DOCUMENTI SULL`ATTIVITÀ` DELL`ORGANIZZAZIONE

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DOCUMENTI SULL`ATTIVITÀ` DELL`ORGANIZZAZIONE
DOCUM ENTI S U L L ’A T T IV IT À ’
D E L L ’ORGANIZZAZIO NE
CO M UNISTA
N E L L ’ IN VERN O
BOLOGNESE
1944 - 1945 (I)
I documenti della Federazione bolognese del partito comunista italiano che ora pubblichiamo offrono uno spaccato, d’estremo interesse,
dell’attività politica da essa svolta nel periodo cruciale che va dal set­
tembre 1944 al marzo 1945. Queste lettere e le relazioni, che abbiamo
scelto tra molte altre, hanno il pregio di essere concatenate e riassuntive
di lunghi periodi, nonché essenziali per la vasta gamma di problemi che
affrontano : giudizi sulla situazione generale esterna, attività interna del­
l’organizzazione comunista, rapporti con le altre forze politiche antifa­
sciste, obiettivi dell’azione promossa dai comunisti e bilancio dei risultati
conseguiti. Benché siano redatti a fini diversi (il primo, è una relazione
di carattere panoramico inviato al Centro [Direzione] Alta Italia del par­
tito; il secondo e il terzo, sono note di carattere orientativo rivolte alle
organizzazioni periferiche della Federazione, e quindi testi di, seppur
relativa, larga divulgazione; il quarto, contiene un riepilogo sintetico
delle attività svolte in varie località della provincia, — desunto dai rap­
portai settimanali pervenuti, come di consueto, dai responsabili dei « set­
tori » e delle « zone » in cui è suddivisa la Federazione — ; il quinto,
infine, una relazione, inviata al Centro Alta Italia del partito dal Triunvirato insurrezionale costituitosi a Bologna, — ma di giurisdizione inter­
provinciale — che si diffonde largamente su problemi e fatti bolognesi),
i documenti illuminano con forza gli aspetti specifici e peculiari d’una
vitale organizzazione politica che fu tra le principali protagoniste del­
l’ampio movimento di massa contro i nazi-fascisti.
Questi testi ci permettono inoltre di cogliere dal vivo i molteplici
compiti e le forme di direzione di una organizzazione di partito perife­
rica, ma non per questo secondaria, ,poiché operava in un settore nevral­
gico, sia dal punto di vista militare (a causa del lungo assestamento del
fronte alleato sulla « Gengis Khan » e del fronte tedesco sulla Linea
Gotica), sia dal punto di vista sociale (per l’importante presenza di strati
contadini, preda preziosa dei nazi-fascisti i cui « granai » scarseggiano,
ma eredi anche di una gloriosa tradizione di lotte sociali ed economiche),
sia, infine, dal punto di vista politico (per la complessità dei rapporti
tra le forze politiche della sinistra — le prime ad entrare in azione —
e gli altri raggruppamenti nei Comitati di liberazione nazionale). Dai
documenti emergono le condizioni della vita clandestina, difficili ma non
tali da soffocare la volontà d’operare ad ogni costo; il continuo proiettarsi
tra le masse, anche nei momenti più duri; l’impegno incessante di pro­
selitismo; la necessaria, rigida, difesa dei quadri, bersagliati dalla repres­
sione nazi-fascista. Possiamo così ricostruire la continua, insistente, meti­
colosa cura nell’orientamento dei militanti, sia rispetto agli obiettivi stra­
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tegici, che a quelli assegnati alla lotta contro i nazifascisti; sia rispetto
ai rapporti complessi e delicati con le altre forze politiche, che a quelli
con gli organismi unitari ciellenistici. Dal complesso dei documenti rica­
viamo l’attestazione di una salda coerenza nel determinare gli obiettivi
politici perseguiti dall’organizzazione comunista e di un’esplicita attitu­
dine critica rispetto alle insufficienze, sul piano pratico, nell’applicazione
degli indirizzi politici, nella mobilitazione dei militanti e delle masse,
nella valutazione dei risultati conseguiti.
Ih periodo considerato è caratterizzato da una importante « svolta »
imposta alla Resistenza bolognese dal passaggio da una fase preinsurre­
zionale (maturata sul finire dell’estate 1944), ad una fase di difesa delle
forze partigiane in armi (determinata dalle dure rappresaglie tedescofasciste e dalle more dell’attendismo) e, allo stesso tempo, di attacco da
condursi con la partecipazione di masse sempre più vaste di uomini e
di donne, sia sul terreno rivendicativo, che sindacale e politico. Tutto
ciò per mantenere integro il potenziale delle forze per l’attacco armato
finale, e per assicurare ad esso la partecipazione di sempre più vasti strati
della popolazione. Per fronteggiare le conseguenze di questa « svolta »
l’organizzazione comunista profonde tutta la forza delle sue idee ed im­
pegna tutti i suoi uomini collocati nei più diversi posti di responsabilità,
politica, militare e di massa. In questo quadro appare evidente che
— affrontando e superando contrasti politici sul piano esterno, e diffi­
coltà anche sul piano interno — la Federazione comunista gioca un ruolo
decisivo nel conquistare la stragrande maggioranza delle forze patriot­
tiche alla prospettiva da essa indicata e perseguita con tenacia e fermezza.
Dai documenti si può, in particolare, misurare il grado di compren­
sione e di applicazione da parte dei militanti comunisti, di adesione e di
partecipazione delle masse, alle « Direttive per l’insurrezione nazionale
n. 12 » del PCI, che portano anche il titolo de « La lotta contro il freddo,
la fame e il terrore nazifascista », e come i risultati concreti d’esse con­
tribuiscono effettivamente a determinare l’insurrezione popolare. Nelle
« Direttive » si legge che « l’insurrezione nazionale [...] si potenzia e si
sviluppa ogni giorno in una situazione concreta nella quale i lavoratori
vivono, lavorano e lottano. Intensificare la lotta, estendere la guerriglia,
potenziare l’insurrezione nazionale non significa fare astrazione dalla
reale situazione concreta e disinteressarsi dei problemi immediati che
preoccupano e affliggono le masse lavoratrici e gli italiani tutti. Al con­
trario, i problemi del pane, del salario, del carbone, della legna, in una
parola le esigenze quotidiane della vita dei lavoratori, sono direttamente
legati alla lotta per l’insurrezione nazionale [...]. Lottare contro il freddo,
la fame e il terrore nazifascista significa porre su un terreno concreto,
significa potenziare, l’insurrezione nazionale ». Ebbene tutta l’organizza­
zione comunista bolognese appare, dopo il novembre 1944, proiettata
verso questi obiettivi e su questa base consegue, nei primi mesi del 1945»
numerosi e importanti successi. Sono l’azione di massa, l’agitazione meto­
dica quotidiana, che consentono lo svilupparsi della guerriglia, degli attac­
chi armati, i quali vengono condotti con grande continuità, nonostante
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debbano svolgersi nel difficile ambiente della grande città e della pianura,
presidiate dalle truppe del retrofronte tedesco. L ’azione di massa va ad
integrare, sostanzialmente, l’azione armata, realizzando in tal modo le
condizioni per le quali la Resistenza sia meno duramente colpita dal
nemico e possa a sua volta colpirlo. Si allarga la partecipazione popolare
al movimento clandestino e si precisano gli obiettivi della lotta antifascista in vista dell’insurrezione e al di là di essa.
Ai documenti, pubblicati nella loro interezza, è stata mantenuta la
forma originaria, anche là dove essa appare molto incerta. Ci siamo limitati ad intervenire nella punteggiatura ed a correggere errori materiali
di dattilografia. Le note sono limitate all’essenziale. Alcune indicano le
fonti di riferimento, altre sono di carattere informativo, altre ancora di
ulteriore apporto documentario.
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D O CU M EN TI
i. Rapporto della Segreteria federale bolognese sulla « Situa­
zione politica precedente allo sfondamento della Linea Gotica ».
Bologna, i° dicembre 1944
Documento dattiloscritto su 12 fogli di carta vergatina, cm. 2 1 ,8 1 2 7 ,9 , nu'
merati da 1 a 6 (dall'inizio al paragrafo « Attività dell’ Agit-prop » compreso) e
quindi ancora da 1 a 6 (dal capitoletto « Stasi militare e sue ripercussioni generali »
alla fine).
Nelle ultime settimane c h e. precedettero lo sfondamento della Linea
Gotica \ con un’azione vasta e profonda di mobilitazione di tutti i com­
pagni, il Partito era riuscito a far comprendere ai suoi militanti l’impor­
tanza e la necessità inderogabile della partecipazione costante ed attiva
delle masse popolari all’insurrezione armata nazionale per la lotta di libe­
razione del nostro paese dai criminali nazifascisti. Le grandiose dimostra­
zioni di Castel Maggiore, Castenaso, Medicina, Sesto Imolese, e altri co­
muni 12, testimoniano lo sforzo fatto dai Comitati dirigenti e dai com1 La Linea Gotica viene sfondata il 2 1 settembre 1944 dalla L X X X V Divisione ame­
ricana, che occupa il Passo del Giogo, e il 22 dalla XCI Divisione americana, che
occupa il Passo della Futa, mentre la I Divisione britannica occupa il Passo
della Colla.
2 Le manifestazioni preinsurrezionali avvengono nei giorni sottoindicati (fra paren­
tesi i periodici clandestini che ne danno la cronaca): Castelmaggiore, 3 settem­
bre 1944 (L’ Unità, edizione dell’Emilia e Romagna, edizione straordinaria, 6 settem­
bre 1944; L ’ Unità, cit., a. X X I, n. 5, settembre 1944): Castenaso, settembre 1944
(L ’ Unità, cit., edizione straordinaria, a. XXI, n. 6, 13 settembre 1944): Medicina,
io settembre 1944 (L ’ Unità, cit., edizione straordinaria, a. XXI n. 6, 13 settem­
bre 1944): Sesto Imolese, 14 settembre 1944 (L’ Unità, cit., edizione straordinaria,
a. X XI, n. 9, 21 settembre 1944: La Comune, quindicinale comunista - Zona imo­
lese, a. I, n. 2 1, 15 - 30 settembre 1944). Altre manifestazioni, con comizi ed occu­
pazioni di uffici municipali, avvengono ad Anzola dell’ Emilia e Galliera, il 14 set­
tembre, ed a S. Pietro in Casale, il 17 settembre 1944 (L’ Unità, cit., edizione
straordinaria, a. X XI, n. 9, 21 settembre 1944).
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pagni per mobilitare e trascinare nella lotta insurrezionale le masse lavoratrici e popolari della campagna. Da queste lotte il partito ne uscì rafforzato
politicamente, organizzativamente e numericamente. In queste roventi
battaglie i Comitati locali ebbero modo di rivelare capacità direttive ap­
prezzabili e i compagni dimostrarono di essere l’elemento d’avanguardia.
Nuovi militanti e nuovi quadri emersero dalla lotta rafforzando così il
nostro Partito.
Lo slancio e lo spirito combattivo delle masse popolari che parte­
ciparono alle dimostrazioni si temprò e si consolidò fortemente dimostrando
inoltre che sarebbero state pronte a ridiscendere in lotta con maggiore
aggressività di prima.
Questo fu per noi un passo in avanti decisivo per l’ultima fase del­
l’insurrezione nazionale che ci doveva dare la possibilità di liberare Bo­
logna e la nostra provincia prima dell’arrivo degli alleati.
Il lavoro militare, che costituiva per noi il problema centrale, si
rafforzò e si sviluppò pure essendovi ancora delle deficienze nel lavoro
delle SAP in rapporto alla situazione e alla necessità di una larga parte­
cipazione di forze combattenti popolari alla lotta di liberazione. La
partecipazione delle forze sapiste e gapiste a queste dimostrazioni per
proteggere le masse dimostranti ebbe modo di rivelare di quale audacia
e destrezza e spirito combattivo erano dotati questi combattenti. A Castel
Maggiore 7 tedeschi furono uccisi nel tentativo di soffocare nel sangue
la dimostrazione. A Medicina e Sesto Imolese vi furono pure alcuni morti
e feriti fra i nazifascisti. Caserme furono prese d’assalto e vi furono
asportate armi e munizioni, camion di tedeschi vennero completamente
disarmati.
La mobilitazione del partito nelle SAP, con la parola d’ordine: tutti
i compagni debbono essere sapisti e dirigenti militari, al suo inizio aveva
cominciato a dare i suoi frutti nonostante che la percentuale dei compagni
fosse àncora molto esigua.
Gli eroici partigiani delle nostre Brigate erano affiancati nella loro
lotta contro il nemico comune dalle masse popolari e Halle forze com­
battenti patriottiche della campagna. Un ulteriore sforzo fu fatto per
rafforzare le Brigate inviando compagni qualificati come responsabili di
Partito per svolgere un lavoro di orientamento politico tra i compagni
e tutti i combattenti dato il basso livello politico e l’incomprensione che
esistevano nell’insieme delle Brigate.
Si cercò d’inviare una quantità maggiore di stampa e documenti fa­
cendo sopraluoghi più frequenti da parte nostra in Brigata, benché
l’accesso ad esse fosse divenuto più rischioso. Nonostante queste molte
lacune sono rimaste per ciò che concerne la comprensione della politica
unitaria nazionale del nostro Partito e dell’obbiettivo immediato da rea­
lizzare dando luogo a manifestazioni settarie e nocive ai fini militari
della lotta.
I Garibaldini della 7a Brigata GAP continuavano ad attaccare e col­
pire ovunque mortalmente i criminali nazifascisti riuscendo pure con
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un’azione magistrale a liberare i detenuti politici di S. Giovanni in Monte 34
,
esempio di solidarietà e fulgido eroismo che strappò l’ammirazione nostra
e della popolazione. La loro presenza non mancava nelle dimostrazioni
su accennate ove appoggiavano l’azione armata delle SAP e la popola­
zione, intervenendo energicamente contro i tedeschi e i fascisti inflig­
gendo loro durissimi colpi. Il lavoro politico in questa formazione, essendo
più difficile per ragioni cospirative, e un po’ di trascuratezza da parte
nostra, non ha mai permesso di dare a questi valorosi patrioti una pre­
parazione ed una educazione politica adeguata.
Rapporti con altri Partiti.
