Verona - Federazione dei Verdi
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Verona - Federazione dei Verdi
S PECIALE Anno III - n.15 - venerdì 26 gennaio 2007 Organo ufficiale di informazione della Federazione dei Verdi Verona Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Comitato editoriale: Roberto Poletti, Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 - Roma Stampa: Rotopress, via del Trullo, 560 - Roma • Reg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005 • Redazione: via A. Salandra, 6 - 00187 Roma - tel. 0642030616 - fax 0642004600 - [email protected] • Stampato su carta ecologica • La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250 EDITORIALE Acqua di rubinetto? Si, grazie! Ogni giorno sulle autostrade migliaia di Tir si muovono per trasportare acque minerali di svariate marche e provenienze e rifornire grossisti, ipermercati, rivenditori affinché i consumatori possano riempire i carrelli con mega confezioni. Lo spreco energetico ed economico, oltre che l’inquinamento prodotto dai mezzi di trasporto pesante, è incalcolabile. Sembra che tutti pensino che l’acqua di rubinetto sia peggiore di quella in bottiglia. Ma è proprio così? A Verona la qualità dell’acqua è considerata comunemente buona. I controlli effettuati garantiscono la qualità igienica e anche il sapore sembra escludere residui di cloro o colori preoccupanti. Sembra un enorme imbroglio, fondato sull’allarmismo, che un intervento promozionale dell’azienda distributrice (ora Agsm e fra poco la società Acque Veronesi…) potrebbe far svanire. Se i cittadini potessero verificare in tempo reale, su un sito internet costantemente aggiornato, le caratteristiche organolettiche delle acque distribuite, potrebbero verificare come l’acqua del rubinetto non ha niente di meno, se non il costo, di quella venduta nelle bottiglie di plastica. Meno consumo di acqua in bottiglia si tradurrebbe in immediato risparmio per le famiglie, meno inquinamento, meno problemi di smaltimento per Amia, quindi vantaggi per tutti (tranne che per gli imbottigliatori ed i trasportatori!). Chiediamo ad AGSM di mettere in rete i dati in tempo reale, di pubblicare una etichetta virtuale accessibile via web per zona e di promuovere l’utilizzo dell’acqua di rubinetto, non solo delle apparecchiature per la gasatura. Acqua di rubinetto? Si, grazie! Ma sicurezza sulla qualità, monitoraggio costante e trasparente comunicazione dei dati per favorire salute e tasche dei cittadini, diminuendo i rifiuti alla fonte! Fabio Cortesi Uscire dal tunnel I Verdi sono contrari al traforo delle Torricelle. Le ingenti risorse economiche dell’opera vanno utilizzate per altre infrastrutture viabilistiche indispensabili: parcheggi scambiatori, rotonde per la sicurezza stradale e per la fluidità, percorsi pedonali “in sicurezza” e soprattutto una vera rete di percorsi ciclabili N on c’è galleria lunga o corta: i Verdi sono contrari al traforo delle Torricelle. Ne parliamo con Claudio Magagna, presidente provinciale della Federazione dei Verdi. Perché la galleria delle Torricelle è inutile? Per svariati motivi: non è la soluzione del congestionamento del traff ico a Verona, incentiva l’impiego dell’auto, peggiora il quadro ambientale, provocando più inquinamento dell’aria e dei rumori. Inoltre va contro la tutela paesaggistica e ambientale delle Torricelle, trascina con sé altre deturpazioni, come gli svincoli stradali; verrebbe ad essere un’autostrada in città. Le ingenti risorse economiche dell’opera vanno utilizzate per altre infrastrutture viabilistiche indispensabili: parcheggi scambiatori, rotonde per la sicurezza stradale e per la fluidità, percorsi pedonali “in sicurezza” e soprattutto una vera rete di percorsi ciclabili. Ma così non si condanna Veronetta alla invivibilità? Al contrario! Proprio per garantire sostenibilità a questo quartiere vanno pensati altri interventi. Ad esempio riservando il traff ico di auto ai soli residenti, ridimensionando il traffico generato dalle scuole, con lo spostamento di alcuni istituti scolastici; va riqualificato il tracciato esterno ai bastioni, la cosiddetta “circonvallazione esterna”, che va da Porta Vescono al Saval. Questo deve essere l’asse portante del traff ico “interno” a Verona. Anche il traffico pesante deve rimanere sulla tangenziale. Sulla situazione critica di Veronetta è utile rifarsi ad un recente studio sulla viabilità del Comune di Verona, che descrive i tracciati in questa area, come “scorciatoie apparenti”; gli automobili- sti utilizzano queste strade per bypassare altri itinerari, apparentemente più lunghi e quindi intasandole. Sempre la stessa fonte asserisce che il traforo delle Torricelle non incide sulla risoluzione dei problemi di traffico, in particolare per questa porzione della città. Questa amministrazione ha recentemente ribadito la decisa volontà di procedere nella realizzazione della tramvia. Come giudica tale proposito? Lo condivido pienamente! Qualsiasi intervento deve partire dalla realizzazione della tramvia. Verona deve disporre di un sistema per il trasporto di massa. Le altre simil-alternative non rispondono ai requisiti di una capacità di trasporto elevata e quindi non sono integrabili nemmeno con le proposte del piano provinciale dei trasporti. La tramvia resta quindi l’unica risposta efficace al problema della mobilità per la città di Verona. Edizione a cura della Federazione provinciale dei Verdi di Verona Sede: Via Oberdan, 14 - 37123 Verona Redazione locale: Tarcisio Bonotto, Sara Corso, Roberto Facci, Maria Grazia Melegari, Marco Montagnoli, Lino Pironato, Luca Reani. Telefono e Fax: 045 592731 - e-mail: [email protected] - www.verdiverona.it RICORDI Massima utilizzazione Mio nonno non aveva un’automobile, andava a piedi o in autobus, a volte in carrozzella con il cavallo. I muri delle case erano molto spessi, e questo consentiva di non sentire troppo freddo d’inverno o troppo caldo d’estate pagina 2 TUTELA VERDE La situazione e le prospettive per il verde pubblico di Verona pagina 4 NOGARA-MARE No all’autostrada! Quell’autostrada non s’ha da fare! Si è tenuta a Legnago il 18 novembre una tavola rotonda sulla Nogara–mare pagina 7 Verona 2 SPECIALE L’INTERVISTA - Seconda parte Anna Donati è senatrice per la lista Insieme per l’Unione. Nei Verdi fin dalla loro fondazione, esperta di tutela del territorio e mobilità sostenibile, è Presidente della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni Il problema energetico in Italia sconta decenni di ritardi ed una dipendenza cronica dal petrolio. Cosa bolle nella pentola