Relazione illustrativa studio di microzonazione sismica di livello 1 e
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Relazione illustrativa studio di microzonazione sismica di livello 1 e
A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d e ll a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7 MICROZONAZIONE SISMICA Relazione Illustrativa Regione Veneto Comune di Castello di Godego Regione Soggetto realizzatore Data aprile 2015 STUDIO ASSOCIATO GEODELTA Limena (PD) - Centro Direzionale Villa Fini Via Roma 28/3 Tel/fax 0498842616 - e-mail: [email protected] Sommario 1. INTRODUZIONE...................................................................................................................................... 1 1.1 Premessa ............................................................................................................................................................. 1 1.2 Inquadramento geografico .................................................................................................................................. 2 2. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITA’ E DEGLI EVENTI ...................................................................... 4 2.1 Caratteri geologico - strutturali ........................................................................................................................... 4 2.2 Pericolosità sismica............................................................................................................................................ 11 2.3 Sismicita’ storica dell’area ..................................................................................................................................13 2.4 Faglie che interessano l’area di studio...............................................................................................................17 3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO DELL’AREA .............................................................18 3.1 Assetto litologico e geomorfologico ..................................................................................................................18 3.2 Assetto idrogeologico.........................................................................................................................................21 4. DATI GEOTECNICI E GEOFISICI ...........................................................................................................22 4.1 Nuove indagini geognostiche .............................................................................................................................22 4.2 Nuove indagini geofisiche ..................................................................................................................................23 4.2.1 Premessa......................................................................................................................................................23 4.2.2 Analisi delle onde di superficie con tecnica “MASW” - Generalità.....................................................................23 4.2.3 Operazioni di campagna ed Elaborazione dati ................................................................................................24 4.2.4 Analisi del rumore sismico ambientale (tecnica HVSR)....................................................................................26 4.2.5 Risultati ottenuti con le indagini geosismiche ..................................................................................................28 5. MODELLO DEL SOTTOSUOLO .............................................................................................................30 6. INTERPRETAZIONI ED INCERTEZZE ...................................................................................................31 7. ELABORATI CARTOGRAFICI................................................................................................................32 7.1 Carta delle indagini .............................................................................................................................................32 7.2 Carta geologico tecnica ......................................................................................................................................32 7.3 Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS) .....................................................................34 7.3.1 Premessa......................................................................................................................................................34 7.3.2 Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali .................................................................................................34 7.3.3 Forme di superficie e sepolte .........................................................................................................................35 7.3.4 Zone di attenzione per instabilità ....................................................................................................................35 7.3.5 Altri elementi cartografati................................................................................................................................35 8. ASPETTI NORMATIVI ............................................................................................................................35 9. BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................................................39 1. INTRODUZIONE 1.1 Premessa Su incarico del Comune di Castello di Godego, è stata eseguita la redazione degli elaborati relativi alla microzonazione sismica di primo livello del territorio comunale. In accordo con l’Amministrazione, è stato interessato dalla microzonazione tutto il territorio comunale, ponendo particolare attenzione alle aree dei centri urbani ed alle zone in cui è prevedibile un’eventuale trasformazione urbanistica. La redazione dello studio ha seguito le direttive e le specifiche emanate dagli organi competenti per questa tipologia di indagini: · “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica” – Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome – Dipartimento della Protezione Civile - Anno 2008. · “Standard di rappresentazione e archiviazione informatica - Specifiche tecniche per la redazione in ambiente GIS degli elaborati cartografici della microzonazione sismica” Ver 3.0 Ottobre 2013 - Commissione Tecnica per il monitoraggio degli studi di Microzonazione Sismica. L’indagine ha fatto riferimento anche alla DGRV n. 1572 del 3 settembre 2013 “Definizione di una metodologia teorica e sperimentale per l’analisi simica locale a supporto della pianificazione. Linee Guida Regionali per la microzonazione sismica”. Nelle linee guida (Allegato A) è suggerito per gli studi di livello 1 di utilizzare gli standard di rappresentazione ed archiviazione informatica promulgate dalla “Commissione Tecnica nazionale per la Microzonazione Sismica”. Lo studio si è articolato nelle seguenti fasi principali: · Raccolta dati relativi a studi, perizie e rilievi geologici-geomorfologici-idrogeologici, indagini geognostiche e geofisiche nel territorio comunale. · Analisi in chiave sismologica della cartografia geologica comunale relativa al P.R.G e al P.A.T. · Ricostruzione della sismicità storica del territorio e riconoscimento di eventuali strutture potenzialmente sismogenetiche, o in grado di generare amplificazioni sismiche. Definizione dei parametri sismologici del territorio comunale (Magnitudo attesa, PGA ecc.) attraverso la consultazione dei cataloghi e dati forniti dagli enti istituzionali. · Esecuzione di 7 nuove trincee esplorative a scopo geognostico. · Esecuzione di nuove indagini geofisiche per caratterizzare i terreni nei confronti dei parametri più importanti dal punto di vista sismico. Complessivamente sono state effettuate 15 stazioni di misura HVSR e 11 profili MASW. · Sintesi delle informazioni raccolte, redazione della cartografia prevista e suddivisione del territorio in Microzone con caratteristiche omogenee dal punto di vista del comportamento sismico. · Archiviazione dei documenti, delle indagini esistenti ed eseguite ex- novo, secondo quanto previsto dagli Standard di rappresentazione e archiviazione informatica. 1 Come è noto, il livello 1 di Microzonazione Sismica (MS) è propedeutico e necessario per la redazione dei successivi studi di livello 2 e 3. Trattandosi di uno studio “preliminare”, incentrato soprattutto sulla raccolta e analisi dei dati esistenti, contiene dei limiti intrinseci, tra i quali, per il caso specifico, si segnalano: · Disomogenea distribuzione areale dei punti di indagine · Informazioni litostratigrafiche relative a sondaggi e prove molto diverse, in relazione alla qualità del dato, profondità della prova ecc. · Limitate indicazioni relativamente alla natura e profondità del substrato. Di conseguenza, va sempre considerato il valore qualitativo di questo studio, che porta alla definizione di aree omogenee come risposta alle sollecitazioni sismiche, utile, quindi per indirizzare la pianificazione territoriale e orientare i successivi livelli di MS. 1.2 Inquadramento geografico Il Comune di Castello di Godego si estende per 3,8 Km circa in direzione Nord - Sud e verifica una larghezza massima (direzione da Ovest ad Est) intorno a 5,5 Km. La superficie comunale è di circa 17,98 Km2 (vedi Figura 1). Il territorio appartiene all’alta pianura veneta che, dal punto di vista della sua genesi e conseguentemente delle sue caratteristiche fisiche, risente ancora della vicinanza dei rilievi prealpini. Le quote altimetriche del territorio sono comprese tra i 65 metri sul livello del mare relativi al margine nord-occidentale del Comune e i 45 m s.l.m. al margine meridionale. La pendenza della superficie topografica si mantiene intorno al 3 - 4‰. Il Comune confina con i territori di: · Castelfranco Veneto · San Martino di Lupari · Loria · Riese Pio X 2 Figura 1: Corografia del territorio comunale (riduzione da originale: Foglio IGM 1:50.000) Il territorio comunale risulta interessato dai seguenti elementi in scala 1:5.000 della CTRN della Regione del Veneto: · 104072 Poggiana · 104073 Ramon · 104114 Le Vegre · 104111 Castello di Godego · 104112 Soranza · 104113 San Martino di Lupari - Nord La cartografia IGM in scala 1:25.000 è rappresentata dal: · 37 II SE – Castelfranco Veneto 3 2. