3-D. Gulisano - recensione - Università degli studi di Bergamo

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3-D. Gulisano - recensione - Università degli studi di Bergamo
Anno V – Numero 15
C. Gentili, Scuola e impresa. Teorie e casi di partnership pedagogica, FrancoAngeli, Milano 2012, pp. 221
Il volume Scuola e impresa. Teorie e
casi di partnership pedagogica di
Claudio
Gentili,
responsabile
Education di Confindustria, affronta le
repentine trasformazioni del difficile
rapporto contemporaneo tra la scuola e
l’impresa. Il volume, suddiviso in sei
capitoli,
propone
l’ambizioso
obbiettivo di presentare i limiti del
«dominante
“scuolacentrismo”,
descrivendo i caratteri dell’ecosistema
formativo (di cui la scuola è solo una
parte) e illustrando l’extrascuola come
risorsa di apprendimento»1.
Il testo si pone l’obiettivo di
approfondire le teorie di confine tra le
scienze pedagogiche e le scienze
organizzative (tra mondo della scuola
e mondo del lavoro e dell’impresa). A
tal proposito, intende mettere in
discussione, come afferma l’Autore, i
pregiudizi di chi tra «scuola e impresa
vede una sorta di muro di Berlino
invalicabile, attraverso una dettagliata
disamina di casi eccellenti di
partnership scuola-impresa»2.
In questa prospettiva, per partnership
pedagogica, l’Autore intende la
collaborazione tra mondo della scuola
e mondo dell’impresa non solo su
singoli progetti, ma anche su idee. La
prima idea, sulla cui realizzazione è
necessaria un’efficace partnership tra
istituzioni educative ed esperti
dell’impresa, è l’idea di competenza.
La prima parte del testo affronta, in
modo specifico il concetto di
competenza sia dal punto di vista
«dell’impresa che da quello, ben
diverso, del sistema formativo (scuola,
formazione professionale, università,
apprendistato, formazione continua)»3.
Nonostante
la
categoria
della
competenza possa essere la chiave per
la soluzione di una notevole varietà di
problemi posti dalla crisi della
qualifica e dei modelli giuridici e
formativi tradizionali, sono evidenti le
«difficoltà teoriche e metodologiche di
un’operazione che rischia di essere
totalizzante e semplificante, ma
“complicante” allo stesso tempo»4.
Chiedere oggi agli insegnanti di
progettare
per
competenze
è
realizzare, come dichiara Gentili, a
livello empirico, «un collegamento
efficace tra insegnamento disciplinare
e misurazione delle competenze»5.
Le interessanti e pedagogicamente
centrate osservazioni dell’Autore sul
cosiddetto
“triangolo
della
conoscenza”,
che
evidenzia
l’interazione tra Istruzione, Ricerca e
Innovazione,
quali
drivers
fondamentali per lo sviluppo di una
società basata sulla conoscenza nella
quale vengono allocate risorse
adeguate per una stretta partnership tra
mondo accademico ed imprenditoriale.
In questa riflessione, potranno essere
rispettati i valori fondanti della
rinnovata strategia di Lisbona, nella
quale «l’istruzione e la formazione
sono presupposti essenziali per il buon
funzionamento del triangolo della
conoscenza e svolgono un ruolo
fondamentale per stimolare la crescita
e l’occupazione e per incoraggiare il
partenariato tra impresa, ricerca,
istruzione e formazione»6.
Il volume passa, inoltre, in rassegna
gli elementi di innovazione dal punto
di vista formativo e di promozione
della persona inserita in un percorso di
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ingresso nel mondo del lavoro. Il
passaggio
alla
società
della
conoscenza ha trasformato, come
afferma l’Autore, «il senso e il mondo
di
lavorare:
nascono
nuove
professioni, vecchi mestieri “cambiano
pelle”,
altri
scompaiono
definitivamente»7. Si dovrà pensare ad
una figura di lavoratore che non
possieda solo i necessari requisiti
tecnici, ma anche nuovi saperi di base,
capacità personali e anche vere e
proprie “virtù del lavoro” (affrontare
l’incertezza,
risolvere
problemi,
sviluppare soluzioni creative).