del governo? Il Ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraio Scanio ha ottenuto una cabina di regia del Governo Prodi per coordinare le politiche energetiche, si occuperà di centrali, di rigassificatori, di energie alternative e di risparmio energetico e dell’attuazione del protocollo di Kyoto. Passo importante perché in questo modo sarà possibile incidere concretamente sulle scelte future verso la sostenibilità. L’elezione di un ambientalista alla presidenza della Commissione Lavori Pubblici può essere interpretata come volontà di recuperare un rapporto più rispettoso con il territorio? Come sono i rapporti coi ministri Bianchi e Di Pietro? Più che inversione di rotta direi che è stato il riconoscimento del lungo e sistematico lavoro che ambientalisti e verdi hanno svolto ad ogni livello sul tema dei trasporti e delle infrastrutture. Dentro la coalizione il confronto sulle grandi opere è appena cominciato. Come Verdi dovremo discutere a fondo e fare battaglie importanti per ottenere l’abbandono di devastanti progetti e far diventare invece le città, i pendolari, il trasporto locale, l’autentica priorità del Governo. I rapporti con i Ministri Bianchi e Di Pietro sono positivi: con quello dei Trasporti c’è molta sintonia sulle politiche e l’esigenza di cambiare strada, con il Ministro delle infrastrutture c’è molta intesa sul piano delle regole, del rispetto della trasparenza e concorrenza negli appalti pubblici e sulla necessità di rivedere e regolare l’intero sistema delle concessioni autostradali. L’impatto del traffico su ampie aree di territorio sia urbano che extraurbano ha ormai raggiunto livelli di assoluta insostenibilità, con costi economici difficilmente calcolabili. È possibile invertire questa tendenza? Certo, è possibile intervenire concretamente, come ci dimostrano altre esperienze europee. Dobbiamo però agire almeno su quattro fronti: - favorire i sistemi a basso impatto ambientale come ferrovie, trasporto collettivo e cabotaggio evitando di sostenere il trasporto su strada; - non dobbiamo più costruire nuove grandi autostrade che aumentano complessivamente il traffico motorizzato; - i veicoli devono diventare più puliti e sicuri, con carburanti alternativi e mezzi più leggeri ed a basso impatto ambientale; - dobbiamo intervenire per frenare la crescita del traffico che cresce ogni anno il doppio del Pil ogni anno. I cittadini sono condannati alla mobilità continua, per ogni cosa, sempre più snervante. Dopo il risparmio di energia, risorse e rifiuti adesso dobbiamo anche risparmiare traffico. Lo sviluppo inteso solo come ricchezza economica sta distruggendo l’ecosistema planetario. Alcuni pensatori, Serge Latouche e Maurizio Pallante, affermano che è possibile uscire da questo meccanismo assurdo con un processo di “decrescita felice”. Essi affermano anche che parlare di “sviluppo sostenibile” sia un ossimoro. Che ne pensa? E’ possibile uscire dal mito della crescita infinita? Penso che sempre di più i prossimi anni ci imporranno cambiamenti e ci verrà chiesto il conto di un modello di sviluppo che è basato sull’ingiustizia e sullo squilibrio delle risorse del pianeta, come dice in modo così efficace l’economista J. Stiglitz. Anche perché questo modello non è esportabile a scala planetaria e quindi promette un benessere diffuso che non è in grado di mantenere. La speranza è che questa consapevolezza cresca ed arrivi a soluzioni globali efficaci e condivise di riequilibrio, risparmio e rallentamento della crescita, sostenendo democrazia, equità, giustizia e diritti in ogni parte del mondo. Anche perché se non arriveremo in tempo comunque saranno le devastazioni, la fine delle risorse, come il petrolio, e le guerre per l’accaparramento delle risorse scarse che spazzeranno via tutto e tutti. Anche il nostro piccolo e puntuale lavoro come Verdi ed ambientalisti in Italia, aggiunto al lavoro di tante altre persone nel mondo, può servire per allontanare questa prospettiva devastante. A cura di Lino Pironato Massima utilizzazione Q uando ero piccolo, negli anni sessanta, passavo gran parte delle giornate d’estate a casa dei miei nonni. Le giornate erano scandite da appuntamenti regolari: la mattina verso le otto passava l’uomo delle granite. Secondo l’uso siciliano, una bella granita di mandorle e una brioche è quel che ci vuole, per iniziare una calda giornata estiva. L’uomo gridava, con il suo megafono attaccato sopra il triciclo a motore e le persone, adulti e bambini, uscivano con il loro bicchiere o la tazza, a comprare la loro porzione di mandorlata ghiacciata, preparata dal gelataio con mandorle, zucchero e acqua. Un po’ di tempo dopo passava il panettiere con un triciclo furgonato. Chiedeva a mia nonna quanto pane avesse bisogno e di che tipo, poi lo consegnava e bussava alla prossima porta. Prima o dopo il panettiere, passava il lattaio. Consegnava il latte della centrale in una bottiglia di vetro con un coperchietto di stagnola e, senza aspettare mia nonna, suonava il campanello e andava via. Passavano anche il fruttivendolo, l’unico ad avere un carro trainato da un cavallo, con frutta e verdura di stagione e infine il pescivendolo, che vendeva il pesce da lui pescato durante la mattina. Mio nonno non aveva un’automobile, andava a piedi o in autobus, a volte in carrozzella con il cavallo, che non era ancora un servizio per turisti, ma solo il taxi dei poveri, costava un po’ più di un biglietto d’autobus, ma meno di un taxi ed era più lento di entrambi. I muri delle case erano molto spessi, e questo consentiva di non sentire troppo freddo d’inverno o troppo caldo d’estate. Anche le aspettative nel mondo del lavoro erano diverse: chi aveva potuto studiare, poteva aspettarsi di avere un posto adeguato alle sue conoscenze. Era solo questione di tempo, ognuno poteva aspettarsi, dopo un breve periodo di apprendistato, di poter usare le proprie conoscenze scolastiche per avere un posto di lavoro onorevole, forse non quello che si era immaginato, ma qualcosa per sentirsi sicuro economicamente. Che cosa è cambiato da allora ad ora? Molto, qualcosa in meglio e qualcosa in peggio. È cambiato l’utilizzo delle risorse e delle capacità delle persone, ad una economia povera e disorganizzata si è sostituita un’economia altamente specializzata, con valori e obbiettivi diversi. Ma quale criterio possiamo usare per valutare i vantaggi e gli svantaggi? Lo strumento che vi propongo si chiama Massima Utilizzazione Mio nonno non aveva un’automobile, andava a piedi o in autobus, a volte in carrozzella con il cavallo. I muri delle case erano molto