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITA’ E DEGLI EVENTI 2.1 Caratteri geologico - strutturali Le note di carattere generale riportate di seguito, sono tratte da ricerche bibliografiche e fanno riferimento principalmente al lavoro di M. Sugan e L. Peruzza: “Distretti sismici del Veneto” (dicembre 2011) oltre che alle altre pubblicazioni citate in bibliografia. Il settore orientale delle Alpi Meridionali, all’interno del quale è compresa la Regione Veneto, è la zona con sismicità più accentuata dell’intera catena alpina: tale situazione è da imputarsi alle caratteristiche geodinamiche dell’area, interessata, anche attualmente, da un processo di raccorciamento. Infatti, dal Cretaceo in poi, la convergenza tra le placca Europea e la placca Adriatica, strutturalmente continua con la placca Africana, provoca la collisione alpina i cui effetti perdurano fino ad oggi. Le Alpi Meridionali Orientali, situate sull’estremità nord-orientale della microplacca Adriatica, sono una catena a pieghe e sovrascorrimenti sud-vergenti (Fig. 2). La loro architettura è il risultato di due principali fasi compressive del Terziario: la fase meso-alpina (Paleogene) e la fase neo-alpina (Neogene-Quaternario). Quest’ultima è responsabile di buona parte del sollevamento delle montagne venete, con formazione di sovrascorrimenti S-SE vergenti. Le deformazioni compressive del Messiniano-Pliocene hanno generato pieghe e sovrascorrimenti disposti NE-SO (Flessura Pedemontana, anticlinale di rampa frontale del sovrascorrimento BassanoValdobbiadene) e riattivato il sistema trascorrente Schio-Vicenza. Nella pubblicazione di Sugan e Peruzza, il territorio veneto è diviso in 9 distretti sismici (Fig. 3): il Comune di Castello di Godego ricade nel “Distretto Pedemontana Sud: PS”, del quale vengono riassunti di seguito i lineamenti principali. Questa regione si estende dall’Altopiano di Asiago fino alla zona pedemontana del margine del Cansiglio, verso SE si estende alla zona di pianura approssimativamente ad includere la fascia delle risorgive; lungo la catena il sistema strutturale è troncato bruscamente ad Ovest dagli allineamenti disposti NO-SE del sistema Schio-Vicenza verso Est da elementi paleogeografici (margine occidentale del massiccio del Cansiglio). L’area presenta tuttora un’attività tettonica rilevante con una compressione attiva la cui velocità è stimata dell’ordine di qualche mm/anno. La stretta di Quero e il rilievo del Montello sono gli elementi geologici e morfologici di questo distretto attorno ai quali si sono maggiormente concentrati studi per il riconoscimento di faglie attive. Nonostante ciò, il potenziale sismico dell’area resta ancora piuttosto controverso e si moltiplicano gli studi per comprendere la relativa assenza di sismicità su faglie ritenute capaci di generare forti terremoti. Per questo si attendono i risultati di monitoraggi specifici, attualmente in corso per caratterizzare la deformazione geodetica e la microsismicità (OMBRA Projet Group 2011). 4 Figura 2: Modello strutturale dell’Italia nord-orientale che riporta I principali sovrascorrimenti della catena sudalpina orientale (da Galadini et al. [2005]). Il distretto Pedemontana Sud è una zona interessata storicamente da un evento distruttivo e numerosi eventi che hanno superato la soglia del danno (Io = VI MCS), documentati in modo abbastanza affidabile sin dal XIII secolo. Risale al 25 febbraio 1695 l’evento più energetico (Io = IXX MCS, Mw = 6,61), la cui magnitudo ricavata dai dati macrosismici è comparabile ai massimi eventi registrati nell’area friulana a seguito del terremoto del 1976. Localizzato nell’Asolano, l’evento ha raggiunto la soglia della distruzione coinvolgendo l’area compresa tra Bassano del Grappa e Valdobbiadene (Fig. 3). Danni significativi dovuti ad eventi più antichi vengono invece attribuiti esclusivamente o prevalentemente alla città di Treviso ( 778 Io = VIII-IX , Mw = 5,84; 1268 Io = VII-VIII, Mw = 5,37); per questi eventi è oggi impossibile risolvere la vera localizzazione, data la scarsità di fonti storiografiche che documentano i danni. Quattro eventi minori (25 febbraio 1756, 1857, 1897, e 1919) sono stati recentemente revisionati Molin et al., 2008) con modifiche lievi ai parametri di intensità e localizzazione. Negli ultimi due secoli, l’evento maggiore è stato quello del 12 giugno 1836 localizzato nell’area di Bassano, che ha 5 raggiunto la soglia del danno significativo (Io = VII-VIII MCS, Mw = 5,48) e una serie di eventi dannosi prevalentemente documentati nella seconda metà del XIX secolo. Da oltre un secolo, quindi, non si verificano eventi di energia significativa. Figura 3: Mappa della sismicità storica del Veneto e aree limitrofe; fonte dati CPTI04 criticamente rivisto (Molin et al, 2008). In legenda i simboli colorati indicano la magnitudo equivalente a Mw riportata in CPTI Working Group (2004); i sovrassegni indicano eventi revisionati, rispettivamente come non parametrizzati ”NP”, modificati ”MOD”o rimossi “RM”. (Estratto da Sugan e Peruzza, 2011) La sismicità registrata strumentalmente dal 1977 si presenta da bassa a moderata, con diversi eventi di magnitudo superiore a 3, limite teorico della soglia di percezione, localizzati lungo la fascia esterna della catena alpina, nella zona della flessura Pedemontana e del Montello. La magnitudo massima registrata nell’area fino al 2010 è MD = 3,3……... Il 13 settembre 2011 è avvenuto un evento di ML = 3,7 percepito particolarmente nella località di Moriago della Battaglia; esso risulterebbe l’evento più energetico in epoca strumentale………. Dal punto di vista della neotettonica è in atto un processo di sollevamento causato da compressione con forte raccorciamento crostale che raggiunge valori massimi nel Friuli centrale. Le strutture neotettoniche più importanti sono rappresentate in primo luogo dai sovrascorrimenti orientati ENE-OSO e subordinatamente da back-thrust e faglie subverticali con componenti più o meno rilevanti di trascorrenza orientate NO-SE. Modelli cinematici del movimento della 6 microplacca Adria, basati su misure geodetiche, stimano una convergenza in quest’area di 2-3 mm/anno. Sulla base di datazioni di terrazzi fluviali, Benedetti et al. (2000) attribuiscono una costante di scorrimento di 1,8-2 mm/a alla sola faglia del Montello negli ultimi 300.000 anni. Figura 4: Sorgenti sismogenetiche DISS versione 3.1.1 (DISS Working Group, 2010). Visualizzazione su DEM. Con codice sorgente in azzurro le sorgenti composite (CS), in rosa le sorgenti individuali (IS) e in arancione le sorgenti ritenute controverse (Debated Sources, DS). (Estratto da Sugan e Peruzza, 2011) Nel lavoro di Sugan e Peruzza, sono riportate le seguenti informazioni riguardo le sorgenti sismogenetiche che interessano il Distretto Pedemontana Sud, localizzate nelle planimetrie delle Figure 4 e 5. In questo distretto, DISS, versione 3.1.1 identifica due sorgenti composite, denominate ThieneCornuda (ITCS007), che si estende dalla città di Schio a Cornuda e Montebelluna-Montereale (ITCS060), dallo sbocco in pianura del F. Piave, a quello del T. Cellina. Entrambe le sorgenti composite rappresentano segmenti di sovrascorrimenti vergenti S-SE, implicati nella sismogenesi degli eventi maggiori fino a profondità modeste (7-9 Km) e frammentati da elementi trasversali. Alla prima sorgente composita appartengono le sorgenti individuali di Thiene-Bassano (ITIS 127), che risulta quiescente in epoca storica e la struttura Bassano-Cornuda (ITIS102), cui viene associato il terremoto di Asolo del 25 febbraio 1695, nonché la sorgente individuale di Monte Grappa (ITIS113). Quest’ultima viene interpretata come il back-thrust della più grande sorgente di Bassano-Cornuda e ad essa è associato il terremoto di Bassano del 1836, Mw = 5,48. Strike-slip 7 appare invece il meccanismo dell’evento di MD = 3,3, avvenuto il 6 dicembre 2009 nella medesima area. Procedendo verso Est, della sorgente composita Montebelluna-Montereale fa parte la sorgente sismogenica individuale del Montello (ITIS101), collegata al sovrascorrimento MontelloConegliano. Anche in questo caso, non vi sono indizi di forti terremoti storici associati. Sebbene le evidenze geomorfologiche e geologiche (terrazzi fluviali deformati, diversione del Piave, vedi Benedetti et al. (2000), confermino l’attività recente dei fronti di deformazione del thrust MontelloConegliano, non vi sono chiare informazioni che permettano di definire quanto la deformazione venga rilasciata attraverso eventi sismici e quanto questo fenomeno avvenga in modo asismico . Figura 5: Sorgenti sismogenetiche per il distretto Pedemontana Sud. DISS versione 3.1.1 (DISS Working Group, 2010) ITIS : Sorgenti sismogenetiche individuali ITC : Sorgenti sismogenetiche composite Di seguito sono riportate le schede relative alle quattro sorgenti sismogenetiche individuali che interessano questo distretto, ricavate dal catalogo DISS 3.1.1. 