruz de Hierro
con il sole, tra le montagne ricoperte di erica – e questo e’ a mio parere il luogo dove abbiamo meglio intravisto “il cammino” che aiuta a pensare al senso delle cose; con il cantare insieme “Santa Maria del Cammino” al Cebreiro; con l’arrivare in gruppo a questa cattedrale grigia, con il muschio che cresce sulle pietre, ma che ha rappresentato e rappresenta per il “pellegrino” il
compimento del cammino di rinnovamento e infine con la partecipazione
alla celebrazione eucaristica conclusa dall’impressionante oscillare del “botafumeiro” a significare l’invito ad innalzarsi, dopo la purificazione del viaggio, come incenso che si eleva alla presenza del Signore.
Come dicevo prima, considero questo un assaggio: ho avuto modo di conoscere un po’ meglio persone che prima intravedevo soltanto; ho intuito il
senso di questo “cammino” che serve a prendere le distanze dalla fretta di
arrivare ed usare il tempo per guardarsi dentro. Penso che la prossima volta mi piacerebbe arrivare a Santiago facendo tutto “il cammino”; e arrivare
poi a Finisterre a guardare l’oceano.
Gianni Cavazzin
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Parrocchia
S. Angela Merici
ARTE E FEDE
Le nozze di Cana
di Duccio da Boninsegna
Sii vita per Duccio perché egli ti ha dipinta così (bene). Con queste parole Duccio da Boninsegna (notizie dal 1278 – 1318) sigilla la grande tavola della Maestà ( 212x424,9), suo indiscusso capolavoro. La tavola, destinata all’altare maggiore della cattedrale senese, gli venne commissionata il 9 ottobre 1308 e completata dopo 32 mesi, tanto che il 9 giugno 1311 tutto il popolo con a capo il
clero e i reggenti del Comune la andarono a prelevare dalla bottega del pittore per portarla in Duomo, non dopo una solenne processione intorno a Piazza del Campo, al suono delle campane e con l’accompagnamento dei musici
del Comune.
La grande ancona lignea, espressione della devozione dei senesi
verso Maria che li aveva protetti a Montaperti, è costituita da due
facce: quella anteriore
presenta la Vergine in
trono con il Bambino
sulle ginocchia attorniata da angeli e santi
protettori di Siena;
quella posteriore era
costituita da storiette,
attualmente 50, con la
vita di Gesù e della Vergine dopo la morte del Figlio.
Le nostre Nozze di Cana sono da inserire in questa serie. L’episodio è stato interpretato in modo assolutamente personale: Duccio pone in primo piano Cristo, Maria ed i discepoli, tra i quali spicca Pietro, mentre mette in secondo piano il motivo del banchetto, cioè le nozze di due sposi.
L’artista attualizza l’episodio evangelico, inserendolo in un contesto medioevale: persone, gesti, suppellettili sono dell’epoca di Duccio, così il soffitto a
cassettoni su mensole, il pavimento in cotto con mattonelle disposte a lisca
di pesce, la tovaglia e le ceramiche di gusto senese, il tavolo del tipo più comune a cavalletto, il cantiniere che versa il vino negli orci e i giovani che servono a mensa.
Anna Maria Roda
fogl onformativo - n. 361 - maggio 2007
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Agenda della comunità
Lunedì 14 maggio
• Alle ore 16 e alle ore 21 lectio divina guidata da p. Giuseppe sulle letture della domenica seguente.
Martedì 15 maggio
• Alle ore 21 incontro per i genitori dei ragazzi nati nel ’96 che seguono il percorso differenziato.
Mercoledì 16 maggio
• Alle ore 21 incontro per i genitori dei ragazzi nati nel ’97 che seguono il percorso differenziato.
• Sempre alle ore 21 incontro di preparazione della Festa di popoli.
Giovedì 17 maggio
• Alle ore 21 preghiera del Rosario.
Sabato 19 maggio
la nostra comunità accoglie con grande gioia la visita del
cardinale Carlo Maria Martini
che presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 18.
