a02_RELAZIONI SPECIALISTICHE

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a02_RELAZIONI SPECIALISTICHE
Unione Europea
Regione Puglia
Comune di Ostuni
Servizio Ecologia
Ufficio Parchi e Riserve Naturali
Provincia di Brindisi
POR FESR Puglia 2007/2013, Linea 4.4 - Azione 4.4.3
Interventi di valorizzazione finalizzati ad elevare la fruizione di aree ambientali
omogenee individuate in piani di azione esistenti
PROGETTO DI RECUPERO AMBIENTALE DELL'AREA EX "LIDO STEFAN",
RINATURALIZZAZIONE DI UN TRATTO COSTIERO,
REALIZZAZIONE DELLA CASA DEL MARE DEL PARCO E DEI SENTIERI BLU
Area d'intervento
EX AREA "LIDO STEFAN" - PARCO NATURALE REGIONALE "DUNE COSTIERE
DA TORRE CANNE A TORRE SAN LEONARDO"
Committente
Comune di Ostuni (Br)
Progetto
Esecutivo
Allegato
2
RELAZIONI SPECIALISTICHE:
RELAZIONE NATURALISTICA E D'INQUADRAMENTO;
RELAZIONE GEOLOGICA;
VALUTAZIONE D'INCIDENZA AMBIENTALE;
RELAZIONE PAESAGGISTICA.
Progettisti
Ing. Roberto MELPIGNANO
Ing. Donato BARI (Coordinatore Sicurezza
in fase di Progettazione)
Responsabile del Procedimento
Ing. Roberto MELPIGNANO
Data
Giugno 2014
1. RELAZIONE NATURALISTICA E D’INQUADRAMENTO
1.1 Ubicazione ed inquadramento generale
Il Sito d’Interesse Comunitario IT 9140002 “Litorale brindisino” ed il Parco
naturale regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo”,
ricadenti nel territorio dei Comuni di Ostuni e Fasano, sono ubicati lungo il
litorale adriatico pugliese a circa 9 Km a nord-ovest di Ostuni.
Il SIC si estende per circa 6 Kmq e la sua superficie rientra per la maggior
parte nell’attuale perimetrazione del Parco naturale regionale; quest’ultimo,
istituito con L.R. 27 Ottobre 2006, n. 31, si estende per poco più di 875 ha.
Il Parco Regionale è attraversato dalla Strada Statale 379 che corre
parallelamente alla linea di costa e che, indicativamente, può essere
considerata come linea di divisione tra la fascia di costa a diretto contatto
con il Mare Adriatico, comprendente le aree umide retrodunali, le dune
litoranee, gli insediamenti turistico-balneari, e quella più interna, costituita da
terreni seminativi ed olivetati, dalle “lame” e dalle dune più antiche, ricoperte
da vegetazione sub-steppica ricca di orchidaceae.
L’area oggetto di intervento, estesa circa 7000 mq, su cui insiste l’ex Lido
Stefan, è ubicata proprio all’interno della prima fascia, quella prossima al
mare comprendente il cordone dunale con la fascia di bassa costa sabbiosa.
Tale area, oggi, risulta essere fatiscente, con numerose piccole unità
abitative a carattere residenziale distribuite in maniera caotica, realizzate con
materiali precari e protette da mura perimetrali alte circa 2 m realizzate in
blocchi di cemento e con la quasi totalità delle superfici impermeabilizzate.
L’importanza del sito risiede nella presenza di importanti habitat naturali
costieri, che da un punto di vista morfologico, geologico ed idrogeologico è in
stretto legame con le aree rurali retrostanti.
Come emerge anche dal Piano di Gestione del SIC “Litorale brindisino”,
adottato con Delibera di Giunta Regionale del 4 giugno 2009 n.938, gli habitat
naturali e la biodiversità, attualmente, sono notevolmente turbati dalla
pressione antropica estiva e che richiederebbe interventi risolutivi urgenti a
breve termine, come quelli progettati e descritti nei paragrafi successivi, ed a
1
medio e lungo periodo per migliorare ed indirizzare le attività e la fruizione
dell’intera area verso forme maggiormente sostenibili.
Masseria Morelli
Lido Stefan
1.2 Vincoli e destinazioni urbanistiche
Dal punto di visto normativo l’area in questione è caratterizzata dai
seguenti e principali aspetti:
- è sottoposta a vincolo paesaggistico ex lege 1497/39 ed ex lege
431/85 (Decreto Galasso).
- il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e paesaggio”,
approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15 dicembre 2000
n.1748 individua
l’area di Torre Canne-Torre San Leonardo come ambito
territoriale esteso “A” di valore “Eccezionale”;
2
- il Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Ostuni destina
l’area in oggetto, in larga parte quale zona “G3 - Verde esistente di interesse
ecologico”.
1.3 Inquadramento climatico e fitoclimatico
I dati necessari alle elaborazioni, ricavati dagli Annali Idrologici (Servizio
Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici), sono riferiti alla stazione termopluviometrica di Ostuni (237 m s.l.m.).
La temperatura media annuale è di 15,5 °C; i mesi più freddi risultano
essere gennaio e febbraio, con circa 8°C di temperatura media, mentre i mesi
più caldi sono luglio ed agosto con temperatura rispettivamente di 24,1 e 24,4
°C. La media delle temperature massime assolute, nel trentennio considerato,
è di 36,3 °C, mentre la media dei valori minimi assoluti registrati dalla stazione
termo-pluviometrica si aggira attorno ai -0,7°C.
45
T. min (°C)
Temperatura (°C)
40
T. max (°C)
T. media (°C)
35
30
25
20
15
10
5
Dic
Nov
Ott
Set
Ago
Lug
Giu
Mag
Apr
Mar
Feb
Gen
0
Andamento annuale medio della temperatura nella stazione di Ostuni
Medie mensili delle altezze
di pioggia e del numero di giorni
piovosi
relative al trentennio 1965-1994
Mese
Altezza di
pioggia (mm)
Giorni piovosi
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
68,1
75,1
73
53,6
31,4
27,1
18,5
19,5
49,7
8,8
8,7
8,2
6,6
4,4
3,2
2,1
2,6
4,3
3
Ott
Nov
Dic
Il
regime
76,8
85,3
82,3
6,3
7,2
8,8
pluviometrico della stazione
di
riferimento
è
di
tipo
mediterraneo, in quanto la piovosità massima riscontrata si osserva nel periodo
tra l’autunno e l’inverno, con il 70% delle precipitazioni medie complessive,
anche se nei periodi estivi, soprattutto nel mese di Agosto, si verificano piogge
dal carattere temporalesco, concentrate in poche ore e di notevole intensità.
Il mese più piovoso risulta essere novembre (85,3 mm), mentre il mese più
secco è luglio (18,5 mm), seguito da agosto (19,5 mm) e giugno (27,1 mm).
Per verificare il rapporto tra la temperatura e le precipitazioni, al fine di
giungere ad un inquadramento generale del clima di questo territorio, si è
fatto ricorso al diagramma termopluviometrico di Bagnouls e Gaussen, il quale
permette di individuare graficamente periodi di surplus o di deficit idrico.
Dall’esame di tale grafico si può rilevare come il periodo di deficit idrico vada
dagli inizi del mese di maggio alla prima metà del mese di settembre.
90
Piovosit à media mensile
Dic
0
Nov
10
0,0
Ott
20
5,0
Set
30
10,0
Ago
40
15,0
Lug
20,0
Giu
50
Mag
60
25,0
Apr
70
30,0
Mar
80
35,0
Feb
40,0
Piovosità media mensile (mm)
100
Temperat ura media mensile
45,0
Gen
Temperature medie mensili (°C)
50,0
Diagramma termopluviometrico di Bagnouls e Gaussen riferito alla stazione di Ostuni
In media, per anno, si sono calcolati 71 giorni piovosi con una media
delle precipitazioni relative al trentennio di 660,4 mm.
Secondo la classificazione fitoclimatica proposta dal Pavari, la zona in
esame rientra nel Lauretum II tipo (con siccità estiva), sottozona calda, con
temperatura media annua compresa tra i 15°C e i 23°C e temperatura del
mese più freddo maggiore di 7°C; di questa zona sono tipiche le formazioni
vegetali di tipo mediterraneo, termofile, sempreverdi e xeromorfe.
4
Dal calcolo dell’indice di aridità di De Martonne (IA) che risulta essere
pari a 25,9 si può chiaramente evidenziare il fatto che il territorio in questione è
atto ad ospitare un’entità fisionomica di vegetazione di tipo a macchia.
Altro
indice
utile
per
la
determinazione
delle
caratteristiche
macroclimatiche della zona in esame è il coefficiente pluviometrico (Q2)
proposto da Emberger (1970) appositamente per la Regione mediterranea.
Il valore di questo indice, inversamente proporzionale alla siccità, ci
fornisce
indicazioni
necessarie
ad
individuare
diversi
tipi
bioclimatici
mediterranei.
La
zona
di
Fasano
(stazione
termo-pluviometrica
di
Ostuni)
è
caratterizzata da un valore di Q2 pari a 100,85 e da quello di m (media delle
temp. minime del mese più freddo) pari a 5,3 rientrando ampiamente nel
piano bioclimatico subumido, della variante ad inverno temperato, come
evidenziato dall’elaborazione proposta da Quezel: si può osservare come la
stazione in questione ricada pienamente nell’areale di vegetazione delle
querce sempreverdi, come il Leccio (Q. ilex L.).
Climogramma secondo Quezel relativo alla stazione termo-pluviometrica in esame
5
Mediante gli indici di Mitrakos è possibile valutare sia l’intensità che la
durata del freddo (stress da freddo) e dell’aridità (stress da caldo).
Le unità di stress sono definite su basi ecofisiologiche; infatti, l’indice di
Mitrakos per definire l’intensità e la durata del freddo annuale si basa sui valori
delle temperature minime mensili e sul valore di 10 °C inteso come soglia
dell’attività vegetativa, mentre, l’indice bioclimatico proposto dallo stesso
autore per definire l’intensità o la durata dell’aridità annuale si basa sui valori
delle precipitazioni mensili, partendo dall’ipotesi che, per precipitazioni inferiori
a 50 mm, la pianta subisce, in ambiente mediterraneo, uno stress dovuto
all’aridità.