L ’attività del nostro Partito in direzione del Partito Socialista per
una politica unitaria d’azione, in questo periodo, si è realizzata partico­
larmente dall’alto. Una Giunta d’intesa regionale e provinciale veniva
costituita, la quale, dopo una prima circolare *, criticata giustamente dal
Centro del Partito perchè non conseguente, ne emanava una seconda5 in
cui vi erano fissati i punti fondamentali della linea politica unitaria del
nostro Partito nei riguardi dei compagni socialisti. Questa si convocava
precedentemente ad ogni riunione del CLN per accordarsi prima su tutti
i problemi che in esso si dovevano trattare. Il documento elaborato dalla
Giunta non era stato subito giustamente compreso e valutato dai nostri
organismi dirigenti e dai compagni di modo che il lavoro alla base coi
compagni socialisti praticamente aveva dato scarsi risultati che si carat­
terizzavano solo in deboli contatti personali dato che molti nostri com­
pagni dimostravano di essere settari nei loro riguardi dimenticando inol­
tre la lóro mentalità tutta particolare e il modo differente dal nostro di
vedere e concepire la lotta.
In direzione dei cattolici, all’infuori dei legami nel CLN coi democristiani, eravamo ancora ai primi passi. Esistevano alcuni legami coi
parroci in talune località della campagna, i quali facevano parte dei pochi
Comitati di liberazione locali costituiti.
3 L ’ azione, che porta alla liberazione di alcune centinaia di detenuti politici dal car­
cere di Bologna, viene compiuta nel pieno centro della città, da dodici partigiani,
il 9 agosto 1944.
4 Trattasi della lettera « Alle Federazioni provinciali, del Partito Socialista d’Unità
Proletaria », del partito comunista italiano dell’Emilia e della Romagna, in data
4 settembre 1944 (dattiloscritta su 2 fogli di carta vergatina, cm. 2 1 ,1 x 2 9 ,8 ) ,
che viene criticata dal Centro del PCI per aver fatto oggetto delle intese fra i
due partiti il problema della suddivisione di responsabilità anziché le questioni
fondamentali dell’ azione comune: i compiti che spettano ai militanti comunisti
e socialisti nelle organizzazioni di massa; il carattere degli organi popolari da inse­
diare post-liberazione ed i compiti dei Comitati di Liberazione da assolvere nella
ipotesi di una rapida liberazione dai nazi-fascisti.
5 Lettera della Giunta d’ Intesa « Alle Federazioni provinciali dell’Emilia e Romagna
del Partito Comunista e del Partito Socialista d ’Unità Proletaria », del 15 settem­
bre 1944 (dattiloscritta su 4 fogli di carta vergatina, cm. 2 1, x 28), ove sono posti
i problemi delle prospettive politiche comuni ai due partiti.
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Comitati di Liberazione.
L ’importanza dei GL locali, di settore, di quartiere, di fabbrica, quali
organismi unitari di lotta per la liberazione del nostro paese, non essendo
compresa nella sua giustezza dai compagni, e scarsamente valutata anche
da noi, aveva impedito che fossero creati e rafforzati su vasta scala. A
renderci conto di questo furono gli articoli di La nostra lotta: « Nascita
di una nuova democrazia » 6, « Perchè vogliamo la democrazia progres­
siva » 7 e altri documenti in merito. Furono richiamati i compagni su
questi documenti e sulla base di essi si spiegò e si chiarì ai compagni
tutta l’importanza e la necessità di costituire e rafforzare questi orga­
nismi unitari in ogni centro, località, quartiere di abitazione, in ogni posto
di lavoro e categoria di lavoratori. I Comitati di villaggo esistenti comin­
ciarono a trasformarsi in C. di L . 8 locali assumendo una base unitaria
più larga.
Organismi di massa.
Consapevoli dell’importanza degli organismi di massa, Fronte della
Gioventù e Gruppi di Difesa della Donna, abbiamo cercato come Partito
di dare un valido appoggio e assistenza ai nostri giovani compagni e
compagne.
Essendo il problema delle donne quello in cui vi era maggiore incom­
prensione e prevenzione da parte di molti compagni abbiamo dovuto
intervenire ripetutamente per dimostrare e chiarire loro l’importanza vitale
di questo problema.
Molte nostre compagne, se non tutte, oltre ad essere assistite nelle
riunioni e nell’attività in genere del lavoro dei Gruppi di Difesa da nostri
compagni partecipavano pure a riunioni di organismi dirigenti di partito
ricevendone il materiale nostro.
Apprezzabile era stato il lavoro di preparazione e di mobilitazione
delle masse femminili per la partecipazione alle dimostrazioni sopracitate
dei Gruppi di Difesa, in cui le nostre compagne ne erano l’anima e la
guida, e grande l’apporto che esse hanno dato al conseguimento vitto­
rioso delle battaglie: una sapista in una dimostrazione ha ucciso due
tedeschi. Mentre in città le donne organizzate nei Gruppi non supera­
vano le duecento, in campagna, grazie agli scioperi e dimostrazioni degli
ultimi mesi, oltre ad un migliaio di donne attive erano organizzate.
Assistiti sono stati dal Partito i nostri giovani compagni organizzati
nel Fronte della Gioventù con la partecipazione di nostri compagni adulti
alle riunioni dei loro comitati dirigenti quando ancora erano composti
6 Pubblicato su La nostra lotta, a. II, n. n , io luglio 1944.
7 L ’ articolo Perchè vogliamo la Democrazia Progressiva? non è pubblicato da La no­
stra lotta; appare, invece, su L ’ Unità, cit., a. X X I, n. 4, agosto 1944.
8 Altra sigla di « Comitato di Liberazione Nazionale ». Così debbono leggersi anche
le sigle: C L, C dLN , che appaiono più avanti.
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esclusivamente di giovani comunisti e facendoli partecipare a riunioni dei
nostri organismi di Partito. Nonostante questo molti giovani compagni
rimanevano slegati dal partito non potendo così fare una vera vita di
partito venendogli a mancare sovente anche la stampa. Riscontrata que­
sta grande deficienza ci preoccupavamo di dare disposizioni affinchè questi
potessero essere più legati e controllati dal partito facendo appello anche
qui ad una maggiore comprensione fra i compagni adulti per i giovani
comunisti in particolare il problema dei giovani in generale [sic].
In tutte le formazioni combattenti, in particolar modo le SAP, il
Fronte della Gioventù dava i migliori elementi i quali ne divenivano le
forze di punta.
Nella lotta molti giovani emergevano e diventavano dirigenti di
Partito e delle unità militari.
La nostra sezione di Agit. Prop, sosteneva con le Unità straordina­
rie \ con manifestini e appelli queste battaglie mantenendo viva e raf­
forzando l’agitazione e l'atmosfera delle masse popolari. Curava, elaborava
e stampava materiale del Fronte della Gioventù e dei Gruppi di Difesa
della Donna “ .
Rottura della Linea Gotica.
Prospettive politiche militari.
Con la rottura della Linea Gotica da parte degli alleati verso la fine
di settembre noi prevedevamo vi fosse una irruzione di mezzi corazzati
anglo-americani, perciò ritenevamo imminente la liberazione della nostra
provincia.
Partendo da questa prospettiva, con un’atmosfera insurrezionale tra
le masse che andava man mano crescendo, ritenevamo opportuno, per non
essere colti di sorpresa da sviluppi molto rapidi degli avvenimenti militari,
preparare e mobilitare tutto il Partito per lo scatenamento dello sciopero
generale insurrezionale e dell’insurrezione armata nazionale che doveva
entrare nella fase decisiva per la liberazione della nostra provincia e
Bologna.
Tutti gli organismi dirigenti del Partito e i singoli compagni si im­
pegnarono esemplarmente con uno sforzo maggiore per preparare e mo­
bilitare le masse popolari attraverso i loro organismi di lotta FdG - GDD
- Corn. Agit, di Categoria - CL locali, unitamente alle forze nazionali,9
9 Trattasi dei numeri straordinari de L ’ Unità già citati ai quali debbono aggiungersi
i numeri del 2, del 18, del 23 e del 30 settembre ed, inoltre, quello del 9 ot­
tobre 1944.
1
!°.T ale stampa avviene nelle tipografie clandestine delle quali è dotata la Federa­
zione comunista bolognese, messe a disposizione, per varie pubblicazioni, delle
organizzazioni di massa, militari e ipolitiche della Resistenza (sull’argomento si
veda: L u i g i A r b i z z a n i , Le stamperie clandestine comuniste e l’ edizione emiliana
de « L ’ Unità », in : Stampa clandestina nella Resistenza bolognese, Quaderno de
« la Lotta », Bologna, 1962, pp. 11-18).
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
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ad una attività e fattiva partecipazione allo sciopero generale insurrezionaie, facendo riunioni, promovendo comizi nei quali si spiegava la necessita di partecipare alla lotta e come unica garanzia di questa fosse l’unità
di tutte le forze nazionali, affìggendo manifestini e appelli, distribuendo
largamente la stampa, facendo iscrizioni murali di carattere incitatorio
e inneggianti allo sciopero generale insurrezionale e alla insurrezione
armata nazionale diffondendo anche a voce l’imminenza della proclamazione dello sciopero generale. Creando insomma un’atmosfera insurrezio­
nale vera e propria.
Parallelamente a questa azione politica con maggior vigore affronta­
vamo il problema centrale del momento: quello delle SAP e di tutto il
lavoro militare. A questo scopo dichiaravamo militarizzato nel vero senso
della parola il Partito affinchè i compagni entrassero nelle file delle SAP
portando con sè elementi di altre correnti politiche, simpatizzanti senza
partito disposti a battersi. Molti quadri di partito venivano dati per la
costituzione dei vari comandi. Da alcune centinaia che erano in poco
tempo le forze sappiste raggiungevano la cifra di oltre 2000 armati e
disposti a battersi ovunque affiancati da altre migliaia che pure non
armati erano disposti ad agire, dando così alle SAP quel carattere tipico
di organismi popolari di lotta armata. L ’afflusso di nuove forze ci consi­
gliava di procedere alla costituzione di compagnie, di distaccamenti, di
battaglioni, e raggruppamenti di battaglioni con relativi comandi composti
dai compagni più capaci e politicamente meglio orientati, da qualche com­
pagno socialista e da giovani che avevano dimostrato maggior spirito
combattivo e attitudini militari.
Questo enorme sviluppo non era solo in rapporto alla situazione, ma
anche dovuto ad una maggiore comprensione da parte nostra del pro­
blema in questione nel senso che in esse si dovevano accogliere tutti co­
loro che erano disposti a fare qualche cosa senza dover impugnare imme­
diatamente un’arma, ma che questo l’avrebbero fatto nella misura che
avrebbero agito.
Lancidi manifesti, affissioni
di stampa, scritte murali, seminagioni
di chiodi, taglio di fili telegrafici e telefonici, interruzioni di linee ferro­
viarie con esplosivi, ostruzione di strade, disarmo di tedeschi e di fascisti
in campagna ed in città, erano le azioni generali di massa dei combat­
tenti sapisti.
Mentre le forze sapiste di punta, quelle già temprate nella lotta
— che possono definirsi gapisti — , attaccavano e colpivano colonne tede­
sche infliggendo loro gravi perdite come nei pressi di Dozza (periferia
di Bologna) ove furono feriti ed uccisi una decina di nemici; stroncavano
tentativi di rastrellamento delle brigate nere in varie località fra cui nelle
vicinanze di Altedo ove si sviluppava una vera battaglia che durava pa­
recchie ore e nella quale i fascisti lasciavano sul terreno oltre 40 uomini
con la perdita di uno da parte nostra; annientavano tedeschi e fascisti che
incontravano a gruppi o isolati.
Man mano che la lotta si sviluppava le SAP divenivano vieppiù un
vivaio per la brigata GAP. Parte dei combattenti che selezionavamo nella
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lotta passavano nelle file della 7* Brig. Questo con un certo equilibrio per
impedire che il rafforzamento di questa indebolisse le SAP.
Rapporti con gli altri Partiti e col Comitato di LN.
Non essendo e non potendo essere lo sciopero generale insurrezionale
l’attività di un solo partito, ma di tutti i partiti antifascisti, di tutta la
nazione, ci premeva fosse preparato e organizzato non solo da noi, se la
situazione si fosse sviluppata secondo le nostre prospettive, ma pure dal
partito socialista e altre correnti politiche e che fosse il CLN provinciale
a proclamarlo in qualità di organo dirigente unitario e rappresentativo
del governo.
Solo dopo una insistenza di tre o quattro giorni si era riuscito a con­
vocare la giunta per indolenza e poca volontà dei compagni socialisti i
quali avrebbero preferito che si fosse posta direttamente la questione della
proclamazione dello sciopero insurrezionale generale in sede di CLN senza
che vi fosse un accordo comune in precedenza della Giunta, ma riusci­
vamo poi a convincerli.
Benché la situazione sul fronte centrale e adriatico facesse supporre
che la liberazione di Bologna fosse cosa a breve scadenza, tuttavia a 7 - 8
giorni di distanza dallo sfondamento le cose si presentavano diversamente.
Di fronte a ciò non era giusto voler forzare la mano agli avvenimenti.
In giunta si era tenuto conto di questo e i compagni socialisti finiranno
per essere d’accordo sulla proposta da farsi al C LN per la proclamazione
dello sciopero generale insurrezionale. Convocato il CLN la proposta era
accettata11 e su iniziativa nostra un manifesto per la proclamazione dello
sciopero veniva redatto seduta stante dando mandato- alla segreteria e al
C M U E R 112 di stabilirne la d ata13.
11 Questa versione, la più vicina al momento preinsurrezionale dell’ultima decade
del settembre 1944, è notevolmente diversa dalle versioni testimoniali « rielabo­
rate » recentemente (si vedano le testimonianze di Verenine Grazia e Paolo Betti
in : L u c ia n o B e r g o n z i n i , La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti,
vol. I, Istituto per la Storia di Bologna, 1967, pp. 41 e 49) e da quella proposta
nel saggio di Onofri sulla storia della partecipazione socialista alla Resistenza
( N a z a r io S a u r o O n o f r i , I socialisti bolognesi nella Resistenza, Bologna, Edizioni
La Squilla, 1965, pp. 71-84), ed apre il problema di più approfonditi e documen­
tati studi sull’argomento.
12 Si deve leggere, correttamente: Comando Unico Militare Emilia Romagna (CUMER);
così va letta anche la sigla: CUM , che appare più avanti.