Sarà l’occasione per festeggiare insieme il suo ottantesimo compleanno e per concludere le celebrazioni del 150° anniversario
di fondazione dei Padri Sacramentini.
Domenica 20 maggio
• Alla celebrazione delle ore 10 riceveranno i Sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia i ragazzi del ‘96 che hanno seguito il cammino differenziato (gruppi di Marianna e Ottavia).
Lunedì 21 maggio
• Alle ore 16 e alle ore 21 ultimo incontro di lectio divina guidata da p.Giuseppe
sulle letture della domenica seguente.
Martedì 22 maggio
• Alle ore 21 si riunisce la Commissione famiglia.
• Sempre alle ore 21 incontro per i genitori dei ragazzi nati nel ’99.
Giovedì 24 maggio
• Alle ore 21 preghiera del Rosario.
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Parrocchia
S. Angela Merici
Sabato 26 maggio
alle ore 21 tutta la comunità è invitata a partecipare alla
Veglia di Pentecoste
per invocare insieme il dono dello Spirito
Domenica 27 maggio
dalle ore 15.00 alle ore 19.30
Festa dei popoli
Lunedì 28 maggio
• Alle ore 21 si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Giovedì 31 maggio
• Alle ore 21 con il canto dell’Inno Ahathistos concludiamo il mese di maggio.
Festa dell’ORPAS
sabato 9 giugno
nel pomeriggio minitornei di calcio e basket
in serata grigliata sul campo
domenica 10 giugno
S. Messa sul campo e premiazione delle squadre Orpas
Oratorio estivo 2007
dall’11 al 29 giugno
Le iscrizioni
sono aperte
da lunedì 14 maggio
presso
la segreteria dell’oratorio
(ore17-19)
fogl onformativo - n. 361 - maggio 2007
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VACANZE IN MONTAGNA
con l’Oratorio
a Rodengo (Valle Aurina) in Trentino Alto Adige
dall’8 al 17 luglio
per i ragazzi del ‘92-‘93-‘94
Incontri pomeridiani per la terza età
Questo il calendario degli incontri promossi dal Movimento Terza età (ore 15.30)
giovedì 17 maggio
giovedì 24 maggio
giovedì 31 maggio
secondo incontro con la signora Carcano dell’Ager su
Milano come eravamo…
pomeriggio con la signora Adriana Schifano dell’Ager
che parlerà e farà ascoltare brani dell’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea
catechesi tenuta da p. Cirillo sul libro Abbiamo creduto all’amore: quinto incontro – L’amore per il prossimo.
Al termine si festeggiano i compleanni del mese.
Centro culturale
VISITE CULTURALI
Dal 31 maggio al 2 giugno: visita a Torino e le Langhe. In particolare la città di
Torino con i suoi monumenti e i suoi Musei, il Castello di Racconigi, l’Abbazia
di Staffarda, Saluzzo, la Cappella della Confraternita di S.Francesco a S.Vittoria d’Alba e la cittadina stessa di Alba.
CORSI
Sono in fase conclusiva i vari corsi di personal computer. L e iscrizioni riprenderanno nel mese di settembre.
Informazioni ed iscrizioni: lunedì dalle ore 16 alle 18, martedì/mercoledì/giovedì dalle 18 alle 19.30 nei locali del Centro culturale.
Il centro rimarrà chiuso per la pausa estiva dal 9 giugno al 10 settembre.
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Parrocchia
S. Angela Merici
In decanato
Martedì 22 maggio
• Alle ore 21, presso il Teatro San Paolo, via Cufra 3, serata di confronto promossa dall’Azione Cattolica su Il lavoro dei giovani. Esperienze, immagini e
aspettative. I giovani del decanato Zara raccontano i primi risultati dell’indagine, curata dal professor Francesco Marcaletti, sul rapporto tra giovani
e lavoro nel territorio. Interviene il professor Michele Colasanto.
Mercoledì 30 maggio
• Alle ore 21, presso la nostra parrocchia, si riunisce il Consiglio Pastorale Decanale.