8 9 10 2.2 Pericolosità sismica Per quanto attiene alla periclosità sismica del territorio, sempre nella pubblicazione di Sugan e Peruzza si legge: Per quanto riguarda la zonazione sismica, si nota che a fronte di una sismicità recente modesta, sono stati proprio i forti eventi del passato ad aver consentito un’applicazione abbastanza precoce di norme antisismiche a circa la metà dei comuni veneti che ricadono nel distretto; 11 comuni sono entrati in classificazione col Regio Decreto del 22 novembre 1937, mentre il gruppo più corposo di comuni in classe II risale al 1982. Grossomodo i limiti dell’area mantenuta in zona 2 con l’Ord. 3274/03 coincide con valori di accelerazione attesa superiori a 0,2 g, con qualche anomalia nella pedemontana trevigiana. Nel distretto complessivamente si attendono valori di pericolosità non inferiori a 0,125-0,150 g, fino a 0,250 g nella porzione orientale del distretto. Castello di Godego Figura 6: Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale relativa alla Regione Veneto, entrata in vigore con l’Ordinanza PCM 3519/2006, espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s; cat A, punto 3.2.1 del D.M. 14.09.2005) 11 L’ OPCM 20 marzo 2003 n. 3274 stabilisce che il Comune di Castello di Godego, risulta classificato in zona sismica 3. Tale classificazione è stata recepita dalla Regione Veneto con DGR n. 67 del 3 dicembre 2003. Tabella 1: Definizione delle zone sismiche secondo quanto stabilito dall’ OPCM 3274 del 20 marzo 2003 Per quel che riguarda valutazioni di progetto, si ricorda che la DGR n. 71 del 2008 non ha modificato la zonazione sismica del Veneto, ma ha assunto le accelerazioni di riferimento per il calcolo sismico così come introdotte dalla OPCM 3519 del 2006. Come risulta dalle Figure 6 e 7, il Comune di Castello di Godego ricade nella fascia con accelerazione (ag) orizzontale massima attesa, con probabilità d'eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi subpianeggianti caratterizzati da Vs30 > 800 m/s (ovvero di categoria A di cui al punto 3.2.1 del D.M.14.09.2005), compresa tra 0,150 g e 0,200 g; pertanto, buona parte del territorio comunale possiede valori di accelerazione tipici della classe 2. Si veda a proposito i valori riportati nella Tabella 1. Figura 7: Mappa di pericolosità sismica relativa al territorio di studio, entrata in vigore con l’Ordinanza PCM 3519/2006, espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s; cat A, punto 3.2.1 del D.M. 14.09.2005) 12 Riguardo la magnitudo attesa, dalla scheda precedente relativa alla sorgente sismogenetica ITIS102 Bassano-Cornuda (la più vicina all’area in esame), si desume che la Magnitudo massima che può verificarsi è pari a 6,6. Tale dato trova conferma anche da quanto riportato negli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica, dove all’interno del paragrafo 2.8 “Procedura di stima della Magnitudo attesa per le analisi nelle zone suscettibili di instabilità” è riportata la seguente tabella. Questa tabella fa riferimento alla zonazione sismogenetica (Zonazione ZS9 a cura di C. Meletti e G. Valensise - 2004) che suddivide il territorio nazionale in 36 zone sismiche; il Veneto risulta compreso all’interno delle Zone Sismiche 905 (Veneto orientale) e 906 (Garda-Veronese), alle quali corrisponde una Mwmax pari a 6,6. Il Comune di Castello di Godego si situa al confine tra queste due zone sismogenetiche, con la maggior parte del territorio comunale che ricade nella zona 906. 2.3 Sismicita’ storica dell’area Per valutare la sismicità storica del territorio in esame sono stati consultati i seguenti cataloghi: Ø Catalogo parametrico dei terremoti italiani CPTI (2011) Ø Database macrosismico italiano dal 1000 al 2006 DBMI (2011) Ø Catalogo dei Forti Terremoti in Italia dal 461 A.C. al 1997 CFTI – Med 4.0 a cura di E. Guidoboni, G. Ferrari, D. Mariotti, A. Comastri, G. Tarabusi, G. Valensise 13 Figura 8. Storia sismica di Castelfranco Veneto (da INGV, Database macrosismico italiano 2011 –DBMI11) Da questi cataloghi emerge che il comune di Castelfranco Veneto, situato al confine Sud di Castello di Godego è classificato con Imax = 7. (Figura 8). Nella Figura 9 è riportata la mappa della sismicità storica del distretto Pedemontana Sud. Le sigle utilizzate nella tabella hanno il seguente significato: Io = Intensità macrosismica epicentrale (gradi scala MCS) I = Intensità al sito (MCS) Mw = magnitudo momento 14 Di seguito si descrivono i caratteri più significativi e le notizie relative ai principali terremoti verificatisi, in epoca storica, nel Distretto Pedemontana Sud (Figg. 8 e 9). Inoltre, nel territorio in esame sono stati probabilmente avvertiti i terremoti con epicentri in aree vicine, verificatisi negli anni 1117, 1873 e 1936. Figura 9: Mappa della sismicità storica del distretto Pedemontana Sud (PS); fonte dati CPTI04 criticamente rivisto (Molin et al.,2008). Visualizzazione su DEM in scala cromatica (sn) e su DEM integrato con modello strutturale tratto da Castellarin et al. (1998b) (dx). In legenda: Maw indica la magnitudo equivalente a Mw riportata in CPTI Working Group (2004); i sovrassegni indicano eventi revisionati, rispettivamente come non parametrizzati “NP”, modificati “MOD o rimossi “RM”. (Estratto da Sugan e Peruzza, 2011) Terremoto del 778 Un violento terremoto colpì Treviso, e forse altre città vicine non meglio specificate, causando il crollo di molti edifici e chiese. Si ricorda che in un solo villaggio (non specificato) perirono 48 persone Terremoto del 4 Novembre 1268 Il terremoto colpì la valle del Piave tra le Prealpi e la pianura veneta. I centri che subirono maggiori danni furono Treviso, dove crollarono edifici privati e fu danneggiato il convento di Santa Cristina, e Asolo, la cui rocca subì danni gravi; l’area di risentimento fu estesa a Padova e a Feltre. Il terremoto causò alcune frane che interruppero il corso del Piave 15 Terremoto del 25 Febbraio 1695 , 05 : 30 GMT L’evento causò gravi danni in larga parte del Veneto; l’area più danneggiata è localizzata nell’alto trevigiano, a sud del Monte Grappa. Le località più colpite furono la città di Asolo e i villaggi circostanti: oltre 30 centri abitati subirono distruzioni gravissime e in altri 24 paesi e villaggi si ebbero crolli parziali e dissesti. Ad Asolo crollarono 1.477 case e 1.284 furono gravemente danneggiate. Danni contenuti (crollo di comignoli, leggere lesioni agli edifici e alle opera murarie) sono ricordati a Rovigo, Ferrara e Verona. Le fonti coeve descrivono i danni agli edifici spesso con il termine "diroccamento": sottoposto a una prima analisi semantica, basata sul confronto tra i vari documenti, questo termine è stato ritenuto equivalente all’espressione: "crolli con ribaltamento di qualche muro portante". Molte fonti non consentono tuttavia di definire con ulteriore precisione la qualità di tali crolli. Riguardo ai danni causati nei palazzi pubblici, va precisato che le stesse fonti ricordano il pessimo stato di conservazione in cui versavano gli edifici prima del terremoto. La scossa fu sentita in una vastissima area, comprendente la regione padana, dai territori bolognesi e ferraresi fino a Varese, le Prealpi lombarde, la regione del Garda e le Prealpi venete. Le vittime furono alcune centinaia. Il terremoto aggravò una crisi economica in corso nella zona, causata dal pessimo andamento dei raccolti agricoli, compromessi dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Le distruzioni accentuarono le tensioni sociali e la diffusione del pauperismo tra la popolazione rurale. Si verificò uno spopolamento nei centri asolani. La situazione di grave disagio economico, che minacciava la sopravvivenza stessa delle persone, e di tensione sociale si protrasse per vari mesi dopo il terremoto. I problemi finanziari del governo centrale della Repubblica di Venezia limitarono e ritardarono gli interventi. Si verificarono numerosi fenomeni di speculazione sui prezzi dei cereali. Le testimonianze dirette attestano il prolungarsi del periodo sismico almeno fino alla metà di marzo, con repliche continue che scossero l’area epicentrale. Terremoto del 12 Giugno 1836 , 02 : 30 GMT La scossa avvenne il 12 giugno 1836 alle ore 2:30 GMT e colpì la zona delle Prealpi venete posta nel versante meridionale del Monte Grappa. Gli effetti più gravi furono riscontrati nei paesi di Borso del Grappa, Fonte, Liedolo e Sant’Eulalia, dove la scossa causò il crollo totale di alcune case e ne danneggiò altre. Gravi danni vi furono anche a Crespano, Paderno del Grappa, Pagnano, Possagno, San Zenone degli Ezzelini e Semonzo. A Bassano la scossa causò la caduta di fumaioli e l’apertura di fenditure nei muri degli edifici; più di 60 case furono danneggiate. La scossa fu avvertita a sud fino a Parma e a Ferrara, a nord in quasi tutto il Tirolo. Il 20 luglio 1836, alle ore 11:00 GMT, furono avvertite due forti repliche che causarono ulteriori danni a Borso del Grappa e a Possagno. A seguito della scossa del 12 giugno 1836 non vi furono vittime. Molti abitanti di Bassano del Grappa fuggirono dalle loro case e si raccolsero all’aperto (1). Di 10.308 abitanti complessivi dei paesi più colpiti, 516 (il 5%) rimasero senza tetto, 3206 rimasero in abitazioni che creavano pericolo (il 31%) e 6586 non subirono alcun danno. Cadde il 5% dei fabbricati esistenti (2). Durante la replica più leggera del 20 luglio 1836 delle ore 11 GMT, alcune persone perirono nella zona compresa fra Borso e Possagno; gli abitanti di Crespano trasportarono i loro averi sulla piazza e nei prati, ove si accamparono 16 Terremoto del 20 Gennaio 1859, 07 : 55 GMT La scossa avvenne il 20 gennaio 1859 alle ore 7:55 GMT e colpì il Trevigiano, in particolare la zona sulla riva sinistra del Piave compresa fra Conegliano e Valdobbiadene. Raggiunse i suoi massimi effetti a Collalto, dove causò danni a quasi tutte le abitazioni del centro: la parte occidentale delle mura dell’antico castello, alta e isolata, fu aperta orizzontalmente all’altezza di circa 50 cm (2 palmi) dal suolo e la torre fungente allora da campanile fu lesionata dall’alto in basso con caduta di pietre dalla cella campanaria. Furono danneggiate la parte moderna, o restaurata, del castello, residenza del procuratore dei conti Collalto, il filatoio, la chiesa parrocchiale, la chiesa costruita recentemente e quasi tutte le piccole abitazioni; nella parte a ovest dell’abitato, furono lesionati o sconnessi gli stipiti di usci e finestre, i davanzali, tutte le pareti e le travi. A Ceneda la scossa causò caduta di camini, fessure nei muri di molte case, distacco di larghi tratti di intonaco dalle pareti. A San Pietro di Barbozza crollò la parte più alta del campanile, caddero fumaioli e intonaci, e molti muri si screpolarono. A Col San Martino, Combai, Falzè, Guia, Miane, Moriago della Battaglia, Pieve di Soligo, Sernaglia della Battaglia, Valdobbiadene e Vidor vi fu distacco di intonaci, screpolatura di muri e caduta di fumaioli; a Treviso caddero fumaioli. La scossa fu avvertita da Bressanone a Parma. La scossa causò spaccature nel terreno in diversi luoghi. Dalle montagne si staccarono grossi massi che colpirono Pieve di Soligo, Sernaglia, Moriago, Miane e San Pietro di Barbozza. 