spessi, e questo consentiva di non sentire troppo freddo d’inverno o troppo caldo d’estate ed è stato proposto del filosofo indiano Prabhat Ranjan Sarkar. In sostanza si tratta di: - dare una priorità di utilizzo delle risorse e delle potenzialità, in base alla loro rarità e utilità sociale; - valutare se tutte le potenzialità delle risorse impiegate sono state utilizzate; - incrementare l’utilizzo completo delle risorse, diminuendo gli sprechi, con l’ausilio delle conoscenze scientifiche e tecnologiche; - valutare il costo totale di un bene o di un servizio inclusi i costi sociali e ambientali; Da questo punto di vista, contrariamente a quanto si può immaginare, non c’è stato un aumento dell’utilizzo delle risorse, piuttosto un aumento dello spreco. Gli effetti collaterali del finto progresso che abbiamo subito ci costano molto più di quanto costassero una volta. Il gelataio che non passa più ci fa prendere la macchina per rag- giungere la gelateria, dove ci viene consegnata la granita in un bicchiere di plastica, con il cucchiaino di plastica. Quanto ci costa la granita? Ci costa il prezzo della granita più il carburante e la manutenzione della macchina più il costo dell’inquinamento ambientale prodotto dalla macchina e dai bicchieri di plastica, più il costo di eventuali incidenti che statisticamente avvengono a chi usa l’automobile. Anche per il pane, la frutta e il pesce è la stessa cosa: ci sono costi per raggiungere i supermercati, per smaltire i contenitori di plastica nei quali sono contenuti e non ultima, la spersonalizzazione dei rapporti umani, che devono essere valutati più delle risorse fisiche sprecate inutilmente nel processo. L’articolo completo si trova all’indirizzo: http://www.unmondopossibile.net/rubrica/rubr0070.htm Albino Bordieri Verona 3 SPECIALE Marezzane non si tocca IL GRAFFIO Afganistan: missione di pace o “etica” della guerra? Afghanistan, 60 civili uccisi nell’attacco Nato nel distretto di Panjwayi nel sud dell’Afghanistan. Lo riferiscono due funzionari afgani. (Corriere della sera 27/10/06) Settanta le vittime con numero imprecisato di civili. È il bilancio del raid aereo della Nato del 24 ottobre. Intanto in Germania si allarga lo scandalo delle foto shock dopo che ieri il quotidiano Bild ha diffuso altre immagini che ritraggono soldati tedeschi che giocano con teschi e ossa umane. (Il Verona 29/10/06) Che aspettiamo ad andarcene e a mettere in campo dei reali corpi di pace? (La redazione) U na delle zone più pregevoli del veronese sia per le valenze naturalistiche che per le specificità storiche che le sono proprie rischia di sparire travolta dall’attività di estrazione della marna e del calcare che incombe sulla valle da ormai mezzo secolo. Stiamo parlando della collina di Marezzane, ubicata nel cuore della Valle dei Progni tra i comuni di Marano e di Fumane, all’interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia e nell’ambito del Sito di Interesse Comunitario di Molina. Si tratta di una delle zone più belle e anche più conosciute della nostra provincia, ricca di acqua, biodiversità, fenomeni carsici di rara bellezza che ne fanno una delle mete più ambite dai turisti domenicali, oltre che dai naturalisti e dagli archeologici. Proprio in virtù di questa ricchezza, la valle è stata abitata fin dalle epoche più remote, come testimonia il rinomato sito archeologico della grotta Solinas, situata ai piedi di Marezzane, dove sono stati rinvenuti preziosi reperti storici risalenti al Paleolitico. La corte settecentesca di Marezzane, i caratteristici fabbricati di Mazzarino di sopra e di sotto, l’antica giassara con la relativa sorgente, i casolari in pietra affrescati sono altri pregevoli manufatti che rendono unica e preziosa tale area. Chi rischia di compromettere definitivamente Marezzane è la Cementirossi, azienda situata nel comune di Fumane che da decenni sfrutta le cave di marna e calcare destinati alla produzione del cemento, incurante dei problemi d’inquinamento e del degrado ambientale arrecato dalle escavazioni. Volendo ripercorrere brevemente le tappe di questa vicenda, si consideri che la prima concessione venne accordata alla Società Cementi Verona Spa con Decreto Distretto Minerario di Padova del 29 aprile 1975 con durata di 25 anni; in seguito, e precisamente nel 1994, la concessione venne trasferita all’Industria Cementi Giovanni Rossi Spa per essere poi rinnovata nel 2000. Ciò significa che la Cementirossi ha una concessione di scavo fino al 2025. La cava di marna e calcare che minaccia la collina di Marezzane si trova interamente nel comune di Marano di Valpolicella, e nella parte nord occupa una porzione del Parco Regionale della Lessinia. L’estensione dell’intera zona mineraria, al cui interno vengono aperte le cave, è di 590 ettari, circa un sesto del territorio di Marano di Valpolicella. Attualmente sono aperti tre lotti; un quarto lotto, quello appunto di Marezzane, sarà aperto fra qualche anno, se verranno rilasciate dagli enti pubblici le ulteriori necessarie autorizzazioni e se verrà superata l’opposizione degli ambientalisti. Proprio per esprimere il proprio dissenso a questo scempio, alcune associazioni ambientaliste (WWF, Legambiente, Valpolicella 2000) nel corso degli ultimi anni hanno presentato ricorsi contro la Cementirossi e si sono fatte promotrici di una marcia pacifica e attenta che lo scorso 8 ottobre ha saputo coinvolgere circa 700 persone cui stanno a cuore le sorti della Valle. Il percorso, che si è snodato nel bosco e sui prati limitrofi alla zona a rischio, ha una volta di più messo in luce la bellezza e la precarietà dell’ambiente già profondamente segnato da pesanti escavazioni. A ben vedere, la problematica che affligge la Valle dei Progni si inserisce nell’annosa e irrisolta questione della cave che da anni vede contrapposti il fronte degli escavatori e quello degli ambientalisti. In tale diatriba un ruolo alquanto ambiguo è assunto dagli amministratori e dai politici cui è demandata la regolamentazione del settore cave. Prova ne sia la mancata approvazione di un Piano Cave provinciale e regionale che fissi delle regole in materia, ed in particolare le aree destinate all’escavazione, le altezze massime ammissibili delle pareti di scavo, le zone di protezione, le modalità e i tempi del ripristino. Stando al parere di alcuni, la mancata approvazione del piano cave non sarebbe casuale, in quanto la perdurante assenza di regole e la persistente precarietà sono funzionali a chi di regole proprio non ne vuole sapere. Per tale ragione, c’è chi tra gli ambientalisti chiede che