Elezioni, chi manterrà davvero le promesse?

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Elezioni, chi manterrà davvero le promesse?
I S S N 2 0 3 8 -5 4 8 X
In abbinamento obbligatorio con “il Giornale”,
non vendibile separatamente
(Economia Nordest + “il Giornale” 1,30 euro).
Prezzo in edicola 2.50 euro
| Trentino Alto Adige | Veneto | Friuli Venezia Giulia | Croazia | Slovenia | Carinzia |
FEBBRAIO 2013
case history
l’editoriale
economia
distretti
Colonizzazione inversa
Kuhnke torna tricolore
Bormioli rilancia
Firme di Vetro
Tassazione record
sulle nostre pmi
L’export rallenta
ma non frena la corsa
Antonino padovese | a pagina 08.
massimiliano crosato | a pagina 09.
paolo sammarzano | a pagina 10.
paolo fontana | a pagina 11.
di Sergio Luciano
Tabacchicultura veneta
una nuova Caporetto
Quasi diciassettemila lavoratori
agricoli in Veneto sono ad alto rischio
di disoccupazione o sottoccupazione
perchè lavorano nella filiera del tabacco
e nei prossimi anni – tra il 2014 e il
2020 – l’Unione europea taglierà gli
aiuti al settore, e li taglierà addirittura
del 90%: è la previsione che il ministro
uscente per le Politiche agricole Mario
Catania ha formulato in un recente convegno sul tema a Bovolone, in provincia
di Verona. Delle tre regioni “tabacchicole” italiane, il Veneto – oltre all’Umbria
e alla Campania – è quella che rischia di
soffrire di più perchè, sempre a detta
di Catania, “non ha implementato le
necessarie misure di sviluppo”. 23.
l’analisi
imprese
di Daniele Marini
Internazionalizziamoci
o saremo marginalizzati
L’anno da poco chiuso è stato – finora – decisamente quello più complicato e duro dall’avvio
della crisi nel settembre 2008. La difficoltà del
2012 è determinata sicuramente dalle condizioni
economiche generali, ma soprattutto dalla persistenza della crisi, che sta mettendo a dura prova
la resistenza e le risorse disponibili da parte dei
diversi attori economici e sociali. Il Nord Est pur
presentando generalmente performance leggermente più positive (o meno negative) rispetto
alla media, tuttavia mantiene quel processo di
allineamento agli indicatori nazionali iniziato con il
nuovo millennio. In altri termini, permane un buon
livello di effervescenza, ma i fattori competitivi
che l’avevano caratterizzato in passato, oggi
non sono sufficienti a sostenere un processo di
ripartenza nel nuovo quadro competitivo. 23.
verso il voto. Le richieste delle categorie produttive e gli impegni dei partiti a due settimane dalle politiche
Elezioni, chi manterrà davvero le promesse?
Istanze di associazioni e imprenditori
e programmi dei candidati nostrani
è il governo dei sogni per il dopo Monti
S
olo un mese fa da tutti gli schieramenti politici si levava il grido unanime “austerità”, l’unica via per salvare il Paese dalla bancarotta. Ma le campagne elettorali fanno miracoli: zero
tasse sulle assunzioni, due sole aliquote Irpef più contenute, condono tombale sulle imposte non pagate, abolizione dell’Imu e addirittura restituzione di quella versata.
Promesse, progetti, parole affollano il campo della campagna elettorale più strana della storia recente del Paese. Con un bipolarismo
mai realmente raggiunto e che appare ora alla sua prova finale, una
disputa tra forze politiche fino a ie-
ri riunite nell’insolita maggioranza del governo tecnico e lo stesso
presidente “tecnico” che sceglie di
entrare in prima persona nell’agone. Con programmi elettorali che
sembrano somigliarsi, per quel che
è possibile conoscere. Già, perché
forse la vera sorpresa di questa che
doveva essere la campagna elettorale delle idee, dei progetti concreti, delle proposte chiare, delle promesse verificabili capaci di produrre risultati misurabili è il ritrovarsi di fronte all’abituale gioco della
piccola polemica, delle dichiarazioni e delle contro dichiarazioni, delle “sparate” fini a sè stesse, dei programmi concreti messi sistematicamente in secondo piano. 04.
metaregione
categorie
Passante Alpe Adria
c’è l’ok della Giunta
Chisso: migliorerà
i collegamenti con l’A27
Dopo Tomat, Zuccato
Un rivoluzionario
alla presidenza
di Confindustria
manfredi bersanti | a pagina 14.
carlo zagaria | a pagina 16.
primo piano. Grandi (e frenetiche) manovre nei salotti buoni
i giochi dei dogi della finanza
risiko generali, domino areoporti
Gli imprenditori guidati da Palladio vogliono le mani libere per l’assemblea del 30 aprile, ma Crt resiste
e Greco condanna a morte “il leone da salotto”. Benetton e Safe intanto muovono sullo scacchiere scali:
Gemina verso la fusione con Atlantia, Amber mette 50 milioni nella cassaforte della famiglia Marchi. 2.
meeting & convegni. Nonostante vi siano segnali di flessione
Nel turismo congressuale
il Veneto ci crede e rilancia
C AT TO L I C A
L
a nostra regione vanta 345 strutture. Con Venice Region Bureau Network, Tavolo delle Sinergie e MiceinItalia Zaia punta a sostenere il comparto e ad archiviare quindi le problematiche legate alla stagionalità.
carlo zagaria | a pagina 17.
normative
13.
Irap: ecco finalmente
i rimborsi sull’Ires
a partire dal 2007
contributi
15.
Reti energetiche europee
in arrivo da Bruxelles
22 miliardi di euro
www.cattolica.it
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ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
primo piano
la zampata di del Vecchio al defenestrato Perissinotto
Leonardo Del Vecchio aveva avuto parole di fuoco per l’ex ad: ho letto
con amarezza la lettera di Giovanni. Da essa traspare chiaramente
che da tempo l’attuale Ceo non è adeguato a gestire Generali
| il fatto del mese | A due settimane dal voto è promessopoli
2
milioni di utile per ferak
27,8
Soprattutto da manovre
finanziarie e dividendi
4.
inquietudine. Gli imprenditori guidati da Palladio vogliono le mani libere per l’assemblea del 30 aprile, ma Crt resiste
Risiko Generali: tensione sulla Torino-Vicenza
Greco condanna a morte il Leone da salotto: siamo una compagnia assicurativa, non è nostro mestiere speculare sui mercati
è terzo socio alle spalle di Mediobanca e Bankitalia (in procinto di cedere al
Fondo strategico italiano): gli accordi
tra Crt e Ferak prevedono un’alternanza nel diritto di nomina, e dopo che i
primi hanno designato nel 2010 Angelo Miglietta per il consiglio, quest’anno
sarebbe il turno di Ferak.
camilla conti
S
“
iamo una compagnia assicurativa. Non è nostro mestiere speculare sui mercati o essere azionisti strategici, ma gestire prudentemente i nostri investimenti per controbilanciare le passività”, ha tuonato il 14
gennaio l’amministratore delegato delle Generali, Mario Greco, presentando
il nuovo piano triennale agli analisti della City di Londra.
Il traiding di ferak sul leone
le partecipazioni
Tradotto: basta con il Leone da salotto,
basta con la compagnia “di sistema”. Nel
futuro ci dovranno essere più disciplina,
semplicità e focus sulle polizze. Perché il
ruolo assegnato negli ultimi anni al principale gruppo assicurativo italiano, finito spesso ostaggio del cosiddetto capitalismo di relazione, non serve a fare profitti. Anzi, zavorra la crescita del gruppo a livello globale ma anche nazionale, soprattutto in vista del riassetto del
business con lo sbarco sul mercato italiano di un competitor agguerrito come
la nuova Unipol-Fonsai. L’ad si riferiva al
matrimonio finito?
In vista del 30 aprile
veneti e piemontesi
cercano l’intesa
Fondazione Crt e Ferak cercano
l’intesa per non farsi male e
decidere come porre fina al
matrimonio in Effeti, la società
cui fa capo il 2,2% di Generali. I
vertici della torinese e della veneta,
si incontreranno nelle prossime
settimane per individuare una
soluzione che consenta ai due
soci di proseguire ognuno sulla
propria strada ma al tempo stesso
di ridurre al minimo l’impatto sui
rispettivi bilanci. L’attenzione di
entrambi è rivolta alla prossima
assemblea Generali del 30 aprile.
L’ad: “Abbiamo detto al Cda e al comitato audit che porteremo la valutazione di tutti gli
asset. Lo scopo non è trovare colpe del passato ma avere certezza sullo stato attuale”
bouquet di partecipazioni del Leone che
è ancora molto ricco: dal 2% di Mediobanca al 30% di Telco (la cassaforte di Telecom Italia), dal 3,7% di Rcs al 4,4% di
Pirelli, dal 3% di Gemina al 3,15% di Intesa Sanpaolo. Sui pacchetti da vendere, Greco deciderà “caso per caso”. Anche laddove il Leone è presente nei patti di sindacato, ovvero nei salottini fra
grandi soci.
le ripercussioni in veneto
Ma è chiaro che la rivoluzione targata
Greco è destinata a pesare anche sugli
equilibri fra i soci del gruppo triestino.
Compresi quelli veneti. Perché la defenestrazione del suo predecessore, Giovanni Perissinotto, ha destabilizzato i
poteri al Nordest: per i personaggi coinvolti, per le motivazioni all’origine della
guerra mossa al capoazienda, per gli intrecci di rapporti personali e partecipazioni azionarie nei “salotti” Palladio Finanziaria, Ferak, Finint. Vicenza e Venezia. Ovvero gli affari di Roberto Meneguzzo, degli Amenduni, di Enrico Marchi e Andrea de Vido. Un terremoto che
ha coinvolto anche Carlo Carraro, rettore di Ca’ Foscari, consigliere indipendente in rappresentanza dei fondi d’investimento azionisti del Leone di Trieste. Il suo voto pro-Perissinotto, sia pure
sganciato da un qualsiasi legame diretto
con altre vicende, è rappresentativo degli umori dominanti nella finanza veneta. Né Marchi né Meneguzzo né, a quanto pare, Veneto Banca sono stati contenti del ribaltone ai vertici operativi della
più grande compagnia italiana di assicurazioni. Non solo per una questione di
amicizia personale. Perissinotto ha funzionato da catalizzatore di una serie di
alleanze e operazioni comuni. Generali è socio al 10% di Finint (e nel 2004,
Perissinotto ha sottoscritto un bond decennale convertibile da 50 milioni che
se esercitato potrebbe condurre fino al
raddoppio della partecipazione), ed è
anche azionista di minoranza di Agorà
Investimenti, la controllante (attraverso Marco Polo Holding) della Save. Nel
ramo private equity di Finint, i tre fondi
targati Neip hanno avuto Generali tra i
principali sottoscrittori. Il socio di Marchi, Andrea De Vido, siede nel consiglio
di amministrazione di Banca Generali,
la cui quotazione in Borsa è stata curata da Finint nei panni di advisor. Il filo
che lega le due parti insomma ha una
andata e un ritorno, ossia partecipazioni incrociate.
no. Meneguzzo di Palladio Finanziaria,
prima della pausa natalizia, aveva informalmente manifestato la disponibilità
da parte di Ferak di chiudere la vicenda
rilevando il pacchetto di Generali in capo alla fondazione. La proposta, allora,
venne respinta. Ma il divorzio, o una soluzione da separati in casa che consenta
di congelare le minusvalenze ma al tempo stesso di votare separatamente alla
prossima assemblea Generali, sarebbe
solo questione di tempo. Sulla strada
del divorzio, però, ci sono due ostacoli: il primo è dato appunto dalle minusvalenze che un eventuale scioglimento
porterebbe in dote ai due. L’altro ostacolo è costituito dal rappresentante che
spetta a Effeti nel board Generali, di cui
Nel frattempo, la holding veneta si consola con il trading sul Leone. Ferak ha infatti chiuso il bilancio al 30 giugno 2012
con un utile consolidato superiore ai
27,8 milioni di euro. “Il risultato di esercizio - si legge nella relazione sulla gestione firmata dal presidente Maurizio
Amenduni - è prevalentemente costituito dai profitti netti da operazioni finanziarie e dai dividendi incassati da Assicurazioni Generali e Mediobanca”. Il dato
consolidato assegna ai profitti da operazioni finanziarie 37,9 milioni, mentre alla voce dividendi e altri proventi risultano 6,7 milioni di euro. Il flusso cedolare
era stato più florido nel 2011, con 18,9
milioni di euro di proventi da dividendi delle partecipazioni. Insomma nonostante l’alta volatilità del titolo Generali
e la riduzione dei dividendi, Ferak grazie alle sue strategie di trading è riuscita
a chiudere con profitti di tutto rispetto.
A livello di partecipazioni, anche se i titoli sono in portafoglio a valori ben più alti
dei corsi di mercato, non si è provveduto
ad effettuare alcuna svalutazione. I titoli
delle Generali hanno un valore medio di
carico a 23 euro per un complessivo della partecipazione a 758 milioni. E, come
si legge nella nota integrativa, la parteci-
sponda vicentina
Sulla sponda vicentina, Generali è un
forte investitore in Vei Capital, il fondo
costituito dalla merchant Palladio Finanziaria, a sua volta azionista di Ferak
(dove siedono anche Finint, gli Amenduni e Veneto Banca) che possiede direttamente l’1,7% del gruppo assicurativo e insieme a Fondazione Crt è socio
paritetico in Effeti, che ha in mano un
altro 2,2%. I riflettori sono accesi sui
rapporti che legano Ferak e gli ex-amici
di Crt. Ormai da mesi la convivenza dei
due azionisti in Effeti è diventata difficile, soprattutto dopo le indagini interne sulle operazioni condotte da Generali proprio con i soci veneti di Ferak. E
a quanto pare il redde rationem è vici-
quota contesa
2,2
Detenuto da Effetti, veicolo in Generali
di Ferak e fondazione Crt
pazione è detenuta a scopo “di stabile
investimento”. Tra le altre partecipazioni figurano, a servizio dell’attività di trading tramite strumenti derivati, un’altra
manciata di titoli Generali e Mediobanca, per un valore complessivo di poco
superiore ai 5,2 milioni di euro. E poi c’è
il 5% del bond convertibile emesso da
Effeti a copertura parziale dell’esposizione nei confronti di Veneto Banca, che sostenne l’acquisto del pacchetto Generali
con un finanziamento per 340 milioni di
euro. L’obbligazione, emessa a luglio del
2011, per 100 milioni di euro con sottostanti titoli del Leone (per un massimo,
in caso di conversione, pari allo 0,3% del
capitale di Generali), è stata sottoscritta
per il restante 95% da Crt.
la resa dei conti
I protagonisti della finanza veneta dovranno dunque fare i conti con il nuovo mantra del capoazienda delle Generali, più profitti e meno salotti, accompagnato da una revisione complessiva delle poste di bilancio all’attivo, principalmente per capire se lì si nascondono buchi o perdite importanti. Revisione che,
chiedono a Nordest, dovrà riguardare
anche le operazioni effettuate negli ultimi anni da Generali con tutte le sue parti correlate, da Mediobanca a De Agostini a Caltagirone e Del Vecchio I risultati della ricognizione a 360 gradi si conosceranno solo con la pubblicazione del
bilancio 2012. Dal canto suo Greco, dovrà fare i conti anche i soci vicentini e veneziani quando arriverà il momento di
decidere cosa fare delle partecipazioni
in Pirelli, Telco e Rcs (per altro alle porte di un inevitabile aumento di capitale).
Il nuovo management, infatti, non può
sottovalutare la formazione di un fronte di azionisti sempre più consistente teso a controbilanciare la forte presenza di
Mediobanca e dei soci privati (Del Vecchio, De Agostini, Caltagirone) che negli
ultimi due anni hanno gestito le partite
chiave del gruppo, dall’uscita di Geronzi
all’arrivo dello stesso Greco. Gli equilibri sono importanti. Soprattutto in vista
dell’assemblea di aprile che dovrà confermare l’amministratore delegato e rinnovare tutto il consiglio di amministrazione. Il Leone da salotto si può sedare,
ma non uccidere.
Minusvalenza temibile
Lo scioglimento del matrimonio tra Ferak e Crt
porterebbe in dote alla fondazione torinese e alla
holding veneta minusvalenze che è meglio congelare
ECONOMIA NORDEST
primo piano
febbraio 2013 | www.economianordest.it
3
i dogi della finanza. Gemina e Atlantia verso la fusione, una holding unica per Autostrade e Adr controllata da Ponzano
Benetton e Safe muovono il domino aeroporti
Il fondo Amber con 50 milioni si è preso il 14% della cassaforte di famiglia di Marchi, alle prese con la grana Alitalia
N
on ci sono solo le polizze delle Generali a
tenere banco nei salotti dei “Dogi” della
finanza. I poteri del
Nordest devono infatti fare i conti
con il risiko aeroportuale. A muovere non i carrarmati ma gli aeroplanini sono i Benetton e di riflesso anche la Save di Enrico Marchi.
Ronchi dei legionari fa gola
L’aeroporto del Friuli Venezia Giulia
di Ronchi dei Legionari è fra i 31
scali italiani di interesse nazionale:
la conferma nel Piano nazionale di
sviluppo degli aeroporti varato dal
governo. La sfida per l’aeroporto
partecipato al 100% dalla Regione è
ora quella di completare il processo
per l’ingresso nell’azionariato di
un socio industriale che possa
garantirne lo sviluppo futuro.
Dallo scorso settembre la società di
gestione degli aeroporti di Venezia e
Treviso, Save, è l’unica in gara per lo
sviluppo di un progetto industriale
che tenga conto di un traffico in
crescita, arrivato a oltre 830 mila
passeggeri nei primi 11 mesi del
2012.
balzo in borsa
La prima mossa l’ha fatta, a dicembre, il governo con lo sblocco delle tariffe a Fiumicino deciso a poche
ore dalle dimissioni. In sostanza un
aumento di 8,5 euro del prezzo pagato da ogni passeggero per usufruire dei servizi del Leonardo da Vinci. Ennesimo balzello per i viaggiatori, per le associazioni dei consumatori. Adeguamento agli standard
europei nonché risorse da destinare all’“ammodernamento” dello scalo romano, per la società di gestione
Adr presieduta da Fabrizio Palenzona e posseduta dalla holding Gemina a sua volta controllata dalla cassaforte Sintonia dei Benetton. Non
a caso all’indomani della notizia Gemina è finita sotto i riflettori di Piazza Affari con una fiammata di oltre il
30 per cento. A spingere il titolo in
Borsa non era stato però solo il regalo di Natale di Monti e del ministro Passera. Il Sole24Ore aveva rilanciatoinfatti l’ipotesi di un accorciamento della catena societaria della galassia Benetton, con la creazio-
scelta governativa
La Catullo Spa
si è persa Montichiari
Addio allo scalo merci
Dopo l’annuncio del riordino del
sistema aeroporti in Italia, con l’Atto di
indirizzo per la definizione del Piano
nazionale per lo sviluppo aeroportuale
che ha “escluso” Montichiari dagli scali
considerati di “rilevanza strategica”
a livello Ue, la “Catullo Spa”, società
che gestisce le strutture di Brescia e
Verona chiede lumi sul “congelamento”
della concessione aeroportuale per
lo scalo monteclarense, affidato
temporaneamente alla Regione
Lombardia. Un danno enorme, visto
che su Brescia c’è tutto il traffico
merci.
L’esecutivo prima delle dimissioni ha sbloccato le tariffe del Leonardo da Vinci,
regalando 8,5 euro a passeggero, necessari per ammodernare lo scalo di Fiumicino
ne di una holding unica a capo di
Adr e Autostrade per l’Italia (Atlantia), anch’essa controllata dalla famiglia di Ponzano Veneto.
fusione in arrivo
La proposta di fusione tra Gemina ed Atlantia, sarà formulata entro due mesi. Gli aspetti finanziari sono da approfondire, così come
il contenuto industriale del progetto. Di certo, se l’operazione dovesse andare in porto, infatti, le poltrone chiave sono già state assegnate.