A tal fine, la questione assolutamente
saliente consiste nel rapporto tra
formazione generale e formazione
tecnica, a proposito del quale sembra
evidente la tendenza a ricomporre un
dissidio di lunga ed intrigante portata
in
un
orizzonte
di
professionalizzazione educativa, che
Marklund descrive come «l’insieme di
tutti gli interventi scolastici ed
extrascolastici che esigono una
collaborazione fra la scuola e il mondo
del lavoro e che sono mirati a
preparare il soggetto ad una
occupazione ed una autosufficienza
futura»8.
Lungo questa direzione, negli Istituti
Tecnici, afferma Gentili, si coltiva e si
sviluppa
«quell’umanesimo
tecnologico, che sul piano pedagogico
ha la stessa dignità dell’umanesimo
scientifico e di quello letterario, ma
che per essere apprezzato richiede un
cambiamento di mentalità non facile
da realizzare, […], se non si vuole
continuare ad ignorare la dimensione
operativa del sapere»9.
Anno V – Numero 15
Nella seconda parte del libro vengono
esplorate e valorizzate le relazioni
pedagogiche
e
organizzativeterritoriali tra scuola e impresa. Una
importante novità è stata l’istituzione
dei distretti formativi e dei Poli
Formativi settoriali IFTS. Il Polo
formativo si identifica quale Centro
polivalente
e
comunità
di
apprendimento in cui i percorsi dei
licei possono raccordarsi con i percorsi
di
istruzione
e
formazione
professionale.
Si tratta, come afferma l’Autore, di
un’occasione
importante
per
«riqualificare concretamente il sistema
di
istruzione
e
formazione
professionale, innalzandolo ai migliori
standard internazionali e rendendolo
più rispondente agli specifici bisogni
di capitale umano qualificato espressi
dal mondo produttivo»10. Le reti si
caratterizzeranno per la capacità di
formare personale sulla base dei
programmi didattici in linea con le
esigenze richieste dalle aziende e dallo
sviluppo tecnologico.
In questo nuovo panorama, il volume
presenta l’analisi di un’importante
studio di caso, “il Politecnico
Calzaturiero del Brenta” e di numerose
best practices sull’istruzione tecnica e
professionale, realizzate attraverso la
collaborazione attiva tra scuole,
imprese e associazioni industriali.
Ciascuna azienda o scuola ha raccolto
la sfida secondo la propria natura, la
propria scala di valori, la propria
storia. Il racconto del rapporto delle
imprese con gli istituti tecnici e
professionali si articola lungo un
percorso ricco di esperienze positive e
di criticità. A tal proposito, i progetti
vertono su nodi cruciali come: tirocini,
orientamento, transizione scuolalavoro,
management
scolastico,
innovazione didattica.
A
conclusione
dell’interessante
svolgimento delle tematiche trattate, si
evince la possibilità di valorizzare una
partnership pedagogica in cui
l’impresa può dare alla scuola
competenza, ma anche valori di cui i
giovani
hanno
bisogno,
come
l’autostima e l’imprenditorialità.
Del resto, la parola professione deriva
dal verbo latino profiteor, che indica
colui che parla prima degli altri, che
anticipa i tempi, il profeta appunto:
essa non è, e non è mai stata,
«relegabile
all’ambito
dell’applicazione dei saperi, e di
conseguenza
la
formazione
professionale non si può considerare
solo
come
un
processo
di
11
addestramento» .
DANIELA GULISANO
Università degli Studi di Catania
University of Catania
1
C. Gentili, Scuola e impresa. Teorie e casi di partnership pedagogica, FrancoAngeli, Milano 2012, p. 11.
Ivi, p. 10.
3
Ivi, p. 13.
4
Ivi, p. 17.
5
Ivi, p. 39.
6
Ivi, p. 53.
7
Ivi, p. 79.
8
S. Marklund, Vocation of education. How to integrate School and the World of work, in G. Bocca, Pedagogia del lavoro. Itinerari, La Scuola,
Brescia 1998, p. 8.
9
C. Gentili, Scuola e impresa. Teorie e casi di partnership pedagogica, cit., p. 81.
10
Ivi, p. 99.
11
Ivi, p. 75.
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