nessuna nuova autorizzazione venga rilasciata fino al momento dell’approvazione dei Piani Cave da parte di Provincia e Regione. Intanto, nell’inconcludenza della classe dirigente, il degrado ambientale della Lessinia procede inesorabilmente con nuovi squarci aperti ovunque, nessun controllo e la prospettiva che, grazie ad una delibera recentemente approvata dalla regione Veneto, le cave non ripristinate diventino comode discariche di fanghi e rifiuti di segagione. Sara Corso Chi rischia di compromettere definitivamente Marezzane è la Cementirossi che da decenni sfrutta le cave di marna e calcare destinati alla produzione del cemento PILLOLE D’ENERGIA L’ascensore, che invenzione! E quale uso insensato spesso se ne fa. Innanzi tutto si chiama ascensore e quindi non si usa in discesa altrimenti lo avrebbero chiamato “discensore”. Occorre ricordare poi che consuma un sacco di energia e per rendersene conto basta guardare una bolletta condominiale. E allora? Usiamolo solo in casi particolari e lasciamolo libero per chi ne ha assoluto bisogno. E chi non riesce ad affrontare l’idea della scala? Elimini un piano alla volta e dopo poco tempo sarà in forma smagliante! Buon risparmio a tutti Luky LA RICETTA Seitan impanato alla salvia alla Ppk Post Punk Kitchen è il sito web di cultura Vegan a cui ci siamo inspirati per la seguente ricetta. Ingredienti: Una o due fette di seitan alla piastra (viene già venduto in confezioni di 4-5 fette) per persona, salvia, pangrattato (oppure farina di grano tenero integrale), latte d’avena (o di soia, o di riso), olio d’oliva. Preparazione: Mettere un pò di olio d’oliva in una padella antiaderente. Passare le fette di seitan nel latte, e poi nel pangrattato (o nella farina), quindi farle dorare in padella da entrambi i lati per qualche minuto. Assieme al seitan mettere in padella anche una manciata di foglie di salvia (che diventeranno croccanti), le quali daranno il proprio aroma al seitan impanato. Servire con un’insalata di rucola (o altra insalata verde) e pomodori ben maturi. The Post Punk Kitchen si trova all-indirizzo http://www. theppk.com/ la ricetta tradotta si trova : http://www.armoniaservice.coop/articolo/art0285.htm Verona SPECIALE La situazione e le prospettive p I Parchi e la rete ecologica a Verona Con il Piano Strategico “Verona 2020”, approvato dal Consiglio Comunale il 16 maggio 2006, il Comune di Verona ha inteso dotarsi di uno strumento in grado di rendere più rispondente l’azione amministrativa rispetto alle esigenze e alle necessità delle forze sociali, al fine di individuare linee di programmazione di medio-lungo termine in grado di dare maggiori opportunità di sviluppo e crescita di competitività per il territorio veronese: il Piano è un catalizzatore di energie e risorse per produrre “beni pubblici” e arrivare, un passo dopo l’altro, alla Verona del 2020. Come prima concretizzazione dell’attività di pianificazione strategica, sono stati avviati nel 2004 i cosiddetti “Progetti Bandiera”, ovvero progetti il cui contenuto è frutto delle indicazioni emerse dalla condivisione e dalla collaborazione con tutti i portatori di interesse (istituzioni, associazioni, privati), confluite nel documento programmatico “Verona 2020”: tali progetti costituiscono la prima fase operativa del Piano Strategi- co. Fra i primi Progetti Bandiera avviati, alcuni stanno già profondamente incidendo sul futuro aspetto della città, come il “verde metropolitano”. Il sistema verde e la rete ecologica Essenziale per “Verona città sostenibile” è la realizzazione di una rete di parchi urbani gestiti e valorizzati che configuri un “sistema verde” intorno alla città, connesso - attraverso corridoi ecologici - alla cintura agricola e alla collina, in una rete diffusa nell’area metropolitana e proiettata anche verso il territorio provinciale. Integrata nel “sistema verde” anche la “città della cultura”, intesa come rete organizzata di spazi culturali, valorizzata nelle sue valenze turistiche e del tempo libero, nella prospettiva di un turismo di qualità, prefigurando un futuro “Distretto Veronese dei Beni Ambientali e Culturali”. Si prospetta insomma un sistema in grado di ricucire l’intero patrimonio dell’area metropolitana, i parchi urbani e periurbani, la collina, le aree a nord (Monti Lessini) e a ovest (colline mo- NOTA STORICA La struttura e l’architettura urbana fanno di Verona uno splendido esempio di città sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici e monumentali appartenenti ai diversi periodi storici, ancora presenti nel territorio urbano. Per queste sue caratteristiche la Città di Verona, col suo nucleo storico esteso per quasi 800 ettari all’interno delle mura magistrali, nell’anno 2000 è stata riconosciuta “Patrimonio dell’umanità” dall’UNESCO. La storia di Verona è legata indissolubilmente al territorio che la circonda (collina, montagna, lago, fertile pianura) ma soprattutto al fiume Adige che la attraversa e ne fa parte integrante, sia dal punto di vista ambientale che storico. A partire dai primi insediamenti umani, il fiume e la morfologia del territorio hanno profondamente condizionato vita e attività degli abitanti per gli aspetti militari, commerciali, economici, ma anche culturali, naturali e ambientali. Lo sviluppo economico dell’ultimo secolo ha però purtroppo contribuito, assieme alla costruzione dei muraglioni spondali, a creare un marcato allontanamento tra Verona e il suo fiume, indebolendo la consapevolezza del grande patrimonio che la città possiede. Per tutelare e valorizzare questi elementi, recentemente il Comune di Verona ha pianificato modalità e procedure di intervento efficienti e partecipate, (Piano Strategico, Agenda 21, PAT, Parco dell’Adige), nella convinzione che l’obiettivoa sostenibilità va perseguito operando con l’indispensabile apporto dei cittadini e delle forze economiche, culturali e sociali della città. reniche, Lago di Garda, Monte Baldo), nonché di conservare i valori paesaggistici e costituire una serie di nodi (i parchi) in una rete ecologica proiettata oltre l’area metropolitana. Nell’ottica della pianificazione e della gestione delle aree urbane, il verde diviene così punto focale per valutare il grado di sostenibilità della città: con l’istituzione e la fruibilità dei parchi urbani previsti nel PAT (Parco dell’Adige, Parco delle Mura, Parco della Spianà, Parco della Collina) aumenterà sensibilmente la disponibilità di verde pubblico per ogni cittadino, e già questo – per una città storica come Verona, considerando anche l’espansione delle attività commerciali e