a02_RELAZIONI SPECIALISTICHE
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Unione Europea Regione Puglia Comune di Ostuni Servizio Ecologia Ufficio Parchi e Riserve Naturali Provincia di Brindisi POR FESR Puglia 2007/2013, Linea 4.4 - Azione 4.4.3 Interventi di valorizzazione finalizzati ad elevare la fruizione di aree ambientali omogenee individuate in piani di azione esistenti PROGETTO DI RECUPERO AMBIENTALE DELL'AREA EX "LIDO STEFAN", RINATURALIZZAZIONE DI UN TRATTO COSTIERO, REALIZZAZIONE DELLA CASA DEL MARE DEL PARCO E DEI SENTIERI BLU Area d'intervento EX AREA "LIDO STEFAN" - PARCO NATURALE REGIONALE "DUNE COSTIERE DA TORRE CANNE A TORRE SAN LEONARDO" Committente Comune di Ostuni (Br) Progetto Esecutivo Allegato 2 RELAZIONI SPECIALISTICHE: RELAZIONE NATURALISTICA E D'INQUADRAMENTO; RELAZIONE GEOLOGICA; VALUTAZIONE D'INCIDENZA AMBIENTALE; RELAZIONE PAESAGGISTICA. Progettisti Ing. Roberto MELPIGNANO Ing. Donato BARI (Coordinatore Sicurezza in fase di Progettazione) Responsabile del Procedimento Ing. Roberto MELPIGNANO Data Giugno 2014 1. RELAZIONE NATURALISTICA E D’INQUADRAMENTO 1.1 Ubicazione ed inquadramento generale Il Sito d’Interesse Comunitario IT 9140002 “Litorale brindisino” ed il Parco naturale regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo”, ricadenti nel territorio dei Comuni di Ostuni e Fasano, sono ubicati lungo il litorale adriatico pugliese a circa 9 Km a nord-ovest di Ostuni. Il SIC si estende per circa 6 Kmq e la sua superficie rientra per la maggior parte nell’attuale perimetrazione del Parco naturale regionale; quest’ultimo, istituito con L.R. 27 Ottobre 2006, n. 31, si estende per poco più di 875 ha. Il Parco Regionale è attraversato dalla Strada Statale 379 che corre parallelamente alla linea di costa e che, indicativamente, può essere considerata come linea di divisione tra la fascia di costa a diretto contatto con il Mare Adriatico, comprendente le aree umide retrodunali, le dune litoranee, gli insediamenti turistico-balneari, e quella più interna, costituita da terreni seminativi ed olivetati, dalle “lame” e dalle dune più antiche, ricoperte da vegetazione sub-steppica ricca di orchidaceae. L’area oggetto di intervento, estesa circa 7000 mq, su cui insiste l’ex Lido Stefan, è ubicata proprio all’interno della prima fascia, quella prossima al mare comprendente il cordone dunale con la fascia di bassa costa sabbiosa. Tale area, oggi, risulta essere fatiscente, con numerose piccole unità abitative a carattere residenziale distribuite in maniera caotica, realizzate con materiali precari e protette da mura perimetrali alte circa 2 m realizzate in blocchi di cemento e con la quasi totalità delle superfici impermeabilizzate. L’importanza del sito risiede nella presenza di importanti habitat naturali costieri, che da un punto di vista morfologico, geologico ed idrogeologico è in stretto legame con le aree rurali retrostanti. Come emerge anche dal Piano di Gestione del SIC “Litorale brindisino”, adottato con Delibera di Giunta Regionale del 4 giugno 2009 n.938, gli habitat naturali e la biodiversità, attualmente, sono notevolmente turbati dalla pressione antropica estiva e che richiederebbe interventi risolutivi urgenti a breve termine, come quelli progettati e descritti nei paragrafi successivi, ed a 1 medio e lungo periodo per migliorare ed indirizzare le attività e la fruizione dell’intera area verso forme maggiormente sostenibili. Masseria Morelli Lido Stefan 1.2 Vincoli e destinazioni urbanistiche Dal punto di visto normativo l’area in questione è caratterizzata dai seguenti e principali aspetti: - è sottoposta a vincolo paesaggistico ex lege 1497/39 ed ex lege 431/85 (Decreto Galasso). - il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e paesaggio”, approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15 dicembre 2000 n.1748 individua l’area di Torre Canne-Torre San Leonardo come ambito territoriale esteso “A” di valore “Eccezionale”; 2 - il Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Ostuni destina l’area in oggetto, in larga parte quale zona “G3 - Verde esistente di interesse ecologico”. 