13 Infatti viene stampato un manifesto (firmato: Comando Regionale del Corpo V o­
lontari della Libertà — Il Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale) che in­
cita all’insurrezione, lasciando in bianco lo spazio ;per apporvi, all’ultimo mo­
mento, l’ indicazione del giorno. Il testo inizia cosi: « L ’ora di agire è questa!
Bolognesi della città e della provincia, insorgete! Oggi ... ottobre 1944 scatenate
lo sciopero generale insurrezionale... ».
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
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Un manifesto in comune coi compagni socialisti per lo sciopero gènerale insurrezionle11 e uno della federazione venivano redatti14
15.
Preoccupati degli scarsi risultati conseguiti alla base nei rapporti coi
compagni socialisti, delle deficienze e incomprensioni che esistevano fra
i nostri compagni, li richiamavamo con una nostra lettera sul documento
elaborato dalla giunta regionale16 ad una maggiore comprensione sull’im­
portanza vitale dell’unità d’azione col partito socialista come premessa
fondamentale per giungere all’unità politica ed organica dei due partiti;
all’opera paziente persuasiva condotta con tatto e- serietà politica che i
nostri compagni devono usare nei confronti dei compagni socialisti. Con­
sigliavamo i compagni a dare al documento della giunta regionale una
più larga diffusione riproducendolo al ciclostile e facendo altrettanto con
la nostra lettera, perchè ne facessero oggetto di studio profondo e la base
di tutta la loro attività nei rapporti coi compagni socialisti. Buoni risul­
tati si facevano subito sentire con la costituzione di giunte comunali a
Molinella, Medicina e altri comuni. Compagni socialisti venivano invitati
a rappresentare il loro partito in seno ai CL locali in vari comuni. Si
spiegava loro la necessità di una partecipazione attiva alla preparazione
dello sciopero insurrezionale e della insurrezione armata nazionale.
Un miglioramento si notava anche sul lavoro e sui rapporti coi catto­
lici e demo-cristiani. Parecchi parroci erano stati avvicinati ed avevano
ricevuto dai compagni il documento sulla dichiarazione del nostro partito
sui rapporti coi cattolici17 dando un giudizio molto apprezzato e dichia­
rando di essere disposti a collaborare con noi per gli interessi e la lotta
che ci accomunano. Ma questi risultati erano ancora insufficienti e pre­
sentavano delle lacune, perciò abbiamo creduto opportuno di inviare ai
compagni una lettera nella quale, dopo aver apprezzato l’attività svolta e
i risultati conseguiti, richiamavamo i compagni affinchè comprendessero
14 II manifesto comune delle due Federazioni, comunista e socialista, dal titolo
« E v v iv a lo sciopero generale insurrezionale!» (a stampa, cm. 2 4 x 3 1,8 ) è fir­
mato alternando le denominazioni dei due partiti.
15 La Federazione comunista, in effetti, stampa tre manifestini incitanti allo sciopero
generale: il primo, datato 22 settembre 1 944, con l’invito a scatenare lo sciopero
generale il 25 settembre; esso però non venne mai diffuso; il secondo, datato
23 settembre 1 944, nel quale si dice : « preparatevi per lo sciopero generale insur­
rezionale facendone la base per lo sviluppo dell’insurrezione armata popolare »;
il terzo, datato Sabato sera, 23 settembre 1944, dello stesso tenore del secondo.
La variazione, dalla primitiva parola d ’ordine (dettata dall’obiettivo di scatenare
l’insurrezione prima dell’arrivo degli alleati) alle successive, avviene in relazione
al modificarsi repentino delle prospettive aperte dallo sfondamento della Linea
Gotica da parte degli alleati. Infatti, mentre in un primo momento la liberazione
deü’ Emilia-Romagna appare imminente, nel volger di poche ore tale eventualità
si allontana (i testi dei tre manifestini sono in: Appelli e proclami dei comunisti
per la lotta di liberazione, settembre 1943 - aprile 1945, a cura di L u i g i A r b i z z a n i ,
V I Quaderno de « la Lotta », Bologna, 1967, p. 41).
16 Trattasi della lettera del Comitato Federale « A tutti i comitati dirigenti e a tutti
i compagni », del 13 ottobre 1944 (ciclostilata su 2 fogli, cm. 22 x 28).
17 Trattasi della Dichiarazione del Partito Comunista sui rapporti tra comunisti e
cattolici, agosto 1944 (dattiloscritto su 3 fogli di carta vergatina, cm. 2 1,7 x 28).
Il testo è pubblicato anche su La nostra lotta, cit., a. II, n. 16, 30 settembre 1944.
84
Luigi Arbizzflni
la necessità di non limitarsi a legarsi ai parroci e portarli nei GL locali;
ma che bisognava invece fare un lavoro più largo e profondo fra le
masse cattoliche poiché è con esse che dobbiamo e possiamo fare molta
strada assieme dato che gli interessi delle masse da noi influenzate e confrollate sono gli stessi delle masse cattoliche18. Con una maggiore com­
prensione da parte dei compagni sulla linea politica di unità nazionale
del partito e sull’importanza dei CL questo problema veniva affrontato
e risolto con risultati positivi. Nuovi CL locali venivano creati, moltipli­
cati, potenziati allargandone le basi. Mentre all’inizio di settembre conta­
vamo appena pochi comitati in provincia e in città, a metà ottobre più
di una ventina erano costituiti; in campagna e in città si dava vita a
comitati di rioni, di quartieri e di categoria. L ’attività di questi organismi
la vediamo nella elaborazione di manifestini, di appelli per un incitamento
e un rafforzamento della lotta, di disposizioni, nell’intervento e nella trat­
tazione di problemi che riguardano gli interessi immediati delle masse
popolari. Per esempio in vari comuni questi organi intervengono per sta­
bilire equamente i prezzi della carne, la distribuzione della legna e altre
cose di cui le masse abbisognano. In altri sono state applicate delle tasse
fra i proprietari agrari più reazionari e collaborazionisti il cui denaro è
stato devoluto per l’alimentazione delle SAP, per le famiglie bisognose
dei patrioti e delle vittime politiche. Sono pure intervenuti contro le
razzie e le deportazioni che i nazi-fascisti perpetravano a danno delle
masse contadine e lavoratrici. In questo modo i C L locali cominciavano
ad esercitare veramente una funzione rappresentativa di governo. Tutto
ciò per iniziativa delle nostre organizzazioni di partito.
Le nostre compagne e i nostri giovani venivano pure mobilitati e
assistiti nel lavoro di mobilitazione e preparazione delle loro masse orga­
nizzate nei Gruppi di Difesa della Donna e nel Fronte della Gioventù,
al fine di farle partecipare all’ultima grande battaglia per la liberazione
della nostra provincia. Mentre le giovanili forze più audaci e combattive
passavano ai SAP e ne costituivano la parte migliore come quadri e com­
battenti, altri univano al lavoro politico di preparazione delle masse, quello
della distribuzione e dell’affissione della stampa, di strisce inneggianti i
SAP e GAP e a iscrizioni murali.
Lodevole è pure stato il contributo dei Gruppi di Difesa delle Donne,
alle formazioni combattenti dando donne per il servizio di collegamento
e di staffette, raccogliendo medicinali e viveri per i patrioti. Varie com­
pagne venivano utilizzate come staffette e per mantenere collegamenti
da parte nostra.
Attività dell’Agit-prop.
Nelle prime settimane che fecero seguito allo sfondamento della
Linea Gotica, la nostra sezione di agit-prop si prodigò con uno sforzo
superiore elaborando e diffondendo diverso materiale: quale l’ Unità straor­
18 Trattasi della lettera del Comitato Federale « A tutti i Comitati dirigenti ed a
tutti i compagni », del 14 ottobre 1944 (ciclostilata su un foglio, cm. 22 x 32,5).
Documenti sull'attività dell’organizzazione comunista bolognesi
85
dinaria, manifesti e appelli di carattere agitatorio per mantenere viva e
sviluppare l’atmosfera insurrezionale nonché materiali da lanciarsi a libe­
razione avvenuta. Il problema centrale del momento: lo sviluppo e il po­
tenziamento delle SAP veniva affrontato e risolto con risultati positivi
dalla nostra sezione. Più di 70.000 strisce con scritte di questo genere :
« Cittadini inscrivetevi nelle SAP »; « Viva le SAP »; « SAP squadre
dell’ardimento patriottico », ecc.
Stasi militare e sue ripercussioni generali.
Dalla fine di settembre fino ai primi di ottobre ci siamo trovati di
fronte ad una situazione di incertezza. Sembrava sempre che da un giorno
all’altro l’attacco definitivo per la liberazione di Bologna si dovesse sfer­
rare. Noi eravamo perciò legati ancora a questo filo quando la situazione
andava ogni giorno mutandosi in relazione al rallentamento delle opera­
zioni militari e della staticità avvenuta in seguito.
L ’atmosfera rovente dei giorni successivi allo sfondamento incomin­
ciava a raffreddarsi nella misura che le cose andavano in lungo. Nella zona
dell’Imolese dove i compagni avevano proclamato lo sciopero generale
il 25 settembre, contrariamente alle ultime direttive ricevute, il prolun­
garsi della situazione fece andare alla deriva lo sciopero generale con con­
seguenti strascichi perchè il Comitato dirigente di zona oltre l’aver voluto
proclamare lo sciopero non era stato in grado di condurlo e finirlo bene
visto che la situazione rimaneva ferma.
Quando poi subentrò la stasi alla quale coincise un aggravarsi gene­
rale della situazione nella nostra provincia che si veniva a trovare a pochi
chilometri dal fronte diventando automaticamente zona di guerra con la
presenza di decine di migliaia di tedeschi, uno sconforto e una depres­
sione generale investì le masse popolari le quali, tra le altre cose, lamen­
tavano anche il massiccio bombardamento su Bologna e provincia. Purtuttavia l’odio contro i tedeschi si accentuava. Lo stato d’animo deprimente
delle masse veniva a ripercuotersi di riflesso sul Partito : qualche compagno
ne rimaneva scosso direttamente. Altri, ed erano molti, imprecavano e
recriminavano apertamente contro la condotta di guerra alleata in un
modo nocivo al movimento insurrezionale. Data la gravità della cosa do­
vevamo intervenire prontamente con un’azione politica di chiarificazione
nei riguardi degli alleati per porre fine a recriminazioni vane e incon­
cludenti. Questo l’abbiamo fatto in ritardo e ciò è stato un male perchè
ancora ne risentiamo.
Nuove prospettive in rapporto alla nuova situazione.
La continuità delle lente operazioni sul fronte oltre ad aver posto
la nostra provincia in zona di guerra a scadenza non troppo breve ha
permesso ai criminali nazi-fascisti di accamparsi a decine di migliaia nelle
case dei contadini e iniziare una nefanda opera di saccheggio, di distru­
86
Luigi ArbiZ&ini
zione, di incendi di abitazioni civili e di massacri in massa verso inermi
popolazioni e contro i patrioti19.
Pur rimanendo come nostro obbiettivo capitale la liberazione di Bologna e provincia, abbiamo dovuto modificare la nostra tattica sul terreno
militare e politico date le nuove condizioni che si erano create. La mo­
difica di tattica doveva consistere in questo : non colpire come prima e
nelle forme di prima il nostro nemico da una posizione caratteristicamente
offensiva, ma attaccarlo da una posizione difensiva se attaccati. Questo
valeva non per tutta la provincia, ma in particular modo per alcune zone
della campagna e città. Ciò era necessario per garantire il più possibile
le Ibasi delle forze combattenti concentrate per l’attacco finale che doveva
portare alla liberazione di Bologna; per la continuità della lotta e per
salvaguardare le forze indispensabili al nostro fine.
Ci siamo adoprati per spiegare e chiarire ai compagni le cause e le
necessità che ci hanno obbligati a far questo dimostrando che ciò non
significava affatto’ l’intenzione da parte nostra di metterci sul terreno atte­
sista, capitolardo, rinunciatario alla lotta. Si trattava invece di modificare
le forme e i mezzi di lotta per adeguarle alle nuove condizioni tenendo
conto dei rapporti di forze e dei criminali sistemi usati dal nemico.
Di che natura sia stata la modifica fatta e con quale spirito s’in­
tenda realizzarla lo dimostra la grandiosa ed eroica battaglia del 7 no­
vembre sostenuta dalla gloriosa 7a Brigata Garibaldi GAP, durata ben
19 ore, nella quale le SS tedesce e le brigate nere sono state battute
materialmente e moralmente, lasciando sul terreno 216 uomini fra morti
e feriti. Lo spirito e l’audacia dimostrata dai valorosi Garibaldini Gappisti
è stato veramente qualche cosa di eccezionale. Si sono battuti da leoni
anche quando sapevano di essere circondati. Benché le forze sapiste non
siano entrate in azione, ma fossero solo mobilitate, poiché ciò rientrava
nel piano militare elaborato dal comando, i bravi patrioti ardevano dal
desiderio di scendere in lotta a fianco dei gapisti e si dimostravano disposti
di occupare anche la città.
Questo grande avvenimento ha avuto una ripercussione molto favo­
revole sulla situazione generale. L ’apatia e la depressione delle masse in
rapporto agli avvenimenti militari e al terrore intensificato dei nazi-fascisti
è stata scossa fortemente. Noi abbiamo immediatamente cercato di trarre
da questa brillante battaglia tutti i vantaggi possibili al fine di rimontare
la depressione popolarizzandola e esaltandola nel modo più largo consen­
19 N ell’ottobre 1944, stabilizzatosi il fronte sull’Appennino sovrastante Bologna, si
viene a determinare una situazione gravissima che è riepilogata in un documento
drammatico, di dodici fogli dattiloscritti {cm. 2 1 x 30), trasmesso alla Direzione
del PCI Alta Italia il 30 novembre 1944, Rapporto informativo sui brutali metodi
di guerra applicati dai tedesco - fascisti, ove sono elencate le gravissime spolia­
zioni effettuate nelle campagne e nella città, le enormi distruzioni di apparati
produttivi e di opere pubbliche (ferrovie, strade, impianti di bonifica, ecc.), le
numerose violenze, i rastrellamenti, le rappresaglie, gli arbitrii commessi contro
uomini, vecchi, donne e bambini (il testo del documento è pubblicato in : Gari­
baldi combatte. Pagine e documenti sulla partecipazione dei comunisti nella lotta
di Liberazione, IV Quaderno de « la Lotta », Bologna, 1965, pp. 29-38).