produttive – sarebbe un rilevante dato positivo. Il sistema dei parchi La realizzazione del sistema dei parchi ha i seguenti obiettivi: • recupero di stili e ritmi di vita più sostenibili, con possibili ricadute anche per quanto riguarda la mobilità e quindi lo stato dell’aria, con la diffusione della rete ciclabile e dei percorsi ciclopedonali; • recupero di valori di socializzazione spesso perduti o di difficile mantenimento in centro città e nei quartieri; • recupero e tutela di attività artigianali tradizionali e promozione dell’agricoltura biologica con vendita diretta dei prodotti; • nuovi spazi per i bambini, gli anziani e le famiglie, lo sport e la salute (aree gioco dedicate, percorsi salute, aree sportive, aree ristoro, trekking nei parchi e percorsi di collegamento); • nuove opportunità per un turismo sostenibile e rispettoso, alternativo e benefico rispetto al carico già eccessivo per il centro città e per i suoi monumenti più noti (il Parco delle Mura e dei Forti rappresenta una risorsa unica al mondo e assolutamente distintiva per la nostra città); • nuove attività di ospitalità rurale connessa con le attività e i servizi dei Parchi; • possibilità di nuove integrazioni e interazioni tra percorsi storici, monumentali e naturalistici; • più spazio con Agenda 21 per l’educazione alla città sostenibile, rivolta a tutti, dalle scuole alle associazioni, con la possibilità – come risultato più alto – di divenire un vero e proprio museo a cielo aperto delle buone pratiche e della città sostenibile. Particolare attenzione nell’ambito del verde metropolitano meritano le aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e il Parco dell’Adige. Dopo l’istituzione del SIC Vajo Galina e Val Borago (1997), recentemente la Regione Veneto – secondo la Direttiva Habitat della Comunità Europea (92/43/ CEE del 21 maggio 1992) – ha riconosciuto come SIC anche le zone “Fiume Adige tra Verona Est e Legnago” e “Fiume Adige tra Belluno Veronese e Verona Ovest” (DPGR n. 241 del 18 maggio 2005), all’interno della Rete ecologica europea “Natura 2000”, creata per la salvaguardia della biodiversità. ...e il Parco dell’Adige Già nel 1992, nell’ottica di un riavvicinamento dei cittadini di Verona a questo straordinario patrimonio, l’Amministrazione Comunale aveva intrapreso un’opera di valorizzazione del territorio fluviale con la redazione del Piano Ambientale del Parco dell’Adige, una delle prime esperienze di pianificazione ambientale a livello nazionale. Nel 2005 il Consiglio Comunale di Verona, recependo l’art. 27 della Legge Regionale 40/1984, con deliberazione n. 5 del 28 febbraio ha istituito il Parco dell’Adige, come “area naturale protetta di interesse locale”, un primo importante passo che delimita un’area di circa 2 milioni di mq a nord e a sud della città, che comprende i principali habitat naturali legati al fiume che rientrano nelle aree SIC. Gli scopi principali dell’istitu- Luciano Guerrini, Ass Ambientali e Agenda 2 del verde pubblico a V progetturali del Piano d zione del Parco dell’Adige sono: • conservazione dell’ambiente naturale e del paesaggio; • miglioramento della qualità delle rive e delle acque; • sviluppo del benessere della popolazione e miglioramento della vivibilità urbana: cittadini e turisti potranno usufruire di un grande spazio verde vicino alla città; • sviluppo socioeconomico per le comunità locali, valorizzazione del settore agricolo, turistico e artigianale; • sviluppo di iniziative di educazione ambientale per comunicare il valore del sistema ecologico fiume-pianura a tutte le fasce d’età, dai bambini agli adulti. Negli ultimi anni alcuni progetti e iniziative sono già stati realizzati con interventi di forestazione urbana nella zona del Giarol (Parco Adige Sud), spazi gioco e tempo libero a Corte Molon e pista ciclabile tra la diga del Chievo, il quartiere Navigatori (Parco Adige Nord) e Borgo Milano. Nel novembre 2006 è stato approvato il 1° stralcio del progetto esecutivo del Parco urbano dell’Adige nell’ansa del Saval che prevede un primo intervento di valorizzazione delle aree comunali a fini ludico ricreativi, con la realizzazione della pista ciclabile di collegamento tra la frazione di Parona, Chievo e Ponte Catena. Il “Verde Metropolitano” Questi interventi sono stati realizzati nella convinzione che la sostenibilità ambientale della città si può fortemente incrementare con la creazione del “sistema verde” esteso all’area metropolitana, comprendente i per il verde pubblico di Verona sessore alle Politiche 21, illutra la situazione Verona e le prospettive di Assetto del Territorio parchi urbani e le aree tutelate individuate nel Piano di Assetto del Territorio; in questo modo si intende ripristinare anche la stretta connessione tra la città e il fiume, che è parte integrante, non solo delle zone naturalistiche a nord e a sud della città, ma anche del Parco delle Mura e dei Forti. Tra gli interventi già in corso si devono ricordare il bosco periurbano del Giarol Grande e Bosco Buri nel Parco Sud, con la messa a dimora di quasi 20.000 piante, e gli altri progetti di forestazione urbana già approvati e finanziati al Parco Maggiolino a S. Massimo, al Parco Nord e a Forte Azzano. Complessivamente saranno messe a dimora quasi 40.000 piante, con l’obiettivo di mettere a dimora 250.000 piante in 10 anni (un albero per ogni cittadino di Verona)! Il processo di sostenibilità per la città di Verona ci porta dunque verso la realizzazione di un sistema di parchi urbani che configura un sistema integrato delle aree verdi intorno alla città, in stretta connessione con la cintura agricola e con la collina. La creazione di questo sistema favorisce le attività previste dalle normative europee e nazionali sui temi della tutela ambientale, della salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, con la possibilità di un costante monitoraggio degli habitat protetti, della flora e della fauna, e più in generale degli ecosistemi presenti nel territorio comunale. E’ così possibile anche una più completa valorizzazione degli aspetti culturali e turistici della città, con la prospettiva che il sistema del verde urbano possa diventare il tessuto connettivo tra il patrimonio architettonico e culturale dell’area metropolitana, i parchi urbani e periurbani, la collina, le aree montane a nord e il Lago di Garda e le colline moreniche a ovest. Questo permetterà anche la conservazione dei valori paesaggistici costituendo una serie di nodi in una rete ecologica proiettata oltre l’area metropolitana della città. La creazione di un “sistema dei