Giovanni Castellucci, al momento
amministratore delegato di Atlantia,
è il candidato unico al timone della holding che nascerà dall’aggregazione. Complice anche il fatto, evidentemente, che è Atlantia stessa il
promotore del progetto di fusione
per incorporazione. Quanto a Carlo Bertazzo, amministratore delegato di Gemina, per lo storico manager di casa Benetton sarà previsto,
probabilmente, un rientro a tempo
pieno alla base. Bertazzo è infatti anche direttore generale di Edizione e
proprio in virtù di questo ruolo ha
tenuto le redini di Gemina nella fase delicata del rinnovo delle tariffe. Infine, è assai probabile che Fabrizio Palenzona, presidente di Aeroporti di Roma, resterà al vertice
della società operativa anche a valle della fusione.
roma e gli altri scali
Di certo, il futuro di buona parte degli altri scali si gioca a Roma: non solo perché intorno alla capitale ruota il più grande bacino di passegge-
ri della penisola (42,4 milioni l’anno scorso, il 3,7% in più del 2010),
ma anche perché Fiumicino è l’hub
di un’Alitalia arrivata ormai al capolinea e per il cui salvataggio si ipotizza anche un inedito asse con le Fs
di Mauro Moretti. E tra i soci della compagnia di bandiera, che fin
d’ora appoggerebbero con entusiasmo la “carta Moretti”, in prima fila figurano i Benetton, azionisti di
Fiumicino e, con Ferrovie, di Grandi Stazioni. Gli stessi Benetton sono inoltre al centro della partita che
si sta giocando più a nord e che vede seduto attorno al tavolo un altro
dei protagonisti del risiko aeroportuale, Vito Gamberale. Il suo fondo
di investimento F2i ha conquistato
per circa 35 milioni il 28% di Sagat,
la società che gestisce lo scalo di Torino, messo in vendita dal Comune
e nei giorni scorsi ha firmato il contratto per acquistare anche il 24,4%
in mano a Sintonia. In questo modo, Gamberale allargherà il raggio di
azione anche a ad altri due aeroporti del Centro Italia: Firenze e Bologna. Sagat controlla infatti il 55,4%
di Aeroporti Holding che a sua volta detiene il 33,4% della quotata Aeroporti di Firenze e il 7,2% del Guglielmo Marconi di Bologna. Con la
conquista di Sagat, il fondo F2i punta a replicare il rilancio di Gesac, acquistata due anni fa, che controlla
l’aeroporto napoletano di Capodichino. Nel risiko lo stesso Gamberale gioca anche sul tavolo milanese: chiusa l’asta sul 14,5% di Sea (la
società che gestisce Malpensa e Linate e di cui F2i possiede già quasi
il 30%) indetta dalla Provincia di Milano, l’unica offerta arrivata è quella del fondo che ha messo sul piatto 147 milioni rispetto a una base
d’asta di 160 milioni. Alla collezione potrebbe presto aggiungere lo
scalo di Cagliari così come potrebbe muoversi su Bologna, sulla società Aeroporti del Garda ( Verona e
Brescia) e su Genova. Non a caso lo
scorso 27 novembre, intanto, Gamberale ha creato una società ad hoc,
F2i Sistema Aeroportuale Lombardo, cui potrebbe essere conferito il
pacchetto della Sea ma anche even-
100%
tuali quote acquistate in scali cosiddetti minori.
galassia save
Delle grandi manovre di Gamberale non si potrà non tenere conto
a Nordest la veneziana Save guidata da Enrico Marchi che a Natale ha
aperto il capitale a nuovi soci: il fondo Amber ha rilevato il 14% del Comune di Venezia diventando così il
secondo azionista dopo la Finanziaria Internazionale (holding del presidente Marchi vicina a quella Palladio Finanziaria entrata di recente
Voli Tagliati
800
La spending review di Alitalia si è
abbattuta sull’aeroporto Marco Polo
nella partita Fonsai e in quella Generali) e scavalcando la Provincia di
Venezia (9,567%), che sta progressivamente cedendo quote. Sul piatto Amber ha messo 50 milioni, cifra
che valuta l’intero gruppo 350 milioni. La logica dell’investimento, è
quella di puntare su un’azienda sottovalutata a livello di fondamentali.
Nella speranza che in un futuro non
troppo lontano (come successo per
Impregilo, altra società entrata in
passato nel mirino di Amber) le fibrillazioni tra i soci valorizzino ulteriormente la partecipazione. E viste
le grandi manovre sullo scacchiere
degli aeroporti italiani, la scommessa del fondo americano potrebbe rivelarsi azzeccata.
il bubbone alitalia
Nel frattempo l’aeroporto Marco Polo deve però fare i conti con
la “spending review” di Alitalia:
dall’entrata in vigore dell’orario invernale a inizio gennaio sino a fine
marzo, sono ben 800 i voli tagliati
dalla Compagnia di bandiera e dalla controllata AirOne da e per Venezia. La causa, sono gli eccessivi costi
di molti voli nazionali, giudicati insostenibili viste le difficoltà economiche dell’azienda. Brindisi è sparita come lo scorso anno, Palermo
e Catania verranno coperte solo da
AirOne, mentre le cancellazioni più
pesanti sono quelle di Bari e Napoli. “Con l’avvio della stagione estiva, a fine marzo, Alitalia riporterà a
regime l’operativo dei voli da e per
Venezia”, promettono dalla compagnia. E dalla Save ricordano che l’offerta complessiva sul mercato nazionale è rimasta invariata, in particolare grazie a Volotea.
In attesa della bella stagione
In attesa che Alitalia riporti a regie i voli da
e per Venezia, ci ha pensato la compagnia
Volotea a tenere in piedi l’offerta
ECONOMIA NORDEST
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il fatto del mese
| case history | Colonizzazione invertita, Kuhnke torna tricolore
in corsa per roma 27 liste
Per la Camera, nella circoscrizione Veneto 1 (Padova, Vicenza,
Verona, Rovigo) si sono presentate 27 liste; 23 in Veneto 2
(Venezia, Treviso, Belluno). Per il Senato 27 raggruppamenti
4
la truppa nostrana
75
Avremo 2 deputati in più per
un totale di 51, 24 i senatori
8.
24 e 25 febbraio. Le richieste delle categorie produttive trovano piena soddisfazione negli impegni dei candidati
A due settimane dal voto è promessopoli
Quando il sondaggio precede e ispira la politica. Se i programmi si fondono e confondono: via tasse e burocrazia
tro dichiarazioni, delle “sparate” fini
a sè stesse, dei programmi concreti messi sistematicamente in secondo piano.
ugo petersoli
S
olo un mese fa da tutti gli
schieramenti politici si levava il grido unanime “austerità”, l’unica via per salvare il Paese dalla bancarotta. Ma le campagne elettorali fanno miracoli: zero tasse sulle assunzioni, due sole aliquote Irpef più contenute, condono tombale sulle imposte
non pagate, abolizione dell’Imu e addirittura restituzione di quella versata. Promesse, progetti, parole affollano il campo della campagna elettorale più strana della storia recente del
Paese. Con un bipolarismo mai realmente raggiunto e che appare ora alla sua prova finale, una disputa tra forze politiche fino a ieri riunite nell’insolita maggioranza del governo tecnico e lo stesso presidente “tecnico”
che sceglie di entrare in prima persona nell’agone. Con programmi elettorali che sembrano somigliarsi, per
quel che è possibile conoscere. Già,
Un tentativo di fare chiarezza
Un mese di campagna elettorale compressa ha regalato
spettacoli molto simili a quelli caricaturali di alcuni film
perché forse la vera sorpresa di questa
che doveva essere la campagna elettorale delle idee, dei progetti concreti,
delle proposte chiare, delle promes-
se verificabili capaci di produrre risultati misurabili è il ritrovarsi di fronte
all’abituale gioco della piccola polemica, delle dichiarazioni e delle con-
In controtendenza, alla ricerca di proposte concrete e di soluzioni mirate,
abbiamo messo a confronto i rappresentanti dei principali schieramenti
politici in corsa. Un confronto alla pari, che parte da due semplici domande, le stesse per ciascun candidato.
Prima domanda: può individuare tre
leve capaci di far ripartire l’economia
italiana e in particolare quella veneta? La seconda, più che una domanda,
è la richiesta di un impegno concreto per il Veneto da portare subito nel
prossimo Parlamento. I risultati sono quelli che si possono leggere nelle prossime pagine e che ciascun lettore può giudicare autonomamente.
Colpisce, in ogni caso, come sia difficile individuare risposte “di destra”
o “di sinistra”, colpisce la trasversali-
tà di alcune proposte: dalla revisione
della spesa pubblica ai tagli dei costi
per la politica, dall’abbattimento della pressione fiscale al taglio della burocrazia che divora giornate su giornate di lavoro in ogni impresa. Fino
alla revisione del patto di stabilità, in
modo da permettere alle amministrazioni che hanno denaro in cassa ma
non lo possono spendere di prevedere investimenti capaci di generare lavoro e di redistribuire ricchezza sul
territorio.
tutti “uguali”
Proposte bi- o tripartisan che in buona parte coincidono con le richieste
del mondo imprenditoriale veneto: lo
si può osservare scorrendo le dichiarazioni dei rappresentanti delle associazioni di categoria e ancor di più
leggendo le testimonianze degli uomini d’impresa che abbiamo incontrato. Purtroppo l’esperienza insegna che non è la proposta politica a
costruire il consenso, ma il consenso
delineato dai sondaggi a far scrivere
i programmi: tutti i candidati dicono
ciò che ciascuno vorrebbe sentirsi dire, ma non si pongono il problema di
come attuare le azioni proposte. Non
c’è quindi bisogno di proporre una ricetta “di destra” o “di sinistra”, liberale o progressista: basta promettere il
paese dei balocchi. Con questi presupposti, non resta che sperare che il
prossimo Parlamento, qualunque sia
la sua maggioranza, trovi finalmente
il coraggio di mettere in atto quelle
riforme di cui il Paese ha bisogno, tagliando burocrazia e privilegi e dando il giusto sostegno all’Italia (e al Veneto) che lavora e produce. Un patrimonio nazionale di imprese e di lavoratori che già oggi, nonostante difficoltà e impedimenti, riescono a tenere duro e spesso continuano a mietere successi nel mondo. E che domani, in un’Italia più giusta, meno irta di
ostacoli e capace di valorizzare le proprie ricchezze, potrebbero produrre
un incredibile salto in avanti.
categorie. Tomat: “Il primo bisogno è di avere un governo forte”. Coldiretti: “Nessuna indicazione, l’agricoltura vuole fatti”
visione e concretezza per salvare il sistema veneto
Confartigianato: “Ridurre la spesa pubblica non con tagli lineari e abbassare la pressione fiscale”. Turismo: “Serve vera governance”
Q
ual è il primo auspicio degli industriali veneti in vista delle prossime elezioni? Che il Paese non sia costretto alla zavorra di una maggioranza incerta. “L’ingovernabilità o una governabilità debole – spiega il presidente uscente di Confindustria Veneto Andrea Tomat – costituiscono
il problema che oggi maggiormente
temiamo noi imprenditori, perché
in questo momento i problemi non
sono né di destra né di sinistra, ma
richiedono una forte capacità di risoluzione: vorremmo che effettivamente si riuscisse a comporre delle
visioni chiare e delle capacità di governo forti”.
confartigianato: spending review
Scende nel concreto il presidente
di Confartigianato Veneto Giuseppe Sbalchiero: “La pre-condizione di qualsiasi intervento di natura sia fiscale che economica è che il
Berlusconi Show
Il Cavaliere in campagna elettorale “odora
di santità”, come lui stesso disse a
Bruno Vespa. E le sue proposte toccano
la sensibilità del Veneto che produce:
via l’Imu, restituzione di quella pagata,
assunzioni detassate (“come in nero”),
taglio dell’Irpef e rimodulazione su due
aliquote, condono tombale per i contenziosi
con il fisco. Solo dal 26 sapremo se riuscirà
a fare ciò che per 20 anni lui stesso ha detto
di non aver potuto realizzare.
nuovo governo si impegni in un vero processo di controllo, ristrutturazione, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica. Una spending review che non si basi su tagli
lineari ma sulla revisione del perimetro stesso della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi. Dopo di che, ridurre il peso del fisco scongiurando prima di
tutto l’ulteriore scatto Iva, escludere dall’Imu gli immobili strumentali delle imprese, assicurare lo smobilizzo dei crediti nei confronti della Pa, procedere a passi spediti con
le semplificazioni e la riduzione dei
costi energetici. Sul fronte del lavoro garantire gli ammortizzatori, favorire la bilateralità e l’internazionalizzazione delle imprese”.
coldiretti: servono fatti
“Sosterremo quei candidati che
nell’agire quotidiano si sono impe-
turismo: progettualità seria
Zuccato, nuovo presidente di Confindustria Veneto: “Occorre
fare lobby in maniera diversa, con progetti di crescita”
gnati a favore dell’agricoltura condividendo il nostro modello di agroalimentare e la nostra idea di sviluppo, che pone al centro del temi basilari quali l’esigenza di un governo
globale dei beni comuni e la difesa
della risorsa-cibo minacciata da una
globalizzazione senza regole”. Con
queste parole sgombra il campo sulle preferenze alle prossime elezioni
Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto.
Chiede attenzione per il comparto turistico Giorgio Palmucci, Ad della padovana Hotelturist e presidente nazionale delle imprese alberghiere di Confindustria. “Tutti parlano del turismo
come di una grande risorsa per il Paese e per il Veneto, ma è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti”,
esorta Palmucci. Che squaderna le richieste al governo che verrà: “Ridurre
l’imposizione: l’Imu ha aggravato la già
elevata pressione fiscale sugli alberghi
e prevediamo che la nuova Tares, che
sostituirà le vecchie Tia e Tarsu, possa
pesare fino al doppio rispetto alle vecchie tariffe. Ma chiediamo anche che
la governance del turismo sia ripensata, concentrando le risorse in un’unica
progettualità nazionale anziché disperderle in mille rivoli, dalle Regioni alle
Provincie fino alle Pro Loco: è vitale soprattutto per far conquistare all’Italia
quella leadership sul turismo mondiale di cui ha pieno diritto”.
ECONOMIA NORDEST
il fatto del mese
febbraio 2013 | www.economianordest.it
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imprenditori. Le aziende che non hanno smesso di correre adesso si aspettano dallo Stato più chiarezza e meno balzelli
“Basta scartoffie, regole certe, aiuti all’export”
Con il mercato interno in recessione, Roma deve sostenere chi si lancia alla conquista dell’estero importando ricchezza
C
he cosa vogliono gli imprenditori veneti dal
mondo della politica
e dal prossimo governo? Quali misure – nel
corso della prossima legislatura – potrebbero accompagnare le aziende
sulla strada della ripresa? Lo abbiamo
chiesto ad un gruppo di uomini d’impresa della regione, operanti in comparti diversi, ma accomunati da una
visione sostanzialmente omogenea e
da poche, chiare richieste: meno burocrazia, risposte certe dallo Stato, incentivi alle aziende virtuose, sostegno
a chi imbocca la strada (per molti obbligata) dell’internazionalizzazione.
Zanardo servizi logistici
“Certezza del diritto e sburocratizzazione”
Giustizia rapida, burocrazia zero: Damaso Zanardo, alla guida della Zanardo Servizi Logistici di Marghera – sul
mercato dal 1961 – li ritiene i due fattori chiave per far tornare competitivo il sistema produttivo del territorio. “Che sia penale o civile, il Paese ha bisogno di una giustizia capace
di scelte univoche, rapide, certe. Sono troppi i furbi – puntualizza Zanardo – che approfittandosi di un sistema giudiziario farraginoso e arretrato
creano danni enormi a quanti, cittadini e imprese, scelgono di restare nella legalità”. Secondo comandamento: sburocratizzare. “Come imprenditori siamo chiamati a decisioni rapide, scelte tempestive, reattività assoluta. Se uno vuole cogliere una nuova opportunità di mercato in giro per
il mondo non può che muoversi rapidamente. La stessa capacità di reazione la pretendiamo dalla pubblica amministrazione: servono decisioni veloci, non possiamo più aspettare anni per una concssione edilizia e mesi
per lo sblocco di una pratica amministrativa. Ci hanno chiesto di fare sacrifici e noi li abbiamo diligentemente fatti, ma ora è tempo che lo Stato
ricambi la nostra fedeltà e ci permetta di competere alla pari con i nostri
concorrenti stranieri”.
Stone italiana
“Una rete di sostegno per chi internazionalizza”
Roberto Dalla Valle è l’amministratore delegato di Stone Italiana, attiva
nella produzione quarzo e marmo ricomposto. Con oltre 160 dipendenti
divisi tra Zimella ( Verona) e Villesse
(Gorizia), l’azienda ha chiuso il 2012
con un un fatturato di 34 milioni di
euro: l’export negli 80 Paesi raggiunti ne rappresenta il 60%. Non a caso,
è proprio sullo scenario internazionale che Dalla Valle punta i riflettori:
“La nostra esperienza è esemplare: in
oltre 35 anni di attività ci siamo quasi sempre dovuti arrangiare. Quando
Stone Italiana si è aggiudicata dalla Qatar Foundation una commessa da 4 milioni per
l’edificazione dell’Education City di Doha ma denuncia: “Ci siamo sempre dovuti arrangiare”
abbiamo avuto a che fare con l’Ice o
con altre strutture simili, il contributo non è andato molto oltre l’organizzazione di un paio di appuntamenti.
Per questo, a chi avrà responsabilità
legislative e di governo vorrei chiedere di creare una rete di supporto per
le aziende italiane che vogliono internazionalizzare. Penso per esempio a
quanto sarebbe utile in questo particolare momento storico ed economico un appoggio in Medioriente”. Sul
fronte interno “l’edilizia è a dir poco
ferma. Se almeno lo Stato snellisse le
procedure per ottenere licenze e procedure, potremmo trovare un po’ di
beneficio”.
la2r elettroimpianti
“Meno scartoffie e regole che non
cambiano in corsa”
Da più di 25 anni LA2R elettroimpianti opera nel campo della quadristica
elettrica, dell’impiantistica industriale e civile e, più di recente, dell’installazione di impianti domotici. Per
il titolare Renato Tronchin, il prossimo Parlamento dovrà cambiare molte cose. A partire da una forte semplificazione della struttura burocratica: “Abbiamo 17 dipendenti e di questi ben 5 lavorano nei nostri uffici, alle prese tutto il giorno con procedure
complesse, nuovi balzelli, moduli, richieste. Tutto questo è semplicemente inaccettabile: al Paese non serve
burocrazia, ma semplificazione e poche regole chiare”. Un ragionamento
che si aggancia al delicato tema dei
pagamenti: “Non chiediamo che tutti
i pagamenti siano a 30 giorni – prosegue Tronchin –: quello che pretendia-
mo è che i termini di pagamento siano certi e rispettati”. La stessa certezza che si chiede al governo che verrà
sul fronte degli incentivi: “Pensiamo
ad esempio al fotovoltaico: provvedimenti e ripensamenti, marce indietro e nuovi cambiamenti hanno messo in ginocchio il comparto. È impensabile per un imprenditore dover tener sempre conto che le regole di oggi potrebbero finire stravolte domani
o dopodomani”.
omniaweb italia
“Digitalizzare la Pa e tagliare le
tasse in busta paga”
Parla di burocrazia anche Victor Vassallo, titolare di Omniaweb Italia, web
agency padovana nata nel 1998 specializzata nel posizionamento sui motori di ricerca. “Grazie al digitale –
spiega Vassallo – la burocrazia come
la conosciamo oggi potrebbe sostanzialmente scomparire. Con un click si
potrebbe fare qualsiasi cosa. Qualcosa è stato fatto, ma la strada è ancora lunga e procede a rilento. Il prossimo governo dovrebbe tener conto
dei molti fattori di crescita e di aumento della produttività che la digitalizzazione può portare, alla macchina
pubblica quanto alle imprese”. Non
manca un forte invito al rinnovamento: “Chiunque salga al governo deve
avere il coraggio di dare un taglio netto a tutto, a partire dai costi della politica e dai finanziamenti pubblici ai
partiti, e di garantire aiuti concreti alle imprese, obbligando per esempio
le banche a fare il loro mestiere, vista
la completa inaccessibiltà generale al
credito tradizionale. E le buste paga
devono diventare più “pesanti” grazie
a un taglio deciso al carico fiscale: in
questo modo le famiglie ritroveranno
serenità e potere d’acquisto e l’economia interna potrà riprendersi”.
fratelli poli
“Lo stato scommetta su chi vale
davvero”
“Negli ultimi tempi – racconta Claudio Manca, amministratore delegato
della Fratelli Poli, industria metalmeccanica di Breganze ( Vicenza) – stiamo pensando di assumere nuovi collaboratori e ci siamo resi conto che
crollo del giro d’affari
80%
la riforma del mercato del lavoro ha
di fatto cancellato gli incentivi previsti per le aziende che assumevano lavoratori in mobilità. Nel nome della
flessibilità, insomma, ci siamo ritrovati con un sistema ancora meno flessibile: questo aspetto va risolto al più
presto”. Manca reclama poi un nuovo modello di finanziamento alle imprese: “Lo Stato deve dimostrarsi capace di scommettere sulle aziende
che propongono progetti, innovazione, sviluppo reale. Un modello di finanziamento simile a quello messo a
punto dall’Unione europea, che taglia i finanziamenti a pioggia e punta tutte le risorse su chi dimostra di
saperle far fruttare”. Non manca una
riflessione sull’internazionalizzazione: “La creazione di una rete di sportelli a sostegno delle imprese, magari agganciati alle nostre rappresentanze diplomatiche nel mondo, sarebbero una formidabile arma per le aziende che cercano di spingersi in nuovi mercati”.
gfn forniture nautiche
“Stop al terrorismo del redditometro”
“Al prossimo governo avremmo tanto da chiedere” esordisce Silvano Gibellato, titolare della GFN Forniture
Nautiche di Campodarsego (Padova).