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
87
tito. A questo fine un’Unità straordinaria è stata fatta, contenente l’enco­
mio del CM UER alla 7“ Brigata Garibaldi G A P 20. Tutto il nostro appa­
rato stampa di distribuzione e le SAP della città sono state mobilitate per
la distribuzione e l’affissione sui muri. Una lettera di riconoscimento e
di plauso, che accludiamo è stata fatta e inviata alla 7a Brigata da parte
nostra 21.
Una campagna politica per la raccolta di coperte, di indumenti, di
alimenti e sigarette è stata organizzata con l’approssimarsi dell’inverno e
per dimostrare ai valorosi combattenti il senso di solidarietà e riconosci­
mento del nostro Partito e della popolazione in queste ore più dure, ma
decisive della lotta.
Il protrarsi a lungo della situazione in rapporto alla condotta della
guerra, alle distruzioni, al saccheggio, al furto perpetrato dai delinquenti
nazi-fascisti ai danni delle masse lavoratrici e del popolo, ha messo il
nostro Partito di fronte ad un problema di vitale importanza e di grande
responsabilità per noi : le condizioni economiche e finanziarie di tutte
le masse lavoratrici. Alle nostre parole d’ordine date precedentemente
di abbandonare le fabbriche, molti operai avevano risposto dimostrando
il senso del dovere e la coscienza nazionale offrendo ai datori di lavoro
la loro opera per nascondere le macchine e sottrarle alle razzie dei nazisti.
I bombardamenti avevano contribuito a paralizzare ogni attività produt­
tiva per i tedeschi. Per intere settimane i lavoratori e le loro famiglie
hanno fatto sacrifici immensi per non tradire la causa nazionale andando
a lavorare per i tedeschi, e per partecipare più attivamente alla lotta di
liberazione della nostra Patria. Pur mettendo a dura prova la loro volontà
di resistenza le cose non potevano protrarsi all’infinito.
Nei comuni della bassa bolognese lungo il fiume Reno, e precisamente a Galbera, S. Pietro in Casale, Molinella, Baricella e Malalbergo,
le autorità tedesche hanno emesso dei bandi di mobilitazione civile dai 18
ai 50 anni per gli uomini da adibire in lavori di fortificazioni. Con il
pronto intervento dei compagni con manifestini, con accordi comuni coi
compagni socialisti e l’appoggio dei cattolici si è riuscito a far compren­
dere alle masse lavoratrici che non bisognava presentarsi per non essere
utilizzati in lavori di fortificazione nelle proprie zone poiché ciò, oltre a
costituire un tradimento verso tutti coloro che si battono per la liberazione
della nostra provincia e dell’Italia, voleva dire anche facilitare la resistenza
e il prolungarsi della guerra nazista con i suoi errori, le sue conseguenze
nelle zone dove essi abitavano. La maggioranza dei lavoratori si è rifiu­
20 Si tratta de L ’ Unità, cit., edizione straordinaria, a. X XI, n. 14, 8 novembre 1944.
Il titolo ed il sottotitolo del foglio suonano : « A Bologna i patrioti sbaragliano
centinaia di banditi delle SS tedesche e delle Brigate Nere. Molte decine di ne­
mici morti ed altrettanti feriti sono rimasti sul terreno dell’ aspra battaglia. Il
Comando Unico Militare delîfjpnâfa-iRomagna cita all’ordine del giorno i valo­
rosi della V II Brigata GAP e gli altri reparti garibaldini che, in questa battaglia
in difesa del popolo e di solidarietà patriottica, si sono coperti di gloria ».
21 Trattasi della lettera della Federazione bolognese del partito comunista italiano
« Alla V II Brigata Garibaldi G A P Gianni », del 12 novembre 1944 (dattiloscritta
su un foglio di carta vergatina, cm. 2 1 ,1x 2 9 ,6 ) .
88
Luigi Arbizzani
tata di prestare la loro opera e ha resistito per parecchie settimane, poi
una parte, i più bisognosi, spinti dalla fame sono stati costretti ad andare
al lavoro umiliati e vergognati di dovere far ciò.
Anche in città le condizioni degli operai si sono fatte gravi. In mancanza di un cespite di guadagno per affrontare i bisogni più impellenti
inerenti anche aH’approssimarsi dell’inverno, hanno cercato di arrangiarsi
alla meglio. Hanno approfittato del disordine, delle distruzioni provocate
dai tedeschi, dell’assenza e noncuranza delle pseudo autorità fasciste per
procurarsi legna, carbone e altro materiale nei depositi e lungo le ferrovie;
radendo alberi dei viali e parchi pubblici e asportando altra roba ove era
possibile farlo.
Coscienti delle responsabilità che incombono sul nostro Partito in
questa lotta di liberazione nazionale e nell’opera di ricostruzione del nostro Paese, abbiamo preso posizione con un manifestino nel quale, mentre
ci dimostravamo comprensivi dei bisogni e delle condizioni delle masse
lavoratrici, davamo consigli per il modo di procurarsi la legna con cri­
terio di equità senza recare danni irreparabili alle cose di utilità pubblica
del patrimonio nazionale
Comunque il problema assillante dell’aiuto materiale alle masse lavo­
ratrici si faceva sentire ogni giorno di più. Bisognava dunque affrontarlo
per dargli una soluzione di possibile realizzazione. In campagna i nostri
dirigenti lavoravano in questa direzione. A Medicina, Castelguelfo, nella
zona dell’Imolese, patti colonici dei contadini e compartecipanti sono stati
stipulatia3, e in altri comuni sono in via di costituzione dei nostri com­
pagni in accordo coi compagni socialisti e il concorso dei cattolici. In sede
di GL locale di Molinella e Minerbio è stato posto il problema dell’aiuto
ai salariati agricoli e della coltivazione della terra per preparare il terreno
da semina, dato che i proprietari agrari minacciavano di non voler far
lavorare il terreno per la semina. Una lettera è stata inviata al C LN pro­
vinciale per informare delle cose e chiedere il suo intervento. Noi abbia­
mo detto ai compagni che oltre a questa localmente era necessario pren­
dere una decisione sul problema in questione.
Un altro passo in questa direzione lo abbiamo fatto pubblicando un
articolo sulla Voce dell’operaio, « Solidarietà a fatti », rivolto agli indu­
striali affinché si rendano conto dei bisogni dei lavoratori e dessero prova
di una maggiore comprensione e dovere nazionaleM. Era evidente però
22 II testo, firmato « Una cellula comunista », è stampato su un foglio di cm. 15,3 x
22,1 e ripubblicato in : A ppelli e proclami dei comunisti bolognesi per la lotta
di Liberazione, cit., p. 46.
23 Si tratta del Patto colonico di Medicina e del Patto colonico imolese, che stabi­
liscono nuovi riparti e nuove norme a favore dei conduttori di terre a mezzadria,
e del Patto compartecipanti di Medicina, che stabilisce più elevati riparti a favore
dei braccianti che lavorano a compartecipazione (i testi dei tre patti sono ripro­
dotti in appendice: L u i g i A r b i z z a n i , Lotte ed organizzazioni sindacali dei lavo­
ratori bolognesi dal 1922 alla Liberazione, in : La Resistenza in Emilia-Romagna.
Numero unico della Deputazione Emilia-Romagna per la storia della Resistenza
e del movimento di liberazione, Bologna, giugno 1966, pp. 40 - 42).
21 L ’articolo Solidarietà a fatti appare su La Voce dei Lavoratori, « Organo della
classe operaia di Bologna e Provincia », novembre 1944, n. 8.
Documenti sull’attività dell'organizzazione comunista bolognese
89
che su un problema di tale importanza bisognava richiamare l’attenzione
del CLN provinciale per fargli prendere posizione quale organo rappresentativo del Governo di Unità Nazionale. In questo senso agiva il no­
stro delegato dimostrando la necessità di un intervento tempestivo del
massimo organo unitario autorevole della provincia con un suo deliberato
rivolto agli industriali e proprietari agricoli sul contributo e i compiti di
loro spettanza e sul dovere di ottemperare per non essere giudicati nemici
del popolo e incorrere in gravi sanzioni. Una deliberazione vera e propria
non è stata possibile ottenere, tuttavia un manifesto contenente anche le
sanzioni è stato approvato dietro presentazione del nostro delegato25.
Sulla base di questo abbiamo elaborato una circolare, che accludia­
mo 25bls, da inviare a tutti i comitati dirigenti e a tutti i compagni per
una giusta valutazione della presa di posizione del C LN provinciale col
manifesto richiamando la loro attenzione a non illudersi che il documento
da solo basterà per costringere i datori di lavoro a compiere il loro dovere
dando gli aiuti necessari alle masse lavoratrici e allinearsi con le forze
nazionali in lotta per la liberazione della nostra provincia; spiegando e
dando direttive per un’azione politica dei vari organismi di massa e sulla
necessità di costituirne nuovi che abbiano come compito di mobilitare e
organizzare gli operai e le masse lavoratrici con un’azione dal basso. Que­
sto come unica garanzia di un successo positivo.
Nel campo dell’Agit'Prop abbiamo cercato di fare uno sforzo per
sormontare le deficienze riscontrate dietro suggerimento di compagni più
a contatto con quelli di base e le masse lavoratrici per il carattere uni­
forme della stampa. Il nostro giornaletto locale di massa La Voce dell’Oc
perdio è apparso di nuovo alla luce dopo vari mesi di sospensione per
ragioni di carattere tecnico26. In esso si è potuto trattare vari argomenti
sentiti e desiderati dai compagni di base e dalla massa senza perdere mai
di vista il problema capitale: lo sciopero generale insurrezionale e l’in­
surrezione nazionale armata come unico mezzo per la liberazione della
nostra provincia e di Bologna prima dell’arrivo delle truppe alleate. Ci
proponiamo in questi giorni di uscire anche col nostro giornaletto poli­
tico locale La Lotta per una maggior valorizzazione del lavoro politico
svolto dal Partito nella nostra provincia e una maggior possibilità di orien­
tamento ed educazione ipolitica dei compagni. A questo scopo abbiamo
25 II manifestino del C L N provinciale, che reca la data del 27 novembre 1944
(a stampa, cm. 16 ,4 x 2 4 ,5 ) afferma tra l ’altro: « In qualità di organo di potere,
legittimo rappresentante del Governo Democratico, invitiamo gl’ industriali, gli
agricoltori, e tutti i datori di lavoro perchè, al di sopra di ogni egoismo di classe,
diano prova concreta del loro patriottismo sopperendo con vivo senso di dove­
rosa solidarietà ai bisogni delle masse operaie e contadine, fornendo loro un
congruo anticipo in danaro, distribuendo viveri, combustibili ed indumenti di cui
dispongono oltre il loro necessario [ ...] . Coloro che ancora una volta fossero sordi
al nostro richiamo ed al loro dovere non sperino di sottrarsi alla giusta sanzione ».
-‘bis Trattasi della lettera della Segreteria del Comitato federale « A tutti i comi­
tati dirigenti di P ., a tutti i compagni », del 27 novembre 1944 (dattiloscritta su
3 fogli di carta vergatina, cm. 22,2 x 27,8).
26 Trattasi del foglio La Voce dell’operaio, cit.
go
Luigi Arbizzani
tirato anche un opuscoletto contenente gli articoli di La Nostra Lotta sulla
democrazia progressiva, cioè: «Nascita di una nuova democrazia», «P er­
chè vogliamo la democrazia progressiva », « Classe operaia classe di Go­
verno » e « Responsabilità » con una breve introduzione2728
.
Reazione del nemico per i colpi ricevuti.
Dopo la dura batosta subita nella grande battaglia del 7 novembre
in previsione di dovere abbandonare la nostra città, i nazi-fascisti hanno
scatenato una nuova reazione ancor più bestiale e feroce con l’intento di
sterminare le nostre forze patriottiche. 'L’opera di provocazione e di spio­
naggio è stata rafforzata con il concorso di qualche vile elemento cattu­
rato. Purtroppo data la sproporzione di mezzi e uomini abbiamo ricevuto
alcuni colpi. Gruppi di patrioti sono stati catturati e fucilati, compagni
arrestati e uccisi lungo la strada, alcune armi si sono perdute. In queste
condizioni è stato necessario decentrare le forze in piccoli 'gruppi che pos­
sono agire, manovrare e sottrarsi ai colpi del nemico con facilità.
Gli esponenti fascisti repubblichini della nostra città da veri crimi­
nali assetati di sangue pensano e intendono massacrare tutti gli elementi
antifascisti sospetti prima di abbandonare Bologna. Professori, avvocati e
industriali sospetti sono stati strappati dalle loro famiglie e uccisi lungo
la strada 2S.
Misure cospirative più rigorose di carattere prudenziale per la salva­
guardia dell’organizzazione sono state prese pur continuando nella nostra
attività consentita dalle condizioni.
Deficienze.
Indubbiamente in questo ultimo periodo di attività risultati positivi
sono stati conseguiti, nostro dovere però è di vedere anche i lati negativi.
Nelle dimostrazioni non vi è mai stata una partecipazione attiva dei com­
pagni socialisti perchè mancato in precedenza un lavoro proficuo in comune.
In altri comuni e località dove erano state preparate manifestazioni, que­
ste non si sono realizzate perchè non vi è stato da parte dei compagni
l’impegno necessario e la giusta comprensione della necessità di far par­
tecipare le grandi masse alla lotta di liberazione.
27 Trattasi del fascicolo: Problemi di attualità. Per la preparazione e l’orientamento
politico dei compagni, a cura della Federazione bolognese del partito comunista
italiano (16 pagine a stampa, cm. 16 x 2 2 ,5 ) , edito nel novembre 1944. Oltre alla
introduzione, contiene i seguenti articoli, tratti da l’ Unità, edizione settentrio­
nale, e da La nostra lotta: Nascita di una nuova democrazia; Perchè vogliamo la
democrazia progressiva?; La classe operaia classe di governo; L ’ unità garanzia della
vittoria; Vita di Partito : responsabilità (una riproduzione fac - simile dell’opu­
scolo è pubblicata in : A ppelli e proclami dei comunisti bolognesi per la lotta di
Liberazione, cit., pp. 25 - 32).