parchi” interessa quindi un altro imponente sistema che rappresenta un inestimabile patrimonio per la nostra città: il complesso dei manufatti militari dismessi (il Parco delle Mura e dei Forti) che fanno di Verona la città europea fortificata per eccellenza. emergono grandi aree di intervento: • il “Parco dell’Adige” (8,50 km2), considerando inizialmente tutta l’area che va da Pescantina fino a S. Giovanni Lupatoto; • il “Parco delle Mura e dei Forti” (1,15 km2), che a sua volta è in stretta relazione non solo con il fiume, ma anche con la cintura dei forti esterni, sia di pianura (a ovest e a sud della città) che di collina (a nord e a est della città); • il “Parco della Collina” (64,70 km2), vasto comprensorio comprendente le Torricelle, in stretta relazione sia con il Parco delle Mura, per la presenza di numerosi manufatti difensivi (forti) dismessi, che con il confinante Parco Regionale della Lessinia; • il “Parco della Spiana’” (1,15 km2), che seppure modificato a seguito di recenti edificazioni, potrebbe essere riconsiderato soprattutto in un’ottica di connessione tra la città consolidata e i quartieri a sud ovest della Fiera, con possibilità di collegamento diretto con il parco urbano da realizzare nella vicina area dello scalo ferroviario di Porta Nuova in fase di dismissione; • la spina verde da Verona Sud a Basso Acquar nel Parco dell’Adige, con i futuri Parchi di Borgo Roma, del Polo Finanziario e dell’ex Scalo Merci di Porta Nuova; • il sistema delle acque composto dal fiume Adige, dai corsi d’acqua minori e dai canali per l’irrigazione, con l’importante connessione rappresentata dalle piste ciclabili, pedonali e dalle aree verdi connesse, molte delle quali già ultimate; • le aree agricole della zona suburbana (76 km2), particolarmente tutelate dal nuovo strumento urbanistico, che fanno da tessuto connettivo per la corona verde intorno alla città. Complessivamente nel nuovo Piano di Assetto del Territorio vengono sottoposte a tutela aree per circa 150 km2 su una superficie complessiva dell’intero territorio comunale di quasi 200 km2. Le aree tutelate nel Piano di Assetto del Territorio del Comune di Verona Il Piano di Assetto del Territorio Il Piano di Assetto del Territorio (PAT), adottato dal Consiglio Comunale il 24 marzo 2006, delinea la realizzazione di una città compatta che recuperi e razionalizzi l’utilizzo del suolo già edificato, ponendo tra i suoi obiettivi primari la conservazione e la tutela delle aree naturali e del paesaggio, confermando ed estendendo le aree già comprese nel Parco dell’Adige e individuando nuovi parchi come quello della Collina e delle Mura. Le aree verdi, in particolare, diventano così una sorta di cintura naturale che crea una relazione “verde” tra il nucleo cittadino e l’area metropolitana. Il collegamento tra Parco dell’Adige, Parco delle Mura e Parco collinare delle Torricelle (64,70 km2), come prefigurato nel PAT, risulta così la soluzione migliore per “portare la natura in città” e favorire la biodiversità, tutelando non solo il patrimonio architettonico ma anche quello ambientale, oltretutto facilitandone la fruizione come luogo d’incontro ideale per le iniziative dei diversi portatori di interesse (singoli e gruppi organizzati). La rete del verde metropolitano può diventare quindi un sistema unitario, ricco di un’articolata varietà paesaggistica in cui Estensione delle aree verdi tutelate Parco dell’Adige Nord Parco dell’Adige Sud Parco della Collina Parco delle Mura Parco della Spiana’ 3,15 km2 5,35 km2 64,70 km2 1,15 km2 1,15 km2 Parco Equestre 0,61 km2 Zone agricole 76,00 km2 Aree ammortizzazione/transizione 10,3 km2 Territorio comunale 199,5 km2 Verona 6 SPECIALE A lla crescita economica sfrenata, all’iperbolico aumento delle produzioni, al rapido consumo delle risorse del pianeta e alle relative distorsioni del mercato, fa eco una nuova risposta, una nuova tendenza: la ‘decrescita economica’. Qualcuno la chiama ‘decrescita felice’, altri ‘decrescita sostenibile’, in sostanza questa proposta vuole che si consumi di meno, che si producano meno beni industriali, si aumenti il fai da te, si aumentino i risparmi energetici. In poche parole occorre frenare lo spreco di risorse, il loro cattivo e squilibrato utilizzo e pensare una loro migliore distribuzione sul pianeta. Sono i sostenitori di una nuova ondata di contrapposizione all’andamento contraddittorio del mondo capitalistico, che si è acuito a causa delle recenti politiche di globalizzazione. Già nel 1971 Aurelio Peccei e Jay W. Forrester ci mettevano in guardia sulla crescita esponenziale dell’uso delle risorse nel rapporto “I limiti dello sviluppo”. Ebbene dopo i consigli del ‘consumo critico’, dopo che il metodo e il concetto della ‘sostenibilità’ è entrato a far parte del gergo economico comune ed è divenuto la premessa di ogni pianificazione economica, ecco ora la ricetta della ‘decrescita’. Maurizio Pallante è un esponente italiano della ‘decrescita felice’ che ama provocare la riflessione su aspetti desueti: sarebbe utile aumentare il baratto fra le per- Crescita o decrescita? Questo è il problema! Nell’Europa patria del capitalismo, comunismo, socialismo, economia mista, si fanno strada prospettive economiche nuove, con un occhio rivolto al sociale sone, anche se questo potrebbe far diminuire il PIL, la produzione e i consumi per riportarli alle reali esigenze della popolazione. Serge Latouche sostiene: “la decrescita è uno slogan provocatorio necessario, anche se non si tratta di far decrescere tutto”... “Qui non si tratta soltanto di decelerare come molti sostengono, ma di cambiare decisamente strada, di prendere un altro treno, di inventarsi davvero una società di decrescita sostenibile, equa, giusta. …viviamo nella logica diabolica del sistema capitalista, nel quale il denaro serve essenzialmente per fare altro denaro”. Scrive De Marinis: “Il punto di partenza è che non può esserci crescita infinita su un pianeta finito”. Un’economia sana - sostengono Bruno Clémentin e Vincent Cheynet, autori di “La décroissance soutenable” (La decrescita sostenibile) - come minimo non deve intaccare il capitale naturale, che oggi non può più essere considerato inesauribile come nei modelli teorici ottocenteschi. Il nostro patrimonio globale è fatto, ad esempio, AREA DELLA PROVINCIA DI SAN GIACOMO Un successo di tutti i cittadini Vi ricordate cosa avevamo detto nel numero precedente? Gli abitanti erano sempre stati tiepidi nell’aderire alle iniziative in difesa dell’area. Il 12 novembre i Verdi insieme a DS e Margherita hanno organizzato la festa