1.3 Inquadramento climatico e fitoclimatico I dati necessari alle elaborazioni, ricavati dagli Annali Idrologici (Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici), sono riferiti alla stazione termopluviometrica di Ostuni (237 m s.l.m.). La temperatura media annuale è di 15,5 °C; i mesi più freddi risultano essere gennaio e febbraio, con circa 8°C di temperatura media, mentre i mesi più caldi sono luglio ed agosto con temperatura rispettivamente di 24,1 e 24,4 °C. La media delle temperature massime assolute, nel trentennio considerato, è di 36,3 °C, mentre la media dei valori minimi assoluti registrati dalla stazione termo-pluviometrica si aggira attorno ai -0,7°C. 45 T. min (°C) Temperatura (°C) 40 T. max (°C) T. media (°C) 35 30 25 20 15 10 5 Dic Nov Ott Set Ago Lug Giu Mag Apr Mar Feb Gen 0 Andamento annuale medio della temperatura nella stazione di Ostuni Medie mensili delle altezze di pioggia e del numero di giorni piovosi relative al trentennio 1965-1994 Mese Altezza di pioggia (mm) Giorni piovosi Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set 68,1 75,1 73 53,6 31,4 27,1 18,5 19,5 49,7 8,8 8,7 8,2 6,6 4,4 3,2 2,1 2,6 4,3 3 Ott Nov Dic Il regime 76,8 85,3 82,3 6,3 7,2 8,8 pluviometrico della stazione di riferimento è di tipo mediterraneo, in quanto la piovosità massima riscontrata si osserva nel periodo tra l’autunno e l’inverno, con il 70% delle precipitazioni medie complessive, anche se nei periodi estivi, soprattutto nel mese di Agosto, si verificano piogge dal carattere temporalesco, concentrate in poche ore e di notevole intensità. Il mese più piovoso risulta essere novembre (85,3 mm), mentre il mese più secco è luglio (18,5 mm), seguito da agosto (19,5 mm) e giugno (27,1 mm). Per verificare il rapporto tra la temperatura e le precipitazioni, al fine di giungere ad un inquadramento generale del clima di questo territorio, si è fatto ricorso al diagramma termopluviometrico di Bagnouls e Gaussen, il quale permette di individuare graficamente periodi di surplus o di deficit idrico. Dall’esame di tale grafico si può rilevare come il periodo di deficit idrico vada dagli inizi del mese di maggio alla prima metà del mese di settembre. 90 Piovosit à media mensile Dic 0 Nov 10 0,0 Ott 20 5,0 Set 30 10,0 Ago 40 15,0 Lug 20,0 Giu 50 Mag 60 25,0 Apr 70 30,0 Mar 80 35,0 Feb 40,0 Piovosità media mensile (mm) 100 Temperat ura media mensile 45,0 Gen Temperature medie mensili (°C) 50,0 Diagramma termopluviometrico di Bagnouls e Gaussen riferito alla stazione di Ostuni In media, per anno, si sono calcolati 71 giorni piovosi con una media delle precipitazioni relative al trentennio di 660,4 mm. Secondo la classificazione fitoclimatica proposta dal Pavari, la zona in esame rientra nel Lauretum II tipo (con siccità estiva), sottozona calda, con temperatura media annua compresa tra i 15°C e i 23°C e temperatura del mese più freddo maggiore di 7°C; di questa zona sono tipiche le formazioni vegetali di tipo mediterraneo, termofile, sempreverdi e xeromorfe. 4 Dal calcolo dell’indice di aridità di De Martonne (IA) che risulta essere pari a 25,9 si può chiaramente evidenziare il fatto che il territorio in questione è atto ad ospitare un’entità fisionomica di vegetazione di tipo a macchia. Altro indice utile per la determinazione delle caratteristiche macroclimatiche della zona in esame è il coefficiente pluviometrico (Q2) proposto da Emberger (1970) appositamente per la Regione mediterranea. Il valore di questo indice, inversamente proporzionale alla siccità, ci fornisce indicazioni necessarie ad individuare diversi tipi bioclimatici mediterranei. La zona di Fasano (stazione termo-pluviometrica di Ostuni) è caratterizzata da un valore di Q2 pari a 100,85 e da quello di m (media delle temp. minime del mese più freddo) pari a 5,3 rientrando ampiamente nel piano bioclimatico subumido, della variante ad inverno temperato, come evidenziato dall’elaborazione proposta da Quezel: si può osservare come la stazione in questione ricada pienamente nell’areale di vegetazione delle querce sempreverdi, come il Leccio (Q. ilex L.). Climogramma secondo Quezel relativo alla stazione termo-pluviometrica in esame 5 Mediante gli indici di Mitrakos è possibile valutare sia l’intensità che la durata del freddo (stress da freddo) e dell’aridità (stress da caldo). Le