Un’azienda che, come molte altre del
comparto nautico, ha sofferto pesantemente per gli effetti delle nuove norme in materia fiscale e in particolare per il redditometro. “Il nostro
settore per colpa del governo ha subito un calo dell’80 per cento – osserva Gibellato – e tutti i giorni sentiamo
di nuove ditte che chiudono, che falliscono, o che finiscono in mani straniere. Questo in un settore che non
aveva mai chiesto niente al governo
e non aveva mai fatto un’ora di cassa
integrazione”. La richieste al governo
che verrà sono chiare: “Bisogna smetterla con il clima di terrorismo contro chiunque possegga un’imbarcazione, anche piccola. Non è giusto
che il possesso di una barca da 30mila euro funga da allarme per il redditometro, mentre un camper dello
stesso valore giustamente non viene
conteggiato. Le maglie dei controlli fiscali vanno allargate, bisogna uscire
da questo clima di terrore”, conclude Gibellato.
fratelli bianchini
«Dieci anni per una pratica: ora
basta»
Burocrazia ed estero sono i temi caldi
per Bruno Bianchini, patron della Fratelli Bianchini di San Pietro di Morubio ( Verona), azienda leader nel comparto dell’arredo di qualità. “Quello
che anche in questi giorni ci assilla e
ci dilania – racconta Bianchini – è la
burocrazia: troppe carte, troppi professionisti da pagare perché seguano
le nostre pratiche. È difficile prendere iniziative e fare nuovi progetti: sono 10 anni che aspettiamo la chiusura
di una pratica per ottenere un incentivo legato a un ampliamento dei nostri
impianti”. E anche dall’imprenditore
veronese arriva la richiesta di sostegno alle aziende che vanno all’estero:
“Ogni volta che affrontiamo un nuovo mercato ci rendiamo che spagnoli,
francesi, tedeschi possono contare su
una rete pubblica di assistenza e consulenza, mentre noi dobbiamo arrangiarci e fare sforzi molto più grossi.
Se anche noi avessimo dallo Stato un
aiuto di questo tipo, l’export italiano
si metterebbe a correre”.
nautica in ginocchio col redditometro
Gibellato di Gfn Forniture Nautiche contesta
Molte ditte della nautica chiudono “terrorismo” e disparità del redditometro: “Chi
ho vengono comprate da stranieri ha una barca è ricco, chi ha un camper no”
ECONOMIA NORDEST
il fatto del mese
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centrodestra. Berlusconi tira la volata ma potrebbe fare “solo” il ministro dell’Economia. Aspirante premier? Alfano (per ora)
Brunetta: tasse tagliate di 5 punti in 5 anni
Il federalismo non c’è più nelle priorità della Lega, ma compare in quelle di Fratelli d’Italia. Il Carroccio: stop al credit crunch
programma in 2 domande
la corruzione non esiste
A tutti i candidati veneti abbiamo
posto le stesse domande:
In Italia la corruzione ha assunto
una “natura sistemica” che “oltre
al prestigio, all’imparzialità e al
buon andamento della pubblica
amministrazione pregiudica
l’economia della nazione” ha detto
il presidente della Corte dei conti,
Luigi Giampaolino, il 5 febbraio
all’inaugurazione dell’anno
giudiziario. La corruzione costa al
paese 60 miliardi l’anno, ma nessun
partito ne parla: quando si tratta di
indicare gli strumenti per recuperare
risorse si parla solo tagli della spesa
legale e lotta all’evasione.
1. Può individuare tre leve capaci di
far ripartire l’economia italiana
e in particolare quella veneta?
2. Può formulare un impegno concreto
per il Veneto da portare subito
nel prossimo Parlamento?
R
iduzione della spesa
pubblica e della pressione fiscale e sostegni
all’occupazione: sta in
queste tre leve la “ricetta” del Popolo della Libertà secondo
Renato Brunetta, veneziano, capolista alla Camera ( Veneto 2). Si parte
con la “riduzione della spesa pubblica e in particolare dei costi della politica, con abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, abolizione delle province e dimezzamento degli eletti in Parlamento e
nei Consigli regionali e comunali”.
La seconda leva riguarda la pressione fiscale: “riduzione di 5 punti in
5 anni, per passare dal 45% al 40%,
ridando fiato a famiglie e imprese.
In questa prospettiva si inserisce un
piano di abbattimento del debito
pubblico, per riportarlo al di sotto
del 100% rispetto al Pil”. L’ex mini-
Addio alla Capitale? Maroni mira al Pirellone e per i Padani, passati in un anno dall’11%
al 4% a livello nazionale, potrebbe realizzarsi il sogno della “Macroregione del Nord”
stro conclude con “un piano straordinario per l’occupazione, riconoscendo alle imprese, per le nuove
assunzioni di giovani a tempo indeterminato, una detrazione dei contributi per i primi 5 anni. E valorizzando, tra l’altro, le professioni, riconoscendone le funzioni sussidiarie di pubblico interesse”. Un pia-
no per l’Italia che secondo l’esponente Pdl è un piano per il Veneto:
“se riparte il Veneto, dove si concentra una parte significativa dell’attività industriale e della produzione
del paese, riparte l’Italia”.
Bitonci, lega nord
Massimo Bitonci, deputato padova-
no e capolista al Senato per la Lega Nord, parte dal credit crunch:
“La stretta creditizia deve trovare,
con l’intervento del governo, soluzioni sul territorio: le banche devono tornare a puntare sull’economia reale anziché sulla finanza
drogata”. Seconda leva: “Sbloccare il patto di stabilità, permetten-
60 mld
do ai Comuni di investire in opere pubbliche: un volano per l’economia del territorio che non possiamo perdere”, spiega Bitonci. Al
terzo posto, le tasse. “Nel 1980 Reagan vinse le elezioni dimostrando
che un alto livello di tassazione fa
scendere le entrate fiscali. Per questo, e per dare respiro a cittadini
e imprese, la pressione fiscale deve essere gradualmente ridotta”.
Un impegno per il prossimo Parlamento? “Una nuova spending review, che non tagli tanto sugli enti locali, che danno servizi, quanto
sulla macchina burocratica statale,
centrale ed elefantiaca”.
Maschio, fratelli d’italia
Per Ciro Maschio, consigliere comunale a Verona e candidato alla Camera ( Veneto 1) nelle liste di
Fratelli d’Italia, “il motore dell’economia italiana, soprattutto al nord,
sono le Pmi, ora soffocate da un’insostenibile pressione fiscale e da un
rigore senza crescita. Le leve principali sono dunque taglio di spechi e spesa pubblica; semplificazione della burocrazia; riduzione della pressione fiscale soprattutto per
chi investe, creando occupazione
e innovazione”. Sull’impegno concreto nel prossimo Parlamento, Maschio non ha dubbi: “Senza mettere in discussione l’unità e la solidarietà nazionale, per noi fondamentale, occorre riprendere le riforme
per il federalismo fiscale interrotte
dal governo Monti, perché il Veneto
ha dimostrato di saper gestire meglio di altre regioni le proprie risorse ed è giusto che i cittadini possano controllare da vicino come vengono spesi i soldi pubblici”.
centro. Per Zuana, candidato di Scelta Civica, la credibilità del Professore tranquillizza i mercati garantendo tassi d’interesse calmierati
i montiani: ridurre le province per liberare risorse
L’Udc: “Completare le infrastrutture fondamentali per la Regione”. Fli: “Potenziare il sistema energetico per abbattere i costi”
Q
uali leve per la ripresa si
possono trovare nell’Agenda
Monti? Per il professor Gianpiero Dalla Zuanna, capolista al Senato di Con Monti per l’Italia, la prima
è “la ritrovata credibilità internazionale dell’Italia, garantita dalla figura
del presidente Monti e da un governo radicalmente riformista: permetterà l’innesco della ripresa, grazie soprattutto alla diminuzione dei tassi di
interesse, con conseguente incremento dei crediti disponibili per le imprese”. Seconda leva, la riduzione della
spesa: “Solo un governo radicalmente
riformista potrà ridurre le spese dello
Stato superando gli interessi particolari che hanno frenato, negli anni passati, l’azione di governo. Ad esempio,
la riduzione delle Province si è impantanata in Parlamento per i veti incrociati dei partiti”. Terza leva: “Generare nuovo lavoro, con la ripresa economica e gli alleggerimenti fiscali resi possibili dalla riduzione della spe-
province sull’altalena
Il centrodestra nel 2008 aveva
promesso l’abolizione delle Province,
poi le resistenze della Lega avevano
fatto accantonare il progetto. Monti
era riuscito a varare un decreto che
prevedeva la riduzione da 86 a 51: tra gli
accorpamenti previsti anche quelli tra
Verona e Rovigo e tra Padova e Treviso.
La fine travagliata della legislatura ha
fatto saltare la conversione in legge. Ora
tutti i partiti promettono un intervento.
conte, Fli
sa, ma anche con una nuova organizzazione del mercato del lavoro, più attenta alle esigenze delle imprese e alla
protezione dei cittadini meno garantiti”. Un impegno concreto per il Veneto? “Le potenzialità del manifatturiero e dei servizi della regione sono
in gran parte inespresse e compresse
dalla burocrazia. Nei primi 100 giorni
verranno individuate 100 procedure e
da semplificare o eliminare con priorità assoluta”.
valdegamberi, udc
Stefano Valdegamberi, consigliere regionale in lista alla Camera (Veneto
1) per l’Udc, indica al primo punto
“la riduzione della spesa: servono tagli drastici, strutturali, a partire dalle
Province. Provvedimenti dagli effetti
non immediati, che per questo vanno
accompagnati da incentivi fiscali capaci di far ripartire l’economia”. Poi,
una revisione del patto di stabilità: “Allargare le maglie dei bilanci comunali
Ha fatto parte della Giunta Galan, con Zaia è passato
all’opposizione, ora Valdegamberi andrà alla Camera
per investire in opere pubbliche può
rimettere in moto le imprese del territorio”. Terza leva: semplificazione burocratica. “Più enti ci sono, più ostacoli si creano. Bisogna semplificare i
livelli di governo, ridurre i passaggi”.
Primo impegno concreto in Parlamento: “Completare le infrastrutture logistiche venete programmate e solo in
parte avviate: una rete infrastrutturale all’altezza renderà più competitive
le nostre imprese”.
Per Giorgio Conte – che corre per
una riconferma alla Camera nelle liste di Futuro e Libertà (Veneto 1 e 2).
– la prima leva “deve essere la politica della competitività: un Paese competitivo è un Paese sano, in cui regole
e leggi sono rispettate. Vanno previste
anche azioni di contrasto al lavoro nero e illegale, allo sfruttamento dell’immigrazione, alla contraffazione”. La seconda leva è “la riduzione del carico
fiscale abbassando progressivamente
l’Irap, che penalizza i posti di lavoro e
soffoca l’innovazione”. La terza azione
“deve mirare ad attrarre investimenti esteri: la partita della competitività
internazionale si gioca anche in casa”.
L’impegno concreto: “Il potenziamento del sistema energetico, sia in termini di produzione che di trasporto e di
collegamenti transnazionali, al fine di
consentire una significativa riduzione
dei costi dell’energia per le produzioni industriali”.
ECONOMIA NORDEST
il fatto del mese
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fuori dagli schieramenti. Bocchini illustra i piani di Giannino: colpire il debito pubblico con cessione di asset statali
Veneto Stato: in Parlamento non ci andremo
Grillini: “Roma paghi i 90 miliardi che deve alle imprese”. Borghesi: “Moratoria che vieti alla banche di imporre rientri a Pmi”
N
“
on ci sono bacchette magiche e provvedimenti salvifici”,
esordisce l’ingegner
Franco Bocchini, capolista al Senato con Fare per Fermare
il declino. Che mette al primo posto tra
le leve per rilanciare l’economia “l’abbattimento del debito pubblico: necessario per abbassare l’ingente spesa per
gli interessi, ma anche per aumentare la
credibilità del Paese e abbassare lo spread. Un abbattimento del debito che deve passare per una cessione di parte degli asset immobiliari e industriali statali”. Al secondo punto “un drastico taglio sulla spesa corrente, senza toccare
i livelli di welfare: dobbiamo fermare le
pensioni d’oro e tagliare il numero e i
compensi dei dirigenti pubblici, troppo
elevati rispetto al resto d’Europa”. Terza leva tutta dedicata alle imprese: “bisogna mettere mano agli oltre 30 miliardi di cosiddetti trasferimenti statali alle
imprese, che al 90% servono a ripianare i conti delle aziende pubbliche (Poste, Ferrovie e così via). Con quei denari si potrebbe eliminare è l’Irap, che incide pesantemente proprio sulle Pmi”.
Un impegno concreto per il prossimo
Parlamento: “Un provvedimento che incide poco sulla spesa pubblica, ma molto sul piano dell’etica: riduzione drastica dei privilegi della classe politica. Sarebbe un importante segnale di un cambio di rotta”.
Businarolo, Movimento 5 stelle
Tiene a precisare che le sue risposte
sono “il risultato di un ragionamento formulato assieme ad altri candidati del M5S” Francesca Businarolo, veronese e capolista alla Camera (Veneto 1) del Movimento 5 Stelle. Che mette al primo posto tra le leve per lo sviluppo “il saldo dei crediti che le aziende vantano nei confronti della pubblica amministrazione (90 miliardi circa),
o comunque cominciare una drastica
riduzione. E lo Stato dovrebbe pagare
massimo a 60 giorni”. Al secondo posto “defiscalizzare il lavoro dipendente con un sistema di incentivi a proporzionalità diretta rispetto all’età degli assunti. I finanziamenti dovranno essere
ricercati nei tagli agli sprechi presenti nelle pieghe del bilancio dello Stato, dando finalmente attuazione alla
definitiva cancellazione di inutili e costose sovrastrutture”. Terza leva: “La liquidazione Iva per cassa. Questa semplice azione, che non grava sul bilancio dello Stato, può realmente liberare
risorse per le Pmi”. Un impegno concreto? “Il rilancio del turismo in Veneto, tenuto conto che a livello nazionale
questo significa la produzione del 10%
del Pil”. Via, dunque, a “un insieme di
provvedimenti che deve concretizzarsi
in servizi ed opportunità tali che il turista possa usufruire dei siti e dei paesaggi che rendono il Veneto una delle
regioni più rinomate al mondo”.
nomia”. Un impegno per il prossimo Parlamento? “Anche se eletti –
dichiara Guadagnini – non parteciperemo ai lavori del Parlamento,
tutto sarebbe inutile. Dobbiamo arrivare all’indipendenza veneta”.
borghesi, rivoluzione civica
Guadagnini con l’Udc aveva guidato la rivolta dei sindaci per trattenere il 20% dell’Irpef.
Ora è segretario degli indipendentisti e punta solo al referendum per la “liberazione”
guadagnini, veneto stato
Antonio Guadagnini è capolista alla
Camera ( Veneto 1 e Veneto 2) per
Veneto Stato, del quale è anche segretario nazionale. “Il nostro movimento – spiega – ritiene che la precondizione essenziale per far ripartire l’economia sia l’indipendenza
del Veneto, da raggiungersi attra-
verso un referendum in cui i cittadini possano dire la loro. Abbiamo visto governi di ogni colore alternarsi nei decenni, con risultati equivalenti e drammatic: è evidente che
il problema non è il pilota, ma la
macchina Italia che non può funzionare. Una volta raggiunta l’indipendenza faremo votare i cittadini an-
che sull’appartenenza all’Europa,
che riteniamo dannosa per il Veneto. Quindi azzereremo quei 20 miliardi di euro di avanzo tra le tasse
pagate e quelle investite in Veneto,
cancellando Irpeg, Irap e Irpef che
stritolano imprese e lavoratori. Infine smonteremo l’apparato burocratico inefficiente che imbriglia l’eco-
Antonio Borghesi, deputato veronese eletto nel 2008 con l’Idv, ha
seguito Antonio Di Pietro nella fusione con Rivoluzione Civile dell’altro ex pm Antonio Ingroia. “La prima leva da attivare per dare fiato
all’economia veneta l’abbiamo già
esposta in una controproposta alla legge di stabilità di Monti: tagliare le tasse abbattendo i costi della politica e gli sprechi della pubblica amministrazione. Quindi occorre ridurre e semplificare l’apparato burocratico che soffoca le
Pmi. Infine agevolare la vita a cittadine e aziende, nemmeno puntando più su sportelli unici, ma addirittura abolendoli del tutto, puntando sia per il rapporto con gli enti,
sia per l’amministrazione della giustizia sulla completa informatizzazione”. Per Borghesi però la priorità assoluta è dare ossigeno alle imprese, allentando la morsa del credit crunch: “Proporremo al parlamento di varare una moratoria che
vieti alle banche di imporre rientri
alle imprese almeno per un anno”.
la curiosità
centrosinistra. Puppato ha sfidato Bersani alla primarie, ora guida la lista dei democratici per il Senato
Amministratori in ballo:
Sono 1363, 250 sindaci
Con il Cavaliere ben 701
pd: “agire sul cuneo fiscale per creare lavoro”
Il centro-destra è lo schieramento
con il maggior numero di sindaci
e amministratori in lista (701)
seguito dal centro-sinistra che
ne conta 304. Più indietro le
coalizioni di Monti (250 candidati)
e Rivoluzione Civile con Ingroia (96
amministratori); “Fare per fermare
il declino” ne ha solo 13.
Sono 1.363 gli amministratori
comunali (250 i sindaci) in corsa
per l’elezione in Parlamento.
L’esperienza pregressa negli enti
locali potrebbe essere un valore
aggiunto, ma di contro il doppio
incarico sarà di certo un fardello
per chi lo conserverà.
Zan (Sel): “Incentivare sviluppo sostenibile e riqualificazione edilizia rilancerà il settore delle costruzioni”
A
bbattimento del cuneo fiscale,
definizione di tempi certi nei
rapporti tra imprese e pubblica amministrazione, compensazione tra debiti e crediti nel rapporto
azienda-pa. Sono queste le tre leve
per riportare il Paese e il Nordest a
crescere secondo Laura Puppato, capolista al Senato per il Partito Democratico, già capogruppo in Regione
e sfidante di Bersani alle primarie.
“Siamo un Paese con 22 milioni di lavoratori – spiega – cioè ogni cittadino che lavora ne mantiene due, mentre in Germania il rapporto è uno a
uno. È evidente che la forza lavoro
va aumentata: questo significa abbattere il cuneo fiscale, garantendo alle
imprese un minor costo del lavoro
e ai lavoratori una maggiore disponibilità economica”. Secondo tema
caldo, quello del rapporto con la burocrazia: “Dobbiamo ridimensionare il peso amministrativo – continua
l’esponente veneta del Pd – il che
vuol dire avere obiettivi chiari: portare a 30 giorni il termine di risposta negli atti di qualsiasi amministrazione pubblica e a 180 giorni la durata di un grado di giudizio. Il pubblico deve diventare uno strumento
del cittadino, non un vessatorio ostacolo”. Terza leva: “Le istituzioni pubbliche non si devono più macchiare
del reato del debito verso un’azienda, visto che lo stesso Stato pretende
che i propri crediti siano subito onorati. E se la Pa non paga, l’azienda deve poter usare quel credito per pagare le imposte”. Un impegno concreto da portare subito in Parlamento?
“Un progetto di legge che finanzi le
metropolitane di superficie per tutto
il territorio veneto, arrivando a coprire tutti e 4 gli stralci che sono rimasti lettera morta negli ultumi 10 anni.
Per far vivere i cittadini in un territorio meno inquinato – conclude Puppato – ed evitare i pesanti costi dei
mezzi privati”.
