Bibliografia “La Grande Guerra” - Comune di San Giorgio di Piano

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Bibliografia “La Grande Guerra” - Comune di San Giorgio di Piano
Comune di San Giorgio di Piano
Biblioteca comunale “L.Arbizzani
Bibliografia “La Grande Guerra”
Saggistica
I.F.W.Beckett, La prima guerra mondiale: dodici punti di svolta, Einaudi,
52STO 9404 BEC.
In questo saggio, lo storico Ian Beckett isola dodici eventi cruciali della prima guerra mondiale.
Soffermandosi su episodi sia celebri sia pressoché dimenticati, l'autore racconta la storia della
Grande Guerra da una prospettiva inedita, sottolineando di volta in volta il ruolo del caso
come quello della strategia, episodi giganteschi come solo apparentemente poco rilevanti, la
dimensione sociale come quella militare e l'evento di lungo periodo come quello che esaurisce
rapidamente la sua portata storica. "La prima guerra mondiale" adotta una prospettiva
globale, accompagnando il lettore dai campi belgi intenzionalmente inondati per arrestare
l'avanzata tedesca alle immagini della tragica battaglia della Somme proiettate nei
cinematografi inglesi, dall'idealismo della Washington di Thomas Woodrow Wilson alla
catastrofica offensiva tedesca del Lys, nel 1918. La guerra è di per sé un enorme agente di
trasformazione, ma Beckett ci mostra che gli sviluppi storici più significativi non si verificarono
solo sui campi di battaglia o nei palazzi del potere, bensì anche nei cuori e nelle mentalità dei
popoli.
L.Capello, Caporetto, perché?, Einaudi, 52STO 9404 CAP.
“Era una marcia tranquilla di gente tranquilla. Non un viso su cui si leggesse la vergogna o il furore o
la disperazione, non un occhio che non fosse sereno. Nessun indizio di indisciplina, di reazione, di
rivolta; anzi, molti segni di rispetto verso di me che passavo. Nessuno aveva il fucile, ma tutti
portavano appesa a tracolla la maschera contro i gas. E intanto continuava la tragica ritirata della
massa di sbandati. Ho detto tragica: ma ad un osservatore ignaro essa poteva apparire come la
marcia di una folla tranquilla. Quanto mi riferivano i miei ufficiali e quanto io stesso di persona avevo
veduto, indicava chiaramente quale fosse il carattere del fenomeno; un fenomeno grandioso, cioè, di
apatia, quasi di tranquilla indifferente attesa di un destino inevitabile; fenomeno tanto più
angosciante in quanto si trattava di una massa che era stata di un’armata vittoriosa, e che si era
trasformata ora in una folla amorfa, non vinta ancora, ma che aveva perduto la coscienza di se stessa,
o che accettava un fatto che credeva compiuto. La ritirata di questa folla aveva influenza non solo
morale ma anche materiale sulla possibilità di movimento e di manovra che veniva gravemente
compromessa. La valutazione della gravità di questa crisi morale fu uno degli elementi che ebbe per
me maggior peso nel persuadermi della necessità della ritirata strategica.”
F.Cardini e S.Valzania, La scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l’Italia provocò
la prima guerra mondiale, Mondadori, 52STO 940311CAR.
All'inizio di agosto del 1914 scoppia la prima guerra mondiale. L'Italia rimane estranea alle
ostilità fino al 24 maggio 1915, ma le sue responsabilità in relazione al conflitto sono molto
gravi e risalgono a qualche tempo prima. Dopo oltre un quarantennio di pace fra le potenze
del continente, è l'Italia che riapre la stagione dei conflitti, invadendo le province ottomane di
Tripolitania e Cirenaica. Giolitti, indifferente ai problemi continentali, è alla ricerca di una
vittoria militare di prestigio che taciti le opposizioni di destra e rifiuta ogni offerta di cessione
di fatto dei territori avanzata da Costantinopoli, conservandone la sovranità nominale,
sull'esempio dell'Egitto e dell'Algeria, da anni protettorati inglese e francese. Nasce così
l'impresa di Libia, inutile e proditorio attacco all'impero ottomano.
A.Cazzullo, la guerra dei nostri nonni: 1915-1918, Mondadori, 52STO 945
CAZ.
