Il LEGNANINO pittore saronnese di fine `600

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Il LEGNANINO pittore saronnese di fine `600
ANNO XII - N.6
SETTEMBRE 2011
VARESEFOCUS
Il LEGNANINO
pittore
saronnese
di fine ‘600
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB (VARESE)
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Editoriale
L’emergenza debito pubblico
L
e turbolenze che si sono manifestate durante gli ultimi mesi nei mercati finanziari
internazionali sembrano aver avuto, a differenza del passato, una causa comune: la fuga da
quei paesi il cui debito pubblico ha raggiunto dimensioni tali da far dubitare sia della possibilità
degli stessi di far fronte a nuovi prestiti, sia di quella di riuscire ad attivare meccanismi di crescita
economica per ricominciare a disporre delle risorse utili ad onorare i debiti.
In altri termini, per la prima volta, almeno nella storia economica recente, e in forma globale, è
diventato vincolante lo stretto legame esistente tra debito degli Stati e andamento economico di
questi ultimi. Viene da domandarsi se sia ancora valida la ricetta di John Maynard Keynes, che
in contrasto con la teoria economica neoclassica aveva sostenuto la necessità dell'intervento
Vittorio Gandini
pubblico nell'economia qualora un’insufficiente domanda aggregata non riuscisse a garantire un
adeguato sviluppo. Un’idea che ha ispirato la politica economica dal secondo Dopoguerra
riuscendo indubbiamente a favorire il rilancio dei sistemi economici grazie, ad esempio, alle
politiche di investimento pubblico. Un errore? Probabilmente l’errore non sta nell’idea, ma
nell’applicazione che ne è stata fatta. E’ stata cioè la distorsione di quell’intervento, dilatatosi sia
nella sua funzione originaria (andando cioè ad invadere impropriamente la sfera dell’economia
privata), sia nella sua dimensione (divenuta abnorme sul fronte della spesa) ciò che ha causato i
guai che ci troviamo oggi di fronte. Le esagerazioni sono sempre sbagliate e producono
conseguenze dannose, al di là delle buone intenzioni.
Il rientro dal debito pubblico è dunque, oggi, la priorità per il nostro e per tanti altri paesi.
Grave errore sarebbe però quello di trovare sempre nuovi equilibri di bilancio solo alzando a
dismisura l’asticella delle entrate per pareggiare le uscite, lasciando queste ultime sostanzialmente
invariate. Ed è altrettanto evidente che, nel momento in cui occorre tirare i remi in barca, i
sacrifici devono essere equi e condivisi.
Occorre avere responsabilità, coraggio, visione del futuro. Occorre distogliere lo sguardo da
preoccupazioni elettoralistiche di breve periodo. Necessita in primis - come la recente manovra
di finanza pubblica si è del resto proposta di fare - recuperare l’evasione fiscale.
Ciò che è però assolutamente importante è tenere ora la barra dritta in direzione della riduzione
progressiva dei costi dello Stato e della riduzione non simbolica dei costi della politica. Ciò che è
stato fatto in queste ultime settimane è solo l’inizio. Ora devono seguire decisioni per una
decisiva riduzione delle uscite mediante interventi strutturali, compresi quelli relativi agli assetti
istituzionali. Inoltre, interventi che favoriscano la crescita economica. L’eliminazione delle spese
improduttive non può infatti limitarsi a ripianare i buchi di bilancio. Essa deve essere tesa anche
a salvaguardare una soglia accettabile di spese per investimenti, sia per evitare la
marginalizzazione del paese quanto a dotazione infrastrutturale, sia per sostenere l’economia.
Altrimenti, tirare i remi in barca equivarrebbe ad una rinuncia a vogare verso acque più sicure
lasciandosi ingoiare dai vortici della tempesta.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 1
S
O
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VARESEFOCUS
Periodico di economia, politica, società,
costume, arte e natura in provincia di Varese.
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Longobardi e palafitte:
patrimonio mondiale
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Questo numero di “Varesefocus” è stato chiuso il giorno 16
settembre 2011. Il prossimo numero di “Varesefocus” sarà
in edicola con “Il Sole 24 Ore” di lunedì 7 novembre 2011.
“Varesefocus” ospita articoli e opinioni che possono anche non coincidere con le posizioni
ufficiali dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Valore di abbonamento annuo
Euro 20,00 (nell’ambito dei servizi istituzionali dell’editore)
Interventi e contributi di: Luigi Bignami, Giornalista; Andrea Della Bella, Giornalista; Maria Grazia Gasparini, Giornalista; Marco
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In redazione: Laura Bardelli, Davide Cionfrini, Silvia Giovannini, Mauro Luoni.
Fotografi: Archivi aziendali vari, Archivio Gruppo Speleologico Prealpino, Archivio Musei Civici di Varese, Archivio Reuters,
Franco Garbin, Mauro Luoni.
Segreteria di redazione: Viviana Maccecchini, Maria Postiglione.
Si ringrazia Parlamondo Srl di Gallarate per le traduzioni in inglese.
M
A
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Economia
Vita associativa
15
46
Private Equity a misura di PMI
49
L’innovazione passa per
l’Europa
50
Chimica e Gomma-Plastica le
imprese rialzano la testa
Le biotecnologie al servizio
della qualità alimentare
Inchiesta
18
La gente del Varesotto: “Siamo
il pennone della nave Italia”
18
High Tech
23
Social network pro business
Costume
26
Mediazione civile Giustizia
“alternativa”
33
Le rivoluzioni di Whirlpool
Territorio
Università Cattaneo
Due lauree in una, la
scommessa della LIUC
40
Carlo Cattaneo e l’Ipposidra
Formazione
42
Una formazione attiva, al volo e
blended
O
74
53
Varese sotterranea
Gita a...
56
Macchine, invenzioni (ed errori)
di Leonardo
Provincia da scoprire
60
Una Fondazione per gli ospedali
varesini
61
La storia sulle lapidi di Palazzo
Estense
63
Una Vergine che fa Primavera
66
Legnanino, grande saronnese
69
Università
37
I
74
78
Com’è verde la mia valle
I quattro punti cardinali
Storia
82
I cimeli garibaldini di Villa
Mirabello? Spostiamoli al
“museo” di Belforte
Arte
87
Fabbri e Fancello: la scultura e
il mestiere di vivere
90
Quando l’Amore vince
93
Mostre e appuntamenti
Sport
96
Scienza
69
Alla ricerca del bosone di
Higgs, particella di Dio
Foto dal mondo
72
Pescatori Venezuelani
ispezionano i granchi blu
pescati sul Lago Maracaibo
REUTERS/Isaac Urrutia
Scocca la freccia
Motori
99
Due ruote varesine
101 Il comfort sportivo dell’Audi A6
Avant
In libreria
102 Sulle ali del vento
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 5
FOCUS
Focus
Longobardi e palafitte:
patrimonio mondiale
A fine giugno, la notizia tanto attesa: i riconoscimenti Unesco premiano il territorio
varesino, in particolare Castelseprio - Torba e l'Isolino Virginia. Cresce il nostro
palmares di beni Patrimonio dell'Umanità e, così, crescono le opportunità di marketing
turistico. E la responsabilità per tutti di valorizzare queste ricchezze.
UN OSCAR PER L’UMANITA’
La notizia si diffonde rapida a fine giugno e la
soddisfazione è collettiva: i recenti riconoscimenti
dell'Unesco a siti varesini segnano una tappa importante
per il patrimonio del territorio. Motivo d'orgoglio e,
insieme, stimolo a valorizzare quanto di bello ci è dato
per sorte con un occhio di riguardo alla promozione in
chiave turistica.
Ma cos'è l'Unesco? E, soprattutto, cosa sono questi tanto
attesi riconoscimenti che portano all'inserimento nella
Lista del Patrimonio dell'Umanità? Una forma di Oscar
dei beni storico artistici, con
tanto di nomination e
Un patrimonio che
commissione-giuria? In parte,
include beni
la similitudine calza (con
immateriali (la
rispetto parlando). Di sicuro,
Dieta Mediterranea) non piovono dal cielo: in
e biosfere (la Valle
primis, vanno richiesti e, per
meritarli, occorre rispondere a
del Ticino).
6 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
determinati criteri, come ben sanno Pavesi e Monzesi,
delusi dall'ultima assegnazione.
Andiamo con ordine, seguendo il sito internet
dell'Unesco, che introduce ad un viaggio virtuale nel
mondo dei beni dell'umanità ricco
di sorprese. Sapevate ad esempio
Il patrocinio è la
che la tutela si estende anche ai
beni immateriali e che di recente è forma più
prestigiosa di
stata inserita nella prestigiosa lista
anche la Dieta Mediterranea? O
sostegno ad un
che dagli anni ’70 esiste un
evento o ad una
programma Man and the
manifestazione.
Biosphere per migliorare il
rapporto tra uomo e ambiente che
ha portato al riconoscimento di 533 aree internazionali,
di cui 8 in Italia e tra queste anche la “nostra” Valle del
Ticino?
Com'è noto, il sistema delle Nazioni Unite, intorno al
nucleo dell'ONU, si articola in una decina di istituzioni
intergovernative, ognuna dedicata ad un settore.
FOCUS
Focus
L’Isolino Virginia
L'UNESCO, costituita
L'Italia: il Paese con
formalmente a Parigi nel 1946,
maggior numero di
è una di queste. La sua attività
nomi in una lista che
si articola in 5 aree:
conta anche le
Educazione, Scienze naturali,
Piramidi d’Egitto.
Scienze umane e sociali,
Cultura, Comunicazione ed
informazione. Tra le missioni
dell'istituzione c'è tutelare il patrimonio, culturale e
naturale, dell'umanità e sulla base della Convenzione
internazionale del 1972 vengono “riconosciuti” i siti
meritevoli di questa forma di protezione: attualmente il
nostro è il Paese con il maggior numero di nomi nella
lista, che include meraviglie come le Piramidi d’Egitto.
Per quanto riguarda il patrocinio, invece, è “la forma più
prestigiosa di sostegno che l'Organizzazione o la
Commissione Nazionale per l'UNESCO possano
apportare a un evento o ad una manifestazione.
Manifesta la volontà politica assolutamente discrezionale
di appoggiare moralmente un'attività o un progetto. Il
Resti del Castrum a Castelseprio
Patrocinio dell’UNESCO, o della Commissione Nazionale,
viene concesso nei confronti di iniziative che abbiano un
alto valore sul piano scientifico, educativo o culturale,
secondo i principi elencati nelle Linee Guida”. Per
richiederlo, dunque esiste un iter preciso, seguito da una
valutazione approfondita.
L'inserimento nella lista dei Patrimoni dell'Umanità è dunque
un impareggiabile “marchio di garanzia” - e
indubbiamente un valore anche in termini di pura visibilità -:
l'Unesco si impegna a sostenere e preservare il “suo”
patrimonio, supportando i singoli Stati in quest'attività.
PERLE VARESINE
La nostra provincia, forte della
propria ricchezza storico artistica,
vanta più di un nome nella lista: il
Sacro Monte di Varese (tra i nove
Sacri Monti del Piemonte e della
Lombardia) e il Monte San
Giorgio (“patrimonio condiviso”
Nella nostra
provincia, oltre alle
nuove entrate, il
Sacro Monte di
Varese e il Monte
San Giorgio.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 7
FOCUS
Focus
con la Svizzera).
il 500 a.C. Una novità che rinforza la
Ai Longobardi, a torto
Ma la notizia estiva che ha acceso gli
presenza di Varese nella lista mondiale e
detti barbari, il merito
entusiasmi è quella relativa ai due nuovi siti
di aver dato origine ad che rappresenta per le autorità un motivo
entrati nel prestigioso elenco: due preziosità
di comprensibile orgoglio, ma anche uno
una cultura nazionale.
storiche - veri e propri percorsi culturali e non
stimolo a guardare avanti. La Provincia ha
“categorie” come erroneamente molti
annunciato a breve una cartellonistica ad
intendono, forse rifacendosi alla similitudine col premio
hoc per evidenziare i beni Unesco e un relativo sito
Oscar - all'interno delle quali spiccano perle nostrane.
Internet con il contributo della Fondazione Comunitaria del
Il primo è “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568Varesotto e collegato a quello del Sistema Museale
774 d.C.)”, che raccoglie le più importanti testimonianze
Simarch.
longobarde esistenti in Italia: sette centri che si snodano
LA VIA DEI LONGOBARDI
lungo tutta la penisola. Oltre due secoli di storia, arte,
Per chi non ne fosse al corrente, una premessa è
cultura.
d'obbligo: la via dei Longobardi, non è “lombarda”. Passa
Il secondo è quello dei villaggi palafitticoli preistorici
da Castelseprio, Torba e anche da Brescia, ma tocca il
dell'arco alpino, che si estende sui territori di sei paesi
Friuli, Perugia, il Gargano e Benevento. In pratica, quella
(Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia) e
via di Ducati, costruiti dopo lo stanziamento in Italia
comprende 19 aree archeologiche, databili fra il 5.000 e
Le tappe dell’Italia Langobardorum
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1- il tempietto longobardo a Cividale del Friuli (UD), uno degli edifici più
originali ed anche tra i più noti della tarda età longobarda, con i resti del
Complesso Episcopale rinnovato da Callisto ed il Museo Archeologico
Nazionale, dove sono esposti i preziosi corredi delle necropoli longobarde
cividalesi;
2 - il complesso monastico di San Salvatore - Santa Giulia a Brescia, oggi
sede del ‘Museo della città’, uno straordinario palinsesto architettonico che
ingloba il monastero femminile edificato dal duca Desiderio prima di
diventare re, con l’adiacente complesso archeologico monumentale dove si
conservano i maggiori edifici pubblici di età romana del nord Italia;
3 - il castrum di Castelseprio-Torba (VA), che conserva significativi esempi
di architettura militare, con la rinomata chiesa di S. Maria foris portas,
ubicata fuori dalle mura nell’area occupata dal borgo altomedievale, sulle cui
pareti si conserva uno dei più alti testi pittorici di tutto l’Alto Medioevo;
4 - il tempietto del Clitunno a Campello (PG), il famoso, piccolo edificio
4 che, per la sua forma classica e i numerosi spolia utilizzati per la sua
realizzazione, fin dal Rinascimento è stato oggetto dell’attenzione dei più
grandi architetti che ne hanno immortalato l’immagine nei secoli;
5 - la basilica di S. Salvatore a Spoleto (PG), un edificio eccezionale per il
linguaggio romano classico con cui fu concepito, che ancora conserva
all’esterno e all’interno significativi frammenti di decorazione architettonica
antichi ed elementi decorativi abilmente scolpiti dai lapicidi medievali;
6 6 - la chiesa di Santa Sofia a Benevento - una delle strutture longobarde
più complesse e meglio conservate dell’epoca, che sulle pareti mostra
ancora importanti brani dei cicli pittorici altomedievali, testimonianza più alta della cosiddetta “pittura
beneventana” - con l’attiguo chiostro che oggi ospita il Museo del Sannio;
7 - il santuario garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo (FG), che dal VII secolo divenne il più
importante luogo del culto micaelico, influenzando profondamente la diffusione della devozione per San
Michele in tutto l’Occidente e divenendo un modello per i centinaia di santuari costruiti nel resto
d’Europa, compreso il più famoso Mont Saint Michel in Bretagna.
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www.italialangobardorum.it
8 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Il Castro del Seprio con
la chiesa di S. Maria
Foris Portas e il
Monastero di Torba.
lavoro condiviso che, come ha sottolineato l'assessore
(seguito ad un lungo
alla Cultura e Turismo della Provincia, Francesca
periodo di migrazione
Brianza, “ha reso sempre più fruibile l'area ai visitatori,
attraverso i paesi del nord
con interventi che non si sono limitati a Santa Maria
Europa), che costituirono
Foris Portas ma a tutta l'area archeologica.” Progetti,
una sorta di spina dorsale
interventi e iniziative che negli anni hanno dato nuova
per quella che sarebbe
vita alla chiesa con i suoi meravigliosi affreschi e a tutto
stata poi la nostra Nazione. L'attenzione
il contesto del castrum militare. In particolare, il
dell'organizzazione internazionale nasce dal rilievo per la
monastero di Torba a Gornate Olona, ai piedi del parco
formazione italiana e universale del contributo dei
archeologico di Castelseprio, complesso monumentale
Longobardi, ingenerosamente ricordati come barbari: a
testimone di una vicenda più che
loro si deve di fatto il merito di aver integrato,
millenaria, già patrimonio del Fai. Non
con i propri valori d'origine, la tradizione
111 villaggi preistorici
tutti soddisfatti, però. A Pavia e Monza romana, la spiritualità cristiana e gli influssi
in 6 paesi, selezionati
città ritenute longobarde per eccellenza
bizantini dando vita ad un'unica e unitaria
tra 1.000
- si respira aria grama per l'esclusione
cultura. Castelseprio, dunque, scelto come
dall'elenco: la polemica passa anche da
gioiello alto-medioevale. Qui l'Unesco avrebbe testimonianze: tra
riconosciuto anche impegno e risultati di un
questi, l'isolino Virginia. Facebook. La scelta, però, dipenderebbe
FOCUS
Focus
La Cripta del Peccato Originale a Matera
A pochi km da Matera, lungo la Appia antica in una delle gravine (canyon) che caratterizzano il territorio della Murgia, si
incontra uno dei luoghi più suggestivi del Sud Italia che meriterebbe di entrare tra i siti dell'Italia Longobardorum. Una
cavità rocciosa a strapiombo sulla rupe di calcarenite, ospita un ciclo affrescato risalente al IX sec. d.C., periodo in cui
quelle località erano sotto il dominio Longobardo, prima della conquista da parte degli Arabi avvenuta nella seconda metà
dell'800.
A ribattezzarla "Cripta del Peccato Originale" nel lontano maggio del 1963, fu un gruppo di giovani appassionati
escursionisti che volevano ridare valore al patrimonio culturale e cultuale della Basilicata; entrando in quella grotta nel
primo pomeriggio del primo maggio, ridiedero vita ad un luogo cultuale di estrema importanza per Matera, riutilizzato fino
ad allora come ricovero per un gregge di pecore. I pastori la conoscevano come "La grotta dei cento Santi", ma a noi sono
arrivati solo una parte di quei meravigliosi affreschi, probabilmente di
manifattura benedettina beneventana.
D'intesa con l'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e un
valido gruppo di professionisti locali, la Fondazione Zétema di Matera è
riuscita a ridare la giusta fruizione alla Cripta, mettendo a punto un
protocollo scientifico di recupero divenuto oggi un collaudato codice di
pratica per le attività di tutela e di riuso delle testimonianze rupestri,
che la Fondazione sta prontamente applicando ad altri importanti
luoghi in Basilicata. Questo sogno è stato possibile in particolar modo
grazie alla passione e alla tenacia dello scopritore della grotta, oggi
presidente di Zétema, l'avv. Raffaello de Ruggieri, al prof. Michele D'Elia,
già direttore dell'I.C.R., a all'avv. Giuseppe Guzzetti, Presidente della
Fondazione Cariplo, che ha creduto nell'iniziativa sin dal primo
momento, finanziando il progetto di recupero.
Oggi la grotta, tra le più antiche delle oltre 150 chiese rupestri presenti
in Basilicata, è visitabile quotidianamente grazie allo sforzo di una giovane impresa culturale, la Cooperativa Artezeta, che
affianca la Fondazione nella realizzazione del Distretto Culturale dell'Habitat Rupestre della Basilicata. La fruizione avviene
con un sistema di prenotazioni (cell 3205350910, www.artezeta.it) che garantisce il controllo del numero di visitatori a
favore della conservazione della grotta e si auto sostiene nei costi di gestione.
A breve la Fondazione Zétema pubblicherà il testo scientifico che racconta l'avventura della Cripta, dal ritrovamento alla
procedura applicata durante il restauro (2001-2005), e sarebbe opportuno che venisse proposta quale luogo simbolo della
presenza longobarda in Basilicata, che già vanta la presenza dei Sassi di Matera, patrimonio Unesco dal 1993.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 9
Focus
Il più antico insediamento
palafitticolo dell'Arco
Alpino: un museo che
racchiude un museo!
FOCUS
da criteri che valutano
la presenza di siti
fisici, non la memoria
storica e la
conservazione originale
dei monumenti. Quindi,
custodire la Corona Ferrea non basterebbe come plus e lo
splendido Duomo brianzolo, modificato negli anni, non si
potrebbe definire longobardo al 100%.
PATRIMONIO IN PALAFITTA
S. Maria Foris Portas
Nelle foto, Natività e Crocefisso
traslati da Castelseprio
alla parrocchiale di Carnago
Tutt'altra epoca è quella che accomuna i beni
archeologici dell'arco alpino: in questo caso, un
elenco transfrontaliero. Centoundici villaggi preistorici
distribuiti in sei paesi, selezionati tra circa mille
testimonianze.
E, tra queste, il nostro Isolino Virginia nel lago di
Varese: una sorta di triangolo di poco più di 9.000
mq a pochi metri dalla riva di Biandronno, donato nel
1962 dal Marchese Gianfelice Ponti al Comune di
Varese. L'isola, abitata dall’uomo preistorico dal primo
Neolitico (ultimi secoli del VI millennio a.C.) alla fine
dell’età del Bronzo (900 a. C. circa) è il più antico
insediamento palafitticolo dell'Arco Alpino.
Il riconoscimento UNESCO “è una grande
soddisfazione - ha commentato il sindaco di Varese
Attilio Fontana - negli ultimi anni, nonostante le
difficoltà economiche, l'amministrazione comunale ha
sostenuto scavi che hanno permesso
nuove scoperte, come le pavimentazioni
del 4.800 a.C. e la varie stratificazioni”.
“Ora - ha aggiunto - lavoriamo con la
Provincia per una maggiore
valorizzazione dello splendido museo a
cielo aperto”. La chicca dell'isolotto, in
effetti, è proprio quella di racchiudere un
museo archeologico (dipendente da quello
civico di Villa Mirabello a Varese) e di
essere, contemporaneamente, essa stessa
un museo archeologico (e area
ambientale vincolata). Per un obiettivo di
valorizzazione turistica, l'opportunità è
evidente: qui si conciliano perfettamente
natura e arte in una scenografia di una
suggestione unica. Non ultimo, qui si
possono ammirare piante rare (Taxodium
Distichum, il cipresso calvo delle paludi e
ontani neri) e incontrare animali selvatici
come anatre, germani, gallinelle, ecc.
Silvia Giovannini
www.unesco.it
www.simarch.org
10 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
THE LONGOBARDS AND PILE DWELLINGS:WORLD
HERITAGE
Our province, which has its own historic and artistic wealth, boasts
more than one name one Unesco's world heritage list: the Sacro Monte
“Sacred Mountain” of Varese (one of nine “Sacred Mountains” in
Piedmont and Lombardy) and Monte San Giorgio (“shared heritage”
with Switzerland). However, the exciting news this summer is that two
new sites have been added to this prestigious list: two places of historic
importance which represent little gems in our area. The first if which is
“The Longobards in Italy. Places of Power (568-774 A.D.)” which
testifies to the most important Longobard achievements in Italy: seven
centres which wind their way through the entire peninsula. More than
two centuries of history, art and culture. The second is that of
prehistoric pile dwellings around the Alps. They are scattered
throughout six countries (Switzerland, Austria, France, Germany, Italy
and Slovenia) and include 10 archaeological sites which date back to
between 5000 and 500 B.C.
Monastero di Torba
FOCUS
Focus
A Varese il Museo Civico Archeologico
Buona parte dei reperti della civiltà palafitticola del lago di Varese
è conservata al Museo Civico Archeologico di Varese, all’interno di
Villa Mirabello, oltre che nell’antica villa ubicata sull’Isolino
Virginia.
Il Museo ha una tradizione strettamente legata al proprio territorio
e alla ricerca archeologica. Villa Mirabello conserva infatti i
materiali preistorici del Varesotto che vanno dal Neolitico all’età
del Bronzo. Va menzionato, oltre il ricordato Isolino Virginia sul
lago di Varese, l’abitato del Pizzo di Bodio a Bodio Lomnago,
scoperto nel 1982 e oggetto di campagne di scavo dal 1985.
Per quel che riguarda la Protostoria, è ben rappresentata la cultura
di Golasecca alla quale appartiene l’eccezionale corredo della
tomba principesca del Guerriero di Sesto Calende con resti del
carro e finimenti per due cavalli.
Sono poi numerosi i reperti delle necropoli e degli abitati di età
romana. Alcuni esempi sono la celebre testina muliebre in
terracotta da Angera, il peso in bronzo a forma di astragalo da
Biandronno e la raffinata Coppa Cagnola, ottenuta con un delicato
lavoro di intaglio a ruota e trapano (da qui il nome diatreta). Villa
Mirabello possiede anche un lapidario d’età romana che raccoglie
iscrizioni di grande interesse storico, economico e sociale.
Infine va ricordata la Mummia dei Musei di Varese, primo esempio
di musealizzazione, in forma didattica, dei risultati scientifici
scaturiti dall’analisi autoptica del reperto e dal concorso di scienze
come la fisica e l’antropologia, delle quali spesso l’archeologia si
avvale.
Ricostruzione di palafitta
Scavi all’Isolino Virginia
Per informazioni: Museo Civico Archeologico
di Villa Mirabello - Piazza della Motta, 4 - Varese
Tel. 0332 255485 e fax: 0332 281460
E-mail: [email protected]
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 11
Focus
FOCUS
Punti di ristoro
Trattoria a Torba
Monastero di Torba
Ristorante Isolino Virginia
All’Isolino Virginia l’omonimo ristorante offre piatti a base
di pesce di lago e carne, come ad esempio: pesce in
carpione, ravioli di luccio perca, risotto al persico, lavarello,
filetto di persico, tagliolini al ragù di germano, casoncei alle
noci, tagliata di manzo. Il ristorante assicura il trasporto con
imbarcazioni proprie tra il pontile a Biandronno e l’isola
(tel. 0332 766268).
A Torba ci si può rifocillare o al ristorante dell’ex
monastero, ora di proprietà del FAI, o alla vecchia trattoria
del borgo. Il primo organizza anche cene a tema con visita
guidata al complesso architettonico e concerti con liuto e
ghironda per rievocare atmosfere remote (tel. 0331
830301).
La seconda, in via Cesare Battisti 2, dal curioso
arredamento tra il rustico e il liberty, offre una cucina
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ECONOMIA
Economia
Le biotecnologie al servizio
della qualità alimentare
Le biotecnologie moderne iniziano nel 1953
quando viene scoperta la struttura del Dna. Negli
ultimi 60 anni, grazie alla sempre più accurata
comprensione di questa molecola si è potuto con
sempre maggior precisione leggere il linguaggio
della vita.
L
otta alla contraffazione, controllo della qualità,
sicurezza alimentare, ma anche tutela del Provolone
Val Padana e - nel futuro - una mela made in Italy che
richiederà meno pesticidi per crescere senza “macchie”:
sono questi solo alcuni esempi di dove “vanno a colpire”
le biotecnologie applicate al settore agro-alimentare. Gli
studi, avviati con la scoperta della struttura del Dna,
hanno aperto sempre nuove frontiere riguardo la qualità
di ciò che portiamo in
tavola, ma anche la
sicurezza alimentare e la
sfida dell’Expo 2015, ossia
quella di nutrire un pianeta
sempre più in difficoltà. Ad
affrontare l’argomento ci
pensa Davide Ederle del
parco tecnologico di Lodi,
un polo di eccellenza in
fatto di Biotecnologie.
Le biotecnologie moderne iniziano nel 1953 quando
viene scoperta la struttura del Dna. Negli ultimi 60
anni, grazie alla sempre più accurata comprensione di
questa molecola si è potuto con maggior precisione
leggere il linguaggio della vita. Si pensi che il progetto
genoma umano, completato nel 2004, è costato 3
miliardi di dollari, mentre oggi il sequenziamento di un
genoma può costare anche poche migliaia di euro.
Questa crescente capacità di comprendere il linguaggio
del DNA sta portando ad una rivoluzione che cambierà
radicalmente la medicina, ma anche il settore agroalimentare.
C’è però confusione e anche un po’ di preoccupazione
quando si parla di biotecnologie…
La gente di solito pensa subito agli OGM, ma in realtà
essi rappresentano solo una piccolissima parte delle
potenzialità delle biotecnologie. Ad esempio, il nostro
Che cosa si intende oggi
per biotecnologie?
Possiamo fare qualche
esempio?
La gente di solito pensa
subito agli OGM, ma in
realtà essi
rappresentano solo una
piccolissima parte delle
potenzialità delle
biotecnologie.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 15
ECONOMIA
Economia
centro ricerche ha partecipato al
sequenziamento del genoma
bovino, pubblicato nel 2009 con
tanto di copertina dalla rivista
Science. Grazie a quei dati siamo
stati in grado di identificare 35
mila piccole differenze genetiche
che ci permettono di distinguere
Queste nuove conoscenze
permettono di tutelare le
produzioni locali e tipiche
perché si è in grado di
identificare con precisione
l’origine genetica di un
prodotto.
tra loro i singoli animali e le circa 800 razze presenti
nel mondo. Questo sta fornendoci dati sui geni collegati
alla produzione, alla qualità, alla longevità, alla
resistenza alle patologie e alla fertilità.
In quale maniera dunque le biotecnologie sono utili
per la qualità e la sicurezza alimentare?
Le informazioni che ricaviamo dai genomi ci
permettono, ad esempio, di disegnare incroci mirati per
ottenere animali non solo più produttivi, ma anche con
caratteristiche di resistenza alle malattie e di qualità
superiori. Queste nuove conoscenze ci permettono
inoltre di tutelare le produzioni locali e tipiche perché
siamo in grado di identificare con precisione l’origine
genetica di un prodotto. Questo peraltro vale non solo
per la carne, ma anche per il latte e i prodotti derivati
(abbiamo ad esempio un progetto anticontraffazione
attivo con il Provolone Val Padana) oltre che per i
prodotti di origine vegetale (si
pensi solo alle frodi legate al
Si può inoltre
riso basmati). Possiamo inoltre
verificare, sempre
verificare, sempre per via
per via genetica ed
genetica ed in poche ore, la
in poche ore, la
presenza di eventuali patogeni
presenza di eventuali
negli alimenti scongiurando o
gestendo più efficacemente crisi patogeni negli
alimenti.
come quella cui abbiamo
16 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
assistito la scorsa primavera in Germania.
Quali sono le prossime sfide in fatto di
biotecnologie ?
Sul fronte della ricerca stiamo completando le
analisi dei genomi e cominciamo ad entrare
nella “post-genomica”, un mondo ancora
tutto da scoprire che ci permetterà di
collegare le conoscenze genetiche (che sono
statiche) con tutto quanto invece avviene in tempo reale
negli organismi. Per capirci, il DNA del bruco e quello
della farfalla sono uguali, cioè che li rende così diversi
è il modo in cui viene letto. La post-genomica si occupa
di capire questi meccanismi.
Quali saranno i cambiamenti sul fronte pratico?
Sul fronte pratico nei prossimi 5-10 anni cambieranno
molte cose, ad esempio avremo una mela italiana che
richiederà meno chimica per controllare malattie come
la ticchiolatura (oggi la varietà che va per la maggiore
è la Golden delicious che però è stata sviluppata negli
USA ormai un secolo fa), varietà di riso nostrane
resistenti al brusone, una malattia che può devastare
interi raccolti, sistemi di tracciabilità e antifrode che ci
permettano di salvaguardare sul serio il Made in Italy,
strumenti per garantire in tempi rapidi la sicurezza
alimentare. Questo solo per quanto riguarda casa
nostra. Per quanto riguarda il pianeta, l’Expo2015 ci
sfida a lavorare per nutrire il pianeta. Questo sarà
molto più complesso da fare, ma la ricerca sta già
dando e può dare un importante contributo. Non va
infatti dimenticato che, specie in Africa, le rese per
ettaro sono molto lontane da quelle nostrane e questo,
oltre a creare insicurezza alimentare, genera anche
devastazione ambientale.
Esiste oppure no un problema di tipo normativo?
Il tema normativo è centrale. Le applicazioni che ho
citato, in termini di qualità e sicurezza alimentare, sono
già disponibili oggi, ma finché la normativa non
riconoscerà loro un valore legale non ci potranno
essere molto d’aiuto. Faccio un esempio. L’estate scorsa
ci sono arrivate delle mozzarelle rosse da analizzare
per verificare l’assenza di patogeni. Con la nostra
piattaforma genomica in 24 ore abbiamo verificato che
non esistevano rischi collegati al loro consumo.