unità di stress sono definite su basi ecofisiologiche; infatti, l’indice di Mitrakos per definire l’intensità e la durata del freddo annuale si basa sui valori delle temperature minime mensili e sul valore di 10 °C inteso come soglia dell’attività vegetativa, mentre, l’indice bioclimatico proposto dallo stesso autore per definire l’intensità o la durata dell’aridità annuale si basa sui valori delle precipitazioni mensili, partendo dall’ipotesi che, per precipitazioni inferiori a 50 mm, la pianta subisce, in ambiente mediterraneo, uno stress dovuto all’aridità. MCS = 8 x (10 - t) dove t = temperatura media minima mensile in °C WCS = ∑MCS di dicembre, gennaio e febbraio YCS = ∑MCS di tutti i mesi dell’anno MDS = 2 x (50 - p) dove p = precipitazioni medie mensili in mm WDS = ∑MDS di giugno, luglio e agosto YDS = ∑MDS di tutti i mesi dell’anno MCS MDS G F M A M G L A S O N D 37,6 0 35,2 0 25,6 0 0 0 0 37,2 0 45,8 0 63 0 61 0 0,6 0 0 3,2 0 28 0 MCS MDS 70 63 61 60 50 40 45,8 37,6 37,2 35,2 30 28 25,6 20 10 3,2 0,6 0 G F M A M G L A S O N D 6 Dal diagramma di Mitrakos relativo alla stazione di Ostuni risulta che lo stress da freddo (MCS), relativamente ai mesi invernali, non è particolarmente significativo; mentre, lo stress dovuto all’aridità (MDS) che si manifesta in maniera evidente già dal mese di Maggio, raggiunge livelli elevati nei mesi di Luglio e Agosto. I valori di SDS e YDS riportati in grafico confermano la severità delle condizioni che si verificano in riferimento all’aridità estiva. 250 207,6 200 169,8 150 129,6 100,8 100 50 0 WCS YCS SDS YDS In definitiva è possibile affermare che il territorio nel qual ricade l’area d’intervento è caratterizzato da un inverno mite ed un’estate calda e secca che, spesso, può portare a serie compromissioni dell’attività vegetativa delle piante. Tale aspetto va tenuto in giusta considerazione per quanto riguarda la scelta delle specie vegetali e del periodo idoneo al loro impianto per il restauro della zona umida e del cordone dunale. Relativamente ai venti si ha una prevalenza di quelli provenienti dai quadranti settentrionali, rispetto a quelli di provenienza meridionale. I valori medi di velocità oscillano tra i 7,2 ed i 9 Km/h e per alcuni giorni dell’anno si raggiungono anche valori superiori ai 20 Km/h con venti sciroccali. 7 La prevalenza dei venti settentrionali trova una spiegazione nella posizione geografica del territorio brindisino, ubicato in prossimità della massima strozzatura dell’Adriatico; difatti, il mare Adriatico, con il suo profilo stretto e allungato, fiancheggiato da due catene montuose, gli Appennini in Italia e le Alpi Dinariche nell’ex-Jugoslavia, rappresenta un “canale” lungo il quale i venti provenienti da Nord (bora e tramontana), in particolare dal litorale triestino, sono costretti ad incanalarsi. 1.4 Inquadramento geologico e geomorfologico L’area d’intervento, nel sistema di terrazzi incisi nelle Calcareniti di Gravina, limitati da gradini morfologici (antiche linee di costa) digradanti verso mare, è collocata nella parte più bassa, corrispondente al terrazzo di V ordine, che dolcemente si immerge al di sotto dell’attuale livello marino. Esso è percorso dalle lame, antichi corsi d’acqua caratterizzati da pareti sub-verticali e fondo piatto, che scendono dalla scarpata murgiana incassandosi all’interno delle calcareniti, prima con andamento sinuoso e poi rettilineo; dopo aver attraversato la piana olivetata e un litorale sabbioso esteso ma piuttosto stretto raggiungono il mare. Durante il Quaternario, sul terrazzo marino si sono sedimentati una serie di depositi che hanno dato origine, parallelamente alla linea di costa, a tre ordini di cordoni dunali, di età e localizzazione differente. Nell’area d’intervento si rinviene quello più giovane, immediatamente a ridosso della spiaggia, che ha quasi ovunque coperto il secondo dei tre cordoni, quello cioè di età intermedia. Dietro il cordone dunale, interrotto in più punti, caratterizzato da un’altezza media pari a 7 m circa (poco più di 3 m nell’area oggetto d’intervento) ed un’ampiezza variabile tra i 50 ed i 60 m, sono venute a formarsi depressioni atte ad ospitare piccoli bacini idrici presenti soprattutto tra Torre