MCS = 8 x (10 - t)
dove t = temperatura media minima mensile in °C
WCS = ∑MCS di dicembre, gennaio e febbraio
YCS = ∑MCS di tutti i mesi dell’anno
MDS = 2 x (50 - p)
dove p = precipitazioni medie mensili in mm
WDS = ∑MDS di giugno, luglio e agosto
YDS = ∑MDS di tutti i mesi dell’anno
MCS
MDS
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
37,6
0
35,2
0
25,6
0
0
0
0
37,2
0
45,8
0
63
0
61
0
0,6
0
0
3,2
0
28
0
MCS
MDS
70
63
61
60
50
40
45,8
37,6
37,2
35,2
30
28
25,6
20
10
3,2
0,6
0
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
6
Dal diagramma di Mitrakos relativo alla stazione di Ostuni risulta che lo
stress da freddo (MCS), relativamente ai mesi invernali, non è particolarmente
significativo; mentre, lo stress dovuto all’aridità (MDS) che si manifesta in
maniera evidente già dal mese di Maggio, raggiunge livelli elevati nei mesi di
Luglio e Agosto.
I valori di SDS e YDS riportati in grafico confermano la severità delle
condizioni che si verificano in riferimento all’aridità estiva.
250
207,6
200
169,8
150
129,6
100,8
100
50
0
WCS
YCS
SDS
YDS
In definitiva è possibile affermare che il territorio nel qual ricade l’area
d’intervento è caratterizzato da un inverno mite ed un’estate calda e secca
che, spesso, può portare a serie compromissioni dell’attività vegetativa delle
piante. Tale aspetto va tenuto in giusta considerazione per quanto riguarda la
scelta delle specie vegetali e del periodo idoneo al loro impianto per il
restauro della zona umida e del cordone dunale.
Relativamente ai venti si ha una prevalenza di quelli provenienti dai
quadranti settentrionali, rispetto a quelli di provenienza meridionale. I valori
medi di velocità oscillano tra i 7,2 ed i 9 Km/h e per alcuni giorni dell’anno si
raggiungono anche valori superiori ai 20 Km/h con venti sciroccali.
7
La prevalenza dei venti settentrionali trova una spiegazione nella
posizione geografica del territorio brindisino, ubicato in prossimità della
massima strozzatura dell’Adriatico; difatti, il mare Adriatico, con il suo profilo
stretto e allungato, fiancheggiato da due catene montuose, gli Appennini in
Italia e le Alpi Dinariche nell’ex-Jugoslavia, rappresenta un “canale” lungo il
quale i venti provenienti da Nord (bora e tramontana), in particolare dal
litorale triestino, sono costretti ad incanalarsi.
1.4 Inquadramento geologico e geomorfologico
L’area d’intervento, nel sistema di terrazzi incisi nelle Calcareniti di
Gravina, limitati da gradini morfologici (antiche linee di costa) digradanti verso
mare, è collocata nella parte più bassa, corrispondente al terrazzo di V ordine,
che dolcemente si immerge al di sotto dell’attuale livello marino. Esso è
percorso dalle lame, antichi corsi d’acqua caratterizzati da pareti sub-verticali
e fondo piatto, che scendono dalla scarpata murgiana incassandosi
all’interno delle calcareniti, prima con andamento sinuoso e poi rettilineo;
dopo aver attraversato la piana olivetata e un litorale sabbioso esteso ma
piuttosto stretto raggiungono il mare.
Durante il Quaternario, sul terrazzo marino si sono sedimentati una serie
di depositi che hanno dato origine, parallelamente alla linea di costa, a tre
ordini di cordoni dunali, di età e localizzazione differente. Nell’area
d’intervento si rinviene quello più giovane, immediatamente a ridosso della
spiaggia, che ha quasi ovunque coperto il secondo dei tre cordoni, quello
cioè di età intermedia.
Dietro il cordone dunale, interrotto in più punti, caratterizzato da
un’altezza media pari a 7 m circa (poco più di 3 m nell’area oggetto
d’intervento) ed un’ampiezza variabile tra i 50 ed i 60 m, sono venute a
formarsi depressioni atte ad ospitare piccoli bacini idrici presenti soprattutto tra
Torre Canne e Torre San Leonardo; l’origine di questi bacini è da imputarsi alla
presenza di manifestazioni sorgentizie localizzate, dalle quali sgorgano le
acque della falda in pressione contenuta nei calcari mesozoici e che trova
sfogo grazie alla presenza di fessurazioni, antichi condotti e canali carsici. Poi il
8
continuo scambio tra acqua di mare e acqua dolce crea un chimismo e in
particolare una salinità delle acque favorevoli alla proliferazione di particolari
specie vegetali e animali.
Dalla sintesi fatta si evince come la morfologia dei luoghi sia funzione dei
caratteri
litologici
della
roccia
affiorante,
delle
fasi
tettoniche
e
sedimentologiche susseguitesi nel tempo e quindi del paleoclima conosciuto
dal territorio.
1.5 L’area ex Lido Stefan: vegetazione reale
La vegetazione attualmente presente nell’area residenziale dell’ex Lido
Stefan è esclusivamente di tipo ornamentale, alloctona, completamente
estranea agli habitat presenti nelle aree naturali circostanti. In essa si
individuano siepi di Pittosporo (Pittosporum tobira (Thumb.) W.T. Aiton),
Oleandro (Nerium oleander L.) e Fico d’India (Ficus indica L.) , numerosi
esemplari arborei di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller.), di Cipresso
dell’Arizona (Cupressus arizonica Green.), di Palma (Phoenix canariensis), di
Fico (Ficus carica L.) e specie rampicanti quali Bouganvillea (Bougainvillea
spp.) e Gelsomino (Jasminus officinale L.).
1.6 Habitat prioritari e d’interesse comunitario
Il Sito di Importanza Comunitaria “Litorale Brindisino” è univocamente
determinato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito IT9140002, così
come indicato dal Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000, ai sensi della Direttiva
Habitat dell’Unione Europea (92/43/CEE) e della Direttiva Uccelli (79/409/CEE).
Il SIC si estende su 7.256 ettari interessando il territorio dei Comuni di
Ostuni e di Fasano, in Provincia di Brindisi (Regione Puglia); si trova ad una
altezza compresa tra il livello 16 m s.l.m. ed i 33 m s.l.m., tra le coordinate
geografiche 17°29’34’’ Est e 40°51’00’’ Nord, all’interno della Regione BioGeografica Mediterranea.
9
La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario è dovuta alla
presenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nelle
tabelle seguenti.
Habitat di interesse comunitario segnalati nella Scheda Natura 2000 del SIC “Litorale
Brindisino”
(cod. IT9140002)
Codice
Copertura % nel
Nome Habitat
Habitat
sito
Percorsi sub-steppici di graminacee e piante annue dei Thero6220*
10
Brachypodietea
1120*
Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae)
50
2250*
Dune costiere con Juniperus spp.
6
1510
Steppe salate mediterranee
5
1210
Vegetazione annua delle linee di deposito marine
2
Le specie presenti nel SIC “Litorale Brindisino” elencate nell’Allegato II
della Direttiva 92/43/CEE e nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE sono qui di
seguito riportate:
UCCELLI elencati nell’All. I della Direttiva 79/409/CEE)
Nome Specie
Codice Natura 2000
Acrocephalus melanopogon
A293
Alcedo Atthis
A229
Ardea purpurea
A029
Ardeola ralloides
A024
Botaurus stellaris
A021
Clidonias hybridus
A196
Circus cyaneus
A082
Circus pygarus
A084
Circus macrourus
A083
Circus aeruginosus
A081
Egretta alba
A027
Egretta garzetta
A026
Himantopus himanyopus
A131
Ixobrychus minutus
A022
Nycticorax nycticorax
A023
Plegadis falcinellus
A032
Sterna albifrons
A195
Sterna sandvicensis
A191
10
UCCELLI non elencati nell’All. I della Direttiva
79/409/CEE)
Nome Specie
Codice Natura 2000
Anas penelope
A050
Anas platyrhynchos
A053
Anas querquedula
A055
Gallinago gallinago
A153
Charadrius alexandrinus
A138
Anas acuta
A054
Anas clypeata
A056
Anas crecca
A052
MAMMIFERI elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE
Nessuno
ANFIBI e RETTILI elencati nell’All. II della Direttiva
92/43/CEE
Elaphe quatuorlineata
1279
Elaphe situla
1293
Emys orbicularis
1220
Caretta caretta
1224
PESCI elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE
Nessuno
INVERTEBRATI elencati nell’All. II della Direttiva
92/43/CEE
Nessuno
PIANTE elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE
Stipa austroitalica
1883
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA
Nome Specie
FLORA
Anacamptis pyramidalis
Crocus thomasii
Helianthemum jonium
Ophryis apulica
Ophrys bertolonii
Ophrys bombyliflora
Ophrys lutea
Ophrys sphecodes
Ophrys sphecodes ssp. garganica
Ophrys tenthredinifera
Orchis collina
Orchis lactea
Orchis morio
Orchis papilionacea
Serapias lingua l.
11
RETTILI
ANFIBI
INVERTEBRATI
Serapias orientalis nelson
Serapias parviflora
Serapias politisii
Serapias vomeracea
Chalcides chalcides
Coluber viridiflavus
Cyrtopodion kotschyi
Lacerta bilineata
Podarcis sicula
Bufo viridis
Scarabaeus sacer
La scheda istitutiva del SIC indica la presenza di 5 habitat della Direttiva,
suddivisi in 4 prioritari ed 1 di interesse comunitario. Gli habitat prioritari sono
preceduti da un asterisco.
* 1120 Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae) - Posidonia
oceanica (L.) Delile è una pianta endemica del Mediterraneo con lunghi
rizomi che può riprodursi per via sessuale o per via agamica mediante
stolonizzazione. P. oceanica origina vere e proprie praterie sommerse che
ricoprono i fondali marini dalla superficie sino alle batimetriche dei 30-40 metri.
Il ruolo che dal punto di vista ecologico è svolto delle praterie di Posidonia, nei
confronti del sistema costiero, è di importanza fondamentale. Questa
fanerogama, infatti, è una specie strutturante con azione di consolidamento e
arricchimento del substrato e con funzione di protezione, tanto da
rappresentare una vera e propria area di rifugio per moltissime specie
alieutiche, oltre ad offrire rifugio e cibo anche agli esemplari adulti. La pianta
produce con la fotosintesi una grande quantità di materia organica che
rappresenta una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi ed il
punto di partenza di una complessa rete trofica. Dal punto di vista della
gestione della fascia costiera, la prateria svolge un ruolo fondamentale di
contenimento e di protezione delle coste dall’azione erosiva del moto ondoso.