2.4 Faglie che interessano l’area di studio Nella Carta Gelogico-Tecnica e nella Carta delle MOPS è riportata la traccia di una faglia attiva e capace ricavata dal database relativo al progetto ITHACA (Italy Hazard from Capable faults) reperibile nel portale dell’ISPRA all’indirizzo: http://sgi.isprambiente.it/geoportal/catalog/content/project/ithaca.page. La faglia è denominata “Faglia di Bassano” (numero di codice 72400) e le sue caratteristiche sono riportate nella scheda seguente. Si segnala come tale disclocazione sia posizionata in modo non congruente alla scala del rilevamento e, quindi, con ubicazione incerta anche in relazione al potente materasso di terreni quaternari presenti nell’area. Di conseguenza, la traccia indicata deve essere intessa come segnalazione di passaggio della faglia ma non come ubicazione geometrica precisa. La faglia è segnalata anche nella mappa rappresentativa del tetto del substrato roccioso, riportata nella Figura 10, estratta dalla pubblicazione “Difesa degli acquiferi dell’alta pianura veneta” (C.N.R. – Regione Veneto 1988). Va evidenziato che l’ubicazione della faglia nei due documenti non è coincidente. 17 3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO DELL’AREA 3.1 Assetto litologico e geomorfologico All’interno della classica suddivisione nelle tre fasce della pianura Veneta contraddistinte da nord a sud in zona di Alta Pianura, di Media Pianura e di Bassa Pianura, il territorio in oggetto appartiene a quella di Alta Pianura. L'elemento strutturale principale dell'Alta e Media Pianura è rappresentato dalle grandi conoidi alluvionali ghiaiose, depositate dai corsi d'acqua (Piave, Brenta, Astico, Leogra) quando il loro regime era nettamente diverso da quello attuale, caratterizzato da portate molto elevate (per lo scioglimento dei ghiacciai) e da un trasporto solido imponente (per lo smantellamento degli apparati morenici che intasavano le valli prealpine). 18 Lungo la fascia pedemontana si riconoscono varie conoidi sovrapposte dello stesso fiume, compenetrate sui fianchi con le conoidi dei fiumi vicini. Ne risulta così un sottosuolo prevalentemente ghiaioso per tutto lo spessore del materasso alluvionale. Secondo la cartografia geologica a scala regionale, la maggior parte del territorio appartiene alla zona dei “Depositi alluvionali e fluvioglaciali distinti sino a 30 metri di profondità con ghiaie e sabbie prevalenti”, mentre solo il settore occidentale di Castello di Godego viene indicato con “alternanze di ghiaie e sabbie con limi e argille” La situazione stratigrafica risulta quindi quella caratteristica del materasso alluvionale indifferenziato di Alta pianura, dove l’elemento primario è rappresentato dalla grande conoide alluvionale e fluvio-glaciale del Brenta. Il sottosuolo è quindi costituito in prevalenza da ghiaie, sabbie e ciottoli, con saltuarie alternanze di livelli limoso-argillosi. Fa eccezione il settore orientale del territorio, dove i depositi più superficiali sono costituiti da terreni prevalentemente argilloso – limoso – sabbiosi. Si tratta infatti di un’antica depressione compresa tra il margine del conoide del Brenta e quello del Piave. L’assetto litostratigrafico del sottosuolo, relativamente ai primi cento metri di profondità, è stato ricostruito nella Sezione Geologica descritta nel Capitolo 5. 19 Figura 10: Morfologia del substrato roccioso e spessori del Quaternario (Estratto da Difesa degli acquiferi dell’alta pianura veneta – C.N.R. – Regione Veneto 1988) 20 CASTTELLO DI GODEGO Figura 11: Sezione B – B’ la cui traccia parziale compare nella Figura 10 (Estratto da Difesa degli acquiferi dell’alta pianura veneta – C.N.R. – Regione Veneto 1988) Per valutare lo spessore complessivo dei depositi quaternari, si può fare riferimento alle informazioni citate in bibliografia. In particolare, nella Figure 10 e 11 è riportato un estratto dalla pubblicazione “Difesa degli acquiferi dell’alta pianura veneta” (C.N.R. – Regione Veneto 1988), dalla quale si deduce che il substrato roccioso si trova a profondità dell’ordine di 550 m. Altri autori (Carta Geologica del Veneto scala 1 : 250.000 – Schema geologico del sottosuolo della Pianura Veneta – AGIP) indicano uno “spessore dei materiali ghiaioso-sabbioso-limosi plio - quaternari” di circa 1200 m. Per quanto riguarda gli aspetti geomorfologici, secondo quanto riportato nella Carta delle unità Geomorfologiche della Regione Veneto alla scala 1 : 250.000, la maggior parte del territorio comunale ricade nell’Unità detta dei “Depositi fluvio-glaciali e alluvionali antichi e recenti”. Il Comune di Castello di Godego ha una morfologia pianeggiante ed i soli aspetti morfologici significativi dal punto di vista sismico sono: · le scarpate che delimitano una cava situata nel settore sudorientale del comune · l’insediamento denominato “le Motte” situato lungo il confine sudoccidentale, delimitato da un rilevato arginale, all’interno del quale il piano campagna è sopraelevato di circa un metro rispetto la quota media generale; · il rilevato arginale che delimita la cassa di espansione lungo il T. Avenale, nella zona Nordorientale del comune. 3.2 Assetto idrogeologico La situazione litostratigrafia descritta nel paragrafo precedente condiziona l’assetto idrogeologico del territorio. In termini generali, il materasso alluvionale ghiaioso dell’Alta Pianura contiene il 21 cosiddetto acquifero freatico indifferenziato, cioè un’unica falda a superficie libera, che alimenta e regola dal punto di vista idraulico tutto il sistema multi-falde in pressione presente più a Sud, essendo ad esso idraulicamente, anche se in modo indiretto, collegato. I fattori di alimentazione del sistema idrogeologico complessivo sono essenzialmente tre: la dispersione in alveo dei corsi d'acqua nei tratti disperdenti, l'infiltrazione degli afflussi meteorici diretti e l'infiltrazione delle acque irrigue nelle zone di alta pianura ad elevata permeabilità dei suoli. Per quanto riguarda la profondità del livello di falda rispetto al p.c., la stessa risulta assai variabile nelle zone di Alta Pianura, decrescendo con regolarità, ed abbastanza velocemente nelle zone di conoide, dal piede dei rilievi montuosi (dove si riscontrano i valori maggiori, pari a varie decine di metri) verso la fascia delle risorgive dove, la falda affiora a giorno nei punti più depressi. In generale, nel valutare le profondità di falda occorre tuttavia considerare che esse sono soggette ad oscillazioni stagionali, in conseguenza di un caratteristico regime correlato ai processi di alimentazione e di drenaggio cui sono soggette. Nella Carta Idrogeologica allegata allo studio geologico per il PAT di Castello di Godego, il territorio è stato suddiviso in quattro fasce con diversi valori di soggiacenza della falda. In particolare è indicato che nella parte centro meridionale del comune, la profondità media della falda è inferiore a 15 m dal p.c., fino a valori compresi tra 5 e 10 metri rispetto al p.c.. 4. DATI GEOTECNICI E GEOFISICI 4.1 Nuove indagini geognostiche Nell’ambito dello studio di MS sono state seguite 7 trincee esplorative spinte fino alla profondità di circa 3 m, utilizzando un escavatore. Scopo di questa indagine, era definire con maggiore precisione il limite tra la zona occidentale del comune, dove i terreni fini di copertura hanno spessore modesto e quella orientale dove invece sono più sviluppati. Le stratigrafie desunte dall’esecuzione delle trincee sono riportate nell’Allegato alla presente relazione, mentre la loro ubicazione compare nella Carta delle indagini. 22 4.2 Nuove indagini geofisiche 4.2.1 Premessa Al fine di acquisire, alcuni parametri quantitativi inerenti le caratteristiche sismiche del sottosuolo, sono state eseguite delle indagini geofisiche in corrispondenza ad una serie di siti distribuiti sul territorio comunale; in particolare sono state utilizzate le seguenti metodologie: § analisi delle onde di superficie con tecnica denominata “MASW” per determinare la velocità delle onde di taglio (onde “S”); § studio del rumore sismico ambientale con tecnica HVSR. La prospezione geofisica, eseguita sul terreno nei mesi di febbraio e marzo 2015, si è articolata in: § N° 11 stendimenti sismici utilizzando la tecnica MASW § N° 15 stazioni di misura del rumore sismico ambientale con tecnica a stazione singola (HVSR) L’ubicazione delle indagini sismiche è riportata nella Carta delle indagini. 