Purtroppo però, non avendo questa analisi valore
legale, abbiamo dovuto ripeterla con i metodi classici
che invece richiedono diversi giorni. Ovviamente il
risultato è stato il medesimo, nessun pericolo, ma se un
pericolo ci fosse stato?
Paola Provenzano
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INCHIESTA
Inchiesta
La gente del Varesotto:
“Siamo il pennone
della nave Italia”
L’alto grado di soddisfazione per la qualità della vita. La paura del futuro. La consapevolezza
dell’importanza dell’industria, nella quale però pochi vorrebbero veder lavorare i propri figli. Aspirazioni
e sentimenti di un territorio che l’Unione Industriali ha sondato tramite l’istituto Ipsos.
C
osa pensi del territorio in cui vivi?
Il 69% degli intervistati si dice umori della “gente” del territorio. Cosa
Se ponete la domanda ai residenti soddisfatto della qualità della
pensano i varesini e i varesotti delle loro
della provincia di Varese otterrete
città e della loro provincia? Che idea
vita nel proprio comune.
riflessioni come queste: “La nostra è
hanno dell’industria che li circonda? Cosa
una zona che produce e si
si aspettano dal proprio futuro? Cosa
caratterizza per il senso del lavoro”. “Nonostante la crisi
pensano delle prospettive di crescita del sistema
non mancano né case, né soldi, per ora”. “Chi stava
manifatturiero?
peggio di noi varesini adesso sta malissimo, noi almeno
A rispondere sono stati studenti, neolaureati, casalinghe,
abbiamo un passato florido”. Che sarebbe un po’ come
professionisti, insegnanti, operai, impiegati e sacerdoti. Sia
dire: “La crisi si è sentita meno rispetto ad altri territori:
attraverso interviste telefoniche a campione. Sia attraverso
agli occhi di altre realtà siamo ricchi”. C’è, però, chi
focus group mirati. Puntate antenne e microfoni il
sostiene che: “Non ci si rende conto che la ricchezza può
messaggio riavuto indietro è che la gente del Varesotto sta
finire, bisognerebbe aver paura”. Altro punto di vista è
bene, ma prevede di stare peggio in futuro e, soprattutto,
quello di chi pensa che “il Varesotto non andrebbe avanti
stava molto meglio qualche anno fa.
senza industria… andrebbero tutti a lavorare a Milano,
Vedere in questa sintesi il bicchiere mezzo pieno o mezzo
Varese sarebbe una città dormitorio”. L’obiezione di
vuoto dipende dalle inclinazioni ottimistiche o meno di
risposta: “Non ci sono solo gli industriali!” Anche perché
ciascuno. Stando ai numeri nudi e crudi, però, mentre in
“tante industrie hanno delocalizzato e diminuisce la
generale il 58% degli intervistati non è contento di come
quantità di manodopera”.
vadano le cose in Italia, allo stesso tempo il 69% si dice
Non sono ipotesi di pensieri, più o meno probabili. Queste
soddisfatto della qualità
parole sono state dette, ascoltate e registrate. Per poi
della vita nel proprio
Solo il 19% del campione ha
essere studiate e analizzate. L’orecchio è quello dell’istituto
territorio, contro il 20% di
dichiarato di stare meglio
di ricerche di mercato Ipsos che per conto dell’Unione
insoddisfazione. I varesini
oggi che in passato.
degli Industriali della Provincia di Varese ha sondato gli
hanno, dunque, una
18 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Il 90% ritiene che la
certezza: difficilmente vivrebbero meglio in
altri settori”, “Ci sarebbe meno benessere”, “Il
commercio funziona solo se funziona
altre parti d’Italia. L’erba del vicino, per chi sta provincia varesina
non possa fare a
l’industria”. Sentimenti diffusi, che si
in provincia di Varese, non è più verde. Anzi.
meno dell’industria.
“La bellezza geografica” per i più,
concentrano soprattutto intorno a Gallarate e
“l’efficienza dei servizi” per molti, talvolta
Busto Arsizio. Un po’ diversa la visione dei
“l’orgoglio per i successi sportivi”, ma soprattutto l’essere
luinesi: “Qui l’industria non si può espandere più di tanto,
parte di una sistema economico efficiente alimentano un
la geografia non lo consente”. Eppure quelle stesse persone
che vedono nelle imprese manifatturiere un elemento
forte senso di appartenenza al territorio: “Siamo gente che
si dà da fare”, “C’è una provincialità sana, in cui c’è
fondamentale per la crescita del territorio, non
ancora la voglia di stare insieme perché le dimensioni non
manderebbero mai un proprio figlio a lavorarci. Luoghi
dalla bassa crescita professionale, poca mobilità, un più
sono eccessive, ma vivibili”.
Fin qui la fotografia del presente. Perché se lo sguardo dal
alto rischio di perdere il posto. È questa la visione della
contingente passa ad un’analisi dell’andamento negli ultimi
gente sul lavoro nell’industria. A meno che la prospettiva
anni della qualità della vita i numeri cambiano. Solo il
non sia quella di esserne a capo. Quale lavoro
19% dei residenti in provincia dice di stare meglio oggi di
consiglierebbe oggi a un giovane? Di fare l’imprenditore è
ieri. A dominare, con una quota del 49%, è chi pensa ad
stata la risposta nel 49% dei casi, il bancario (19%),
un trend negativo. Da una parte, dunque, la percezione
l’impiegato amministrativo (18%), l’impiegato pubblico
positiva del presente: “Siamo una provincia che produce e
(18%). Posto fisso o titolare d’impresa, dunque. E le
che si caratterizza per il senso del lavoro”, “C’è l’Insubria
aspirazioni dei giovani tra i 18 e i 34 anni non sono molto
a Varese e la Liuc a Castellanza, non è da tutti avere due
diverse. “Entrerei nell’industria solo come dirigente,
l’industria è triste, ci lavorerei solo per soldi”. D’altronde i
università in provincia, con Milano così vicina che fa
consigli dei genitori indicano la strada: “Mio padre mi dice
concorrenza”. Dall’altra, però, la paura di una
trasformazione in peggio: “Si sta bene solo
di studiare e di non finire a fare
economicamente”, “Le industrie stanno riducendo il
l’operaio come lui”. Ma non tutto il L’insegnamento dei
lavoro nell’industria è visto
personale da decenni”, “C’erano industrie, ristoranti,
genitori: “Mio padre
negativamente. Il 40% dei ragazzi
hanno chiuso tutti per mancanza di infrastrutture”. E poi la
mi dice di studiare e
sensazione di vivere tra gente che “pensa solo a se stessa,
varesini ne riconosce le maggiori
di non finire a fare
senza calore umano”, “gente troppo dedita al lavoro,
occasioni di crescita professionale
l’operaio come lui”.
poco cordiale”, “poca vita mondana”. Queste alcune delle
per i non laureati, se il confronto
frasi pronunciate durante le interviste svolte all’interno dei
viene fatto con il mondo
focus group.
occupazionale del commercio (31%) o dei servizi (20%).
Ma è soprattutto sulla percezione delle imprese
Ma quanto le persone conoscono dell’industria varesina di
manifatturiere che l’Unione Industriali si è voluta
oggi? Poco, in realtà. I nomi più famosi presenti sul
concentrare. Cosa pensa la gente di noi, si sono chiesti gli
territorio sono, sì, patrimonio comune, ma altrettanto non si
imprenditori. Risposta: il 90% del campione ritiene che la
può dire del tessuto manifatturiero in generale, se è vero
provincia di Varese oggi non possa fare a meno
che molti credono ancora nell’esistenza in provincia di un
dell’industria. E se la domanda è rivolta al futuro, la quota
distretto calzaturiero legato al mitico Calzaturificio di
di chi ritiene indispensabile il mondo della fabbrica anche
Varese. Tutti sono a conoscenza dell’importanza del tessiletra vent’anni è, pur in calo, sempre alta: 75%. La visione
abbigliamento, del metalmeccanico, dell’aerospazio. Ma
dell’industria tra i varesini è più che altro positiva: “Non
pochi hanno la stessa percezione capillare della presenza
c’è tanto in inquinamento, essendo industrie leggere i
dell’industria farmaceutica, della plastica, del comparto
danni al territorio sono moderati”. Nemmeno l’impatto
trainante della macchine utensili. L’industria varesina è vista
ambientale, spesso visto nell’immaginario collettivo
come importante, fondamentale, ma solo pochi sanno cos’è
nazionale come uno degli svantaggi di essere una realtà
realmente. La fotografia è ferma al passato. All’epoca dei
cumenda, in stile Giovanni Borghi. Il presente è fatto più di
industriale, offusca l’immagine del sistema manifatturiero
sensazioni che di conoscenza nei fatti del tessuto
tra i varesini. Anzi, “la questione ambientale - spiegano gli
esperti di Ipsos nell’analizzare l’indagine - emerge più
economico. Sensazioni che, però, fanno dire al varesino:
“La mia zona è l’ultima che andrebbe a picco, se l’Italia è
come svantaggio teorico che come problema effettivo” e
viene percepita più che altro in relazione all’intenso traffico
la nave, la provincia di Varese è sul pennone”. Il problema,
però, è ora capire come Varese possa riconfermarsi anche
veicolare.
nei prossimi anni una delle realtà trainanti dell’economia
La realtà è che una provincia di Varese senza industria fa
nazionale.
paura: “Senza industria manifatturiera la ricchezza
Davide Cionfrini
sarebbe zero, impossibile riconvertire la forza lavoro in
Anno XII - n.6/2011
INCHIESTA
Inchiesta
- VARESEFOCUS 19
INCHIESTA
Inchiesta
Giovanni Brugnoli: “Un indice di popolarità da non dissipare”
Nella ricerca Ipsos condotta per conto della nostra Unione Industriali c’è un dato su tutti
che colpisce chi nelle imprese manifatturiere ci vive ogni giorno: la percezione
sostanzialmente positiva che ne ha la gente del territorio. Spesso i colleghi imprenditori di
altre province devono fare i conti con un’opinione pubblica ostile. Un’avversione
all’industria basata soprattutto sulla questione ambientale, sull’impatto dei siti industriali.
Qui nemmeno questo elemento è ritenuto un problema per i nostri concittadini. Il
pensiero diffuso è che la provincia di Varese non possa oggi e non potrà in futuro fare a
meno dell’impresa manifatturiera: “Il territorio varesino non andrebbe avanti senza
industria”, è stato detto. Altri hanno aggiunto: “Porta occupazione, crescita economica,
possibilità di carriera”, “Crea un ciclo di lavoro continuo nel tempo”.
Opinioni che ci devono spingere ad andare avanti nel progettare un futuro del territorio
ancora basato sulla fabbrica e le sue attività produttive. Anche perché ben accetta dalla
stessa popolazione, l’industria deve continuare a rappresentare una priorità per qualsiasi politica di sviluppo provinciale. Dal
manifatturiero, d’altronde, dipendono gran parte delle ambizioni dei nostri giovani. Su questo fronte, però, abbiamo di che
rimboccarci le maniche. Se la percezione dell’industria è positiva, non altrettanto
possiamo dire dell’opinione che la nostra gente ne ha in termini di opportunità
occupazionali per i propri figli. Solo il 18% dei varesini consiglierebbe ad un giovane
Opinioni che ci devono spingere
di diventare un operaio specializzato. Al di là delle attitudini. “Mio padre mi dice di
ad andare avanti nel progettare
studiare e di non finire a fare l’operaio come lui”. È il solito problema della
un futuro del territorio ancora
valorizzazione dell’istruzione tecnica per la quale l’Unione Industriali si batte ormai da
basato sulla fabbrica e le sue
anni. In realtà, però, anche su questo fronte qualcosa tra i ragazzi sembra smuoversi.
attività produttive. Anche perché
Dalla stessa analisi Ipsos emerge come i ragazzi del Varesotto tra i 18 e i 34 anni
ben accetta dalla stessa
vedano nel lavoro in fabbrica una maggior possibilità di crescita professionale per i
popolazione, l’industria deve
non laureati. Ed emerge chiaramente come, proprio per chi arriva al diploma di
laurea, sia un’ambizione diventare dirigente di azienda o imprenditore. Il sistema
continuare a rappresentare una
manifatturiero deve essere sostenuto proprio per poter alimentare e non deludere
priorità per qualsiasi politica di
queste giuste aspirazioni personali. Le imprese possono e devono continuare a
sviluppo provinciale.
rappresentare luoghi di progressione sociale. Oggi possiamo riuscirci con maggior
lucidità proprio perché gli stereotipi e, in parte le ideologie del passato, sembrano far
sempre meno breccia. L’imprenditore locale è visto dagli stessi ragazzi come coraggioso, audace. Cattura un certo fascino tra
gli studenti: “E’ una persona dinamica, carismatica, brillante e motivata, sempre pronta a risolvere problemi”. Ciò dimostra, al
contrario di quanto si possa pensare, che la cultura d’impresa in provincia di Varese ha radici anche tra le giovani generazioni,
in grado quindi di poter crescere. Anche perché alimentata dai miti storici della storia industriale locale.
E qui sta, se non un problema, quanto meno un aspetto su cui lavorare dal punto di vista comunicativo. La visione
dell’industria è positiva, ma ancora stereotipata, legata troppo alla storia industriale locale, più che al suo presente. Ciò è
dovuto ad un sistema manifatturiero fatto in gran parte da imprese non brandizzate. Un tessuto di realtà produttive legate alla
subfornitura, alle lavorazioni per altri settori dell’industria e dunque poco visibile, ma tecnologicamente avanzato. Soprattutto
ricco di storie incredibili di successo, anche se poco conosciute. Dalla ricerca Ipsos emerge chiaramente che di questa realtà i
varesini conoscono poco o nulla. Eppure ne sentono chiara e forte la presenza e l’importanza: “Senza industria manifatturiera
la ricchezza sarebbe a zero”. Non se ne può fare a meno dicono in coro i varesini. La provincia di Varese è industriale o non
è. L’industria è una leva sociale che deve essere costantemente alimentata: “La ricchezza può finire, bisognerebbe aver
paura”. Non dare nulla per scontato è già un modo per non rimanere immobili. Il
secondo passo deve essere quello di lavorare su questo stretto rapporto che lega
l’impresa manifatturiera al mondo che la circonda, alle persone del territorio.
Il sistema manifatturiero deve
Quell’indice di popolarità tra la gente (messo in evidenza da Ipsos) e che ne ha
essere sostenuto proprio per
costituito i successi passati e presenti e sul quale costruire quelli futuri. Magari
poter alimentare e non deludere
lavorando di più sulla conoscenza reciproca. Dall’ignara, ma positiva percezione, al
queste giuste aspirazioni
consapevole, e per questo, ancor più convinto sostegno. Perché i varesini non
personali. Le imprese possono e
vedano nell'industria un generico patrimonio del territorio, ma, soprattutto per
devono continuare a
quanto riguarda i giovani, una reale ricchezza per il proprio futuro.
rappresentare luoghi di
progressione sociale.
20 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Giovanni Brugnoli - Presidente Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Vittorio Rizzi
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Social network
pro business
I social network, da luogo di incontro per
sviluppare relazioni tra persone, diventano anche
un catalizzatore per sviluppare il business delle
imprese. Ma attenzione a non improvvisare.
P
Nissan, Fiat, Moleskine
altre azioni ad alcuni
grandi marchi: è sufficente fanno “social media
vedere, ad esempio, le
monitoring” cioè
pagine ufficiali
monitorano cosa si dice di
internazionali su Facebook loro in rete e se trovano
di Coca Cola e Nutella.
commenti negativi o dubbi
Per questo sempre più il
danno chiarimenti.
suggerimento di chi si
occupa di comunicazione
è: “spazio a Facebook, Twitter e al nuovo nato Google+:
solo con l’utilizzo continuo e appassionato di questi
strumenti le aziende saranno capaci di attrarre più clienti
e quindi più fatturato - spiega sul suo blog Enrico Porro,
consulente di comunicazione tra i più attivi in rete
(http://www.enricoporro.it/) e specializzato in progetti di
web marketing -. In particolare, le aziende che hanno deciso
di investire
HIGH TECH
High Tech
rima hanno cambiato il modo di relazionarsi tra
ragazzi, poi hanno fatto riscoprire i vecchi amici agli
adulti, poi hanno cominciato a diventare un metodo
alternativo per ricevere le notizie. Ora, quello che viene
definito web 2.0 e i siti di “social networking”, quelli che
cioè creano su internet una rete sociale, sono diventati
una realtà così concreta da non poter essere ignorati
anche a livello professionale.
Facebook, Twitter, You Tube, Vimeo, Linkedin,
Fiendfeed, Netlog, Myspace, il nuovissimo Google+:
questi sono solo alcuni dei social network noti ed
utilizzati in Italia. I primi tre, in particolare, hanno
creato una vera e propria rivoluzione informativa:
a giugno 2011 Facebook in Italia ha toccato il
traguardo dei 20 milioni di account
(erano 18 milioni a gennaio, 15 nel
Una recente ricerca spiega come due internauti
2010 - fonte: osservatorio
europei su tre verifichino su internet la bontà del
Facebook, Vincosblog), su Twitter
proprio acquisto prima di procedere.
ormai ci sono i customer care delle
principali aziende di telefonia, You
sul commercio elettronico, dovranno fare in modo di attivare
Tube è ormai diventato il canale televisivo delle giovani
questa tipologia di vendita anche sulle reti sociali, con la
generazioni.
convinzione che, oggi, il mercato ha piantato le tende (e le
L’uso che i navigatori fanno di questi siti è non solo ludico:
“Una recente ricerca spiega come due internauti europei
bancarelle) anche lì, sui Social Network”.
Non è tutto così semplice, però: si tratta di mezzi delicati,
su tre verifichino su internet la bontà del proprio acquisto
che se usati male possono fare seri danni all’azienda. Il
prima di procedere - spiega Luca Mascaro, esperto di
utilizzo aziendale del web e socio di Sketchin, azienda di
peggiore errore in assoluto è: “Mentire - spiega senza
mezzi termini Mascaro -. Perchè in internet è facilissimo
consulenza aziendale con sede ticinese, specializzata
farsi scoprire: e se gli utenti si rendono conto
nell’usabilità e nello sfruttamento di internet come mezzo di
dell’esagerazione o dello sbaglio, non si può fare niente
comunicazione -. Con mezzi sempre più sofisticati: prima
si limitava a cercare recensioni del prodotto, ora
per bloccare il linciaggio mediatico”. In compenso, per chi
crede intensamente nel proprio prodotto: “L'opportunità più
domanda direttamente in rete. Un pericolo, ma anche una
grande è quella di comunicare oltre la comunicazione
grande opportunità per intercettare umori e “dominarli”,
tradizionale - conclude Mascaro - con questi mezzi è
tant’è vero che ci sono aziende come Nissan, Fiat,
possibile infatti far conoscere veramente il valore dei
Moleskine, che fanno “social media monitoring” cioè
prodotti, discutendo ‘one to one’, a tu per tu con l'utente
monitorano cosa si dice di loro in rete e se trovano
finale”.
commenti negativi o dubbi che li riguardano danno
Il rischio insito nei social network sembra perciò pari alle
chiarimenti”. Il successo di questi siti ha imposto queste e
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 23
High Tech
HIGH TECH
loro opportunità:
e, in fondo, non
tutti i social
network sono
nati al di fuori di
una logica
produttiva. Uno
dei più
conosciuti,
Linkedin, è nato
infatti ad uso
specificamente
professionale:
da anni fa da
collettore
aggiornato di
curriculum
provenienti da
tutto il mondo e
da connettore internazionale di Non è tutto così
collaborazioni mirate.
semplice, però: si
“Linkedin, per le persone che
tratta di mezzi
lavorano per le aziende è
delicati, che se usati
importante perché crea una
male possono fare
rete, ed è perfettamente in
seri danni all’azienda.
linea con il cambiamento di
modello nei rapporti
professionali tra individui - spiega Giacomo Buonanno,
preside del corso di ingegneria gestionale all’Università Liuc
-. Il rapporto di lavoro tra dipendente e azienda, nel nuovo
mercato, tende a essere svolto nello sviluppare una propria
competenza: i dipendenti diventano una sorta di
“consulenti fissi” per l'organizzazione per cui lavorano. In
quest'ottica per ognuno è importante creare una rete di
competenze e relazioni per portare avanti il proprio
compito: e Linkedin aiuta a farlo”
Stefania Radman
Processi da governare. L’opinione di Luca Conti
Aziende e social network non sono mondi incompatibili, ma hanno bisogno di essere governati. Come? L’opinione di Luca Conti, autore
di “Fare business con facebook” e “Comunicare con twitter”, nonchè curatore della collana di Hoepli “Web & Marketing 2.0”, ha un blog
del Sole 24 ore e scrive dell’argomento su Nova 24.
Quali sono i rischi, e quali sono le opportunità per le aziende nell'utilizzo dei social network? Il rischio è di entrare in una
dinamica fuori controllo: se non sei una azienda aperta alle critiche e hai prodotti con difficoltà, o se lo stai facendo solo per moda,
essere sui social network senza consapevolezza può risultare un boomerang. Prima di entrarci ci vuole una strategia, e si deve agire
consapevoli dei pro e dei contro. L’opportunità più grande, invece, è poter avere per la prima volta un contatto con i propri clienti
diretto e spontaneo: è molto utile per migliorarsi, fidelizzare e avere una idea precisa di quale percezione abbia il mercato della propria
azienda. A questo si aggiunge il fatto che i social network sono a basso costo, se confrontati con altre forme di comunicazione o
promozione. Anche se non sono gratis.
A basso costo ma alto impegno, si può dire? Sì. Costano in termini di tempo, lavoro e apprendimento, oltre che di
coinvolgimento. Non si possono aprire e richiudere senza danni, insomma. La partecipazione deve essere continua nel tempo, se si
vogliono ottenere risultati positivi.
Sennò è il solito boomerang... Come per tutti i mezzi usati senza consapevolezza e pianificazione.
Ci sono social network più o meno adatti a una azienda? Per dire: bene Linkedin e male Facebook, niente Google Plus ma sì You
Tube? Linkedin è ottimo per il recruitment. Facebook per coinvolgere i propri clienti con una pagina ufficiale, google plus è troppo
acerbo ancora, Youtube è ottimo se si è capaci di comunicare con i video. Ogni network può aggiungere qualcosa, dipende dagli
obiettivi e dal proprio business.
Lavorare con i social network è un affare solo per multinazionali o è accessibile anche alle piccole o medie aziende?
Le aziende più grandi spesso arrivano per prime perché sono meglio strutturate, ma i piccoli possono usare i social network come leva,
per competere allo stesso livello dei grandi. Di esempi in merito ce ne sono tanti.
Come si deve comportare l'azienda con i dipendenti e i social network? Paga di più impedire o lasciare? E’ arrivato il momento
di regolamentare Facebook? Il punto è interessante: bloccare tutto comincia a non valere più la pena: sarebbe come non dare
telefono o email ai dipendenti perché “distraggono”. Impedirne la consultazione è un gesto anacronistico: meglio pensare a una
policy, che limita senza bloccare, suggerisce come usarli senza proibire, incentiva ma limita i potenziali problemi di immagine che il
dipendente può dare quando parla sui suoi profili personali
Dei consigli, per questa policy, si possono già dare? Certo che si può. Suggerisco: aprire i social network in alcune ore del giorno,
come nella pausa pranzo e a inizio e fine giornata, invitando i dipendenti a partecipare alla vita dei social network dell'azienda. Con
alcune accortezze, tipo: non rivelare dati riservati e comportarsi in linea con l’immagine aziendale in ogni contesto pubblico: compreso il
social network. Ma offrendo, insieme a questi limiti, la possibilità di twittare, bloggare eccetera. Anche sul sito dell’ azienda, magari,
specie se il ruolo del dipendente è pubblico: come manager, persone del settore comunicazione, Ceo, Top management in
generale. Più sono attivi meglio è. (S.R.)
24 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
COSTUME
Costume
Mediazione
civile Giustizia
“alternativa”
La mediazione è l’attività,
comunque denominata, svolta da un terzo
imparziale e finalizzata ad assistere due o più
soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la
composizione di una controversia, sia nella formulazione
di una proposta per la risoluzione della stessa.
L’
input arriva nel 2008 dall’Unione Europea con la
Direttiva sulla mediazione che ha l’obiettivo di
regolare le controversie transfrontaliere tra gli stati membri
per facilitare le attività dei cittadini e delle imprese. La
Direttiva inoltre incoraggia gli Stati membri a spingersi
oltre, se lo desiderano, nella convinzione che la risoluzione
alternativa delle controversie o ADR (Alternative Dispute
Resolution) sia il metodo migliore per risolvere molti dei
problemi legati all’accesso alla Giustizia per i cittadini e
per le imprese di tutta l’Europa.
Il legislatore italiano, tra i primi in Europa, ha scelto di
applicare la Direttiva europea anche in ambito nazionale
con l’obiettivo primario di ridurre il numero di cause in
ingresso nel sistema Giustizia e alleggerire il carico di
lavoro dei Tribunali che sta paralizzando la giustizia civile,
offrendo ai cittadini uno strumento efficace con enormi
vantaggi in termini di tempi e di costi.
L’arretrato in materia civile ammonta a 5,6 milioni di
cause pendenti. Il Ministero della Giustizia ha calcolato
che con la mediazione si potrebbe ridurre l’arretrato di
circa la metà in 5 anni con una previsione di 280.000
procedimenti di mediazione civile e commerciale stimati
nei primi 12 mesi dall’entrata in vigore delle norme che la
rendono obbligatoria per determinate materie.
Al 30 aprile 2011 sono stati 1.336 i procedimenti civili
definiti con mediazione su quasi 6.000 tra quelli iniziali e
26 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
quelli iscritti dal 21 marzo 2011, giorno dell’entrata in
vigore della condizione di procedibilità. Di questi 1.336
solo 304 si sono conclusi positivamente. Il dato però è
fortemente influenzato dalle mancate comparizioni della
controparte al procedimento di mediazione. Il tasso di
successo, infatti, sale al 71% in caso di partecipazione di
tutte e due le parti.
In Italia, secondo il rapporto della Banca Mondiale
sull’efficienza della giustizia civile, nel quale noi figuriamo
al 157° posto su 183 Paesi, basterebbe un tasso di
successo della mediazione del 4% per ottenere risparmi di
tempo e del 28% per avere risparmi anche sui costi
rispetto all’ipotesi di ricorrere direttamente al tribunale.
Sembrerebbe quindi necessario incentivare la diffusione
della mediazione per offrire ai cittadini e alle imprese
vantaggi in termini di tempi e costi. Ma c’è di più. Al
giorno d’oggi la vita è conflittuale, c’è un abbassamento
della soglia di tolleranza e un aumento delle liti. In
tribunale l’oggetto del conflitto perde importanza a
vantaggio della rivalità esasperata. La mediazione invece
aiuterebbe a sviluppare una nuova cultura delle relazioni
interpersonali diminuendo così la conflittualità, a formare
un nuovo modo di pensare basato sul rispetto delle
persone, a trovare soluzioni creative insegnando a trattare
con gli “altri”. Inoltre la mediazione permette alle parti di
mantenere, una volta risolta la lite, le loro relazioni di
natura commerciale o personale, di ristabilire relazioni
compromesse e porre le basi per nuovi tipi di rapporto.
Il vantaggio di non compromettere le relazioni preesistenti
è per la Confindustria un elemento fondamentale nei
rapporti tra le imprese, che, per loro natura, sono
destinati a durare nel tempo. Confindustria è infatti
favorevole a promuovere la mediazione e considera il
principio di obbligatorietà essenziale per favorirne la
diffusione, soprattutto nella fase iniziale, e deflazionare il
carico dei tribunali la cui lentezza sta penalizzando la
competitività del paese. Così si legge nel documento
“Scenari economici” del Centro Studi Confindustria del
giugno 2011, che prosegue dando indicazioni per
ottenere il successo della mediazione che “a lungo
andare, è comunque legato alla professionalità e
all’affidabilità che sapranno garantire gli organismi di
formazione dei mediatori e i mediatori stessi. È dunque
necessario che il Ministero della Giustizia verifichi
adeguatamente la competenza di questi soggetti. Questo
però non basta. Affinché la mediazione obbligatoria si
imponga è anche necessario che si realizzi un vero e
proprio cambiamento di mentalità rispetto al tradizionale
approccio conflittuale al processo da parte di tutti i
soggetti coinvolti e in particolare della classe forense. Un
cambiamento verso un nuovo modello più moderno e
liberale del sistema giustizia.”
I Paesi anglosassoni, ormai da decenni, adottano metodi
ADR per la risoluzione delle controversie con tassi di
successo molto elevati: dall’80 al 90% di soluzioni positive
in tempi brevissimi (massimo 2 mesi). Anche il rispetto
degli accordi è molto elevato poiché conviene ad
entrambe le parti. In questi Paesi il ricorso al tribunale è
sempre l’ultima spiaggia. I problemi vengono di solito
prevenuti con consulenze legali e clausole contrattuali che
prevedono ex-ante le conseguenze di eventuali
inadempienze contrattuali, rendendo in tal modo quasi
sempre superfluo il ricorso alla giustizia.
OBBLIGATORIETA’ E MATERIE
Dal 20 marzo 2011, per determinate materie, è
obbligatorio ricorrere alla mediazione prima di poter
iniziare un processo. La mediazione obbligatoria
riguarda: Diritti reali, Divisione, Successioni ereditarie,
Patti di famiglia, Locazione, Comodato, Affitto di
aziende, Risarcimento dei danni derivanti da
responsabilità medica, Risarcimento dei danni derivanti
da stampa o altro mezzo di pubblicità, Contratti
assicurativi, Contratti bancari e Contratti finanziari.
L’obbligatorietà per queste materie è “condizione di
procedibilità” cioè non è possibile andare direttamente
in giudizio se prima non si è tentata la via della
composizione amichevole della controversia. Ci sono
altre 2 materie previste dal legislatore la cui
obbligatorietà verrà introdotta a partire dal 20 marzo
2012 e riguardano il Condominio e i Danni derivanti
dalla circolazione di veicoli e natanti. La mediazione
facoltativa o delegata dal giudice è invece utilizzabile
dal 20 marzo 2010 per qualunque controversia civile e
commerciale.
COSTUME
Costume
ITER
Chiunque può accedere alla mediazione per la
conciliazione di una controversia civile e commerciale
vertente su diritti disponibili. La domanda di mediazione
deve essere presentata presso uno degli organismi
accreditati dal Ministero della Giustizia (l’elenco è
disponibile sul sito www.giustizia.it) e deve indicare
l’organismo prescelto, le parti, l’oggetto della pretesa e
le relative ragioni. In caso di più domande, la
mediazione si svolgerà davanti all’organismo presso cui
è stata presentata la prima domanda.
Dal momento del deposito della domanda di
mediazione, l’organismo ha 15 giorni di tempo per
scegliere un mediatore e fissare il primo incontro tra le
parti. La domanda e la data del primo incontro devono
essere comunicate all’altra parte con ogni mezzo idoneo
ad assicurarne la ricezione. Se il convenuto non si
presenta il mediatore redige il verbale di fallimento del
Spese di mediazione
L’importo delle spese dovute agli organismi pubblici è indicato
nella tabella A allegata al decreto ministeriale n. 180 del 2010
VALORE LITE
SPESA PER CIASCUNA PARTE
Fino a € 1.000:
da €1.001 a € 5.000:
da € 5.001 a € 10.000:
da € 10.001 a € 25.000:
da € 25.001 a € 50.000:
da € 50.001 a € 250.000:
da € 250.001 a € 500.000:
da € 500.001 a € 2.500.000:
da € 2.500.001 a € 5.000.000:
oltre € 5.000.000:
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
65;
130;
240;
360;
600;
1.000;
2.000;
3.800;
5.200;
9.200.
Gli organismi di mediazione in provincia
• Prontiaconciliare s.r.l. - Registrazione n. 136
• Me.Co. mediazione-conciliazione Srl - Registrazione n. 153
• Organismo di conciliazione forense di Varese - Registrazione n. 174
• Società in accomandita semplice B & B Professione Mediatore Registrazione n. 358
• Organismo Forense di Conciliazione - Registrazione n. 387
• Servizio di Conciliazione della Camera di Commercio di Varese Registrazione n. 399
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 27
COSTUME
Costume
tentativo. La mediazione si ritiene conclusa e, in caso di
condizione di procedibilità per la materia del contendere,
si potrà proseguire con il giudizio ordinario. Dalla
mancata partecipazione senza giustificazione al
procedimento di mediazione, il giudice può trarre elementi
di prova nel successivo giudizio. In caso di avviata
mediazione, il mediatore può organizzare uno o più
incontri con lo scopo di assistere le parti nella ricerca di un
accordo. Il mediatore rimane comunque privo del potere di
rendere giudizi o decisioni vincolanti per le parti. Il
procedimento di mediazione deve concludersi in 4 mesi.