Da una parte, infatti, la pianta smorza l’idrodinamismo e, intrappolando tra i
rizomi il sedimento più fine, consolida il substrato; dall’altra, le foglie morte,
spiaggiando, possono costituire formazioni dette banquettes, che proteggono
il litorale dai fenomeni erosivi causati dal moto ondoso. I rizomi di Posidonia
sono fusti modificati che possono accrescersi sia in senso orizzontale (rizoma
plagiotropo) che verticale (rizoma ortotropo). Lo sviluppo in verticale
12
determina un progressivo innalzamento dal fondo, che dà origine ad una
tipica formazione chiamata con termine francese “matte”, costituita
dall’intreccio di più strati di rizomi e radici di vecchie piante e dal sedimento
intrappolato tra questi elementi; solo la sommità di questa formazione è
ricoperta da piante vive. Le foglie sono nastriformi, con apici arrotondati, di
colore verde intenso, hanno una larghezza media di un centimetro e possono
raggiungere un metro e mezzo di lunghezza; sono organizzate in fasci, ognuno
dei quali ne contiene in media sei o sette, a formare quasi un ventaglio. P.
oceanica è estremamente sensibile a tutte le variazioni ambientali e
scompare a causa dell’inquinamento e dell’eccessiva torpidità dell’acqua
che attenua la penetrazione dei raggi luminosi. Per questo motivo risulta
essere un eccellente bioindicatore. La prateria a Posidonia oceanica
caratterizza il piano infralitorale su substrato mobile. Si tratta di un
popolamento estremamente complesso che è stato oggetto di numerosi studi.
Alcune praterie si sviluppano anche su roccia.
*1510 – Steppe salate mediterranee (Limonetalia) - L’habitat “steppe
salate” in base al Manuale Tecnico di interpretazione dei tipi di habitat
prioritari dell’allegato 1 della Direttiva 92/43 CEE (febbraio 1994) è dato da:
“associazioni costiere mediterranee, proprie delle depressioni caratterizzate da
elevata salinità, ricche di piante perenni (Limonium spp. o Lygeum spartum),
su suoli temporaneamente invasi, ma non inondati, dall’acqua salata, esposti
ad aridità estiva estrema, che comporta la formazione di affioramenti di sale”.
L’ecologia delle diverse comunità presenti nei siti in cui l’habitat è
distribuito è regolata prevalentemente dalle caratteristiche del substrato e
dalla concentrazione dei sali in esso presenti. I terreni sui quali le comunità si
sviluppano sono sabbiosi–limosi, talora con elevate concentrazioni di argille. La
variazione
tessiturale
favorisce
una
comunità
rispetto
ad
un’altra.
Estremamente importante è la caratteristica morfologica del terreno in quanto
ad una microvariazione altitudinale corrispondono significative variazioni della
concentrazione salina. La salinità è un fattore ecologico limitante tanto più se
si considera che questa varia notevolmente nel corso dell’anno. Le salicornie
perenni si trovano a vivere sommerse in acque con basse concentrazioni di
13
salinità durante tutto il periodo invernale, nel quale è considerevole l’apporto
di acqua dolce con le precipitazioni e con concentrazioni di sali che triplicano
nel periodo estivo durante il quale il terreno risulta completamente asciutto e
con affioramenti di sale. Si comprende quindi che le piante che vivono nelle
praterie salate sono organismi particolarmente adattati che riescono a
sopportare grandi variazioni del mezzo in rapporto alla condizione del bilancio
idrico dell’intero ecosistema. Sono organismi quindi al limite delle possibilità
biologiche ed è per questo che le comunità in cui vivono sono quasi sempre
costituite da pochissime specie.
Nel sito in questione le steppe salate sono presenti principalmente
intorno ai fiumicelli retrodunali, favorite dal ristagno idrico che essi favoriscono
nelle
loro
vicinanze.
In
queste
aree
prevale
una
vegetazione
ad
Arthrocnemum glaucum (salicornia glauca) si rinviene nelle depressioni salate
e tollera sia elevata salinità che lunghi periodi di aridità estiva. Tale
vegetazione è povera di specie e può presentare un aspetto disseccato in
estate, con formazione di croste di sale.
La superficie occupata nel sito è di 96.107,63 mq.
*2250 - Dune costiere con Juniperus spp. - Il Manuale Tecnico di
Interpretazione dei tipi d’habitat prioritari dell’allegato 1 alla Direttiva CEE
(febbraio 1994) definisce le perticaie costiere di ginepri (Juniperus spp.) come
formazioni di Juniperus turbinata sp. pl. turbinata (= J. Lycia, J phoenicea ssp.
lycia), J. macrocarpa, J. navicularis (= J. transtagana, J. oxycedrus ssp.
transtagana), J. communis delle dune mediterranee e termo-atlantiche.
In generale la vegetazione a Juniperus sp. pl. lungo i litorali peninsulari
italiani rappresenta il relitto di formazioni un tempo estremamente estese ed
oggi per contro fortemente ridotte e degradate.
Sul cordone litorale che va da Torre S. Leonardo a Torre S. Sabina si
estende
una
importante
vegetazione
di
Juniperus
oxycedrus
subsp.
macrocarpa, mentre in contrada Pilone e Rosa Marina si rinviene un bosco a
Juniperus turbinata (= J. phoenicea) che negli anni ’70 si estendeva in
profondità per circa 300-400 m e per una lunghezza di oltre 5 km. Questo
bosco si sviluppa su antiche dune fossili plio-pleistoceniche, mentre Juniperus
14
oxycedrus subsp. macrocarpa si sviluppa sulle dune sabbiose recenti. Il bosco
ospita specie quali: Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia, Myrtus communis, Rubia
peregrina, Smilax aspera, Rhamnus alaternus.
La superficie occupata nel sito è di 151.439,55 mq.
*6620 - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Therobrachypodietea - I percorsi substeppici sono delle formazioni vegetali ben
distribuite in tutto il bacino mediterraneo, anche se sembrano avere il loro
optimum ecologico nella regione occidentale mediterranea. I percorsi
substeppici con graminacee e specie annue si possono ritrovare su vaste aree
della penisola italiana, in particolare nell’Italia meridionale e nelle isole.
Difficilmente, però tali cenosi erbacee danno luogo a coperture estese,
soprattutto nel caso delle comunità essenzialmente di terofite. Questo habitat
prioritario nel sito di indagine risulta essere rappresentato soprattutto da due
formazioni vegetali prevalenti: le steppe a Cymbopogon hirtus e le praterie
terofitiche. Queste ultime sono ascrivibili alla classe Helianthemetea (Br.-Bl. &
al. 1950) Rivas-Goday et Rivas-Martinez 1963 em. Rivas-Martinez 1978, mentre
le
formazioni
vegetali
dominate
soprattutto
da
entità
perenni
quali
Cymbopogon hirtus e Andropogon distachyus rientrano nella classe TheroBrachypodietea Br.-Bl. ex Bolos 1950. Poco rappresentati ed estesi, invece,
anche se presenti sul territorio, sono i pascoli a Poa bulbosa. Tale habitat
nell’area dell’intervento risulta essere ben rappresentato dalle cenosi a
Cymbopogon hirtus, graminacea perenne che con il suo habitus cespitoso
caratterizza il substrato calcareo dei deboli pendii rocciosi. Queste cenosi
vegetali hanno generalmente un’origine secondaria: in seguito alla distruzione
della foresta mediterranea per incendio o taglio del bosco, attraverso gli stadi
intermedi di macchia e gariga, si giunge a delle formazioni erbacee a
carattere xerico più o meno ricche in terofite. E’ comunque ipotizzabile per
queste vegetazioni substeppiche una loro possibile evoluzione e loro
trasformazione in situazioni maggiormente evolute quale quella della macchia
mediterranea.
La superficie occupata nel sito è di 280.830,29 mq.
15
1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine - Si tratta di una
vegetazione di tipo alo-nitrofilo annuale che si sviluppa su sabbia nella parte
della spiaggia meno raggiunta dal moto ondoso e sulla quale si depositano i
residui organici spiaggiati.
La superficie occupata è di 99.437,86 mq.
2. RELAZIONE GEOLOGICA
Tenuto conto che il presente intervento progettuale prevede esclusivamente
la demolizione e ricostruzione del fabbricato esistente non è necessaria la
redazione della relazione geologica, essendo l’area già interessata dalla
presenza del fabbricato.
3. VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE
Scheda di screening ai sensi del D.P.R. n. 120/2003, art. 6, L. R. n. 11/2001, art. 7,
D.G.R. 14 marzo 2006, n. 304 ”Atto di indirizzo e coordinamento per
l’espletamento della procedura di valutazione di incidenza”.
Parte 1- Proponente
Soggetto proponente: Comune di Ostuni
E-mail:
Tel.
Data di presentazione istanza:
Redattore:
Parte 2 – Ubicazione dell’intervento
Inquadramento territoriale:
- Provincia di Brindisi, Comune di Ostuni, Località ex Lido Stefan
Coordinate cartografiche del’intervento (Gauss Boaga): Baricentro dell’area
X_EST
Y_NORD
2732941
4520730
pSIC/ZPS interessati dall’intervento:
Codice: IT9140002
Denominazione: Litorale Brindisino
Eventuali altri SIC/ZPS della Rete Natura 2000 interessati in maniera indiretta:
non presenti
16
Aree naturali protette (ex L.R. 19/97, L. 394/91) interessate: Parco Naturale
Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo”
Ente gestore dell’area naturale/i protetta/e coinvolta/e: Consorzio di Gestione
del Parco Naturale Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San
Leonardo”
Aree ad elevato rischio di crisi ambientale (D.P.R. 12/04/96, D.Lgs. n. 117 del
31/03/98) interessate: /
Destinazione urbanistica (da PRG/PUG) dell’area di intervento:
Il Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Ostuni destina l’area in
oggetto, in larga parte quale
zona “G3 - Verde esistente di interesse
ecologico”.
Classificazione da P.U.T.T./p dell’area di intervento (Ambiti Territoriali Distinti e
Ambiti Territoriali Estesi)
Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e paesaggio”,
approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15 dicembre 2000
n.1748 individua
l’area di Torre Canne-Torre San Leonardo come ambito
territoriale esteso “A” di valore “Eccezionale”.
Vincoli esistenti (idrogeologico, paesaggistico, architettonico, archeologico,
altro):
L’area è sottoposta a vincolo paesaggistico ex legge 1497/39 ed ex legge
431/85 (Decreto Galasso).
Parte 3 – Caratteristiche dell’intervento e relazioni con il Sito Natura 2000
Denominazione progetto:
Progetto di recupero ambientale dell’area ex Lido Stefan per la bonifica e
rinaturalizzazione di un tratto costiero e realizzazione della Casa del Mare del
Parco e di Sentieri blu
L’intervento è direttamente connesso alla conservazione/gestione del Sito?
