Il Museo Civico di Fondi
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Il Museo Civico di Fondi
Fondi nei secoli (cenni archeologici, storici, paesaggistici culturali e di interesse turistico). F Sarcofago marmoreo strigilato, di epoca pre-costantiniana. Esso, solcato dalle caratteristiche strigilature che ne movimentano la superficie, presenta ai due lati un’immagine tipica dell’iconografia cristiana, ma di origine pagana: il “Buon Pastore” con l’ariete sulle spalle. Al lato sinistro il Buon Pastore è proprio Gesù che nella sua funzione di pastore delle anime. La scena centrale ospita Gesù, con le braccia alzate in segno di preghiera, affiancato da due Apostoli Pietro e Paolo. La lastra di alzato è decorata con scene pastorali, che racchiudono un riquadro centrale destinato a contenere il nome del defunto. Il monumento è una delle poche testimonianze che abbiamo delle comuntà cristiane di Fondi fin dal II secolo, e conferma l’importanza della presenza cristiana nel terriorio fondano, che fu di lunga tradizione e ben radicata. Nel sarcofago fu rinvenuto anche uno scheletro. Esso è di una persona molto alta probabilmente di origine africana. Il defunto poteva essere, forse, il primo Vescovo della nostra città di cui si ha memoria, benché se ne ignori il nome; consacrato da Sant’Antero, Papa dal 21 novembre 235 al 3 gennaio 236. Essendo venuto a mancare il predecessore martirizzato durante le persecuzioni molto feroci di Massimino il Trace (il quale truicidava i capi religiosi) il nostro potrebbe essere stato vittima dello stesso Massimino o di Decio nel 249. Il sarcofago di squisita fattura con i simboli cristiani più conosciuti: Gesù, Pietro e Paolo e i “Buoni Pastori”, fu trovato dal prof. Emidio Quadrino, Direttore del Museo, in via Purpurale (contrada Querce) il nome ci richiama un indumento regale o di grande valore (infatti i nomi delle strade antiche erano legati ad avvenimenti o personaggi noti, e da noi questa particolarità è presente in tutto il territorio). La contrada delle Querce (di Cesare) ricchissima di testimonianze archeologiche e religiose con numerose cappelle, depongono a favore dell nostra ipotesi. Lo studio approfondito di questi resti (non ancora esposti) potrebbe gettare molta luce sulle origini del primo cristianesimo a Fondi: II - III sec. Ringraziamo sentitamente, per la donazione, Bruno Di Manno (costruttore edile) e la sua signora. Buon Pastore di sinistra: evoluzione in senso cristiano del Mercurio Crioforo. Notevole la serenità del volto con gli occhi aperti e le labbra socchiuse; il pastore regge sulle spalle una pecora; con la mano destra regge l’urceus ovvero la brocca per l’acqua battesimale. «...Chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». Raffigurazione plastica dell’essenza vera del cristianesimo che si fonda sull’apostolato. Gesù con le braccia alzate invita alla pace e alla conversione. I due apostoli hanno le braccia abbassate in segno di accoglienza. Il tentativo di interpretarlo come orante è forzato in quanto l’orante è l’anima di una defunta che va in paradiso. Il volto di Gesù è d’ispirazione regale come gli imperatori del III secolo che si fregiavano del titolo sol novus; Gesù invece è sol novus noster, per indicare la comunione di Cristo col popolo. Il Pastore di destra richiama molto il Mercurius crioforo intento alla funzione pagana del pastore che trae guadagno dalla cura del gregge. La mano destra non c’è, e sembra che tenga non una brocca, come il pastore di sinistra, ma o un vaso o una borsa come si nota nelle rappresentazioni delle catacombe e in altri sarcofagi. Da notare che le immagini sono sovrapponibili e guardano verso destra (la destra che il Signore riserva ai buoni nel giorno del giudizio?). Tutti i pastori degli altri sarcofagi non hanno queste caratteristiche. ondi, l’antica Fundi dei Romani, la Foundoi (Fundoi) dei Greci, deve il suo nome alla originale collocazione nel punto di passaggio e quindi di scambi commerciali tra la Magna Grecia e l’Italia centrale e continentale (dalla parola fenicia funduq che significa fondaco; nell’Apprezzo dello Stato di Fondi del 1690, si contavano ancora dieci fondachi). Posta a metà strada tra Roma e Napoli domina la via Appia e la valle formata dai monti Ausoni ad Ovest e dagli Aurunci ad est. La breve distanza da Sperlonga sulla costa tirrenica