Cazzullo traccia la cronistoria della guerra di trincea o Guerra Bianca o Grande Guerra
attraverso lettere e cartoline ma anche diari, testimonianze dei reduci e dei parenti, alcune
dei quali raccolte dall’autore su Facebook, e documenti storici. Il libro, dedicato alla prima
guerra mondiale, con uno spazio significativo dedicato alla storia degli "italiani d’Austria", cioè
ai Trentini e ai Giuliani, riscrive la storia attraverso la vita e la morte al fronte, con uno
sguardo rivolto sempre alle tante donne che hanno dimostrato di poter fare le stesse cose
degli uomini.
G.Dalle Fusine e P.Snichelotto, San Vito e sanvitesi nella Grande Guerra,
Comune di San Vito di Leguzzano, 52STO 9404 DAL.
San Vito di Leguzzano diventa terra di confine sin dai primi mesi successivi alla dichiarazione di
guerra; l'Altopiano di Asiago, i monti Pasubio e Grappa, oggi come allora, sono ben visibili da
ogni angolo del paese; novanta anni fa da quelle alture si spandevano quotidianamente gli
echi delle cannonate, gelando gli animi delle famiglie, i cui congiunti prestavano servizio
nell'esercito.
P.Englund, La bellezza e l’orrore. la Grande Guerra narrata in diciannove
destini, Einaudi, 52STO 9404 ENG.
L'autore, uno storico e giornalista svedese, segue la vita quotidiana di 19 individui realmente
esistiti e tutti coinvolti in vario modo nel conflitto. Non e' un libro sul “perché” della guerra,
ma su come fu, contiene esperienze, impressioni, atmosfere vissute in trincea, negli uffici,
sulle navi, nelle retrovie, nei campi di prigionia.
P.Jankowski, La battaglia di Verdun, il Mulino, 52STO 9404 JAN.
Combattuta fra il 21 febbraio e il dicembre 1916, quella di Verdun è la battaglia del fronte
occidentale. In realtà non decise nulla, né da una parte né dall'altra. Resta un mistero perché i
tedeschi abbiano deciso di sferrare l'attacco in quel punto di dubbia rilevanza strategica, e per
quali logiche infernali tedeschi e francesi in dieci mesi vi abbiano immolato centinaia di
migliaia di uomini. Eppure, con la sua immagine di battaglia più lunga e più sanguinosa della
Prima guerra mondiale, Verdun è diventata, assai più di altre decisive battaglie, emblematica
e leggendaria, come lo sarà Stalingrado per la Seconda. Originale e innovativo, questo libro
intreccia storia militare, politica e culturale, per dare conto sia dei fatti sia della costruzione
del "mito Verdun".
E.Jünger, Nelle tempeste d’acciaio, Guanda, 52STO 9404 JUN.
Ernst Jünger partecipò alla Prima guerra mondiale con i gradi di sottotenente della
Wehrmacht. Il suo comportamento in prima linea lo rese leggendario: ferito quattordici volte,
ricevette numerosi riconoscimenti al valore, compreso il più alto, l'"Ordre pour le mérite".
Portava sempre in tasca un taccuino su cui fissava con precisione gli avvenimenti. Da quelle
note, in seguito all'insistenza del padre, si persuase a trarre un libro che avrebbe dovuto
intitolarsi "Il rosso e il grigio", in omaggio all'amato Stendhal e ai colori mesti e uggiosi della
guerra in trincea. Jünger preferì alla fine l'immagine tratta da un poema medioevale islandese.
Oggetto di ambigui entusiasmi negli anni Venti e Trenta, le "Tempeste" appaiono oggi la più
agghiacciante testimonianza sulla Grande guerra e l'espressione già perfetta della sovrumana
capacità di osservazione di Jünger e della prosa fredda e cristallina che egli ha forgiato.
N.Labanca e O.Überegger, La guerra italo-austriaca, il Mulino, 52STO 9403
GUE.
Agli italiani del 1915-18 la Grande Guerra fu presentata soprattutto come una guerra contro
l’Austria, intrapresa per liberare le popolazioni di Trento e Trieste dal dispotico dominio
asburgico. Sull’altro versante, l’attacco italiano fu visto come il tradimento di un inaffidabile
alleato che per Vienna non sarebbe stato difficile schiacciare in breve tempo. Ma quello
scontro era in realtà parte di un conflitto globale e totale destinato ad avere drammatici costi
umani, politici e culturali. A cent’anni di distanza quella opposizione – secondo i qualificati
storici italiani e austriaci che intervengono in questo libro – può essere riconsiderata,
ripercorrendo su basi nuove i diversi aspetti dell’evento bellico: dall’azione dei governi ai
combattimenti, alla propaganda, alla memoria del conflitto.