■ si
□ no
Tipologia del piano/progetto:
17
Recupero ambientale dell’area ex Lido Stefan, la rinaturalizzazione di un tratto
costiero e realizzazione della Casa del Mare del Parco e dei Sentieri blu.
Se rientrante nelle categorie progettuali contenute negli Allegati della L.R.
11/2001 specificare quali: /
Caratteri dimensionali rilevanti dell’intervento (superficie, lunghezza, volume,
ecc.)
L’area di progetto ha una superficie pari a circa 0,6 Ha, di forma rettangolare
allungata in direzione normale alla costa. L’area in questione misura il lato
maggiore pari a circa 150 m ed il lato più corto di 4° m circa.
Breve descrizione del Sito Natura 2000
Il SIC “Litorale Brindisino” (IT9140002) si estende su 7.256 ettari interessando
parte dei territori comunali di Ostuni e di Fasano, in Provincia di Brindisi, a
quota altimetrica compresa tra 16 m s.l.m. e 33 m s.l.m all’interno della
Regione Bio-Geografica Mediterranea.
La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario è dovuta alla presenza
degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nella tabella
seguente (Formulario Standard Natura 2000). Gli habitat prioritari sono
contrassegnati da un asterisco.
Habitat di interesse comunitario segnalati nella Scheda Natura 2000 del SIC “Litorale
Brindisino”
(cod. IT9140002)
Codice
Habitat
6220*
1120*
2250*
1510*
1210
Nome Habitat
Percorsi sub-steppici di graminacee e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae)
Dune costiere con Juniperus spp.
Steppe salate mediterranee
Vegetazione annua delle linee di deposito marine
Copertura % nel
sito
10
50
6
5
2
Dal punto di vista ambientale, si è in presenza di tre macroaree: il litorale
sabbioso con il suo imponente sistema dunale, un’area umida di forte valenza
paesaggistica con un interessante e fragile ecosistema che va salvaguardato
dalla costante pressione antropica, un sistema di lame che scende dalla
scarpata murgiana.
18
La spiaggia, in fase di arretramento, deve la sua conformazione all’azione
morfogenetica di
sovrapposizione in più fasi di depositi eolici e marini, durante
l’Olocene. I sedimenti che la costituiscono sono sabbie carbonatiche medio-fini
derivanti dalla disgregazione delle calcareniti, ciottoli e bioclasti in piccole quantità.
Talvolta si riconoscono minerali vulcanici provenienti dal Monte Vulture, recapitati a
mare dal Fiume Ofanto e distribuiti lungo la costa adriatica dal drifting litoraneo.
Imponente è il cordone dunale che svolge un ruolo di fascia tampone sotto il
profilo fisico e biotico e sostiene un gran numero di habitat naturali
particolarmente ricchi di specie vegetali ed animali. La sua formazione è
legata alla deposizione di materiale di origine marina e continentale, sul
terrazzo di V ordine costituito dalla Calcarenite di Gravina. Le dune sono
formate da sabbie calcaree biancastre e grigio-giallastre, calcareniti tenere,
ben classate di colore grigio-giallastro e da un deposito eolico a grande
angolo.
La zona umida costiera retrodunale rappresenta una situazione di delicato
equilibrio tra diversi processi geomorfologici tra cui l’azione dei corsi d’acqua,
la presenza di emergenze sorgentizie e la forza del mare. In quest’area, situata
tra due cordoni dunali di età diversa, l'acqua freatica può raggiungere la
superficie
del
suolo,
formando
bacini
poco
profondi,
permanenti
e
semipermanenti; l’esistenza di canali di collegamento tra questi bacini e il
mare fa sì che ci sia un continuo scambio tra le acque dolci e quelle marine.
Allontanandosi dalla fascia costiera, il paesaggio è dominato dall’antico
reticolo idrografico, costituito da una serie di lame con pareti per lo più
subverticali e un fondovalle piuttosto piatto, occupato da depositi eluviali e
colluviali. Si tratta di corsi d’acqua che si attivano durante precipitazioni di
notevole intensità convogliando le acque meteoriche che da monte
giungono sino a valle per poi sfociare nel mare Adriatico.
Dal punto di vista vegetazionale, lungo il litorale sabbioso, le specie
maggiormente riscontrabili sono lo Sparto pungente, la Gramigna delle
spiagge, l’Erba medica marina, il Giglio marino, l’Euforbia marittima, la
Violaciocca di mare, il Vilucchio marittimo, l’Inula di bacicci, la Santolina delle
spiaggie. Le specie arbustive ed arborescenti, presenti sulla cresta della duna
19
e nella zona retrodunale sono il Lentisco, l’Ilatro comune, il Mirto, il Ginepro
fenicio ed il Ginepro coccolone.
La vegetazione igrofila nell’area umida retrodunale è costituita da fitti canneti tra cui
prevale la Cannuccia di palude, da Brasca pettinata, tipica di acque a debole
salinità ed elevata durezza. Tra le specie alofile si riscontra la presenza di Astro di
mare, salicornie e Atriplice portulacoides, tipiche di aree palustri ad elevata salinità.
Dove il substrato ha la salinità più bassa si trovano ampi giuncheti con prevalenza di
Giunco marittimo e di Giunco pungente.
All’interno e in prossimità delle lame la vegetazione cambia aspetto; si tratta infatti di
specie tipiche della macchia mediterranea con gariga costituita in gran parte da
Timo, Satureja montana e Asfodeli, Lentisco, Perastro e Biancospino, Leccio, Cisto,
Alaterno, Ginestre ed Olivastro ed alcuni esemplari di notevole importanza di
Roverella.
Dal punto di vista faunistico, la fascia costiera, l’area umida e il sistema di
lame sono habitat privilegiati per alcune specie di uccelli stanziali e migratori,
per gli anatidi e per alcune specie di anfibi e rettili.
Tra gli uccelli di interesse comunitario elencati nell’Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE e presenti nel SIC vi sono: Sgarza Ciuffetto (cod. A024),
Airone rosso (cod.A029), Tarabuso (cod. A021), Tarabusino (cod.A022),
Nitticora (cod. A023), Airone bianco maggiore (cod. A027), Garzetta (cod.
A026), Mignattaio (cod. A032), Falco di Palude (cod. A081), Martin Pescatore
(cod. A229), Forapaglia castagnolo (cod. A293), Mignattino Piombato (cod.
A196), Mignattino (A197), Albanella Reale (cod. A082), Albanella Pallida (cod.
A083), Albanella minore (cod. A084), Cavaliere d’Italia (cod. A131), Fraticello
(cod. A195), Beccapesci (cod. A191).
I rettili di interesse comunitario – Direttiva Habitat 92/43/CEE sono: Tartaruga
marina comune (cod. 1224), Testuggine Plaustre (cod. 1220), Cervone (cod.
1279), Colubro leopardino (cod. 1293).
Presenza di habitat/specie prioritarie:
□ si
■ no
Quali:
Gli habitat prioritari che ricadono nella zona di intervento sono:
20
Superficie del pSIC/ZPS interessata (direttamente o indirettamente)
dall’intervento:
L’area di progetto è di superficie pari a circa 6000 mq e ricade totalmente
nella perimetrazione del SIC.
Sottrazione diretta di habitat di interesse comunitario:
□ si
■ no
prioritario:
□ si
Quali
/
Superficie
■ no
/
Descrizione di come il progetto (da solo o per azione combinata) incida sul
sito Natura 2000
Matrice dello screening relativa al Progetto di interessante il Sito di Interesse
Comunitario “Litorale Brindisino”
Descrizione dei singoli 1 - Interventi di riqualificazione dell’area attraverso
elementi del progetto lo svellimento delle pavimentazioni che hanno
(sia isolatamente sia in determinato la completa impermeabilizzazione del
congiunzione con altri suolo, l’eliminazione della copertura precaria della
piani/progetti)
che pavimentazione in cemento e l’eliminazione delle
possono produrre un specie alloctone - Come già evidenziato nella
impatto sul sito Natura “Relazione naturalistica e d’inquadramento”, tra i
2000
fattori di degrado e tra le emergenze riscontrate
nell’area d’intervento vi è la presenza di estese
superfici
impermeabilizzate;
dunque,
preventivamente all’esecuzione di tutte le altre
opere previste in progetto, sarà effettuato lo
svellimento di tutte le pavimentazioni in cemento
e/o mattonelle. La rimozione delle pavimentazioni
sarà eseguita con l’ausilio di mezzi meccanici.
Relativamente
agli
interventi
sulla
vegetazione, invece, si provvederà all’eradicazione
di tutte le specie esotiche ed alloctone presenti
nell’area d’intervento.
Tutte le operazioni appena descritte saranno
realizzate, nelle zone indicate dalla Direzione Lavori,
manualmente e/o mediante l’ausilio di mezzi
meccanici, attrezzi e piccole macchine portate a
spalla.
Il materiale di risulta ed i rifiuti saranno raccolti
ed accumulati in zone appositamente allestite
21
lungo la viabilità posta in prossimità dell’area
d’intervento, immediatamente caricati su un mezzo
autorizzato al trasporto e smaltiti in discarica
autorizzata o in impianto di recupero.
Tutti gli interventi dovranno seguire le
disposizioni impartite dalla Direzione Lavori, dai
Responsabili della Sicurezza e le prescrizioni dettate
in fase di valutazione d’incidenza ambientale; in
particolare, bisognerà osservare il divieto di
stoccaggio dei rifiuti su superfici coperte da habitat
di interesse comunitario e sarà importante, in fase di
allestimento delle aree di stoccaggio, evitare la
contaminazione del suolo e/o della falda.
2 - Interventi di demolizione dei fabbricati abusivi e
fatiscenti ed eliminazione e smaltimento delle
coperture in cemento-amianto – Gli interventi di
riqualificazione dell’area dell’ex Lido Stefan
prevedono inoltre la demolizione di tutti i fabbricati
abusivi e fatiscenti, distribuiti in maniera caotica e
realizzati con materiali precari e non a norma di
legge.