Capogruppo in Regione, è arrivata quarta dietro ai big nella
battaglia per la leadership dello schieramento progressista
Zan, sel
Parte dalla green economy il candidato di Sinistra Ecologia e Libertà alla
Camera ( Veneto 1) Alessandro Zan,
attualmente assessore del Comune
di Padova. “Il governo deve trovare
nuove strade per favorire uno sviluppo sostenibile e un maggior rispetto del territorio. Nelle città si consuma il 70% dell’energia complessiva di
un Paese: incentivare iniziative di efficientamento energetico degli edifici
potrebbe essere oltretutto un grande
volano per l’edilizia, che sta mandando a casa un sacco di lavoratori”. Secondo obiettivo: “Modificare il patto
di stabilità per sbloccare gli investimenti, che oggi frenano lo sviluppo
delle piccole e medie imprese e delle
imprese artigiane del nostro territorio”. Terza leva: fare squadra tra Pmi:
“Abbiamo ancora una forte vocazione
manifatturiera – osserva Zan – ma le
aziende devono fare sempre più rete
e aggregarsi in distretti, nei quali deve essere trovato spazio per la ricerca applicata, capace di innovazione e
di competitività sul mercato globale. Lo Stato deve favorire questi processi di integrazione”. L’esponente di
Sel conclude con l’impegno concreto per il Veneto: “Prevedere politiche
di forte defiscalizzazione e incentivo
alle Pmi che in questo momento soffrono, ma hanno la capacità produttiva e creativa per superare brillantemente la crisi”.
ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
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L’export vale l’80%
Tra i principali mercati della Bsg ci sono Germania, Austria e
Svizzera. Dopo lo sbarco negli Stati Uniti, la padovana pianifica
l’aggressione al Nordafrica. La Cina non rientra negli obiettivi
| economia | Unioncamere: troppe imposte sulle imprese venete
8
fatturato del 2012
9,2
Nel 2011 il bilancio
aveva chiuso a 11 milioni
10.
il caso. Mentre i pezzi pregiati dell’industria nostrana vengono acquistati dal colossi stranieri, c’è chi compra dai tedeschi
Colonizzazione invertita, Kuhnke torna tricolore
Bertagnon si riprende l’azienda di Limena e la “internazionalizza”: precisione tedesca, genio italico, organizzazione nipponica
antonino padovese
I
n un momento storico in cui molte aziende medio-grandi passano
di mano a investitori stranieri, c’è
una realtà a nord di Padova dove
un imprenditore italiano coraggioso ha strappato di mano la fabbrica ai tedeschi. Non una fabbrica qualsiasi, ma quella
fondata dal padre 36 anni fa il padre, venduta ai tedeschi negli anni Novanta. È stata una scelta di affetto ma anche di rischio
imprenditoriale quella di Simone Bertagnon, 40 anni, sposato, papà di Lisa Marghertia (6 anni) e Anna Vittoria (3 anni).
È entrato nel gruppo tedesco Kuhnke alla fine degli anni Novanta, ne è diventato
il responsabile Finance e dal 2008 amministratore delegato. Il 30 novembre 2012
ha perfezionato l’acquisto di tutte le quote
dell’azienda di Limena, comune con meno
di ottomila abitanti nella cintura di Padova, attraverso una lunga e faticosa trattativa
curata dal consulente direzionale Luigi De
Vita con la controllante tedesca.
il giusto mix
La Bsg Kuhnke Solution è un’azienda leader nel campo degli attuatori pneumatici
(valvole e cilindri) e nella accessoristica. Si
muove principalmente in tre settori: le tecnologie medicali, la mobile application e
l’automazione industriale in genere. “Oggi possiamo orgogliosamente dire – spiega l’amministratore unico – che sappiamo
coniugare il rigore tedesco con l’estro imprenditoriale di casa nostra. Dopo che l’intero controllo dell’azienda è tornato in Italia, abbiamo trasformato la Bsg in una real-
sinergia con cuoa
La Bsg Kuhnke ha adottato il sistema
organizzativo importato da Toyota in italia,
rendendo la struttura molto più flessibile
e attenta all’abbattimento dei costi. Per
applicare il metodo Lean l’azienda padovana si
è avvalsa dell’aiuto di Cuoa, la business school
di Altavilla Vicentina accreditata tra le quattro
migliori d’Italia.
ca. Per l’80%, il fatturato viene realizzato
all’estero. “In questi anni abbiamo cercato
di far cambiare mentalità al cliente – rileva
Bertagnon – e non ci limitiamo a presentare solo il componente automatico ma presentiamo un’offerta sistemica per risolvere tutte le problematiche. Ai clienti, insomma, non vendiamo la pizza ma una festa di
matrimonio”. Tra i settori di maggiore sviluppo c’è quello legato alle tecnologie medicali. La Bsg Kuhnke Solutions produce
valvole e componenti per tutte le funzionalità delle sedie odontoiatriche e per gli
impianti utilizzati per la dialisi.
i nuovi obiettivi
Fondato nel 1977, lo stabilimento padovano era stato assorbito nel
1992. Dal 30 novembre scorso è ritornato sotto il controllo della Bsg
tà snella, rivolta alla diversificazione e alle
risorse umane. Siamo attenti alla crisi ma
non ci pieghiamo di fronte alle difficoltà. E
lo facciamo con un pizzico di orgoglio nazionalistico verso i tedeschi”.
la storia
L’azienda Kuhnke nasce nel 1928 in Germania. Nel dopoguerra l’azienda produce il primo relé universale, alla base degli
interruttori moderni. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta vengono attivate due linee produttive,
quella dei magneti rotanti e della pneumatica miniaturizzata. Quest’ultima area
conosce in 30 anni notevoli sviluppi e si
espande in altri paesi europei come l’Italia. Nel 1977 Giorgio Bertagnon, padre
di Simone, fonda un’azienda di attuatori
pneumatici entrata subito in rapporti commerciali buoni con la multinazionale tedesca. Nel 1992 le strade delle due realtà si
uniscono all’interno di una Spa il cui controllo è rimasto per 20 anni in mano ai tedeschi. “Poi è successo che noi avevamo
fiducia nel settore della automazione industriale – spiega l’attuale amministratore unico – mentre la controllante in Germania voleva limitarsi solo alla commercializzazione. I dirigenti tedeschi non volevano investire altro capitale nella progettazione e nella produzione”. Così è
nata la trattativa che ha portato Simone Bertagnon a comperare tutte le quote dell’azienda fondata dal padre 20 anni dopo la vendita ai tedeschi.
La Bsg oggi
Ora la Bsg (Bertagnon Simone Giorgio)
solutions srl è una società posseduta al
75,5% direttamente dal rampollo del
fondatore mentre il 24,5% è in mano a
una società controllata sempre dall’ingegnere, che ha provveduto, con la creazione di una Srl a semplificare gli organi direttivi della società: via il cda, resta l’amministratore unico, via il collegio
sindacale, resta il sindaco per il controllo dei bilanci. Il rigore tedesco applicato all’azienda “di famiglia” si deve alla
lunga formazione dell’attuale titolare in
Germania. Otto anni di percorso tra studio e stage in azienda per una laurea ot-
lean
tenuta in Germania in Ingegneria aziendale (simile al nostro corso di Ingegneria gestionale). Per quattro anni è stato assunto
dalla Kuhnke in Germania dove ha imparato il metodo di lavoro e il rigore dei tedeschi. Poi la multinazionale l’ha inviato
in Italia nello stabilimento di Limena dove
il padre era rimasto dopo la cessione del
1992 con incarichi direttivi fino al recente
pensionamento.
la riorganizzazione
Bertagnon, una volta in Italia, ha provveduto a semplificare e a razionalizzare il lavoro sui principi della Lean production che
la Toyota ha importato in Italia e che molto aziende stanno seguendo. Catene di comando corte, attenzione agli sprechi, poco magazzino, razionalizzazione delle spese. L’azienda si avvale da alcuni anni della
consulenza degli esperti del Cuoa, il Centro universitario di organizzazione aziendale di Altavilla Vicentina, dove si è sviluppato un polo di eccellenza del metodo Lean in Italia attraverso una partnership con
le aziende, le associazioni degli industriali e l’università. In tre anni ha chiuso un
percorso di mobilità interna al termine del
quale sono rimasti 39 dipendenti. Mentre i
fatturati sono tornati a essere ai livelli che
segnavano prima della crisi: 8,6 milioni
nel 2011, 9,2 milioni nel 2012.
gli sbocchi
Il mercato di riferimento resta quello di
lingua tedesca: Germania, Austria e Svizzera. Poi ci sono i Paesi scandinavi, la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’Ameri-
Tra i possibili mercati di espansione oggi c’è tutta l’area mediterranea, dal Nord
Africa (Egitto, Tunisia e Algeria) alla Turchia con cui sono stati avviati già promettenti contatti commerciali. In seconda battuta l’azienda si affaccerà anche al mondo
dei Paesi arabi mentre al momento la Cina pare non rientrare fra gli interessi del
gruppo.
la tendenza
Alfa, Unicredit e Ansaldo
con i saldi per crisi
i teutonici fanno spesa
Per un’azienda che torna italiana, ce ne sono
molte altre che la crisi ha “regalato” alla
Germania. E gli artigli tedeschi sono pronti
ad afferrare altri pezzi pregiati dell’economia
nostrana. Su Alfa Romeo c’è Volkswagen,
nonostante Marchionne abbia ribadito come
non abbia la minima intenzione di cedere l’Alfa,
specialmente ai tedeschi. Anche UniCredit, che
ha bisogno di ricapitalizzarsi, potrebbe far gola
ai teutonici, se non altro per evitare i 1.000
licenziamenti che la banca ha annunciato per
le filiali tedesche. C’è infine il possibile assalto
tedesco a Finmeccanica. L’azienda è fortemente
indebitata e potrebbe mettere sul mercato
pezzi pregiati come Ansaldo Energia.
ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
imprese
gli industriali veneti preferiscono ca’ foscari
La maggior parte delle aziende venete ha detto di ritenere
l’Università di Venezia di qualità. La maggior parte di esse ne
ha sentito parlare attraverso quotidiani e periodici locali
| distretti | L’export rallenta ma non ferma la sua corsa
9
la percentuale gradimento
55,5%
Dell’ateneo
veneziano
11.
a Salzano. Il nipote della famosa vetreria di Parma ha acquisito l’azienda da Alcedo Sgr che voleva fare subito cassa
Bormioli prepara il rilancio di Firme di Vetro
“Questo sarà un anno di consolidamento per tentare di crescere nel 2014”. Il fatturato infatti è crollato di un terzo
ti emergenti dei Bric, del Far East e
dell’Africa, dove finora Fdv è stata
poco presente, a differenza di Nord
America ed ex Unione Sovietica. “In
un mercato che vale 1,2 miliardi di
euro Fdv è perfettamente in grado
di ritagliarsi un suo stabile e riconoscibile spazio – spiega Nardi Dei –
però prima bisogna cominciare dalle pulizie di casa”.
massimiliano crosato
C
omincia una nuova
vita per il gruppo Firme di Vetro, uno dei
nomi forti dell’illuminazione architettonica e decorativa da interni italiani.
Rocco Bormioli, nipote e omonimo
del fondatore della famosa vetreria
di Parma da cui è completamente uscito, a ottobre ha completato
l’acquisizione dell’azienda di Salzano ( Venezia) da Alcedo Sgr che
dopo 6 anni di gestione ha preferito passare la mano puntando a un
immediato realizzo. Un affare per
il neopresidente Bormioli, che già
nel 2010 era entrato personalmente con il 20% delle quote, ma anche “un investimento di passione”
l’ha definito. E di passione il nuovo
amministratore delegato Gherardo
Flaccomio Nardi Dei dovrà mettercene parecchia, dato che il fatturato di Fdv è crollato da 45 a 30 mi-
eccessiva frammentazione
L’attuale proprietario è il nipote del grande capitano
d’industria però non ha più legami con la casa madre
lioni di euro. Il giovane manager ha
già messo a punto il nuovo piano
industriale che prevede sostanzialmente da un lato una forte razio-
nalizzazione di marchi e cataloghi,
dall’altro nuove e più marcate divisioni di prodotto associate a canali di vendita propri per i merca-
Nel mirino innanzitutto l’eccessiva frammentazione dei marchi con
cui Fdv in questi anni si è presentata sui mercati di riferimento: sette
sono troppi. “E tutti ottimi. Ma che
anche lavorando bene insieme non
permettono di essere percepiti come unica entità. Fdv finora è stata
una sorta di federazione di marchi,
ciascuno con una propria identità,
alcuni più conosciuti come Leucos
(in “scuderia” dal 2008) altri meno,
a volte creando una certa ambiguità che non ci ha fatto affatto bene.
Produzione italiana
Il neopresidente Bormioli,
che già nel 2010 era entrato
personalmente nell’azienda di
Salzano con il 20% delle quote,
facendo quello che lui definisce
“un investimento di passione” l’ha
definito. Il nuovo amministratore
delegato è Gherardo Flaccomio Nardi
Dei che ha il compito di risollevare
il fatturato che è crollato da 45
a 30 milioni di euro. Il 95% della
produzione è realizzato in Italia ma
ci sono diverse sovrapposizioni di
marchi che vanno sistemate per
evitare inutile dispersione di risorse.
95%
Inoltre ci sono duplicazioni che oggi sono un lusso, specie se si considera che per il 95% il nostro è un
prodotto totalmente fatto in Italia”.
E l’intenzione è quella di mantenerlo tale, anche per non perdere
il prezioso contributo di un indotto locale formatosi in decenni e difficilmente rimpiazzabile. Sebbene
le idee sul rilancio di Fdv siano fin
troppo chiare, nessuno negli uffici
di Salzano si nasconde che il 2013
sarà un anno difficile e dedicato a
conservare vendite e quote di mercato in attesa che gli effetti del cambio di passo comincino a farsi sentire realisticamente dal 2014. “Per
come è strutturato il nostro settore
e considerando anche il prolungato fermo delle costruzioni e quindi
dei contractor, per noi un canale di
vendita importante, un paio di anni ci vorranno tutti”, confida Nardi
Dei mentre sceglie con quale vestito buono presentare Fdv nella nuova stagione, quella del rilancio.
materiali elettrici. L’impresa di Marostica è entrata in possesso del 100% della società padovana in cui era entrata nel 2008
con il rilevamento di elvox ora nasce il vimar group
Nella nuova struttura convergeranno le reciproche esperienze mentre il catalogo dei prodotti sarà uniformato
C
on la fine dell’anno la vicentina Vimar ha perfezionato
l’acquisizione del 100% della padovana Elvox, 40 milioni di ricavi totali, dando corpo a una realtà nuova anche nel nome ( Vimar
Group) che a regime viaggerà sopra i 230 milioni di euro di fatturato. L’azienda di Marostica completa
così un’acquisizione cominciata già
nel 2008. Quell’anno la società per
azioni della famiglia vicentina Viaro
rilevò un primo 25% per poi salire
gradualmente anno dopo anno, e
sempre a colpi di porzioni del 25%
del capitale azionario, fino a diventare a fine 2012 l’unico azionista
dell’azienda di Campodarsego.
affinità particolari
Una collaborazione che era già nata
anni fa a livello strategico, quando
le due aziende, molto simili per tradizione, storia, localizzazione, anzianità e leadership sui propri mer-
export: obiettivo 20%
Vimar Group puntia ad arrivare
almeno al 20% di export a
cominciare dai mercati esteri di
riferimento che rimangono quelli
dell’Africa del Nord, della regione
del Golfo e dell’Est europeo. Vimar
Group può contare su sette sedi
nel mondo, 1300 collaboratori tra
diretti ed indiretti, un centinaio di
paesi serviti e 9000 articoli per usi
civili e domotici.
cati di riferimento, decisero di cominciare a pensare i rispettivi prodotti in modo tale che fossero integrabili gli uni con gli altri, operando la Vimar nella produzione di sistemi domotici e di materiale elettrico per gli impianti di casa e ufficio, e la Elvox nella citofonia, negli automatismi apricancello e apriporta, ed entrambe prime aziende in ambito nazionale. Per Vimar,
fondata nel 1945, e ora guidata dalla seconda generazione rappresentata dal presidente Gualtiero Viaro, azionista al 55%, e dall’amministratore delegato Piero Camillo Gusi col resto delle quote, il completamento dell’acquisizione si inserisce
in un piano di sviluppo strategico
“che nell’ultimo anno ha visto una
sempre maggior integrazione delle
due aziende che ora condivideranno il catalogo dei prodotti e una rete vendita unificata in grado di proporre un pacchetto completo e in-
L’industriale vicentino Gualtiero Viaro ha fondato la
sua ditta nel 1945. La guida la seconda generazione
tegrato di soluzioni sia per l’interno che per l’esterno dedicato al settore residenziale e terziario”.
piena potenza di fuoco
Oltre a tale fattore nient’affatto se-
condario, il nuovo peso dimensionale dovrebbe anche facilitare una
più decisa presenza sui mercati
esteri, dal momento che le percentuali di vendita rimangono abbastanza sbilanciate sul mercato do-
mestico, dove si realizza circa l’85%
delle vendite, mentre l’export pesa
solo per il 15%. “È la nostra priorità
– conferma Giovanni Maffeis, direttore commerciale di Vimar – e presentandoci come un unico interlocutore per tutto quanto serve per la
casa puntiamo ad arrivare almeno
al 20% di export a cominciare dai
nostri mercati esteri di riferimento che rimangono quelli dell’Africa del Nord, della regione del Golfo e dell’Est europeo”. Del resto la
potenza di fuoco adesso c’è tutta.
Vimar Group può contare su sette
sedi nel mondo, 1300 collaboratori tra diretti ed indiretti, un centinaio di paesi serviti, novemila articoli per usi civili e domotici, di building automation, di automazione
cancelli e videocitofonici, per arrivare alle conosciutissime spine e
prese elettriche per una produzione di addirittura 183 milioni di pezzi l’anno.
ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
economia
friuli venezia giulia: imprenditorialità in crisi
A fronte di 5.840 iscrizioni alle Camere di commercio, sono
state 6.678 le cancellazioni, calo percentuale del lo 0,76%.
In totale le imprese registrate a fine 2012 erano 108.530.
| consulenti | Dall’università all’impresa con un elevator pitch
10
un saldo negativo
-838
La diminuzione
delle imprese
12.
Unioncamere. Il report diffuso a febbraio parla di ricavi in diminuzione dell’8,2% ma propone anche dati confortanti
Troppe imposte soffocano le imprese venete
Tiene il rapporto capitale proprio/capitale acquisito ma le aliquote sono ben superiori al massimo di legge del 31,4%
PAOLO SAMMARZANO
N
el 2011 i ricavi di
vendita medi per
azienda in Veneto si
sono attestati a circa
2,7 milioni di euro,
il 96,4% del valore della produzione. Prima della crisi, nel 2007, l’indicatore era pari a 3 milioni di euro, quindi si è registrata una diminuzione dell’8,2%. Anche il valore
aggiunto medio per azienda ha registrato una contrazione del 6,9%,
che corrisponde ad una perdita pari a 43mila euro. Ciononostante
l’indicatore si è dimostrato ancora
in grado di assorbire i consistenti
costi di personale e gli oneri finanziari e ha pure assicurato un, modesto, margine di redditività netta per
i conferenti il capitale di rischio.
UN TERRITORIO CHE TIENE DURO
È quanto emerge dal primo report
dell’Osservatorio sui bilanci azien-
La crisi non è riuscita a scalfire la solvibilità di breve
termine che resta ancora inferiore alla media nazionale
dali, realizzato dal Centro Studi di
Unioncamere Veneto. Dai risultati emerge che, nonostante la crisi in atto, i principali indici di bi-
lancio non sono stati compromessi, in quanto la solidità patrimoniale complessiva è ancora buona, che
il rapporto capitale proprio/capita-
le acquisito totale è soddisfacente e
in aumento: sale infatti dal 26,4%
del 2007 al 31% del 2011) e che
la redditività del capitale investito
(ROA al 3,7% nel 2011) evidenzia
una situazione economica minima
ed in evidente contrazione (6% nel
2007), ma ancora positiva. L’esposizione alla competizione poi (intesa come incremento della quantità venduta necessario a controbilanciare una riduzione di un punto
percentuale del prezzo di vendita)
è pressoché costante (14,6%) e ciò
implica che le imprese venete hanno mantenuto intatta la loro capacità di affrontare strategie di prezzo
aggressive messe in atto dalle concorrenti. Scendendo più nel dettaglio, se si considerano alcune specifiche caratteristiche, rilevanti soprattutto in fasi come quella in corso, si può ritenere che per le società di capitali venete la solvibilità di
breve termine tutto sommato non
è pregiudicata e la pressione che la
Bianchi: “Resistiamo”
“La recessione che ha colpito
l’economia del Veneto a partire dalla
seconda metà del 2011 ha avuto un
forte impatto sui bilanci aziendali,
ma sotto l’aspetto finanziario ed
economico il sistema produttivo
rappresentato dalle società di
capitale ha tenuto. Dall’analisi del
90% dei bilanci depositati presso
le Camere di Commercio del Veneto,
emerge che nel 2011 i ricavi e i
valori aggiunti hanno continuato ad
aumentare, pur attestandosi ancora
al di sotto dei valori ante-crisi. I
dati inoltre indicano, da un lato, la
difficoltà delle imprese a recuperare
i livelli di redditività pre-crisi e,
dall’altro, un’elevata esposizione alle
fasi congiunturali negative”.