4.2.2 Analisi delle onde di superficie con tecnica “MASW” - Generalità Le onde in grado di propagarsi nei pressi di una superficie libera sono conosciute come onde superficiali. Tra queste, le onde di Rayleigh, si producono alla superficie libera di un mezzo dalla combinazione delle onde longitudinali e trasversali. Possono essere trasmesse sulla superficie di un semispazio uniforme o in un mezzo in cui la velocità cambia con la profondità. Le onde superficiali si caratterizzano per una proprietà denominata “dispersione”, cioè ogni componente in frequenza (e quindi lunghezza d’onda) possiede diversa velocità (chiamata velocità di fase). Lo studio della dispersione delle onde superficiali costituisce uno dei metodi utilizzati per la determinazione della velocità delle onde di taglio (Vs). La velocità di propagazione delle onde Rayleigh varia tra 0,9 Vs e 0,95 Vs. Con le registrazioni effettuate secondo la tecnica MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves) metodo investigativo sviluppato da vari ricercatori, è possibile distinguere ed evidenziare, all’interno del sismogramma di registrazione, le onde di Rayleigh, le quali normalmente sono caratterizzate da un’elevata ampiezza del segnale (circa il 60% dell’energia prodotta dalla sorgente di energia si distribuisce in onde di superficie). L’analisi spettrale del segnale produce un grafico velocità di fase - frequenza all’interno del quale in cui si può distinguere il modo fondamentale ed i modi superiori di propagazione delle onde di superficie, sui quali effettuare l’operazione di “picking” per ricavare la curva di dispersione. Oltre alle onde di Rayleigh, in alcuni casi, è utile analizzare anche un altro tipo di onde di superficie, denominate “onde di Love”, per le quali sono valide regole simili a quelle indicate per le onde di Rayleigh. Le onde di Love si caratterizzano perché sono “sensibili” alle Vs, allo spessore e alla densità del mezzo, mentre non hanno relazione con le Vp (onde longitudinali). La loro generazione e registrazione richiedono però particolari accorgimenti, come indicato di seguito. 23 Le onde di Love, in determinate condizioni abbastanza diffuse in natura, generano spettri più chiari e quindi di più semplice interpretazione rispetto gli spettri ottenuti con le onde di Rayleigh, dove i modi superiori possono mascherare il modo fondamentale. Nel corso di questa indagine, per l’elaborazione dei dati acquisiti è stato utilizzato il software WinMASW che consente l’analisi sia delle onde di Rayleigh, sia delle onde di Love. Questo software consente sia la modellazione diretta degli spettri, sia l’inversione delle curve di dispersione; è possibile inoltre effettuare un’analisi congiunta degli spettri relativi alle onde di Rayleigh e alle onde di Love. I risultati delle elaborazioni forniscono il profilo verticale delle Vs che è riferito al centro dello stendimento, ed è relativo al volume di sottosuolo sotteso dallo stendimento realizzato in superficie. Per analizzare le onde di Raylegh, la tecnica operativa consiste nello stendere sul terreno un profilo lineare (array) di geofoni verticali a bassa frequenza (preferibilmente 4,5 Hz), egualmente spaziati; quindi si effettuano una o più energizzazioni mediante massa battente ad impulso verticale, a diverse distanze dal primo geofono (source offset). Per ogni punto di energizzazione viene registrato il corrispondente sismogramma, che viene poi importato nel software di elaborazione. La generazione e la registrazione delle onde di Love richiede invece l’utilizzo di geofoni orizzontali e l’energizzazione deve essere fatta in modo da generare onde trasversali, per cui l’impulso viene fatto battendo orizzontalmente su un asse di legno, reso solidale con il terreno per mezzo di un carico statico. La prospezione eseguita mediante analisi delle onde di superficie offre alcuni vantaggi rispetto alle tecniche classiche di sismica a rifrazione, tra i quali si segnala la relativa facilità di lettura del segnale anche in aree antropizzate, caratterizzate da elevato rumore di fondo e la possibilità di evidenziare la presenza di inversioni di velocità nel sottosuolo. Per la tecnica attiva, le limitazioni sono date dalla profondità di indagine e dall’elevata sensibilità a variazioni laterali di litologia. La conoscenza della Vs è utile quando sia necessario valutare la variabilità geotecnica dei materiali presenti nel sottosuolo, in quanto consente di rilevarne le proprietà fisiche, poiché i valori di Vs sono proporzionali al grado di compattezza dei mezzi percorsi e, a differenza delle onde P (onde longitudinali) non sono influenzati dalle condizioni di saturazione dei sedimenti. Va precisato che la correlazione tra parametri geofisici e caratteristiche litologiche-geomeccaniche ha carattere qualitativo, soprattutto se non sussiste la possibilità di tarare l’interpretazione geofisica mediante il confronto con informazioni provenienti da indagini geognostiche di tipo diretto. 4.2.3 Operazioni di campagna ed Elaborazione dati Complessivamente sono stati eseguiti N° 11 profili sismici, distribuiti secondo lo schema seguente, nel quale sono indicate anche le geometrie adottate: 24 Codice Profilo Località Lunghezza (m) Passo intergeofonico (m) Source offset (m) 026013L1 Via XXIX Aprile 69 3 6-9 026013L2 Via Montello 69 3 6-9 026013L3 Via Alberon 69 3 6-9 026013L4 Via Sant’Antonio 69 3 6-9 026013L5 Via Piave 69 3 6-9 026013L6 Via Roi (Case Dussin) 69 3 6-9 69 3 6-9 MASW 026013L7 Case Rosato (Via Pietro) S. 026013L8 Via S. Giustina 69 3 6-9 026013L9 Via Grande, Via Panevecco 69 3 6-9 026013L10 Via Motte 69 3 6-9 026013L11 Via Alberon 69 3 6-9 Per l'acquisizione degli impulsi sismici è stato usato un sismografo digitale a 24 tracce, modello “Geode”, della Ditta EG & G GEOMETRICS, 24 geofoni verticali con frequenza propria di 4,5 Hz e 24 geofoni orizzontali con frequenza propria di 4,5 Hz. Il tempo di registrazione è stato fissato, per ogni registrazione, pari a 2 secondi, con intervallo di campionamento di 0,5 ms. Come sorgente di energia sismica è stata utilizzata una massa battente. La registrazione dei dati è avvenuta su personal computer portatile, collegato al sismografo. L’elaborazione dei dati sismici è stata eseguita utilizzando il programma winMASW, vers. 5.2 Professional. In sintesi, l’elaborazione si articola nei seguenti passaggi principali: · · · · Implementazione del file di registrazione (dataset) e delle caratteristiche geometriche del profilo; determinazione dello spettro di velocità; modellazione diretta dello spettro e generazione del modello di velocità delle Vs; eventuale costruzione della curva di dispersione (picking) ed inversione della curva di dispersione. Il risultato finale di tali elaborazioni consiste in un diagramma nel quale è riportato l’andamento della velocità delle onde di taglio in rapporto alla profondità. Nelle figure allegate sono illustrate, per ogni profilo sismico, le immagini relative ai passaggi sopraelencati. 25 4.2.4 Analisi del rumore sismico ambientale (tecnica HVSR) La campagna di acquisizione di rumore sismico si prefigge due scopi. La ricostruzione della profondità dei principali contrasti di impedenza acustica del sottosuolo e l’individuazione di particolari frequenze di risonanza dei suoli. E’ noto dalla letteratura, alla quale fa riferimento il presente paragrafo, che il rumore sismico è presente in qualsiasi punto della superficie terrestre e consiste per lo più nelle onde prodotte dall'interferenza costruttiva delle onde P ed S negli strati superficiali. Il rumore sismico, onnipresente e incessato, viene prodotto principalmente dal vento, da perturbazioni atmosferiche, da onde oceaniche e marine. Anche le industrie e il traffico veicolare producono localmente rumore sismico ma, in genere, solo a frequenze relativamente alte, superiori ad alcuni Hz, che vengono attenuate piuttosto rapidamente. La tecnica HVSR (Horizontal to Vertical Spectral Ratio, Kanai,1957; Igarashi 1970; Nakamura 1989) permette di estrarre informazioni relative al sottosuolo a partire dagli spettri di rumore sismico registrati in sito. La tecnica prevede di calcolare il rapporto, in funzione della frequenza, tra gli spettri di risposta della componente orizzontale e verticale del moto dovuto ai microtremori (rumore sismico). La natura generatrice del rumore sismico registrato, e dei relativi picchi dei rapporti spettrali, è tuttora molto discussa in ambito scientifico: i microtremori non sono costituiti esclusivamente da onde di volume (P e S), ma principalmente da onde di superficie, in particolare di Rayleigh (Lachet and Bard,1994). Se assumiamo che in un semispazio i 2 strati differiscano, in modo rilevante, in termini di velocità sismica e densità (contrasto di impedenza acustica), e che la risonanza sia legata alla lunghezza d’onda (λ) incidente pari a 4 volte lo spessore h del primo strato (ipotesi λ/4), si può ricavare una stima della profondità del rifrattore sismico dal riconoscimento della frequenza di risonanza propria del sottosuolo. In altri termini, nota la frequenza di risonanza (f) propria del sito, ricavata dal rapporto spettrale H/V e la stima delle Vs, è possibile determinare lo spessore (h) di una coltre sedimentaria soprastante un bedrock sismico, applicando la relazione f = Vs / 4 h. Le misure eseguite nel corso di questa indagine, sono state effettuate con un sismografo modello SR04S3 “Geobox” prodotto dalla Ditta SARA S.r.l.. Si tratta di un tromografo digitale avente un intervallo di acquisizione sulle frequenze da 0,1 a 100 Hz, dotato di sistema di acquisizione digitale ad alta risoluzione (24 bit). Lo strumento viene posizionato sul terreno orientandolo verso il Nord magnetico ed assicurandone la livellazione micrometrica tramite bolla di precisione, agendo sui tre punti di appoggio. Lo strumento è gestito da p.c. portatile per mezzo del software “Seismowin”, fornito dalla ditta costruttrice. Ogni stazione di misura ha avuto una durata di 20 minuti; la frequenza di campionamento è stata mantenuta pari a 200 Hz. I dati acquisiti sono stati trattati con il software di elaborazione di microtremori “Geopsy” (Sesame Projet), in accordo con le direttive europee del progetto SESAME per il trattamento e l'elaborazione delle tecniche di analisi di rumore sismico a stazione singola. I segnali acquisiti sono 26 stati suddivisi in finestre temporali di 25 s. Dal computo spettrale sono stati esclusi gli eventi transienti più evidenti, legati al rumore antropico Va ricordato che dai rapporti spettrali ricavati con questa metodologia non è possibile stabilire i fattori di amplificazione sismica, per la valutazione dei quali necessitano analisi più complesse. Le stazioni di misura HVSR sono state ubicate secondo lo schema seguente: Codice stazione HVRS Località 026013P46 Via XXIX Aprile 026013P47 Via Montello 026013P48 Via Alberon 026013P49 Via Sant’Antonio 026013P50 Via Piave 