Le operazioni di demolizione comprendono,
inoltre,
la bonifica e la rimozione di tutte le
coperture realizzate con lastre in cemento-amianto
su strutture in ferro a falde, realizzata come segue:
− prelievo del campione in amianto - cemento
da più punti per l'esame difrattometrico, in
modo da stabilire la concentrazione di fibre
d'amianto per la successiva collocazione tra
le varie categorie dei rifiuti - L. n° 475 del
09.11.1988;
− preparazione del piano di lavoro e di
sicurezza alla USL di competenza territoriale
per l'ottenimento del parere favorevole in
ottemperanza a tutte le normative vigenti in
materia
di
sicurezza,
prevenzione
e
miglioramenti, tecniche ed obblighi per la
tutela dei lavoratori e degli ambienti di
lavoro, trattamento dei rifiuti;
− smontaggio delle lastre, liberate da viti o
chiodi badando a non provocare nessuna
rottura, successivo posizionamento in quota
su pallets sigillati a tenuta a cellophane,
identificazione con appositi marchi sia di
soffittatura che di copertura;
− eventuale recupero del materassino isolante
nei sacchi di polietilene, accatastamento
22
discesa a terra e successivo smaltimento;
− discesa a terra dei bancali di cementoamianto e dislocamento in area delimitata
del cantiere pronti per essere smaltiti, tramite
trasportatore
autorizzato
in
discarica
dichiarata conforme alle le normative vigenti
alla ricezione dei rifiuti di classe 2a e
categoria B detti "speciali" (nel caso in cui il
valore è inferiore a 100 mg/kg), D.P.R.08.08.94.
Tutti gli interventi dovranno seguire le
disposizioni impartite dalla Direzione Lavori, dai
Responsabili della Sicurezza e le prescrizioni dettate
in fase di valutazione d’incidenza ambientale;
3 - Ripristino del cordone dunale e rinaturalizzazione
del retroduna - La serie di interventi di seguito
proposti hanno lo scopo di cancellare i segni delle
azioni antropiche sul cordone dunale, lasciando
solo ai fenomeni di natura geologica, climatica ed
all’azione di onde e correnti marine, il compito di
trasportare e distribuire lungo la costa i materiali
sabbiosi ed incoerenti.
Il compito che spetta alle opere in progetto,
seguendo l’approccio dell’ingegneria naturalistica
nella conservazione degli ambienti dunali, è quello
di ottenere un il ripristino del cordone dunale
combinato al restauro delle fitocenosi, mediante
l’utilizzo di specie vegetali tipiche del luogo e
riprodotte partendo da materiale di propagazione
locale.
L’azione sinergica di queste due tipologie
d’intervento dovrebbe avere il vantaggio di
innescare
quasi
da
subito
dinamiche
di
stabilizzazione
del
materiale
incoerente, di
deposizione di quello trasportato dalle mareggiate
e dal vento e di consentire la ricolonizzazione da
parte di specie vegetali alofile e psammofile delle
parti di duna da tempo prive di vegetazione ed
esposte ad azioni erosive e demolitive. Le opere
che andranno ad essere realizzate saranno
altamente compatibili dal punto di vista
paesaggistico, con le valenze e gli equilibri
ambientali.
A seguito di rilievi ed analisi delle diverse
forme di erosione agenti e delle loro interazioni
critiche, sono stati progettati specifici interventi di
23
controllo delle diverse forme di erosione e dissesto:
− sistemi frangivento di differente forma e
dimensione, realizzati con materiali naturali
(stuoie di canna e paletti di castagno);
− opere
di
contenimento
e
di
consolidamento delle sabbie mediante
l’utilizzo di incannucciati associati a bioreti
in fibra di juta.
Questi interventi saranno completati dalla
realizzazione di recinzioni dissuasive e da altre
infrastrutture leggere descritte nei paragrafi
successivi.
Al termine delle operazioni appena elencate
si provvederà all’impianto della vegetazione.
Nei luoghi in cui non è previsto il restauro
vegetazionale sarà dato agli schermi frangivento il
compito di creare condizioni idonee, dal punto di
vista fisico e biologico, all’affermazione naturale
delle specie presenti sulla duna, limitando, così,
l’intervento umano.
Il restauro del cordone dunale prevede, in
primo luogo, la ridefinizione del profilo della duna e
dei percorsi d’accesso alla spiaggia mediante
l’apporto di sabbia che sarà prelevata da punti di
concentramento prossimi al luogo dell’intervento e
che successivamente verrà ben compattata.
Tali operazioni, sotto il diretto indirizzo della
Direzione Lavori, saranno eseguite mediante l’utilizzo
di opportuni mezzi meccanici per i punti di restauro
facilmente accessibili e dove il quantitativo di
materiale sabbioso da mobilitare risulta maggiore;
nei punti, invece, più delicati, difficilmente
accessibili, o dove la vegetazione e la fauna
potrebbero subire disturbi o danni, si provvederà ad
operazioni esclusivamente manuali, mediante la
predisposizione di tavolati adagiati al suolo per
facilitare il trasporto della sabbia dal punto di
concentramento al punto di restauro mediante
l’utilizzo di carriole.
In generale, sia nel caso di uso dei mezzi
meccanici che nel casi di lavoro manuale, il
compattamento finale della sabbia dovrà essere
eseguito attraverso battitura manuale o con rulli
portati a mano.
Si è stimato che, complessivamente,
dovranno
essere
mobilitati,
riposizionati
e
compattati circa 500 mc di materiale sabbioso,
24
lungo il cordone dunale, così come indicato negli
elaborati progettuali e, comunque, seguendo le
indicazioni della DD.LL..
Successivamente al rimodellamento del
profilo dunale, la parte di duna prossima al mare
(versante marino) sarà protetta da azioni erosive
grazie alla posa in opera di georete in fibra naturale
(juta) del peso di 500g/mq; la stessa sarà fissata al
suolo mediante picchetti di castagno infissi per ogni
mq
di
superficie
trattata.
Per
assicurare
definitivamente la georete al suolo, lungo il margine
della stessa saranno poste delle graffe a 40 cm
l’una dall’altra.
Anche queste operazioni saranno eseguite
manualmente prima della realizzazione delle
barriere
frangivento
e
dell’impianto
della
vegetazione.
Lungo il versante marino del cordone dunale,
si procederà alla posa in opera di georete.
Si
provvederà,
successivamente,
alla
realizzazione delle barriere frangivento che avranno
il compito di captare il materiale sabbioso
trasportato dal vento; si seguiranno due differenti
schemi d’impianto del frangivento che potranno
essere utilizzati alternativamente a seconda delle
tipologie e conformazioni di superfici da restaurare.
Il primo prevede la realizzazione di barriere
costituite da schermi montati a scacchiera, con
moduli quadrati di circa 1,5-2,0 m di lato, disposti
planimetricamente in modo disomogeneo, ma
tendenzialmente orientati ortogonalmente alla
direzione dei venti dominanti.
La struttura portante sarà costituita da paletti
di castagno di altezza pari ad 1 m (Ø 6-8 cm); questi
saranno interrati per 30-40 cm, posti ai vertici del
quadrato e collegati tra loro da tre ordini di spago
di canapa (diametro 4 mm). Quindi, gli schermi,
costituiti da canne pre-tessute, in modo tale da
risultare permeabili al vento (presenza di vuoti pari
al 50%), saranno interrati per 30-40 cm ed assicurati
allo spago di canapa ed ai paletti di vertice.
L’altezza fuori terra del sistema schermante sarà di
60-70 cm.
Particolare attenzione dovrà essere posta alla
rifinitura degli spigoli che dovranno essere
opportunamente rinforzati onde evitare che il
vento, agente parallelamente alle barriere, possa
25
causare danni.
Il secondo schema di frangivento prevede la
realizzazione di barriere parallele poste a distanza
decrescente procedendo, sempre sul versante
marino del cordone dunale, da mare verso
l’entroterra.
Ogni barriera sarà realizzata con lo stesso
principio di quelle descritte per lo schema a
scacchiera, cioè si infiggeranno i paletti di
castagno (h = 1m, Ø 6-8 cm), in linea nella sabbia e
ad interdistanza di 1,5 m; questi saranno collegati
da tre ordini di spago di canapa (diametro 4 mm),
ai quali saranno fissati gli incannucciati pre-tessuti
che saranno parzialmente interrati.
La localizzazione dei frangivento ed il corretto
montaggio, oltre ad essere riportati negli elaborati
progettuali, dovranno seguire le indicazioni
impartite dalla DD.LL..
Il restauro vegetazionale, che avverrà
successivamente agli interventi di restauro fisico, e
la creazione di una fascia tampone nei pressi del
confine con il lido posto a sud-est dell’area di
progetto, hanno rispettivamente lo scopo di
ripristinare la presenza di vegetazione nei punti della
duna denudati ed interessati da fenomeni erosivi e
di schermare, ad opportuna distanza, l’area umida
retrodunale dal disturbo proveniente dal lido
confinante.
Le specie utilizzate, erbacee ed arbustive,
varieranno a seconda dell’ubicazione sulla duna
delle superfici da restaurare (versante marino,
cresta della duna, versante continentale); la scelta
comunque ricadrà sulle seguenti:
• Agropyron junceum (L.) Beauv.;
• Pancratium maritimum L.;
• Ammophila littoralis L.;
• Medicago marina L.;
• Juniperus oxycedrus L. subsp.
macrocarpa (S. et S.) Ball.;
• Juniperus phoenicea L. subsp. lycia
Molinier et Bolòs;
• Phillyrea angustifolia L.;
• Pistacia lentiscus L.;
• Mirtus communis L.;
• Quercus ilex L..
Il numero di piante di Leccio da impiantare
crescerà procedendo verso l'interno (in direzione
26
Statale n. 379), simulando così la potenziale
seriazione spaziale delle fitocenosi tipiche della
fascia costiera (Kachileto, agropireto, ammofileto,
ecc.).
Le piante, ottenute preferibilmente a partire
da materiale di propagazione reperito in loco, per
evitare inquinamento genetico delle fitocenosi,
proverranno da vivai specializzati e certificati ai
sensi delle vigenti leggi in materia forestale e
saranno messe a dimora con una densità variabile
a seconda che si tratti di specie erbacee
alofile/psammofile e specie arbustive tipiche delle
fitocenosi dalla fisionomia a macchia. Le prime
(alofite e psammofite) saranno poste al piede della
duna, tra gli schermi frangivento e subito dietro
questi, in prossimità della cresta dunale, con una
densità di 4 piante/mq; le seconde (specie
arbustive) saranno impiantate a gruppi, nel
retroduna, con una densità inferiore, al fine di
ottenere sesti d’impianto non superiori ad 1,5 x 1,5
m.
Per le specie arbustive si preferirà l’utilizzo di
giovani semenzali, mentre le specie erbacee
potranno essere ottenute mediante il prelievo e la
moltiplicazione di parti di pianta (talee, etc.) oltre
che da seme.