90%
stessa impone alla liquidabilità del
magazzino si aggira attorno al 50%
dello stesso, dato ben inferiore alla media nazionale e il rischio complessivo incorporato nelle società
venete è inferiore a quello prevalente nel resto del Paese.
IMPOSIZIONE STRANGOLANTE
Dal report dell’Osservatorio emerge anche un dato sull’imposizione
fiscale, che negli anni della crisi si è
rivelata estremamente penalizzante
per le imprese. Le aliquote effettive
infatti sono risultate ben superiori
a quelle nominali: di fronte a un’aliquota cumulata (Ires+Irap) fissata
dalle norme al 31,4%, le imprese
venete hanno sostenuto un onere
effettivo ben superiore e crescente,
visto che tra il 2007 e il 2011 è passato dal 50,2% al 57,8%. Per l’effetto combinato degli oneri indeducibili e della maggiore base imponibile Irap, i redditi più bassi sono stati
più penalizzati.
vino d’eccellenza
la polemica. Il ministro Mario Catania ha attaccato la gestione territoriale di un settore ancora chiave
L’Amarone stabile
tra i vini rossi
più amati dai buyer
tabacco: è scontro tra ministro e regione
Oltre 2.000 amanti dell’Amarone
della Valpolicella hanno partecipato
ad Anteprima Amarone 2009.
Numeri buoni per i produttori del
pregiato vino veronese. Secondo
un sondaggio l’Amarone della
Valpolicella fa ormai parte dei
grandi vini rossi che gli operatori
vorrebbero trovare a Vinitaly. In
particolare, il blocco Amarone,
Barolo, Brunello rappresenta il
34% del totale dei vini citati;
l’Amarone da solo il 12%. A
questo si può aggiungere un altro
20% sul totale dei vini segnalati
appresentato da Valpolicella e
Ripasso della Valpolicella.
Risponde l’assessore Manzato: “Misure ridefinite del tempo, da Roma si parla a spese della verità”
Mansueto SCARPELLIN
“A
l 99% caleranno gli aiuti per
ettaro erogati dall’Unione
europea ai tabacchicoltori”. Questa la previsione di Mario Catania, ministro per le politiche agricole, sull’esito della riunione del
Consiglio europeo che ha iniziato
a discutere il quadro di bilancio europeo per il periodo 2014-2020. “La
Commissione europea – ha spiegato Catania intervenendo al convegno
“Il tabacco italiano: quale futuro tra
Pac e mercato”, a Bovolone, nel Veronese – vuole che gli aiuti ai diversi comparti produttivi siano livellati, ciò significherebbe una riduzione
del 90% degli aiuti ai tabacchicoltori,
qualcosa di inaccettabile”.
LE RIVENDICAZIONI
Riguardo al proprio impegno nel sostenere il settore del tabacco, Catania ha ricordato che “anche prima di
essere ministro mi sono sempre occupato delle problematiche legate a
questo settore industriale”. Per aiutare l’industria del tabacco Catania ricorda di aver effettuato alcuni interventi mirati a razionalizzare la filiera, con il risultato che “oggi abbiamo due terzi delle associazioni in
meno, meno sprechi di valore, meno intermediazioni, insomma meno costi”. Il ministro sottolinea anche come la crisi abbia comportato per le manifatture “esborsi notevoli per restare sul mercato. Abbiamo trovato in genere una buona collaborazione da parte delle manifatture”. Concludendo la propria relazione, Catania ha identificato i danni
causati all’industria del tabacco dalla congiuntura economica sfavorevole nella “perdita di occupazione e
di imprese”, sottolineando come ciò
“sia grave soprattutto in Veneto, regione che prima era quella di punta, mentre adesso è quella che sof-
sistema orientato al mercato. Il Veneto non l’ha fatto per niente, non capisco il perché”, ha concluso strappando l’ultimo applauso.
la risposta della politica locale
“Al 99% gli aiuti per ettaro erogati dall’Unione Europea
caleranno, per questo occorre farsi sentire a Bruxelles”
fre di più”. Il motivo della situazione veneta è individuato dal ministro
nel fatto che “il Veneto non ha implementato le necessarie misure di sviluppo, cosa che la Campania ha fatto
male e l’Umbria così così. Nel 2010
andavano disegnate nuove misure di
sviluppo rurale che sarebbero state
finanziate dall’Unione Europea direttamente nel quadro della politica
agroambientale, servivano ad aiutare
la transizione dal sistema assistito al
La risposta dell’assessore all’Agricoltura Franco Manzato non si è fatta attendere: “Il Veneto ha ridefinito per
tempo le misure agroambientali per
lo sviluppo rurale. Per farlo, abbiamo dovuto bloccare il PSR per un anno a causa del mancato supporto della struttura ministeriale: lo schema
di misure definito da Roma, infatti,
era calibrato per l’Umbria e non per
l’agricoltura e le esigenze del Veneto
e del suo sistema di imprese. Io capisco che per un dirigente ministeriale
divenuto ministro tecnico e fiondato
candidato in una regione non sua sia
complicato conoscere una realtà che
non ha praticato – ha detto l’assessore regionale – ma non si può parlare
a spese della verità”.
ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
distretti
la provincia autonoma tracinata da vino e mele
I distretti del Trentino Alto Adige più in crescita per esportazione sono stati quello delle mele (cui si è riaffezionato il tradizionale sbocco della Germania) e quello dei vini rossi e bianchi
| normative | Irap: finalmente arrivano i rimborsi sull’Ires
11
trentino a.a. l’impennata
+20%
Nel penultimo
trimestre 2012
13.
report. Secondo uno studio di Intesa Sanpaolo il Trentino Alto Adige ha ripreso a volare, mentre il Veneto è stabile
L’export rallenta ma non ferma la sua corsa
Il Friuli frena il Nordest: senza export non risce a ripartire. Per quanto riguarda i settori brillano hi-tech e occhialeria
ne a esportare nei “nuovi” mercati ad alto potenziale, dove i distretti tradizionali triveneti, pur rallentando, hanno registrato un aumento dell’export del 9,8% tendenziale.
Trainante la Russia dove le esportazioni hanno ripreso a correre
(+28,2% la variazione tendenziale). Su livelli contenuti, ma in forte crescita, le esportazioni verso un
altro Bric, il Brasile.
paolo fontana
N
el terzo trimestre
2011 l’export dei
34 distretti tradizionali del Triveneto ha mantenuto un
buon ritmo di crescita, registrando
un aumento tendenziale del 7,7%.
Nonostante l’evidente rallentamento, si tratta di un buon risultato, soprattutto perché viene dopo cinque trimestri di crescita a doppia
cifra. L’export del trimestre lugliosettembre 2011 si è portato a quota
5,8 miliardi, con un guadagno netto di 415 milioni di euro rispetto
al corrispondente periodo del 2010
(+1,1 miliardi rispetto al momento
peggiore della crisi nel terzo trimestre 2009). Lo sottolinea il periodico Monitor dei distretti industriali
del Triveneto aggiornato a fine settembre 201. Lo studio è stato curato del Servizio Studi e Ricerche di
Intesa Sanpaolo per conto di Cassa di Risparmio Veneto, Carive, Ca-
friuli a rilento
Trainante la Russia che ha fatto segnare un incremento
del 28% delle richieste dei beni del nostro territorio
riFvg e Btb e monitora l’andamento dei distretti presenti in Veneto,
Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
bene il comparto hi-tech
Nei settori ad alta tecnologia, molto
bene i tre poli triveneti, che nel terzo trimestre 2011 hanno continuato a correre (+13,1% tendenziale).
Spiccano, in particolare, il biomedicale di Padova e l’Ict veneto, trainati entrambi dal mercato tedesco. Ulteriormente cresciuta la propensio-
Nel dettaglio numeri meno entusiasmanti arrivano dal Friuli Venezia Giulia dove ha pesato il forte calo delle esportazioni. I distretti veneti, pur rallentando il passo, hanno invece avuto un ritmo di crescita intorno al 2,5%. Quelli del Trentino Alto Adige hanno ripreso a correre nel terzo trimestre del 2012. In
un contesto congiunturale difficile,
il numero dei distretti triveneti in
crescita è salito a quota 23 (dai 18
del secondo trimestre). Nel periodo luglio-settembre è, inoltre, tor-
nato a salire il numero dei distretti in crescita tendenziale sui mercati esteri. In evidenza, soprattutto,
l’occhialeria di Belluno (+15,2%)
che è andata molto bene negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito e in Germania ma anche in Cina, Brasile ed Emirati Arabi Uniti.
Nel sistema moda bene anche l’oreficeria di Vicenza e la concia di Arzignano. I distretti regionali del settore agro-alimentare hanno chiuso
il terzo trimestre tutti in territorio
positivo, con performance particolarmente brillanti per il prosecco di
Conegliano-Valdobbiadene (bene
in Germania, Austria, Regno Unito, Stati Uniti, Canada) e i dolci e la
pasta veronesi (specie in Germania,
Regno Unito). Segnali incoraggianti vengono anche dai distretti della regione specializzati in beni del
sistema casa con un aumento delle vendite estere; tra questi il mobile di Treviso, il mobile d’arte del
bassanese e il marmo e granito della Valpolicella.
ELDORADO CINA E EMIRATI
Per quanto riguarda i paesi emergenti
nell’articolo a fianco abbiamo detto
della Russia. Ora ci concentriamo
su altri quattro paesi. Negli Emirati
Arabi Uniti invece spicca l’oreficeria
di Vicenza per la moda, e il mobile di
Treviso per il sistema casa. In Cina
vanno segnalati, in particolare, gli
straordinari risultati conseguiti da alcuni distretti della moda: l’occhialeria
di Belluno, il tessile e abbigliamento
di Schio-Thiene-Valdagno, l’oreficeria
di Vicenza e le calzature del Brenta. Gli
imprenditori italiani stanno sfruttando
al meglio la transizione dell’economia
cinese verso un modello di sviluppo più
incentrato sui consumi. La tecnologia
del Veneto ha invece trovato un nuovo
sbocco, con picchi di vendita notevoli,
in Paesi come Stati Uniti e Svizzera.
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ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
consulenti
confindustria padova lancia l’asl
ASL Alternanza Scuola lavoro è il progetto di Confindustria Padova per
stimolare l’“impresa formativa” in grado di stipulare convenzioni con
scuole, proporre percorsi, formare risorse interne come tutor per studenti
| metaregione | Passante Alpe Adria: c’è il via libera del Veneto
12
minuti a disposizione
5
Il tempo in cui bisogna saper
presentare la propria impresa
14.
opportunità. Parlare al mercato è più facile con le ultime tecnologie sfida. Google, Facebook e Twitter: nuovi mondi con regole ferree
L’era del web impone un’introspezione Internet 2.0 richiede competenze precise
per comunicare ciò che conta davvero solo chi saprà comprenderle sopravvivrà
Il rischio latente è perdere di vista la propria identità Occorre saper valutare i risultati ottenuti in rete per dominarla
“L
a comunicazione è una
delle attività più importanti per le aziende. Lo
è sempre stata, ma oggi questa esigenza è ancora più sentita. Anche
grazie alle nuove opportunità offerte dal web, che non è una moda ma
un vero canale per lo sviluppo del
business, e anche una scelta obbligata: non essere presenti equivale
a scomparire dal mercato”. Niente
meglio di Internet per aprire i confini e parlare col mondo, sottolinea
Tiziana Recchia, formatrice e fondatrice di OpenUp by Cassiopea. Anche perché la tecnologia ha portato
alla luce nuove forme di comunicazione integrata in aree che non esistevano: nuovi territori, nuovi format, nuovi clienti. Padroneggiare i
meccanismi dei social network aiuta le aziende a superare la loro crisi di identità. “Per comunicare con
i mercati emergenti non basta parlare alla clientela, ma è necessario analizzare risultati e tendenze
e adattare i propri comportamenti.
La Rete costringe le aziende a guardarsi allo specchio prima di guardare al pubblico: deve prima di tutto
concepire la propria vision e mission, e solo dopo darsi una strategia nella quale la comunicazione
abbia un peso rilevante”.
la squadra conta
Un altro scoglio da superare - ma
possiamo definirla anche un’utile
verifica - è condividere gli obiettivi
e il processo attraverso il quale arrivarci. Più “alleati” avrà l’imprenditore e più la spinta al miglioramento sarà efficace. E nella comunicazione è il primo a dover esse-
re convinto di voler cambiare modello è il leader, che stimola lo staff
ad ascoltare i clienti e tradurre i loro bisogni in prodotti e servizi. “Anche per questo - conclude Tiziana
Recchia – proprio con Paolo Errico
stiamo lanciando Media Tutor, un
nuovo percorso formativo orientato alla comunicazione delle imprese. Il principio è che le aziende hanno bisogno di guardare più lontano, per capire dove stanno andando, come svilupparsi e su quali risorse investire. Ed è proprio la tecnologia che sta proponendo alle
aziende una nuova visione fatta di
interattività e rapporti di fiducia”.
tiziana recchia
“Per comunicare con i mercati emergenti non
basta parlare alla clientela, ma è necessario
analizzare risultati e tendenze e adattare i
propri comportamenti. La Rete costringe le
aziende a guardarsi allo specchio prima di
guardare al pubblico”.
www.openupbycassiopea.com
“O
gni giorno che passa la
tecnologia del web sta
trasformando il rapporto tra le aziende, i prodotti e i
clienti. La comunicazione delle imprese cambia volto a una velocità
mai vista e non è facile capire se si
sta facendo la cosa giusta... Soprattutto perché bisogna accettare che
una volta iniziato questo cammino,
è una strada che si dovrà percorrere per sempre”. Secondo Paolo Errico, fondatore e amministratore delegato di Maxfone, siamo ormai vicini ad affrontare una nuova rivoluzione copernicana: solo che questa volta invece di stelle e pianeti dobbiamo tenere d’occhio Google, Facebook e Twitter. I social network hanno fatto passi da gigante e oggi infatti condizionano il mercato, attribuendo un enorme valore non soltanto alla presenza di un profilo, ma
anche ai contenuti.
si in gioco? Sanno valutare i risultati che ottengono in rete? La grande
attenzione verso i prodotti, le tendenze e i brand ha aperto scenari
di grande sviluppo potenziale: però è un business ancora molto fluido, dove la scelta giusta o sbagliata
può ribaltare la strategia delle vendite nel bene e nel male, e per questo occorre grande disponibilità alla
formazione. “Un’azienda che dispone di nuovi strumenti e li sa usare
può conquistare una posizione dominante. Ad esempio non basta avere tanti amici su Facebook, devono
essere di valore: ma come si determina una qualità invisibile? Oppure:
come intercettare i flussi di traffico
con nuovo algoritmo di Google? Chi
non si aggiorna perde ranking, reputazione, rilevanza”. Oggi più che
mai per saper cogliere le opportunità è necessario impadronirsi di tecniche fino a ieri sconosciute, perché
vince chi sa sfruttare i passi avanti
della tecnologia, ormai quotidiani.
Conclude Errico: “Le aziende devono decidere, ma in realtà la scelta è
obbligata: fra cinque anni vuoi ancora esserci? Siamo tutti sullo stesso
mare, con la stessa barca e lo stesso vento: solo che chi sbaglia resta
indietro, irreparabilmente fuori dal
mercato”.
paolo errico
“Un’azienda che dispone di nuovi strumenti
e li sa usare può conquistare una posizione
dominante. Ad esempio non basta avere
tanti amici su Facebook, devono essere di
valore”.
una sfida da non perdere
www.maxfone.it
Ma le aziende sono pronte a metter-
il progetto. Si chiama Contaminantion Lab la nuova creatura di H-Farm e Ca’ Foscari, un ibrido tra incubatore e acceleratore
Dall’università all’impresa con un elevator pitch
All’interno del campus di San Giobbe studenti, manager affermati e investitori costruiranno le aziende del futuro
S
i chiama Contamination Lab il
nuovo generatore d’impresa
creato dalla Ca’ Foscari e da HFarm. A metà tra un laboratorio universitario e un incubatore d’impresa,
il Contamination Lab aiuterà giovani, studenti e non solo nello sviluppo
di nuove idee progettuali al fine di favorire la nascita di nuove imprese già
durante il percorso di studi universitari. Grazie a questo nuovo progetto,
i ragazzi avranno la possibilità di continuare il proprio percorso di studi e
contestualmente lavorare a una propria iniziativa imprenditoriale sfruttando al massimo le sinergie e le opportunità che si creeranno all’interno
degli spazi dedicati.
tra studio e lavoro
Contamination Lab nasce per educare
gli studenti alla cultura del rischio imprenditoriale, abituandoli alla contaminazione tra discipline diverse e im-
prenditorialità. Gli attori sono impresa, università e studenti e il fine è quello di mettere i giovani laureandi e neolaureati di fronte a stimoli che possano far nascere possibili percorsi imprenditoriali. A differenza degli incubatori e degli acceleratori d’impresa,
il Contamination Lab è un luogo dove le idee e le opportunità si incontrano con la creatività e progetti imprenditoriali.
di Venezia, all’interno del campus universitario di Ca’ Foscari di San Giobbe.
Sarà aperto sette giorni su sette.
il ciclo mensile
spazio vitale
Il Contamination Lab, sarà un luogo fisico e una piattaforma digitale in grado di promuovere la formazione e l’incontro fra i partecipanti. Le risorse disponibili saranno principalmente digitali, utili per la generazione dell’idea,
il networking, l’accesso a banche dati,
i contatti con professionisti già operativi nel settore di interesse. Contamination Lab è uno spazio fisico che viene creato nel cuore del centro storico
Per i ragazzi che vogliono mettersi in proprio la
possibilità di trovare finanziatori e tutor d’esperienza
L’attività sarà organizzata in cicli mensili: la prima settimana dedicata alla
presentazione di grandi idee imprenditoriali che hanno già avuto successo
e a lezioni specifiche sul tema del fare
impresa. La seconda settimana è dedicata al confronto con imprese del territorio. La terza ospiterà workshop su
vari temi legati all’innovazione mentre nella quarta gli studenti che hanno sviluppato un’idea la potranno illustrare e dovranno coinvolgere potenziali investitori a finanziarla. Nel tempo di un viaggio in ascensore, con il
così detto “elevator pitch”. In cinque
minuti i gruppi di studenti dovranno
presentare la loro idea ad un pubblico
di potenziali investitori e di altri proponenti.
partnership
Venetwork
quando l’eperienza
fa scuola
L’iniziativa di H-Farm e
dell’Università Ca’ Foscari ha
già trovato alcuni partener
di eccellenza. Per arricchire
l’offerta a disposizione degli
studenti che troveranno
“casa” nel Contamination Lab
ci sarà anche la collaborazione
di Venetwork, network di
imprenditori veneti che con il
racconto delle loro esperienze
e la forte presenza nel mercato,
aiuteranno ad indirizzare
le idee dei giovani studenti
affinché possano diventare
subito impresa o entrare in
un’azienda.
ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
normative
PER IL VENETO PREVISTI trE GIORNI PER AGIRE
Gli imprenditori veneti avranno tre click day: il 25 febbraio sarà
dedicato alle persone fisiche, il 26 alle persone non fisiche di
Belluno, Venezia, Padova e Rovigo; il 27 per le altre province
| contributi | Reti energetiche europee: ci sono 22 miliardi
13
giorni per le domande
3
Si procederà in ordine di
presentazione delle carte
15.
imposte. Seppur con imperdonabile ritardo lo Stato procede a restituire i soldi pagati senza che fosse necessario
Irap: finalmente arrivano i rimborsi sull’Ires
Si potranno chiedere le somme ingiustamente versate solo fino al 2007, farà testo l’ordine di presentazione delle domande
DANIELE GRANZOTTO
S
i è risolta finalmente,
dopo tanti anni, un’anomalia nell’applicazione
dell’Irap circa la deducibilità ai fini Ires dell’imposta applicata sul costo del lavoro. Scattano pertanto i potenziali rimborsi limitatamente agli anni
per i quali non è ancora decorsa la
prescrizione. In buona sostanza il
rimborso è dovuto per le maggiori imposte versate dal 2007 al 2011.