Se è raggiunto un accordo amichevole il mediatore redige
il processo verbale, al quale è allegato il testo
dell’accordo, che deve essere sottoscritto dalle parti. Il
verbale di accordo può essere omologato dal giudice su
richiesta di una parte e diventare titolo esecutivo. Nel caso
di mancato accordo il mediatore può formulare una
proposta di risoluzione della lite (obbligatoria nel caso sia
richiesta congiuntamente dalle parti). Le parti sono libere
di accettare o rifiutare la proposta ma in caso di rifiuto, in
un successivo giudizio, la parte che ha rifiutato la proposta
dovrà pagare le spese processuali anche in caso di
vittoria, quando il contenuto della sentenza del giudice
corrisponde a quello della proposta.
RISERVATEZZA
Le dichiarazioni rese e le informazioni date dalle parti
durante il procedimento di mediazione sono riservate.
L’obbligo di riservatezza vale anche per le dichiarazioni
e le informazioni date in seduta privata da una parte nei
confronti dell’altra. Tutte le informazioni riservate non
possono essere utilizzate in giudizio e il mediatore non
può essere tenuto a deporre sul loro contenuto.
COSTI
L’indennità da corrispondere agli organismi di mediazione
comprende le spese di avvio del procedimento e le spese
di mediazione. Le spese dovute da ciascuna parte agli
organismi pubblici sono stabilite dal decreto del Ministero
della Giustizia sulla base di scaglioni definiti dal valore
della lite: da 65 a 9.200 euro per le liti con valore oltre i
5 milioni di euro. Gli importi minimi per ciascun scaglione
di riferimento sono derogabili.
Gli organismi privati possono stabilire importi diversi che
sono comunque soggetti ad approvazione da parte del
Ministero della Giustizia.
Gli importi adottati dagli organismi sono soggetti a
riduzione/aumento a seconda delle caratteristiche e
dell’andamento del procedimento di mediazione. Il
legislatore, inoltre, ha determinato in 40 euro l’importo
dovuto da ciascuna parte per le spese di avvio
La mediazione è gratuita per i soggetti che nel processo
beneficiano del gratuito patrocinio.
AGEVOLAZIONI FISCALI
Alle parti che corrispondono l’indennità agli organismi di
mediazione è riconosciuto un credito di imposta fino a
concorrenza di 500 euro in caso di successo della
mediazione, 250 euro nel caso di insuccesso.
Il verbale di accordo è esente dall’imposta di registro
sino alla concorrenza del valore di 50.000 euro.
Laura Bardelli
La giustizia più veloce accelera l’economia
“I tempi lunghi e incerti della giustizia civile italiana penalizzano la competitività del Paese, riducono la fede nel
rispetto dei contratti, scoraggiano gli investimenti, anche dall’estero, e la stessa crescita dimensionale delle imprese.
La rimozione di questo ostacolo può dare un forte impulso allo sviluppo.” Così termina la presentazione dello studio
del Centro Studi Confindustria, Scenari Economici, di giugno 2011. Il direttore Luca Paolazzi parla della riforma della
giustizia e snocciola dati: 533 giorni necessari nel 2008 per la definizione di un processo civile di primo grado
mettendo l’Italia in testa per la durata dei processi; 1.210 giorni per risolvere una controversia commerciale con un
costo pari al 30% del suo valore contro 331 giorni e 17% in Francia; 2.842.668 domande di procedimenti civili di
primo grado giunte nel 2008 (meno di 300.000 le domande nel Regno Unito); esplosione del numero degli avvocati
iscritti agli albi. Nel documento si stima una crescita del PIL italiano dello 0,3% più alta se la durata dei processi
fosse analoga a quella della Francia.
In sostanza se la giustizia è lenta, ha sostenuto Paolazzi sul Il Sole 24 Ore, “viene meno la certezza del rispetto degli
obblighi contrattuali e i tribunali cessano di essere i luoghi dove si fanno valere le proprie ragioni e diventano il
fortino in cui si rifugia chi ha torto e vuole far desistere la controparte, fiaccandola con oneri gravosi e
sproporzionati rispetto all’oggetto del contendere”. E ancora, parlando dell’elevato ricorso ai tribunali in Italia rispetto
agli altri Paesi, correlato all’esplosione del numero di avvocati: “la loro parcella dipende proprio dalla complessità
della causa e quindi dalla sua durata, e non da quanto veloci sono a portarla a termine e con quale risultato per il
cliente”. Nel documento viene quindi individuata una serie di azioni necessarie per migliorare il sistema giustizia in
Italia, ”per una giustizia civile degna di un paese civile”. (L.B.)
28 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Il parere degli operatori del diritto
COSTUME
Costume
Abbiamo domandato ai presidenti dei due Tribunali di Varese e di Busto Arsizio, nonché ai presidenti dei
rispettivi Ordini degli avvocati, una valutazione sulla novità legislativa della mediazione civile.
Emilio Curtò, presidente
Tribunale Varese:
“L’esperienza non
incoraggia previsioni
ottimistiche”.
Ritiene che l’introduzione della
mediazione contribuirà a snellire
l’attività dei tribunali?
L’esperienza del passato non
sembra incoraggiare previsioni entusiastiche sugli effetti
deflattivi sperati dal legislatore; il tentativo obbligatorio
di conciliazione, lontano parente della mediazione,
previsto un tempo per il processo lavoristico e tuttora per
particolari controversie, ha dato risultati
complessivamente modesti. Ciò non toglie, però, che la
nuova mediazione, se correttamente interpretata e
soprattutto se condivisa dagli operatori giudiziari che ne
sapranno cogliere la convenienza, potrebbe avere
migliore fortuna.
Da quando è entrato in vigore l’istituto della
mediazione avete già potuto misurare una diminuzione
delle nuove cause civili?
Il calo c’è stato, ma potrebbe essere solo apparente
perché dipendente dal momentaneo stop imposto per
certi tipi di controversie, ad esempio in materia locatizia
e di diritti reali, per le quali la mediazione è una
condizione per potere proporre una causa davanti al
giudice. Un primo bilancio potrà essere fatto tra qualche
tempo, magari a fine anno, quando saranno noti i
numeri delle mediazioni conclusesi con un accordo.
L’accesa litigiosità sembra essere una caratteristica
intrinseca degli italiani. Pensa che la mediazione
riuscirà a cambiare questo atteggiamento?
Il cittadino italiano, tra quelli dell’Unione Europea, è il
più litigioso, favorito dalle troppe leggi e dalle norme
non sempre chiare, dall’eccessivo numero di avvocati e,
paradossalmente, dalla stessa lentezza della giustizia,
che incoraggia gli abusi del processo e consente ai
debitori riottosi di “finanziarsi” a basso costo a scapito
del creditore, intraprendendo cause inutili o resistendo in
giudizio senza valide ragioni. La mediazione converrà a
chi non ha voglia di perdere tempo o a chi ha interesse
a non interrompere, per fatto giudiziario, un rapporto
commerciale, magari collaudato. Alla lunga, se sarà
colta come una opportunità, la mediazione potrebbe
incidere in senso positivo sulla nostra mentalità di ostinati
causidici.
Sergio Martelli, presidente
Ordine Avvocati del foro di
Varese: “Varese
all’avanguardia nel
costituire organismo di
mediazione”.
L’ex Ministro Alfano ha accolto la
richiesta di introdurre l'assistenza
tecnica necessaria degli avvocati
nei procedimenti di mediazione. Cosa ne pensa?
L'ex Ministro della Giustizia ha riconosciuto la necessità
dell'assistenza tecnica dell'avvocato nella mediazione
perchè la tutela dei diritti e degli interessi legittimi,
costituzionalmente garantita, è un cardine della stessa
democrazia che non può essere trascurato. Anzi è un
valore che va salvaguardato ad ogni costo. In tale
ambito la funzione sociale dell'avvocato, svolta per il fine
di giustizia, non può essere esclusa dalla delicatissima
fase della mediazione. Bisognerebbe spiegare ai cittadini
a quali rischi vanno incontro, se non adeguatamente
consigliati, quando dispongono dei loro beni.
Gli avvocati chiedono l'eliminazione dell'obbligatorietà
che è stata introdotta per favorire la diffusione della
mediazione. In quale altro modo ritiene possibile
incentivare il nuovo istituto?
L'obbligatorietà della mediazione come fase
pregiudiziale per una serie numerosa di materie è un
evidente segno di sfiducia nella libera capacità, di
avvocati e giudici, di raggiungere un accordo
stragiudiziale, oppure nel corso di un processo in cui si è
avuto modo di approfondire le posizioni delle parti, in
origine apparentemente inconciliabili. Il sistema della
mediazione così com'é attualmente, non garantisce un
elevato numero di soluzioni prima del processo. La
finalità smaccatamente deflattiva della mediazione rende
l'istituto poco credibile. Occorrerebbe invece incentivarlo
culturalmente, prima che con l'imposizione e le sanzioni,
accentuandone la terzietà e la professionalità, che allo
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 29
COSTUME
Costume
stato sono ancora da verificare sul campo e che le attuali
norme non garantiscono. Occorrerà che gli Ordini non
solo costituiscano gli Organismi di Conciliazione (ed a
Varese siamo stati all'avanguardia), ma che, soprattutto,
formino gli iscritti perchè operino fattivamente nelle
mediazioni, preparando la categoria a questa nuova
sfida sociale ed economica. Va anche detto che la
mediazione non è l'unico sistema per risolvere le
controversie; esistono altre possibilità, come la
negoziazione assistita, che si stanno diffondendo e per le
quali verrà presto chiesta una adeguata
regolamentazione normativa.
Quali caratteristiche dovrebbe avere un buon mediatore
civile?
Non esiste la ricetta per creare il buon mediatore civile.
All'inizio dell'esperienza dell'Organismo di Conciliazione
costituito presso l'Ordine degli Avvocati di Varese posso
dire che le caratteristiche vincenti, visto l'alto numero di
domande di mediazione finora pervenute, sono la
professionalità (che non è solo efficienza o rapidità), la
forte motivazione sociale dei colleghi mediatori, la
rinuncia alla ricerca del guadagno individuale, il
coordinamento con gli altri analoghi organismi presso gli
Ordini degli Avvocati (165 in Italia), per garantire un
sistema il più possibile omogeneo e improntato alle
finalità culturali che si intendono perseguire. Del resto a
Varese un coordinamento tra la Camera di Commercio
ed alcuni Ordini professionali si occupava di mediazione
prima che il legislatore la imponesse.
Antonino Mazzeo,
presidente Tribunale Busto
Arsizio: “Se funziona lo
scopriremo tra un anno”
Il Tribunale di Busto Arsizio è al
centro dell’area più densamente
popolata del Varesotto quanto a
persone e imprese. Ritiene che la
mediazione civile potrà alleggerire
il carico giudiziario?
Dare un giudizio su quanto lo strumento della
mediazione civile possa alleggerire il lavoro dei nostri
uffici è ancora prematuro. Certo, ci auguriamo che
l’impatto sia consistente, ma per comprendere l’entità e
fare un primo bilancio bisognerà aspettare almeno un
anno. Le prime cause arriveranno tra qualche mese e poi
bisogna attendere il pronunciamento della Corte
Costituzionale sull’obbligatorietà del ricorso alla
mediazione civile per alcune fattispecie, che l’Ordine
degli Avvocati vorrebbe invece facoltativo. Sono tutte
variabili che devono essere prese in considerazione per
avere un quadro completo e reale delle conseguenze.
Solo l’esperienza ci può dire quanto lo strumento sia
30 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
efficace.
Vi sono dei settori nei quali vi aspettate un maggiore
ricorso al nuovo istituto?
Se rimarrà l’obbligatorietà c’è tutta la serie di contenziosi
riguardanti la responsabilità professionale, gli incidenti
stradali, le liti condominiali. Per quanto riguarda il
ricorso facoltativo alla mediazione civile ci aspettiamo
che le parti scelgano questa strada nelle liti dal valore
economico più basso, quelle in cui le cifre non
giustificano la strada degli alti costi processuali.
Quanto potrà incidere la mediazione civile nel
contenere i tempi della Giustizia? Cosa si dovrebbe fare
ancora?
Se funzionerà la mediazione potrà fare molto per la
velocità della Giustizia Civile. Come dicevo prima, però,
ciò dipenderà molto dalla prova sul campo. Di certo,
comunque, per ottenere tempi sempre più rapidi la
riforma della Giustizia deve puntare su due strade
fondamentalmente: da un lato bisogna garantire ai
tribunali un potenziamento degli organici, sia per quanto
riguarda i magistrati, sia per ciò che concerne il
personale amministrativo; dall’altro c’è bisogno di una
razionalizzazione della geografia della Giustizia
attraverso l’eliminazione delle sezioni distaccate, al di
sotto di un certo numero di magistrati. Quelle con meno
di dieci, con magari sette o otto, sono incompatibili con
un normale funzionamento, danno vita a uno spreco di
risorse e vanno, inoltre, a scapito della professionalità e
della specializzazione degli stessi magistrati.
Andrea Buffoni, presidente Ordine
Avvocati del foro di Busto Arsizio: “Nella
legge, un eccesso di
delega”
Gli avvocati hanno manifestato
delle critiche sul provvedimento
che riguarda la mediazione.
Quali?
Le critiche avanzate non sono
pregiudiziali all’Istituto della
mediazione - che tra l’altro nasce
da Direttiva europea disattesa per
molti anni - ma derivano da una
riforma per così dire all’italiana. E cioè con la prevalente
motivazione della “rottamazione della giustizia civile”,
ritenendo con essa di eliminarne il mostruoso e incivile
ritardo. Il che non è, stante la sua obbligatorietà (l’Italia
è l’unico Paese dove la mediazione civile è obbligatoria),
che di fatto crea ulteriore grado di giudizio.
L’ex Ministro della Giustizia Alfano sembra aver dato
delle risposte alle vostre riserve. Le condividete?
All’ex Ministro Alfano, nell’Assise del Congresso
Nazionale Forense di Genova, l’Avvocatura aveva
proposto modifiche, disposta a collaborare: in primis
l’abolizione della “obbligatorietà” in quanto non
contemplata dalla delega al Governo (da qui i ricorsi
per “eccesso di delega”) e la previsione della difesa
tecnica a tutela dei cittadini e delle parti più
deboli anche mediante il (non previsto nella
normativa) “gratuito patrocinio”. L’ex
Ministro Alfano, nonostante alcune aperture
verbali, non ha però sin qui dato
concretamente seguito, forse perché
impegnato su altri temi.
Nella tradizione di altri Paesi la
mediazione funziona da tempo con buoni
risultati. Sarà così anche in Italia?
Non conosco le statistiche degli altri Paesi,
constato però che in Italia, guarda caso,
sono nati come funghi Organismi di
conciliazione i più disparati da parte di
enti, associazioni e quant’altro sia nella
fase della cosiddetta formazione dei
mediatori, accreditati dal Ministero con
grande generosità. Per quanto riguarda il
Consiglio dell’Ordine di Busto Arsizio, in
aderenza a quanto deliberato dal Consiglio
nazionale Forense, abbiamo ritenuto di
istituire un Organismo di Conciliazione con
sede presso il Tribunale varando un “Regolamento
attuativo”, approvato dal Ministro, che tiene conto di
quanto sopra esplicitato, che ha iniziato a funzionare ed
i cui risultati saranno da verificare nel tempo.
COSTUME
Costume
Bilancio di responsabilità sociale: esperienza pilota al Tribunale di Varese
Migliorare l’efficienza degli uffici giudiziari? “Il Tribunale di Varese – dichiara il suo Presidente Emilio Curtò – ha in
atto da alcuni anni un progetto che coinvolge tutti gli uffici per il progressivo smaltimento degli arretrati.” Ma non
ci si ferma qui. Il Tribunale di Varese ha presentato quest’anno il Bilancio di Responsabilità Sociale(BRS)
preventivo 2011. Solitamente, sia da parte delle imprese, sia da parte delle amministrazioni pubbliche, si è soliti
presentare il BRS consuntivo. Un’iniziativa pregevole, intendiamoci, ma un bilancio preventivo richiede più
coraggio perchè ci si prende degli impegni con il territorio. E se, a fine anno, come si conta di fare, verrà
presentato il consuntivo, si tratterà del primo caso in Italia in tutta l’amministrazione della Giustizia. Grande
aspettativa, dunque, nei confronti di questo Tribunale, anche perchè le best practices ricavabili dall’esperienza
varesina potrebbero essere riutilizzate per molti altri fori in quanto quello di Varese ha una dimensione in linea
con quella media del paese. Si tratta di una attività non isolata, appartenente ad un progetto di riorganizzazione
dei processi lavorativi degli uffici giudiziari denominato “Innovagiustizia”. Nato con il patrocinio della Regione
Lombardia e con l’utilizzo del Fondo Sociale Europeo, allo scopo di realizzare un processo di change
management all’interno di sette sedi giudiziarie lombarde: Milano, Brescia, Monza, Varese, Cremona, Lecco,
Crema.
L’introduzione del modello del BRS nel Tribunale di Varese si propone di raggiungere i seguenti obiettivi:
- miglioramento organizzativo, mediante recupero dell’efficienza e utilizzo ottimale delle risorse a disposizione;
- miglioramento di processo, cioè snellimento delle procedure, semplificazione burocratica e diminuzione
dell’utilizzo di documenti cartacei;
- miglioramento dell’informatizzazione, cioè diffusione della trasmissione telematica dei dati tra Tribunale ed
utenti;
- miglioramento della infrastruttura logistica, per aumentare la fruibilità dell’accesso alle strutture del Tribunale.
(M.L.)
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 31
ENERGICAMENTE
BUSINESS
COME ACCENDERE LA TUA AZIENDA
DIPENDE ANCHE DA TE.
NUMERO VERDE 800-771100
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MESSAGGIO PROMOZIONALE. TASSI E CONDIZIONI ECONOMICHE APPLICATE AL PRESENTE SERVIZIO SONO RIPORTATI NEI FOGLI INFORMATIVI DISPONIBILI IN FILIALE.
COSTUME
Costume
Le rivoluzioni
di Whirlpool
Il racconto di un tour giornalistico alle radici della
multinazionale a cento anni dalla sua nascita.
Veduta di Chicago
Pierre Ley e Marco Giovannelli
uando Lou Upton perse il suo impiego nel 1910,
come compenso gli venne offerto di portarsi via
dall’ufficio quello che voleva. Scelse di non prendere
nulla di “fisico”. Non gli interessavano mobili,
attrezzature o suppellettili dell’azienda fallita, ma si
portò via un brevetto, un “sogno” al quale intendeva
dare vita. Era quello di una lavatrice a manovella, che
lui pensava di poter dotare di un motore elettrico;
rappresentava solo un’idea, un valore intangibile, ma in
qualche anno lo proiettò al primo posto tra i giganti
planetari dell’industria degli elettrodomestici.
La forza della Whirlpool nasce dal valore
dell’innovazione, delle idee e delle persone che le
interpretano. Ad oggi questi valori rimangono immutati.
Come immutati sono rimasti i settemila chilometri di
distanza tra Comerio e Benton Harbor dove Whirlpool
ha i propri quartier generali di tutta Europa, Stati Uniti
e dell’intera Corporation.
Le due cittadine si specchiano entrambi sull’acqua. Gli
statunitensi sorriderebbero di fronte a questa
affermazione perché il lago Michigan ha una superficie
attraverso quattro stati: Illinois, Indiana, Michigan e
di 58.000 km quadrati. Quello di Varese, con i suoi
Ohio; quattro città: Chicago, Benton Harbor, Greenville
14,5, a confronto appare poco più che una bacinella.
e Clyde; tre notti in altrettante diverse strutture.
Eppure, ognuno di loro ha il proprio fascino. Stendhal,
A comporre il team di giornalisti c’erano una cinese,
arrivato in cima a una collina, guardando dall’alto lo
quattro indiane, tre francesi, un italiano, cinque
spettacolo fino al Monte Rosa ne restò incantato, e
brasiliani, un guatemalteco, due argentini. Con loro poi
scrisse di aver visto uno dei panorami più belli del
tre americane dello staff e Pierre Ley dell’ufficio stampa
mondo. Chi entra tutte le mattine a lavorare a Comerio
della direzione europea di Whirlpool.
vede quello scenario dalla parte
Una vera Babele di lingue ed esperienze.
opposta, ma la meraviglia è la
Una vera immersione alla scoperta delle
Quando Lou Upton perse il
stessa.
origini e delle ragioni che fanno di
suo impiego nel 1910, come
Con queste emozioni abbiamo
Whirlpool una delle aziende più
compenso gli venne offerto di importanti al mondo in fatto di
superato l’oceano per andare a
portarsi via dall’ufficio quello
raccontare la Whirlpool vista da
innovazione.
che voleva. Scelse di non
dentro. La Corporation ha invitato
Lo abbiamo raccontato tutto in un blog su
prendere nulla di “fisico”. Si
alcuni giornalisti di tutto il mondo
Varesenews, aggiornato quasi sempre in
portò via un brevetto.
a visitare i luoghi della propria
tempo reale.
storia iniziata cento anni fa.
Come spesso capita, la storia della nascita
L’international media tour è stato
di una azienda ha qualcosa di epico. Lou
un vero viaggio lungo 554 miglia (882 chilometri)
Upton, suo fratello Fred e lo zio Emory iniziarono a
Q
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 33
COSTUME
Costume
In queste e nelle pagine seguenti, immagini
del tour tra gli stabilimenti Whirlpool negli Usa
Lou Upton, suo fratello Fred e lo zio Emory
iniziarono a produrre i primi pezzi di quelle
che sarebbero diventate le lavatrici elettriche
l’11 novembre del 1911 a Benton Harbor nel
Michigan.
produrre i primi pezzi di quelle che sarebbero diventate
le lavatrici elettriche l’11 novembre del 1911 a Benton
Harbor nel Michigan. Un prodotto che, da lì a qualche
anno, avrebbe rivoluzionato la vita delle donne
liberandone tanto tempo, come racconta con maestria
anche Mario Calabresi nel suo ultimo libro “Cosa tiene
accese le stelle”.
La lavatrice è uno dei prodotti che rende orgogliosi i
17.500 lavoratori della Whirlpool negli Stati Uniti, e in
particolare gli oltre 3.000 di Clyde dove si produce un
esemplare ogni quattro secondi. L’international media
tour si è concluso proprio all’interno di quella
34 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
imponente fabbrica
Ancora oggi la lavatrice
grande più di
è uno dei prodotti che
cinquanta campi da
rende orgogliosi i
calcio in fila.
17.500 lavoratori della
Quattro giorni prima
Whirlpool negli Stati
eravamo partiti dal
Uniti, e in particolare
cuore di Chicago con
gli oltre 3.000 di Clyde
una serata informale al
dove si produce un
“World of Whirlpool”.
esemplare ogni quattro
Lou Upton aveva
secondi.
iniziato da poco la sua
nuova attività quando
vennero posate le prime
pietre dell’attuale Reid Murdoch Center.
Il “padre” della futura corporation non poteva pensare
che da lì a 99 anni, il 9 novembre del 2010, la torretta
e una parte di quel palazzo storico sarebbero diventate
la vetrina dei suoi futuri prodotti. La struttura un tempo
era un deposito di prodotti alimentari, da lì è possibile
ammirare una delle zone più suggestive della città. La
costruzione è proprio sul fiume che attraversa il centro,
e in ogni direzione sono i grattacieli a far da
protagonisti.
Nel tour i protagonisti invece sono le persone che
lavorano in Whirlpool a vario titolo.
“In cento anni abbiamo avuto solo sei presidenti,
questo è un chiaro segno che crediamo in valori
condivisi. Un secolo di crescita, e noi continuiamo a
innovare e a cambiare per restare i primi”. Jeff Noel,
responsabile delle comunicazioni interne ed esterne, ha
aperto così il suo incontro con i giornalisti al “World of
Whirlpool” a Chicago.
Un sistema di valori e di marchi consolidati, una
distribuzione curata in ogni aspetto e una cura del
rapporto tra costi e ricavi sono le ricette del successo.
Un’azienda che ha saputo valorizzare l’esperienza di
grandi imprenditori come Lou Upton e FL Maytag negli
Stati Uniti, Miguel Etchenique in America Latina e
Giovanni Borghi e Gottob Bauknecht in Europa.
Una tappa fondamentale del tour è stata poi Benton
Harbor, il mitico quartier generale, dove si sono tenuti
diversi incontri al massimo livello a partire da Jeff
Fettig.
Con lui erano previsti quarantacinque minuti e il
presidente li ha rispettati accogliendo i giornalisti. Il
numero uno della Corporation si è detto sicuro che il
punto fondamentale per la crescita di Whirlpool sia
l’innovazione. Occhi azzurri profondi, solo per un
attimo ha accennato un sorriso. Non si è perso niente
di quanto successo nella “executive dining room”. Ha
osservato e ascoltato con attenzione. Per lui la
presenza di tanti giornalisti da ogni luogo del mondo è
un fatto importante.
Al termine dell’incontro il presidente ha preso in mano
il libro di Nancy Tennant Snyder “Unleashing
innovation”, letteralmente “scatenando l’innovazione” e
lo ha regalato a Samidha, una giovane giornalista
indiana. “Best wishes”, con gli “auguri migliori” sono
le parole che ha scelto per la sua dedica. Una scena
spontanea dalle chiare tinte simboliche. Uno dei
manager più potenti del pianeta, di una delle
multinazionali più importanti, ha passato l’emblema del
successo, grazie al coraggio del cambiamento, a una
giovane donna di un paese emergente, che per
Whirlpool acquista sempre maggiore importanza. Jeff
Fettig è ai vertici della corporation dal 2004. Prendere
il posto di David Withwam, presidente per diciassette
anni, e passato alla storia come l’uomo che aveva
avviato una vera rivoluzione nell’azienda, non era
facile. In più ci si mise una pesante crisi economica con
i prezzi delle materie prime che crescevano a due cifre.
Fettig però dimostrò una forte visione del futuro
incentivando l’internazionalizzazione di Whirlpool,
scelta che si rivelò vincente.
Quando il presidente ha sentito parlare di Varese si è
illuminato perché ha vissuto per un periodo a Luvinate,
proprio a due passi dal campo da golf, una delle sue
passioni. “L’innovazione riguarda tutti i nostri
lavoratori che siano operai alla produzione, come
quelli di Cassinetta, impiegati o manager di Comerio.
Valorizziamo le idee e
le proposte di tutti sia
che arrivino da
In cento anni solo sei
momenti formali che
presidenti, un chiaro
informali”. Per Jeff
segno che l’azienda
Fettig
di fronte alla
crede in valori
“stella
polare” della
condivisi. Un secolo di
sua azione fa poca
crescita, e Whirlpool
differenza la classe
continua a innovare e a sociale o lo status dei
cambiare per restare la lavoratori. Tutti
prima.
possono essere
importanti.
Un’idea su cui, la sera
prima si era soffermata a lungo Nancy Tennant,
vicepresidente e vera anima delle strategie in materia
di innovazione.
“Nel 1999 il presidente David R.Withwam mi chiamò
nel suo ufficio chiedendomi una nuova strategia di
crescita fondata sull’innovazione. Aveva le idee molto
chiare perché sosteneva che questa sarebbe dovuta
arrivare da tutti e in ogni tipo di lavoro”.
Lei oggi va in giro per il mondo a raccontare la storia
del più radicale cambiamento di un’azienda.
“Allora si pensava che l’innovazione fosse affare di
pochi e l’intuizione del nostro presidente veniva
considerata una cosa inaudita. Invece fu l’idea migliore
e vincente. Allora nei negozi c’era un muro di bianco
con gli elettrodomestici tutti uguali. Andava cambiato e
Anno XII - n.6/2011
RUBRICHE
Costume
- VARESEFOCUS 35
Costume
RUBRICHE
“Fantascienza” industriale. Progetti dove la
cucina diventa il centro della vita della casa,
ma senza pensare agli spazi tradizionali.
Fornelli con a fianco la connessione a Internet
e oggetti parlanti. Spazi dove la socialità,
quella reale e quella virtuale, è considerata
l’anima della casa.
in fretta”.
Da allora di strada ne è stata fatta, e Whirlpool è una
delle azienda che punta di più sull’innovazione.
“Questa per noi, - continua Nancy Tennant - deve
avere tre requisiti. Deve essere unica e significativa.
Deve creare un vantaggio reale e competitivo e da
ultimo deve essere talmente nuova che il consumatore
sia disposto a pagare qualcosa in più per avere quel
prodotto. La percezione di cosa sia l’innovazione è
cambiata negli ultimi anni. Noi siamo orgogliosi di
avere rivoluzionato le regole del gioco, poi la crisi ci
ha un po’ distratti, ma riprenderemo a lavorare ancor
di più in quella direzione. Ci siamo resi conto che
avevamo un linguaggio comune tra noi, ma con
interpretazioni diverse. Decidemmo così di introdurre
nuovi concetti condividendoli tra noi e applicandoli in
tutte le regioni. Un altro punto importante, visti i nuovi
mercati, è che l’innovazione non deve essere cara. Può
essere pensata e agita anche per le masse con
materiali low tecnology introducendo prodotti entry
level che permettano a una fetta di popolazione, che
non avrebbe potuto mai acquistarne, di averli. Questa
innovazione richiede la stessa inventiva e competenza,
Il viaggio in un instant book
Un blog che racconta “I cento
anni della Whirlpool” diventa
un “diario di viaggio”. Da qui
l’idea di un instant book che
tiene insieme tradizione (la
carta) e innovazione (internet).
Un chiaro segno di un’epoca
che cammina spedita verso i
cambiamenti.
36 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
e forse è ancora più difficile da sviluppare”.
Una visione che mette al centro i processi aziendali
senza necessariamente pensare alla scoperta di
prodotti che rivoluzionino il mercato. “Un’innovazione
che non sia fatta solo di oggetti come l’iPod, ma
anche di piccoli cambiamenti incrementali che non
cambiano radicalmente la vita, ma migliorano il
risultato finale”.
A questo riguardo un grande fascino viene dalla visita
negli uffici e laboratori dove si lavora al design.
“L’automobile - spiega Richard Gresens, responsabile
del Global Consumer Design - ha fatto scuola e il
prodotto non è più solo un fattore funzionale, ma un
elemento sempre più emozionale. Whirlpool sta così
centrando l’attenzione verso questo cambiamento. C’è
attenzione alle culture e agli stili e lavoriamo sul design
sensoriale, per dare risposte alla intuitiva usabilità”.
L’ultima parte della visita è dedicata alla “fantascienza”
industriale. Progetti dove la cucina diventa il centro
della vita della casa, ma senza pensare agli spazi
tradizionali. Fornelli con a fianco la connessione a
Internet e oggetti parlanti. Spazi dove la socialità,
quella reale e quella virtuale, è considerata l’anima
della casa.
Marco Giovannelli
www.whirlpool.com
THE WHIRLPOOL REVOLUTIONS
When Lou Upton lost his job in 1910, to compensate,
his employers said that he could take anything he wanted from the
office. He decided not to take any “material” goods away and
opted for a patent instead. On November 11th 1911 in Benton
Harbor, Michigan Lou Upton, his brother Fred and his uncle Emory
began to produce the first parts for what would later become
electric washing machines. To this day, the washing machine is still
one of the products which Whirlpool's 17,500 employees in the
United States are proud of. This is particularly true for the over
3,000 Clyde employees who manufacture one every four seconds.
This article is the fruit of journalistic research into the multinational's
beginnings some one hundred years ago.
UNIVERSITA’
Università Cattaneo
Due lauree
in una,
la scommessa
della LIUC
Grazie al programma per il doppio titolo, attivo dal
2008 presso l’Università castellanzese, è possibile
conseguire contemporaneamente la laurea in Italia e
in un paese straniero.