28 I più noti di essi sono il Prof. Pietro Busacchi, l’A v v . Giorgio Maccaferri, l'A v v . A l­
fredo Svampa e l ’industriale Francesco Pecori, assassinati dai fascisti a colpi di
arma da fuoco nella notte del 21 novembre 1944.
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
91
Il lavoro politico tra le forze combattenti Sapisti e Gapisti presenta
ancora deficienze. Il loro livello politico è molto basso e per questo non
vi è sempre una giusta comprensione sul problema fondamentale dell’unità
e in particolare sui rapporti coi compagni socialisti. N ell’intento di sormontare queste lacune abbiamo pensato di costituire nuclei di partito fra
i SAP illegali e tra i GAP dove non esistevano dando anche alcuni dei
migliori quadri come responsabili di partito.
I nostri rapporti coi compagni socialisti hanno ancora dei lati nega­
tivi. Non pochi compagni non hanno compreso tutta l’importanza che il
nostro Partito attribuisce ad essi. Non sempre vedono che l’unità col par­
tito socialista è premessa e garanzia per l’unione di tutte le forze nazio­
nali. Ciò li porta ad essere settari e a trattare con loro senza quella sensi­
bilità e serietà politica necessarie.
Nell’impostazione del lavoro dei compagni imolesi vi sono delle lacune
e degli errori molto gravi sulla linea politica unitaria nazionale del nostro
Partito. In generale quasi tutti i compagni dell’imolese hanno, chi più
chi meno sempre peccato di settarismo. Questo è sempre stato fatto pre­
sente a loro e più volte li abbiamo richiamati sulla necessità di studiare e
assimilare il materiale del Partito, che essa non è una cosa fissa, che bisou
gna realizzarla nel lavoro pratico di ogni giorno con uno spirito sano.
Forse preoccupati di non essere più su una posizione settaria, dal loro ma­
teriale, elaborato ultimamente e da alcune questioni che concernono la
costituzione dei nuovi organismi sindacali e la scelta delle cariche, si nota
una sterzata verso destra che li ha portati su una posizione opportunista,
capitolarda e rinunciataria. In una parola hanno dimostrato di non sapersi
equilibrare di fronte alla necessità di fare concessioni per non rompere
l’unità, ma che queste però non contrastassero con l’unità per l’azione e
con l’azione da noi voluta.
Una lettera, che accludiamo al rapporto e dalla quale potrete meglio
rendervi conto delle cose, è stata elaborata con un valido concorso dei
compagni del triumvirato e inviata ai compagni imolesi unitamente a due
compagni del comitato provinciale dopo essere stati preparati sul lavoro
da svolgere
Non sempre siamo riusciti ad avere quella prontezza di spirito per
affrontare tempestivamente il mutamento della situazione ed adeguare il
nostro lavoro alle nuove condizioni. Lo dimostrano i richiami dei com­
pagni sull’uniformità della stampa e la necessità di propagandare e popolarizzare argomenti importantissimi che erano stati trascurati quando la
situazione lo esigeva, per orientare tutte le nostre forze e tutta la nostra
attività sul problema centrale dello sciopero generale insurrezionale, ma
che bisognava riprendere quando questa era mutata.29
29 La lettera a oui si accenna, del 25 novembre 1944, è firmata dal Comitato fede­
rale di Bologna e postillata dal Triumvirato (dattiloscritta su 9 fogli di carta ver­
gatina, cm. 2 1 x 31).
92
Luigi ArbiZZani
Considerazioni.
Il contributo dato dalla classe operaia, dalle masse lavoratrici e contadine in questa lotta di liberazione è veramente considerevole e degno
di ammirazione. La rovente atmosfera insurrezionale creatasi subito dopo
lo sfondamento della Linea Gotica ci ha dimostrato chiaramente la volontà
e la disposizione delle masse lavoratrici e ipopolari di scendere in lotta
con tutto il suo ardore per cacciare e liberare Bologna e provincia dai bar­
bari nazifascisti.
Il nostro Partito, il Partito della classe operaia e nazionalmente il più
conseguente, è stato ovunque e dovunque, in ogni attività e direzione
l’avanguardia, l’elemento propulsore che ha cercato e saputo trascinare e
unire nella lotta le altre correnti politiche in seno al C LN facendo della
classe operaia la forza d’attrazione di tutte le forze popolari e nazionali.
Benché lo spirito di lotta delle masse si sia un po’ affievolito in queste
ultime settimane, noi siamo fiduciosi che, col mutare della situazione in
relazione all’approssimarsi della liberazione della nostra città, esse scen­
deranno in lotta con quell’ardore e con quello spirito che le ha sempre
distinte accorrendo a rafforzare e potenziare le SAP e appoggiando l’a­
zione dei GAP, per partecipare insieme a queste forze alla liberazione di
Bologna e provincia prima dell’arrivo degli alleati, che rimane pur sempre
per noi l’obbiettivo centrale contingente che mai perdiamo di vista.
In tutta la nostra attività di questo tempo validissimo è stato il con­
tributo dei compagni membri del Triumvirato per l’orientamento politico
e l’impostazione dei molteplici problemi postici di fronte a noi. Tale ap­
porto è sempre stato molto riconosciuto e molto apprezzato da parte nostra.
2. Il Comitato federale ai Comitati di settore, di zona, sot­
tozona, cellule e ai compagni. Bologna, 16 gennaio 1945.
Documento dattiloscritto su 12 fogli di carta vergatina, cm. 21 x 3 1 , nume­
rati da 1 a 2 (comprendenti il primo capitoletto) e quindi ancora da 1 a io (dal
capitoletto « L otta armata » alla fine).
La Federazione comunista bolognese si suddivide in alcuni grandi raggruppa­
menti (in base ad una nostra ricostruzione): Bologna (città), in 4 settori: I) da via Ca­
stiglione esclusa, a via S. Donato inclusa; II) da via S. Donato esclusa, a via Saffi
inclusa; III) da via Saffi esclusa, a via Porrettana inclusa; IV) da via Porrettana
esclusa a via Castiglione inclusa. Provincia: in 4 Zone (a loro volta suddivise in
sottozone), comprendenti i seguenti comuni: I) Imola, Castel S. Pietro, Borgo Tossignano, Casalfiumanese, DoZZa Imolese; II) Granarolo dell’Emilia, Minerbio, Malalbergo, Baricella, Budrio, Medicina, Molinella, Castel Guelfo, Castenaso; III) SottoZona D : Castelmaggiore, S. Giorgio di Piano, Argelato, Bentivoglio, S. Pietro in
Casale, Galbera, Pieve di Cento, Castel d ’ Argile; Sottozona 2a: Angola dell’Emilia,
Calderara di Reno, Sala Bolognese, S. Giovanni in Persiceto, Crevalcore, Sant’Agata
Bolognese; IV) Casalecchio di Reno, Zola Predosa, Crespellano, BaZZano, Monte
S. Pietro, Monteveglio.
Documenti sull'attività dell’organizzazione comunista bolognese
93
Carissimi compagni
L ’arrivo dal centro dello schema di rapporto sulla Conferenza dei
Triumvirati Insurrezionali30, è stata occasione, e dovrà esserlo anche per
voi, di una nostra prolungata riunione.
In detta riunione abbiamo studiato attentamente in tutti i suoi aspetti
rimportantissimo rapporto che, nel suo insieme, facendo il punto sulla
situazione politica e militare, ribadisce e sviluppa la linea politica del
Partito.
Siamo passati quindi ad un attento esame critico e autocritico del
lavoro e della situazione politica del partito nella nostra provincia, in rap­
porto a detto documento, rifacendoci al periodo dello sfondamento della
Linea Gotica ed alla prospettiva di una rapida liberazione della nostra
provincia. Allora la mobilitazione militare del partito sul piano insurre­
zionale era realizzata. Un buon legame con le masse raggiunto. Grande­
mente allargata e pienamente attivizzata la cerchia dei nostri simpatiz­
zanti. Saldo e proficuo il lavoro ed il legame con gli organismi di massa
politici, militari e sindacali. Con la larga influenza di massa raggiunta
con la nostra azione, il partito era l’anima ed il centro propulsore della
lotta insurrezionale.
In quel periodo di febbre e di lotta il partito, nella provincia, sia nel
campo militare che nefl’organizzazione di massa ha dato prova di capacità
e di direzione che hanno permesso la realizzazione di azioni di massa e
militari sempre più audaci e importanti. In numerose località della pro­
vincia avvenivano scioperi e comizi di massa, appoggiati dai distaccamenti
di GAP e di SAP che con azioni decise conquistavano le piazze tenen­
dole per delle giornate.
30 Trattasi del documento Per la Resistenza e per l’insurrezione nazionale (Schema
di rapporto politico presentato alla Conferenza dei Triumvirati insurrezionali del
Partito Comunista Italiano), dattiloscritto su 20 fogli di carta vergatina oltre al
frontespizio, cm. 2 1 x 29,5, diffuso nel novembre 1944. Per un confronto imme­
diato fra il contenuto dello Schema e quello della lettera in esame è utile ricor­
darne il sommario: « 1) Il movimento partigiano. — Dopo Je grandi vittorie al­
leate .nell’imminenza dell’offensiva finale — L ’ insurrezione nazionale è una esi­
genza assoluta ed urgente — Bastare a noi stessi — La via della salvezza è la
via della lotta — Portare la guerriglia nelle campagne e nelle città — Sentirsi
responsabili di tutte le formazioni partigiane —■ Collaborare, unificare, discipli­
nare — Mobilitazione nazionale e ipopolare per l’aiuto ai partigiani; li) Il m ovi­
mento popolare di massa. — Difendere il popolo dalla fame, dal freddo e dal
terrore nazi-fascista — Risolvere direttamente i problemi della casa, del riscal­
damento e dei viveri — Sviluppare le organizzazioni di massa — Creare gli organi
del nuovo potere popolare; III) I nemici e 1 sabotatori nel movimento di libera­
zione nazionale. — L ’azione e le manovre del fascismo — Nessuna tregua, nessun
compromesso coi nazi-fascisti —■ L ’inganno e l’ illusione delle pacifiche evacuazioni
— I disgregatori del Corpo dei Volontari della Libertà; IV) Il Partito Comunista
campione di patriottismo e di democrazia. — I soliti pretesti anticomunisti — Dit­
tatura proletaria e democrazia progressiva — Funzione del nostro partito e della
classe operaia; V) Per un’ Italia democratica liberata e rispettata. — Contro l’im­
perialismo per la collaborazione fra i popoli — Le forze democratiche italiane non
sono solefl LLo Schema è riprodotto anche su La nostra lotta, cit., a. II, n. 19-20,
novembre 1944 e ripubblicato in L U IG I LONGO, Sulla via dell’insurrezione nazio­
nale, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1954, pp. 297 - 338.
94
Luigi ArbiZZani
I valorosi combattenti della libertà sviluppando la loro azione ingag­
giavano dei veri combattimenti in provincia e in città; migliaia di parti­
giani, dopo epiche lotte sui monti, stavano calando sul nostro centro cit­
tadino, e se gli avvenimenti militari del fronte — ai quali il nostro movi­
mento insurrezionale è intimamente legato — avessero avuto lo sviluppo
che tutto lasciava prevedere, la nostra Bologna, senza alcun dubbio, sa­
rebbe stata liberata dagli eroici Combattenti della Libertà e dalle masse
popolari pronte ad insorgere. Particolarmente nel periodo della prospettiva
di immediata liberazione il partito, nella nostra provincia, nonostante al­
cune deficienze e lacune ha fondamentalmente applicate e realizzate le
direttive e la giusta politica del centro grazie allo spirito di lotta e di sacri­
ficio dei nostri combattenti, dei nostri compagni e delle masse popolari.
Ciò è bene sottolinearlo perchè in prospettiva di un nuovo impulso nella
lotta di liberazione, in rapporto all’avanzata dell’eroica Armata Rossa, i
singoli compagni e tutto il partito siano in grado di affrontare la nuova
situazione facendo tesoro dell’esperienza positiva della nostra azione pas­
sata, evitandone le lacune.
E ’ però necessario sottolineare fortemente che, non avverandosi la
prospettiva sulla quale avevamo giustamente orientato tutta la nostra atti­
vità, si creò una nuova situazione alla quale la nostra federazione non
seppe adattare la sua attività con quella duttilità che la situazione esigeva.
La nuova situazione rese più duro e più diffìcile il nostro lavoro; di
ciò ne approfittò il nostro nemico che con la sua reazione concentrata cer­
cava di colpirci duramente nel campo militare che è la sezione di punta
del nostro P .31, quella più esposta e attaccata dal nemico, quella cioè che
dobbiamo particolarmente difendere per intensificare e sviluppare sempre
più la sua azione che è quella principale del Partito.
E ’ appunto nella lunga discussione sulla base dello schema di rapporto
sulla Conferenza dei Triumvirati Insurrezionali, malgrado l’influenza e la
calda simpatia che godiamo nelle masse popolari abbiamo riscontrate in
certi settori della nostra organizzazione delle gravi deficienze nel nostro
lavoro.
La prima di esse è l’insufficiente legame largo e profondo con le masse,
legame che se non realizzato può portare ad un certo distacco con esse
che avrebbe come risultato d ’impedire alla nostra federazione d’avere in
pugno la situazione della nostra provincia.
In secondo luogo si sono verificate deficienze organizzative e cospira­
tive le quali concorrono grandemente ad ostacolare l’azione del Partito,
l’efficacia dei suoi sforzi e permettono al nemico di colpirci.
Deficienze si sono riscontrate anche nell’orientamento politico di di­
versi compagni i quali oscillano dal settarismo all’opportunismo per finire
col non comprendere la loro funzione di avanguardia rispetto le masse,
distaccandosene e perdendo la fiducia che in esse bisogna avere.
V i sono vecchi e giovani compagni che non concorrono sufficiente­
31 Si legga: partito, o, più avanti, partito comunista italiano.
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
95
mente a combattere certi stati d’animo di scoramento che si verificano in
alcuni strati della massa in conseguenza della mancata avanzata degli al­
leati, dei bombardamenti o degli avvenimenti di Grecia. Così dicasi di
coloro che non vedono nella conquista della democrazia progressiva il
mezzo più efficace per scongiurare al paese una più grave catastrofe dalla
quale difficilmente si risolleverebbe, non vedono cioè in essa un mezzo
efficace di evitare che anche da noi scoppi una guerra civile che, complicata da interventi stranieri, ci getterebbe in un baratro, non permettendoci di realizzare quell’unione di tutte le forze popolari, sinceramente
democratiche e progressiste, nello sforzo di ricostruire il paese su basi po­
polari che assicurino le premesse per ogni sviluppo economico politico
sociale che non trovi altro limite che la volontà del popolo.