A.Moratti, La Grande Guerra (1914-1918): la storia per immagini, Editrice
Compositori, 52STO 74559 MOR.
La tradizione dei soldatini di carta da ritagliare si è perpetuata con successo dalla prima metà
del XVIII secolo fino alla metà del Novecento, dapprima come gioco destinato ai bambini e
poi, sempre di più, come oggetto di raccolta e di collezionismo da parte di studiosi e di
appassionati. Utilizzati fin dall'origine come strumenti di propaganda politica e militare,
attraverso il gioco questi fogli ricreavano lo scenario dei grandi eventi storici del momento, sia
vicini che lontani, e contribuivano così ad alimentare la partecipazione popolare e un clima di
consenso. Il volume documenta una raccolta straordinaria non soltanto per la rarità e il pregio
dei materiali, ma anche perché rende disponibile una documentazione speciale sulla storia
politico-militare dell'epoca moderna, nonché sulla storia della grafica, dell'editoria a larga
diffusione e dell'immaginario infantile. Testi brevi, accompagnati da immagini coeve di
soldatini di carta, di stampe di battaglie e di manifesti, descrivono le battaglie, le uniformi, la
vita dei soldati sui vari fronti della Grande Guerra, europei ed extra europei.
W.Mulligan, Le origini della prima guerra mondiale, Salerno editrice, 52STO
9403 MUL.
Muovendo da una recente interpretazione della diplomazia, della cultura politica e della storia
economica dal 1870 al 1914, William Mulligan propone una nuova lettura delle origini della
prima guerra mondiale, sostenendo che questa fu tutt’altro che il risultato inevitabile della
politica internazionale nei primi anni del Novecento, e che forze potenti agirono
strenuamente a favore del mantenimento della pace. La sua nuova prospettiva sulla
situazione internazionale precedente lo scoppio delle ostilità tiene conto dei nuovi approcci
allo studio della politica internazionale dopo la fine della Guerra Fredda e l’accelerazione della
globalizzazione. Capitoli tematici esaminano le questioni chiave, tra cui quelle militari,
l’opinione pubblica, l’economia, la diplomazia e la geopolitica, e analizzano le relazioni tra le
grandi potenze, il ruolo dei piccoli stati, la disintegrazione degli imperi e la “crisi di luglio”.
P.Pieri, L’Italia nella prima guerra mondiale (1915-1918), Piccola Biblioteca
Einaudi, 52STO 945091 PIE.
K. Robbins, La prima guerra mondiale, Mondadori, 52STO 9403 ROB.
Interessante approccio sui problemi militari, sociali, psicologici e politici degli anni della I
Guerra Mondiale. Alcune cartine.
E.Rossoni e S.Moceri, Grande Guerra e costruzione della memoria:
L’esposizione Nazionale della Guerra del 1918 a Bologna, Editrice
Compositori, 52STO 945019 GRA.
A pochi giorni dalla conclusione della guerra, si tiene a palazzo Bonora in via Santo Stefano
l'Esposizione Nazionale della Guerra, allestita a scopo benefico dall'Associazione nazionale pei
Paesaggi e Monumenti Pittoreschi d'Italia. Le dodici sezioni sono dedicate alla celebrazione
dei martiri di guerra, ai soldati artisti (con opere di Giulio Aristide Sartorio e Athos Casarini) e
alle associazioni di assistenza e beneficenza. Tra i cimeli d'ogni tipo, spiccano quelli dedicati
all'asso dell'aviazione Francesco Baracca, abbattuto sul Montello il 19 giugno 1918. Sono
inoltre realizzati alcuni tableaux vivants sulla vita in trincea e gli accampamenti militari. Il
manifesto della mostra è realizzato dal pittore Augusto Majani (Nasica).
M.Silvestri, Isonzo 1917, Einaudi, 52GST 9404 SIL.
L'ottusità di Cadorna con le sue "spallate" che costarono centinaia di migliaia di vite umane,
l'incapacità dei comandi di elaborare una strategia, la perizia dell'"Isonzo Armee" austriaca nel
condurre una guerra difensiva con puntate offensive devastanti, comandanti discussi e
discutibili come Capello e Badoglio, la tragedia di Caporetto dove un pugno di tedeschi guidati
da Rommel fece crollare il fronte italiano: un classico di storia militare che racconta la Grande
Guerra in modo vero e spietato.