L
a mobilità degli studenti all’estero è una delle carenze
storiche delle università italiane, un po’ per l’approccio
culturale che ha a lungo contraddistinto il nostro sistema
scolastico, e in gran parte anche a causa delle
complicazioni burocratiche e delle difficoltà di interazione a
cui sono andati incontro per molto tempo gli studenti che
decidevano di tentare l’avventura in altri paesi. Negli ultimi
anni, per fortuna, le cose sono cambiate, grazie alle
iniziative di alcuni atenei italiani che hanno agito in
direzione della semplificazione e della collaborazione con
le omologhe strutture estere, spianando la strada a scambi
internazionali assai proficui dal punto di vista culturale e
professionale. Tra le università più attive in questo campo
c’è senza dubbio la LIUC di Castellanza: l’ateneo intitolato
a Carlo Cattaneo si distingue infatti per una serie di
progetti dedicati alle relazioni con l’estero, dai programmi
Erasmus alle Summer e Winter Schools, dagli stage
all’estero ai progetti “freemover”. Nel 2008 l’offerta della
LIUC si è poi arricchita con il programma per il doppio
titolo di laurea, che consente agli studenti di trascorrere un
intero anno accademico in un ateneo estero, con l’obiettivo
di conseguire, oltre al titolo italiano, anche quello del paese
prescelto. Una possibilità che naturalmente esisteva anche
in passato, ma era condizionata da mille ostacoli: le
divergenze tra i piani di studi, la scarsa comunicazione tra
gli uffici universitari, le complesse pratiche burocratiche da
completare. Oggi le cose sono decisamente più facili,
grazie alla partnership tra la LIUC e una serie di istituti
universitari stranieri: la University of Kent e la Robert
Gordon University di Aberdeen in Gran Bretagna, la
Universidad de Belgrano in Argentina, La Trobe University
in Australia, il Management Center di Innsbruck in Austria,
Il doppio titolo di laurea consente agli studenti di
trascorrere un anno accademico in un ateneo
estero, con l’obiettivo di conseguire, oltre al titolo
italiano, anche quello del paese prescelto.
l’Université Catholique de Lille-Ieseg in Francia,
l’Universitatea Babes-Bolyai di Cluj-Napoca in Romania e
la Florida International University degli Stati Uniti. Per
prendere parte al programma, attivo al momento nelle
facoltà di Economia e di Ingegneria, è sufficiente aderire
all’apposito bando pubblicato ogni anno nel mese di
marzo; la partecipazione è aperta agli studenti del terzo
anno di laurea triennale e a quelli del primo anno di laurea
magistrale. Tra settembre e ottobre viene pubblicato il
bando integrativo, che mette a disposizione i posti rimasti
liberi; nel frattempo, l’Ufficio Relazioni Internazionali
organizza una serie di incontri per informare gli studenti
interessati sulle università partner. Chi aspira a un anno di
studi all’estero deve inoltre sottoporsi a un test linguistico,
per valutare la conoscenza della lingua prescelta (sono a
disposizione anche corsi integrativi di lingua inglese) e, una
volta chiuso il bando, a un colloquio motivazionale che lo
indirizzerà verso la destinazione più adeguata. Il piano di
studi viene naturalmente definito prima della partenza e, se
completato, consente allo studente di conseguire il titolo
estero, in genere contemporaneamente al diploma di laurea
italiano.
Il notevole successo dell’iniziativa nei suoi primi tre anni di
vita si può misurare dal numero di adesioni: gli studenti
stranieri coinvolti nel progetto di doppio titolo di laurea
magistrale sono stati ad oggi 25 e si preparano ad arrivare
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 37
UNIVERSITA’
Università Cattaneo
altri 10. Gli studenti LIUC coinvolti sono I doppi titoli funzionano se c'è un
ritorno in Italia non ho avuto nessun
ottimo lavoro di squadra non solo problema a recuperare i pochi esami
stati invece 30 e si preparano a partire
altri 16. La destinazione preferita è al
tra tutti gli uffici - i servizi Relazioni che mi mancavano. Credo sia stata
momento il Regno Unito, a seguire la
internazionali, Segreteria studenti, una tappa fondamentale anche dal
Francia, l’Argentina, l’Australia e la
Diritto allo studio e Placement - ma punto di vista professionale: dopo la
Romania, ma i primi studenti sono in
anche tra i docenti che elaborano i laurea ho ricevuto molte richieste da
partenza per i nuovi accordi in Austria e piani studi e seguono gli studenti
aziende interessate proprio al mio
negli Stati Uniti.
percorso internazionale, e durante i
durante il percorso.
Tra chi ha completato il progetto di
colloqui ho sempre riscontrato molto
doppio titolo c’è anche Alessia Pisani,
interesse su questo tema”.
laureatasi in Economia Aziendale nel 2010 a Castellanza
“Avere il doppio titolo sul curriculum è davvero un plus
e, nello stesso periodo, anche presso l’Université Catholique
importante” conferma Mattia De Bernardi, laureatosi a
dicembre del 2010 in Ingegneria Gestionale alla LIUC e
di Lille: “È stata davvero un’esperienza importante commenta la laureata dell’Università Carlo Cattaneo - ci
alla University of Kent, che aggiunge: “È stato un anno
tenevo a studiare all’estero e il risultato è stato ancora
decisamente positivo, certo ho compiuto un percorso
migliore di quanto mi aspettassi. Devo dire che sia gli uffici
leggermente diverso dai colleghi di Castellanza, ma in
della LIUC, sia quelli dell’università francese sono stati
compenso mi sono specializzato su altri temi, e ho
sempre a disposizione per superare qualsiasi tipo di
imparato l’inglese come non sarei mai riuscito a fare in
ostacolo: del resto, era il primo anno in cui il progetto
altro modo. In più ho acquisito importanti competenze
veniva attivato, perciò da parte di tutti c’è sempre stato un
tecniche grazie a una serie di attività pratiche che in Italia
grande desiderio di migliorarsi e di limare le eventuali
spesso vengono trascurate, e che invece si stanno
difficoltà”. Attenzione però al luogo comune che descrive i
rivelando molto utili anche nel mio lavoro”.
corsi di laurea all’estero come più facili di quelli in Italia:
“I doppi titoli sono progetti impegnativi, non solo per gli
“Non è assolutamente così - dice Alessia Pisani - anzi, mi
studenti ma anche per le università partner” - commenta
sono trovata di fronte a un programma ferreo e a
Fiona Hunter, responsabile del servizio Relazioni
scadenze molto precise. Ciò nonostante, il piano di studio
internazionali dell’Università - “Richiedono molta
attenzione e collaborazione e possono funzionare solo se
era stato pianificato molto accuratamente e dunque al
La LIUC scala le classifiche nazionali sulla qualità
L’Università Carlo Cattaneo – LIUC avanza nelle graduatorie degli atenei italiani. Non
importa quale sia la rivista o l’istituzione che l’abbia stilata. Sia le classifiche di
Campus, sia di Repubblica, sia di Almalaurea fanno registrare balzi in avanti
importanti rispetto ai già lusinghieri piazzamenti degli anni scorsi. Il mensile Campus
ha assegnato alla LIUC un punteggio di 99,94 che le è valso il terzo posto sul totale
delle Università considerate (prima vengono solo l’Università Bocconi di Milano e la
LUISS di Roma). Un balzo in avanti di non poco conto rispetto al quinto posto di un
anno fa. Risultato trainato soprattutto dalla voce “Strutture” nella quale, secondo la
rivista, la LIUC non ha quasi rivali in Italia: primo posto al pari dell’Università di
Bolzano, dell’Università per Stranieri di Siena e dello IULM di Milano.
Nella Grande Guida dell’Università del quotidiano Repubblica, invece, la LIUC ottiene
il secondo posto tra le università non statali per quanto riguarda la Facoltà di Economia, che l’anno scorso si era piazzata terza.
Stesso miglioramento, dal secondo al terzo posto, per la Facoltà di Giurisprudenza. A superare la LIUC sono rispettivamente
solo l’Università LUISS (per Economia) e l’Università di Siena (per gli studi in legge). Nessun piazzamento per la Facoltà
d’Ingegneria Gestionale, che non è stata presa in considerazione per mancanza di competitor. Come dire: non c’è gara perché
non ci sono concorrenti tra gli atenei privati.
Positiva anche la fotografia che emerge dai dati di Almalaurea, il consorzio che raggruppa 64 università italiane, sia pubbliche,
sia private. Uno per tutti lo scatto fatto sulla Facoltà di Economia che sforna laureati con un’età media di 25,2 anni, contro la
media nazionale di 26,3 e con una percentuale di occupazione a tre anni dalla laurea del 94,6%, il secondo miglior dato
registrato nel Paese. Tempi rapidi anche per gli studi in Ingegneria Gestionale: alla LIUC la laurea magistrale arriva dopo 2,3
anni contro la media nazionale di 2,7. Con l’occupazione garantita dopo una ricerca di appena 3,3 mesi.
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c'è la volontà da parte di tutti i coinvolti di farli funzionare
e se c'è un ottimo lavoro di squadra non solo tra tutti gli
uffici - i servizi Relazioni internazionali, Segreteria studenti,
Diritto allo studio e Placement - ma anche tra i docenti che
elaborano i piani studi e seguono gli studenti durante il
percorso. Bisogna lavorare sempre con uno spirito di
apertura e flessibilità per imparare nuovi approcci e
innovare i propri metodi di lavoro. E' così che il grosso
impegno viene ripagato in termini di soddisfazione e
crescita professionale per tutte le persone coinvolte. Con
questo bagaglio di esperienze stiamo contattando altre
università partner per elaborare nuovi doppi titoli e per
permettere a un maggior numero di studenti di partecipare
a questi progetti.”
Eugenio Peralta
UNIVERSITA’
Università Cattaneo
Il Master MAPI al via nel segno dell’innovazione
Ha preso il via alla LIUC, nel segno dell’innovazione, la nuova edizione del
master in Management della Piccola e Media Impresa - MAPI, da quest’anno
rinnovato e rilanciato grazie alla stretta collaborazione del Comitato Piccola
Industria di Confindustria. La lezione inaugurale si era svolta prima delle
vacanze estive: un’occasione per conoscersi tra studenti e docenti e per “dare il
là” alla nuova configurazione del master incentrato, come detto, sull’innovazione
nelle piccole e medie imprese.
“Questo evento - ha spiegato il Rettore della LIUC, Andrea Taroni - intende
mettere a fuoco il tema dell'innovazione, di particolare interesse per le PMI del
territorio e di tutto il paese. Gli imprenditori devono avere il coraggio di innovare per reagire alla crisi. Puntare sui giovani e sulla
formazione è senza dubbio uno strumento efficace per perseguire l’obiettivo in maniera coerente e ponderata. In questo senso, il
MAPI si presenta come una proposta vincente, anche in virtù dello stretto rapporto con Piccola Industria di Confindustria e con
una formula, quella delle lezioni concentrate in una settimana intensiva al mese, che tiene conto delle esigenze lavorative dei
partecipanti”.
“Non c’è solo l’innovazione legata alla ricerca tecnologica e l’innovazione di prodotto - ha osservato Alberto Testa, presidente del
Comitato Piccolo Industria dell’Unione Industriali varesina - Non c’è solo l’immagine della grande industria che insegue continui
nuovi spunti di crescita e competitività. In Italia c’è tutta un’innovazione che non solo sfugge alla percezione dell’opinione
pubblica, ma anche a quella ben più attenta delle statistiche e dei numeri. È l’innovazione che ogni giorno viene portata avanti
nei capannoni e negli stabilimenti delle piccole e medie imprese. Dove anche i piccoli accorgimenti che velocizzano un passaggio
del processo produttivo, dove un’informale riunione tra collaboratori su un preciso aspetto del lavoro, possono portare ad un
miglioramento. Un qualcosa di nuovo e, dunque, di innovativo, a vantaggio della competitività di un’azienda”.
Valter Lazzari sarà il nuovo Rettore dal 1° novembre
Cambio della guardia ai vertici dell’Università Carlo Cattaneo - LIUC. Il consiglio di amministrazione
dell’Università ha designato il nuovo Rettore per il biennio 2011- 2013 nella persona del professor
Valter Lazzari, attuale Preside della Facoltà di Economia. Il professor Lazzari succederà al professor
Andrea Taroni, che ricopre la carica di Rettore dal 2007. L’avvicendamento avrà luogo il prossimo 1°
novembre.
Valter Lazzari è nato a Piacenza nel1963. Si è laureato in Economia all’Università Bocconi di Milano
nel 1987 ed ha conseguito nel 1990 il M.A. e nel 1993 il Ph.D. in Economia presso la University of
Washington negli Stati Uniti. Dal 2000 è professore ordinario di Economia degli Intermediari
Finanziari all’Università Carlo Cattaneo - LIUC di Castellanza, ove ricopre dal 2006 anche la carica di
Preside della Facoltà di Economia. Dal 1996 è anche docente di Banking and Finance presso la SDA
Bocconi di Milano, ove ricopre dal 2004 la carica di Direttore del Master in Business Administration (MBA). In precedenza è
stato ricercatore (1994-1998) e professore associato presso l’Università Bocconi di Milano (1998-2000), ove ha promosso e
coordinato il Ph.D. in Economics and Business (1996-2002) e il Master in Quantitative Finance and Insurance (1999-2000). E’
stato anche visiting professor di Finanza Aziendale presso l’Università della Svizzera Italiana a Lugano (1998), docente presso la
University of Washington di Seattle, WA, USA (1989-1992) e consulente economico per Assonime in materia di governance e
mercati finanziari. E’ autore di numerosi saggi, articoli, libri in materia di economia, finanza e credito. Ha esperienza di
amministratore indipendente e di membro di comitati di investimento in società quotate e intermediari finanziari.
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UNIVERSITA’
Università Cattaneo
Carlo Cattaneo
e l’Ipposidra
Donato alla LIUC il disegno originale del progetto
della “ferrovia delle barche”.
L’
Università di Castellanza ha avuto in donazione un
documento prezioso. Si tratta del disegno originale del
40 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
progetto di Carlo Cattaneo
relativo all’Ipposidra, un
progetto che testimonia il
poliedrico ingegno del
grande pensatore lombardo
che è stato, al tempo stesso,
uomo d’azione e al quale,
proprio per la sua attitudine
a coniugare lo studio con il
fare, di dedicarsi cioè ad un
sapere pratico, i fondatori
dell’Università di
Castellanza, ossia gli
imprenditori industriali della provincia di Varese, decisero
vent’anni or sono di intitolare l’Ateneo.
Con il termine Ipposidra, che prende il nome dai termini
greci utilizzati per cavallo e acqua, si intende una
ferrovia particolare, inaugurata nel 1858 e adibita al
trasporto delle barche utilizzando cavalli. Essa
congiungeva via terra le due località di Tornavento
(frazione di Lonate Pozzolo) e di Sesto Calende,
entrambe sulla riva lombarda del Ticino, nel tratto in cui
il fiume non era navigabile. Le barche provenienti da
Milano attraverso il Naviglio Grande venivano caricate
a Tornavento su carri trainati da cavalli che
percorrevano una via ferrata a binari realizzata nella
brughiera. Giunte a Sesto Calende, venivano
nuovamente calate in acqua.
I trasporti fluviali lungo il Ticino e i canali derivati, si sa,
sono sempre stati un vanto del ducato di Milano. Da
Sesto Calende a Tornavento, con il favore della corrente,
si impiegavano 90 minuti e da Tornavento a Milano 8-9
ore. In senso inverso, andando controcorrente, si
formavano convogli di barche che venivano trainate da
cavalli lungo le sponde. Prima della costruzione della
strada alzaia, da Milano a Tornavento occorrevano 15
giorni. In seguito, ne occorsero solo 3, ma il tratto da
Tornavento a Sesto Calende continuava a presentare
grandi problemi per la forte pendenza e le numerose
rapide. Così Carlo Cattaneo, che era anche studioso di
trasporti, progettò un sistema che prevedeva un percorso
a terra, su strada ferrata a
trazione animale.
L'opera venne realizzata con il
concorso di notabili della zona.
Nel 1844 venne costituita la
Società che arrivò a contare 84
soci. Il preventivo di
investimento fu di quasi
1.700.000 lire austriache, pari
a oltre 7 miliardi attuali. Il
primo esperimento di traino fu
eseguito il 9 febbraio 1858.
Dopo soli 7 anni di attività, nel
1865, quest’opera, per
ingegno unica in Europa, fu
sostituita dalle linee ferroviarie
Arona-Novara e Milano-Sesto
Calende, che vennero utilizzate
anche per il traffico merci e che
sottrassero quindi molto carico
alla navigazione fluviale.
Sia a Tornavento, sia a Sesto
Calende, esistono tuttora le
tracce degli scivoli lungo i quali
le imbarcazioni venivano
trainate in superficie e calate in
acqua. Nella brughiera, tra le
due località, esistono poi tracce
dei ponti costruiti in mattoni, sui
quali erano stati posti i binari
della strada ferrata laddove era
necessario superare gli
avallamenti del terreno,
soprattutto in presenza dei vari
corsi d’acqua che attraversano
la boscaglia.
Il disegno originale del progetto
di ipposidra è stato donato
all’Università Carlo Cattaneo
dalla Signora Antonella
Candiani.
Mauro Luoni
Anno XII - n.6/2011
UNIVERSITA’
Università Cattaneo
- VARESEFOCUS 41
FORMAZIONE
Formazione
Una
formazione
attiva, al volo
e blended
Terza tappa del viaggio di Varesefocus nel
mondo della formazione interna alle imprese,
attraverso tutti i settori e, si può ben dire, le idee
creative. Iniziative per valorizzare le risorse:
interne ed esterne, giovani o meno. Con lo
sguardo proiettato al futuro.
Lo sviluppo di questo percorso nell’ottica del
miglioramento continuo, inserito nel ciclo di Deming dei
sistemi di gestione (PLAN, DO, CHECK, ACT), ha portato
al passo successivo: l’integrazione delle competenze di
leadership con attività di “Coaching”.
Nel 2008 è stato promosso, infatti, un nuovo progetto
chiamato B4S (Behave For Safety) con l'obiettivo di
ATTIVAMENTE HUNTSMAN
supportare le attività aziendali, sviluppando nuovi
Nel mercato internazionale della chimica, il marchio
strumenti per accrescere le competenze di gestione EHS.
Huntsman è da sempre considerato un'eccellenza.
Come? Con una sorta di videogioco interattivo - C.A.R.E:
L'azienda, operando in un settore delicato, accanto
Computer Assisted Risk Assessment - in cui il
all'attività produttiva ha da sempre sviluppato una
protagonista è proiettato virtualmente nel proprio ambito
sensibilità e progetti per proteggere l'ambiente e la
di lavoro (gli ambienti sono ricostruiti fedelmente) dove
salute e garantire la sicurezza. Iniziative che puntano
deve eseguire le sue normali attività di routine. Un
soprattutto (ma non solo, naturalmente) sulla formazione.
addestratore in tutto e per tutto che insegna, in primis,
Obiettivo: creare competenze a tutti i livelli e, in
ad attivare strumenti di prevenzione come l’uso dei
particolare, a quelli manageriali. A questo scopo, nello
dispositivi di sicurezza, la pulizia dei luoghi di lavoro,
stabilimento varesino di Ternate è stato sviluppato un
accanto alle regole più generali. E, come in un vero
percorso ad hoc finalizzato
videogame, ad ogni comportamento
all’ampliamento delle competenze
insicuro, vengono attribuite delle
Una sorta di videogioco:
gestionali e di leadership in campo EHSQ
penalità. Lo strumento ha riscosso un
ad ogni comportamento
(Environmental Health Safety and Quality;
grande successo non solo in termini di
insicuro, vengono attribuite coinvolgimento ma anche di risultati
cioè, relative ad ambiente, salute,
sicurezza e qualità) attraverso metodologie delle penalità.
tangibili e viene, quindi, usato con buoni
innovative e con la collaborazione di
frutti per l’addestramento dei neoassunti.
insegnanti di alto livello. E' nato così il
Accanto a questi obiettivi prioritari,
programma battezzato, in maniera ben augurale,
l’azienda sviluppa annualmente percorsi di formazione
Attivamente.
per sviluppare le competenze del personale a tutti i livelli
Attiva - profeticamente! - è anche la risposta dei
organizzativi con l’obiettivo di valorizzare al massimo le
destinatari: i corsi non sono obbligatori, ma l'alta
risorse umane.
adesione ha portato l'azienda a valutarla come
www.huntsman.com
parametro positivo, inserendolo nel premio di
partecipazione. I corsi, infatti, rappresentano uno
SEA, UNA FORMAZIONE... AL VOLO
strumento di sviluppo e crescita personale, un valore
Quella dell'aeroporto è una realtà ricca e complessa:
riconosciuto dai dipendenti.
42 aVARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Un invito ad assumere
comportamenti green.
Anche in ufficio.
impresa e luogo fisico, snodo infrastrutturale ma anche
meta vera e propria. Ben lo sa chi la “amministra”: per
quanto riguarda gli aeroporti di Malpensa e Linate, la
Sea, società presieduta dal varesino Giuseppe Bonomi. Le
attività formative realizzate in e dall'aeroporto sono, di
conseguenza, molteplici e studiate su misura. Difficile
sintetizzarle, ma, a pochi giorni dall'inizio dell'anno
scolastico, cogliamo l'occasione per parlare
dell'attenzione specifica dell'azienda alle scuole, come
caso esemplare di valorizzazione del territorio e delle
giovani leve, attraverso iniziative formative. In particolare,
un accordo con la Direzione Scolastica di Regione
Lombardia ha l'obiettivo di favorire lo scambio tra
territorio e realtà
aeroportuale per uno
sviluppo comune, non solo
economico, ma anche
sociale, culturale, attraverso
la formazione di
professionisti qualificati che
rappresentino domani un
bacino occupazionale. In
pratica, l’avvio della riforma
degli istituti tecnici, con
specializzazione in trasporti
e logistica, ha dato l'input
ad un’iniziativa (che ha
coinvolto anche Orio al
Serio) in collaborazione con
tre Istituti lombardi a
vocazione aeronautica (l'Itis
Ponti di Gallarate, l'Istituto
Clerk di Milano e
l'Aeronautico Locatelli di
Bergamo): è stato attivato
un vero e proprio percorso
biennale, con ore dedicate
alla logistica e alla gestione
aeroportuale, insegnanti
dall'aeroporto e tutor
scolastici, attività in aula e direttamente sul campo.
Sempre per quanto riguarda le scuole, l'attenzione della
Sea si concretizza, però, su più fronti, sempre in
collaborazione con le istituzioni scolastiche territoriali: si
va dalle visite guidate in aeroporto (solo per fornire un
dato: nell'anno scolastico 2010/2011 hanno aderito 21
istituti, 77 classi per oltre 2.000 ragazzi), alle attività di
orientamento, ai tirocini brevi per gli studenti delle classi
terze e quarte di istituti scolastici con indirizzo
informatico. Iniziativa sui generis e particolarmente
innovativa è, poi, quella recente rivolta ai ragazzi dei
comuni della “cintura” di Malpensa, per finanziare i corsi
di recupero per gli studenti in difficoltà.
Sul fronte interno, invece, le attività formative e di
attenzione alle risorse umane sono numerose. Per citare
un recente progetto, la campagna Energy S(e)aving è
nata proprio con l'obiettivo di sensibilizzare i dipendenti
(ma anche i cittadini, con una serie di iniziative che
escono dall'aeroporto) ad assumere comportamenti green
di risparmio energetico e rispetto ambientale con
suggerimenti e buone pratiche per la vita d'ufficio.
Simpatica l'idea della maglietta-gadget che invita
simbolicamente a rinunciare alla cravatta in cambio di un
innalzamento della temperatura del condizionatore.
FORMAZIONE
Formazione
www.seamilano.eu
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 43
FORMAZIONE
Formazione
Momenti di insegnamento tenuti
dai “sommi capi”. Tra questi,
Bracken Darrell.
IN WHIRLPOOL LA FORMAZIONE SI FA
BLENDED
Virtuale e reale. Là dove il mondo della casa e della
tradizione incontra il massimo dell'evoluzione e dell'alta
tecnologia - cioè nel regno degli elettrodomestici di
qualità “griffati” Whirlpool - le iniziative formative sono
perfettamente in linea: blended. Ovvero miste,
rappresentate, cioè, dall'incontro di una forma di
apprendimento più classica (in soldoni: ore di lezione in
aula) e di una modernissima attività di e-learning.
Quest'ultima con evidenti potenzialità in termini di
apprendimento “a distanza”.
In più - innovazione nell'innovazione - il plus
dell'iniziativa Whirlpool è che i momenti di insegnamento
vero e proprio sono tenuti dai “sommi capi” dell'azienda,
che smessi i panni della dirigenza, vestono quelli da
docenti, raccontando (e raccontandosi) agli “studenti”-
dipendenti la propria attività.
Anche la seconda parte, quella
propriamente di e-learning, vanta una
docenza eccellente e sui generis: il
programma si chiama Harvard Manage
Mentor e prevede contenuti attinti appunto
direttamente dall'Università di Harvard,
sinonimo riconosciuto di alta qualità.
Duecentodieci le persone coinvolte
quest'anno nell'attività formativa, distribuite
in vari insediamenti europei. Obiettivi
mirati: migliorare gli skills manageriali,
ampliare la capacità di leadership,
migliorare i risultati dell'engagement,
supportare il modello di leadership. Nell'ambito del
programma, gli “studenti” possono scegliere tra oltre
trenta corsi ma il focus è concentrato su cinque:
Coaching, Leading & Motivating, Managing Upwards,
Strategy Execution, Change Management. Facile
indovinare in che lingua siano tenuti!
La prima sessione ha visto in aula sessanta dipendenti di
Comerio e Cassinetta ed è stata condotta, dal presidente
Whirlpool EMEA ed Executive Vice President Whirlpool
Corporation Bracken Darrell in persona. Ottimo anche il
riscontro dei partecipanti, che hanno apprezzato gli
interventi, sia come fonte di ispirazione al cambiamento
e miglioramento, sia in termini di applicabilità pratica
dei contenuti trattati.
Silvia Giovannini
www.whirlpool.it
L’Orientagiovani a Varese punta sul settore metalmeccanico
Come ogni anno, con le prime settimane di scuola, torna Orientagiovani, l’iniziativa del Sistema Confindustria per
promuovere tra gli studenti le opportunità offerte dall’industria manifatturiera. La Giornata Nazionale si terrà
quest’anno l’11 ottobre a Milano, con un evento promosso da Confindustria, Assolombarda e Federchimica all’Hangar
Bicocca per valorizzare il contributo che il settore offre non solo in termini di qualità della vita per la collettività, ma
anche di occasioni di carriera e studio per i più giovani.
Sul territorio varesino l’Orientagiovani vedrà come protagonista il settore metalmeccanico. A ridosso dell’evento
nazionale di Milano, infatti, sarà presentato il progetto “Generazione di Industria”, promosso dai Gruppi merceologici
delle imprese “Meccaniche” e “Siderurgiche, Metallurgiche e Fonderie” dell’Unione degli Industriali della Provincia di
Varese. L’obiettivo è quello di dare il via a un programma di attività pluriennali in grado di coinvolgere da una parte
le imprese del settore, dall’altra gli Itis e gli Ipsia di Luino, Varese, Gazzada Schianno, Tradate Saronno, Castellanza,
Gallarate e Sesto Calende. Verranno dunque impostate collaborazioni stabili tra mondo dell’industria e quello della
scuola basate sulla formazione degli studenti in stage aziendali, il coinvolgimento di rappresentanti aziendali in
lezioni d’aula negli istituti e iniziative di formazione e aggiornamento del corpo docente all’interno delle stesse
imprese. (D.C.)
44 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
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VITA ASSOCIATIVA
Vita associativa
Private Equity
a misura di PMI
Varese Investimenti entra nel capitale di Artexe di
Caronno Pertusella, impresa protagonista
dell’innovazione nell’Information and
Communication Technology per il settore servizi.
Quarto investimento per la holding di
partecipazione costituita dall’Unione degli
Industriali della Provincia di Varese e da Intesa
Sanpaolo.
L’obiettivo principale di Varese Investimenti è quello di
sostenere lo sviluppo di Artexe soprattutto sotto il
profilo dell’organizzazione commerciale e del supporto
e assistenza alla clientela.
Come per le altre operazioni portate avanti dalla
holding di partecipazione, anche in questo caso
l’intervento è suddiviso tra aumento di capitale e
prestito obbligazionario, per un totale di 550.000
euro. La quota di capitale di Artexe in mano a Varese
arese Investimenti ha perfezionato la sua quarta
Investimenti è del 20%, e potrà crescere a seguito della
operazione. La holding di
conversione delle obbligazioni. Un
partecipazione costituita dall’Unione
rappresentante di Varese Investimenti è entrato
L’intervento è suddiviso
degli Industriali della Provincia di
nel consiglio di amministrazione della società.
Varese e da Intesa Sanpaolo è
tra aumento di capitale e In occasione dell’aumento di capitale legato
entrata nel capitale di Artexe,
prestito obbligazionario, all’operazione, Artexe si è trasformata da
un’azienda di Caronno Pertusella che per un totale di 550.000
società a responsabilità limitata a società per
sviluppa soluzioni tecnologiche
azioni.
euro.
innovative per l’accoglienza e la
Artexe è in fase di sviluppo. Significativi i
gestione delle attese.
risultati ottenuti anche attraverso
Attiva da molto tempo nel settore degli “elimina code”
l’aggiudicazione delle forniture per i nuovi ospedali di
tradizionali e pioniera nel campo del digital signage in
Desio-Vimercate e Legnano, per l’intero network degli
Italia (noto anche come segnaletica o cartellonistica
Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano e per il
digitale), Artexe ha sviluppato negli ultimi anni una
nuovo ospedale Sant’Anna di Como. Quest’ultima
piattaforma software tecnologicamente molto avanzata
realizzazione, tra l’altro, ha ricevuto di recente dal
che, oltre ad indirizzare efficacemente gli utenti,
Politecnico di Milano il premio per l’innovazione ICT in
consente in tempo reale di ottimizzare le priorità e
sanità per la sezione “Soluzioni per un miglior servizio
utilizzare al meglio le risorse umane disponibili.
al cittadino”. Il fatturato Artexe nel 2010 è stato di
circa 1,4 milioni euro. La società impiega dodici
persone oltre ai tre soci amministratori.
“Con l’investimento in Artexe - ha dichiarato
l’Amministratore Delegato di Varese Investimenti,
Giovanni Frigieri, durante la conferenza stampa di
presentazione dell’operazione - la nostra Società ha
costituito un piccolo ma significativo portafoglio di
partecipazioni in aziende di settori assai diversi tra
loro, ma caratterizzate da un forte orientamento
all’innovazione e allo sviluppo. Queste sono le
caratteristiche che abbiamo da sempre sostenuto, dato
che rappresentano la condizione essenziale per la
crescita del sistema delle PMI e della nostra economia”.
Ruggero di Maulo, Presidente di Artexe, ha
V
46 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Gli interventi sono indirizzati al sostegno della
crescita aziendale. Ad oggi, quattro
investimenti: Gemelli (dispositivi antirumore
per elicotteristica), Ellamp (allestimento di mezzi
di trasporto), Arioli (macchine per il finissaggio
tessile) e Artexe (gestione delle attese).
commentato: “In uno scenario estremamente difficile,
Artexe ha saputo investire sui giovani e sull’innovazione
delle proprie soluzioni e servizi. In pochi anni ci siamo
posizionati tra i leader in Italia per i sistemi di
accoglienza e gestione delle attese di nuova
generazione, e abbiamo obiettivi di crescita ambiziosi,
cui l’intervento di Varese Investimenti può contribuire in
modo determinante. Oltre al contributo puramente
finanziario
abbiamo
L’obiettivo principale di Varese apprezzato lo
Investimenti è quello di
spirito
sostenere lo sviluppo di Artexe propositivo e lo
soprattutto sotto il profilo
stimolo critico
dell’organizzazione
che
caratterizzano
commerciale e del supporto e
un vero partner”.
assistenza alla clientela.
“Varese
Investimenti - ha dichiarato il Presidente dell’Unione
degli Industriali della Provincia di Varese, Giovanni
Brugnoli - dimostra con questa quarta operazione di
essersi ormai affermata come uno strumento a sostegno
della crescita di un intero territorio. Quella che anni fa
VITA ASSOCIATIVA
Vita associativa
era solo un’intuizione lungimirante, oggi è diventata
una realtà parte integrante di quelle iniziative che il
sistema imprenditoriale locale rappresentato dalla
nostra Unione Industriali ha saputo costruire a
salvaguardia della propria capacità di fare impresa.