Ma quello che è balzato in maggior rilievo, e che spiega le deficienze
suindicate, è la mancanza di una vita intensa e proficua di partito è in­
dubbiamente la constatazione che in alcuni organismi di partito vi è una
certa mancanza di mordente, mancanza cioè di quella fèbbre di lavoro per
la quale ogni sacrificio, ogni difficoltà, ogni resistenza sono motivo di uno
sforzo più intenso, di vigile studio ed approntamento dei mezzi più idonei
per superare e vincere ogni ostacolo.
Queste, in succinto, le più gravi deficienze di lavoro riscontrate nella
nostra federazione e che, per maggior chiarezza, svilupperemo separatamente, per poi concludere sui modi di reagire su queste deficienze per
superarle, ed essere all’altezza dei gravi compiti dell’ora e delle nostre
responsabilità di fronte al partito, alla classe operaia, a tutto il popolo
italiano nella grandiosa ed eroica lotta di liberazione nazionale.
Lotta armata.
Nel periodo dello sfondamento della Linea Gotica, quando la libe­
razione della nostra provincia sembrava imminente, la lotta armata nella
montagna, dei Gappisti e Sappisti nelle città e campagne aveva assunto
forme elevate ed estese.
Si attaccava il nemico ovunque, con unità relativamente forti; ci si
preparava per l’attacco finale. La mancata realizzazione della prospettiva
d ’una rapida liberazione ha creato una nuova situazione, in rapporto all’andamento delle operazioni militari alleate.
I nazi-fascisti hanno tratto profitto di ciò per concentrare le loro
forze e scatenare una rabbiosa azione contro i patrioti, dai quali avevano
ricevute dure batoste, e che costituivano una gravissima minaccia alle loro
spalle. Anche le organizzazioni militari non seppero adattare la loro azione
con quella rapidità che la nuova situazione esigeva. Tuttavia sostennero
bravamente l’urto poderoso- del nemico ed i colpi che esse ricevettero ot­
tennero risultati assai diversi da quelli che il nemico si era ripromessi.
Anzi, le nostre formazioni Gappiste e Sappiste, riorganizzate su nuove
basi, sono passate decisamente all’attacco eliminando varie diecine di spie
e i pochi spregevoli traditori passati al nemico, attaccando quest’ultimo
con rinnovato ardore.
g6
Luigi ArbiZZani
Nonostante che la situazione e le difficoltà stagionali non consentano
più l’impiego di grandi unità ed azioni militari molto vaste, la lotta militare come dimostrano i fatti dev’essere continuata e sviluppata fino al
limite massimo consentito dalla situazione. La lotta militare è e rimane
il mezzo fondamentale per la distruzione del nazi-fascismo e la liberazione della nostra Patria, liberazione per la quale dobbiamo fare affida­
mento soprattutto e innanzi tutto sulle nostre forze.
Il problema della calata dei partigiani a valle da noi non si pone
perchè le nostre valorose brigate dopo i duri e gloriosi combattimenti dei
mesi scorsi, coi quali occupavano parecchie posizioni, si trovano ora nelle
file degli Alleati e continuano al loro fianco la lotta per affrettare la no­
stra liberazione32. Nella nostra provincia però c’è il problema dei parti­
giani della città e della campagna. In questi mesi durissimi in cui la lotta
richiede maggiori sacrifici da parte dei nostri valorosi combattenti, il no­
stro partito deve sorreggerli più di prima e fare uno sforzo per una cam­
pagna politica di raccolta di indumenti, viveri, sigarette, ecc. Tutti gli
organismi di massa debbono impegnarsi per questa raccolta, in particolar
modo i Gruppi di Difesa della Donna. Così dicasi per i CdL periferici.
Con la nostra azione politica di massa noi dobbiamo tendere a far concor­
rere tutta la popolazione a questa raccolta di solidarietà e di simpatia verso
i patrioti. Quest’azione politica sarà anche un mezzo efficace per legarci
più saldamente alle masse popolari. Mentre i patrioti sentiranno maggior­
mente la solidarietà fattiva della popolazione, questa, a sua volta, sentirà
maggiormente la necessità di prepararsi per l’insurrezione nazionale alla
quale gli avvenimenti militari in corso sul fronte orientale e quelli in pre­
parazione sugli altri fronti aprono nuove prospettive.
E ’ compito nostro di venire incontro alle richieste che ci vengono
fatte di staffette, recapiti e basi da parte della sezione militare; però su
questi problemi bisogna essere molto più vigili e cospirativi. Donne che
hanno avuti molti legami con parecchi compagni del lavoro politico, non
debbono essere cedute pur facendo il possibile per fornire ai militari le
donne che loro occorrono.
Alcuni casi, seppure sporadici, di tradimento e di provocazione nel
campo militare e di scarso senso cospirativo dimostrano che il nostro lavoro
politico in questa direzione è stato non solo insufficiente, ma, in alcuni
casi, deficiente.
Su questi fatti non basta farci una severa autocritica, ma è necessario
esercitare una seria vigilanza ed una maggior attenzione su questo lavoro.
Bisogna che il nostro lavoro- di partito, di educazione e di sviluppo
della coscienza politica dei compagni e dei combattenti, del loro corag­
32 La XXX VI Brigata « Garibaldi », la Brigata « Matteotti » Montagna, la Brigata
- Giustizia e Libertà », e larga parte degli effettivi delle Brigate « Stella Rossa »,
della LXII e -della L X V I « Garibaldi », dopo i combattimenti deH’ autu-nno 1944,
passano oltre il fronte alleato che, peraltro, investe o copre il territorio tenuto
in precedenza da quelle Brigate e da esse stesse conquistate ai tedeschi. Solo dei
piccoli gruppi delle Brigate « Garibaldi » scendono, dopo i combattimenti, in città
od in pianura, incorporandosi nelle formazioni locali.
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
97
gio politico e senso cospirativo sia rafforzato e potenziato sotto tutti gli
aspetti.
Bisogna che i compagni che militano nelle formazioni militari dimostrino sempre più di quale tempra sono i combattenti, siano a tutti, anche
nei periodi più duri come hanno fatto finora, esempio di fermezza, di
disciplina, di audacia e continuità nella lotta di liberazione della Patria,
per la quale diecine e centinaia di compagni hanno immolato la loro giovane vita. La nostra federazione, nel rivolgere ad essi un pensiero reverente si sente orgogliosa di essi e li addita a tutti i compagni ed ai valorosi
combattenti quali incitamento e sprone nella lotta.
Recentemente abbiamo creduto di ricostituire nelle formazioni sappiste illegali dei nuclei di partito perchè i nostri compagni possano vivere
quella vita che permette loro di svolgere un lavoro di educazione politica
più intenso e profondo.
Questo ha certamente contribuito a migliorare la coscienza politica
e lo spirito di lotta dei Sappisti, però questo lavoro bisogna che sia pòtenziato. La necessità di questo potenziamento si può rilevare nel fatto
che, recentemente, un Commissario politico di una unità Sappista ha dis­
suaso i nostri compagni del lavoro politico dal fare una dimostrazione
contro la fame, il freddo ed il terrore in un comune della nostra provincia
perchè, secondo lui, questa dimostrazione avrebbe attirato le rappresaglie
nazi-fasciste anche su di loro. Non vedeva che è proprio mettendo in mo­
vimento le masse popolari che il nemico sarà sempre più impotente a
colpirci, non capiva che il compito specifico e principale delle formazioni
è appunto l’attacco metodico, quotidiano, incessante; la difesa è consi­
gliabile solo quando il rapporto di forze è sfavorevole: negli altri casi
dimostra solo uno spirito di attesismo e di opportunismo. Noi vogliamo
che alla lotta contro la fame, il freddo ed il terrore nazi-fascista, che è
parte integrante della lotta insurrezionale, vi partecipano tutti i nostri com­
battenti Sappisti e Gappisti con tutto il peso della loro forza e della loro
audacia. Questa loro partecipazione è perciò condizionata ad una giusta
comprensione della necessità da parte loro di appoggiare e proteggere,
essendone di esempio e di sprone, tutte le lotte che operai, lavoratori e
popolo sostengono contro la fame, il freddo ed il terrore nazi-fascista.
Questo lavoro non dev’essere solo dei compagni che militano nelle
formazioni combattenti, ma di tutto il partito. Bisogna che tutto il partito
apporti la sua esperienza e la sua energia, raddoppiando i suoi sforzi per
sviluppare la lotta armata anche in queste condizioni difficili, poiché la
lotta armata è e rimarrà il mezzo fondamentale per giungere alla libera­
zione di Bologna e provincia anche se non a breve scadenza. Deve essere
ben chiaro a tutti gli organismi politici di partito e a tutti i compagni
che in questo lavoro siamo direttamente responsabili.
Nelle condizioni attuali tutti i compagni Sappisti che fanno una vita
legale devono più che mai essere legati alle organizzazioni di partito,
viverne la vita di cellula e partecipare alla discussione e alla risoluzione
dei problemi fondamentali che riguardano la vita materiale e politica delle
masse. In questo duro inverno di guerriglia la lotta armata dei patrioti e
98
Luigi ArbiZZani
le azioni di massa contro la fame, il freddo e il terrore nazi-fascista deb­
bono più che mai fondersi e svilupparsi a vicenda.
Vita di Partito, organizzazione e legami di massa.
Il nostro partito, compresi gli iscritti che militano nel Corpo Volon­
tari della Libertà, conta circa 6000 iscritti33. E ’ grazie all’attività di questi
compagni svolta in ogni campo -con audacia ed abnegazione che il nostro
partito non solo ha potuto ottenere i buoni risultati passati, ma soprat­
tutto ha superato questo durissimo periodo di reazione nemica mante­
nendo -la continuità del suo lavoro di massa e di lotta contro il nazi­
fascismo. E ’ però necessario mettere in evidenza le lacune attuali del
nostro lavoro.
Molti compagni organizzati negli organismi di massa : Fronte della
Gioventù, Gruppi di Difesa delle Donne, Comitati d igitazion e, nelle SAP
non vivono la vita politica di studio e di risoluzione dei problemi vivi che
di volta in volta si 'pongono in relazione alla situazione e ai bisogni delle
masse, non ne ricevono l’impulso e la forza creatrice, il giusto orienta­
mento politico e parte di questi non sono nemmeno organizzati nelle
cellule stesse. Certe cellule di partito esistenti non vivono esse stesse una
vera vita di partito nè del partito svolgono la larga, profonda e continua
azione di massa, non sono cioè -un organismo vitale di partito.
Il comitatino dirigente con il suo responsabile deve funzionare e riu­
33 Questa cifra globale di iscritti alla organizzazione comunista bolognese, non è
sufficiente a dar conto del suo reale peso. Alcune cifre -più particolareggiate, in­
vece, sono utili alla valutazione piena del complesso di uomini e di donne che
all’organizzazione fanno capo. Ci -soccorrono i dati desumibili da un documento
che riproduciamo integralmente: « L i , 22 agosto 1944. A l Centro del P. — Cari
compagni, vi inviamo la risposta al vostro questionario in data 1/8/44. La Fede­
razione -bolognese conta attualmente 4139 iscritti così suddivisi: città: i° set­
tore, 144; 20 settore, 136: 30 settore, 166: totale 446: provincia: I zona, 613;
II zona, 375; III zona, 665; IV zona, 235: totale 1888. Abbiamo 23 cellule d ’of­
ficina con un totale d i 185 compagni in città; 9 cellule con un totale di 71 com­
pagni in provincia. Su 1400 organizzati del Fronte della Gioventù v i sono 850 com­
pagni. I Gruppi di Difesa della Donna contano circa 870 organizzate di cui
220 compagne. Nella nostra provincia abbiamo 85 compagni che fanno parte
dei G A P. -I compagni della nostra federazione partiti per le formazioni partigiane
dall’8 settembre 1943 ad oggi sono circa 650. Prima del 25 luglio la nostra Fede­
razione contava circa 300 iscritti, quindi la percentuale dei compagni venuti al
Partito dopo tale data è di circa il 1379% . I -nuclei di Partito -noi li abbiamo in
4 Brigate della nostra provincia con relativi gruppi di compagni per ogni distac­
camento e compagnie. Attualmente contiamo 63 Squadre di Azione Patriottica;
i compagni che militano in dette squadre sono 4 16. I distaccamenti G A P della
-nostra provincia sono 5 e costituiscono la VI-I Brigata Garibaldi G A P ’ Gianni ’ .
Saluti comunisti, p. Il Comitato Federale Bolognese. Firm ato: F. » (dattiloscritto in un foglio di carta vergatina, cm. 21 x 29,6). -A questi dati sono da ag­
giungere le cifre crescenti degli iscritti. Questi, nel marzo 1945, sono 7200, rag­
giunti -nel corso della campagna della « leva per l’ insurrezione » (si veda il « Rap­
porto organizzativo tenuto alla riunione allargata della Direzione del PCI »,
l’ n marzo 1945, pubblicato da La nostra lotta, cit., a. Ili, n. 5-6, marzo 1945 e
ripubblicato in P ie t r o S e c c h ia , I comunisti e l’insurrezione, 1943 - 1945, Roma,
Edizioni di Cultura Sociale, 1954, -p. 397).
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
99
nirsi normalmente, i gruppi stessi che costituiscono la cellula, rispettando
le norme cospirative debbono essere normalmente convocati come lo devono essere ogni qualvolta casi particolari, come la risoluzione o impo­
stazione di problemi specifici, lo esigono. Ogni cellula deve riunirsi per
studiare, discutere e collettivamente assimilare la stampa e le direttive di
partito. Ogni cellula, sulla base della linea politica del partito deve pro­
porsi un piano di lavoro politico ed organizzativo da realizzarsi in tempo
stabilito, deve successivamente passare all’esame critico della realizzazione
del piano di lavoro, constatarne i risultati positivi, ma soprattutto i man­
chevoli per trarne le dovute esperienze. La critica e l’autocritica dev’essere
l’elemento che rafforza l’attività, migliora il metodo di lavoro del com­
pagno, lo abitua a quel senso di responsabilità che ogni membro di par­
tito deve avere.