026013P51 Via Roi (Case Dussin) 026013P52 Via S. Giustina 026013P53 Via Grande, Via Panevecco 026013P54 Via Motte 026013P55 Via Alberon 026013P56 Case Rosato (Via San Pietro) 026013P57 Via Paolo Piazza (Scuola Media) 026013P58 Via Paolo Piazza (Scuola Media) 026013P59 Via Paolo Piazza (Scuola Media) 026013P60 Via Paolo Piazza (Scuola Media) 27 4.2.5 Risultati ottenuti con le indagini geosismiche Con le indagini eseguite, si è fornita una ricostruzione preliminare dell’assetto sismostratigrafico del sottosuolo relativamente alle prime decine di metri di profondità. Di seguito si riassumono i risultati ottenuti, i quali fanno riferimento agli spettri ed ai diagrammi ricavati con le diverse metodologie adottate e riportati nell’Allegato alla presente relazione. L’elaborazione dei dati sismici acquisiti con tecnica MASW, consente di formulare le seguenti correlazioni tra velocità sismiche delle onde di taglio e tipologia di terreni presenti. Tipologia Velocità onde S ( m/s ) Terreni superficiali sciolti 100 - 200 Depositi alluvionali poco addensati 300 – 350 Depositi alluvionali mediamente addensati 400 – 550 Depositi alluvionali molto addensati e/o cementati 550 – 750 Tabella 2 : intervalli di velocità delle onde di taglio misurate per i vari litotipi Si vuole qui ricordare che i risultati dell’indagine geofisica derivano da prove indirette e, pertanto, non va loro attribuito il medesimo valore di quello derivante da prove dirette. Le correlazioni proposte tra le velocità sismiche e le diverse tipologie, hanno quindi un valore indicativo e derivano da considerazioni di carattere geofisico, da quanto desumibile dal quadro geologico locale e dal confronto con dati stratigrafici desumibili da sondaggi geognostici diretti. Questi ultimi sono pochi e di limitata profondità, situazione che determina un maggior grado di incertezza nel correlare le velocità sismiche con la litologia. L’elaborazione dei dati ricavati dall’esecuzione dei profili sismici MASW, ha consentito di evidenziare che, all’interno del territorio comunale, non si osserva una significativa differenziazione laterale nella distribuzione dei valori di velocità sismica. In linea generale, la successione sismostratigrafica rilevata nei vari punti di indagine è così sintetizzabile. a) Lo strato più superficiale, rappresentativo del terreno agrario e dei depositi più sciolti, ha uno spessore variabile tra 1 e 2 m e possiede velocità delle onde di taglio (Vs) compresa tra 100 e 200 m/s. 28 b) Il secondo sismostrato ha velocità dell’ordine di 300 – 350 m/s, indicative di un incremento del grado di addensamento dei terreni. Lo spessore varia tra 1 e 5 m. c) A profondità maggiori la Vs tende ad aumentare e, nel terzo sismostrato, si attesta su valori compresi tra 400 e 550 m/s, evidenziando così un buon grado di addensamento dei materiali. Lo spessore di questi terreni varia tra pochi metri ed una decina di metri, ad eccezione delle zone investigate con i profili 026013L1 ed L10 dove raggiungono potenze dell’ordine di 20 m. d) I sismostrati più profondi hanno velocità comprese tra 550 e 750 m/s e sono quindi correlabili a depositi alluvionali molto addensati o cementati. Il tetto di questi sismostrati si trova, di solito, a profondità variabili tra 10 e 20 m dal p.c.. Come già indicato, la situazione sismostratigrafica sopradescritta è rappresentativa della maggior parte del territorio comunale. Volendo operare una differenziazione, si può dire che nei profili eseguiti in prossimità e ad Est del torrente Muson, il secondo sismostrato ha uno spessore maggiore di 2 – 3 m circa, rispetto i profili eseguiti nei settori centrale e occidentale del comune. Per quanto riguarda le acquisizioni del rumore sismico ambientale, effettuate con la tecnica HVSR, nessuna misurazione è stata disturbata da particolari eventi tali da comprometterne l'affidabilità e solo alcuni eventi transienti sono stati esclusi dal computo spettrale, probabilmente legati al rumore antropico. Nelle figure allegate sono riportati i grafici ottenuti dall’analisi spettrale, relativi alle varie stazioni di misura, così suddivisi: · · · Analisi direzionale del rumore sismico Andamento delle singole componenti spettrali del moto (N - S, E - O e Verticale) Rapporto H/V del rumore sismico (con linea rossa continua la media, con linea a tratteggio la deviazione standard). I diagrammi relativi al rapporto H/V sono riportati in Allegato, mentre nella Tabella 3 sono indicati, per ogni stazione di misura i valori della frequenza corrispondente al picco (o ai picchi) di risonanza principale. L’esame di questi elaborati consente di fare le seguenti considerazioni. a) In buona parte delle stazioni di misura effettuate si osservano picchi di risonanza posti a frequenze uguali o maggiori di 10 Hz, i quali sono rappresentativi di contrasti di impedenza acustica presenti nei primi metri di sottosuolo ed hanno limitato significato dal punto di vista ingegneristico. Le ampiezze dei picchi variano tra 2 e 4. b) Nelle stazioni N° 026013P49, P50, P51, P54, P56, P57, P58, P59 e P60, si osservano dei 29 picchi anche a frequenze situate tra 7,5 e 10 Hz; talvolta si tratta di picchi principali, in altri casi sono dei picchi secondari. I contrasti di impedenza che li generano si trovano a profondità dell’ordine di 7 - 10 m dal p.c.. Le ampiezze sono comprese tra 2 e 3. c) In corrispondenza a quasi tutti i punti di misura effettuati, si osservano dei picchi a basse frequenze, comprese tra 0,45 e 0,8 Hz. In assenza di dati stratigrafici di taratura è difficile definire la natura del contrasto di impedenza acustica che genera questi picchi; in prima approssimazione, visto il quadro geologico generale dell’area, è ipotizzabile che si tratti di un passaggio a depositi alluvionali-fluvioglaciali cementati. Per valutare la profondità del contrasto di impedenza è necessario conoscere l’andamento della Vs: prolungando in profondità i valori di Vs determinati con l’indagine MASW, si ricavano valori compresi tra 170 m (frequenza circa 0,8 Hz) e circa 300 m (frequenza circa 0,45 Hz). STAZIONE HVSR STAZIONE HVSR Frequenza (Hz) codice campagna codice microzonazione 1 026013P46 13,0 2 026013P47 15,0 3 026013P48 11 _ 15 4 026013P49 9; 12 5 026013P50 9,5 _ 12 6 026013P51 8,2 8 026013P52 11; 24 9 026013P53 14,0 10 026013P54 8; 14 15 026013P55 13,0 7 026013P56 7,5 _11 11 026013P57 9,5; 14,5 12 026013P58 9 _ 15 13 026013P59 10,0 14 026013P60 8,5 _ 11; 15 Tabella 3: frequenze dei picchi di risonanza misurate in corrispondenza della stazioni di misura HVSR 5. MODELLO DEL SOTTOSUOLO Il modello del sottosuolo è stato ricostruito attraverso l’esame dai dati bibliografici disponibili, delle indagini geognostiche pregresse, di quelle eseguite ex-novo e delle nuove indagini geofisiche. La 30 sintesi di questi dati ha portato alla redazione della Carta geologico-tecnica ed alla sezione geologica, riportata di seguito, costruita utilizzando soprattutto le informazioni stratigrafiche provenienti dall’“Archivio nazionale delle indagini nel sottosuolo” rinvenibile nel portale dell’ISPRA. Nella sezione si osserva come il sottosuolo sia costituito da terreni prevalentemente ghiaioso – sabbiosi, fino alla profondità di circa 80 metri. Sono presenti anche delle intercalazioni argilloso – limose o argilloso - sabbiose aventi spessore variabile tra 5 e 10 m, e dotate di una discreta continuità laterale. Le più importanti si trovano a profondità di 35 m e 55 m circa dal p.c.. Non sono state reperite informazioni di carattere litostratigrafico relativamente a profondità maggiori di 100 m; nel Paragrafo 3.1 sono riportate una planimetria ed una sezione, ricavate dalla bibliografia, dalle quali si deduce che il substrato roccioso, nella zona di Castello di Godego, si situa a profondità dell’ordine di 550 m dal p.c.. Per altri autori lo “spessore dei materiali ghiaiososabbioso-limosi plio - quaternari” è di circa 1200 m. 6. INTERPRETAZIONI ED INCERTEZZE Le indagini pregresse raccolte e le nuove indagini geofisiche, hanno consentito una ricostruzione preliminare del modello geologico e sismostratigrafico del sottosuolo del Comune di Castello di Godego. Le incertezze da approfondire con i successivi livelli di microzonazione sismica riguardano i seguenti aspetti: · Assenza di dati geotecnici, che consentano una verifica alla liquefazione nelle zone del comune dove la falda si situa a profondità inferiori a 15 m dal p.c.. · Carenza di informazioni relative alla natura e profondità del bedrock sismico. I dati bibliografici reperiti indicano la presenza di un substrato alla profondità di circa 550 m, ma non ne viene specificata la composizione e le caratteristiche sismiche, per cui sarebbe interessante approfondire questo aspetto ai fini di una corretta valutazione della risposta sismica locale. Nel corso di questo studio, le misure HVSR hanno evidenziato, tra l’altro, l’esistenza di picchi di risonanza a basse frequenze (0,5 – 0,8 Hz) e quindi sarebbe utile verificare la natura dei litotipi che generano questo fenomeno. · Le nuove indagini geofisiche hanno consentito una ricostruzione dell’andamento della velocità delle onde di taglio fino a profondità dell’ordine di 30 m. Pur evidenziando una discreta omogeneità nella distribuzione dei valori di Vs, sarà necessario restringere la maglia dei punti di misura, per costruire le carte relative ai fattori di amplificazione (Fa, Fv) richiesti dal livello 2 della MS. · La traccia della faglia capace denominata “Faglia di Bassano” è stata disegnata sulla base di quanto riportato nel database del progetto ITHACA, nel quale la scala di rappresentazione non è congruente con quella usata nelle tavole allegate al presente studio, per cui l’ubicazione può essere soggetta ad errori. Inoltre, la presenza del potente materasso alluvionale determina una 31 notevole incertezza, nel definire la posizione della faglia in corrispondenza della superficie topografica. 