In città
Lunedì 14 maggio
• Alle ore 21, presso l’Auditorium San Fedele, nell’ambito della Cattedra del
dialogo promossa da Ecumenismo e dialogo della Diocesi di Milano e dedicata al tema Un Dio sconfitto? dal male? dalla religione? dalla croce?, interverranno Gianni Vattimo e Piero Stefani.
Martedì 15 maggio
• Alle ore 21, presso la Casa della Pace, via Ulisse Dini 7, incontro a più voci
sul tema Argentina: tessere il futuro. Fabbriche recuperate, comunità indigene e movimenti per un’economia alternativa nella nuova filiera tessile argentina. Intervengono: Harold Picchi - Otromercado al Sur, Marcos e Adrian
- lavoratori della fabbrica recuperata Textiles Pigué, Leone De Vita - comitato progetti Altromercato.
Lunedì 21 aprile
• Alle ore 21, presso l’Auditorium San Fedele, nell’ambito della Cattedra del
dialogo promossa da Ecumenismo e dialogo della Diocesi di Milano e dedicata al tema Un Dio sconfitto? dal male? dalla religione? dalla croce?, interverranno Jürgen Moltmann e Franco Giulio Brambilla.
da mercoledì 9 a sabato 12 maggio ore 21
Macrò Maudit
MOBBING!
con A. Castellucci, C. Petruzzelli, R. Ricciardulli, A. Bettinelli
Regia e drammaturgia Giulio Baraldi
fogl onformativo - n. 361 - maggio 2007
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venerdì 25 e sabato 26 maggio
Sentichestoria e Teatro Blu
Ragazzi di Teatro Festival
Il festival organizzato dalla Compagnia Teatrale Sentichestoria e dal Teatro Blu darà
l’opportunità alle compagnie di teatro per ragazzi costituite esclusivamente dai
ragazzi di esibirsi dinanzi ad un pubblico vero in un vero teatro. Parteciperanno le
scuole elementari e medie che avranno inserito nel programma scolastico un corso di
teatro, le compagnie nate negli oratori e comunque tutti quei ragazzi che amano
vivere... la magia del teatro.
Prenotazioni: www.teatroblu.org - [email protected]
Pensieri e Colori - tel. 02 3705 0694 (dal lunedì al venerdì 9-13 / 14-18)
Nella comunità parrocchiale
SONO ENTRATI
Sophannit Giovanni Campoleoni – 7 aprile 2007
Sophanna Davide Campoleoni – 7 aprile 2007
Greta Corsero – 15 aprile 2007
Eleonora Dina Fiore – 15 aprile 2007
Arianna Noce – 15 aprile 2007
Matteo Jeremy Mezan – 15 aprile 2007
Lavinia Costanza Morreale – 15 aprile 2007
Sara Maria Camussi – 15 aprile 2007
Alessandro Cossu – 15 aprile 2007
Francesco Cossu – 15 aprile 2007
Lorenzo Montresor – 15 aprile 2007
Giorgia Biloni – 13 maggio 2007
Cristian Salvatore Girlando – 13 maggio 2007
Milla Kropfitsch – 13 maggio 2007
Cristian Graziano – 13 maggio 2007
Anna Serafina D’Avico – 13 maggio 2007
Andrea Malinconi – 13 maggio 2007
Matteo Malinconi – 13 maggio 2007
S. Angela foglMerici
o
Parrocchia
nformativo
CI HANNO LASCIATO
Dario Marchesini – 2 aprile 2007 (anni)
Luciana Taidelli – 7 aprile 2007 (anni)
Antonio Bertini – 24 aprile 2007 (anni)
Gabriele Bartolacci – 5 maggio 2007 (anni)
Direttore responsabile – p. Giuseppe Bettoni
Capo Redattore – Tata Tanara
Impaginazione – Pensieri e Colori
Stampa – Francesco Canale
Un ringraziamento particolare
a tutti coloro che collaborano
con gli articoli, alla fascicolatura e
alla diffusione del Foglio Informativo
Trovate il Foglio Informativo anche su:
www.americisss.it
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