Ogni gruppo, ogni cellula, ogni comitatino ed organismo dirigente di
partito risolve ed assolve i suoi compiti nella misura che un rigoroso e
intelligente criterio di divisione del lavoro si attua fra i suoi membri,
sulla base di responsabilità specifica e collettiva. La non osservanza di
questa norma porta all’accentramento delle responsabilità e dei compiti
complessi di partito nelle mani dei soli dirigenti o di pochi altri compagni
escludendo la stragrande maggioranza degli altri dal porsi la soluzione dei
diversi problemi, la realizzazione dei compiti specifici sentendosi nel con­
tempo investiti della piena responsabilità di partito ed azione.
Ciò costituisce il più grave impedimento per la formazione politica
ed alla formazione generale dei compagni, ne avvilisce lo spirito di ini­
ziativa, non ne sviluppa il senso di responsabilità.
E questo impedisce quella selezione e formazione di quadri giovani
che alimentano con le loro fresche energie la vitalità del partito.
Bisogna risolutamente adottare un intelligente criterio di divisione
del lavoro e impedire ad ogni costo l’accentramento di responsabilità e di
compiti nelle mani di quei compagni che credono che soltanto loro possono
risolvere diversi problemi perchè non hanno fiducia nelle capacità degli
altri compagni. Questa tendenza di certi compagni deve essere assoluta­
mente eliminata, spiegando a questi compagni come essa sia dannosa al
partito, come sia contraria al carattere specifico, cioè collettivo, sia del
nostro lavoro che delle nostre responsabilità.
Bisogna allargare assolutamente i nostri quadri. La formazione di
questi viene attraverso il lavoro e la lotta, ma queste sole non bastano.
Bisogna che i compagni dirigenti selezionino, attivizzino e curino quei
compagni che dimostrano le qualità per diventare dei buoni quadri, diano
ad essi compiti di responsabilità che li sviluppino. Per perfezionare la
preparazione dei quadri è necessario istituire una scuola di partito. Non
è però una scuola che abbia la pretesa di dar fondo ai problemi fondamentali « teorici » del marxismo che si deve istituire. E ’ necessario invece
nella nostra situazione creare una scuola nella quale sia trattata la linea
politica del partito, dove se ne studiano concretamente i suoi aspetti e i
modi pratici di realizzarli; dove i compagni imparano ad assimilare di­
versi problemi, a ben impostarli e a trattarli. E per far ciò vi invitiamo
100
Luigi Arbizzani
a servirvi delle direttive N . i o - 1 1 - 1 2 ; dell’opuscoletto «Problemi di
Attualità», dello «Schema di Rapporto sulla Conferenza dei Triumvi­
rati » e del « Discorso del Compagno Togliatti ». Si può poi completare
la scuola col materiale teorico inviatoci dal Centro del Partito quali :
« Principi del Leninismo », « Estremismo, malattia infantile del comuni­
Smo », « L ’uomo, il materiale più prezioso » 34. Il materiale, come vedete,
non manca, si tratta di utilizzarlo nel modo migliore.
Altra deficienza sulla quale è necessario porre un basta irrevocabile
è' l’insufficienza cospirativa dei compagni. Queste insufficienze portano de­
ficienze molto gravi al nostro lavoro. Troppo spesso settori, zone, cellule
o gruppi di cellule sono fortemente ostacolate nel loro lavoro perchè l’e­
lemento caduto conosce una quantità di compagni, di cose, di recapiti ecc.
Che se non avesse conosciuto avrebbero potuto continuare normalmente
il loro lavoro. E spesse volte queste cadute di compagni sono dovute a
leggerezze commesse dai compagni stessi per mancanza di spirito cospi­
rativo. Ciò deve assolutamente cessare. Noi richiamiamo tutti i compagni
oltreché all’osservanza più stretta delle norme cospirative, a sentire pro­
fondamente la responsabilità che ogni compagno ha per i colpi che pro­
cura al partito. Bisogna sviluppare l’abitudine e la rigorosità delle inchie­
ste sulle responsabilità singole o collettive dei compagni rispetto ai colpi
che l’organizzazione riceve. Il compagno è l’elemento più prezioso per il
partito, e la sua caduta, quando specialmente porta alla sua perdita, è
una cosa tanto grave che, se responsabili vi sono, questi debbono rispon­
derne. Misure disciplinari s’impongono per quei compagni cui questo
senso di responsabilità manca o quasi.
Dall’intensa e giusta vita interna di partito ogni nostra cellula o
gruppo trae l’orientamento, rinsalda la sua coscienza, rafforza la sua espe­
rienza e migliora il proprio metodo di lavoro. Ma ogni cellula vive e as­
solve le sue funzioni di partito, cioè d’avanguardia della classe operaia,
delle masse popolari nella misura che con le masse ha rapporti frequenti,
intensi e continui, nella misura che alle masse si lega, ne sente e difende
34 La bibliografia è esattamente la seguente:
Direttive politiche per Vinsurrezione nazionale n. io, 5 ottobre 1944 (dattiloscritto
su 3 fogli di carta vergatina, cm. 22,7 x 29,2, con allegato il testo dell’articolo
Responsabilità, che sarà poi pubblicato da La nostra lotta, dattiloscritto su 3 fogli
di carta vergatina, cm. 22,7 x 29,2); Direttive politiche per l’insurrezione nazio­
nale n. 1 1 , 25 ottobre 1944 (dattiloscritto su 8 fogli di carta vergatina, cm. 22,2 x
29,9); Direttive per l’insurrezione nazionale n. 12, 30 novembre 1944, « La lotta
contro il freddo, la fame e il terrore nazi-fascista » (dattiloscritto su 9 fogli di
carta vergatina, cm. 22,5 x 29,2): Problemi di attualità, cit.; Per la resistenza e
l’insurrezione nazionale (Schema del rapporto politico presentato alla Conferenza
dei Trium virati lnsurrezioiuili del Partito Comunista Italiano), cit.; Chi siamo,
che cosa vogliamo. Discorso tenuto da Paimiro Togliatti (Ercoli) alla Pergola di
Firenze, il 3 ottobre 1944 (dattiloscritto su 15 pagine di carta vergatina + fron­
tespizio, cm. 22 x 28); S t a l in , I principi del Leninismo. Lezioni tenute all’ Uni­
versità di Sverlov al principio d ’aprile 1924, Biblioteca Leninista n. 8 (dattiloscritto di 57 pagine di carta vergatina + frontespizio, cm. 2 1 ,1 x 29,8); STALIN,
L ’uomo, il capitale più prezioso (dattiloscritto su 4 pagine di carta vergatina +
frontespizio, cm. 22 x 29,7); Di Estremismo, malattia infantile del comuniSmo non
abbiamo reperito l’originale diffuso per l’occasione.
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
IOI
gl’interessi, le guida e orienta nella lotta dimostrandosene la migliore
interprete. Senza di ciò la cellula è una testa senza corpo e con essa tutto
il partito. Senza un profondo e largo legame con le masse il partito stesso
si riduce un organismo settario e cessa d’adempiere la sua specifica funzione d’avanguardia e di forza motrice delle masse popolari.
Una deficienza organizzativa che porta gravi impedimenti alla funzionalità del partito e dei suoi organismi è la poca cura che si è dedicata
all’organizzazione di posti di ritrovo per riunioni, per domicili di riserva
di magazzini, di recapiti, di attrezzamenti autonomi dalla federazione per
la stesura e la tiratura di materiale Agit-Prop, ma su basi di settore, di
comitati di cellule, di zone e sottozone ecc., di mezzi tecnici idonei per
il trasporto cospirativo di detto materiale.
Senza una larga e sicura disponibilità dei mezzi e dell’organizzazione
suindicati il partito, malgrado ogni buona volontà, non può funzionare
con l’efficacia, la tempestività e la sicurezza che la situazione richiede.
Lavoro di Partito e suoi rapporti con gli organismi di massa.
La situazione della nostra federazione, da questo punto di vista, pre­
senta vari risultati positivi. In parecchi comuni è stato fatto un buon
lavoro, sono stati creati comitatini popolari che hanno organizzato il taglio
degli alberi con giusto criterio e hanno distribuito la legna con equità alla
popolazione; hanno preso direttamente nelle loro mani cooperative di con­
sumo fornendo ad operai ed al popolo generi di prima necessità ad un
prezzo ragionevole e che essi stessi procurano mediante accordi coi con­
tadini, con la collaborazione di possessori di mezzi di trasporto. In altri
luoghi si sono creati comitati attivi per l’aiuto ai profughi che hanno
dato ottimi risultati. In alcuni rioni della città i comitatini popolari hanno
affrontato e risolto vari problemi di carattere alimentare quali riapertura
di forni per cuocere il pane, stabilito e fatto osservare il prezzo della
carne, la distribuzione della legna; sono stati stabiliti gli equi prezzi dei
prodotti agricoli in accordo coi contadini che hanno preferito distribuirli
direttamente alla popolazione anziché darli ai tedeschi, dimostrando così
un alto spirito patriottico ed uno spiccato senso di solidarietà verso la
classe operaia sua alleata. Le realizzazioni citate dimostrano che là ove i
compagni hanno compresa l'importanza e le funzioni di questi organismi
di massa, li hanno creati e fatti funzionare, i risultati sono positivi, seppur
ancora insufficienti e ci indicano la via giusta.
Un discreto lavoro si è fatto anche nella direzione dei Gruppi di
Difesa della Donna e del Fronte della Gioventù. I nostri compagni e le
compagne che militano in questi organismi di massa hanno ottenuto degli
innegabili risultati specialmente in provincia.
E ’ innegabile però che esaminando con spirito critico tutto il lavoro
che il Partito ha svolto nella direzione di questi organismi presenta alcune
lacune che debbono essere assolutamente colmate.
Vi è ancora una parte di compagni e comitati dirigenti di partito che
non hanno compreso tutta l’importanza del lavoro in direzione dei Gruppi
102
Luigi ArbiZZani
di Difesa della Donna, che non danno alle compagne che vi sono orga­
nizzate tutto l’aiuto di cui necessitano, che non fanno vivere ad esse
quella vita di partito che sola può svilupparle politicamente e dar loro
quell’esperienza organizzativa e cospirativa indispensabile per svolgere un
proficuo e largo’ lavoro nei Gruppi di Difesa delle Donne e tra le masse
femminili. Ancora non si sono stabiliti ovunque, su basi di rione, di
strada, di caseggiato, d ’officina e luoghi di lavoro, i legami coi Gruppi di
Difesa della Donna. Non si fa tutto il possibile per crearli là ove non esi­
stono. Così dicasi del Fronte della Gioventù e dei nostri giovani com­
pagni. Le aspirazioni, gl’interessi, tutti i problemi delle masse femminili
e dei giovani sono problemi di partito. Il problema giovanile e femminile
può essere risolto dai giovani compagni e dalle compagne che militano
in quegli organismi di massa, solo nella misura che tutto il partito è attivo
e orienta la sua azione anche in questa direzione.
Ben poco si è fatto per mantenere in vita ed efficienti i comitati d’a­
gitazione in seguito alla diserzione dei lavoratori dalle fabbriche. Insuf­
ficienti sono gli sforzi attuali per rafforzarli o crearli nuovamente ora che
gli operai sono costretti dalla fame, dal freddo e dalle spoliazioni a lavo­
rare nuovamente nelle officine non diroccate o inutilizzate dai tedeschi.
E ’ necessaria una svolta decisiva in questo campo. I nostri compagni che
lavorano, che sono slegati, che non vivono quella vita di partito' nelle
cellule cui abbiamo già accennato, devono essere organizzati ed attiviz­
zati. Bisogna che questi compagni, e dove non ci sono occorre inviarli
a prendere contatto con operai coscienti, formino cellule di fabbrica o di
luoghi di lavoro, facciano di queste le attiviste dei comitati d’agitazione,
creino i comitati là ove non esistono, facciano di questi comitati l’anima
della lotta dei lavoratori contro la fame, il freddo, le spoliazioni e il ter­
rore nazi-fascista. Dovrà essere fatto uno sforzo decisivo perchè questi
Comitati siano costituiti o- creati su una base unitaria e più larga possibile,
con la partecipazione dei tre partiti di massa : comunista, socialista e de­
mocrazia cristiana, e rappresentanti di altre correnti politiche e sindacali
nelle persone degli operai, tecnici e impiegati più coscienti, che godono la
stima e la fiducia delle masse. Dove mancano i militanti degli altri partiti
si costituiscano questi comitati con elementi senza partito.
Rimane ben ferma la posizione di lotta del partito contro il lavoro
per la TO DT sia da parte di compagni che delle masse. La fame, il fred­
do, l’estrema miseria ed i rastrellamenti hanno costretto migliaia di operai
ed anche qualche compagno a piegarsi a questo lavoro antinazionale. Però
lo spirito di ribellione di questi operai e il rossore che accende il viso di
quei compagni che vi lavorano, quando li incontriamo, ci indicano che è
necessario penetrare fra queste masse, riorganizzare quei compagni che
vi lavorano e, dove non abbiamo compagni, cercare dei nostri simpatiz­
zanti, degli appartenenti ad altri partiti, ad operai coscienti e combattivi
per costituirvi i Comitati d igitazion e che diventino l’anima della lotta
contro la fame, il freddo e il terrore, del sabotaggio organizzato su vasta
scala e delle diserzioni in massa.
L ’azione politica e d’attivizzazione del partito deve esercitarsi non
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
103
solo nella direzione della classe operaia e contadina, ma di tutte le masse
lavoratrici, tecnici, impiegati, artigiani, esercenti e professionisti, sia nel
campo maschile che femminile.
Un forte e decisivo impulso deve essere dato allo sviluppo ed alla
formazione dei comitatini di massa nei rioni, nelle strade, nei comuni e
nei villaggi per risolvere i diversi e impellenti problemi delle masse inerenti l’approvvigionamento, il riscaldamento e l’accasamento. Nella misura
che noi potenzieremo e creeremo questi comitatini attivi, riusciremo a
legarci agli strati profondi delle masse popolari, ad orientarle nella lotta
contro la fame, il freddo, le spoliazioni e le violenze nazi-fasciste, le abi­
tueremo1 inoltre, a risolvere da se i loro problemi, a procacciarsi quanto è
loro indispensabile andandoselo a prendere negli ammassi e nei magazzini
tedesco-fascisti. La direttiva N. 12 e lo schema di rapporto sulla Confe­
renza dei Triumvirati, già distribuiti, di cui ogni comitato dirigente deve
esserne in possesso, chiarisce ed allarga questo problema che deve essere
affrontato e risolto con la massima energia.