Per gli interventi proposti si farà ricorso,
preferibilmente, all’utilizzo di materiale vegetale
radicato, anziché all’utilizzo di sementi, per il
semplice fatto che le operazioni previste in progetto
saranno eseguite tra i mesi di gennaio e marzo,
quindi ben oltre il periodo più idoneo alla raccolta
di semi ed alla messa a dimora degli stessi.
Importante sarà, al momento delle operazioni
d’impianto, non danneggiare
la vegetazione
esistente.
Il numero di piante o parti di piante che
complessivamente saranno messe a dimora è pari a
1.721 ed il materiale vivaistico, privo di fitopatie,
dovrà avere equilibrato sviluppo e presentare un
apparato radicale ben conformato (assenza di
radici attorcigliate, spiralate e parassitate).
Le piantine saranno allevate in contenitore
(fitocella e/o vaso) e verranno collocate a dimora
in buche scavate manualmente di opportune
dimensioni.
L’impianto verrà realizzato nel periodo di
riposo vegetativo, a partire dal mese di febbraio e
27
non oltre il mese di marzo. Subito dopo l’impianto si
effettuerà
una
prima
concimazione
ed
un’irrigazione con una quantità d’acqua per
piantina non inferiore a 20 l.
Gli interventi di restauro vegetazionale del
cordone dunale risultano essere quelli più delicati in
quanto il periodo previsto per l’impianto è a rischio
di gelate tardive e prossimo a quello di ripresa
vegetativa; dunque, se non eseguito in tempo,
l’impianto della vegetazione potrebbe essere
vanificato dalla mancanza di attecchimento e da
un elevato numero di fallanze.
Dovendo operare prima con il restauro fisico,
si rende necessario organizzare due o più squadre
di operai, opportunamente formati o con
esperienza in operazioni di questo tipo, al fine di
compiere le operazioni di restauro fisico e
vegetazionale del cordone dunale nel miglior modo
e nei tempi precedentemente indicati in relazione
(febbraio-marzo).
4 - Disciplina degli accessi alla spiaggia - Il
completamento del restauro del sistema dunale
necessita di opere che siano in grado di disciplinare
l’attraversamento delle dune e l’accesso alla
spiaggia, evitando il calpestamento della duna;
quindi si provvederà alla sostituzione delle passerelle
preesistenti che poggiano direttamente sulla duna,
con passerelle sopraelevate utili alla corretta
fruizione del litorale ed alla tutela del patrimonio
naturalistico in esso contenuto.
La passerella pedonale sopraelevata, che
collegherà l’area della Casa del Mare (retroduna)
alla spiaggia ed al lido attrezzato anche per
soggetti diversamente abili, di nuova realizzazione,
avrà il compito di permettere lo scavalcamento più
agevole della duna da parte dei bagnanti e, nel
contempo, il movimento della sabbia trasportata
dal vento e l’affermarsi della vegetazione al disotto
della passerella stessa; sarà realizzata in legno di
pino o abete secondo gli schemi grafici presenti
negli elaborati progettuali e sotto indicazioni fornite
dalla DD.LL.. Detta passerella avrà pendenza
longitudinale massima delle rampe pari al 7%, al fine
di permettere il transito in autonomia di persone
28
che utilizzano sedie a ruote o che spingono
passeggini. Lungo le rampe con pendenza
longitudinale superiore al 5%, ogni 9-10 m circa sarà
realizzata una piazzola orizzontale di riposo. La
passerella, opportunamente dimensionata, sarà
dotata, lungo tutto il percorso, di corrimano ed avrà
il piano di calpestio costituito da tavolato non
piallato, con superficie ruvida e di larghezza utile
variabile tra i 150 ed i 200 cm, tale da consentire
l’agevole incrocio dei pedoni. Il raccordo iniziale e
terminale tra pendenze e fondo pianeggiante
dovrà essere realizzato in maniera tale da non
causare incidenti ai passanti, soprattutto ai non
vedenti ed ai diversamente abili. L’andamento
della passerella e le pendenze longitudinali
potranno subite modifiche in fase di esecuzione dei
lavori relativamente al fatto che la duna puo’ subire
stagionalmente spostamenti e variazione di quota a
causa delle mareggiate e degli eventi atmosferici;
resta però invariabile il dato della pendenza massima che non dovrà mai essere superiore al 7%.
La passerella in progetto è state concepita
secondo un sistema modulare di montaggio
costituito da elementi lignei tenuti insieme da
bulloneria e viteria in acciaio, utile alla sostituzione
di pezzi danneggiati o reintegrazione di parti
mancanti.
Il legname utilizzato per la realizzazione della
passerella sarà impregnato in loco, prima del della
posa in opera, mediante l’applicazione di doppia
mano di vernici protettive all’acqua.
L’area interessata dal progetto sarà dotata di
cartellonistica informativa, realizzata secondo gli
schemi grafici degli elaborati progettuali, posta in
prossimità del piede della duna, lungo la spiaggia;
inoltre, si provvederà a dotare di cartellonistica i
varchi ed i percorsi di accesso alla spiaggia.
5 - Interventi di manutenzione straordinaria e
recupero funzionale di parte del fabbricato
preesistente da destinare ad attrezzature pubbliche:
Casa del Mare – Gli interventi si seguito descritti
avranno lo scopo si recuperare, attraverso
operazioni di ristrutturazione, il fabbricato che
presenta un migliore stato di conservazione. Tale
fabbricato, della estensione di circa 140 mq, escluso
il porticato/veranda esterna, sarà destinato alla
realizzazione della Casa del Mare, al fine di
29
consentire la conoscenza e la corretta fruizione
delle risorse ambientali presenti nel sistema marespiaggia-duna-retroduna.
La casa del Mare rappresenterà un centro
visita costiero del Parco e sarà il punto di confluenza
dei sentieri esistenti dell’area umida di Fiume Morelli
con i sentieri blu, di nuova realizzazione, volti alla
scoperta e alla conoscenza dell’habitat marino del
posidonieto; al suo interno saranno, inoltre, allestiti:
aule didattiche, un piccolo Museo del mare, una
zona ristoro e servizi igienico-sanitari.
Gli interventi di manutenzione e recupero
funzionale
inseriti
nel
presente
progetto
prevederanno:
- il rifacimento del solaio in latero-cemeto,
dei pavimenti e degli intonaci interni ed
esterni;
- il rifacimento degli infissi interni ed esterni;
- la realizzazione delle nuove tramezzature
interne per la ripartizione degli ambienti;
- l’adeguamento degli impianti: elettrico,
d’illuminazione,
idrico,
fognario,
di
condizionamento,
telefonico
e
di
cablaggio internet, di allarme;
- realizzazione del porticato utile allo
svolgimento
di
attività
didattiche
all’aperto e di scala esterna.
L’intera area sarà dotata di recinzione.
Descrizione di eventuali
impatti diretti, indiretti e
secondari del progetto
(sia isolatamente che in
congiunzione con altri)
sul sito Natura 2000 in
relazione ai seguenti
elementi:
-
-
-
Dimensione ed
entità
Superficie
occupata
Distanza dal Sito
Natura 2000 o
caratteristiche
salienti del sito
Fabbisogno
in
termini di risorse
(estrazione
di
acqua, ecc.)
Emissioni
-L’intero progetto ricadente nel SIC “Litorale
Brindisino”, ha un impatto areale positivo in quanto
trattasi del recupero di emergenze naturali e la
eliminazioni della quasi totalità di manufatti
fatiscenti esistenti, ripristinando la permeabilità del
suolo. E’ prevista la creazione di un collegamento
tra area retrodunale e area costiera per la fruizione
controllata da parte della comunità e la
rinaturalizzazione dell’area attraverso l’impianto di
vegetazione scelta tra le specie tipiche degli
habitat presenti nel SIC.
-In termini di risorse naturali, il fabbisogno risulta nullo
in quanto non è prevista estrazione di acqua o altra
risorsa.
-Non sono previste emissioni, se non quelle
temporanee dei mezzi che garantiranno i lavori.
-Saranno eseguiti scavi di modesta profondità,
necessari alla manutenzione straordinaria e
recupero funzionale di parte del fabbricato
preesistente da adibire a Casa del Mare. L’unico
30
-
-
-
(smaltimento in
terra,
acqua,
aria)
Dimensioni degli
scavi
Esigenze
di
trasporto
Durata
della
fase
di
edificazione
Operatività
e
smantellamento,
ecc.
Altro
scavo di maggiore profondità sarà quello
necessario a creare la riserva idrica interrata
(dimensioni m 3,6x9,9x2,5(h)) che permetterà di
recuperare le acque piovane per le irrigazioni di
soccorso alla vegetazione di nuovo impianto.
I materiali provenienti dagli scavi saranno utilizzati
per la ricostruzione del retroduna che, allo stato
attuale, risulta tagliato per aver lasciato posto a
fabbricati abusivi destinati ora alla demolizione.
Saranno eseguiti scavi puntuali di 30-40 cm
necessari all’infissione delle barriere frangivento che
saranno create con paletti di castagno e canne
pre-tessute; di 50-70 cm per infiggere le
staccionate, le fondazioni della passerella in legno
e la cartellonistica/segnaletica. Dopo l’infissione dei
pali, il tutto verrà ricoperto con terreno ed
opportunamente costipato. Questi scavi saranno
effettuati in aree dove è assente vegetazione di
pregio.
-Per le esigenze di trasporto si utilizzerà la viabilità
già esistente.
-Non è previsto alcun tipo di edificazione.
-Tutto il materiale raccolto come rifiuti abbandonati,
specie alloctone e infestanti verrà smaltito, a norma
di legge, in apposite discariche.
Descrizione
dei
-Gli interventi in progetto non apporteranno riduzioni
cambiamenti
che
di habitat e frammentazione dello stesso ma, al
potrebbero
verificarsi
contrario,
contribuiranno
al
recupero,
alla
nel sito in seguito a
rinaturalizzazione e alla tutela di zone sottoposte a
- Una
riduzione
stress da parte dell’uomo soprattutto nei mesi estivi.
dell’area
-Non è prevista la perturbazione di popolazioni di
dell’habitat
- La perturbazione alcuna specie prioritaria tutelata dal sito Rete
di
specie Natura 2000;
-Gli
interventi
non
comporteranno
la
fondamentali
frammentazione di habitat o di specie ma, al
- La
frammentazione contrario, avranno lo scopo di aumentare la
dell’habitat
o connettività generale tra gli habitat naturali e la
delle specie
riduzione della frammentazione (ad esempio,
- La
riduzione attraverso il ripristino del cordone dunale laddove
nella
densità
completamente asportato o attraverso il recupero
delle specie
del bacino idrico a SE dell’area di intervento
- Variazioni negli
completamente interrito).
indicatori
chiave
del - Non sono previste variazioni degli indicatori chiave
valore
di del valore di conservazione.