7. ELABORATI CARTOGRAFICI 7.1 Carta delle indagini Le indagini pregresse sono state recuperate presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Castello di Godego. Sono state così esaminate numerose prove e stratigrafie situate all’interno del territorio comunale: buona parte di queste indagini sono peraltro rappresentate da Prove Penetrometriche dinamiche, che, comunque, nel loro complesso possono portare alcune informazioni se non di tipo quantitativo almeno qualitativo. Le prove ed i sondaggi, normalmente si attestano su profondità dell’ordine di 4 – 5 metri; solo in alcuni casi si sono raggiunte profondità massime di 10 – 12 metri. Sono stati poi raccolte ulteriori informazioni su indagini del sottosuolo catalogate nel sito internet dell’ISPRA, dove sono rese disponibili le colonne stratigrafiche semplificate di alcuni sondaggi (perforati prevalentemente per approvvigionamento idrico), le quali hanno fornito informazioni relativamente alla composizione del sottosuolo fino ad una profondità di 100 metri circa. Complessivamente, sono state censite e cartografate le seguenti indagini (comprese quelle eseguite nel corso di questo studio): · N° 8 Prove Penetrometriche Statiche · N° 10 Prove Penetrometriche Dinamiche · N° 8 Sondaggi geognostici · N° 19 Trincee esplorative (12 pregresse e 7 eseguite ex novo) · N° 25 Pozzi per acqua · N° 11 Profili MASW (eseguiti ex novo) · N° 15 Stazioni di misura HVSR (eseguite ex novo) Le indagini sono ubicate nella carta delle indagini ove, oltre al simbolo identificativo della tipologia di indagini, è stato anche riportato il codice identificativo per una loro più facile collocazione. Nella tavola delle indagini, per rendere la lettura più chiara, è stato riportato il codice con l’esclusione dei primi sei caratteri (uguali per tutte le indagini) relativi al codice ISTAT della Provincia di Treviso e del Comune di Castello di Godego. 7.2 Carta geologico tecnica La carta geologico tecnica, in scala 1:10.000 è stata predisposta, sulla base di tutte le informazioni reperite in tutto il territorio comunale ed in base ai dati ricavati dalle nuove trincee esplorative, eseguite per verificare la composizione dello strato superficiale del sottosuolo. Seguendo le 32 indicazioni fornite negli standard di rappresentazione, sono riportati i dati finalizzati alla definizione del quadro della risposta sismica della zona indagata. Sono stati raccolte informazioni dalle seguenti fonti originali: · Cartografia geologica allegata agli strumenti pianificatori del Comune di Castello di Godego. · Documentazione allegata alle relazioni geologiche con indicazione delle indagini eseguite. · Indagini del sottosuolo ricavate dal sito internet dell’ISPRA. La carta porta a definire due aree diverse dal punto di vista della risposta sismica dei suoli, poiché caratterizzate da un diverso spessore dello strato superficiale di copertura costituito da sedimenti limoso - argillosi – sabbiosi, sovrapposti a depositi a granulometria ghiaioso sabbiosa prevalente. GPca: è presente un terreno superficiale di copertura con composizione limoso-argillosasabbiosa, avente spessore massimo di due metri. Sotto questa copertura il sottosuolo è costituito da ghiaie pulite poco assortite e da miscele di ghiaia e sabbia, con saltuarie intercalazioni argillose. SCca: lo strato superficiale di copertura con composizione limoso-argillosa-sabbiosa, ha uno spessore massimo di sette metri. Seguono terreni costituiti da ghiaie pulite poco assortite e da miscele di ghiaia e sabbia con saltuarie intercalazioni argillose. Sono state cartografate, inoltre, delle aree catalogate come: RIzz: si tratta di materiali di riempimento di cave o fosse dismesse, o di materiali utilizzati per riporti arginali. Nella carta è stata indicata la traccia di una “faglia capace” segnalata nel database relativo al progetto ITHACA, dove è indicata come: · Faglia di Bassano (n. 72400 del catalogo) Nel Capitolo 6 sono elencate le incertezze inerenti la posizione della traccia di questa faglia. Le forme di superficie significative sono rappresentate, essenzialmente, da una scarpata morfologica in corrispondenza ad una cava. La carta riporta anche le tracce dei paleoalvei e la cassa di espansione del Torrente Avenale. Nella carta sono state aggiunte, infine, delle informazioni geologiche puntuali che riprendono in parte quelle già disponibili nella carta delle indagini: si tratta della profondità di sondaggi che non raggiungono il substrato e la profondità della falda in aree con sabbie e/o ghiaie. 33 7.3 Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS) 7.3.1 Premessa L’analisi della stratigrafia e dell’assetto geologico hanno permesso di stabilire che, nell’ambito del territorio comunale, non esistono aree classificate come “Zone stabili”, nelle quali non si ipotizzano effetti amplificativi di alcuna natura. Sulla base degli studi ed indagini pregresse e delle nuove indagini, si è potuto suddividere il territorio indagato in tre zone stabili ma “suscettibili di amplificazioni locali”. Inoltre, è identificata in cartografia una zona di attenzione per instabilità, legata alla possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione. Sono poi state cartografate delle aree dove potrebbero verificarsi dei cedimenti differenziali. L’analisi morfologica ha permesso di individuare alcune forme di superficie, tra quelle indicate negli ICMS, quali le scarpate morfologiche ed i paleoalvei. Nella carta sono infine riportate le frequenze di risonanza del terreno, ove determinabili e la traccia della sezione geologica. 7.3.2 Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali Sono schematizzate nelle colonne stratigrafiche riportate nella Tavola seguente e così definite. ZONA 2001 - Depositi alluvionali a granulometria limoso - argilloso – sabbiosa con clasti (SCca), con 100 < Vs < 200 m/s. Spessore inferiore a 2 metri. - Depositi alluvionali a granulometria ghiaiosa e ghiaioso-sabbiosa con limitate intercalazioni argillose (GPca), caratterizzati da 300 < Vs < 750 m/s. Spessore maggiore di 100 metri. ZONA 2002 - Depositi alluvionali a granulometria limoso - argilloso – sabbiosa con clasti (SCca), con 100 < Vs < 350 m/s. Spessore inferiore o uguale a 7 metri. - Depositi alluvionali a granulometria ghiaiosa e ghiaioso-sabbiosa con limitate intercalazioni argillose (GPca), caratterizzati da 400 < Vs < 750 m/s. Spessore maggiore di 100 metri. ZONA 2003 - Materiali di riporto utilizzati per argini e terrapieni. 34 7.3.3 Forme di superficie e sepolte Si tratta di elementi che possono generare fenomeni di amplificazione del moto sismico. Nel territorio comunale è stata censita una scarpata morfologica con altezza compresa tra 10 e 20 m, legata ad attività di cava. 7.3.4 Zone di attenzione per instabilità Zona di attenzione per liquefazione di tipo 1 Nella carta è stato riportato il limite dell’area, all’interno della quale i terreni potenzialmente possono dare luogo ad effetti di liquefazione di tipo 1. Infatti, con i dati disponibili, si può solo segnalare la possibile esistenza di condizioni predisponenti la liquefazione, in relazione alla presenza della falda a profondità inferiori a 15 metri dal p.c., alla possibile presenza di terreni sabbiosi, magnitudo MW attesa al sito > 5 e accelerazioni massime in superficie (pga) > 0,1 g. Per valutare con maggiore precisione tale fenomeno, dovranno essere eseguite specifiche indagini, in fase progettuale delle costruzioni o nei successivi livelli di MS. Qualora la presenza di queste condizioni fosse confermata, si dovrà procedere alla valutazione del rischio di liquefazione ed alla stima degli effetti in termini di cedimenti permanenti post-sismici. Cedimenti differenziali Nella carta sono state riportate delle aree ove sono presenti materiali di riempimento di vecchie cave, dei quali non è nota la composizione e lo spessore. In corrispondenza di queste aree è possibile che si manifestino dei cedimenti differenziali in caso di terremoto, in relazione alle diverse proprietà dei materiali. 7.3.5 Altri elementi cartografati Nella carta sono state infine inserite la traccia della sezione geologica, ubicata in corrispondenza delle informazioni stratigrafiche più significative ed i punti di indagine HVSR con l’indicazione, ove determinabile, del valore di frequenza di risonanza del terreno. E’ stata cartografata anche la vasca di espansione del Torrente Avenale. 8. ASPETTI NORMATIVI La microzonazione di Livello 1, deve essere utilizzata come primo approccio qualitativo, poiché consente di delineare gli scenari della pericolosità sismica, identificando le parti del territorio suscettibili di effetti amplificativi locali o di instabilità. In fase di redazione del Piano degli Interventi sarà effettuato un studio di Microzonazione di livello 2, che prenderà in esame gli aspetti 35 quantitativi legati alla pericolosità sismica, fornendo delle dettagliate prescrizioni normative. Alla luce di queste considerazioni si possono formulare le seguenti indicazioni. Nelle zone del territorio che sono state classificate come “Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali”, tutti gli interventi che prevedano nuove costruzioni, modifiche strutturali, ampliamenti, ristrutturazioni e opere infrastrutturali dovranno essere progettati adottando i criteri antisismici di cui al D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”. Il D.M. 14.01.2008, al paragrafo 3.2.2 Categorie di sottosuolo e condizioni topografiche recita “ai fini della definizione dell'azione sismica di progetto, bisogna valutare l'effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi, come indicato nel paragrafo 7.11.3, in assenza di tali analisi, per la definizione dell'azione sismica si può fare riferimento ad un approccio semplificato, che si basa sull'individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento (tabelle 3.2.II e 3.2.III).” Come è noto, la definizione della categoria di sottosuolo avviene attraverso la determinazione della velocità equivalente (Vs30) di propagazione delle