Ciò era già avvenuto sul fronte dell’istruzione con la
nascita, vent’anni fa, dell’Università LIUC, sul fronte
dell’energia con la creazione del Consorzio Energi.Va
prima e della società di trading Espansione Srl poi, sul
fronte dei mercati esteri con il Consorzio Export-Import
Provex. Con Varese Investimenti siamo riusciti a creare,
insieme a Intesa Sanpaolo, una nuova finanza al
servizio delle Pmi”.
Varese Investimenti Spa nasce su iniziativa dell’Unione
degli Industriali della Provincia di Varese (che detiene il
60% del capitale) e di Intesa Sanpaolo Spa (40%) per
interventi in capitale di rischio delle piccole e medie
imprese della provincia. Gli interventi sono indirizzati
al sostegno della crescita organica e/o per
acquisizioni; ad oggi sono stati effettuati 4 investimenti:
Gemelli (dispositivi antirumore per elicotteristica),
Ellamp (componenti per l’allestimento di mezzi di
trasporto), Arioli (macchine per il finissaggio tessile) e,
appunto, Artexe.
Davide Cionfrini
www.univa.va.it
Completati i vertici dell’Unione Industriali
Durante la scorsa Assemblea Generale dell’Unione degli
Industriali della Provincia di Varese (v. Varesefocus n. 5/2011)
sono stati eletti, per il quadriennio 2011-2014, il nuovo
presidente Giovanni Brugnoli e i due vicepresidenti Tiziano
Barea e Riccardo Comerio. Successivamente, la giunta
dell’Unione Industriale ha provveduto a completare la “squadra”
della presidenza mediante l’elezione dei due consiglieri previsti
dallo statuto associativo.
Si tratta di Davide Cova e di Marco Monzeglio, ai quali il
presidente Brugnoli, avvalendosi di una facoltà prevista dallo
statuto, ha attribuito la qualifica di vicepresidenti.
Completano il consiglio direttivo il presidente del Comitato
Piccola Industria, Alberto Testa, e quello del Gruppo Giovani
Imprenditori, Roberto Caironi. (D.C.)
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 47
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VITA ASSOCIATIVA
Vita associativa
L’innovazione
passa
per l’Europa
Bruxelles stanzierà nei prossimi anni 80 miliardi
per progetti di Ricerca & Sviluppo. La sfida per le
imprese lombarde è di coglierne le opportunità
attraverso le reti d’impresa e i cluster produttivi.
Antonio Tajani
Il Vice Presidente della Commissione Europea,
Antonio Tajani: “Dobbiamo concentrarci di più
sulla ricerca applicata all’industria”.
verranno offerte più dal contesto continentale che da
quello domestico”, ha spiegato agli imprenditori il
Presidente di Confindustria Lombardia, facendo
icerca & Innovazione sono termini usati spesso
riferimento ai fondi europei per l’innovazione che
insieme, uniti da quell’’And’ che li vorrebbe parti di
verranno messi a disposizione nei prossimi anni. A
una stessa realtà”. Fin qui l’auspicata teoria. Perché, poi,
profilarne il quantitativo è stato lo stesso Vice Presidente
nei fatti “troppo sovente, nel nostro Paese, Ricerca e
della Commissione Europea, Antonio Tajani: “Parliamo di
Innovazione sono binari paralleli che non si toccano mai”.
80 miliardi per i prossimi anni fino al 2020”. Con un
Da una parte la ricerca senza innovazione, quella che
obiettivo su tutti: “Puntare anzitutto sulla ricerca applicata,
rimane chiusa nei laboratori, senza applicazione pratica
quella che incide sull’economia reale: dobbiamo spendere
tempo e risorse in maniera più efficiente, con indicatori di
nell’industria. Dall’altra l’innovazione senza ricerca, quella
efficacia e di risultato tarati soprattutto sulla capacità di
portata avanti nelle piccole e medie imprese italiane e
promuove Ricerca & Sviluppo, innovazione e
basata sulla “capacità di ingegnarsi” di imprenditori e
collaboratori. Compartimenti stagni che
competitività”. Tajani come Brugnoli,
dunque. L’accento sia per quanto
devono diventare uno la logica
Il Presidente dell’Unione
riguarda l’esponente di Bruxelles, sia per
conseguenza dell’altro. Vasi
Industriali, Giovanni Brugnoli: quanto riguarda il Presidente dell’Unione
comunicanti di una stessa realtà. La
“Ricerca e innovazione devono Industriali varesina è posto su tutto
sfida è stata lanciata dal Presidente
diventare parti integranti di
quell’”And” in grado di “trasferire i
dell’Unione degli Industriali della
una stessa realtà, senza
saperi tecnologici in progetti concreti
Provincia di Varese, Giovanni
compartimenti stagni”.
nelle imprese volti a migliorare la
Brugnoli, a Ispra dal Joint Research
produttività”. In poche parole:
Centre della Commissione Europea.
“Industrializzazione del sapere”. Su questo la strada
L’occasione è stata il convegno “Innovazione passaggio per
indicata durante il convegno svoltosi al centro ricerche di
l’Europa” organizzato da Confindustria Lombardia. Dal
Ispra è quello della valorizzazione dei Cluster. A indicarla
palco lo stesso Presidente degli industriali lombardi,
è stato, non solo Tajani in qualità di Commissario europeo
Alberto Barcella, ha denunciato il ritardo del sistema
all’industria, ma lo stesso Brugnoli: “La formula della rete
italiano sugli indicatori d’innovazione: “La spesa italiana in
ricerca & sviluppo - è stato il primo rammarico - è ferma
tra imprese deve esser utilizzata anche sul fronte della
ad un valore pari solo all’1,2% del Pil”. Troppo poco. E la
ricerca applicata all’innovazione. Siamo chiamati a
Lombardia, pur ritagliandosi da sola, con i suoi 4 miliardi,
creare quei network in grado di mettere a sistema una
una quota del 21% della spesa nazionale su questo fronte,
tendenza al nuovo che è comunque insita nelle nostre
“rimane comunque lontana dalla vetta delle classifiche
imprese”. Anche da qui passa la sfida di cogliere al
continentali”. In termini di tasso di occupazione nel settore
meglio le opportunità offerte dalle risorse che nei prossimi
Hi-tech, ad esempio, non va oltre il 47esimo posto sulle
anni verranno messe a disposizione da Bruxelles.
Davide Cionfrini
244 regioni europee, è stata la denuncia di Barcella.
C’è un gap da recuperare. Anche per la locomotiva
www.univa.va.it
industriale del Paese. “Con regole e opportunità che
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Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 49
VITA ASSOCIATIVA
Vita associativa
Chimica e Gomma-Plastica
le imprese rialzano la testa
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a una parte il comparto dei prodotti chimici che ha
subito nel 2009 una forte contrazione del fatturato
(-7,7%), ma che è subito tornato a crescere già nel
2010. Dall’altro quello della gomma-plastica che, dopo
la crisi, tornerà nel 2011 ai livelli di produzione
raggiunti nel 2008. È questa la fotografia scattata sulle
imprese varesine dei due settori da una ricerca
realizzata dall’unità Business Intelligence di Centrobanca,
la Corporate e Investment Bank del Gruppo UBI.
Il rapporto, realizzato sondando un campione di 81
imprese del territorio, è stato presentato durante un
convegno organizzato nella sede varesina della Banca
Popolare di Bergamo, in collaborazione con l’Unione
Industriali. Risultato: il fatturato stimato per il 2011 è di
2,5 miliardi di euro. Sia per quanto riguarda l’industria
chimica, sia per quella della gomma e della plastica, le
imprese stanno rialzando la testa dopo il difficile 2009,
ma le prospettive per il futuro hanno contorni diversi. Per
le aziende chimiche varesine si parla di “una condizione
di produzione di valore”. Un dato che deve essere
50 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
consolidato e migliorato attraverso un aumento della
redditività nei prossimi anni, “unica via per continuare
a restare sul mercato”. Per le attività produttive della
gomma-plastica del Varesotto, invece, “nei prossimi
due anni dovrebbe manifestarsi un nuovo recupero, ma
nel complesso la redditività del comparto rimane
modesta”.
“Questa ricerca - ha commentato il Presidente
dell’Unione Industriali, Giovanni Brugnoli - può
rappresentare un ulteriore stimolo a proseguire, così
come è già stato fatto per
altri settori, sulla strada
delle aggregazioni e
delle reti anche per ciò
che concerne la realtà
della chimicafarmaceutica e della
gomma-plastica. A unire
tutte queste imprese è il
sapere tecnologico. È su
questo fattore, che
dobbiamo lavorare per
arrivare a una via
condivisa di sviluppo”.
Il senso della ricerca è
dato, invece, dalle parole
del Vice Presidente della
Banca Popolare di
Bergamo, Antonio
Bulgheroni: “Siamo una
Banca e un gruppo
storicamente presente in
questo territorio da un
lato affiancando famiglie, risparmiatori e investitori,
dall’altro stando accanto alle imprese offrendo prodotti
e servizi, ma anche stimoli culturali e temi di dibattito.
A Bergamo e a Varese vi sono le radici della nostra
Banca, sono il cuore del territorio dove operiamo da
oltre 140 anni e siamo consapevoli di condividere
appieno le vicende che ne caratterizzano il tessuto
sociale, economico e civile”.
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Varese
sotterranea
Ci fecero entrare in quella galleria e poi la
milizia bloccò le porte dall’esterno, non ci
aprirono più se non dopo alcune ore, alla fine
dei bombardamenti.
TERRITORIO
Territorio
I rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale.
Quello sotto la collina di Villa Mirabello,
bonificato a cura del Gruppo Speleologico
Prealpino con il proposito di esplorare la Storia.
F
orse non tutti sanno che anche la città di Varese,
come altre, è percorsa nel sottosuolo da una serie di
ambienti la cui vista è normalmente impedita ma di cui
conoscono l’esistenza e conservano il ricordo almeno le
persone più anziane. E’ il caso, ad esempio, dei rifugi
anti-aerei costruiti per proteggere la popolazione dai
bombardamenti in occasione della Seconda Guerra
Mondiale.
Uno di questi cunicoli è stato recentemente bonificato dal
Gruppo Speleologico Prealpino, con un duro e
pesantissimo lavoro per
rimuovere materiali ed
attrezzature depositate
all’interno delle gallerie, la
pulizia delle pavimentazioni e
delle scale verso l’uscita di
sicurezza e l’abbattimento di
opere murarie interne per
rendere il percorso più
agevole.
Si tratta, in particolare, del
rifugio sotterraneo presente
sotto la collina di Villa
Mirabello, il primo realizzato
in Varese e costruito in tutta
fretta tra l’ottobre 1943 e i
primi mesi del ‘44, a cui poi
ne seguirono altri. Si tratta di
un tunnel in cemento armato
della lunghezza di oltre 140
metri, alto poco più di due e
largo tre, con due lunghe file
di panche sui lati della
galleria che potevano ospitare
sino a 600 persone, le quali
affluivano attraverso due
ingressi principali dotati di pesanti porte in cemento, oltre
ad un’uscita di sicurezza raggiungibile risalendo per una
quindicina di metri una scala a chiocciola, sino a
sbucare nella zona superiore dei Giardini Estensi.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 53
TERRITORIO
Territorio
Là sotto la cittadinanza si precipitava
cercavano di calmare quelli
Poi all’alba finalmente udimmo il
ogni qualvolta suonava l’allarme, e le
colpiti da crisi di nervi, con il
rumore dei chiavistelli che avevano
testimonianze dell’epoca parlano di
mormorio delle donne che
bloccato quelle pesanti porte e una
momenti di calca e di folla impaurita. I
pregavano con in mano il
volta riaperte ritornammo a casa.
racconti di chi ha vissuto quelle ore
Così mi preparai per andare a scuola, rosario. Poi all’alba
tremenede sono densi di emozione.
finalmente udimmo il rumore
dopo una notte insonne e di paura.
Parlano dello svegliarsi di soprassalto
dei chiavistelli che avevano
nel cuore della notte al suono delle
bloccato quelle pesanti porte
sirene, la fuga precipitosa nei rifugi dove si rimaneva
e una volta riaperte ritornammo a casa. Così mi
rinchiusi in attesa della fine del pericolo, con il pianto di
preparai per andare a scuola, dopo una notte insonne e
bimbi terrorizzati e i lamenti di vecchi, donne e persone
di paura; ricordo ancora bene quei drammatici
spaventate.
momenti, anche se ero solo una ragazzina!”. Questa è
“Ci fecero entrare in quella galleria e poi la milizia
la testimonianza di un’anziana donna che, durante la
bloccò le porte dall’esterno, non ci aprirono più se non
visita ai rifugi, ha rivissuto quei tragici momenti
dopo alcune ore, alla fine dei bombardamenti, durante i
raccontandoli ancora con intensa emozione agli
quali sentivamo terribili boati che facevano tremare tutta
speleologi che l’accompagnavano. Varese venne infatti
la galleria mentre la luce andava e veniva; qualcuno
bombardata varie volte, soprattutto verso la fine del
andò in crisi, urlava e piangeva perché voleva scappar
1944, quando le famose “fortezze volanti” americane
fuori dal bunker ma nessuno gli apriva, mentre altri
colpirono gli stabilimenti dell’Aermacchi, seminando
morte e distruzione su gran parte della città.
Mauro Luoni
Le immagini dei rifugi antiaerei di Varese sono
pubblicate nel sito Internet: www.speleoprealpino.it
A Saronno una mostra e un convegno
su storia e attualità dell’industria
Le Sale delle Nevere presso Casa Morandi a Saronno (viale
Santuario), ospiteranno dal 15 al 30 ottobre 2011 una
mostra dal titolo “Le industrie a Saronno tra ‘800 e ‘900:
un binario tra fabbriche e ciminiere”. La mostra è il
risultato di un anno di ricerca, attraverso in particolare le
pratiche edilizie dell’archivio storico comunale, sulla storia
delle industrie saronnesi e sul ruolo avuto dalle stesse nel
contesto socio-economico dell’area. Ricerca effettuata da
alcune classi di studenti dell’Istituto Arcivescovile Castelli e
dell’ITC Zappa, con il coinvolgimento di alcune imprese
storiche locali.
Nella mostra saranno esposte immagini, documenti e
manufatti di industrie che hanno reso Saronno una città
fiorente tanto da dar lavoro, negli ultimi due secoli a
diverse migliaia di operai ed impiegati. Per l’occasione
l’Associazione Culturale Tramway emetterà un annullo
postale e riprodurrà cinque cartoline con foto dell’epoca.
Sarà disponibile il catalogo della mostra. Ingresso libero,
con apertura tutti i giorni escluso il lunedì. In occasione
della mostra si svolgerà il lunedì 17 ottobre, alle ore 17.30,
presso la sede dell’Unione Industriali (via Gaudenzio
Ferrari, 13), un convegno nel quale verrà ripercorso il tema
della storia industriale per arrivare a trattare quello
dell’attualità economica del Saronnese. (M.L.)
54 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
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TERRITORIO
Territorio
Macchine,
invenzioni
(ed errori)
di Leonardo
Roberto Vasconi, disegnatore
meccanico di Varano Borghi, costruisce
per hobby le “macchine leonardesche”
e ne rivela i difetti.
nche Leonardo commetteva degli errori.
IN CAMION A MOSCA
35 modelli in scala
Nel corso di una festa tenutasi nella sala
seguendo alla lettera le Delle macchine progettate dal grande
toscano, Vasconi conosce tutti i segreti e a
verde del Castello Sforzesco di Milano ai
(rare) indicazioni del
volte ne scopre addirittura i difetti: “Già
tempi di Ludovico Il Moro e riferita dal
Maestro: come l’uomo
allora esisteva lo spionaggio industriale tra
sovrintendente Antonio Monti in un libro del
di Vitruvio, l’ala
i vari committenti e Leonardo si
1931, il genio di Vinci creò sul palcoscenico
battente, l’inclinometro. preoccupava di non far capire come il
una volta raffigurante il Paradiso con astri,
prototipo effettivamente funzionasse. A
divinità e angeli e al culmine fece issare un
volte ci scherzava sopra, forniva dati sbagliati in un foglio
bambino vero, nudo e verniciato d’oro. Voleva stupire gli
per correggerli in un altro. E non sempre le sue invenzioni
invitati ma il risultato fu che il bimbo, gravemente
avevano la riprova scientifica. Secondo lui era sufficiente
ustionato, morì di lì a poco fra atroci spasimi.
che il paracadute avesse ‘un padiglione di panno lino
Infortuni professionali a parte, Leonardo fu l’eclettico
intasato (inamidato) di dodici braccia per dodici’ (circa
inventore, scienziato, architetto, pittore,
sette metri), sorretto da un telaio di legno, per potersi
scultore e urbanista che tutto il mondo
gettare da qualunque altezza. Di certo fu la prima
c’invidia e gli apparati scenografici
intuizione del moderno paracadute”.
sono le uniche “macchine” che egli
I modellini di Vasconi si possono ammirare nel sito
costruì effettivamente: “In tutti gli altri
casi si limitò a mettere su carta i propri
www.macchinedileonardo.net, compaiono su You Tube e
progetti”, spiega Roberto Vasconi, 60
sono stati richiesti per numerose mostre, dalla Triennale di
anni, artigiano e disegnatore
Milano nel 2002 al Castello Visconteo di Somma
meccanico di Varano Borghi che
Lombardo, dal museo della fortezza di San Pietroburgo
riproduce per hobby le macchine
alla fiera di Mosca nel 2009, una lunga trasferta che
leonardesche e le espone in Italia e
richiese un delicato trasporto su camion. Già segnate in
all’estero. In vent’anni, Vasconi ha
carnet sono possibili nuove mostre a Kiev (Vasconi vanta
costruito trentacinque modelli in scala
affezionati estimatori nei Paesi ex Urss grazie a locali
seguendo alla lettera le (rare)
operatori culturali) e nel Sudamerica.
indicazioni del Maestro: come l’uomo
WINDSOR E BILL GATES
di Vitruvio, che studia le proporzioni del corpo umano e
Delle “macchine” leonardesche restano oggi le migliaia di
che compare sulla moneta da un euro della Zecca di Stato
disegni contenuti nei vari Codici che - via via dispersi,
o come l’ala battente, visionaria intuizione della tecnica
smembrati, poi riuniti e di nuovo scomparsi in mani private
del volo; e come l’inclinometro, un pendolo all’interno di
- sono oggi conservati in varie parti del mondo: nella
una campana di vetro che misura l’assetto orizzontale.
A
56 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
I modellini si possono
ammirare nel sito
www.macchinedileonar
do.net, compaiono su
You Tube e sono stati
richiesti per numerose
mostre nel mondo.
Scavatrice
Biblioteca Ambrosiana di Milano
e all’Istituto di Francia di Parigi,
nella collezione Windsor in
Inghilterra, nella Biblioteca
Nazionale di Madrid e nel
Codice Hammer di Bill Gates. E’
appena un quarto dell’intero
“corpus” vinciano, che in larga
parte è andato disperso. Quando
morì in Francia nel 1519, il genio toscano affidò i preziosi
manoscritti al fedele Francesco Melzi che li conservò con devozione,
mentre il figlio Orazio non ne ebbe altrettanta cura. Dopo una
prima dispersione, una parte del materiale fu ricomposta dal
collezionista d’arte Pompeo Leoni che, lavorando di forbici e colla,
organizzò i 400 fogli del Codice Atlantico con disegni tecnici e
scientifici riuniti senza un preciso ordine logico o cronologico. Il testo
è oggi conservato all’Ambrosiana.
“Negli ultimi anni la riproduzione di macchine leonardesche si è un
po’ inflazionata e la qualità dei modelli dipende dalla fedeltà
storica con cui si lavora - dice Vasconi - al bando le moderne viti
autofilettanti, è meglio usare le “spine” di legno e gli incastri a coda
di rondine come nei primi del ‘500. E’ troppo facile utilizzare il
vinavil, meglio la colla di pece o la resina di pino scaldata al fuoco;
e, ancora, niente soluzioni pasticciate ma corde di canapa,
ingranaggi dentati a lanterna per la trasmissione del moto, ecc”.
TERRITORIO
Territorio
Paracadute
LA GRU DI BRUNELLESCHI
Carro coperto
per assalto
Il campionario dei disegni di Leonardo è praticamente sterminato:
strumenti per la tessitura e ingegnose soluzioni a problemi idraulici,
macchine militari (balestre giganti, carri falcianti, ponti girevoli) e
congegni per gli orologi, pulegge, riflettori, anatomie umane e gru
“rubate” agli studi di Brunelleschi per il duomo di Firenze. A volte
sono appunti tratti da altri autori, rapidi schizzi presi in officina o
idee abbozzate per migliorare macchine esistenti: “Per me - osserva
Vasconi - l’intuizione più utile per l’uso che poi la scienza ne ha
fatto sono i cuscinetti a sfera che Leonardo studiò per risolvere il
problema dell’attrito. Altre opere meccaniche di pubblica utilità
sono il tornio, le escavatrici che anticipano le odierne ruspe, il
torchio per spremere l’olio e l’igroscopio per studiare l’umidità,
una piccola bilancia con un batuffolo di bambagia su un piatto
che s’imbeve e diventa più pesante all’arrivo del brutto tempo”.
Sergio Redaelli
I modelli in mostra a Taino
I modelli delle macchine leonardesche di Roberto Vasconi
sono in mostra a Taino dal 25 settembre al 16 ottobre 2011,
presso il Centro dell’Olmo in piazza Paietta.
La mostra è visitabile mercoledì, venerdì e sabato dalle ore
16 alle 18 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 o
su prenotazione: [email protected] - tel. 0331
957402. Ingresso libero.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 57
TERRITORIO
Territorio
Una
Fondazione per
gli ospedali
varesini
Si chiama Circolo della Bontà e ha come obiettivo
quello di rilanciare la cultura della donazioni e dei
lasciti a favore della sanità pubblica.
U
n guru della pubblicità, Gavino Sanna, e l’ex sindaco
di Milano Gabriele Albertini, ma in veste di attore,
autore e imitatore, in campo per Il Circolo della Bontà, la
Fondazione che si propone di aiutare e sostenere i cinque
ospedali dell’azienda di Varese: Circolo, Del Ponte, Luino,
Cittiglio e Cuasso. Entrambi sono stati protagonisti a Villa
San Martino di Barasso di un evento benefico davanti a
una platea di imprenditori, banchieri, professionisti.
Obiettivo: rilanciare la cultura della donazioni e dei lasciti
a favore della sanità pubblica. Presente, con il comitato
organizzatore presieduto dal giornalista Gianni Spartà, il
direttore generale degli ospedali varesini Walter
Bergamaschi. Sanna ha firmato la campagna pubblicitaria
che promuove un’iniziativa alla quale guardano con
interesse i vertici della sanità lombarda.
Protagonisti e ospiti della serata di lancio del “Circolo della Bontà”
60 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Cerchiamo “donatori di cuore”
per aiutare Varese
Un comitato civico che mi onoro di presiedere e nel
quale siedono personaggi significativi della storia della
città e dell’ospedale si è dato un anno di tempo per
tenere a battesimo una Fondazione a sostegno dello
sviluppo degli ospedali di Varese, quindi dell’azienda
nella sua complessità.
Aver potuto parlare di questo progetto nella cerimonia di
intitolazione a Giovanni Valcavi di un reparto strategico
del Circolo, il Punto prelievi, è stata circostanza felice
perché il personaggio rappresenta il paradigma di quello
che vogliamo fare. I motivi sono presto detti: Valcavi ha
amato Varese e le sue istituzioni, si è speso e ha dato
molto a questo ospedale di cui fu presidente e se fosse
ancora vivo sarebbe dei nostri in questa missione. Vi si
butterebbe a testa bassa com’era nelle sue abitudini. Lo
conoscevo bene, averlo seguito da cronista nella sue
battaglie mi ha aiutato a capire un’epoca.
Vogliamo chiamare “Circolo della Bontà” questa
Fondazione perché ce lo ha suggerito Gavino Sanna, un
grande della comunicazione, decidendo di aiutarci in
assoluta gratuità e perché in questo brand c’è l’elogio
buonista di un sentimento svalutato, la bontà, in un
mondo che spesso premia la cattiveria, il cinismo.
Bontà è sinonimo di solidarietà, di partecipazione, di
sussidiarietà. Ma chiamarla bontà senza giri di parole ci
sembra immediato, comprensibile a tutti.
C’erano una volta le grandi famiglie che hanno costruito i
nostri ospedali a Varese, a Luino, a Cittiglio. Se leggete
sui frontespizi degli antichi padiglioni del Circolo
scorgerete nomi amati, Cattaneo, Dansi, Macchi Zonda,
Bassani. Sono cambiati i tempi, ma c’è ancora, ne siamo
convinti una città alla quale da una posizione terza
dobbiamo trasmettere questo messaggio: la sanità è un
bene pubblico, la manteniamo con le tasse, ma se la
vogliamo migliore, più attrezzata soprattutto sul piano
delle risorse umane e della loro formazione, occorre che
il privato torni a occuparsi di lei, ad aiutarla.
Pensiamo a un patrimonio disponibile da far fruttare,
(abbiamo avuto il lascito di un appartamento da una
benefattrice e il Cral del Circolo ci ha donato 25mila
euro), pensiamo all’impiego di questi frutti per i problemi
che la sanità pubblica fatica ad affrontare. Ma pensiamo
anche a persone che, entrando nella fondazione come
consiglieri, ci aiutino a riportare la città nei suoi ospedali,
a ricostruire un ponte tra le une e gli altri. Siamo in
cammino, per dirla con Sanna: cerchiamo donatori di
cuore per aiutare Varese. E siccome si tratta di salute, per
aiutare noi stessi.
Gianni Spartà
TERRITORIO
Territorio
La storia sulle lapidi
di Palazzo Estense
“Il lapidario di Palazzo Estense a Varese - Storie di uomini e di eroi”, edito dal Comune per il
150° dell’Unità d’Italia, ha un grande potenziale educativo.
T
recento copie a disposizione del sindaco Attilio Fontana
come cadeau di rappresentanza, non è in vendita nelle
librerie ed è consultabile solo in biblioteca: è “Il lapidario
di Palazzo Estense a Varese - Storie di uomini e di eroi”,
edito dal Comune di Varese per il 150° dell’Unità d’Italia,
un volume che racconta le vite di personaggi che
rappresentano l’orgoglio civico della città e che, proprio
per questo, sono ricordati nel porticato del palazzo
comunale. Un volume dal quale le scolaresche elementari,
medie e liceali potrebbero trarre spunto per compiervi
istruttive visite guidate.
Le lapidi ricordano i patrioti varesini di tutte le guerre
Le lapidi ricordano i patrioti varesini di tutte le
guerre, i sindaci che hanno tenuto alto l’ideale
nazionale, notabili dell’Italia liberale e liberty,
artisti, religiosi e anche personaggi non varesini
che hanno dato la vita per un nobile scopo.
come Emilio
Morosini ed
Enrico Dandolo
caduti a Roma nel
1849 e il
partigiano
Giuseppe
“Claudio”
Macchi,
comandante della
121° Brigata
Garibaldi, sindaci
che hanno tenuto
alto l’ideale nazionale come Carlo Carcano e Federico
Della Chiesa, notabili dell’Italia liberale e liberty, artisti,
religiosi e anche personaggi non varesini che hanno dato
la vita per un nobile scopo: “Modelli che non tramontano
mai - scrive nella prefazione il sindaco Fontana - e che ieri
come oggi rappresentano un ideale a cui anelare”.
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 61
TERRITORIO
Territorio
IL PREZZO DELLA LIBERTA’
Emilio
Morosini
Il libro è curato da Serena Contini, già
valente studiosa di Piero Chiara e
Innocente Salvini, con schede di
Francesca Boldrini, Daniele Cassinelli,
Elisabetta Ghiringhelli, Piero Mondini
e della stessa Contini, che ha indagato
tutte le fonti possibili: “Tra la metà
dell’Ottocento e i primi decenni del
Novecento il senso civico di
appartenenza a un luogo e alla sua
storia era fortissimo - spiega la
curatrice - e ricordare pubblicamente i
migliori concittadini era una pratica
ricorrente. A ogni lapide o busto
presente nel portico, abbiamo
dedicato una scheda con la
trascrizione fedele dell’iscrizione, la
biografia dei personaggi e le vicende
inerenti la commissione, la
realizzazione e l’inaugurazione del
monumento”.
Il libro, spiegano Giuseppe Armocida
e Robertino Ghiringhelli nella
prefazione, “è uno strumento nuovo di
conoscenza della storia di Varese e
uno studio ben aderente al principio
di fedeltà documentaria”. La
consultazione di alcune carte ha
richiesto contatti in archivi lontani:
Non tutti i personaggi
celebrati sono varesini, ma
qualcosa li lega
indissolubilmente alla città.
DA RADETZKY ALLA MAFIA
Vincenzo
Dandolo
“Della medaglia d’oro Antonio Gorini, caduto sul Montello
nel 1918, a Varese c’era poco - spiega la Contini - ma
nell’archivio storico di Pavia, dove aveva studiato
medicina, sono conservati i fascicoli personali degli
studenti morti in guerra tra cui il suo, assolutamente
inedito. Ad Agrigento sono stati rintracciati i fogli
matricolari di Calogero Marrone, il capo dell’ufficio
anagrafe di Varese che morì nel campo di sterminio
nazista di Dachau nel 1945 per aver aiutato a espatriare
ebrei e perseguitati politici. A Lugano sono state fatte
ricerche sul patriota risorgimentale Emilio Morosini e nella
parrocchia di San Vittore a Varese abbiamo recuperato
interessanti fonti sul prevosto Benedetto Crespi, un
personaggio quasi dimenticato. In generale, l’archivio
storico comunale è stato prezioso”.
62 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Se il Famedio di Milano rende onore
ai grandi meneghini, il porticato di
Palazzo Estense potrebbe diventare
il Famedio varesino?
Non tutti i personaggi celebrati sono
varesini, ma qualcosa li lega
indissolubilmente alla città. Il trentino
Cesare Battisti, deputato al Parlamento di
Vienna e patriota, tenne una conferenza al
teatro Politeama di Varese nel 1915, su
invito di Giulio Moroni, presidente della
società Dante Alighieri, pochi mesi prima
di morire impiccato per mano austriaca. E
fu la giunta guidata da Raimondo Fassa a
ricordare nel 1993 Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino vittime della mafia,
sull’onda dell’indignazione per il duplice
assassinio.
Sfilano nella “galleria dei benemeriti” i
patrioti della Repubblica Cisalpina, il
leggiunese Giuseppe Ossola fucilato a
vent’anni dagli austriaci nel 1849, i
garibaldini Domenico Adamoli, Alessandro
Cattaneo, Felice Orrigoni, i fratelli Comolli
e Cortellezzi, i caduti del gruppo partigiano
del monte San Martino nella seconda
guerra mondiale. Nell’elenco figurano non
solo eroi, ma anche cittadini distintisi per
meriti civili: come l’imprenditore e
scienziato veneziano Vincenzo Dandolo
che migliorò l’agricoltura varesina ai primi
dell’800, come l’ingegnere Enea Torelli che
progettò la ferrovia Varese-RobarelloCampo dei Fiori e che è ricordato da una
lapide del 1925, come il possidente Cesare Veratti che
cedette al Comune il palazzo di Francesco III d’Este che
oggi è sede municipale e l’imprenditore Giacomo Limido
che trasformò Villa Morosini nel Grand Hotel Excelsior nel
1874, poi meta di principi, regnanti e uomini di cultura.
IL FAMEDIO VARESINO
Se il Famedio di Milano rende onore ad Alessandro
Manzoni, Carlo Cattaneo, Agostino Bertani e ad altri
grandi meneghini, il porticato di Palazzo Estense potrebbe
diventare il Famedio varesino? “In passato era sentito
proprio in questo modo - risponde Serena Contini - di
certo sensibilizza la cittadinanza a ricordare i suoi figli
migliori e può contribuire a formare i cittadini di domani”.
Sergio Redaelli
Una Vergine
che fa
Primavera
TERRITORIO
Territorio
Natività.
A fianco, la
chiesetta di Molina
a Barasso
Nella chiesa di Molina a Barasso, durante il
restauro degli affreschi, spunta una Natività
rinascimentale nella quale la Vergine presenta
tratti simili a quelli
della Primavera di
Botticelli.