dell’albero invitando a portare piante per far nascere il parco. Ebbene questa volta la partecipazione è stata massiccia oltre 30 piante sono state portate dai cittadini di Borgo Roma e l’amico Andrea di Legambiente (nella foto con la pala meccanica) ha fatto buche fino all’imbrunire. È stato un successo. Noi abbiamo avuto il merito di organizzare l’iniziativa ma senza la risposta dei cittadini sarebbe stata una giornata simbolica e invece il parco sta nascendo. Un GRAZIE a tutti i quelli che hanno partecipato. Luca Reani di riserve energetiche e di capacità dell’ecosistema di riassorbire i fattori inquinanti: quanto è già stato irrimediabilmente compromesso? Quanto ancora potremo vivere di rendita?” Interessante la nota di Giorgio Nebbia: “Dopo le mode dell’’ecologia’ e della ‘sostenibilità’, adesso è arrivata la “decrescita” che rischia di diventare anch’essa una moda, la bandiera di una nuova ondata di movimenti ecologisti, un po’ come nuova contestazione dell’’economia’ che ha la crescita come suo dogma, un po’ come aspirazione romantica ad una vita semplice e amorevole”. (da Crescita e decrescita) L’approccio individuale alla decrescita dei consumi e della produzione richiama immediatamente la frugalità francescana e uno dei princìpi morali della tradizione indiana detto Aparigraha: “vivere con il minimo indispensabile”, per permettere a tutti di vedere soddisfatti i bisogni fondamentali. La ‘decrescita’ allora diventa un monito a razionalizzare le produzioni e i consumi; ma per raggiungere l’obiettivo di una società più giusta, si dovrebbero modificare non solo le abitudini individuali e le regole socio economiche ma, fondamentalmente i presupposti culturali del capitalismo espressi nell’edonismo integrale. Ancora eccezionalmente puntuale risulta Ac. Krtashivananda:“A causa delle sue premesse psicologiche, presenti nei valori dell’edonismo integrale, l’epoca industriale ha fallito gli obiettivi di produzione illimitata, di libertà assoluta e felicità senza restrizioni. La cultura edonistica integrale postula: • La felicità può essere realizzata dal soddisfacimento dei desideri materiali o sensuali • Per soddisfare questi desideri devono essere incoraggiati l’egoismo, l’avidità e l’egocentrismo. Questi fattori, nella credenza edonistica, condurranno all’armonia e alla pace. E’ noto a tutti che l’edonismo integrale è la filosofia delle persone ricche e che è stata adottata dai neoliberisti. Non possiamo aspettarci che sotto l’influenza di queste premesse psicologiche le oligarchie economiche cambino il loro sistema. E allora che fare? In termini economici il buon senso ci suggerisce un sistema economico che dia la garanzia delle minime necessità per tutti. E’ anche chiaro che la ricchezza materiale non è illimitata.” In conclusione la ‘decrescita’ anche se non si presenta come una teoria socio-economica che possa sostituire l’attuale sistema capitalistico consolidato, rappresenta un approccio strategico accettabile sul come affrontare i problemi economici e sociali che si mischiano ai comportamenti individuali. Ma sorge spontanea una domanda: c’è da qualche parte in questo mondo un esempio di applicazione di queste pratiche, un esempio concreto di economia privo degli effetti perniciosi del capitalismo edonistico e del concetto di sviluppo illimitato? Un esempio maturo sembra essere il progetto originario delle cooperative Mondragon dei Paesi Baschi: 70.000 persone occupate in 160 cooperative, tutte proprietarie dell’azienda in cui lavorano. Una testa un voto. Vediamone alcune caratteristiche: • Differenze tra i redditi in un rapporto compreso tra 1 e 6, • il 10% degli utili vengono devoluti a scopi sociali, • il reddito pro-capite è risultato il più alto in Europa fino al 1990, • il capitale è concepito come strumento di sviluppo, non obiettivo dell’esistenza. Una serie di strutture finanziarie di cooperative che realizzano i servizi mutualistici e pensionistici non concessi dal Governo spagnolo: banche cooperative, supermercati cooperative, aziende di robotica, ricambi, imprese agricole, commerciali, tutte cooperative. Vi troviamo persino un’Università e un Centro di Ricerca di eccellenza. Le cooperative Mondragon, in uno studio di Betsy Bowman e Bob Stone (Betsy Bowman and Bob Stone - Cooperativization on the Mondragón Model As Alternative to Globalizing Capitalism - ©2005 GEO, Riverdale, MD 20738-0115 http://www.geo. coop), sono state ritenute più efficienti e performanti delle aziende capitaliste. Sono nate dal pensiero di Arizmendarrieta, un religioso che ha ridisegnato i fondamenti culturali di una economia socializzata: nessun povero, nessun super-ricco, tutti benestanti. Utopia? Ognuno la giudichi come vuole, l’esempio rimane. A cura di Tarcisio Bonotto Verona 7 SPECIALE No all’autostrada! O ltre 160 persone hanno gremito le sale civiche di Legnago per discutere, su iniziativa del Comitato contro l’autostrada Nogara–Adria, l’opera viabilistica voluta dalla Regione. Ha introdotto la tavola rotonda Lino Pironato - portavoce del Comitato - che ha messo in luce i gravi danni viabilistici, ambientali ed economici, che l’opera se realizzata causerebbe, senza risolvere i problemi di mobilità del territorio. Pironato, ha proposto che si investa invece su opere di reale utilità e dal basso impatto ambientale; come il completamento della SS434, la variante alla SR10, le idrovie, la metropolitana di superficie e la ciclabilità urbana. Il prof. Giancarlo Leoni del politecnico di Milano ha parlato di incongruenze nel progetto. Il traffico previsto (27000 al giorno) è insufficiente per giustificare l’autostrada. Mancano: la valutazione di impatto ambientale (VIA), che obbliga a valutare soluzioni a minore impatto, la valutazione per l’incidenza sulle aree naturalistiche, la valutazione sugli effetti sanitari per le popolazioni limitrofe e la valutazione ambientale strategica. Il sindaco di Legnago Silvio Gandini, non contrario all’autostrada di per sé (se non aumenta l’inquinamento), ha contestato il percorso verso sud, invece che più utilmente verso est. Ha poi proposto la realizzazione di opere di compensazione ambientale e la costituzione di un osservatorio ambientale permanente. Per Stefano Negrini, coordinatore dei sindaci pro-autostrada, l’autostrada è indispensabile e non ci sono alternative praticabili all’offerta della Regione. Pietro Furlani, presidente di Apindustria Legnago, lamentando che da 23 anni si aspetta inutilmente la variante, ha auspicato il sì all’autostrada per favorire sviluppo attorno ai caselli. Secondo la sen. dei Verdi Anna