onde di taglio entro i primi 30 m di profondità; a questo proposito la normativa poco dopo recita: “La misura diretta della velocità di propagazione delle onde di taglio è fortemente raccomandata”. Il DM 14.01.2008, paragrafo 7.11.3 Risposta sismica e stabilità del sito, al punto 7.11.3.2 Amplificazione stratigrafica recita “L’influenza del profilo stratigrafico sulla risposta sismica locale può essere valutata in prima approssimazione con riferimento alle categorie di sottosuolo di cui al paragrafo 3.2.2 ………Omissis …..Per categorie speciali di sottosuolo (tabella 3.2.III), per determinati sistemi geotecnici o se si intende aumentare il grado di accuratezza nella previsione dei fenomeni di amplificazione, le azioni sismiche da considerare nella progettazione possono essere determinate mediante specifiche analisi di risposta sismica locale. Queste analisi presuppongono un’adeguata conoscenza delle proprietà geotecniche dei terreni, da determinare mediante specifiche indagini e prove”. La Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 2 febbraio 2009 N. 617 Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, nel paragrafo C7.11.3.1 Risposta sismica locale fornisce le indicazioni per le modalità di esecuzione delle indagini specifiche e delle analisi numeriche di risposta sismica locale. La scelta della tipologia e metodologia di indagine e le modalità di analisi per la definizione dell’azione sismica di progetto, dovranno quindi essere commisurate alla situazione geologica locale e all'importanza dell'opera; in ogni caso, dovranno essere adeguatamente motivate. La relazione sismica illustrerà le indagini eseguite ed i risultati conseguiti; dovrà inoltre includere i grafici relativi alle misure effettuate ed alla loro interpretazione. Sulla base di queste considerazioni, si ritiene che le specifiche analisi di risposta sismica locale, ovvero di livello 3 della Microzonazione Sismica si debbano applicare agli edifici e opere compresi 36 nelle classi d’uso III e IV (paragrafo 2.4.2 del DM 14.01.2008) ed elencate anche nella DGRV n. 3645 del 28 novembre 2003, Allegati A e B e nel Decreto del capo della Protezione Civile n. 3685 del 21 ottobre 2003 (edifici e opere di interesse strategico ai fini di protezione civile e rilevanti per l’uso). Tornando alla zonazione di cui all’indagine in oggetto, relativamente alle zone instabili e alle zone di attenzione per instabilità, di cui alla “Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica”, sono stati individuati i seguenti punti a) Zona di attenzione per liquefazione di tipo 1 (indicate in carta con codice ZALQ1 – 3050). Nelle aree che ricadono all’interno di questa zona, in fase progettuale per qualsiasi tipo di intervento, dovranno essere effettuate le indagini e verifiche, finalizzate a calcolare il coefficiente di sicurezza nei confronti della liquefazione. Sarà valutata la liquefazione in condizioni sismiche ed i cedimenti indotti, come indicato nel DM 14.01.2008 che, a proposito della stabilità nei confronti della liquefazione, al paragrafo 7.11.3.4.3 recita : “Salvo utilizzare procedure di analisi avanzate, la verifica può essere effettuata con metodologie di tipo storico-empirico in cui il coefficiente di sicurezza viene definito dal rapporto tra la resistenza disponibile alla liquefazione e la sollecitazione indotta dal terremoto di progetto. La resistenza alla liquefazione può essere valutata sulla base dei risultati di prove in sito o di prove cicliche di laboratorio. La sollecitazione indotta dall’azione sismica è stimata attraverso la conoscenza dell’accelerazione massima attesa alla profondità di interesse. L’adeguatezza del margine di sicurezza nei confronti della liquefazione deve essere valutata e motivata dal progettista.” b) Cedimenti differenziali (indicate in carta con codice 3080). In corrispondenza di queste zone si ritiene di vietare qualsiasi tipo di costruzione appartenente alle classi I, II, III e IV come indicate nel D.M. 14.01.2008. Un’eventuale deroga sarà possibile solo a seguito di un’analisi di livello 3, incentrata sull’esecuzione di specifiche indagini per verificare la reale geometria e volumetria dei materiali riportati e le loro caratteristiche. Dovranno poi essere effettuale le opportune modellazioni, per quantificare l’effettiva instabilità del sito. Per quanto riguarda le forme di superficie, qualora in futuro fossero previsti degli interventi nella zona della scarpata segnalata, dovranno essere fatte le specifiche analisi per valutare gli effetti amplificativi, anche in funzione della tipologia di opera da realizzare. In relazione alla presenza di una faglia attiva e capace, si è ritenuto di non adottare una fascia di attenzione, rispetto alla traccia della stessa, ciò a causa delle incertezze già elencate nel capitolo 6 e di seguito riprese. La traccia della faglia è ricavata dal database del progetto ITHACA, nel quale la scala di rappresentazione non è congruente con quella usata nelle tavole allegate al presente studio, per cui l’ubicazione può essere soggetta ad errori. La faglia è citata anche in altri studi, ma l’ubicazione 37 non coincide con quella del progetto ITHACA. Inoltre, si ritiene che la presenza del potente materasso alluvionale (spessore maggiore di 500 m), determini una notevole incertezza nel definire la posizione della faglia in corrispondenza della superficie topografica. Una ipotetica fascia di attenzione, andrebbe quindi ad interessare e vincolare un territorio che potrebbe essere completamente esterno a quello realmente coinvolto dai possibili effetti co-sismici. Aprile 2015 Dott. Geol. Jacopo De Rossi Dott. Geol. Francesco Marinoni 38 9. BIBLIOGRAFIA Burrato, Poli, Vannoli 2008 Sources of Mw 5+ earthquakes in northeastern Italy and western Slovenia: an updated view based on geological and seismological evidence. Castellaro S., Mulargia F., Bianconi L. (2005): Stratigrafia sismica passiva: una nuova tecnica accurata veloce ed economica. Geologia Tecnica & Ambientale, n. 3, pp. 76-102. 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SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT1m 026013P39 257019 5065899 Via Masaccio TRINCEA ESPLORATIVA 42 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT2m 026013P40 257322 5066129 Via Masaccio TRINCEA ESPLORATIVA 43 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT3m 026013P41 257689 5066161 Via Masaccio TRINCEA ESPLORATIVA 44 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT4m 026013P42 257389 5065659 Via Corazzin TRINCEA ESPLORATIVA 45 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT5m 026013P43 257289 5064967 Via Sant'Antonio TRINCEA ESPLORATIVA 46 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT6m 026013P44 257947 5065007 Via Pianezze TRINCEA ESPLORATIVA 47 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geoT8m 026013P45 258983 5064277 Via San Piero TRINCEA ESPLORATIVA 48 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR1 026013P46 254552 5065003 Via XXIX Aprile HVSR 49 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR2 026013P47 256504 5065373 Via Montello HVSR 50 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR3 026013P48 256383 5064733 Via Alberon HVSR 51 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR4 026013P49 257337 5065073 Via Sant'Antonio HVSR 52 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR5 026013P50 257822 5064794 Via Piave HVSR 53 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR6 026013P51 258214 5065984 Via Roi (Case Dussin) HVSR 54 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR7 026013P56 258981 5064266 Case Rosato (Via San Pietro) HVSR 55 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR8 026013P52 257644 5063714 Via S. Giustina HVSR 56 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR9 026013P53 255321 5064060 Via Grande, Via Panevecco HVSR 57 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR10 026013P54 256402 5062939 Via Motte HVSR 58 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR11 026013P57 257349 5064588 Via Paolo Piazza (Scuola Media) HVSR 59 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR12 026013P58 257370 5064723 Via Paolo Piazza (Scuola Media) HVSR 60 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR13 026013P59 257317 5064715 Via Paolo Piazza (Scuola Media) HVSR 61 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR14 026013P60 257380 5064676 Via Paolo Piazza (Scuola Media) HVSR 62 Identificativo Id. SPU Coordinate X Coordinate Y Località Tipo di prova N_geo HVSR15 026013P55 253991 5064358 Via Alberon HVSR 63 Identificativo Id. SPU MASW 1 026013L1 Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova 254513 254524 5065005 5064937 Via XXIX Aprile MASW 64 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 2 026013L2 256612 256622 5065420 5065351 Via Montello MASW 65 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 3 026013L3 256336 256370 5064812 5064744 Via Alberon MASW 66 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 4 026013L4 257345 257793 5065088 5064814 Via Sant’Antonio MASW 67 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 5 026013L5 257781 257793 5064882 5064814 Via Piave MASW 68 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 6 026013L6 258126 258193 5065993 5066006 Case Dussin MASW 69 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 7 026013L7 258990 259003 5064262 5064194 Case Rosato (Via San Pietro) MASW 70 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 8 026013L8 257640 257650 5063912 5063844 Via S. Giustina MASW 71 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 9 026013L9 255307 255317 5064068 5064000 Via Grande, Via Panevecco MASW 72 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 10 026013L10 256407 256418 5063003 5062935 Via Motte MASW 73 Identificativo Id. SPU Coordinate X 1 Coordinate X 2 Coordinate Y 1 Coordinate Y 2 Località Tipo di prova MASW 11 026013L11 253963 253973 5064420 5064352 Via Alberon MASW 74