E
rano offuscati dalla
patina del tempo,
dall’umidità che
impregnava la piccola
chiesa di sant’Ambrogio
a Molina di Barasso,
dallo strato di calce che
in parte li ricopriva.
Eppure, si intuiva la loro bellezza nascosta e la
ricchezza di temi devozionali cari ai fedeli. Ora, dopo
l’intervento di restauro sotto l’egida della
Soprintendenza di Milano, è di grande interesse
ammirare gli affreschi sulla parete esposta a sud ovest dell’edificio, arricchiti di una Natività, che fino
allo scorso giugno era celata da uno strato di pietre.
Grazie all’impegno finanziario del Comune e della
Provincia, i visitatori hanno davanti agli occhi una
storia di fede dei nostri antenati, ben conservata per le
future generazioni, patrimonio artistico di
considerevole valore. Era una chiesa frequentata
quella di Molina, di cui già si parla in un documento
risalente al 15 aprile 1181 (cfr. n.3/2009 di
Varesefocus). Ammirare questo ciclo pittorico significa
rivivere l’intenso momento di preghiera dei fedeli che
qui venivano supplici, il loro dialogo muto con i santi,
motivo di ausilio e
di conforto nei
I visitatori hanno davanti momenti difficili.
agli occhi una storia di
I lavori sono iniziati
fede dei nostri antenati,
nell’aprile scorso
un patrimonio artistico di ad opera della
considerevole valore.
restauratrice di
Gli affreschi restaurati
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 63
TERRITORIO
Territorio
L’affresco più “eloquente” del ciclo
rappresenta il santo che proteggeva dalla
morte improvvisa nell’iconografia
tradizionale: gigantesco, sorregge Gesù
mentre con il bastone attraversa le acque.
Beni Culturali Maria Pia Navire
di Oltrona al Lago, frazione di
Gavirate, coadiuvata da Silvia
Fugazza. “Dapprima - spiegano
le due operatrici - è stata rimossa
la parte cementizia attorno agli
affreschi, messi nel frattempo in
sicurezza con bende di sostegno.
S. Ambrogio
Da subito abbiamo notato come
in passato sia stato tolto
maldestramente lo scialbo (lo strato di calce che nascondeva
gli affreschi) intaccando la pellicola pittorica. L’operazione
successiva ha riguardato la riadesione generale
dell’intonachino, la parte su cui vengono stesi i colori, costituiti
da minerali, per resistere all’azione caustica della calce, da
carbonati, ossidi e terre”.
La prima parte dell’operazione di restauro ha fatto emergere
un elemento importante: una data - 1534 - nella parte
superiore dell’affresco raffigurante San Cristoforo, accanto ad
una scritta Dit la BeA di Civello, una iscrizione di difficile
decriptazione, ma che comunque, come suggerisce Anna
Maria Ferrari, docente di Storia dell’Arte, presso il Liceo
“Cairoli” di Varese, fa riferimento ad un cognome comune
nella nostre terre, probabilmente quello del committente. Come
ricorda la studiosa, coloro che promuovevano la realizzazione
degli affreschi, si sentivano legati al santo da una particolare
devozione, oppure portavano il suo stesso nome.
L’affresco più “eloquente” del ciclo rappresenta il santo che
proteggeva dalla morte improvvisa nell’iconografia
tradizionale: gigantesco, sorregge Gesù mentre con il bastone
attraversa le acque in cui compaiono anguille, scorpioni ed
altre specie ittiche indefinite. Un particolare: le restauratrici
hanno individuato sul Bambino dei graffi, segni intesi a
rovinare la figura. Non si ha modo di individuare il perché di
tale gesto; questa parete interamente affrescata si mostra ricca,
nel suo intenso spessore, di motivi religiosi, ma solo
l’approfondimento degli studiosi ci rivelerà altri motivi di
interesse.
Cura particolare da parte delle restauratrici è stata dedicata a
un san Michele Arcangelo, delle stesse dimensioni del
precedente affresco, attraversato da una profonda crepa,
legata ad un assestamento della parete, che poggia
direttamente sul terreno. “La qualità di notevole spessore di
questo dipinto - spiega la Navire - la si può leggere nella
ricchezza di particolari sulla corazza del santo”.
In bella evidenza è comparso un Signum Christi, il trigramma
64 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
di san Bernardino da Siena J.H.S. (Jesus
Hominum Salvator), la cui devozione si
era diffusa nelle nostre zone, in particolare
dopo il suo arrivo a Varese, attorno al
1418/20.
Altri affreschi - una martire che sorregge
la palma e un santo pellegrino - non
permettono finora la loro identificazione. In un secondo
tempo, sotto l’affresco che rappresenta la santa Casa di
Loreto, sono apparsi, gli angeli, di un rosso vivo.
Poi la sorpresa: grazie all’attenzione delle due restauratrici,
che hanno notato come l’intonaco degli affreschi di san
Michele e di san Cristoforo proseguisse all’interno del muro,
levate le pietre che formavano un tutt’uno con la parete, è
emersa una Natività, realizzata per il fonte battesimale ora
scomparso. La mano felice dell’autore ha saputo
rappresentare il viso della Vergine con la grazia della
Primavera del Botticelli, i capelli raccolti in un nastro bianco,
un abito riccamente adornato, i pizzi raffinati lungo la
scollatura e i polsini. Con due colpi di pennello ha saputo
definire gli occhi socchiusi, che rivolgono una tenerezza
infinita verso Gesù steso ai suoi piedi. A lato san Giuseppe
dalle fattezza ben definite.
Resta da appurare
perché un dipinto così
Poi la sorpresa: una
gradevole sia stato
Natività realizzata per il
occultato. A questo
proposito la Navire
fonte battesimale ora
formula un ipotesi
scomparso. I capelli raccolti
giudicata interessante
in un nastro bianco, un
dalla Soprintendenza:
abito riccamente adornato,
“Può darsi che
i pizzi raffinati lungo la
l’abbigliamento della
scollatura e i polsini.
Vergine (sprovvista di
velo, con i lunghi
capelli ricci, sciolti sulle spalle e sul petto, riccamente
abbigliata …) e la nudità del Bambino siano stati giudicati,
durante una visita pastorale, poco consoni con l’iconografia
tradizionale dei personaggi della Natività. Da qui l’ordine
di occultare il dipinto. D’altronde il rigore della Riforma
Cattolica nell’epoca borromaica difficilmente avrebbe
accettato una simile rappresentazione. Ringraziamo che sia
solo stata murata e non cancellata (forse che la monaca
di Monza non era stata murata viva? Ed era una
persona …)”.
“A breve inizierà ufficialmente la campagna ‘Adotta un
affresco’ - spiega il sindaco di Barasso Antonio Braida I finanziamenti, assieme a quelli della Provincia, ci
serviranno per proseguire i lavori strutturali
(eliminazione della parti cementizie tra le pietre) ed
impiantistici dell’edificio”.
Federica Lucchini
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TERRITORIO
Territorio
Legnanino, grande saronnese
Stefano Maria Legnani nel 350esimo anniversario
dalla nascita. La “riscoperta” di un grande saronnese
che ha lasciato opere d’arte importanti nella propria
città, in particolare in alcune cappelle laterali del
Santuario.
secondo il gusto dell’Accademia bolognese. Sono anni in
cui il lavoro non gli manca se poi, come nel caso di
Stefano Maria, è seguito da una buona fama, tant’è che
gli commissionano la facciata di una cappella del sacro
Monte di Varese, con la scena dell’”Ecce Homo”. Anche il
padre continua a dipingere e, quasi certamente, agli inizi
della carriera artistica del figlio, lo introdusse tra i
committenti dell’epoca e, presumibilmente, lo zio paterno
ono passati 350 anni dalla nascita di Stefano Maria
di Stefano Maria, vicario rettore di Santa Maria del Monte
Legnani, meglio conosciuto come Il Legnanino, ma un
sopra Varese, gli fece avere proprio la commessa per
grande artista non si dimentica mai. Le sue
quegli affreschi dove anche il padre stava
opere sono lì, davanti a chi le guarda e sono
dipingendo un’Annunciazione nella
vive, nonostante i secoli trascorsi.Testimonianze
Il Santuario di Saronno cappella delle Romite del Sacro Monte
ce ne sono molte perché il Legnanino è stato un
ospita alcune sue opere varesino. Lo scrittore storico saronnese
gran lavoratore, un artista eclettico data la sua
Vittorio Pini, ha raccolto anni fa, in due
nelle cappelle laterali
versatilità nell’affrescare e dipingere storie
di Sant’ Anna e di San piccoli ma esaustivi libri, tutta la storia della
religiose o, profane, secondo i committenti,
famiglia Legnani con dovizia di dati e da
Giovanni.
riuscendo sempre a trasmettere un racconto
questi libri si evince la grande laboriosità di
“dettagliato e completo”.
questa famiglia di artisti e soprattutto del
Come spesso accade, quando un personaggio famoso è alla
giovane Stefano che è chiamato anche a Milano nella
ribalta, c’è il gusto di attribuirne la discendenza, vantando
Chiesa di S. Angelo, per la quale gli viene commissionata
natali spesso dubbi. Nel caso del Legnanino, è pur vero che
nel 1687 l’incoronazione della Vergine. Le esperienze
è nato a Milano ma come afferma il docente ed esperto di
bolognesi e romane sono state sicuramente fondamentali
storia dell’arte, prof. Sergio Beato: ”La famiglia Legnani è
per la sua arte, avendo visto e ammirato i capolavori dei
saronnesissima! Il nonno Tommaso ha dipinto opere in San
suoi predecessori nell’Italia centrale. Dipinge anche per il
Francesco, il padre Ambrogio aveva dipinto S. Anna e
duomo di Monza e poi in San Gaudenzio a Novara, ma
Maria bambina, oggi nel Museo del Santuario e Stefano
non dimentica il suo territorio d’origine nel quale lascia
Maria ha lasciato opere bellissime visibili in Santuario nelle
espressivi esempi della sua arte. A Uboldo per i marchesi
cappelle laterali di S. Anna e di S. Giovanni”.
E’ scontata quindi l’appartenenza a Saronno della stirpe dei
Legnani, anche se la sua famiglia spostò diverse volte la
residenza: la prima quando nacque appunto il grande pittore
barocco il 6 aprile del 1661. Dopo due anni il padre torna
con la famiglia a Saronno dove Stefano muove i primi passi
nella cerchia del Santuario e, dopo soli quattro anni, fa ritorno
a Milano. Con un back ground simile, il ragazzo non poteva
che avere dimestichezza con colori e pennelli e a 21 anni il
padre lo autorizza ad “andare a bottega” presso il pittore
Carlo Cignani a Bologna dove affina la sua arte per passare
poi nella bottega di Carlo Maratti, questa volta a Roma.
“A Bologna e poi a Roma, si perfeziona nella pittura sempre
improntata su canoni classicistici - spiega il prof. Beato -
S
66 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
TERRITORIO
Territorio
Opere del Legnanino
a Milano nella chiesa
di Sant’Angelo, in San
Gaudenzio a Novara,
al Sacro Monte di
Varese, a Uboldo nella
cappella della famiglia
Crivelli.
Crivelli affresca la cappella
di famiglia oltre alle storie di
Cosma e Damiano. La sua
fama sta diffondendosi ed è
del 1692 l’esecuzione del
suo autoritratto ad olio che,
come citato nel libro edito
dal Circolo Numismatico di
Saronno, “fu mandato in
galleria da Cosimo III de’
Medici il 5 marzo 1693”,
dove è tuttora esposto.
Lo troviamo a Torino per affrescare la cappella della Pia
Congregazione dei banchieri ma trova anche il tempo per
sposarsi con la saronnese Caterina San Pietro, proprio
nella Chiesa del Santuario. E’ diventato un artista celebre e
lo chiamano ancora a Torino, questa volta non più per
pitture di tipo religioso, ma per affrescare dodici stanze e
una galleria a palazzo Carignano, con soggetti mitologici,
commissionatigli da Emanuele Filiberto il “Muto” (in questi
mesi è allestita la mostra dedicata a Stefano Maria
Legnani, autore di quasi tutte le decorazioni a fresco di
Palazzo Carignano).
Qui chiama in aiuto anche il fratello Tommaso, anch’egli
pittore di buona scuola. Si reca a Genova dove dipinge il
Presbiterio dell’Oratorio di S. Filippo Neri. La Pinacoteca
di Savona possiede due sue opere, sempre di carattere
religioso. Del resto, in quell’epoca barocca, i committenti
migliori erano gli ecclesiastici, i quali potevano pagare
lautamente i pittori più validi o erano i ricchi nobili che
passavano così, in un certo modo, alla storia.
Una vicenda, conclusasi a lieto fine, la racconta il prof.
Beato. “La famiglia Calderara Brambilla di Milano chiamò
il Legnanino per far eseguire le pitture ad olio di quattro
grandi teleri (grandi tele orizzontali dipinte) con le storie di
Bacco e Arianna. Durante l’ultimo conflitto mondiale, il
palazzo fu bombardato
pesantemente e dei quattro
In questi mesi a Torino
teleri se ne persero le
è allestita la mostra
tracce… ritrovate all’asta di
dedicata a Stefano
dipinti dal XV al XIII secolo
Maria Legnani, autore
battuta da Finarte nel
di quasi tutte le
1987.Con una mossa
decorazioni a fresco
strategica, che li ha salvati
dal ‘taglio e smembramento’, di Palazzo Carignano.
l’Amministrazione comunale
di Saronno se li aggiudicò e i
quattro grandi teli dipinti arrivarono a Saronno”. Dopo un
lungo e sapiente restauro, sono ora esposti nella biblioteca
civica. Il racconto del prof. Beato lascia ancora una
curiosità: “Un vezzo del Legnanino - racconta - erano le
acconciature delle donne, che raffigurava sovente con
turbanti di foggia moresca e i putti con i riccioli e boccoli.
Quasi una firma…”. L’artista morì a Milano a 52 anni e fu
seppellito nella Chiesa di S. Angelo, vicino alle sue pitture.
Maria Grazia Gasparini
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 67
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Alla ricerca del bosone di Higgs,
particella
di Dio
SCIENZA
Scienza
Ripreso al Cern di Ginevra il
lavoro alla ricerca del bosone
di Higgs, la particella
elementare madre della
materia, definita come la
“particelle di Dio” dal Nobel
Leon Lederman, per la sua
importanza nel comprendere
i fenomeni più profondi della
fisica.
N
ha commentato Michel Spiro, presidente del Council del
el 2008 se ne era parlato tanto, in occasione
CERN - ora la macchina è in grado in sole 12 ore di
dell’inaugurazione, perché poteva essere la
produrre la stessa quantità di dati che
macchina che avrebbe inghiottito la Terra in
sono stati realizzati in tutto il 2010”.
un buco nero oppure lo strumento che
La macchina si propone Questo è il punto della situazione della
avrebbe potuto svelare la “particella di
di scoprire particelle che macchina più grande al mondo mai
Dio”. Al momento il nostro pianeta è vivo e
potrebbero spiegare
costruita.
vegeto e quindi le ipotesi catastrofiche non
l’esistenza della
Ma per chi non è esperto di fisica
si sono avverate, mentre ci si avvicina
“materia oscura“ e della atomica, per capire quanto sopra, è
sempre di più alla possibile scoperta del
necessario fare un passo indietro per
“bosone di Higgs”, come è chiamata dai
”energia oscura”
ricordare perché venne costruito l’LHC e
fisici la particella di Dio. Anzi siamo sempre presenti nell’Universo.
come funziona. La macchina si propone di
più vicini al momento clou dell’avventura di
scoprire particelle che potrebbero
LHC, il Large Hadron Collider. Lo ha
spiegare l’esistenza della “materia oscura“ e della
comunicato poche settimane fa il CERN in occasione
”energia oscura” presenti nell’Universo. Si tratta di forme
della riunione del Council dell’organizzazione. Questa
di materia e di energia di cui conosciamo l’esistenza
previsione è arrivata dopo aver raggiunto un “femtobarn
perché influiscono sul comportamento della materia con
inverso”, una misura che sta ad indicare 70 miliardi di
cui ci rapportiamo abitualmente, ma non conosciamo di
miliardi di collisioni di particelle, a cui si è arrivati a
cosa sono fatte e quali particelle le governano. Facendo
metà giugno. Tale risultato è sufficiente per esplorare con
scontrare particolari particelle a velocità prossime a
LHC la nuova fisica e per confermare o smentire
quelle dalla luce, queste si frantumano e da tale scontro
definitivamente l'esistenza della particella di Higgs. “Un
anno fa ho pensato che arrivare a un ‘femtobarn
potrebbero emergere proprio quelle che spiegherebbero
inverso’ nel 2011 sarebbe stato un obiettivo ambizioso quelle misteriose che stiamo cercando. Ma un obiettivo
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 69
SCIENZA
Scienza
Il bosone di Higgs è una
primario dell’LHC è anche quello di
comparire dal nulla per disperdersi in
cercare il bosone di Higgs, la particella
particella elementare, cioè ogni direzione. E’ a quel punto che
che secondo la teoria attuale permette a
indivisibile, che dovrebbe intervengono gli scienziati. Essi cercano
tutte le particelle di avere una massa.
di individuare gli eventi che, stando alla
essere la responsabile
L’LHC è un anello posto a circa 100 metri
teoria, dovrebbero portare alla
della massa di tutte le
sottoterra lungo 27 km e composto da
formazione dei bosoni di Higgs, la
altre particelle.
1.232 magneti superconduttori che
particella che fu definita come la
producono un campo magnetico di decine
“particelle di Dio” dal Nobel Leon
di migliaia di volte superiore a quello terrestre e che sono
Lederman, per la sua importanza nel comprendere i
posti all’interno di altrettanti cilindri raffreddati a
fenomeni più profondi della fisica. Il bosone di Higgs
-271,25°C, una temperatura inferiore a quella che si
infatti, se esiste, è una particelle elementare, cioè
trova nel vuoto dell’Universo (qui temperatura è di
indivisibile che dovrebbe essere la responsabile della
-270° C), condizione indispensabile per far funzionare i
“massa” di tutte le particelle. Ad oggi la particella non è
magneti. Questi ultimi, paragonabili a gigantesche
mai stata né osservata né percepita da alcun
calamite hanno il compito di mantenere in traiettoria i
esperimento, ma vi sarebbero delle prove a favore della
fasci di particelle che vanno a scontrarsi senza che
sua ipotetica esistenza. Il suo nome lo si deve a Peter
queste vadano a sbattere contro le pareti dei cilindri.
Higgs che nel 1964 la ipotizzò, mentre il termine
All’interno dei magneti verranno fatti correre due fasci
“bosone” identifica una particolare classe di particelle
paralleli di protoni, che sono, insieme ai neutroni, le
subatomiche. Ma esiste un solo bosone di Higgs o ve ne
particelle che compongono il nucleo degli atomi. Ogni
sono più d’uno? Le ipotesi sono molteplici e al momento
fascio è composto da centinaia di migliaia di miliardi di
tutto è demandato all’LHC. I fisici indagheranno nei
tali corpuscoli suddivisi in 2.808 pacchetti che viaggiano
milioni e milioni di eventi ritenuti interessanti tra il
come treni alla distanza di 7,5 metri uno dall’altro. In tali
miliardo di eventi che avverranno ogni secondo nella
condizioni i protoni si scontreranno alla velocità prossima
grande macchina.
a quella della luce, in 4 punti ben precisi dell’LHC dove
E la paura del “buco nero” che avrebbe inghiottito la
vi sono sofisticatissimi rilevatori di ciò che succede.
Terra? Tutto nacque dal fatto che alcuni ricercatori
Per uno di questi rilevatori, cuori dell’LHC, c’è molta
sostenevano che dalla macchina si sarebbero potuti
tecnologia italiana. Sono stati i fisici italiani dell’INFN
formare dei “buchi neri”, incontrollabili con conseguenze
(Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ad averlo proposto
catastrofiche. Gli scienziati dell’LHC avevano sempre
quando tutto il mondo pensava che sarebbe stato
sostenuto invece, che ciò è impossibile perché anche se
impossibile costruire un rivelatore così sofisticato.
l’energia in gioco avrebbe permesso la creazione di un
All’impresa hanno partecipato oltre 100 fisici ed
buco nero (cosa alquanto improbabile), la materia
ingegneri.
attorno ad esso sarebbe stata così poca che il buco nero
Anche se gli scontri tra i fasci di protone farebbero
sarebbe morto nel momento stesso in cui nasceva. E di
pensare che l’energia messa in gioco è gigantesca, la
buchi neri, al momento, non se ne è vista proprio
realtà è un po’ diversa. Ogni scontro infatti, racchiude
l’ombra.
Luigi Bignami
l’energia non superiore a quella che potrebbe sviluppare
una mosca che, volando, va a sbattere contro un muro.
Ma poiché un protone è miliardi di miliardi di volte più
THE QUEST FOR THE HIGGS BOSON, THE GOD
piccolo di una mosca l’energia così concentrata diventa
PARTICLE
qualcosa di mostruoso. Nell’istante dello scontro, che i
Work
has
resumed
at CERN in Geneva to find the Higgs Boson.
fisici chiamano “evento”, avviene qualcosa previsto dalla
This
massive
elementary
particle which Nobel Prize winner Leon
Teoria della Relatività di Einstein, ma che sembra
Lederman also defines as “the God particle” is thought to hold the
totalmente al di fuori dei canoni della vita quotidiana:
key to understanding the most fundamental questions in Physics. If
l’energia dello scontro infatti, si trasforma in materia,
certain particles are forced to collide at a speed which is almost
cioè in tante particelle che apparentemente sembrano
that of light, they smash together and the resulting particles might
just be the mysterious ones they are looking for. The Large
Large Hadron Collider è un anello posto a circa
Hadron Collider lies in a tunnel some 100 metres beneath the
100 metri sottoterra lungo 27 km e composto da
ground. It is 27 km long and has 1,232 superconducting magnets
1.232 magneti superconduttori che producono
which create a magnetic field tens of thousands of times higher
un campo magnetico di decine di migliaia di
than that of the earth.
volte superiore a quello terrestre.
70 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
FOTO DAL MONDO
Pescatori Venezuelani
ispezionano i granchi blu
pescati sul Lago Maracaibo
REUTERS/Isaac Urrutia
72 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
FOTO DAL MONDO
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 73
RUBRICHE
Gita a …
Com’è verde la mia valle
Un’ora o poco più, tanto basta per fare un tuffo nel
passato a metà strada fra Varese e Gallarate, dove
l'agricoltura è ancora viva.
S
i può passeggiare in tranquillità fra boschi e prati pur
se in una zona fortemente urbanizzata? Il triangolo di
territorio provinciale compreso dentro la forcella formata
dalle autostrade E 62 e A
8 e delimitato dalla
Si parte da Azzate verso provinciale che collega
Brunello, dove si trova la Varese con Sesto Calende
chiesa di S. Maria
dimostra che non solo è
Annunciata, monumento possibile, ma che
nazionale.
rappresenta una piccola,
74 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
piacevole scoperta per il
Il sagrato è un balcone
turista in bicicletta, amante
verdissimo sulla piana
degli spazi aperti, del verde, che corre incontro al
delle strade poco trafficate.
Campo dei Fiori.
Al contrario di altri itinerari
proposti in queste pagine,
non ci si aspetti grandi incontri sotto il profilo artistico, a
parte il Monumento Nazionale che segna la partenza.
Piuttosto, la possibilità di un itinerario semplice, davvero
adatto a tutta la famiglia.
RUBRICHE
Dall’alto: le partenze ad Azzate;
prati e vestigia del Romanico a Quinzano
Prati e boschi tra Brunello e Caidate
AL COSPETTO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE
Lasciata ad Azzate la strada provinciale girando (per chi
proviene dal capoluogo) a sinistra, in pochi istanti siamo a
Brunello, dove comincia la
nostra pedalata. Il punto di
Si prosegue per Caidate,
partenza è la bellissima chiesa
di Santa Maria Annunciata, le borgo di origini medievali
dominato dal castello
cui fondamenta risalgono al
visconteo. Poi si scende
1545 ed è arricchita con un
verso Albusciago.
ampio ventaglio di affreschi Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 75
RUBRICHE
Gita a...
Sullo sfondo il Castello di Caidate
UN CONTESTO DI PRATI E
CAMPI
Castello e torre campanaria a Besnate
Un contesto ancora agricolo, con
case sparse affogate nei campi
ed un senso di pace assoluta. Poi
via verso Quinzano san Pietro.
in particolare il
Giudizio
Universale
sull'arco del
presbiterio sotto lo splendido soffitto a cassettoni. Il sagrato è un
balcone verdissimo sulla piana che corre incontro al
Campo dei Fiori. In genere, possiamo visitarla solo la
domenica mattina, ma d'estate il portale è aperto più
spesso e, in ogni caso, il custode abita a due passi. E'
giustamente considerata fra le testimonianze più preziose
di storia, arte e fede in tutto il territorio compreso fra la
porzione meridionale di Varese ed il Ticino.
76 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Si torna indietro di poche centinaia
di metri e si imbocca la strada per
Caidate, borgo di origini medievali
dominato dal castello visconteo, più
volte rimaneggiato e di proprietà
privata. Raggiunta la parrocchiale,
si imbocca via Trento e in un attimo
ci troviamo ad Albusciago dove,
incrociata la chiesa del paese, si
prende per via San Giovanni Bosco
e, allo stop, si gira a destra
infilando una discesa che termina
con l’indicazione stradale per
Quinzano San Pietro, quindi
(oltrepassata la rotonda) per via
Concordia e via Colombo. Ci
troviamo in un contesto ancora
agricolo, con case sparse affogate
nei campi ed un senso di pace
assoluta. Sembra impossibile che ci
troviamo a pochi chilometri in linea
d'aria da una delle zone più urbanizzate ed
industrializzate di tutto il nord-ovest italiano, con Varese
e Gallarate a pochi minuti d'auto. Un tuffo nel passato
per molti inatteso.
Qui la pedalata è facile perché domina la discesa;
imboccata via Kennedy ci troviamo nel piccolo borgo
rurale di Quinzano San Pietro, dove a dominare sono la
chiesetta omonima e il silenzio. La strada è poco
trafficata e favorisce qua e là le soste. A centro paese si
si volta a sinistra per via San Pietro per giungere in un
paio di chilometri alle porte di Besnate, dove la
parrocchiale dedicata a San Martino di Tours ospita le
reliquie di sant’Eugenio Martire e si fa notare per il
RUBRICHE
Gita a...
Qui e a fianco, Santa Maria Annunciata a Brunello
campanile romanico e
A Besnate ci si dirige
copertura cinquecentesca;
verso Centenate,
vicino al cimitero si prende la
Crugnola, Vinago,
direzione delle frazioni
Menzago, Sumirago
Crugnola e Vinago, dove si
e di nuovo Caidate
svolta a destra per Vinago
per fare ritorno al
centro. Alla chiesa, una
punto di partenza.
salitella di due chilometri ci
porta dapprima Menzago e
poi a Sumirago; per via De
Gasperi giungiamo in breve a Caidate, dove
riprendiamo la strada per Brunello.
Riccardo Prando
WHAT A GREEN VALLEY I LIVE IN
It doesn't take much more than an hour to take a step back in
time between Varese and Gallarate where agriculture still
thrives. The trip starts at Azzate in the direction of Brunello where you can
find the church of Santa Maria Annunciata which is considered to be a
national monument. The churchyard is a lush green balcony which
overlooks the plain towards Campo dei Fiori. Then head towards Caidate,
a medieval village which is dominated by a Visconti castle. After that, go
down towards Albusciago. It's an exceptionally tranquil agricultural area
with little houses scattered throughout the fields. Then head towards
Quinzano san Pietro. At Besnate head towards Centenate, Crugnola,
Vinago, Menzago, Sumirago and again Caidate where the trip began.
L’occasione per un bel pic-nic
La zona proposta nell’itinerario non presenta locali
meritevoli di particolari segnalazioni sotto l’aspetto
culinario. Abbondano un po’ ovunque le pizzerie, mentre
per una scelta davvero d’altri tempi, in linea con
l’atmosfera della passeggiata, ci si può indirizzare al
Circolo di Caidate, in via Garibaldi (0331.909105),
aperto tutti i giorni, dove un piatto semplice o un’infilata
di affettati misti è sempre bene accetta e a prezzi modici.
Per il resto, l’amenità del luogo può anche consigliare il
classico pic-nic. (R.P.)
LUNGHEZZA: 20 chilometri
TEMPO: 1 ora e 15 minuti
FONDO: quasi completamente asfaltato
DIFFICOLTA’: nessuna, a parte un tratto di circa due
chilometri con pendenza massima dell’8 per cento
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 77
RUBRICHE
Provincia da scoprire
I quattro punti cardinali
Con Varesefocus, passeggiando nel verde del parco pubblico di Taino, alla
scoperta del monumento di Giò Pomodoro dedicato ai quattro punti cardinali.
LA STORIA DEL PARCO: IDEE, PROGETTI,
REALIZZAZIONE
“un luogo per la contemplazione e la riflessione”, e di
costruire “una grande piattaforma per la socializzazione,
La storia del parco pubblico di Taino incomincia nel
il ballo e le feste e una scalinata tra il Parco e il Cimitero,
1980, quando al Comune venne donata da parte di un
tra Taino e la frazione di Cheglio”.
generoso cittadino un’ampia area verde nel centro del
Egli progettò un “parco pubblico inteso come area
paese.
urbana di compensazione” dove chi abitava e visitava
Da questo grande spazio si godeva e si ammira anche
Taino poteva riflettere, sostare e incontrare altre persone,
oggi un panorama spettacolare, che affaccia sul Lago
a stretto contatto con la natura ed il paesaggio
Maggiore e che guarda verso la catena del Monte Rosa
circostanti.
e la Rocca d’Angera.
La ricerca progettuale di Pomodoro durò una decina
Tullio Berrini, allora Sindaco di Taino, in
d’anni, dal 1981 al 1991; ogni intervento
quell’occasione chiamò Giò Pomodoro:
fu pensato, calcolato geometricamente e
“Il progetto non è mai
l’artista rimase affascinato da questo
realizzato nel rispetto dell’ambiente, della
l’opera”. (Giò Pomodoro). natura e dell’uomo, al fine di “formare
“balcone naturale” e propose di realizzare
78 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
RUBRICHE
“Giò ci ha condotto per dieci anni in questa
avventura straordinaria. Nella doppia spirale del
suo invisibile caduceo di moderno Ermes ci ha
intrigati in un percorso che ci è apparso facile e
naturale; quasi riproponesse quel percorso che
un giorno ha condotto i nostri antichi in questi
luoghi per fermarvisi, incantati dalla bellezza di
quel paesaggio e di quella natura ai quali il
nostro parco vuole rendere omaggio.” (Tullio
Berrini, ex Sindaco di Taino).
una organica e articolata realtà unitaria, dove ogni
nuova parte fosse in rapporto armonico con il tutto già
esistente”. Per l’arista, infatti, fu importantissimo
conservare l’armonia del luogo, rispettando i punti di
direzione di quei tracciati che collegavano le varie parti
del parco. Pomodoro, inoltre, nella realizzazione del
progetto, utilizzò la pietra che si trovava nelle vicinanze
di Taino (proveniente dalle vicine cave di Gravellona, i
graniti di Montorfano e di Baveno), e rivalutò l’antica
tecnica degli scalpellini.
Dopo aver ideato il parco e l’area destinata a feste e
spettacoli, decise di creare una scalinata. Essa doveva
collegare il centro abitato di Taino con il cimitero
sottostante, rendendo così possibile raggiungere
quest’ultimo direttamente attraverso il parco, simbolo di
unione “tra il paese dei vivi e quello dei morti”.
Il progetto comprese anche la realizzazione di una
monumentale scultura, il “Luogo dei quattro punti
cardinali”: vennero eseguiti i terrazzamenti destinati ad
accogliere l’opera e tutto il parco fu sistemato creando
muri di contenimento e camminamenti in pietra; questo
lavoro presentò aspetti tecnici elaborati per lo
spostamento e la collocazione di massi dai pesi enormi.
Dedicato ai caduti per la pace, come testimonia la stele
di granito rosso all’entrata, il parco pubblico di Taino fu
inaugurato nel 1991alla presenza del Sindaco Tullio
Berrini, della moglie Franca e dell’Assessore ai lavori
pubblici Gilberto Silocchi che qui vengono ricordati per
l’impegno profuso in quest’impresa e per il loro amore
verso Taino e l’arte.