L’istanza va presentata telematicamente secondo un calendario prefissato dall’Agenzia delle Entrate. Si
è partiti con i click days il 18 gennaio (nelle Marche) e si chiuderà il 15
marzo (nelle province di Brescia,
Cremona e Mantova). L’Agenzia
delle Entrate liquiderà le domande
a partire dalle annualità più remote e la priorità dei rimborsi seguirà unicamente l’ordine di presentazione delle domande. I soggetti in-
Dal 18 gennaio sono partiti i click days (con le Marche),
si chiude il 15 marzo con Brescia, Cremona e Mantova
teressati sono sia le imprese individuali e società personali sia le società di capitali per i periodi di imposta 2007/2011.
I presupposti
Il presupposto per il rimborso è la
sussistenza del costo del lavoro includendo anche i compensi degli
amministratori e dei collaboratori
a progetto ed escludendo il costo
degli apprendisti. Ma assumono rilevanza, oltre alle retribuzioni correnti e le spese di trasferta, anche
i costi imputati a titolo di accantonamento al fondo trattamento di fine rapporto e alle retribuzioni differite (tredicesime, quattordicesime, ferie), oltre a quei costi straordinari come incentivi all’esodo nei
casi di ristrutturazione aziendale.
Per procedere al calcolo è necessario considerare la quota imponibile dei costi del personale in rapporto con la base di tassazione ai fini Irap. La percentuale così determinata va applicata a quanto versato sia a titolo di acconto che di
saldo. Considerato che la base imponibile dell’Irap è essenzialmente
rappresentata dal costo del personale e dagli oneri finanziari, questa
percentuale assume normalmente un certo rilievo nell’ottica aziendale. Particolare attenzione va co-
munque posta nei casi in cui il versamento dell’imposta sia avvenuto
a seguito di ravvedimento operoso o di iscrizione a ruolo per effetto della riliquidazione per accertamento. Una volta calcolata la quota rilevante dell’imposta sostenuta
sul costo del lavoro deve essere rideterminata l’Ires considerando come deducibile questa apposita parte dell’Irap.
l’oggetto del desiderio
La differenza con l’Ires già versata
rappresenta l’oggetto del rimborso. Leggermente più complessi risultano invece i calcoli da fare per
determinare l’imposta rimborsabile in caso di periodi in perdita fiscale, oppure oggetto di operazioni
straordinarie o, infine, nel caso di
opzione per il consolidato fiscale.
Nel caso di perdite pregresse Ires
dal ricalcolo emergerà una maggiore perdita da computare in diminuzione del reddito relativo al primo
periodo d’imposta utile successivo,
alle condizioni e nei limiti stabiliti dagli articoli 8 e 84 del Tuir (Testo unico imposte sui redditi). Se la
perdita è già stata utilizzata si può
chiederne il rimborso. Nel caso di
operazioni straordinarie (fusioni, scissioni e altro) saranno i soggetti beneficiari ai quali spetterà di
competenza l’istanza. Per il consolidato fiscale, infine, sarà la società
consolidante a presentare la richiesta di rimborso in base agli imponibili Ires rideterminati dai singoli
soggetti partecipanti, i quali devono, a loro volta, presentare l’istanza, anche se non vi è evidenziato alcun importo da rimborsare. A conclusione va detto che questo “ravvedimento” dello Stato sul tema della
tanto discussa Irap, che rappresentava un vulnus non solo di natura
giuridica, viene accolto con soddisfazione anche se, come spesso succede, è avvenuto con imperdonabile ritardo.
agevolazioni. La legge di stabilità del governo ha riaperto i termini per quel che riguarda le partecipazioni societarie e i terreni
rideterminazione acquisti: ecco come fare
Anche il costo della perizia necessaria per partecipare alle procedure statali sarà deducibile
C
on la legge di stabilità (articolo 1, comma 473, L. n.
228/2012) si sono riaperti
i termini per rideterminare i valori di acquisto di partecipazioni societarie e di terreni estendendone il beneficio ai beni posseduti ad inizio 2013. Questa agevolazione, considerate le croniche necessità di cassa dell’Erario, prevista
per la prima volta nel 2001 (dagli
articoli 5 e 7 della Legge 448), è
stata riproposta in più fasi con numerosi interventi legislativi, da ultimo con il Dl 70/2011. Trattandosi
di un’agevolazione finalizzata a ridurre le plusvalenze in caso di cessione, disciplinate dagli articoli 67
e 68 del Tuir, destinatari di questa
norma sono le persone fisiche, le
società semplici, gli enti non commerciali e i soggetti non residenti
le cui plusvalenze sono imponibili in Italia. La rivalutazione riguarda nello specifico le partecipazioni
societarie non quotate, sia qualificate (oltre il 20% dei diritti di voto in assemblea oppure superiore
al 25% del capitale) sia non qualificate ed i terreni agricoli, edificabili e lottizzati, posseduti alla data
dell’1 gennaio 2013.
c’è anche la rateabilità
costi deducibili
La base imponibile sulla quale calcolare l’imposta agevolata rinviene da una perizia di stima asseverata redatta da professionisti abilitati entro il 30 giugno 2013 (1 luglio essendo il termine una domenica). Sul valore peritato si applica
un’imposta sostitutiva nella misura
del 4% per i terreni e le partecipazioni qualificate e del 2% per quelle non qualificate. Una novità introdotta dall’articolo 7, comma 2,
lettera ee del Dl 70/2011 consente ai soggetti che si avvalgono della rideterminazione delle partecipazioni e dei terreni di scompu-
le singole quote d’appartenenza
dei soci. In caso di rivalutazione
delle partecipazioni se la perizia
è predisposta per conto della società il relativo costo è deducibile
dal reddito d’impresa in quote costanti per cinque esercizi.
I contribuenti che si intendono avvalere dell’iniziativa devono indicarne i dati nella
dichiarazione dei redditi relativa all’anno di perfezionamento dell’operazione stessa
tare dall’imposta sostitutiva quella eventualmente già versata in occasione di precedenti procedure
di rivalutazione o, alternativamente, richiedere il rimborso dei versamenti effettuati ai sensi dell’art.
38 del D.P.R. n. 602/1973. La perizia deve rappresentare il valore
dell’intera società o cespite e non
Al contrario se la perizia è commissionata per conto di uno o più soci il relativo costo è portato in aumento del valore di acquisto della
partecipazione in maniera proporzionale al costo effettivamente sostenuto da ciascuno dei possessori. L’imposta sostitutiva deve essere versata entro il 30 giugno 2013
oppure, in alternativa, in tre rate
la prima delle quali alla data sopra indicata mentre la seconda e la
terza rispettivamente il 30 giugno
2014 ed il 30 giugno 2015, queste
ultime maggiorate degli interessi
nella misura del 3% annuo. Ovviamente i contribuenti che si avvalgono della normativa afferente
la rivalutazione devono indicarne
i dati nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno di perfezionamento dell’operazione.
ECONOMIA NORDEST
FEBBRAIO 2013 | www.economianordest.it
metaregione
INGRESSO DEL 28°: MEMBRO MANCANO ANCORA QUATTRO OK
A poco più di 5 mesi di distanza dall’ingresso ufficiale della Croazia
nell’Unione europea manca ancora la ratifica del trattato di adesione
da parte di quattro Stati: Germania, Danimarca, Olanda e Slovenia
| categorie | Zuccato, un rivoluzionario a capo di Confindustria Veneto
14
LUGLIO DATA FONDAMENTALE
1
In quella data la Croazia
entrerà nell’Unione europea
16.
trasporti. La giunta si è pronunciata con parere favorevole sebbene siano state espresse delle specifiche prescrizioni
Passante Alpe Adria: c’è il via libera dal Veneto
L’assessore alla Mobilità Chisso: “Migliorerà sensibilmente i collegamenti con la A27”. Ma prima la palla deve andare al Cipe
manfredi bersanti
L
a giunta veneta ha
espresso parere favorevole, con prescrizioni, circa l’intesa con gli
enti locali sulla localizzazione urbanistica del “Passante
Alpe Adria–Prolungamento A27”.
L’opera, la cui realizzazione è prevista con il metodo della finanza
di progetto, interessa il territorio dei Comuni bellunesi di Ponte nelle Alpi, Longarone, Castellavazzo, Ospitale di Cadore e Perarolo di Cadore. Essa rappresenta
il prolungamento dell’autostrada
A27 “di Alemagna” da Pian di Vedoia, nel Comune di Ponte delle
Alpi, fino a Perarolo, con successiva connessione alla Strada Statale n. 51 “di Alemagna”
lunghezza 20,7 chilometri
“L’intervento – ha detto l’assessore regionale Renato Chisso – ha
L’opera sarà lunga quasi 21 chilometri, 11 dei quali
che saranno percorrere in galleria con 3,5 in viadotto
lo scopo di migliorare il collegamento da e per l’alto bellunese
e il Cadore ed è compatibile con
la più ampia proposta di collega-
mento interregionale fra la A27
e la A23 “Udine-Tarvisio” e con
soluzioni di ammodernamento
e potenziamento della viabilità
intervalliva dell’Alto Bellunese.
L’utilizzo sarà gratuito per i residenti”. La lunghezza complessiva dell’infrastruttura sarà di circa 20,7 km, dei quali 11 in galleria e 3,5 con ponti e viadotti. Sono previsti svincoli a Pian di Vedoia, a Longarone e nel comune di Perarolo. L’opera è inserita nel 8° Programma delle Infrastrutture Strategiche nazionali e,
dunque, nella Legge Obiettivo, la
cui procedura prevede che la Regione si pronunci sulla compatibilità ambientale (la valutazione positiva di impatto ambientale è stata formalizzata nel 2010)
e sulla localizzazione urbanistica
dell’intervento, formalizzata positivamente sentiti gli enti locali.
Il progetto preliminare è passato
ora al Cipe, che deciderà a maggioranza, con il consenso del presidente della Regione, che si pronuncia sulla localizzazione sentiti i Comuni.
“Si fa scempio del monte”
Non ci sono solo persone favorevoli al
Passante Alpe Adria. I rappresentanti
di Mountain Wilderness Italia
(M.W.I.) da anni denunciano
(hanno anche scritto al ministero
dell’Ambiente, a quello per i Beni
e le Attività Culturali oltre che alla
Regione Veneto) i rischi legati
all’opera: “Essendo già stata
migliorata di molto la viabilità nella
Valle del Piave con allargamenti
di carreggiata, viadotti di limitate
proporzioni e circonvallazioni di centri
abitati, è più opportuno continuare su
questa strada della razionalizzazione
e miglioramenti locali ed in base a
queste scelte fatte negli anni passati.
Il Monte Cridola è protetto dall’Unesco
e il suo status di bene da proteggere”.
M.W.I.
le prescrizioni
Le prescrizioni riguardano la possibilità di prevedere, nella progettazione definitiva, il terminale
nord dell’intervento oltre la frazione di Caralte, con innesto sulla SS 51 “di Alemagna” tale da limitare l’occupazione territoriale
e da portare il traffico di attraversamento fuori dall’abitato di Caralte; la possibilità di prevedere la realizzazione di interventi
complementari di adeguamento
della viabilità ordinaria a Ponte
nelle Alpi e l’adeguamento funzionale della viabilità ordinaria
di accesso al previsto casello di
Longarone. E’ stato infine raccomandato di verificare, nelle successive fasi progettuali, la fattibilità di un nuovo intervento per
migliorare il collegamento diretto tra la città di Belluno e la rete
autostradale che anche una volta
terminata l’opera resterà lontano
dall’ottimale.
balcani. Zagabria a luglio sarà a tutti gli effetti membro della Ue e Lubiana teme le possibili ripercussioni Eustafor
croazia nell’unione: a tremare è la slovenia
La reattività dei cugini è maggiore e questo la rende molto più appetibile per gli investimenti dall’estero
L
a Croazia potrà essere più attraente della Slovenia per gli investitori esteri dopo che il prossimo primo luglio aderirà in pieno
all’Unione europea? Questa è la domanda che nelle ultime settimane si
chiedono diversi media di Lubiana,
non senza timori per il futuro dell’economia del Paese che negli ultimi anni
ha visto una drastica contrazione degli
investimenti esteri.
PERDITA DI UNICITA’
Dalla prossima estate la Slovenia non
sarà piu’ l’unico Paese dei Balcani occidentali a far parte dell’Ue, posizione
che dal 2004 ha abilmente usato come una sorta di “ponte” per investitori nelle altre ex repubbliche jugoslave.
La nuova star della regione potrebbe
invece diventare la Croazia, non solo
per l’effetto dell’adesione alla Ue, ma
anche per un clima generale più favorevole. In Croazia gli investimenti vengono realizzati in modo più veloce e
le CONTROMISURE
Il governo sloveno ha varato un piano
di graduale diminuzione delle imposte
sul reddito, che dal 20% di alcuni anni
fa scenderanno al 15% nel 2015. In
programma anche la liberalizzazione
del mercato del lavoro, dato che uno dei
maggiori fattori ostili agli investimenti
è la scarsa flessibilità e l’alto costo
paragonato ai Paesi vicini, come appunto
la Croazia. Annunciata anche una serie
imponente di privatizzazioni.
ambizioso, grazie ai vari incentivi fiscali nelle zone industriali e a una buona cooperazione tra la burocrazia centrale e gli enti locali, fattori che in Slovenia spesso mancano. Come esempio
più evidente viene indicato l’inizio della costruzione di uno dei più grandi
punti vendita di Ikea nei pressi di Zagabria, un investimento del valore di
almeno 100 milioni di euro. Il gruppo
svedese da anni mostra l’intenzione di
aprire un simile stabilimento in Slovenia, ma senza esito, pare a causa dei
prezzi troppo alti dei terreni edificabili
vicino a Lubiana. D’altro canto, per favorire l’Ikea la Croazia costruirà le strade circostanti e sposterà di alcuni chilometri alcuni caselli autostradali. Intanto la compagnia aerea Ryanair, che
ha cancellato la collaborazione con gli
aeroporti di Lubiana e Maribor, ha annunciato che tra breve a Zara, in Dalmazia, intende stabilire il suo 54° punto base in Europa, investendo quasi 70
milioni di euro.
Per venire incontro all’Ikea sono stati spostati i caselli
autostradali nella zona di Rijeka. Ryanair punta su Zara
NON PIU’ BENIAMINA DELL’AUSTRIA
Secondo il presidente dell’associazione degli imprenditori sloveni, Samo Hribar Milcic, “La Slovenia è sempre meno attraente per gli investitori
esteri, e sempre meno competitiva”.
Dall’indipendenza raggiunta nel 1991
il Paese ha registrato un totale di 12 miliardi di euro di investimenti diretti, il
49% proveniente dall’Austria. Sebbene
la Germania, l’Italia e la Francia siano i
primi tre partner commerciali.
I gestori di foreste
di tutta Europa
riuniti a Legnaro
L’Anarf, Associazione Nazionale
Attività forestali regionali, si è
riunita a Legnaro nella sede di
Veneto Agricoltura, che ne detiene la
presidenza. L’incontro è servito per
fare il punto sullo stato delle foreste
nazionali ed europee, quest’ultimo
con Eustafor, Associazione delle
foreste produttive europee, con
sede a Bruxelles. Tra i relatori
Roland Kautz, austriaco, autorevole
membro di Eustafor rpoveniente
da quell’Alpe Adria che è la zona
forestale più produttiva d’Europa.
Eustafor ha presentato gli obiettivi
dell’Associazione e le opportunità
previste dai programmi dell’Unione
Europea. Eustafor é presente in 19
paesi. Rappresenta 46 milioni di ettari
di foreste, il 29% del totale Ue, dalle
quali si ricavano a fini commerciali 117
milioni di metri cubi di legname. Una
realtà che impiega, complessivamente,
oltre 110 mila persone. Eustafor
nata per fare attività lobbistica sulla
Ue, associa i gestori delle foreste
produttive per cercare di fare il meglio
per il business.
ECONOMIA NORDEST
FEBBRAIO 2013 | www.economianordest.it
contributi
INFRASTRUTTURE PER LE STRADE DEL VICINO ORIENTE
I rapporti con il vicino oriente sono vitali per la Ue. Per questo
è stato lanciato un bando per la costruzione di infrastrutture
in questi paesi. con aiuti alle aziende che vogliono lavorare là.
| speciale meeting & convegni | Turismo congressuale, il Veneto ci crede e rilancia
15
euro milioni, fino al 25/2
2
Per maggiori informazioni
scrivere una mail a:
[email protected] .
17.
Friuli
innovazione. Possono accedere ai finanziamenti gli Stati direttamente ma anche tutte le azienda private
La Regione appalta
un lavoro nel canale
di Lignano Sabbiadoro
reti energetiche europee: ci sono 22 miliardi
La Regione Friuli deve affidare
l’esecuzione dei lavori di
manutenzione straordinaria di
dragaggio del canale di Lignano e
refluimento del materiale dragato
sulla spiaggia di Lignano Sabbiadoro
per il ripascimento. L’importo dei
lavori soggetto a ribasso d’asta è
stimato in 291.750 euro. L’intervento
interessa un tratto pericoloso per la
navigabilità a causa dei bassi fondali
del canale di ingresso a Porto Lignano
che costituisce anche l’accesso alla
Laguna di Marano Lagunare e Grado.
Si prevede di dragare il tratto
terminale a mare per garantire
adeguati fondali per la navigazione
in condizioni di sicurezza dei natanti
da diporto e da pesca. C’è tempo
fino all’11 febbraio. Per maggiori
informazioni: adriana.sampietro@
regione.fvg.it .
Soldi sia per gli studi (coperti fino al 50% dei costi ammissibili) che per i progetti definiti (fino al 10%)
ta pressione per la diversificazione delle fonti e rotte di approvvigionamento di gas naturale verso l’Ue.
carlo turci
M
uove i suoi primi passi il programma di lavoro 2013 che prevede
la concessione di sovvenzioni alle reti transeuropee di infrastrutture energetiche. I 12,2 milioni
di euro disponibili per quest’anno finanzieranno progetti riguardanti la riduzione delle strozzature, la congestione e i collegamenti mancanti. Ma anche lo sviluppo, la diversificazione e la
connessione delle fonti energetiche rinnovabili; il miglioramento
della capacità di stoccaggio sotterraneo di gas naturale e la rigassificazione di quello liquido,
la costruzione di gasdotti ad al-
CONDIZIONI DI ACCESSO AI FONDI
I danari, dopo le opportune verifiche, saranno erogati
dalla Bei. Si può partecipare fino all’8 marzo 2013
Altri 10 milioni saranno inoltre messi a disposizione per lo
strumento di condivisione del
rischio per “project bonds”. Le
proposte di progetto possono
essere presentate da uno o più
Stati membri, o da imprese pubbliche o private o enti in accordo con lo Stato membro direttamente interessato dal progetto in questione e da organizzazioni internazionali, con l’accordo di tutte le parti interessate. I
finanziamenti saranno concessi
altri bandi europei
“Azione Marie Curie”
per l’inserimento giovani
stanziati 25mila euro a ricercatore
Nell’ambito del Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo è stato pubblicato il bando 2013 relativo all’“Azione Marie Curie: Career Integration
Grants (CIG)” che offre, ai ricercatori che vogliono lavorare in
Europa, l’opportunità di gestire un proprio budget di ricerca,
contribuendo in questo modo
ad agevolarne l’inserimento
professionale duraturo e il successo nella carriera scientifica. Si
tratta di un’iniziativa di particolare rilievo nel contrastare la cosiddetta “fuga di cervelli” verso
Paesi terzi. Il sostegno finanziario, un contributo forfettario annuale di 25.000 euro per ricercatore e per una durata massima di quatto anni, verrà accordato a progetti di inserimento
professionale di ricercatori in
un’organizzazione di ricerca stabilita in uno Stato membro Ue o
per studi o lavori o in via trasversale mediante prestiti provenienti dalla Banca Europea degli Investimenti. L’importo del contributo finanziario è così definito:
per gli studi il 50% dei costi ammissibili; per i lavori, un massimo del 10% dei costi ammissibili. Il termine per la presentazione
delle proposte è l’8 marzo 2013.
I richiedenti devono dimostrare
di possedere la capacità tecnica e
operativa per completare il progetto per il quale richiedono la
sovvenzione. Per maggiori informazioni è possibile consultare
il seguente sito Internet: http://
ec.europa.eu/energy/infrastructure/grants/20130308_ten_e_
en.htm .