costituisce il punto di più facile accesso dal mare verso l’interno. La prerogativa della città come porta della Campania e quindi del Sud è testimoniata dallo storico Tito Livio: a Fondi fu concessa la civitas sine suffragio nel 338 a. C. perché permetteva un agevole passaggio agli eserciti di Roma in marcia verso il Sud. A questo riguardo possiamo affermare che il suo monumento più significativo è il Torrione, maestoso nella sua imponenza e visibile per chi viene da sud, tra il palazzo del Principe e la fortezza Caetani. È un originario monumento funebre ingrandito e finalizzato a torre di osservazione. Le tre vedette dell’ultimo piano della torre sono rivolte proprio ai punti di più facile accesso: Itri-Sperlonga, Valle del Liri, Valle del Sacco. (Oggi è ancora conosciuta come Maschio Caetani). La città seguì le vicende di Roma fino alla sua caduta conservando sempre la qualità di città di nobili e aristocratiche tradizioni. Il tratto dell’Appia che va da Terracina a Formia, è ricchissimo di monumenti funebri dell’età repubblicana e imperiale; per Fondi passarono tutti i protagonisti della storia romana: Silla che fu assediato da Mario nelle sue mura; Augusto la cui famiglia era di origine fondana; Tiberio, l’apostolo Paolo, Pietro, il poeta Orazio e, Mecenate e tanti altri. Nel 166 fu eletto papa San Sotero (nativo di Fondi). Nel 236 il papa Antero, della Magna Grecia, consacrò un Vescovo a Fondi di cui non si conosce il nome. Nel 403 San Paolino da Nola a sue spese costruì una nuova basilica (attuale Chiesa di San Pietro). Nel 520 S. Onorato fondò il Monastero di San Magno. Nel medioevo conobbe splendore e potenza proprio grazie ai Caetani che fecero della città il fulcro della loro potenza: nel settembre del 1378 qui a Fondi ebbe inizio il grande scisma d’Occidente con l’elezione dell’antipapa Clemente VII. Nel Rinascimento Giulia Gonzaga tenne corte qui a Fondi circondandosi dei migliori letterati e artisti del tempo. Oggi la vita della città è rigogliosa grazie alla laboriosità e alla imprenditorialità dei suoi cittadini (buon sangue non mente!), che hanno permesso la realizzazione di numerose imprese artigiane e soprattutto del Mercato Ortofrutticolo di Fondi che è una realtà propulsiva dell’economia della città e, recentemente, della nuova sede comunale, punto di ritrovo e di accoglienza; dell’Anfiteatro, occasione per iniziative culturali, religiose e ludiche e del restauro del Palazzo comitale con il Transetto che è il preludio alla fruizione (dopo secoli) del Torrione - Mausoleo il cui interno è in via di restauro. 19 18 17 16 Frammento di lastra di sarcofago con decorazione a rilievo. Nel frammento si identificano le onde del mare e la coda di una balena. La storia di Giona? III-IV secolo d.C. Nel Chiostro del Convento di San Francesco. 19 15 2 9 12 10 1 11 3 13 14 4 8 Mattoni del pavimento della villa romana da cui proviene il sarcofago. Sono mattoni sesquipedales, cioè cm. 45x45x7. Notevole è il bassorilievo che ci ricorda l’antico rito matrimoniale latino che consisteva nella congiunzione delle destre degli sposi davanti ad un magstrato con la formula di rito “ubi tu Gaius ego Gaia” pronunciata dalla donna.Qualche studioso dice trattarsi di stele funeraria o addirittura lastra di sarcofago. 5 7 6 19 Vasca di lavabo proveniente da San Magno. Le sue caratteristiche fanno pensare a un sarcofago di un fanciullo piuttosto Stele funeraria di Averrio Papo con familiari proveniente dal che a un lavabo. Cocuruzzo. di Fondi Presenze e testimonianze antiche, medievali e moderne 1 - Terme romane (I - IV sec. d.C.) 2 - Castello Caetani (XIV sec.) e Museo Civico 3 - Palazzo comitale (XIV - XV sec.) con Passetto 4 - Duomo (ex cattedrale) dedicato a S. Pietro (XII sec.) 5 - Decumano minore 6 - Casa natale di San Sotero papa (II sec. d.C.) 7 - Chiesa e convento di San Domenico (XV sec.) 8 - Cardine minore 9 - Chiesa di S. Maria Assunta (XV sec.) 10 - “Pasquino” fondano (I sec. d.C.) 11 - Decumano maggiore (Corso Appio Claudio) 12 - Portale con insegna di antica beccheria (XVI sec.) 13 - Epigrafe latina 14 - Mura poligonali (V - IV sec. a. C.) 15 - Giudea (antico quartiere ebraico) 16 - “Casa degli spiriti” (sinagoga) 17 - Portale con stemma Caetani e portico della chiesa di San Sebastiano 18 - Antica porta settentrionale della città (“Portella” I sec. a.C.) 19 - Mura e Torri