-Non sono previste variazioni dei fattori climatici.
conservazione
(qualità
dell’acqua,
ecc.)
31
-
Cambiamenti
climatici.
Descrizione
di
ogni
probabile impatto sul
sito
Natura
2000
complessivamente
in
termini di:
-
-
Interferenze con
le
relazioni
principali
che
determinano la
struttura del sito
Interferenze con
le
relazioni
principali
che
determinano la
funzione del sito
Fornitura degli indicatori
atti
a
valutare
la
significatività
dell’incidenza sul sito,
identificati in base agli
effetti sopra individuati
in termini di:
-
-Non sono previste interferenze permanenti con le
funzioni principali che determinano la struttura del
sito.
-Temporanee interferenze negative relative agli
aspetti funzionali del sito potrebbero verificarsi solo
in fase di cantiere a causa dell’utilizzo dei automezzi
utilizzati per la demolizione di fabbricati, delle
impermeabilizzazioni del suolo e per le lavorazioni
previste in progetto. Le temporanee emissioni
sonore e atmosferiche potrebbero interferire
negativamente con l’avifauna e la fauna terrestre.
-Non sono previsti impatti sulle specie vegetali.
-Perturbazione momentanea di habitat e specie è
limitata al periodo dei lavori.
-I fruitori dell’area marina, successivamente ai lavori,
utilizzeranno gli accessi a mare regolamentati senza
alterare il fragile equilibrio dell’ecosistema dunale
ed umido.
Perdita
Frammentazione
Distruzione
Perturbazione
Cambiamenti
negli elementi
principali
del
sito
(ad
es.
qualità
dell’acqua..)
Descrizione, in base a
quanto sopra riportato,
degli
elementi
del
piano/progetto o della
loro combinazione, per i
quali
gli
impatti
individuati
possono
essere significativi o per
i quali l’entità degli
impatti
non
è
conosciuta
o
prevedibile.
Limitando al minimo il transito di automezzi,
utilizzando
attrezzature
che
non
causano
inquinamento acustico, operando in periodi
differenti da quelli di riproduzione per le specie della
fauna si ritiene che, sulla base delle valutazioni
effettuate, gli impatti delle operazioni previste in
progetto non debbano essere ritenuti significativi.
32
Descrizione di altri progetti che possono dare effetti combinati
/
Spiegazione del perchè gli effetti non si debbano considerare significativi
/
Durata dell’intervento:
La incidenza delle attività del progetto è limitata alla fase di cantiere in
quanto, trattandosi di interventi di riqualificazione naturalistica, a regime è
previsto esclusivamente un miglioramento della qualità degli habitat.
Mesi
Fase
1-2
3-4
5-6
7-8
demolizioni e svellimenti
eliminazione di specie vegetali
alloctone
ripristino manufatti edili
restauro/ricostruzione del cordone
dunale
disciplina degli accessi alla spiaggia
realizzazione di percorsi naturalistici
fornitura materiali informativi e
didattici
collaudi
Esercizio: inesistente
Dismissione: inesistente
Tipo di finanziamento utilizzato:
□ Privato
□ Comunitario
□ Nazionale
■ Locale
POR FESR Puglia 2007/2013 Linea 4.4 Azione 4.4.3 - “Interventi di valorizzazione
finalizzati ad elevare la fruizione di aree
ambientali omogenee individuate in piani
di azione esistenti”
33
□ Altro
Parte 4 – Altri pareri acquisiti
Pronuncia amministrazioni interessate:
1. Regione Puglia– Servizio Assetto del Territorio. Richiesta Autorizzazione
Paesaggistica ai sensi del PUTT-Paesaggio della Puglia. Richiesta parere.)
4. RELAZIONE PAESAGGISTICA
4.1 - PREMESSA
La Regione Puglia - Servizio Assetto del Territorio con la Struttura di
Gestione PO FESR 2007-20013 Asse IV Linea di Intervento 4.4 Azione 4.3 ha
convocato in data 13 ottobre 2011 il Comune di Ostuni ad un Tavolo
concertativo nel quale condividere interventi da attuare con la Linea
d’intervento sopra indicata. Il Comune di Ostuni in quanto soggetto capofila
del SIC Litorale brindisino dotato di un Piano di gestione approvato, durante
l’incontro ha fornito una serie di priorità di interventi per consentire una
fruizione sostenibile della costa al fine di ridurre la pressione sugli habitat
naturali.
Nell’ambito del Tavolo di cui sopra, in attuazione del PO FESR 2007/2013
le risorse disponibili sono complessivamente di 3.000.000,00 Euro. Per
l’assegnazione di dette risorse, i soggetti gestori delle aree protette del
territorio pugliese, hanno presentato dei progetti preliminari con un quadro
economico dei costi.
In quest’ottica, si è giunti da parte del Comune di Ostuni alla
condivisione del Progetto di recupero ambientale dell’area ex Lido Stefan per
la bonifica e rinaturalizzazione di un tratto costiero e realizzazione della Casa
del Mare del Parco delle Dune Costiere e dei Sentieri blu.
Tale Progetto, in coerenza con
le emergenze segnalate e le azioni
previste nel Piano di Gestione del SIC, prevede l’utilizzo di una somma
complessiva pari a Euro 500.000,00.
34
L’area del Parco Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San
Leonardo” è sottoposta ad una serie di pressioni antropiche, che portano alla
riduzione, alterazione e frammentazione degli habitat ed il rischio della
scomparsa di specie della flora e della fauna. Dette minacce sono
rappresentate da:
-
urbanizzazione ed aumento delle strutture turistiche;
-
presenza di stabilimenti balneari con annesse aree parcheggio nel
retroduna
che compromettono gli equilibri ecologici su cui si regge il sistema
spiaggia-duna-retroduna;
-
presenza di strade, barriere che interrompono la continuità
ecologica;
-
aumento della superficie agraria;
-
incendi;
-
riduzione e alterazione zone umide;
-
alterazione delle lame e delle biocenosi ad esse collegate
Gli habitat costieri e marini sono fortemente sottoposti a stress durante il
periodo estivo per la forte fruizione turistica balneare. Molti dei bagnanti non
sono a conoscenza della presenza di un’area naturale protetta e di habitat e
specie di interesse comunitario. Popolazione locale, operatori economici e
visitatori sono generalmente disinformati del fatto di trovarsi all’interno di
un’area SIC o di un Parco, delle sue valenze ambientali, faunistiche, delle
norme comportamentali da tenere e delle opportunità che il sito può
rappresentare per il territorio.
Il progetto è in accordo con le indicazioni dell’Ufficio Parchi della
Regione Puglia e con il Piano di Gestione del SIC “Litorale Brindisino”, adottato
con Deliberazione della Giunta Regionale 4 giugno 2009 n. 938, che inquadra
gli interventi di seguito proposti tra gli “Interventi Attivi (IA)” di “Tutela e
gestione degli habitat e specie di interesse comunitario”.
La relazione paesaggistica, prevista per la verifica della compatibilità
paesaggistica ex art. 146 del D.lgs. n°42/2004 e s.m.i., è stata compilata
secondo quanto dettato dal D.P.C.M. del 12 dicembre 2005. Dal punto di vista
35
normativo regionale, ed in particolare per quanto riguarda le prescrizioni e i
regimi di tutela delle emergenze presenti nell’area in studio, è stato
considerato il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e
paesaggio”, approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15
dicembre 2000, n. 1748.
4.2 - INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Il Sito d’Interesse Comunitario IT 9140002 “Litorale brindisino” ed il Parco
naturale regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo”,
ricadenti nel territorio dei Comuni di Ostuni e Fasano, sono ubicati lungo il
litorale adriatico pugliese a circa 9 Km a nord-ovest di Ostuni.
Il SIC si estende per circa 6 Kmq e la sua superficie rientra per la maggior
parte nell’attuale perimetrazione del Parco naturale regionale; quest’ultimo,
istituito con L.R. 27 Ottobre 2006, n. 31, si estende per poco più di 875 ha.
Il Parco Regionale è attraversato dalla Strada Statale 379 che corre
parallelamente alla linea di costa e che, indicativamente, può essere
considerata come linea di divisione tra la fascia di costa a diretto contatto
con il Mare Adriatico, comprendente le aree umide retrodunali, le dune
litoranee, gli insediamenti turistico-balneari, e quella più interna, costituita da
terreni seminativi ed olivetati, dalle “lame” e dalle dune più antiche, ricoperte
da vegetazione sub-steppica ricca di orchidaceae.
L’area oggetto di intervento, estesa circa 6000 mq, su cui insiste l’ex Lido
Stefan, è ubicata proprio all’interno della prima fascia, quella prossima al
mare comprendente il cordone dunale con la fascia di bassa costa sabbiosa.
Tale area, oggi, risulta essere fatiscente, con numerose piccole unità
abitative a carattere residenziale distribuite in maniera caotica, realizzate con
materiali precari e protette da mura perimetrali alte circa 2 m realizzate in
blocchi di cemento e con la quasi totalità delle superfici impermeabilizzate.
L’importanza del sito risiede nella presenza di importanti habitat naturali
costieri, che da un punto di vista morfologico, geologico ed idrogeologico è in
stretto legame con le aree rurali retrostanti.
36
Come emerge anche dal Piano di Gestione del SIC “Litorale brindisino”,
adottato con Delibera di Giunta Regionale del 4 giugno 2009 n.938, gli habitat
naturali e la biodiversità, attualmente, sono notevolmente turbati dalla
pressione antropica estiva e che richiederebbe interventi risolutivi urgenti a
breve termine, come quelli progettati e descritti nei paragrafi successivi, ed a
medio e lungo periodo per migliorare ed indirizzare le attività e la fruizione
dell’intera area verso forme maggiormente sostenibili.
ANALISI DELLA STRUTTURA IDROGEOMORFOLOGICA
La struttura idrogeomorfologica è tipica di una fascia costiera incisa da
solchi torrentizi, localmente chiamati lame, con andamento perpendicolare
alla linea di costa.
Le lame scendono dalla scarpata murgiana, incidono dapprima i
calcari e poi le calcareniti. La loro morfologia caratterizzata da pareti
subverticali e fondo piatto, è fortemente definita e riconoscibile proprio su
formazioni litologiche più tenere. Esse si incassano all’interno delle calcareniti,
prima con andamento sinuoso e poi rettilineo; dopo aver attraversato la piana
olivetata e un litorale sabbioso esteso ma piuttosto stretto raggiungono il
mare.