Veneto
in un Paese associato. La proposta di progetto deve essere presentata congiuntamente dal ricercatore e dall’organizzazione
di accoglienza. Per ottenere una
sovvenzione occorre aver svolto almeno quattro anni di attività di ricerca a tempo pieno o
essere in possesso di un diploma di dottorato. Occorre essere
stati impegnati attivamente nella
ricerca, ma non bisogna aver lavorato nel Paese dell’organizzazione di accoglienza per più di
12 mesi nel corso dei precedenti tre anni. Inoltre, non si deve
aver mai beneficiato di un contributo europeo o internazionale per il reinserimento o di una
sovvenzione per l’inserimento
professionale. Il budget a disposizione di questo bando è di 40
milioni di euro. La scadenza per
la presentazione delle proposte
di progetto è al 7 marzo.
lioni di euro; di progetti legati al
sistema europeo di gestione del
traffico ferroviario (con 100 milioni di finanziamento); progetti di servizi d’informazione fluviale (RIS), con un importo indicativo disponibile di 10 milioni
di euro; progetti di gestione del
traffico aereo (ATM), con un importo disponibile pari a 50 milioni di euro; progetti di autostrade del mare (MoS), con un
importo importo indicativo disponibile di 80 milioni di euro;
progetti di sistemi di trasporto
intelligenti (STI) compreso il
Servizio europeo di telepedaggio (SET) con un importo indicativo disponibile di 50 milioni
di euro. Il termine ultimo per
l’inoltro delle proposte è il 28
febbraio 2013.
Circa un miliardo di euro
per progetti di trasporti
Proposte entro il 28 febbraio
Sono stati pubblicati sei inviti
a presentare proposte nell’ambito del programma di lavoro
pluriennale per la rete transeuropea di trasporto (TEN-T) per
il periodo 2007-2013, al fine di
concedere sovvenzioni a progetti prioritari relativi ai trasporti su
ferrovia, strada e sulle vie navigabili interne, con un importo
indicativo disponibile di 731 mi-
Gestione delle frontiere
ecco pronti 11,1 milioni
rimborsi fino al 90% dei costi
Il Fondo Europeo per le Frontiere Esterne contribuisce all’or-
ganizzazione dell’attività di controllo e di sorveglianza delle
frontiere esterne, in modo da assicurare, da un lato, un elevato
livello di protezione lungo quelle frontiere e, dall’altro, l’attraversamento senza problemi delle frontiere esterne conformemente a lle normative di Schengen. L’invito a presentare progetti è dotato di un budget pari a 11,1 milioni di euro ed è rivolto esclusivamente alle autorità pubbliche europee che hanno
responsabilità nel campo dei visti, del controllo delle frontiere
esterne e dei controlli sull’immigrazione. Le ONG possono partecipare solo come partner. Sono quattro le categorie di azioni
che l’invito prevede di sviluppare quest’anno: l’avviamento e lo
sviluppo di programmi cooperazione a livello consolare; l’istituzione e lo sviluppo delle attività
dell’“Immigration Liaison Officers; la cooperazione e lo scambio di informazioni sui flussi migratori tra Stati Ue, con la possibilità di contatti con i paesi terzi
con il proposito di controbilanciare l’immigrazione irregolare;
l’organizzazione di corsi di formazione. I progetti otterranno
un contributo comunitario pari
al 90% dei costi eligibili. La documentazione deve essere inviata entro il 28 febbraio. Per info
consultare http://ec.europa.eu/
homeaffairs/funding/borders/
funding_borders_en.htm .
Fondo per l’integrazione
dei Paesi terzi
scadenza fissata al 26 febbraio
Tre le priorità dell’invito a presentare progetti 2013 per “azioni comunitarie” finanziato dal
Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi.
I progetti possono essere presentati da autorità nazionali, regionali o locali, ONG, organismi pubblici e privati, università e centri di ricerca. Il contributo dell’Unione Europea può
coprire fino al 90% dei costi totali ammissibili del progetto. Il
cofinanziamento richiesto deve essere compreso tra 400.000
e 1.000.000 di euro. I progetti
devono coinvolgere almeno 4
partner distinti di differenti Stati Ue. C’è tempo fino al 26 febbraio. Per informazioni http://
ec.europa.eu/dgs/home-affairs/
financing/fundings/migrationasylum-borders/integrationfund/transnational-actions/index_en.htm.
Due milioni stanziati
per la valorizzazione
dei centri storici
La Regione Veneto ha lanciato il
progetto strategico regionale per
la rivitalizzazione dei centri storici
e urbani e la riqualificazione delle
attività commerciali. La normatiova
di riferimento è l’articolo 7 della
normativa relativa. Le finalità
dei programmi integrati sono:
migliorare la capacità di attrazione
e l’accessibilità degli esercizi
commerciali, anche attraverso
l’individuazione e la realizzazione
di aree o edifici da destinare a
parcheggio; privilegiare la varietà
dell’offerta commerciale; fornire
servizi di supporto alle attività
commerciali, funzionali alla loro
particolare localizzazione; realizzare
forme di coordinamento tra le
attività commerciali e i servizi
pubblici e collettivi di supporto,
mediante partenariati tra soggetti
privati, comune e altri soggetti
pubblici. Il budget è di 2 milioni di
euro. Scadenza il 29 marzo 2013.
Per informazioni commercio@
regione.veneto.it .
ECONOMIA NORDEST
febbraio 2013 | www.economianordest.it
categorie
la nuova squadra regionale
Vice presidenti di “diritto” Alberto Baban (presidente di Piccola industria)
e Giulio Pedrollo (presidente dei Giovani dell’associazione). Gli altri due
vice presidenti: il padovano Enrico Carraro e il trevigiano Luciano Miotto.
16
migliaia di associati
11,5
Le imprese aderenti a
Confindustria Veneto
investitura il 13 febbraio. Designato unico già da ottobre, è stato nominato successore di Tomat dall’assemblea il 16 gennaio
Zuccato, un rivoluzionario a capo di Confindustria
Per l’ad di Ares Line “Servono nuovi schemi di gioco anche nei modelli associativi e nel modo di fare lobby”
mo quadriennio esposto a Mestre davanti al Consiglio regionale degli industriali da Zuccato. “Oggi alle sfide
economiche globali non partecipano
solo le imprese - argomenta Zuccato
- ma i sistemi d’impresa, i sistemi economici, i sistemi territoriali e le comunità. Dobbiamo quindi chiederci,
consapevoli dell’eredità che riceviamo dalla nostra Regione, e dal suo
modello economico, imprenditoriale
e sociale, quale futuro vogliamo per
il Veneto”.
carlo zagaria
M
ercoledì 13 febbraio
Andrea Tomat lascerà lo scettro da presidente regionale di
Confindustria a Roberto Zuccato, 60enne, già alla guida degli Industriali vicentini, nonché
presidente ed amministratore delegato della Ares Line, multinazionale
dell’arredamento, leader nel settore
delle poltrone per ufficio e per teatri e auditorium. Già a fine ottobre
nel vertice tra la Commissione di designazione e i presidenti delle delegazioni provinciali riuniti nel Comitato ristretto con il presidente Andrea
Tomat l’indicazione era stata univoca
per il vicentino. Poco spazio di manovra dunque per l’assemblea regionale
che si è riunita il 16 gennaio scoroso
per ratificare la designazione, trasformandola in nomina.
Tempo di rivoluzione
Manca solo l’investitura ufficiale,
Per l’ex presidente degli industriali di Vicenza la
manifattura resterà centrale ma occorrerà ripensarla
ma Zuccato ha le idee ben chiare,
e a metà mese: è tempo di “rivoluzione”, sia negli assetti dell’associazione e nei servizi da garantire alle
11.500 imprese affiliate, sia nei rapporti con il resto del sistema economico-istituzionale. “Servono nuo-
vi schemi di gioco anche nei modelli associativi. La globalizzazione e la
pervasività di una crisi strutturale e
non ciclica come quella che stiamo
tutt’ora affrontando ci impongono di
sviluppare un pensiero nuovo”. Questo il piano di battaglia per il prossi-
Manifatturiero protagonista
Per Zuccato l’economia regionale (e nazionale) continuerà a girare attorno alla manifattura, ma occorre riammodernare il sistema:
“L’industria e il manifatturiero sono stati e sono l’asset più importante per lo sviluppo e la prosperità del Veneto e del Paese. Negli
Usa, caso emblematico, si assiste
all’insourcing, le fabbriche riportano in patria pezzi delle proprie
produzioni. E il messaggio del Mit
oggi è: back to manufacturing. Noi
dobbiamo chiederci quale manifatturiero dobbiamo e vogliamo avere
qui. Quali industrie, quali prodotti, quali competenze, quali sistemi produttivi dobbiamo avere e, se
necessario, costruire per competere nel nuovo scenario dell’economia mondiale”.
il ruolo dell’associazione
Ma non è solo il modo di produrre da rivoluzionare, anche Confindustria deve ripensarsi: “L’Associazione è stata ed è un importante
fattore e agente di sviluppo delle
imprese e della società - spiega il
presidente degli industriali veneti
- Qual è allora il nuovo valore aggiunto che vogliamo offrire ai nostri associati e ai sistemi locali, in
termini di strategia, rappresentanza e servizi? Confindustria deve assumere un ruolo di sintesi e di indirizzo strategico. Dobbiamo costruire noi, per primi, nuovi modelli organizzativi e un modo più
moderno di fare associazione”.
Nuovo modo di fare lobby
“Confindustria - aggiunge Zuccato - deve cambiare anche facendo
lobby in maniera diversa. La nostra
non può essere solo una funzione rivendicativa: dobbiamo inserire le nostre richieste all’interno di
un progetto di sviluppo e di crescita competitiva del sistema delle imprese. Dobbiamo dunque ripensare e rinnovare profondamente il nostro ruolo nella rappresentanza sindacale, nella produzione
dei servizi e nelle politiche economiche e industriali”. “Per questo vi
chiedo il mandato - chiosa Zuccato - a definire un disegno-quadro
rivolto al sistema Confindustriale
Veneto per una enunciazione innovativa dei valori identitari, una
carta dei valori e dei principi associativi, un adeguamento degli statuti e dei modelli organizzativi, cui
potersi collettivamente riconoscere e richiamare”.
ECONOMIA NORDEST
Febbraio 2013 | www.economianordest.it
convegni & meeting
Il riconoscimento del diner club international
Per la rivista del club il Veneto, prima regione in Italia per l’economia
turistica, è seconda in Europa solo al Lago di Costanza, sul fiume Reno al
confine tra Germania, Svizzera e Austria, come regione turistica più bella
17
strutture sul territorio
345
Il patrimonio del
Veneto congressuale
investimento. I numeri del comparto rivelano una flessione figlia della congiuntura economica, ma solo così si batte la stagionalità
Turismo congressuale, il Veneto ci crede e rilancia
La regione raddoppia la posta in tre mosse: Venice Region Convention Bureau Network, Tavolo delle Sinergie e MiceinItalia
ralberghi-Confturismo,
FederturismoConfindustria, Federcongressi&Eventi.
carlo Zagaria
L
a congiuntura economica negativa
si fa sentire anche nel settore turistico, e soprattutto nella ramo congressuale. Ma i numeri restano di assoluto rilievo e puntare su meeting e convegni si dimostra l’arma vincente per superare le criticità legate alla stagionalità
che affliggono molte località prestigiose
anche nel Nordest di mare e montagna.
La Regione Veneto vuole essere protagonista di questo cambio di prospettiva, come dimostra la costituzione del “Venice
Region Convention Bureau Network” a
giugno e del “Tavolo delle Sinergie per il
turismo congressuale” a dicembre, nonché dalla partecipazione al progetto interregionale “MiceinItalia”.
il ruolo della regione
Per l’assessore, “il sistema dei Convention Bureau è ormai realtà operativa ma
questo è solo il punto di partenza per dare concretezza alle proposte di ospitalità di meeting, assemblee, congressi, convention, capaci di generare nuova economia al di fuori delle tradizionali stagionalità turistiche e coinvolgendo il territorio
in maniera vasta”. Per fare conoscere l’offerta regionale, è stata impostata una strategia di marketing nazionale e internazionale, della quale anche il tavolo delle sinergie, momento di consultazione e valutazione di strategie e operatività, diventa
volano per creare, promuovere e portare eventi sul territorio, da accompagnare
con iniziative collaterali che coinvolgono
cultura, svago, enogastronomia e occasioni di visitazione.
la congiuntura negativa
Secondo i primi dati diffusi nel mese
scorso dal nuovo Osservatorio Congressuale, nel 2011 si sono svolti in Italia
400mila eventi (-2,88%) per un totale di
circa 33 milioni di partecipanti (-3,01%),
48,5 milioni di giornate di presenza congressuale (-13,10%) e 20 milioni di pernottamenti (-12,82%). I numeri evidenzano una riduzione significativa soprattutto nella durata degli eventi, che ha
quindi generato meno giornate di presenza e meno pernottamenti. La durata
media degli eventi che si svolgono in Italia si è attestata nel 2011 sulla media di
1,5 giorni, con un adesione di 121 partecipanti.
Il progetto miceinitalia
i numeri del veneto
Nonostante questa flessione, registrata
del nuovo Osservatorio costruito ad hoc,
il Veneto rilancia la sua proposta di turismo congressuale, per il quale dispone di
345 strutture idonee di prestigio, costituite da 209 alberghi, 100 centri Congressi, 34 dimore storiche, 2 residenze turistico alberghiere. A giugno la Regione aveva presentato in quel di Rimini, il “Venice Region Convention Bureau Network”,
struttura di coordinamento tra offerta del
territorio e la domanda della potenziale
clientela.
Il nuovo tavolo di lavoro
Lo scorso dicembre l’assessore Marino Finozzi ha ufficializzato la costituzione del
Tavolo delle Sinergie per il turismo congressuale, strumento creato dalla Regione
d’intesa con le categorie imprenditoriali
interessate per realizzare un rapporto diretto tra i Convention Bureau e i segmenti economici coinvolti nella congressuali-
tà. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti dei sette Convention Bureau
provinciali (Dolomiti Belluno, Padova Terme Euganee Convention & Visitors Bureau; Convention Bureau Meet-in Polesine,
Convention Bureau Marca Treviso, Welcome2Venice Convention Bureau, Verona &
Lago di Garda Convention Bureau e Vicenza Convention Bureau, che dalla prossima riunione indicheranno un unico referente) ed esponenti di Unioncamere del
Veneto, Assoturismo-Confesercenti, Fede-
Per l’immediato futuro l’azione del Veneto si svilupperà anche con la partecipazione della Regione al progetto triennale di
eccellenza MiceinItalia, a carattere interregionale, cofinanziato assieme allo Stato. Questa iniziativa punta alla qualificazione dell’offerta della filiera congressuale mediante il coordinamento e la partecipazione a Fiere specializzate, e alla qualificazione della commercializzazione mediante la realizzazione di workshop, sopralluoghi ed educational.
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18
gioiello. Esempio di quanto possa fare il pubblico a servizio dell’economia, l’isola è rinata grazie alla Provincia di Venezia
San Servolo, eccellenza con vista su San Marco
Il polo congressuale e formativo accoglie gli ospiti in spazi che profumano di storia ma con servizi d’avanguardia
U
n gioiello al centro della laguna di
Venezia, di fronte
a piazza San Marco. San Servolo è
stata per molto tempo la sede di
un convento di antiche origini
e poi di un ospedale. Oggi è un
centro congressuale e una sede
istituzionale, un prestigioso luogo di studio e di formazione, un
luogo affascinante e funzionale
dove organizzare un evento formativo, congressuale o aziendale. L’isola è di proprietà della Provincia di Venezia, che ne ha curato il restauro e il recupero, restituendo alla cittadinanza un luogo pubblico, fruibile, accogliendo nei suoi spazi enti ed istituzioni nazionali e internazionali.
L’offerta ricettiva
Circondato da un verde parco, il
complesso storico monumentale
dispone di numerose sale convegni molto capienti (da 15 a 400
posti), piacevoli spazi per rinfreschi, colazioni di lavoro, cene aziendali ed eventi, terrazze
con vista sulla laguna e un servizio recettivo con oltre 300 posti letto. Gli ospiti della struttura potranno godere anche delle delizie e del prestigioso servizio del San Servolo Restaurant
e del San Servolo Cafè, nonché
di due campi sportivi attrezzati. L’isola, a pochi minuti di vaporetto da piazza San Marco, periodicamente ospita anche mostre d’arte, eventi culturali e rassegne musicali.
struttura poliedrica
Le capienza delle numerose sale congressuali permette la realizzazione di eventi anche complessi integrando servizi e supporti tecnici all’avanguardia. Numerose istituzioni nazionali ed
internazionali hanno già scelto
San Servolo quale luogo adatto
e funzionale per la realizzazione
dei loro incontri o per tenervi festival e manifestazioni culturali
di prestigio. Il Museo della Follia, un chiostro e un’incantevole
chiesa del ‘700 completano l’offerta culturale di San Servolo che
è oggi uno tra i principali centri
congressuali e di formazione della città di Venezia.
un intervento lungimirante
Il restauro dell’isola di San Servolo costituisce uno degli interventi più complessi e impegnativi tra quelli portati a termine
dall’amministrazione della Provincia di Venezia, sia per la qualità dei beni salvaguardati, sia per
la destinazione assegnata a questo complesso, sia per l’impegno
Uno scenario incantevole a pochi minuti dal centro e sale
convegni da 15 a 400 posti adatte ad ogni esigenza
finanziario che ha visto l’utilizzo di consistenti risorse economiche messe a disposizione per
la maggior parte dai fondi della Legge Speciale per Venezia.
Il progetto della Provincia aveva l’obiettivo di restituire l’isola alla città e alla comunità internazionale, con l’obiettivo di farla diventare un motore del rilancio dell’economia e della cultura nordestina attraverso iniziative che ne esaltino la vocazione
al dialogo internazionale, al con-
fronto tra culture ed esperienze. Non si è trattato solo di ridare l’antico splendore alle pietre
attraverso un restauro conservativo, ma di riconsegnare alla città, alla comunità veneta tutta un
patrimonio storico, architettonico e culturale di indiscusso valore. Un patrimonio che viene reso fruibile e funzionale attraverso la destinazione del complesso
monumentale dell’intera isola a
centro di formazione e di sviluppo culturale e sociale.
Una nuova immagine del comfort, del business e dell’ospitalità
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Osservatorio Congressuale. Nel 2011 si sono tenuti 400mila eventi, con oltre 33 milioni di partecipanti. Ma la flessione c’è
L’azienda resta il cliente tipo, ma spende meno
Crollano il numero di giornate per manifestazione (-13,10%) e quello dei pernottamenti (-12,82%). Prezzi stabili
L’
Italia, e il Veneto soprattutto, hanno nel
turismo una leva significativa per la produzione di ricchezza. Ma
l’“industria” dell’accoglienza è spesso condizionata da una stagionalità
che impedisce alle località d’eccellenza di mare e montagna un significativo cambio di passo. Per questo la
Regione Veneto ha investito per dare vita al “Venice Region Convention
Bureau Network”, per rendere il territorio regionale ancora più attraente agli occhi del turismo congressuale. Un comparto, quello congressuale, che risente certamente del vento
di recessione: si riducono i consumi
e gli investimenti, e cala anche la domanda di ospitalità in tutti i segmenti
di mercato. Ma i dati assoluti sono più
che buoni. Questo il quadro che esce
dai primi dati del nuovo Osservatorio Congressuale, realizzato in collaborazione con Exmedia, e condotto
dall’Università di Bologna e dall’Associazione manager turistici di Rimini,
su incarico di Federcongressi&eventi,
titolare del marchio.
i dati del comparto
Punto di partenza della nuova indagine è l’aggiornamento e l’ampliamento del campione delle sedi, con ben
5.260 strutture di universo censito e
l’abbassamento a 10 partecipanti della soglia di selezione degli eventi.
Se-
condo i dati ICCA (International Congress & Convention Association) nel
2011 l’Europa ha ospitato il 55% degli eventi internazionali, un’inversione di tendenza di cui hanno beneficiato Germania, Spagna, Francia, Inghilterra, ma non l’Italia, che non
ha agganciato appieno questa opportunità. I dati percentuali registrati dall’Osservatorio non sono positivi: nel 2011, rispetto al 2010, si registra -2,88% di incontri (valore assoluto oltre 400mila), -3,01% di partecipanti (quasi 33 milioni), -13,10%
di giornate di presenza congressuale (48 milioni e mezzo) e -12,82% di
pernottamenti (oltre 20 milioni).
Larga parte degli eventi si è svolta in spazi fieristici, in sedi universitarie, in sale di enti o aziende e in altre strutture non destinate in modo esclusivo
all’attività congressuale. Nel comparto “core” dell’ospitalità congressuale
un ruolo di primo piano continua a
essere svolto dagli alberghi congressuali (34%), seguiti dai palacongressi (21%).
i numeri per tipologia di strutture
Calo delle presenze e del fatturato
sono un comune denominatore, ma
negli alberghi congressuali le flessioni sono minori (-7,20%, a fronte del
-13,25% dei centri congressi) e si registra una tenuta sul numero degli
incontri e dei partecipanti (rispettivamente +0,20% e +1,38%). I prez-
Strategicamente posizionato a Verona Est, l’Holiday Inn Verona Congress Centre è un’ottima struttura
per viaggi d’affari: ideale per organizzare congressi e incontri di
lavoro, con un occhio di riguardo a tutti i servizi che garantiscono agli ospiti una permanenza
di classe.