IL LUOGO DEI QUATTRO PUNTI CARDINALI
Il monumento il “Luogo dei quattro punti cardinali” è
un’opera complessa, ricca di riferimenti simbolici,
regolata dai calcoli dell’astronomo Corrado Lamberti.
È stata realizzata con granito bianco e grigio di
Montorfano, granito rosa di Baveno, acqua e ferro.
Pomodoro volle che le pietre utilizzate per i massi e i
pilastri della scultura fossero quelle semilavorate o
grezze di cava, lavorate successivamente solo in modo
parziale.
“Due valori si evidenzieranno: il grezzo e il tagliato,”
disse l’artista “insieme e uniti da rapporti numerici molto
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 79
RUBRICHE
Provincia da scoprire
precisi. Niente archeologia, solo il lavoro dei tagliapietre
nudamente espresso e quello dei rapporti numerici dei
volumi, assieme a valenze simboliche ed araldiche, con
il sole come maggior attore, con la luce e l’ombra
sempre mobili varianti”.
Il “Luogo dei quattro punti cardinali” esalta
l’orientamento astronomico, celebrando il solstizio
d’estate: allude al luogo sacro ad Apollo Delfico dove si
incontrano i quattro punti cardinali.
Deve essere visto personalmente più che raccontato, sia
per la sua bellezza che per il contesto in cui è ospitato.
Sulla base quadrata sono incisi i quattro punti cardinali;
al centro si eleva lo gnomone, alto pilastro dedicato ad
Apollo, simbolo del sole e dell’universo maschile, il quale
presenta, al suo interno, un foro in grado di catturare il
sole ogni 21 giugno,
oscurando il pilastro
“Un luogo di qualità civile, spezzato ai suoi piedi
che la gente possa abitare che segna il Nord.
e fare suo col sentimento,
L’ombra dello
unendo scultura e natura” gnomone indica inoltre
scrisse il critico d’arte
altri riferimenti
Dario Micacchi sulla
astronomici: il solstizio
d’inverno, gli equinozi
scultura realizzata da
e le date in cui le due
Pomodoro a Taino.
“L’intera costruzione è
stelle più luminose
concepita per intervento
(Deneb e Capella) si
trovano a mezzanotte
di un astronomo per
sullo zenit di Taino.
incorporare il valore del
Questo pilastro si
tempo, dato il movimento
specchia nell’acqua di
apparente degli astri, e
una vasca a forma di
del sole, nella volta
luna, simbolo della
celeste”. (Giò Pomodoro).
ciclicità, della fertilità e
dell’universo femminile.
Su questa base ci sono
altri elementi simbolici: a Est la grande porta, simbolo di
Chronos, il tempo che passa e consuma ogni cosa, con
una parete in cui è incastrata una pietra con la scritta
OPUS (l’opera intelligente dell’uomo che costruisce la
civiltà). Dalla parte opposta, ad Ovest, si trova la grande
TAU, fatta da due blocchi verticali ed uno orizzontale,
simbolo della fatica umana.
A Sud, invece, il cubo-sfera è l’immagine del sole ed il
motto AD SIDERA invita l’uomo a rivolgere la mente e il
cuore alle stelle.
Verena Vanetti
www.comuneditaino.it
THE FOUR CARDINAL POINTS
In the public park of Taino you can discover the
monument which Giò Pomodoro dedicated to the four
cardinal points. The entire sculpture was conceived with the help of
an astronomer and incorporates the value of time, given the
apparent movement of the stars, and of the sun in the sky.
It's a civilised place which combines sculpture with nature and it's
there for people to experience and make their own.
L’ARTISTA
Giò Pomodoro (Orciano di Pesaro 1930 - Milano 2002)
è stato uno scultore tra i più importanti del panorama
internazionale del XX secolo. Dopo una iniziale
collaborazione con il fratello Arnaldo ed artisti come
Fontana, elabora una personale ricerca scultorea di
“rappresentazione razionale dei segni”. Nascono così i
grandi cicli dedicati alla materia, al vuoto e alla
geometria. I materiali che l’artista predilige sono la pietra
e il bronzo, protagonisti dei suoi lavori più famosi, grandi
opere monumentali, dalla forte valenza sociale, perché
pensate e realizzate con la finalità di essere utilizzate
dalla collettività. Oltre al “luogo” di Taino, ricordiamo il
“Piano d’uso collettivo dedicato ad Antonio Gramsci” ad
Ales in Sardegna ed il complesso monumentale
“Sole/Luna/Albero” per la città Monza. (V.V.)
80 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
RUBRICHE
Provincia da scoprire
TAINO
Taino è un paese di circa 3.000 abitanti e sorge su
una collina della provincia varesina tra Sesto Calende
ed Angera. Si è sviluppato nel secolo scorso grazie
alla presenza di alcune fabbriche ed all’iniziativa di
piccoli imprenditori. È un piccolo centro da visitare
per bellezze naturali e testimonianze artistiche, dove
si può vivere ancora una vita tranquilla e serena,
lontano dalle grandi città, godendo di luoghi e
panorami incantevoli.
Oltre al moderno monumento di Pomodoro nel parco
pubblico, a Taino si possono visitare il palazzo
Serbelloni con la chiesa di Santa Maria Nascente e la
ghiacciaia; la chiesa parrocchiale di S. Stefano
Protomartire; l’oratorio di S. Giovanni Battista e la
cappelletta dei Santi Cosma e Damiano, a Cheglio.
Nel 2009 è nato il Museo di Storia Locale in cui sono
stati raccolti ed esposti oggetti, foto e documenti sulla
storia di Taino a cura di Laura Tirelli, che ha
organizzato anche diverse mostre sulla realtà tainese.
Si può arrivare a Taino percorrendo l’autostrada
A8/A26 Milano-Sesto Calende-Gravellona Toce. Uscire
a Sesto Calende-Vergiate (a 9 km) e poi prendere la
strada statale 629 per Angera; infine seguire le
indicazioni per Taino. Con autobus: linea Varese-Taino.
In treno: Ferrovia Milano-Domodossola: stazione di
Sesto Calende. Ferrovia Novara-Laveno: stazione di
Taino-Angera. (V.V.)
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 81
RUBRICHE
Storia
I cimeli garibaldini di Villa
Mirabello?
Spostiamoli
al “museo”
di Belforte
Uno scorcio della mostra e il suo curatore,
Franco Prevosti
Visita alla bella e semplice mostra
“Varese verso l’Unità d’Italia” realizzata a
costo zero. Il curatore Franco Prevosti:
“Finora abbiamo avuto 500 visitatori,
numerose scolaresche e tante richieste di
ripristinare il museo del Risorgimento.
Dove? Vicino al luogo della battaglia”
S
emplice, a costo zero, allestita con tanta buona
volontà. Così è nata la bella mostra “Varese verso
l’Unità d’Italia” in corso a Varese all’Ottagono di Villa
Mirabello fino al 30 ottobre 2011 con una parte degli
oltre mille reperti garibaldini usciti dai depositi dello
smobilitato museo del Risorgimento. ”La mostra è frutto
dell’iniziativa privata, i fondali tricolori sono stati donati
dall’azienda Il Telaio di Luvinate e cuciti da volontari,
anche mia moglie e un’amica hanno dato una mano con
ago e filo - sorride il curatore Franco Prevosti, membro
dell'associazione garibaldina 26 Maggio 1859 - Per le
didascalie sono stato aiutato da Serena Contini che
ringrazio pubblicamente. La mostra è il completamento di
quella organizzata nella sala grande dell’oratorio di
Biumo per il 150° della battaglia del 26 maggio 1859.
Non c’era sistema d’allarme nè misure di sicurezza, così
esponemmo fotocopie e ingrandimenti dei documenti
originali e ora li abbiamo riutilizzati. E’ una mostra al
risparmio,
assolutamente
Esposte le bandiere che
dignitosa e con un
sventolarono il 26 maggio
bellissimo
1859 dalle case di Varese, le significato. Dimostra
camicie rosse indossate dai
che i varesini
Cacciatori delle Alpi, i fucili, ebbero coraggio,
ideali e forza
le sciabole e le baionette.
82 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Villa Mirabello
Castello di Belforte
Storia
d’animo per sostenere Garibaldi nella
prima battaglia della seconda guerra
indipendenza nazionale”.
Sotto la volta dell’Ottagono, sono esposte
le bandiere che sventolarono in quei
giorni dalle case di Varese, le camicie
rosse indossate dai Cacciatori delle Alpi, i
fucili, le sciabole e le baionette: la società
di Mutuo Soccorso dei Militari in
Congedo, che ne è la proprietaria, li
concesse in comodato d'uso al Comune;
poi ci sono i “pezzi forti”, le lettere
autografe del Generale, le carte del
Risorgimento varesino, le stampe mai viste
che provengono dall’archivio storico di
Palazzo Estense.
RUBRICHE
L’intento della mostra è mettere in
risalto i cittadini di Varese che
furono protagonisti delle vicende
locali, episodi forse poco eclatanti
ma sempre importanti e
significativi.
Immagini dei
combattimenti a Varese
LO SCIALLE DI ZIA ZAZA’
E’ d’obbligo l’accenno ai “grandi della
storia” Vittorio Emanuele II, Garibaldi,
Cavour e papa Pio IX, che tante speranze
suscitò nei patrioti varesini, nei fratelli
Dandolo e in Emilio Morosini. Il pontefice
è ricordato da un orologio di bronzo
dorato nell’atto di concedere le leggi
liberali nel 1850, prontamente ritirate
poco dopo. C’è anche la bandiera del
combattimento di Luino del 15 agosto
1848 che fu catturata dagli austriaci e
riconquistata a più riprese.
“L’intento della mostra - spiega Prevosti è mettere in risalto proprio i cittadini di
Varese che furono protagonisti delle
vicende locali, episodi forse meno
dedicato il liceo classico
Una dettagliata toponomastica
eclatanti ma sempre importanti e
cittadino; ma abbiamo ricordato
risorgimentale ricorda le vie e le
significativi. Chiediamo al visitatore un
anche i vari Bolchini, Della
piazze intitolate ai patrioti varesini
attimo in più per riflettere sui manifesti,
Chiesa e Larghi che si
che ogni giorno inconsapevolmente
le lettere e i proclami che comparvero
arruolarono nei Cacciatori delle
si percorrono: personaggi
allora sui muri delle castellanze ma
Alpi”.
Varese fu la prima città italiana
anche per leggere il commovente
semisconosciuti o dimenticati.
a nominare Giuseppe Garibaldi
racconto della storia d’amore legata
cittadino onorario e la prima a
allo ‘scialle di zia Zazà’. Chi viene alla
sventolare il tricolore. Sono impressionanti le fotografie
mostra potrà conoscerla nel dettaglio. Abbiamo rivolto un
ravvicinate del campanile della basilica di S. Vittore,
doveroso richiamo alla famiglia Cairoli che perse a
ridotto a una forma di gruviera dalle ventisei cannonate
Varese il primo di quattro eroici fratelli, Ernesto, cui è
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 83
Storia
RUBRICHE
Impressionanti le fotografie ravvicinate
del campanile della basilica di S.
Vittore, ridotto a una forma di
gruviera dalle ventisei cannonate
ricevute nei giorni della rivolta.
Maggio 1859
ricevute nei giorni della rivolta: “La guerra non rispetta
nulla, tantomeno i luoghi di culto e i sentimenti religiosi
dei fedeli - osserva il curatore - Alcune brecce nel
campanile contengono ancora le pesanti palle di piombo.
Da quando l’abbiamo inaugurata, il 17 marzo, la mostra
ha avuto più di mezzo migliaio di visitatori e numerose
scolaresche che ci hanno riempito di gioia. La storia,
infatti, come i musei, per essere utile deve rivolgersi ai
giovani e fornire spunti per riproporre nuove ricerche”.
LA CHIESA “POLVERIERA”
Fra i pezzi più curiosi ed emozionanti c’è il plastico delle
fortificazioni di Laveno nel 1859 con la chiesa di S. Maria
in Cà Deserta imbottita d’esplosivi dagli austriaci e
utilizzata come polveriera. Una dettagliata toponomastica
risorgimentale ricorda le vie e le piazze intitolate ai patrioti
varesini che ogni giorno inconsapevolmente percorriamo:
personaggi semisconosciuti o dimenticati come i soldati
Giuseppe Valder e Carlo Bossi che partirono con i Mille a
Quarto e che non fecero più ritorno a casa, come il
podestà Carlo Carcano che accolse Garibaldi come un
salvatore e il sacerdote Giuseppe Della Valle testimone e
“cronista” dell’insurrezione nel 1859.
Manca il pezzo forse più pregiato della collezione, il
grande quadro del pittore-soldato Eleuterio Pagliano, di
proprietà dei Musei Civici di Varese, che riproduce il
passaggio del Ticino a Sesto Calende dei Cacciatori delle
Alpi il 23 maggio 1859. E’ un’enorme tela di due metri e
trenta per sei di lunghezza in cui Pagliano, già sulle
barricate di Milano nel marzo 1848, ritrae uno per uno,
con scrupolo “fotografico”, i protagonisti dello sbarco, i
volti e le figure di settantatre garibaldini, immortalati
nell'attimo in cui i barconi e le chiatte attraccano nel
porticciolo. Una legenda numerata sul retro svela le
identità dei patrioti: ecco i fratelli Enrico, Benedetto ed
Ernesto Cairoli, Nino Bixio, i generali Medici, Sacchi e
Cosenz, i pittori Sebastiano De Albertis, Girolamo Induno
e lo stesso Pagliano, il medico Agostino Bertani, il
bergamasco Francesco Nullo e naturalmente lui,
Garibaldi, avvolto nel poncho, in mezzo ai volontari. Il
84 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
quadro è reduce dal prestito per la mostra
allestita alle Scuderie del Quirinale a
Roma. Ora è a Torino per l’esposizione
dell'Unità d'Italia e in autunno sarà forse
esposto anche a Varese.
IL CASTELLO A STRAPIOMBO
La mostra di Villa Mirabello dovrebbe essere la premessa
per la riapertura stabile del museo del Risorgimento:
“Molti visitatori ce lo chiedono, insistono perchè sia
ripristinata la sezione risorgimentale dei Musei Civici
come esisteva un tempo - ammette Prevosti - Il progetto
c’è e una delle ipotesi riguarda Villa Baragiola che però
ha bisogno di restauri. Meglio il castello di Belforte, che
ha il vantaggio di trovarsi vicinissimo al luogo della
battaglia. Il quadro di Pagliano starebbe divinamente nel
monumentale corridoio all’ingresso. Il castello appartenne
alla famiglia Biumi che nel ‘600 voleva farne la sua
principale dimora. Il tetto è stato messo in sicurezza solo
a metà grazie al contributo di 450 mila euro fornito
dall’Iper, manca la parte tre-quattrocentesca, la più
vecchia, mentre quella secentesca contiene il bellissimo
affresco della Madonna con S. Sebastiano e S. Rocco in
attesa di restauro. Sappiamo che una delle priorità del
sindaco Attilio Fontana è ricavare il teatro nella caserma
Garibaldi, ma salvare e utilizzare convenientemente il
castello di Belforte è altrettanto importante, anche per
ragioni di pubblica sicurezza: mi riferisco alla parte a
strapiombo sulle auto che percorrono viale Belforte. Il
problema dei costi è superabile, basta avere la volontà
politica e un valido progetto per trovare le sovvenzioni.
Non credo sia difficile”.
La mostra è promossa dal Comune in accordo con
l’associazione Varese per l’Italia - 26 maggio 1859 e la
Società di Mutuo Soccorso fra Militari in Congedo.
Hanno collaborato Toro Assicurazioni, Foto Soldano
Varese, Al Telaio Comotessile Luvinate, Riganti
Tappezziere Solbiate Arno, Comune di Crosio della Valle,
Fondazione Molina, Comune di Induno Olona, Canesi
Libreria Antiquaria Varese, Famiglia Bosina. Resterà
aperta fino al 30 ottobre 2011 con questi orari: 1012.30 e 14-18. Chiuso il lunedì. Ingresso libero. Per
informazioni: 0332/255485 www.comune.varese.it,
www.varesecultura.it.
Sergio Redaelli
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Fabbri e Fancello: la scultura e
il mestiere di vivere
RUBRICHE
Arte
Al Museo Bodini di Gemonio due artisti del
Novecento nel dramma della guerra.
L
a mostra dedicata dal Civico Museo Floriano Bodini
di Gemonio a “Salvatore Fancello e Agenore Fabbri
anime del Novecento” rappresenta la continuazione di
un percorso che da anni ricalca e ripropone in chiave
critica il cammino della produzione artistica di
esponenti di primo piano della scultura e della grafica
del secolo scorso.
Nelle sale del museo dedicato all’arte del maestro
Bodini (1933-2005) approdato da Gemonio a
Darmstadt, e poi ritornato in Patria - con il piacere di
chi rientra dopo essersi allontanato per meglio capirsi sono sfilate nel tempo le prove scultoree di Lucio
Fontana (era il 2006) e di Antonio Recalcati (2009),
dopo i marmi di Adolfo Wildt (2007) e le terrecotte di
Marino Marini, nel 2008. A questi si sono aggiunti altri
non secondari nomi.
Tocca ora all’arte breve ma folgorante di Fancello
(Dorgali, 8 maggio 1916 - Bregu Rapit 12 marzo
1941) troncata dalla guerra a soli venticinque anni, e a
quella solida e duratura di Agenore Fabbri, temprata a
sua volta dalla sofferenza dei gravi e paralleli
momenti storici, raccontare tempi e prodotti artistici
segnati dai conflitti bellici del ventesimo secolo.
Nato a Barba di Pistoia nel 1911, Fabbri morì nel
1998 a Savona. Proprio nel centenario della sua
nascita, il curatore Astrologo Abadal, con la
collaborazione di Montrasioarte, ha scelto di proporre
nelle sale del museo di Gemonio alcuni tra i frutti più
interessanti del suo percorso artistico. Ponendo accanto
a Fabbri anche significative opere di Salvatore
Fancello. I due si conobbero proprio in grazia della
loro comune passione e scelta di vita. Fu insomma la
sorte, sorretta dalle personali avventure umane e
professionali, a decidere di farli incontrare in quel di
Albissola, dove Fabbri fu per lunghi anni fondamentale
punto di riferimento della bottega di Tullio Mazzotti,
conquistandosi la stima e l’amicizia di Arturo Martini e
di Lucio Fontana.
Artista del popolo, scultore anti-retorica, così lo si
dipinge, amico in gioventù di Ottone Rosai e dei poeti
Rotture 1958 - legno cm 57x57x4
ermetici del caffè
A Gemonio si è puntato per
delle Giubbe Rosse
Fabbri su di una decina di
di Firenze, negli
significative opere,
anni Cinquanta
tra cui la celebre serie dei
Fabbri s’era poi
rilievi in legno.
trasferito a Milano.
A Gemonio si è
puntato per Fabbri su di una decina di significative
opere, tra cui la celebre serie dei rilievi in legno, legni
dipinti e lacerati (1958-1962), simbologia sofferta di
un’umanità dilaniata dall’incapacità di darsi risposte, o
meglio, la sola riposta possibile, quella dell’amore, unica
moneta di scambio spendibile contro l’odio. “Personaggio
lunare”, noto bronzo del 1958, è altra opera centrale
dell’omaggio dedicato a Fabbri. Si tratta di un soggetto
molto caro all’artista per i suoi numerosi riferimenti
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 87
RUBRICHE
Arte
Delimitazione 1959 legno cm 61x50x3
Salvatore Fancello Cinghiale col suo piccolo
La critica ha puntualmente sottolineato dell’opera di
Fabbri la valenza narrativa drammatica, connotata da
evidenti caratteri espressionisti, raffigurata nelle serie
delle sue Donne e Madri, negli Animali feriti, nelle
Risse, negli Insetti atomizzati, testimonianza
quest’ultima del mondo in attesa di morte sotto l’incubo
delle deflagrazioni atomiche. E davvero Fabbri è voce
forte di chi soffre in sé la doppia ferita di un mondo
prima offeso e tormentato dalla colpa della guerra e
dell’atomica, poi reso dubbioso dalla crisi
dell’occidente che stenta a risollevarsi dalle ceneri del
lutto.
Del nuorese Salvatore Fancello, penultimo di dodici
figli, falciato
precocemente dalla
Del nuorese Salvatore
guerra in Albania,
sono esposte ottime
Fancello sono esposte
sculture in terracotta
ottime sculture in terracotta
policroma,
policroma, espressione di
espressione di
quell’arte animalier a lui
quell’arte animalier a
molto cara.
lui molto cara, e di
cui fu, com’è noto,
sensibile cultore. “Coccodrillo con il suo piccolo”, opera
del 1938, è un alto esempio di abilità artistica e
affabulatoria, in cui Fancello rivela in pieno la felicità
di quel suo precoce dono di saper far dialogare con la
matericità dell’impasto i toni cromatici. Il che pone
l’inevitabile, ma inutile domanda, sugli esiti futuri di
un’arte giovanile già così felice nelle sue premesse,
racchiusa in soli due lustri.
E fu arte davvero felice, come sottolinea il curatore,
perché non si trattava di una risposta estetica ad una
moda carezzata dai vezzi scultorei tra le due guerre,
bensì di un’autentica, sentita rappresentazione della
mitografia originaria della patria di Fancello, la terra
sarda dai colori caldi dove la sua vita, breve ma fertile,
s’era un giorno affacciata.
Luisa Negri
SALVATORE FANCELLO E AGENORE FABBRI
anime del Novecento
3 luglio-2 ottobre 2011
Civico Museo Floriano Bodini - Via Marsala, 11
Gemonio (Varese)
letterari (da Shakespeare, a Cervantes, a Pirandello),
ma soprattutto per la personale visione di un’umanità
figlia del caos, perennemente in bilico tra turbative
cosmologiche e voglia di razionalità. Quella che, sul
finire del percorso terreno, Fabbri riuscirà a
intravedere di nuovo nel suo prossimo.
88 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Orari: Sabato e domenica 10.30-12.30/15.00-18.30
[email protected]
rassegna parallela: Superfici in tensione
In mostra opere di: Roberto Crippa, Anselmo Francesconi,
Giuseppe Locati, Quinto Ghermandi, Alberto Ghinzani, Giò
Pomodoro, Amilcare Rambelli
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RUBRICHE
Arte
Quando
l’Amore vince
Il Guercino ritrovato è a Varese.
D
ue temi: la guerra e l’amore. E un’immagine: quella
di un Amorino che trattiene Marte, il dio della
guerra. Il messaggio è svelato. Racchiuso nel virgiliano
‘omnia vincit amor’, l’amore vince su tutto, si traduce
nell’opera ritrovata “Marte furibondo trattenuto da
Amorino”, un imponente olio di Giovanni Francesco
Barbieri, detto il Guercino (1591-1666).
Il soprannome fu dato all’artista per lo strabismo che
l’afflisse fin dalla nascita, ma in realtà lo stesso aveva
avuto in dono il non raro pregio di vedere e intrepretare
luci e colori come pochi altri contemporanei seppero
fare.
Chi volesse incontrarsi con la citata opera del Guercino,
se non l’avesse ancora fatto, ha tempo fino a gennaio, al
Guercino, Marte con
Castello di Masnago, seconda tappa di una mostra
itinerante curata da Federica Gasparrini e Maurizio
Marini e organizzata da Sphaerica. Al centro dell’opera
s’avanza il dio della guerra, baldanzoso nella lucente
armatura, tra fumi di polveri da sparo, sullo sfondo della
mole di Castel Sant’Angelo, simbolo del potere papale.
A trattenere l’impeto del dio è il tentativo timido, ma
efficace, del figlio di Venere, l’Amorino che punta i
piedi rosati sul cannone di guerra, che non verrà usato.
L’allestimento dell’evento si avvale di otto cartelli didattici
in italiano e inglese e di un video realizzato da Luca
Verdone, fratello del più celebre regista Carlo, che
documenta sulle curiosità relative al trasporto e alla
conservazione di un ‘opera d’arte e sulle vicende
avventurose del dipinto, rimasto nello studio dell’artista
fino alla morte, e poi disperso. Da poco ritrovato ed
esposto a Castel Sant’Angelo, come racconta Rosella
Vodret, soprintendente del polo museale della città di
Roma, rappresenta il prezioso punto d’attrazione e una
straordinaria occasione per riflettere sulla figura di uno
dei più importanti artisti della storia della pittura italiana
del Seicento. Per Giuseppe Ussani d’Escobar, presidente
di Sphaerica, è un ‘retablo de las maravillas’.
“Nell’affermarlo - dice - mi ispiro allo stupore del
Barocco, all’imprevedibilità di quel magico periodo del
Bernini e del Borromini, a quella magica atmosfera che
vive di provocazioni e suggestioni, dove la provocazione
diventa più concreta ed
altrettanto forte di quello che
un Amorino, Cincinnati (Ohio),
si presenta davanti ai nostri
Cincinnati Art Museum
occhi ed investe i nostri
sensi”. Varese rappresenta,
come abbiamo notato, la
seconda tappa della mostra,
così che ai visitatori del
maniero varesino sarà
consentito valutare in diretta,
grazie alla collaborazione
tra un collezionista privato e
il Comune di Varese, un
dipinto, siglato e
documentato, la cui sorte
La tela “Marte con
Amorino” conservata a
Cincinnati fu voluta dal
committente al posto di
quella originale, ora
ritrovata, probabilmente
per l’orientamento
orizzontale.
90 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
L’opera in mostra a
Varese in cui il dio è
trattenuto
dall’amorino rimase
per anni nello studio
dell’artista e poi andò
persa. L’esistenza
dell’opera era stata
più volte confermata
dagli studiosi.
L’opera in mostra a Varese:
Marte furibondo ritenuto da un Amorino
olio su tela, cm 170 x 136
siglato in basso a sinistra “F.B.”
aveva posto molte domande. La sua esistenza era stata
più volte confermata dagli studiosi e se ne trovava
testimonianza anche in un’incisione dell’artista Giacomo
Giovannini, parzialmente conforme al dipinto in oggetto.
Commissionata al Guercino da Mario Mattei, barone di
Paganica, la tela non era stata da questi ritirata ed era
rimasta nello studio dell’artista, forse sostituita da una
seconda, analoga opera, voluta dal comittente in
orizzontale - anziché verticale, “Marte con un Amorino”,
oggi all’Art Museum di Cincinnati (Ohio).
Fu poi ritrovata nello studio dagli eredi, dopo la morte
del pittore, e mostrata dai nipoti al futuro biografo Carlo
Cesare Malvasia, che battezzò il quadro con la
denominazione ancora attuale.
Nato a Cento di Ferrara e morto a Bologna, il Guercino,
RUBRICHE
Arte
allievo della bottega di
Benedetto Gennari, è
tipico rappresentante
dell’arte del Seicento, l’età
Barocca. Con Guido Reni,
Lanfranco e Domenichino
fu tra gli esponenti di
spicco della “cosiddetta”
scuola bolognese. Dove,
dismesse le voglie di
imitazione della Maniera
di Michelangelo e
Raffaello, si puntò a una
sintesi tra il chiaroscuro
della Natura
caravaggesca e la pittura
come Idea della scuola
dei Carracci. Pupillo di
papa Gregorio XV,
l’artista è noto anche per
l’affresco del Casino
Boncompagni Ludovisi,
detto l’Aurora, dall’opera
che eseguì in concorrenza
ideale con il collega
Guido Reni, impegnato sullo stesso tema a Palazzo
Rospigliosi. Il catalogo della mostra (De Luca edizioni d’arte)
è curato da Federica Gasperrini e Maurizio Marini.
Luisa Negri
IL GUERCINO RITROVATO
Quando Amore ferma la guerra
19 luglio 2011 - 8 gennaio 2012
Civico Museo d’arte Moderna e Contemporanea
Varese, Castello di Masnago,
Via Cola di Rienzo, 42
Orario estivo: 10.00-12.30/14.30-18.30
Orario invernale: 9.30-12.30/ 14.00-17.30
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 91
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Arte
E
A P P U N TA M E N T I
5 per Masolino
Sono cinque gli artisti coinvolti in un progetto che trae ispirazione proprio dal
borgo quattrocentesco, dagli affreschi di Masolino da Panicale ai monumenti
più noti commissionati, nel Quattrocento, dal celebre Cardinale Branda
Castiglioni. I soggetti raffigurati riproducono gli scorci più suggestivi dell’antico
borgo però con evidenti differenze di codici espressivi, dal linguaggio
rinascimentale di Masolino a quello espressionista, metafisico, surrealista di
Bruno Bordoli, Giovanni Cerri, Marina Falco, Fuelpump (Fabio Valenti) e
Giorgio Sovana, protagonisti di questa esposizione.
Sino al 16 ottobre 2011
RUBRICHE
M O S T R E
When the impossibile happens
Ryoji Ikeda, Nico Vascellari e Prurient, Michele Bazzana, Francesca
De Isabella e Sara Leghissa, King Tongue e Yoshua Okón,
Knowbotiq, Sergio Limonta, Giovanni Morbin, Societas Raffaello
Sanzio, Ze Coeupel.
Dall’8 ottobre al 13 novembre 2011
Inaugurazione sabato 8 ottobre, ore 18.30
Jesus
Museo Civico Branda Castiglioni - Castiglione Olona
Piazza G. Garibaldi 1 - tel. 0331 858301
Performance e progetto espositivo di Nico Vascellari che, sotto al diretto riferimento al Salvatore, celano per poi
rivelarlo il richiamo alle affascinanti figure dell'attore Klaus Kinski e del musicista GG Allin, entrambi collegabili,
in maniera diversa e controversa, alla figura di Gesù Cristo.
Orari: da martedì a sabato 9.00-12.00 e 15.00-18.00, domenica 10.3012.30 e 15.00-18.00, domenica 9 e 16 ottobre 15.00-18.00
Ingresso: euro 3,00 intero; euro 2,00 ridotto
Progetto espositivo dall’8 ottobre al 13 novembre 2011
Performance sabato 8 ottobre, ore 21.30
Lasciare il segno 2011 “Diario d’artista”
Mostra itinerante negli spazi di Luino, Milano e San Bernardino. Obiettivo è quello di
indagare il mondo del libro d’artista, quale risultato di una interazione tra linguaggi
espressivi e comunicativi e darà la possibilità ai visitatori di visionare un interessante
spaccato di quella che è oggi la produzione contemporanea dei libri- diari d'artista.
Sino al 15 ottobre 2011
Masseria del parco di Villa Filippi - Luino
Via San Pietro 43 - tel. 3388454952
Orari: visitabile su appuntamento. Ingresso libero
MAGA - Museo Arte Gallarate - Via De Magri 1
tel. 0331 706011 - www.museomaga.it
[email protected]
Orari: da martedì a domenica 9.30-19.30. Ingresso gratuito
SENBAU. Protagonisti del silenzio
Carlo Senesi e Giacomo Bauccio, due artisti dalle personalità distinte, anni fa si
sono incontrati, riconosciuti ed uniti in un duo artistico dando vita a SENBAU.
Le loro opere, misteriose, profonde, suggestive, intriganti, donano a coloro che
le avvicinano, forti emozioni che penetrano la coscienza suscitando emozioni
che l’arte contemporanea, in questi ultimi anni, ha talvolta negato.
Sino al 29 settembre 2011
Premio Riccardo Prina. Fotografia e parola
Galleria Cascina dell’Arte - Busto Arsizio
Via Vespri Siciliani 5/7 - per informazioni 333 4314289
In mostra le opere dei 15 finalisti. Vincitore è Laura Locatelli con l’opera fotografica
“Tracce di paesaggi”. Menzione speciale a Simone Santilli con “431 characters”.
Orari: da giovedì a domenica 16.00-19.00. Ingresso libero
Sino al 16 ottobre 2011
Galleria Ghiggini - Varese - Via Albuzzi 17,
tel. 0332 284025 - www.ghiggini.it - [email protected]
Orari: da martedì a sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.00. Ingresso libero
Francesco De Rocchi, Mario Botta. Angeli
La mostra comprende circa quaranta tra dipinti e disegni, che raccolgono tutti i principali
lavori del maestro saronnese e del grande architetto svizzero su questo tema, su cui
entrambi hanno profondamente riflettuto.
Dal 30 ottobre al 13 novembre 2011
Inaugurazione sabato 29 ottobre, ore 17
Villa Gianetti - Saronno - Via Roma 20 - tel. 02 96710246
Orari: tutti i giorni 10.00-12.30 e 15.30-18.30. Ingresso libero
Collezione ‘900 e contemporanei
Sabato 24 settembre 2011 è stata inaugurata una nuova sezione del
Museo Gianetti dedicata alla collezione di ceramiche del ‘900 e del
contemporaneo, con l’intento di creare una continuità tra la ceramica
antica e la ceramica contemporanea.