Donati, presidente della Commissione Lavori Pubblici, la Nogara-mare non segue la procedura della Legge Obiettivo e quindi i sindaci hanno titolo a decidere su di essa. Sul problema delle Quell’autostrada non s’ha da fare! Si è tenuta a Legnago il 18 novembre una tavola rotonda sulla Nogara–mare concessioni, ha poi detto che sulla base delle direttive europee non è possibile alcuna proroga per nuovi investimenti. La maggioranza sta rivedendo la legge obiettivo per selezionare una lista delle 10 opere che servono davvero, restituire potere decisorio ai sindaci e applicare la valutazione ambientale strategica. La Donati ha poi denunciato il bluff della Regione Veneto che camuffa in autostrada regionale un’infrastruttura che invece attirerà traffico di transito senza risolvere i problemi della mobilità locale. Sulla proposta delle Regioni del Nord di diventare esse stesse concedenti, la senatrice si è dichiarata contraria perché ritiene che prima vada fatto il piano delle opere di interesse nazionale che servono. Ha poi osservato che non va bene fare le gare senza la VIA perché a consuntivo i costi lievitano. Inoltre la 434 è statale, perciò la Regione non se ne può appropriare indebitamente. Ha anche suggerito una via d’uscita ai problemi della viabilità con l’adozione di “strade di serie B” a pedaggio ma senza casello, applicando sistemi di esazione automatici che gravino p.e. sui TIR, ma gratuite per i residenti. Il cons. prov. DL Damiano Ambrosiani ha detto che la Provincia ha passato una sua mozione con la richiesta di pedaggio gratuito pei residenti per 20 km ed opere di compensazione ambientale e viaria. Franco Bonfante dei DS ha ribadito l’importanza dell’autostrada per lo sviluppo della Bassa, ma è stato subito contraddetto da Michele Bertucco pres. di Legambiente Verona per il quale la Bassa non è una zona sottosviluppata. Infine Pietrangelo Pettenò di RC ha osservato come tutti sono d’accordo su opere migliorative come la metropolitana di superficie e la variante alla SR10 e su queste si potrebbe lavorare positivamente insieme. IN BICI PER VERONA A che punto è la ciclabilità a Verona? Il ritratto è a tinte chiare e scure, ci sono segnali positivi e un senso di decollo imminente ma l’aereo rimane sempre sulla pista di rullaggio. Gli Amici della bicicletta di Verona hanno usato proprio questa immagine quando un nutrito gruppo di soci ha disegnato con la bici un aereo sulla pista dell’aereoporto di Villafranca ed è stato coniato lo slogan “La bicicletta prende il volo”. Ovviamente questo è il loro e il nostro auspicio e i segnali sembrano esserci. Gli Amici della bicicletta di Verona è l’associazione della FIAB piú numerosa in Italia e organizza parecchi eventi (gite, Bimbinbici, e altro) sempre molto partecipati. L’amministrazione comunale in carica è quella che ha fatto piú della somma di tutte le amministrazioni precedenti per la realizzazione di piste ciclabili: è stato creato un ufficio comunale per le biciclette, sono state posizionate molte rastrelliere che consentono un efficace contrasto al furto, in zone strategiche sono disponibili delle bici ad uso gratuito fornite dal comune, allo stadio c’è un parcheggio custodito gratuito. Per fortuna la città è sostanzialmente pianeggiante, in un raggio di 5 km dal centro si raggiungono la maggior parte dei quartieri (distanza che rappresenta piú del 50% degli spostamenti urbani e che chiunque può coprire senza sforzo in 20 minuti) eppure ... solo il 7% degli spostamenti avviene in bici. Per fare un paragone, senza uscire dai confini nazionali, a Ferrara sono il 30%. L’amministrazione comunale avrebbe dovuto avere piú coraggio nel promuovere e nel realizzare anche altre forme di facilitazione all’uso della bici. Nel sentire collettivo la paura di essere investiti è il principale freno all’uso come mezzo di trasporto e quindi era necessario individuare subito le strade di viabilità principale e trasformare tutte le altre in zona 30: ad oggi ne sono state realizzate solo due e altre due sono in progetto. Si potevano predisporre delle campagne informative a favore della bici per farla uscire da quel senso di “mezzo dei poveri” ed elevarla al ruolo di regina della strada (nel 1869 un cronista de l’Arena prevedeva che le bici si sarebbero diffuse al punto che “un uomo che vada a piedi sarà una rarità”). C’è poi un movimento di ciclisti sportivi che coinvolge migliaia di appassionati e che vediamo sfrecciare su tutti i tipi di strade esorcizzando la paura di essere investiti, con bici che non sono propriamente dei mezzi poveri, sorretti da una passione sfrenata per le due ruote. Allora la domanda sorge spontanea, ma è proprio vero che la bici viene usata poco perché mancano le infrastrutture dedicate? E’ importante che ci sia in primis la voglia, la coscienza di fare una cosa positiva (il traffico veicolare è responsabile del 60% del pm10 ed è illusorio pensare che in coda si respiri “un’altra” aria), spesso è anche l’unica occasione per molti di fare del moto quotidiano e quindi di contribuire al proprio benessere, si arriva sempre in orario senza stress e si risparmia sul bus e sulla benzina (altra domanda: ma la benzina è cara o no?). Con un po’ di buona volontà neanche il maltempo frena il ciclista perché bastano pochi euro per equipaggiarsi contro le intemperie, in Olanda piove quasi tutti i giorni e già nel 1989 il 50% degli spostamenti in molte città avvenivano in bicicletta. Chi non deve per forza usare la macchina usi la bici a prescindere. Si renda ben visibile con fanali, giubbini rifrangenti, palette di ingombro. Raggiungere Ferrara sarà uno scherzo e gli amministratori saranno “costretti” ad investire su miglioramento della ciclabilità. Magari tra un po’ un nuovo cronista dell’Arena scriverà che “un uomo che vada in macchina è ormai una rarità”. Luca Reani LA STORIA SIETE VOI Per i 20 anni del partito abbiamo un progetto ambizioso: fermare, in un libro, i fatti, le emozioni, le conquiste, le battaglie... che dal 1986 ad oggi viviamo insieme. La storia dei Verdi siete voi. Dalla fondazione di Finale Ligure abbiamo fatto tanto per migliorare le politiche ambientali e sociali in Italia. Per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere materiale cartaceo, fotografico e video per creare un libro e un dvd sulla nostra vita. L’appello ad inviarci materiale è rivolto a tutti gli amministratori locali e ai parlamentari che in questi anni hanno combattuto le battaglie Verdi. Spedite il materiale a: [email protected] oppure Federazione Nazionale dei Verdi via Salandra, 6 - 00187 Roma www.verdi.it