Da poco ristrutturato, il centro congressi mette a disposizione 4 sale polifunzionali, con capacità massima di 220 persone, corredate da
impianti di ultima generazione.
gior parte dei loro eventi. In termini di presenze congressuali generate, il loro peso relativo scende però
al 48,7%, e il segmento non corporate (associazioni e sistema politico) copre il 51,3% del mercato italiano.
mappatura geografica
Dalle imprese arriva il 64% della domanda, al secondo posto con il 13% le società
scientifiche. Ma dal mondo del business arriva la contrazione più marcata (-10,1%)
zi rimangono sostanzialmente stabili
(+0,28%) ma le politiche di prezzo
sono diverse: i centri congressi mostrano grande attenzione al bisogno
di contenimento dei costi da parte
del cliente (-7,09%), le sedi polivalenti evidenziano una tendenza all’aumento delle tariffe (+4,06) e gli alberghi mantengono una politica di
prezzi per lo più stabili (+0,63%).
giorni. Gli alberghi ospitano il 49%
degli eventi corporate e dalle dimensioni medie più basse (meno di 50
persone ciascuno). I palacongressi
hanno un posizionamento forte per
gli eventi politici e scientifici e dalle dimensioni medie più alte (oltre
500 persone). Alle altre sedi gli eventi quantitativamente intermedi.
la partecipazione
la clientela
Analisi della domanda
Le aziende rimangono il cliente dominante in termini di eventi organizzati (64%) e sono anche il segmen-
Le aziende hanno una marcata preferenza per le strutture congressuali alberghiere, ove svolgono la mag-
In media gli eventi sono di 121 persone ciascuno, per una durata di 1,5
A questi spazi si è da poco aggiunta l’Orangerie: un’area polifunzionale di 80 mq con luce naturale, affacciata direttamente sul giardino.
Le 132 camere sono dotate dei
maggiori comfort necessari per lavorare in privacy e tranquillità.
Il Ristorante Catullo Vi saprà deliziare con proposte enogastronomiche della tradizione italiana e con
i piatti tipici della tradizione locale veronese.
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WEB: www.holidayinn.it/veronacongr
to che registra la flessione più marcata nel numero di eventi promossi
(-10,1%); anche gli eventi promossi
dagli enti si riducono del 4%, condizionati da stringenti vincoli di bilancio. In termini percentuali, la seconda fonte di domanda dopo le aziende sono le società scientifiche, a quota 13%.
Dal punto di vista della provenienza dei partecipanti si evidenziano dati positivi, con un +3,20% di delegati dall’estero (a fronte di un -6,40%
di nazionali): un’opportunità per attenuare gli effetti negativi della crisi
economica interna.
Le località marine hanno le migliori performance:
aumentano gli eventi (0,08%) i partecipanti (0,37) e la flessione delle presenze è nettamente inferiore al dato complessivo (-7,87%). I centri urbani e le città d’arte/metropoli sono
le destinazioni che maggiormente risentono della crisi (rispettivamente
-5,22% e -2,57 % il numero degli incontri e -15,87% e -14,95% il fatturato). Nelle località turistiche la tendenza è quella a una riduzione dei prezzi (-5,83%), altrove si registrano incrementi che recuperano le flessioni degli anni precedenti ma sembrano influenzare negativamente il posizionamento competitivo (centri urbani a +2,77% e città d’arte/metropoli
a +3,25%). Dal punto di vista delle
destinazioni si conferma quindi una
elevata correlazione tra dinamiche
dei prezzi e presenze.
ECONOMIA NORDEST
convegni & meeting
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eccellenza. Location strategica per meeting ed eventi
Hotel Parchi del Garda
c’è spazio per “tutto”
Professionalità, flessibilità e comfort a 4 stelle
Un’oasi immersa nella natura sulla sponda veronese del lago, a 500 metri da
Gardaland e agevolmente raggiungibile dall’aeroporto o dall’autostrada
H
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Zoo Safari, Giardino Sigurtà e molti altri.
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evoluzione del segmento della Meeting Industry è il Congress Centre Hotel più grande del
lago di Garda e del Veneto. Dall’ esterno si presenta ai suoi ospiti come un’oasi di totale relax:
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della campagna di comunicazione del 4 stelle
di Lazise, rappresentato dalla metafora della
lampada di Aladino.
Qualità dei servizi offerti, uniti alla versatilità degli spazi e alla possibilità di personalizzare e brandizzare l’hotel secondo le logiche sempre diverse dei committenti, hanno
reso questa struttura la location perfetta per
realizzare con successo qualsiasi tipologia di
evento. Grandi le soddisfazioni e numerosi i
clienti che, in questi 3 anni di attività, lo hanno scelto e che nel tempo continuano a riconfermarlo.
Full Service Europe lo ha scelto per il “Training Toyota nuova Yaris” dedicato alla forza vendita, grazie anche alla possibilità di posizionare all’interno del Congress Centre diverse auto, così come BMW che ha qui ambientato il training per la presentazione della
MINI Countryman; “Week end dell’arte” durante il quale la Galleria Spagnoli ha riprodotto all’interno della sala un’ asta d’arte; Footlocker che con il suo originale evento ha
ricreato nella sala Benacus il “terzo tempo”
delle partite di rugby: un vero e proprio campo da football americano, con tanto di cheer
leaders e chioschi di hamburger. E poi ancora
l’annuale Achab Open Forum o il II° Congresso Nazionale Fee Only, organizzato dalla società di consulenza Consultique… solo
per citarne alcuni.
Forte dei risultati raggiunti in questi anni, Hotel Parchi del Garda guarda al futuro con grande entusiasmo, dinamicità e determinazione; la Benacus Spa infatti, società di gestione, non solo sta aprendo gli orizzonti a nuovi mercati emergenti, ma sta puntando sullo
sviluppo del proprio business, ovvero la gestione di hotel nel territorio nazionale ed
inernazionale.
ECONOMIA NORDEST
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criticità. MiceinItalia ha visto il governo metterci 4 mln
Il nuovo Piano del turismo
cancella il congressuale
Poche righe riservate al comparto, operatori adirati
Il ministro Gnudi il 18 gennaio ha presentato il disegno strategico dove si
prevede la costituzione di un’Agenzia Nazionale del Turismo, entro 2 anni
A
marzo era nato MiceinItalia, l’accordo di programma per incentivare la competitività della meeting industry italiana, siglato tra il ministero del
Turismo e otto regioni: Veneto, Toscana,
Emilia Romagna, Puglia, Valle d’Aosta, Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia e la
Provincia autonoma di Trento.
gli obiettivi di miceinitalia
La valorizzazione dell’offerta di sistema, il
sostegno alle azioni di commercializzazione e lo sviluppo di un turismo di qualità
che aumenti l’indotto economico del terziario e destagionalizzi i flussi sono i principali obiettivi del progetto. Lo sviluppo
di un sistema pubblico-privato capace di
condurre l’offerta congressuale italiana a
livello internazionale, l’offerta di servizi
integrati, la formazione degli addetti le
modalità per perseguire tale obiettivo.
il congressuale dimenticato
Nello specifico, il settore è menzionato nell’azione numero 33, intitolata Sviluppo del turismo congressuale. Il testo recita così: “... Rilanciare, attraverso la nuova Agenzia Nazionale del Turismo, una struttura finalizzata allo sviluppo di questo segmento che rappresenti il
nuovo punto di riferimento per il settore MICE (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions) e per i Convention Bureau locali, definire dei Poli congressuali
da lanciare sul mercato internazionale e
incentivare i privati a investire su questa
attività, supportare i Convention Bureau
locali a potenziare l’offerta sui segmenti
di clientela più coerenti e colmare i principali gap competitivi”. Secondo il documento, l’azione è da realizzare entro 24
mesi, con priorità, quindi, non propriamente immediata.
dotazione finanziaria e impegni
La protesta del comparto
Il costo complessivo dell’operazione ammonta a 3.610.000 euro, di cui 3.159.000 a
carico dello Stato e 451.000 a carico delle
Regioni aderenti. Obiettivo dichiarato: entro il 31 marzo 2015 “Mice in Italia” s’impegna ad aumentare le presenze congressuali annue nel nostro Paese dalle attuali 2
milioni e 700mila a 3 milioni e a incrementare gli eventi da 12mila a 14mila. Intende
poi formare 80 operatori e certificare 20
destinazioni e 100 imprese d’eccellenza.
Per Paolo Zona, presidente di
Federcongressi&eventi, “È vergognoso
dare un ruolo così secondario proprio
al segmento del turismo cui le statistiche
assegnano il primo posto nel giro d’affari, nella capacità di spesa degli utenti e nell’indotto”. Secondo Zona, il Ministero del Turismo sta peccando di leggerezza e di miopia: “Amareggia che Ministero ed Enit ci trattino come l’ultima
ruota del carro”, dice, e risulta chiaro il
motivo della recente chiusura del Convention Bureau Italia, che l’Enit non ha
voluto prendere in carico demandando
a Promuovitalia, l’azionista di riferimento, il compito di liquidarlo. “Contemporaneamente, però, il Piano strategico affida a una nuova struttura dell’Enit il compito di promuovere un’azione entro 24
mesi (due anni!)” protesta Zona. “O non
sanno che cosa sia la meeting industry e
quali potenzialità abbia, o la considerano
una spesa inutile, oppure vogliono solamente utilizzare in modo diverso i 4 milioni di euro a suo tempo stanziati per il
Convention Bureau”.
l’inversione con il piano strategico
Ma dal 18 gennaio, da quanto il governo
ha presentato il Piano strategico per lo
sviluppo del turismo in Italia, pare che la
centralità del settore congressuale sia già
stata dimenticata, data la quasi totale assenza di richiami al comparto meeting e
convegni nel documento. Il Piano, presentato dal ministro Piero Gnudi lo scorso 18 gennaio, si compone di 7 linee guida e 61 azioni da intraprendere per rilanciare l’industria del turismo italiana, ma al
congressuale è riservato solo poco più di
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ECONOMIA NORDEST
dalla prima
febbraio 2013 | www.economianordest.it
23
l’editoriale | di Sergio Luciano|
|l’analisi di Daniele Marini|
Tabacchicoltura veneta, nuova Caporetto
Internazionalizziamoci
o saremo marginalizzati
A rischio 17mila lavoratori. Un altro settore sacrificato sull’altare dell’italianità
Q
uasi diciassettemila lavoratori agricoli in Veneto sono ad alto rischio di disoccupazione o sottoccupazione perchè lavorano nella filiera del tabacco e
nei prossimi anni – tra il 2014 e
il 2020 – l’Unione europea taglierà gli aiuti al settore, e li taglierà
addirittura del 90%: è la previsione che il ministro uscente per le
Politiche agricole Mario Catania ha
formulato in un recente convegno
sul tema a Bovolone, in provincia
di Verona. Delle tre regioni “tabacchicole” italiane, il Veneto – oltre all’Umbria e alla Campania – è
quella che rischia di soffrire di più
perchè, sempre a detta di Catania,
“non ha implementato le necessarie misure di sviluppo”. È rilevante che un colosso mondiale come
Philip Morris – presente al convegno con il suo amministratore delegato Eugenio Sidoli – abbia ribadito di voler comunque “restare in
Italia” rinnovando “l’accordo con
il Ministero dell’Agricoltura” per
“superare la crisi del settore e rilanciare l’occupazione”. Ma resta
il fatto che anche su questo fronte, rilevantissimo per l’occupazione, il Veneto si ritrova a scontare i
danni “sistemici” della crisi economico-finanziaria comunitaria e nazionale senza poter reagire attin-
| Trentino Alto Adige | Veneto | Friuli Venezia Giulia | Croazia | Slovenia | Carinzia |
Periodico di informazione economica
anno 8 - numero 1 - febbraio 2013
(Nuova Serie)
Proprietario:
Centro Servizi Editoriali S.r.l.
Editore:
Gruppo Editoriale Omnibus S.r.l.
gendo alle pur brillanti risorse del
territorio. E finisca quindi col subire ripercussioni anche più gravi
di due regioni del centro-sud come Umbria e Campania.
È questo il paradosso al quale la situazione economica globale espone il Veneto e il caso del tabacco è
solo un esempio. Una Regione con
la testa solidamente inserita in Europa ma con aree economiche e
territoriali ancorate a certe dimensioni tipicamente italiane, quindi
oggi perdenti, senza concrete possibilità di emancipazione e riscatto locale. Una Regione, dunque,
che patisce se non tutti molti dei
problemi dell’“italianità”, che sono poi a loro volta mutuati dalle
caratteristiche più critiche delle
regioni del Sud, pur essendo vista
dall’opinione pubblica nazionale e
purtroppo anche dalla classe politica come un territorio ricco, fortino dell’evasione fiscale avida, sostanzialmente immeritevole di attenzione e sostegno.
Questo paradosso deve finire. In
realtà nessun bravo amministratore d’azienda ma anche nessun
padre di famiglia si sognerebbe di
imbrigliare lo sviluppo dei dirigenti, o dei figli, più bravi e dinamici per “non lasciare indietro” quelli più mediocri e torpidi. Invece la
politica nazionale degli ultimi anSede amministrativa:
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CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE A:
ni, compreso il governo sostenuto dalla Lega, è stata questa. E oggi nelle cosiddette “agende” elettorali se pudicamente non si sventola più una “questione meridionale” che sarebbe per molti, troppi
leader, soltanto l’ennesima propaganda bugiarda, non si espone neanche – purtroppo – alcun pensiero convincente sulle linee-gui-
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Hanno collaborato: Duilio Colonna, Camilla
Conti, Massimiliano Crosato, Daniele Granzotto,
Antonino Padovese, Ugo Petersoli,
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Il mensile di approfondimento
dello sviluppo economico, politico
e finanziario che analizza le necessità
delle imprese del Veneto e del Friuli V.G.
Grandi tematiche nazionali e trasnazionali
da necessarie per ridare impulso al
Nord, e in particolare al Veneto e
al Piemonte, cioè le due grandi regioni settentrionali che pur avendo un modello economico imperniato sull’industria manifatturiera
e sull’export hanno comunque risentito della crisi e dovuto tagliare redditi e occupazione. Agende
miopi, per non dire peggio.
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DESCRIVE, INDAGA E COMMENTA...
L’anno da poco chiuso è stato – finora –
decisamente quello più complicato e duro
dall’avvio della crisi nel settembre 2008.
La difficoltà del 2012 è determinata sicuramente dalle condizioni economiche
generali, ma soprattutto dalla persistenza della crisi, che sta mettendo a dura
prova la resistenza e le risorse disponibili da parte dei diversi attori economici
e sociali. Il Nord Est pur presentando
generalmente performance leggermente
più positive (o meno negative) rispetto alla media, tuttavia mantiene quel
processo di allineamento agli indicatori
nazionali iniziato con il nuovo millennio.
In altri termini, permane un buon livello
di effervescenza, ma i fattori competitivi
che l’avevano caratterizzato in passato,
oggi non sono sufficienti a sostenere un
processo di ripartenza nel nuovo quadro
competitivo.
Il Nord Est presenta ormai un profilo che,
per molti versi, è diverso da quello che è
rimasto nell’iconografia e nelle rappresentazioni mediatiche. Anche con significative discontinuità soprattutto sul piano
culturale e dei comportamenti privati, più
che su quelli economici. In questa sede,
ne consideriamo due.
La prima discontinuità attiene alle dinamiche demografiche. Il tasso di natalità
– con l’inizio della crisi – prosegue lentamente a calare, dopo che nei primi anni
del 2000 aveva conosciuto un percorso
di leggera ripresa. Le stime del 2011 raccontano di un indicatore che per il Veneto
è a 9,4 (era 10,0 nel 2008), nel Trentino
Alto Adige a 10,3 (era 10,7 nel 2008),
in Friuli Venezia Giulia a 8,2 (era 8,6 nel
2008). Com’è noto, gli effetti di questa rarefazione demografica avranno riverberi
per molti anni in futuro, contribuendo a
mutare la struttura della popolazione. A
questa discontinuità col passato recente
del Nord Est, si somma un’ulteriore trasformazione nei comportamenti delle famiglie e della loro formazione. Si diffonde
rapidamente la pratica delle convivenze
antecedenti al matrimonio medesimo:
già nell’ultimo decennio del secolo scorso
(1990-1999) nel Nord Est ogni matrimonio nel 20% dei casi era preceduto da una
convivenza (in Italia l’11%). Nel decennio
ultimo (2000-2009) tale soglia raggiunge il 47% dei casi (il 27% in Italia). Di più,
aumentano i matrimoni celebrati con rito
civile: nel 2009 costituiscono il 54,5% in
Friuli Venezia Giulia, il 45,4% in Veneto, il
55,4% in Trentino Alto Adige (il 37,2% i
Italia). Il 17,7% dei matrimoni (2009) è
celebrato fra persone di nazionalità diversa in Friuli Venezia Giulia, il 21,2% in
Veneto e il 21,5% in Trentino Alto Adige
(il 13,9% in Italia). Dunque, è sul versante della popolazione e delle famiglie cui si
sta assistendo un forte mutamento rispetto al passato. Senza, però, che si stia
verificando un’altrettanto veloce risposta
in termini di welfare e servizi alle nuove
domande.
La seconda discontinuità riguarda il sistema produttivo. Nel Nord Est il numero
delle imprese attive nel secondo trimestre
del 2012 ammontava a 652.988, con un
calo dello 0,5% rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente. La crisi colpisce, più che proporzionalmente rispetto
alla media dell’Italia, l’industria manifatturiera (-10,3% nel Nord Est; -5,1% in Italia) e le costruzioni (-3,3% nel Nord Est;
-0,6% in Italia), ovvero nei settori su cui
questa economia aveva costruito il suo
asset principale. Per converso, il terziario
offre indicazioni leggermente più positive
rispetto alla media nazionale: crescono le
imprese nei servizi dell’informazione e
della comunicazione (+7,0%; +5,8% in
Italia), nell’ambito della sanità (+17,0%;
+15,2% in Italia), le attività finanziarie (+
3,6%; +1,3% in Italia). Ciò non di meno,
tali incrementi non riescono a compensare il calo registrato nei settori tradizionali. Dunque, prosegue il percorso di
ristrutturazione del sistema produttivo
nordestino che, ovviamente, non coinvolge solo la sua anagrafe, ma anche la sua
composizione interna, la sua strutturazione, le figure professionali impiegate.
Tuttavia, tale passaggio è complicato
da una persistente frenata nei consumi
interni: si stima – per il 2012 – che i consumi delle famiglie saranno diminuiti del
3,0%, gli investimenti delle imprese del
6,8% e quelli degli enti pubblici dell’1,3%.
In definitiva, la domanda interna sarà calata del 3,5% (si era fermata allo 0% nel
2011). Unendo a quest’ultima una previsione del PIL per il Nord Est a -1,9%, con
una performance leggermente migliore
dell’Italia (-2,2%), è facile comprendere
come il 2012 si è chiuso con situazioni
di forte sofferenza, soprattutto per quelle
imprese che operano in un mercato esclusivamente domestico. Dove ormai per domestico dobbiamo considerare l’ambito
europeo. Infatti, sono le imprese che hanno sbocchi sui mercati esteri extraeuropei a segnalare una buona tenuta.
L’export costituisce la vera e propria boccata d’ossigeno per il sistema produttivo
nordestino e nel 2012 ha saputo presidiare, pur fra tutte le difficoltà, i mercati
esteri: il 47% delle imprese del Nord Est
(con più di 10 addetti) ha una proiezione internazionale (così è per il 45,4% di
quelle del Nord Ovest; il 35,2% del Centro
e il 29,5% del Mezzogiorno). Tuttavia,
mentre le economie delle altre realtà
macroregionali hanno leggermente incrementato la loro apertura verso l’estero,
il Nord Est non è riuscito a conquistare
ulteriori mercati. Bisognerà attendere
successive rilevazioni per capire se la
peculiare caratteristica delle imprese nordestine ad affacciarsi sui mercati internazionali verrà confermata oppure stiamo
assistendo a una perdita di forza del sistema produttivo in questo campo. Sarà
meglio riflettere attentamente su questa
indicazione, viceversa il Nord Est rischia
una progressiva marginalizzazione.
Daniele Marini
Università di Padova
Direttore Scientifico
Fondazione Nord Est
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