in opera incerta (III - I sec. a.C.) Il Museo Civico di Fondi Fondato l’8 ottobre 1877 da Giovanni Sotis e Bruto Amante Museo Civico Piazza Matteotti - Ingresso: Viale Regina Margherita - Tel. 0771 / 503775 - 04022 FONDI (LT) Orario 10,00 /12,00: Giovedì - Domenica Direttore: Prof. Emidio Quadrino Foto Vincenzo Bucci - Testi: Prof. Emidio Quadrino - Grafica, impaginazione e stampa: Arti Grafiche Kolbe Fondi Esterno Torrione con passetto su Porta Napoli, sull’esempio di quello di Cristoforo Scacco nel dipinto dell’«Annunziazione» (1483) in San Pietro Apostolo a Fondi. Colonna di marmo striato presente nel Chiostro della Chiesa di San Francesco. Nel museo. Recuperato dal Direttore con didascalia già presente. Provenienza: Mausoleo Gavio Nauta, Ponte Selce, vicino la chiesa di San Giovanni. Cornicione di squisita fattura di età imperiale riccamente lavorato con ovuli archi foglie e fregio continuo parte finale di mensola. Anch’essa nel Chiostro. Stele di età imperiale con riferimanto agli augustali col nome di Antigono Alexa provenienza Cocuruzzo. Forse è un Caelius Antipater, celebre annalista e giureconsulto romano dei tempi dei Gracchi (I sec. a.C.). Rinvenuto a Porta Odiosa. Epigrafe di sepolcreto proveniente da San Raffaele. Vi si nomina un Domitius Phaon, liberto di Domitia Lepida, madre di Messalina, moglie di Claudio. Sulla colonna di destra del pronao di San Francesco leggiamo l’epigrafe: Domitiae pauline sorori imperator Caesar Traiani Adriani Fundani dd. Frammento angolare di architrave decorato con bucrani. La rappresentazione dei bucrani, frequente già nell’arte greca, deriva dall’uso di appendere nei templi le teste scarnificate degli animali sacrificati. Un altro elemento che si intevede potrebbe essere un galerus, copricapo del sacerdote detto flamen. I secolo d. C. Inv. 305. Cippo miliare di Flavio Valerio Costantino nel chiostro. “Domino nostro Flavio Valerio Costantino pio felicium victo aug. Divi constanti”. Rocchio di colonna di marmo conglomerato. Nel Chiostro, di provenienza sconosciuta. Campana della Madonna del Soccorso. È una delle due che segnavano un tempo il trascorrere della vita religiosa e civile della Chiesa della Madonna del Soccorso. Essa ebbe vita gloriosa nel passato ed era il centro di un monastero i cui resti di recente sono stati distrutti per far posto a nuove costruzioni. La campana un poco malandata è stata recuperata in una casupola di campagna di Monte San Biaigio. È del 1451, donata da Onorato II Caetani. Madonna con il Bambino di D. Gagini, opera del periodo napoletano del 1458. La nostra Madonna mantiene uno schivo arcaismo addolcito da una immediata emotività, in un modellato morbido soffuso di dolci trapassi chiaroscurali, lontani dagli impacci accademici. Rocchio di colonna con ovuli cerchiati. Un altro pezzo simile è in Santa Maria. Pare che si riferisca alla clava di Ercole. La presenza di un’epigrafe funeraria in lingua greca qui a Fondi non è stata mai esaminata. Come si spiega questa presenza? Nel dialetto fondano sono numerose le parole di origine greca. È una prova dell’ipotetica origine greca della nostra città? Probabile lastra d’ornamento o di sarcofago, presente nel Chiostro. Di provenienza sconosciuta Epigrafe del sepolcro di Alessandro, largo 10 piedi e profondo oltre 10. È visibile alla base della colonna in Piazza De Gasperi. Cippo funerario di Pantuleio e Racilia Filetera. Da notare il teta nigrum segno della morte dal greco Thanatos. Simile all’epigrafe superiore in cui ricorre il nome Domitius della medesima provenienza? Frammento di lastra ornamentale con ovuli, noduli e volute di provenienza sconosciuta. Nel Chiostro. Lastra traforata ad intrecci decorativi usata nelle chiese cristiane; è un capolavoro di abilità geometrica: in un riquadro di circa un metro quadrato due nastri bisolcati si snodano e si intrecciano tra loro fino a formare nove cerchi e venticinque nodi con otto angoli rivolti lungo la cornice. girando di 90° il lato sinistro della lastra ci rendiamo conto di quanta pazienza, maestria e perizia geometrica fosse dotato l’anonimo artefice di tanta meraviglia. La diffusione delle transenne si può far risalire ai tempi di Carlo Magno o, ancora più giù, all’arte bizantina. Probabile posizione corretta. Nel rito sacrificale romano antico, il vittimario era l’assistente del sacerdote sacrificatore: egli legava la vittima (da cui victimarius) e preparava l’immolazione. Il vittimario teneva nella mano destra la secespita (grosso coltello a lama triangolare ad un solo taglio) o la sacena (scure per sacrifici). Nella mano sinistra l’aspersorio per l’acqua lustrale (l’aspergillum dei cristiani). Prima del furto, negli anni ’80, aveva la testa (ricostruita di recente dal compianto prof. Elio Mastrobattista, su calco in gesso fatto dall’amico Attilio Forte) e la gamba sinistra, ora è solo un tronco. In genere indossava un perizoma di cuoio, il nostro invece è ingentilito da un gonnellino drappeggiato, delicato e armonioso di ispirazione ellenistica. Fu trovato nel 1952 a Fondi presso l’anfiteatro in Via degli Ausoni. Una recente interpretazione propone di vedere nel personaggio un lupercus, sacerdote di un antico culto che era vestito con un semplice perizoma e munito di frusta di pelle di capra. Prima età augustea. Epigrafe tombale di Longo Albio Procusio, proconsole edile. Per sè e per i suoi. OTAERUS (?) MERCATOR LIBERTA SUIS. È un mercante all’ingrosso sconosciuto forse era un’epigrafe tombale. Il termine mercator forse si rifà alla natura mercantilistica propria di Fondi. Stemma delle famiglie Dell’Aquila Gaetani. Statua femminile panneggiata stante, di marmo bianco ricoperto di patina giallo-dorata. Indossa un lungo chitone che ricade fino a terra, lasciando appena scoperti i piedi. Sopra la tunica un pesante himation, che la copre fin sotto le ginocchia, tenuto probabilmente dall’avambraccio destro; la mano destra è visibile sul fianco sinistro. Anche in questo caso, il richiamo è al tipo iconografico della Pudicitia. Cippo funerario con didascalia riprodotta nel Museo. Anche qui si hanno le misure del sepolcro: profondo 12 piedi. Le testimonianze epigrafiche sono indispensabili per una completa e veritiera conoscenza della Fondi antica. Esse raccolte e localizzate da locali studiosi e da T. Momsen (CIL, X, p. 618ss) si trovano illustrate nella Storia di Fondi di Conte Colina da pagina 43 a pagina 88. In essa si riportano a cura del Momsen anche i riferimenti a Fondi di molti autori antichi a pagina 73. Crediamo di aver fatto opera utile a quanti vorranno continuare e riscrivere la nostra storia partendo dai lavori meritevoli di Bruto amante Conte Colino e Mario Forte. Colonna corinzia scanalata, con capitello di foglie di acanto e volute rivolte verso l’esterno della colonna (perduto). Oggi si può ammirare nel parco del Monumento ai Caduti in Piazza de Gasperi (nell’anfiteatro). L’età potrebbe ascriversi al II-III sec. d.C. Statua femminile in trono, realizzata in marmo bianco. Poggia i piedi su uno sgabello ed accavalla le gambe. Il trono ha gambe modanate e sponde decorate con motivo solare a raggi. Indossa un lungo chitone ed un himation ampio e leggero, che probabilmente copriva anche il capo. Lo schema generale e la posizione delle braccia corrispondono al tipo della Pudicitia, che ebbe fortuna nell’arte funeraria romana fra il I secolo a.C. ed il I d.C. In più, le gambe accavallate presuppongono l’importante esempio della Tyche di Antiochia, di cui però l’esemplare fondano non ha la torsione del busto, essendo caratterizzata invece da una rigida frontalità. Statua acefala di personaggio togato, col braccio destro avvolto nella toga e la mano destra che tiene il balteus. La toga arriva fin sopra la caviglia, ed è di un tipo che richiama il pallium greco. Quest’uso si diffonde a Roma intorno alla metà del I secolo d.C., segno di apertura verso la cultura ellenistica. Interessante il confronto con i Coniugi da via Statilia a Roma. Concrezioni marine rinvenute alle Rene (contrada San Magno). Donate da Mario Carroccia, poeta. Stemma della famiglia Dell’Aquila? (La forma dell’aquila romana? consiste essenzialmente nelle ali spiegate, e tiene tra gli artigli la folgore. L’aquila era d’argento e la folgore d’oro; più tardi l’aquila con la folgore era tutta d’oro). La nostra è diversa. Stemma rappresentativo delle tre famiglie Dell’Aquila, Gaetani, D’Aragona del 1466. Siamo al massimo fulgore della potente famiglia dei Gaetani. Provenienza Palazzo del Principe. Manufatti di età Paleolitica e Neolitica rinvenuti i contrada Querce (Via Ripa). Sono presenti numerosi in tutta la piana di Fondi. Stemma della famiglia Colonna insiedata da Filippo II d’Aragona nel 1495.