Il litorale sabbioso presenta i caratteri di una stationary barrier in
arretramento (Mastronuzzi e Sansò, 2001). La spiaggia è definita “pocket
beach”, priva di significativi apporti sedimentari provenienti dall’entroterra,
che deve la sua conformazione all’azione morfogenetica di sovrapposizione
in più fasi di depositi eolici e marini, durante l’Olocene (Dini et al., 2000;
Mastronuzzi et al., 2001). I sedimenti che la costituiscono sono sabbie
carbonatiche medio-fini derivanti dalla disgregazione delle calcareniti, ciottoli
e bioclasti in piccole quantità. Talvolta si riconoscono minerali vulcanici
provenienti dal Monte Vulture, recapitati a mare dal Fiume Ofanto e distribuiti
lungo la costa adriatica dal drifting litoraneo.
Il cordonale dunale che separa la spiaggia s.s. dall’area retrodunale, ha
un’ altezza media di circa 7 metri ed ampiezza variabile dai pochi metri ai 3035 metri; esso
si sviluppa in modo parallelo alla linea di costa. La sua
37
formazione è legata alla deposizione di materiale di origine marina e
continentale, sul terrazzo di V ordine costituito dalla Calcarenite di Gravina. Si
precisa che il cordone in studio è quello più giovane dei tre formatisi nel
Quaternario; inoltre, da studi effettuati in loco, si è notato che questo cordone
ha inglobato quasi ovunque il secondo dei tre cordoni. Le dune sono costituite
da sabbie calcaree biancastre e grigio-giallastre, calcareniti tenere, ben
classate di colore grigio-giallastro e da un deposito eolico a grande angolo.
La zona retrodunale rappresenta una situazione ormai compromessa
dalla edificazione selvaggia che ha cancellato totalmente l’originario assetto
geomorfologico e naturalistico: attualmente, l’unica componente geologica
presente nella zona di intervento è il cordone dunale.
ANALISI DELLA STRUTTURA ECOSISTEMA E AMBIENTALE
Dal punto di vista ambientale, si è in presenza di due macroaree: il
litorale sabbioso costituito prevalentemente dalla spiaggia e dal cordonale
dunale e l’area retrodunale completamente antropizzata e caratterizzata
dalla presenza di fabbricati (coperture in cemento-amianto) con annessi
piazzali ed aree verdi all’interno delle quali le specie prevalenti sono alloctone
e/o non tipiche degli habitat caratteristici della zona.
Dal punto di vista vegetazionale, le specie maggiormente riscontrabili
lungo il litorale sabbioso sono
lo Sparto pungente (Ammophila littoralis
(Beauv.) Rothm.), la Gramigna delle spiagge (Sporobolus pungens (Schreb.)
Kunth), l’Erba medica marina (Medicago marina L.) il Giglio marino
(Pancratium maritimum L.), l’Euforbia marittima (Euphorbia paralias L.), la
Violaciocca di mare (Matthiola sinuata L.), il Vilucchio marittimo (Calystegia
soldanella (L.) Romee et Schultes), l’Inula di bacicci (Inula crithmoides L.), la
Santolina delle spiaggie (Otanthus maritimus (L.) Hoffmanns et Link). Le specie
arbustive ed arborescenti, presenti sulla cresta della duna e nella zona
retrodunale sono il Lentisco (Pistacia lentiscus L.), l’Ilatro comune (Phillyrea
angustifolia L.), il Mirto (Mirtus communis L.), il Ginepro fenicio (Juniperus
phoenicea L. subsp. lycia Molinier et Bolòs) ed il Ginepro coccolone (Juniperus
oxycedrus L. subsp. macrocarpa (S. et S.) Ball.).
38
Dal punto di vista faunistico, la fascia costiera, le aree umide circostanti
ed il sistema di lame più all’interno sono habitat privilegiati per alcune specie
di uccelli stanziali e migratori, per gli anatidi e per alcune specie di anfibi e
rettili. Tra le specie di uccelli nidificanti ospiti dell’area umida si ricordano il
Cavaliere d’Italia, il Tarabusino, l’ Alzavola, la Pernice di mare, il Forapaglie
castagnolo, il Fratino, il Tuffetto. Le specie di anfibi e rettili più importanti nella
zona sono: la raganella, il rospo smeraldino, la testuggine palustre, la
testuggine comune e il colubro leopardino.
Istituzionalmente, l’area ricade nel Parco Naturale Regionale “Dune
costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo” istituito con L.R. n.31 del
26/10/2006 e appartiene ad un Sito di Interesse Comunitario (SIC), codice
IT9140002, denominazione “Litorale Brindisino” annoverato nell’elenco della
regione biogeografica mediterranea, approvato con Decisione del 28 marzo
2008 in applicazione della Direttiva comunitaria 92/43/CEE “Habitat”.
ANALISI DELLA STRUTTURA ANTROPICA E STORICO-CULTURALE
L’area in studio non è gravata da usi civici, non presenta zone di
interesse archeologico o testimonianze della stratificazione insediativa.
4.3 - VINCOLI E DESTINAZIONI URBANISTICHE
Dal punto di visto normativo, gli interventi in progetto ricadono in
un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ex lege 1497/39 ed ex lege 431/85
(Decreto Galasso).
Consultando il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e
paesaggio” , approvato con Delibera della
Giunta Regionale Pugliese 15
dicembre 2000 n. 1748, la zona ricade in determinati Ambiti Territoriali Estesi
(ATE). Gli ATE presenti sono di tipo “A - valore eccezionale”.
Secondo il Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Ostuni
l’area, in larga parte quale zona “G3 - Verde esistente di interesse ecologico”.
39
4.4 - DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il progetto intende riqualificare un’area costiera fortemente degradata
posta a ridosso delle dune, per la presenza di una struttura turistica con
annesso lido realizzata a cavallo tra gli anni ‘70-’80 e rispondente a dei canoni
di una fruizione turistica di quegli anni incurante delle emergenze ambientali e
paesaggistiche dei luoghi. Le strutture turistico-ricettive realizzate in maniera
abusiva, sono state trasferite alla proprietà del Comune di Ostuni.
Gli interventi previsti in progetto mirano, nel loro insieme, ad attenuare e,
ove possibile, cancellare i segni di degrado, creando un modello di fruizione
della zona costiera a basso impatto, utile anche agli altri operatori turistici
presenti nel Parco per consolidare nuove tendenze di turismo balneare che
disciplinino l’accessibilità e la fruizione degli habitat costieri.
Il recupero ambientale dell’area residenziale ex Lido Stefan, posta a
ridosso di un cordone dunale adiacente a Masseria Morelli e ad un centinaio
di metri dalla zona umida di Fiume Morelli consisterà in:
− riqualificazione
pavimentazioni
dell’area
che
attraverso
hanno
lo
svellimento
determinato
la
delle
completa
impermeabilizzazione del suolo, l’eliminazione della copertura
precaria della pavimentazione in cemento e l’eliminazione delle
specie vegetali alloctone;
− demolizione dei fabbricati abusivi e fatiscenti ed eliminazione e
smaltimento delle coperture in cemento-amianto;
− ripristino del cordone dunale e ricostruzione/rinaturalizzazione del
retroduna;
− disciplina degli accessi alla spiaggia;
− manutenzione straordinaria e recupero funzionale di parte del
fabbricato preesistente da destinare ad attrezzature pubbliche:
Casa del Mare, con conseguente allestimento di:
▪ un centro visita costiero del Parco,
▪ un’aula didattica,
▪ un piccolo Museo del mare,
▪ servizi igienico-sanitari.
40
− fruizione sostenibile dell’area, attraverso la realizzazione di sentieri
blu per approfondire la conoscenza dell’habitat marino del
posidonieto.
4.5 - STATO DEI LUOGHI POST INTERVENTO E COMPATIBILITA’ RISPETTO
AI VALORI PAESAGGISTICI
L’area in studio, a valle dell’intervento, sarà un ambiente restituito alla
natura, ricco di bio e geo-diversità tutelate e valorizzate, rese fruibili in maniera
regolata e sostenibile.
Lo stato dei luoghi non subirà impatti di nessun genere; difatti, gli
interventi seguono gli indirizzi di tutela definiti all’art. 2.02 del PUTT/p secondo
cui, negli Ambiti Territoriali Estesi di tipo A, “deve essere conservato e
valorizzato l’assetto attuale, recuperando situazioni compromesse e mirando
ad una ulteriore riqualificazione”; seguono le misure di salvaguardia della L.R.
n. 19/97, le norme generali di tutela del territorio e dell’ambiente naturale ai
sensi dell’art. 4 della L.R. 31/2006, il Piano di Gestione del SIC “Litorale
brindisino” (IT9140002), adottato con Deliberazione della Giunta Regionale 4
giugno 2009 n. 938.
Per la tutela del sistema idrogeomorfologico, il progetto risponde alla
conservazione e la difesa del suolo e al ripristino di condizioni di equilibrio
ambientale,
alla
dall’inquinamento
riduzione
delle
delle
acque.
condizioni
Per
le
di
rischio,
componenti
alla
difesa
ecosistemiche
e
ambientali, gli interventi mirano alla protezione delle emergenze del
paesaggio botanico-vegetazionale. Tutto ciò è coerente all’art. 3.05 del
PUTT/p.
Gli interventi previsti dal progetto sono conformi al D. Lgs. 22 gennaio
2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del Paesaggio” e s.m. e i., al Piano
Urbanistico Territoriale Tematico del paesaggio del 2000 e alla L.R. 7 ottobre
2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica”.
41
4.6 - CONCLUSIONI
Il progetto nel suo complesso riqualifica in maniera significativa l’area,
restituendola per gran parte alle dinamiche naturali di ricolonizzazione e
sviluppo di specie ed habitat; inoltre, attraverso la manutenzione straordinaria
ed il recupero funzionale di parte del fabbricato preesistente da destinare ad
attrezzature pubbliche, sarà possibile svolgere attività di sensibilizzazione alle
tematiche di salvaguardia ambientale. Difatti, dall’inserimento degli interventi
trae importante beneficio anche la comunità che potrà essere presente
nell’ambiente attraverso una fruizione sostenibile e rispettosa dei peculiari
caratteri. Si assisterà ad un ritorno del paesaggio nella sua vitalità faunistica e
vegetazionale e ad un legame pacifico e privo di minacce tra uomo e natura.
42