Gli artisti presenti: Apruzzese E., Alberti R., Amrita, Ardini F., Atelier di
ceramica “la linea”, Ballerani P.G., Bosini G., Calzavacca C., Clerici A.,
De Rosa M., Dusi F., Giovannini R., Guerri A., Masciarelli G., Meza M.,
Minotti M., Oliva E., Orini N., Pasqui W., Polloniato P., Quattrini A.,
Roma F., Robustelli G., Rosenberg M., Rotta C., Russo S., Scuola
Cova, Spector G., Tapia M., Vanotti A., Venturi S., Weiss P., Zava D.
Museo G. Gianetti - Saronno
Via Carcano 9, - tel. 02 9602383 - www.museogianetti.it [email protected]
Orari: martedì, giovedì e sabato 15.00-18.00.
Ingresso nuova sezione gratuito
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 93
RUBRICHE
Arte
M O S T R E
E
A P P U N TA M E N T I
Diabolik & Eva Kant
Giovani Talenti. Fotografia Italiana Contemporanea
La mostra presenta 30 opere della Micromart Collection realizzate dai principali autori della serie:
Sergio Zaniboni, Franco Paludetti, Enzo Facciolo, Elio Silvestri e Giuseppe Palumbo.
L’iniziativa nasce con la finalità di valorizzare e promuovere giovani talenti, alcuni
dei quali provenienti da scuole di fotografia, altri dalle letture dei portfolio,
affidando a una serie di curatori la scelta degli autori da proporre e sostenere.
Sino al 13 ottobre 2011
Banca intermondiale Suisse - Lugano (CH)
Contrada Sassello 10
Dal 23 ottobre al 6 novembre 2011
Inaugurazione - domenica 23 ottobre ore 18.00
Orari: da lunedì a venerdì 10.00-17.30
Una finestra vista casa
Galleria American Design & Art - Lugano (CH)
Via Marconi 4 - tel. +41 (0)919225142
www.americandesignandart.com
[email protected]
Femminile Plurale
Orari: da giovedì a sabato 11.00-19.00 o su
appuntamento
di Matteo Sauli. Progetto proposto da Claudio Argentiero - Archivio Fotografico Italiano
In bicicletta nel mondo. A scuola nel mondo
Fotografie di Carlo Meazza scattate in Africa, America Latina, Europa e Asia.
Sino al 22 ottobre 2011
Canvetto Luganese - Fondazione Diamante Lugano (CH)
Via R. Simen 14b - tel. +41 (0)919101890
www.f-diamante.ch - canvetto@ f-diamante.ch
Orari: da martedì a sabato 8.30-24.00
LA DOMENICA IN FAMIGLIA CON IL
Ricco calendario di iniziative pensate per lo svago e il relax di
tutta la famiglia: genitori e bambini potranno, infatti, cimentarsi
insieme in divertenti laboratori e partecipare a coinvolgenti
percorsi-gioco alla scoperta dei Beni varesini del FAI.
Monastero di Torba, Gornate Olona orario: dalle 10.30 alle 17.00;
di Leda Mattavelli. Progetto proposto da Erminio Annunzi - docente Istituto Italiano di Fotografia
di Mirta Kokalj - Wanda Perrone Capano - Desiree Sacchiero - Francesca Todde - Michela Bernasconi - Silvana
Celentano - Noemi Belotti - Leda Mattavelli - Elisabetta Righi. Progetto proposto da Roberto Mutti - critico,
consulente artistico e docente di fotografia
Bagnanti
NONLUOGHI
di Susanna Pozzoli. Progetto proposto da Gigliola Foschi - Critico e storico della fotografia - docente all’istituto
Italiano di Fotografia
In montagna: paesaggi nascosti
di Claudio Camisasca. Progetto proposto da Claudio Argentiero - Archivio Fotografico Italiano
Villa Pomini - Castellanza - Via Don Testori 14 - tel. 0331 526263
www.archiviofotografico.org
Orari: venerdì e sabato 15.00-19.00, domenica 10.00-12.00 e 15.0019.00. Ingresso libero
Franco Rognoni. Favole e sogni
La mostra comprende trenta opere, oli, disegni, incisioni e tecniche miste,
alcune delle quali inedite e di particolare valore espressivo. Le opere
provengono da importanti collezioni private e da strutture museali.
Sino al 31 ottobre 2011
Sangalleria - Casalzuigno - Vicolo Malcotti per informazioni 339 5297073
Orari: giovedì e sabato 14.00-18.00, domenica 9.00-12.00
domenica 9 ottobre “Esploratori nel passato”
Prenotazione obbligatoria al numero 0331 820301
Villa Della Porta Bozzolo,Casalzuigno orario: dalle 15.00;
domenica 23 ottobre “ Flora tra dolcetti e scherzetti”
Prenotazione obbligatoria al numero 0332 624136
Villa e Collezione Panza orario: dalle 15.00;
domenica 16 ottobre “Atmosfere e colori d’autunno”
domenica 6 novembre “Caccia ai colori
domenica 13 novembre “Coloriamo le emozioni”
domenica 27 novembre “Aspettando il Natale”
Prenotazione obbligatoria al numero 0332 283960
Ingresso: 5,00 euro (adulti e ragazzi)
Maggiori informazioni www.fondoambiente.it
A cura di Laura Bardelli
94 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Settima Giornata del Contemporaneo
Sabato 8 ottobre 2011
Grande evento dedicato all’arte contemporanea e al suo
pubblico organizzato da AMACI - Associazione dei Musei
d’Arte Contemporanea Italiani. Porte aperte gratuitamente in
ogni angolo del Paese, per presentare artisti e nuove idee
attraverso mostre, laboratori, eventi e conferenze. Un
programma multiforme che regalerà al grande pubblico
un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo
dell’arte contemporanea.
L’elenco degli aderenti all’iniziativa è consultabile su www.amaci.org
RUBRICHE
Arte
FRANCO RADICE
La mostra presenta per la prima volta un percorso antologico alla
scoperta della figura e dell'opera di Franco Radice (Roma 1938 Varese 1992), pittore di paesaggio, natura e scene di genere legate
al mondo contadino della provincia, ma con un occhio attento
anche alle problematiche sociali affrontate, negli stessi anni, dai
maestri italiani impegnati nelle denunzie dei drammi del secondo
dopoguerra..
Sino al 30 ottobre 2011
Museo Civico Parisi-Valle - Maccagno
Via Leopoldo Giampaolo 1, tel. 0332 561202 www.museoparisivalle.it - [email protected]
Orari: da giovedì a domenica 10.00-12.00 e 15.00-18.00.
Ingresso gratuito
Le zucche 1990 olio su tela
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 95
RUBRICHE
Sport
Scocca
la freccia
La Compagnia Arcieri
Città di Varese, realtà
sportiva di nicchia che ha
recentemente organizzato,
in Città, la Coppa Italia
delle Regioni.
96 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Fondata nel 1976, la
acata, schiva e ferma nel sostenere la
futuro. Qual è il segreto?
Compagnia Arcieri Città
Sinapi: Non è certo stato un percorso in discesa,
sua posizione. Vulcanico, estroverso e
ma siamo sempre riusciti a superare le difficoltà.
difficile da tenere a freno. All’apparenza
di Varese ha sede a
agli antipodi, se non fossero marito e
Calcinate degli Orrigoni. Non ultima, ma credo tra le più importanti per
la nostra crescita, è stata quella di avere un
moglie con una ferrea e comune passione
campo gara. Il tiro con l’arco infatti necessita di
per il tiro con l’arco. Mariangela Casartelli
e Walter Sinapi sono l’anima, la testa e il cuore della
grandi spazi e trovarne uno non è cosa da poco. Ci siamo
Compagnia Arcieri Città di Varese: insieme l’hanno fondata
riusciti. La nostra “casa” è a Calcinate degli Orrigoni:
nel 1976, insieme l’hanno fatta crescere e oggi, sempre
abbiamo un campo di 7 mila metri quadrati, attrezzato per il
insieme, la guidano ricoprendo gli incarichi di presidente,
tiro Fita e di Campagna. Una location ideale, alle pendici del
Mariangela Casartelli e di segretario e commissario tecnico
Campo dei Fiori. Direi il massimo per questo sport che si
Walter Sinapi.
pratica a contatto con la natura.
Casartelli: Il propulsore di questa avventura è l’entusiasmo dei
Chi ha fatto del tiro con l’arco una passione di famiglia?
soci e degli atleti. In tutti questi anni abbiamo lavorato molto
Casartelli: E’ stato mio marito a trasmettermi l’entusiasmo e
alla costruzione del gruppo e dedicato grande attenzione alla
l’amore per questo sport che prima nemmeno conoscevo.
crescita tecnica. Attualmente abbiamo una trentina di arcieri e
Sinapi: E’ una passione che non ho mai abbandonato.
tra questi non mancano certo le promesse. Luca Maran,
Nemmeno quando stavamo organizzando le nozze. O
Giorgio Cazzaniga e Paolo Damiani sono nel giro della
meglio, io andavo a tirare con l’arco e mia moglie pensava
squadra nazionale e per una
al matrimonio.
realtà piccola come la nostra è un
Una location ideale,
risultato di cui andare fieri.
alle pendici del
Come e quando nasce il progetto della Compagnia Arcieri
Campo dei Fiori. Il
Fucina di campioni e società
Varese?
massimo per questo
Casartelli: Siamo alla fine degli anni Settanta e per
modello per l’organizzazione di
sport che si pratica
praticare questo sport dovevamo sempre andare ad
grandi eventi. Vi definiti piccoli
Appiano, Besozzo o Gallarate. Io e Walter riusciamo a far
per modestia o paura di
a contatto con la
pubblicare un articolo su La Prealpina in cui spiegavamo
crescere?
natura.
Casartelli: Il nostro sport, se si
l’idea di voler dare vita a una società di tiro con l’arco.
escludono le Olimpiadi, non avrà
Abbiamo fatto la prima riunione
mai le platea del calcio o del basket. Però la nostra
nella sede del Coni e ci siamo
Un campo per
dimensione non può più essere un alibi. L’aver organizzato a
trovati in cinque, ovvero il
addestramento e
distanza di pochi anni dalla prima volta un’altra edizione
numero necessario per far
gare di 7mila mq
della Coppa Italia delle Regioni ci porta a voler consolidare la
partire l’avventura.
attrezzato per tiro
nostra attività che coniuga i risultati sul campo in termini di
Sinapi: L’Ar.Va. nasce nel 1976
Fita e di campagna. e un anno dopo è già affiliata
medaglie, alla capacità di gestire appuntamenti di livello per
lo meno nazionale.
alla Federazione. Il primo
Sinapi: Noi ci saremo sempre, ma a crescere non deve essere
presidente è stato Enzo Busignani.
solo la nostra realtà, ma tutto il movimento. Se guardo al
Come venite accolti dal panorama sportivo dell’epoca?
recente passato, infatti, credo che il tiro con l’arco, a livello
Casartelli: La Compagnia ha subito rappresentato una
provinciale, abbia perso qualche grande occasione. Mi
novità, ma noi avevamo un illustre precedente, ma a quanto
riferisco al fatto che non siamo
pare tutti se l’erano dimenticato.
riusciti a sfruttare al meglio la
Attualmente la
Sinapi: Ben prima che nascesse la nostra Compagnia, negli
grande opportunità che Michele
Compagnia ha
anni Cinquanta, a Varese si sono disputati gli Europei. Ed
Frangilli ci ha dato con i suoi
era anche la prima volta che l’Italia organizzava la
successi olimpici. Frangilli
una trentina di
competizione continentale. Il campo di gara fu allestito
arcieri e tra questi potenzialmente è la persona giusta:
all’ippodromo. L’evento è come se fosse entrato nel Dna dei
campione in campo e disponibile
non mancano
varesini, i quali, pur non ricordandosene, hanno sempre
certo le promesse. fuori. Non gareggia con la nostra
dedicato al tiro con l’arco un’affettuosa attenzione.
società, ma non ho alcun problema
a sostenere che possa diventare il
Far vivere una società sportiva non è cosa semplice,
testimonial di questo sport.
Andrea Della Bella
soprattutto se si tratta di sport catalogati come minori.
Oggi l’Ar.Va. ha un passato, un presente e soprattutto un
P
Anno XII - n.6/2011
RUBRICHE
Sport
- VARESEFOCUS 97
RUBRICHE
Sport
Uno sport di nicchia. Se si escludono
le Olimpiadi, non avrà mai le platea
del calcio o del basket.
La Coppa Italia delle Regioni
Avevano promesso spettacolo e spettacolo è stato. La Coppa Italia delle Regioni organizzata per la seconda volta
dalla Compagnia Arcieri Città di Varese lascia a tutti coloro che l’hanno vissuta un bagaglio di emozioni intense e che
difficilmente finiranno nel dimenticatoio. Tanto più che a trionfare è stata la Lombardia.
Organizzazione logistica perfetta, scenari di gara unici nel panorama nazionale, oltre 500 arcieri in rappresentanza di
21 regioni e un pubblico di appassionati e curiosi incantati sia dalla competizione Fita, disputatasi a Calcinate del
Pesce, che dal Tiro di Campagna, specialità meno conosciuta, ma più spettacolare, che si è disputata nel bosco della
ditta Mazzucchelli di Castiglione Olona, campo base della Compagnia arcieri locali. Ed è proprio in questo suggestivo
angolo di Varesotto, che il pubblico ha potuto ammirare l’abilità degli arcieri, messa a dura prova dall’impegnativo
percorso costellato di ben 48 bersagli.
Gli organizzatori però hanno voluto fare centro a tutti i livelli: agonistico e formativo. Accanto alla due giorni di gara,
gestita su due sedi differenti (dettaglio non trascurabile per chi deve mettere a punto accoglienza e spostamenti), si
è tenuto anche un seminario tecnico sul Compound visto dai professionisti. Un momento di approfondimento
dedicato ai tecnici e che ha confermato la volontà della Compagnia Arcieri Città di Varese di dare un contributo
sostanziale alla crescita di questo sport, che il grande pubblico si ricorda, purtroppo, solo nel momento in cui si
accende il braciere olimpico. (A.D.B.)
Tre volte campionessa del mondo: Baggiolini sbanca Sacramento
“Ho un conto in sospeso con un’olandese”, aveva dichiarato, con la testa alla gara degli 800 metri, prima di partire per i
Mondiali Master di atletica leggera di Sacramento, in California. A conti fatti, però, la rivincita di Emanuela Baggiolini è andata
ben oltre: tre le medaglie d’oro. Un bottino, quello portato a casa dall’atleta varesina
che corre con i colori del Cus Cagliari (e che di professione fa la funzionaria
all’Unione degli Industriali della Provincia di Varese), iniziato con la conquista del
gradino più alto del podio nei 400 metri ostacoli. La sua specialità per eccellenza.
Poi la vittoria negli 800. Quella annunciata e voluta, con un secondo di vantaggio su
Ingrid Grutters. “L’olandese” di cui sopra, tanto per intenderci. Poi il terzo titolo
conquistato nei 400 piani.
Ma la tripletta oro non esaurisce il medagliere della Baggiolini ai mondiali over 35.
Per completarlo bisogna aggiungere due argenti in altrettante staffette. Bilancio
finale per l’atleta allenata da Paolo Bertaccini, allievo di Antonio Cecconi: nove gare
in nove giorni e cinque salite sul podio.
Nemmeno il tempo di gioire e subito il ritorno sul campo d’allenamento di Calcinate
degli Orrigoni. Per altre rivincite, già annunciate. Solo due settimane prima dei
Mondiali Master a Sacramento c’era stato il quarto posto ai Campionati Italiani
Assoluti di Torino: “Nel bronzo ci avevo sperato”. Finirà come con l’olandese? (D.C.)
98 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Due ruote
varesine
La stagione sta finendo, ma per i motociclisti incalliti
che stanno pensando di cambiare ora il bolide,
ecco due nuove moto varesine molto diverse, ma
accomunate da temperamento sportivo: MV Agusta
Brutale 1090 RR e Husqvarna TE 630.
L
a versione top della nuova gamma Brutale si chiama
1090 RR, una moto dall'allestimento estremo e
componentistica racing, per regalare il massimo delle
soddisfazioni a chi cerca in una moto, oltre a fascino ed
eleganza, le super prestazioni. I 38 titoli mondiali piloti e
37 campionati marche conquistati nella storia di MV
Agusta si rispecchiano in questo progetto, nato senza
compromessi e soprattutto sulla nuova linea direzionale del
“Made in MV”, ossia di un progetto nato e sviluppato in
casa per la sua quasi totalità.
Con 1.078 cc per 144 cv di potenza: il nuovo 4 in linea
MV si pone in vetta alla classifica delle prestazioni per
motocicli naked. Deriva dal propulsore base, quello della
990 R. Quindi, nessuna variazione del layout del motore e
una riconfigurazione del motore che ha l’obiettivo di
rendere più morbido l'uso del gas, con una risposta che
vuole essere più progressiva, corposa e armonica rispetto
Husquarna TE 630
a prima, specie nell'apri-chiudi e in accelerazione.
Nonostante la sua impostazione estrema, si apprezza la
posizione di guida più comoda e spaziosa. La sella lunga
permette anche ai piloti di statura superiore alla media di
“entrare” comodi, con le braccia che si allungano al
manubrio su un piano più alto e confortevole. La
sensazione è quella di guidare una moto cresciuta di un
paio di taglie, quindi più ospitale. La 1090 RR è
disponibile in tre colorazioni: rosso pastello/argento
metallizzato; nero pastello/grigio graffite; bianco
perla/nero pastello. Costo: 18.700 euro.
Derivata dalla SMR 630, la Husqvarna TE 630 beneficia di
molte parti in comune ai quattro tempi Husqvarna da
enduro “racing”, ed è insieme alla WRE 125 l’unico
modello della Casa 78 volte campione del mondo nel
fuoristrada , nel segmento delle moto Dual Purpose, ovvero
le moto che ti portano dappertutto. Con la TE 630
Husqvarna ha voluto ampliare il proprio raggio d’azione e
raggiungere anche gli appassionati di enduro che
utilizzano la moto tutti i giorni e esigono un mezzo più
confortevole ma con lo stesso fascino delle moto “racing”.
La TE630 abbina un carattere forte ed un look accattivante,
a una parte ciclistica adeguata per un utilizzo quotidiano
in fuoristrada, coadiuvati da un propulsore particolarmente
brillante e facilmente fruibile anche ai medi e bassi regimi.
La novità principale del nuovo TE 630 è nel motore ora
da 600 cc grazie a un aumento dell’alesaggio da 98 mm
a 100 mm. L’Husqvarna TE 630 è il sogno di chi vuole
una moto con grinta ma anche di classe; è il miglior
esempio di come una bellezza racing fuoristradistica
possa essere plasmata al servizio del grande pubblico.
Costo: 7.520 euro.
(M.L.)
RUBRICHE
Motori
MW Agusta Brutale 1090 RR
Anno XII - n.5/2011
- VARESEFOCUS 99
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dei Fidi dell’Unione degli Industriali della provincia di
Varese opera a fianco delle piccole e medie imprese
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RUBRICHE
Motori
Il comfort sportivo dell’Audi
A6 Avant
Arriva in autunno anche sul
mercato italiano la nuova versione
del modello della casa
automobilistica tedesca giunto alla
settima generazione.
S
quadra che vince non si cambia.
Sulla scia del motto sportivo
sbarca anche sul mercato italiano la
nuova Audi A6 Avant. Settima
generazione di un’auto che si
presenta con novità importanti, ma
tutte improntate ad un obiettivo:
“Riedizione di un modello vincente”.
Che dal 1994 ad oggi ha venduto
86.000 vetture.
Con quest’auto Audi si
rapporti o del multitronic a variazione continua o
Carrozzeria più leggera, una
conferma pioniera nella
del tiptronic a otto rapporti.
struttura che concilia dinamismo
costruzione leggera: il
Per un amante della Avant un dettaglio
sportivo a un comfort eccellente, un
peso cala del 18%.
importante è la capienza del bagagliaio: in
design slanciato e lineare, funzioni
questo caso si parla di 565 litri, che diventano
di connettività difficilmente
1.680 se si reclinano gli schienali dei sedili posteriori. Per
ritrovabili in altri modelli concorrenti del segmento:
quanto riguarda l’abitacolo la nuova A6 Avant si
queste le principali caratteristiche dell’Audi A6 Avant.
contraddistingue per un design slanciato e lineare, e con
Con la sua realizzazione la casa automobilistica dei
una qualità delle finiture che, come si dice in questi casi,
quattro anelli conferma il proprio ruolo di pioniera nella
“è senza compromessi”, grazie anche ad un
costruzione leggera. Grazie ad una carrozzeria costituita
equipaggiamento ricco e un’ergonomia esemplare.
per il 20% da componenti di alluminio il peso
Punta di pregio, il sistema
complessivo, rispetto al modello precedente, scende di 70
integrato che racchiude tutte
chilogrammi. Ciò vuol dire che, in termini assoluti, nella
Scendono anche i
le funzioni di connettività:
versione 2.0 TDI, il peso sarà di soli 1.640 chilogrammi.
l’Audi Connect. Funzionalità consumi: nella
Cala il peso e calano anche i consumi. “L’efficienza
innovativa - dichiarano dalla casa tedesca - è al servizio
speciali sono garantite dalla versione 2.0 TDI sono
della potenza”. Tradotto in numeri, nella motorizzazione
collaborazione con Google,
di 5 litri di carburante
2.0 TDI il consumo medio di carburante ogni 100
mentre il sistema hotpost
ogni 100 chilometri.
chilometri sarà di 5 litri. La spiegazione sta nel fatto che
permette ai passeggeri di
“tutti i propulsori sfruttano tecnologie del sistema
navigare su Internet e di
d’efficienza modulare Audi, che hanno contribuito a
accedere liberamente alla posta elettronica. I servizi on
ridurre i consumi anche del 18%”.
line di Audi, infine, permettono al guidatore di essere
Sei le motorizzazioni proposte. Tutte a iniezione diretta:
informato in tempo reale sulle condizioni di viabilità.
due a benzina e quattro TDI. Per una potenza erogata
E’ possibile trovare la nuova Audi A6 Avant all’Audi
compresa tra i 177 cavalli (130kW) e i 313 (230kW). A
Zentrum Varese, la concessionaria Audi per Varese e
seconda del motore l’A6 Avant è dotata o di un cambio
provincia.
(D.C.)
manuale a 6 marce, o dello sportivo S tronic a sette
Anno XII - n.5/2011
- VARESEFOCUS 101
RUBRICHE
In libreria
Sulle ali
del vento
“La psicologia non dà risposte, solo avvertimenti” Alexander Lowen.
Per (ri)partire con il piede giusto: con una mela al giorno o
i consigli della life trainer o - perché no? - un buon libro!
LICENZA DI “CHISSENEFREGA!”
Elena Orlandi
LICENZA DI
“CHISSENEFREGA!”
De Agostini, 2011
Lorenzo Franchini
HASTA LA FIN DEL
MUNDO ...IN VESPA!
Acar Ed., 2009
Augusto Innocenti, Carlo
Pruneti
UNA MELA AL GIORNO:
MA QUALE?
Espress, 2011
Piermarco Cairoli
CALIFORNIA 11
Pietro Macchione, 2011
Alberto Cavanna
A PICCOLI COLPI DI REMO
ArteNavale, 2011
102 VARESEFOCUS - Anno XII - n.6/2011
Il titolo non vi inganni: non è un manuale
per insegnarvi a diventare cattivelli, ma
piuttosto consapevoli. “La guida pratica ci sono anche gli esercizi!, ndr - per onesti
egoisti” vi condurrà nel condominio del
benessere: entrarci è questione di scelte,
salire i piani è un po' faticoso (e il libro
non lo nasconde) ma arrivati all'attico,
scoprirete che ne vale la pena. Non
aspettatevi la felicità, un
picco occasionale, ma lo
“stare bene” con voi
stessi e, quindi, con gli
altri. Il libro è stato un
immediato successo.
Questione di
coincidenze, secondo
l'autrice, life trainer
saronnese. Di
coincidenze, guarda
caso, si parla. Ma
anche di cambiamento,
responsabilità, famiglia,
e, ovviamente di amore.
HASTA LA FIN DEL
MUNDO
...IN VESPA!
“Da Buenos Aires a
Ushuaia cavalcando la
Ruta 40”. Il libro non è
fresco di stampa, ma
continua a vivere sul
web, da dove, in un
certo senso, è nato. La
cronaca di un’avventura, a dir poco
impegnativa, di appassionati della Vespa
che nella vita fanno tutt’altro: una lettura
intrigante per tutti, ma soprattutto per chi
ama la letteratura di viaggi e per chi sa
gustare le storie vere di persone vere alle
prese con le difficoltà vere e, spesso, con la
comicità delle stesse. L’autore, che vive e
lavora a Induno Olona (ai varesini dal
cognome non sfuggirà la parentela noir), è
un puro amante delle due ruote e non
scrive di mestiere, ma se la cava bene per
stile e capacità narrativa e per l’aver saputo inserire in
maniera organica i contributi degli amici vespisti.
UNA MELA AL GIORNO: MA QUALE?
Brave massaie e, voi, che pensate di sapere tutto sul bio e
le etichette, aprite questo libro - realizzato al 100% con
carta riciclata e prodotto attraverso un processo a basso
impatto - e scoprite, se c’è, qual è la strada alimentare
giusta. Sani principi di buona
alimentazione e nutrizione, che
fanno i conti con una realtà
nascosta, ad esempio, di additivi e
di spaventosi termini in -ante o
sigle volutamente criptiche. Salute
e benessere passano
necessariamente
dall'alimentazione: se ne
siete consapevoli, è la
lettura per voi. Vi lascerà un
amaro retrogusto.
CALIFORNIA 11
Il secondo lavoro dell'autore comasco è un
romanzo piacevole, a due letture. Una storia
appassionante di amore, amicizia, avventura,
natura, con un “cammeo” sul mondo dei cavalli,
che colpirà gli appassionati. Sotteso il tema del
cambiamento: protagonista e “comparse” sono alla
ricerca di una risposta. La domanda c’è, ma
quale? Un viaggio verso una meta, che è
quella poi di tutti. Un finale relativamente
aperto: a ciascuno il gusto di rispondere. Per i
protagonisti e per se’.
A PICCOLI COLPI DI REMO
Permettete il paragone irriverente: questo
libro, tra i vincitori del Premio Selezione
Bancarella 2011, vi farà l'effetto nostalgia
delle repliche dei film estivi anni ‘60 nel mese
di settembre. Di mare si tratta: trenta racconti
ambientati nel blu, tra navi e costa, nati dalla
creatività ed esperienza dell’autore, ligure e uomo di
mare, che cura la rubrica “Storie di Mare” su Arte
Navale. Piccole perle che vi faranno
sognare. Una menzione merita la
copertina-oblò: ad onor del vero un po’
scomoda, ma indubbiamente di grande
effetto.
QUANDO IL SUO SGUARDO
Il consiglio di Sara della Libreria del Corso
è decisamente sui generis. Un romanzo a
quattro mani, che sembra noir ma tende
al thriller con sorpresa. Ambientato in una
apparentemente tranquilla Varese
(Rodighiero è varesino, Manarini
milanese), durante i Mondiali di ciclismo
2008, ruota intorno alla vita di un
protagonista, Fabrizio, anche lui
apparentemente tranquillo. Ma qualcosa
di segreto e spaventoso si nasconde. Tra
quotidiano e
soprannaturale, tra
reale e immaginato,
in un percorso di
bene e male che è
anche un po’
metafora.
DON ENRICO
BAGGIOLI
(1873-1921)
“Il movimento
cattolico a Varese e
ad Azzate.” L’ultimo
lavoro del professore
varesino è
l’ennesimo
personale,
appassionato e
documentato
contributo alla
ricostruzione delle
vicende del
movimento cattolico
nel Varesotto,
rappresentato da
una ricca galleria di
ritratti storici di
parroci del territorio.
Uno scorcio della città e della provincia a
cavallo tra fine Ottocento e primi del ‘900.
Con prefazione di Robertino Ghiringhelli.
DISEGNARE IL VENTO
Nel centenario della morte, un omaggio a
Salgari, lo scrittore che con i
suoi personaggi e le sue
avventure, ha infiammato i
lettori di tante generazioni e
ispirato una saga che, anche
uscita dai libri, è diventata
“mito” per molte generazioni.
Il pregevole autore torinese
racconta “l’ultimo viaggio del
capitano Salgari”: non una
mera biografia, ma un vero e
proprio appassionante romanzo. Gli ingredienti, in realtà,
c’erano tutti, da una vita piena e sofferta, segnata da un
tragico destino, arricchita da elementi leggendari.
SUN TZU E L'ARTE DELLA SEDUZIONE
“Strategie orientali per conquistare gli altri”. Seduzione
come metodo per imporsi: la relazione tra individui sta
alla base di un trattato, che diventa anche manuale per i
leader contemporanei. Persuasione e dissuasione escono
dall'ambito amoroso per diventare consigli nella vita
politica o nel management. “Non avventuriamoci ad
incontrare chi vogliamo sedurre senza un'adeguata
preparazione.” Se siete sostenitori della spontaneità,
astenetevi.
Francesco Manarini,
Massimo Rodighiero
QUANDO IL SUO
SGUARDO
Eclissi Editrice, 2011
RUBRICHE
In libreria
Livio Ghiringhelli
DON ENRICO BAGGIOLI
(1873-1921)
Pietro Macchione Ed., 2011
Ernesto Ferrero
DISEGNARE IL VENTO
Einaudi, 2011
FLYING DREAMS
M-346
Un omaggio al mitico
addestratore AleniaAermacchi, con le sue
performance, versatilità
e affidabilità. Nell'anno
delle celebrazioni del
150esimo, perfetto simbolo
dell'eccellenza dell'impresa di
casa nostra, capace di
portarne in alto, letteralmente,
il nome. Un volume
prestigioso, voluto da
Finmeccanica, con una
grafica preziosa ed un
elegante cofanetto per un
percorso prevalentemente
per immagini (e con testi
bilingue), grazie al contributo
di talentuosi fotografi:
Katsuhiko Tokunaga, Vincent Berg, Bruno Damascelli e
Simone Raso. Curato da Marco Sotgiu, del quale
ricordiamo anche la recente “Biografia di un aereo”
dedicata sempre al M-346.
Pierre Fayard
SUN TZU E L'ARTE
DELLA SEDUZIONE
Ponte alle Grazie, 2011
M-346
FLYING DREAMS
Pendragon 2011
Marco Sotgiu
M-346
Utet, 2011
Anno XII - n.6/2011
- VARESEFOCUS 103
In libreria
RUBRICHE
COLPISCIMI
Olivia Corio
COLPISCIMI
Alet, 2011
Una copertina che
colpisce (per citare il
titolo), con il nome della
collana in trasparenza:
iconoclasta. Incuriosisce
così come il racconto,
scritto con stile asciutto e
anticonvenzionale. Un
consiglio per chi non
ama solo le fiabe a lieto
fine ma si appassiona
alle storie reali: qui
troverete come una sorta di scatti fotografici,
quasi racconti a se’, che si inseguono come
una sorta di galleria, rapidi, a comporre un
romanzo. Dialoghi serrati e poche indulgenze
descrittive. Protagonisti complessi in un mondo
complesso. Complesso.
Silvia Giovannini
(in collaborazione con la LIBRERIA del Corso di Varese)
TRA FELICITA’ E FANTASIA
MUSICA DA...SALA
Al rientro dalle vacanze
estive, torna la voglia di
gustare bei film.
Proposte per chi ama il
grande cinema e la
grande musica.
Quintetto è l’ultimo cd di
Nicola Piovani, famoso per aver collaborato con
nomi del calibro di Fellini, Monicelli, i Taviani,
Tornatore, Benigni. Qui si ripercorrono musiche
come quelle per La vita è bella, con cui vinse nel
1999 il premio Oscar. Colonne sonore per tutti i
gusti, però: chi preferisce i film d’azione saprà
apprezzare l’energia delle musiche che hanno
accompagnato le pellicole uscite quest’estate nelle
sale: da Alexandre Desplat per l’ultimo Harry
Potter ad Alan Silvestri per Captain America.
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