Lavoro tn direzione dei CdLN e loro costituzione.
Nella nostra provincia, in quasi tutti i comuni i CdLN esistono,
parte di essi, come nel comune di M’, M” , M’” , M” ” , Monte X, di B ...3S,
ecc., funzionano discretamente ed hanno risolto una serie di problemi
•importanti: sono stati dati efficaci aiuti in viveri, indumenti e denaro ai
combattenti del Corpo Volontari della Libertà ed alle loro famiglie; alle
famiglie dei lavoratori bisognosi, ai profughi ed ai più colpiti dalla guerra.
Sono stati concordati coi rappresentanti dei contadini e delle categorie
interessate, i prezzi della carne e dei prodotti agricoli. Sono intervenuti
presso gli agricoltori per il rispetto dei patti colonici liberamente concor­
dati coi rappresentanti dei contadini, dei braccianti, ecc. Hanno tassato
i più ricchi per sovvenire ai bisogni del popolo e dei patrioti; hanno fatto
cessare ai contadini di pagare le tasse ai fascisti, riscuotendo essi e solo
dai più benestanti. Però si riscontra una mancanza di CdL di frazione e
di borgata. Anche in queste località i CdL debbono1 essere costituiti con
un largo carattere e base di massa e fatti funzionare come nei comuni
sopra accennati. Bisogna anzi sviluppare e perfezionare quelli che già
funzionano discretamente legandoli più largamente alle masse e tendere
tutte le forze perchè in tutti i comuni, ovunque, i CdLN siano l’anima
del movimento di liberazione e di lotta popolare.
Anche in città i CdL di settore e di categoria esistono. Però si riscon­
tra in essi una grave deficienza di attività, un distacco dalle masse abi­
tanti i rioni cittadini. L ’attività di questi CdL di settore o di categoria
si è limitata a poco più della redazione di qualche manifestino. Cosi dicasi
dei CdL degli intellettuali, dei ferrovieri, ecc.
35 Non abbiamo reperito alcun documento che spieghi a quali comuni si riferiscono
tali sigle convenzionali. Riteniamo, tuttavia, che vogliano indicare i seguenti:
Medicina, Molinella, Malalbergo, Minerbio, Monte S. Pietro, Budrio.
104
Luigi Affazzoni
Attraverso tutta un’azione politica ed organizzativa bisogna assolu­
tamente attivizzare questi comitati legandoli alle masse e porli sul terreno
di risolvere i problemi vivi del popolo. Ma per realizzare questi obbiettivi
è necessario costituire i CdL di rione, di strada, di caseggiato, di officina
e di luoghi di lavoro. In questo campo ben poco si è fatto. Bisogna però
bruciare rapidamente le tappe ed estendere ovunque questi CdL, che
hanno ed avranno una grande importanza nella costituzione del potere
popolare, facendoli funzionare e coordinandone i rapporti e le azioni re­
ciproche.
Problema dell’unità.
Lo sviluppo ed il potenziamento di tutta la nostra attività, in particolar modo quella centrale ■— la lotta armata — sono condizionate ad un
problema fondamentale : quello dell’unità.
Nella nostra provincia in questa direzione abbiamo ottenuto risultati
considerevoli nel Comitato di Liberazione Provinciale ed in alcuni Comu­
nali, mentre alla base questi risultati sono meno appariscenti. Bisogna fare
uno sforzo perchè anche alla base questa unità sia realizzata nel senso
più largo possibile con tutti i rappresentanti delle correnti politiche e gli
elementi sinceramente antifascisti. Senza di ciò l’unità non ha senso. E ’
una cosa vuota. Condizione prima per migliorare l’unità è un consolida1mento dei nostri rapporti coi compagni socialisti. Pure essendo migliorati
i nostri rapporti con essi, in particolare al centro, questo problema fondamentale non è ancora stato compreso da tutti i compagni perchè il lavoro
sovente non viene svolto con quell’impegno e quel metodo necessari per
raggiungere risultati concreti e larghi coi compagni socialisti. In alcuni
comuni, e anche in città, molti di essi non sono stati avvicinati per man­
canza di iniziativa da parte dei nostri compagni o, praticamente, essi sono
slegati anche dal loro partito. Bisogna fare uno sforzo per prendere con­
tatto con questi compagni socialisti che godono certamente un’influenza
fra le masse che li conoscono, bisogna orientarli e attivizzarli sulla base
del patto di azione comune che abbiamo con loro, bisogna anzi, qualora
si incontrino resistenze e incomprensioni da parte di essi, fare di detto
documento e di quelli della giunta provinciale d’intesa la piattaforma po­
litica della nostra azione verso di loro36. A volte capita che nostri com­
pagni, membri di giunte locali di coordinazione comunista-socialista o
delegati nei comitati di liberazione comunali, pongano i problemi ai com­
pagni socialisti come fossero dei compagni di partito e impuntano i piedi
se non vengono immediatamente accettati. Questo è certamente sbagliato.
Ad essi bisogna presentare le cose in modo diverso, senza urtarli, dando
36 I documenti richiamati sono: il «Patto d ’unità d ’azione», firmato dalle dire­
zioni del Partito comunista e del Partito socialista J'8 agosto 1944, fatto proprio
dalle Direzioni Alta Italia, e divulgato largamente (si vedano: L ’ Unità - Avanti,
o Avanti - L ’ Unità, della Giunta d ’ intesa del Partito comunista e del Partito so­
cialista d ’U . P., Edizione Emiliano-Romagnola, numero speciale, 23 dicembre 1944)
e la « Lettera della Giunta d ’intesa », cit.
Documenti sull*attività dell’organizzazione comunista bolognese
105
loro la più ampia possibilità di discutere, di suggerire consigli dove non
si trovano d’accordo. S ’intende che ciò dev’essere fatto senza fare alcuna
concessione all’opportunismo e all’estremismo verbale contro il quale dob­
biamo condurre una campagna politica radicale. Non sempre sarà possibile
ottenere tutto ciò che riteniamo indispensabile per il potenziamento della
lotta di liberazione. L ’importante però è di realizzare coi compagni socia­
listi un piano d’azione comune il più avanzato possibile in ogni campo
di attività e di azione che dobbiamo condurre in comune. Nonostante gli
sforzi fatti affiorano ancora, qua e là, forme ed espressioni settarie che
debbono assolutamente cessare. Bisogna che i compagni cerchino di avere
dei legami più stretti coi compagni socialisti, frequentandoli più assidua­
mente, discutendo e risolvendo con loro i molteplici problemi che si pre­
sentano in relazione alle condizioni di lavoro, come si è fatto nel comune
di M 37 per l’applicazione del patto agrario ove l’unione alla base tra
socialisti e comunisti è valsa a spuntarla malgrado l’opposizione dei pa­
droni. Nella misura che faremo questo miglioramento e consolideremo i
nostri rapporti coi compagni socialisti gettando una base più solida per
l’unione con le altre correnti politiche antifasciste, con le masse lavora­
trici, popolari e nazionali poiché condizione di ciò è l’unità della classe
operaia e dell’alleanza contadina [sic].
Pure essendo migliorati i nostri legami coi democristiani e i cattolici
essi possono e debbono essere più solidi. Fra le masse contadine, le donne
ed i 1 giovani, applicando la giusta linea politica del partito rispetto alla
democrazia cristiana ed ai cattolici noi potremo avere vaste possibilità di
lavoro. In molti comuni e frazioni vi sono delle organizzazioni quali cir­
coli cattolici, le figlie di Maria, verso le quali ben poco si è fatto. Dati i
rapporti ottimi che i nostri compagni hanno con parecchi parroci nei co­
muni della provincia, si possono, attraverso loro stabilire dei legami fra
i Gruppi di Difesa della Donna, il Fronte della Gioventù e le suddette
organizzazioni cattoliche se si incontrano delle resistenze nelFinquadrarli
organizzativamente in questi organismi di massa. Anche qui si tratta di
agire con largo senso politico, dimostrando la nostra buona volontà e sin­
cerità, ponendo bene in rilievo che non abbiamo nessuna intenzione di
fare propaganda antireligiosa, e che possono aderire come organizzazione
completa federandosi ai Gruppi di Difesa della Donna e al Fronte della
Gioventù. Esempio tipico dell’incomprensione che esiste ancora in parte
di compagni rispetto i nostri legami coi cattolici è il caso seguente : in un
suo rapporto al P. sulla situazione generale del lavoro ecc., un compagnodice testualmente : « I demo-cristiani, per fortuna nostra, sono ancora in
letargo ». No compagni, la nostra fortuna e quella del popolo italiano
non è data dal letargo dei democratici cristiani, ma dalla loro larga ed attiva
partecipazione alla lotta di liberazione oggi e nello sforzo ricostruttivo del
paese domani. Sul problema dei nostri rapporti con i cattolici esiste un
documento di partito che parla chiaro in proposito 38. Il discorso del com37 II comune a cui si fa riferimento è quello di Medicina.
38 Dichiarazione del Partito Comunista sui rapporti fra comunisti e cattolici, cit.
io 6
Luigi ArbiZZani
pagno Togliatti fatto alla Pergola di Firenze il 3 ottobre39 ribadisce e
sviluppa la necessità oltreché di unione sul terreno dell’azione concreta,
di addivenire a veri e propri accordi politici col Partito della Democrazia
Cristiana come condizione dell’unificazione di tutte le masse operaie lavo­
ratrici e intellettuali nella lotta di liberazione, e per una ricostruzione
democratica e progressista del Paese. Questo sforzo unitario deve essere
diretto anche verso il Partito d’Azione e verso tutti gli altri partiti ade­
renti al CdLN.
Reclutamento.
Il reclutamento di appartenenti al partito è considerato ancora, da
parte nostra, con un criterio molto ristretto; molti dei nostri migliori atti­
visti sono ancora considerati dei semplici simpatizzanti. Le centinaia di
simpatizzanti che leggono- e divulgano la nostra stampa, consci del grave
pericolo che vanno incontro se sono scoperti, che nel limite delle loro
capacità esplicano un’attività che contribuisce alla realizzazione della linea
politica e dell’azione del Partito, debbono essere considerati non dei sem­
plici simpatizzanti, ma dei membri di partito organizzandoli nelle cellule e
facendo loro vivere la vita di partito. In certi casi, elementi che erano
considerati semplici simpatizzanti, avendo i nostri compagni dovuto sot­
trarsi alla reazione -del nemico, hanno preso in mano la situazione locale
organizzando una buona assistenza alle famiglie dei colpiti. Ciò dimostra
il grave errore commesso da quei compagni che non hanno organizzato
nelle cellule questi simpatizzanti e ciò è inammissibile ed impolitico.
Speciale attenzione ed un criterio politico più giusto deve essere
adottato nel reclutamento dei giovani e in particolare delle donne. Troppe
di esse che fanno lavoro di staffette e collegamenti, di trasporto di stampa
per cui quotidianamente rischiano la vita non sono considerate membri
effettivi di partito. Le diffidenze e le prevenzioni, che tuttora esistono,
che impediscono una giusta valorizzazione di queste compagne, debbono
essere sormontate. A tutte queste compagne bisogna dire chiaramente che
le consideriamo membri di partito anche se il lavoro che fanno impedisce
il loro regolare inquadramento nelle cellule di partito. L ’educazione poli­
tica di queste compagne che non possono vivere la vita di cellula è com­
pito dei compagni che con esse hanno legami di lavoro.
Coloro che in questo momento, in cui la lotta richiede fermezza di
carattere e spirito di sacrificio elevati, rischiano la vita per l’azione del
nostro partito danno già delle garanzie per esserne considerati dei mili­
tanti anche se politicamente molto arretrati. Solo nella misura che li im­
metteremo nel partito, facendo loro viverne la vita e la lotta, noi riusci­
remo a svilupparli politicamente.
Pur seguitando fondamentalmente a reclutare i nostri membri nel seno
della classe operaia, noi dobbiamo intensificare ed allargare anche quello
fra le masse contadine e fra gli strati intermedi. I compagni contadini e
intellettuali o che comunque non -fanno parte della classe operaia, danno
39 Chi siamo, che cosa vogliamo, cit.
Documenti sull’attività dell’organizzazione comunista bolognese
107
una dimostrazione di sincero attaccamento al partito e svolgono un buon
lavoro.
Questi risultati positivi ci indicano le vaste possibilità di reclutamento
che noi abbiamo1 anche in questi strati sociali, si tratta di saperle utiliz­
zare. Il grande contributo dell’Unione Sovietica in questa guerra di libe­
razione dei popoli dall’oppressione nazi-fascista, le strepitose vittorie pas­
sate e soprattutto quelle attuali dell’Armata Rossa sulle orde hitleriane,
la giusta politica unitaria e il grande apporto del nostro partito alla nostra
lotta insurrezionale di liberazione nazionale, hanno creato una grande
simpatia per il nostro partito* aumentandone grandemente 'l’influenza anche
in altre classi e negli strati sociali intermedi. Di ciò dobbiamo tenere il
massimo conto perchè vogliamo fermamente che il nostro partito diventi
sempre più, oltre il partito della classe operaia, il partito di tutte le forze
lavoratrici, il partito del popolo italiano. Solo così il nostro partito sarà
sempre più l’anima e il motore propulsore della lotta nazionale di libera­
zione, sarà l’asse che muove tutte le forze popolari e nazionali progressiste
nella loro ferma opera di epurazione del paese dai residui fascisti, nella
ricostruzióne democratica e progressista di tutta la vita nazionale oggi e
domani.
Questo è quanto è risultato dall’esame critico ed autocritico della situa­
zione politica e militare nella nostra provincia. In un documento che la
Federazione sta elaborando e che prossimamente vi sarà fatto pervenire,
verranno tratte le conclusioni e verrà fissata la linea di condotta per su­
perare tutte le deficienze “ . Nel frattempo ogni compagno, sulla base di
questo rapporto, dovrà mettersi immediatamente al lavoro con serietà e
passione, per l’eliminazione di ogni manchevolezza.
(Continua).
40
E ’ il documento II Comitato Federale a tutti i comitati di Zona, sottozona, cellule
e a tutti i compagni pubblicato di seguito al presente.