L.Sondhaus, Prima guerra mondiale. La rivoluzione globale, Einaudi, 52STO
9403 SON.
Un racconto appassionante e dalle molte sfaccettature, integrato con cronologie,
testimonianze, documenti storici, approfondimenti e illustrato con numerose mappe e
fotografie.
N.Stone, La prima guerra mondiale: una breve storia, Feltrinelli, 52STO 9403.
Norman Stone ha assolto il compito di comporre una breve storia del conflitto, in modo
conciso, esprimendo giudizi netti e dando vivacità al racconto. In meno di duecento pagine
condensa e distilla il sapere di una vita di insegnamento, discussioni e riflessioni su un evento
propriamente epocale, a proposito del quale è opportuno, a cent'anni di distanza, rinfrescare
la memoria.
Narrativa
C.Carminati, Fuori fuoco, Bompiani, 52LET 853 CAR.
“Quando è scoppiata la guerra, eravamo tutti contenti.” Jolanda detta Jole, tredici anni
nell’estate del 1914, non ci metterà molto a capire e subire le conseguenze di un conflitto che
allontana gli uomini da casa e lascia le donne sole. Separate dalla mamma, sconvolte dai
bombardamenti, lei e la sorellina viaggeranno per la campagna alla ricerca di una nonna che
non sapevano nemmeno di avere. Da Udine a Grado, e poi in fuga dopo Caporetto, vivranno
appese al desiderio di ricomporre la famiglia dispersa, salvate sempre dalla forza e dallo
spirito indipendente che è il loro tratto distintivo. Narrate dalla voce di Jole, una prima
persona vivida e pungente, le loro vicende sono quelle di tutte le donne che restano fuori
fuoco, lontano dal fronte, come sfumate, quasi invisibili, mentre la Storia procede impietosa.
Tredici immagini raccontate, come foto perdute di un album di famiglia, scandiscono una
narrazione basata su diari, testimonianze, cronache e documenti. Per parlare di guerra dal
punto di vista di chi non la fa.
M.Garuti, Due giorni e una notte nella Grande Guerra: racconto da leggere
in pubblico o in solitudine, Minerva, 52LET 853 GAR.
1915: l’Italia entra nella Grande Guerra. C’è la mobilitazione generale e Giuseppe, un
contadino emiliano di quarant’anni, con moglie e tre figli, viene richiamato alle armi e spedito
in trincea. Il giorno prima del suo arrivo, la sua compagnia si è resa colpevole di un atto di
codardia: i fanti, usciti per l’ennesimo assalto, hanno voltato le spalle al nemico e sono
rientrati nei rifugi, approfittando del fatto che gli austriaci hanno eliminato il plotone dei
carabinieri incaricati di sparare su chi ripiegava. Le ore trascorrono nell’incubo di una
punizione spietata. E Giuseppe si troverà gettato nella roulette di un sorteggio dove sarà in
gioco la vita o la morte.
E.M.Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Mondadori, 52LET
833 REM.
Gli orrori del conflitto 1914-18, attraverso le vicende di un gruppo di studenti tedeschi. Un
drammatico messaggio di pace, un'appassionata requisitoria contro le spaventose
conseguenze della guerra. Pubblicato nel 1929, fu uno dei primi best-seller del Novecento.
P.Rumiz, Come cavalli che dormono in piedi, Feltrinelli, 52LET 853 RUM.
Nell'agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l'Impero
austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si
illude che "prima che le foglie cadano" il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando
come un'epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell'oblio, schiacciato
dall'epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal
presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse
negato lo spessore monumentale della memoria. Paolo Rumiz comincia da lì, da quella
rimozione e da un nonno in montura austroungarica. E da lì continua in forma di viaggio verso
la Galizia, la terra di Bruno Schulz e Joseph Roth, mitica frontiera dell'Impero austroungarico,
oggi compresa fra Polonia e Ucraina. Alla celebrazione Rumiz contrappone l'evocazione di
quelle figure ancestrali, in un'omerica discesa nell'Ade, con un rito che consuma libagioni e
accende di piccole luci prati e foreste, e attende risposta e respira pietà - la compassione che
lega finalmente in una sola voce il silenzio di Re di Puglia ai bisbigli dei cimiteri galiziani coperti
di mirtilli. L'Europa è lì, sembra suggerire l'autore, in quella riconciliazione con i morti che
sono i veri vivi, gli unici depositari di senso di un'unione che già allora poteva nascere e oggi
forse non è ancora cominciata.