Canne e Torre San Leonardo; l’origine di questi bacini è da imputarsi alla presenza di manifestazioni sorgentizie localizzate, dalle quali sgorgano le acque della falda in pressione contenuta nei calcari mesozoici e che trova sfogo grazie alla presenza di fessurazioni, antichi condotti e canali carsici. Poi il 8 continuo scambio tra acqua di mare e acqua dolce crea un chimismo e in particolare una salinità delle acque favorevoli alla proliferazione di particolari specie vegetali e animali. Dalla sintesi fatta si evince come la morfologia dei luoghi sia funzione dei caratteri litologici della roccia affiorante, delle fasi tettoniche e sedimentologiche susseguitesi nel tempo e quindi del paleoclima conosciuto dal territorio. 1.5 L’area ex Lido Stefan: vegetazione reale La vegetazione attualmente presente nell’area residenziale dell’ex Lido Stefan è esclusivamente di tipo ornamentale, alloctona, completamente estranea agli habitat presenti nelle aree naturali circostanti. In essa si individuano siepi di Pittosporo (Pittosporum tobira (Thumb.) W.T. Aiton), Oleandro (Nerium oleander L.) e Fico d’India (Ficus indica L.) , numerosi esemplari arborei di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller.), di Cipresso dell’Arizona (Cupressus arizonica Green.), di Palma (Phoenix canariensis), di Fico (Ficus carica L.) e specie rampicanti quali Bouganvillea (Bougainvillea spp.) e Gelsomino (Jasminus officinale L.). 1.6 Habitat prioritari e d’interesse comunitario Il Sito di Importanza Comunitaria “Litorale Brindisino” è univocamente determinato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito IT9140002, così come indicato dal Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000, ai sensi della Direttiva Habitat dell’Unione Europea (92/43/CEE) e della Direttiva Uccelli (79/409/CEE). Il SIC si estende su 7.256 ettari interessando il territorio dei Comuni di Ostuni e di Fasano, in Provincia di Brindisi (Regione Puglia); si trova ad una altezza compresa tra il livello 16 m s.l.m. ed i 33 m s.l.m., tra le coordinate geografiche 17°29’34’’ Est e 40°51’00’’ Nord, all’interno della Regione BioGeografica Mediterranea. 9 La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario è dovuta alla presenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nelle tabelle seguenti. Habitat di interesse comunitario segnalati nella Scheda Natura 2000 del SIC “Litorale Brindisino” (cod. IT9140002) Codice Copertura % nel Nome Habitat Habitat sito Percorsi sub-steppici di graminacee e piante annue dei Thero6220* 10 Brachypodietea 1120* Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae) 50 2250* Dune costiere con Juniperus spp. 6 1510 Steppe salate mediterranee 5 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 2 Le specie presenti nel SIC “Litorale Brindisino” elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE e nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE sono qui di seguito riportate: UCCELLI elencati nell’All. I della Direttiva 79/409/CEE) Nome Specie Codice Natura 2000 Acrocephalus melanopogon A293 Alcedo Atthis A229 Ardea purpurea A029 Ardeola ralloides A024 Botaurus stellaris A021 Clidonias hybridus A196 Circus cyaneus A082 Circus pygarus A084 Circus macrourus A083 Circus aeruginosus A081 Egretta alba A027 Egretta garzetta A026 Himantopus himanyopus A131 Ixobrychus minutus A022 Nycticorax nycticorax A023 Plegadis falcinellus A032 Sterna albifrons A195 Sterna sandvicensis A191 10 UCCELLI non elencati nell’All. I della Direttiva 79/409/CEE) Nome Specie Codice Natura 2000 Anas penelope A050 Anas platyrhynchos A053 Anas querquedula A055 Gallinago gallinago A153 Charadrius alexandrinus A138 Anas acuta A054 Anas clypeata A056 Anas crecca A052 MAMMIFERI elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE Nessuno ANFIBI e RETTILI elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE Elaphe quatuorlineata 1279 Elaphe situla 1293 Emys orbicularis 1220 Caretta caretta 1224 PESCI elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE Nessuno INVERTEBRATI elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE Nessuno PIANTE elencati nell’All. II della Direttiva 92/43/CEE Stipa austroitalica 1883 ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA Nome Specie FLORA Anacamptis pyramidalis Crocus thomasii Helianthemum jonium Ophryis apulica Ophrys bertolonii Ophrys bombyliflora Ophrys lutea Ophrys sphecodes Ophrys sphecodes ssp. garganica Ophrys tenthredinifera Orchis collina Orchis lactea Orchis morio Orchis papilionacea Serapias lingua l. 11 RETTILI ANFIBI INVERTEBRATI Serapias orientalis nelson Serapias parviflora Serapias politisii Serapias vomeracea Chalcides chalcides Coluber viridiflavus Cyrtopodion kotschyi Lacerta bilineata Podarcis sicula Bufo viridis Scarabaeus sacer La scheda istitutiva del SIC indica la presenza di 5 habitat della Direttiva, suddivisi in 4 prioritari ed 1 di interesse comunitario. Gli habitat prioritari sono preceduti da un asterisco. * 1120 Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae) - Posidonia oceanica (L.) Delile è una pianta endemica del Mediterraneo con lunghi rizomi che può riprodursi per via sessuale o per via agamica mediante stolonizzazione. P. oceanica origina vere e proprie praterie sommerse che ricoprono i fondali marini dalla superficie sino alle batimetriche dei 30-40 metri. Il ruolo che dal punto di vista ecologico è svolto delle praterie di Posidonia, nei confronti del sistema costiero, è di importanza fondamentale. Questa fanerogama, infatti, è una specie strutturante con azione di consolidamento e arricchimento del substrato e con funzione di protezione, tanto da rappresentare una vera e propria area di rifugio per moltissime specie alieutiche, oltre ad offrire rifugio e cibo anche agli esemplari adulti. La pianta produce con la fotosintesi una grande quantità di materia organica che rappresenta una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi ed il punto di partenza di una complessa rete trofica. Dal punto di vista della gestione della fascia costiera, la prateria svolge un ruolo fondamentale di contenimento e di protezione delle coste dall’azione erosiva del moto ondoso. Da una parte, infatti, la pianta smorza l’idrodinamismo e, intrappolando tra i rizomi il sedimento più fine, consolida il substrato; dall’altra, le foglie morte, spiaggiando, possono costituire formazioni dette banquettes, che proteggono il litorale dai fenomeni erosivi causati dal moto ondoso. I rizomi di Posidonia sono fusti modificati che possono accrescersi sia in senso orizzontale (rizoma plagiotropo) che verticale (rizoma ortotropo). Lo sviluppo in verticale 12 determina un progressivo innalzamento dal fondo, che dà origine ad una tipica formazione chiamata con termine francese “matte”, costituita dall’intreccio di più strati di rizomi e radici di vecchie piante e dal sedimento intrappolato tra questi elementi; solo la sommità di questa formazione è ricoperta da piante vive. Le foglie sono nastriformi, con apici arrotondati, di colore verde intenso, hanno una larghezza media di un centimetro e possono raggiungere un metro e mezzo di lunghezza; sono organizzate in fasci, ognuno dei quali ne contiene in media sei o sette, a formare quasi un ventaglio. P. oceanica è estremamente sensibile a tutte le variazioni ambientali e scompare a causa dell’inquinamento e dell’eccessiva torpidità dell’acqua che attenua la penetrazione dei raggi luminosi. Per questo motivo risulta essere un eccellente bioindicatore. La prateria a Posidonia oceanica caratterizza il piano infralitorale su substrato mobile. Si tratta di un popolamento estremamente complesso che è stato oggetto di numerosi studi. Alcune praterie si sviluppano anche su roccia. *1510 – Steppe salate mediterranee (Limonetalia) - L’habitat “steppe salate” in base al Manuale Tecnico di interpretazione dei tipi di habitat prioritari dell’allegato 1 della Direttiva 92/43 CEE (febbraio 1994) è dato da: “associazioni costiere mediterranee, proprie delle depressioni caratterizzate da elevata salinità, ricche di piante perenni (Limonium spp. o Lygeum spartum), su suoli temporaneamente invasi, ma non inondati, dall’acqua salata, esposti ad aridità estiva estrema, che comporta la formazione di affioramenti di sale”. L’ecologia delle diverse comunità presenti nei siti in cui l’habitat è distribuito è regolata prevalentemente dalle caratteristiche del substrato e dalla concentrazione dei sali in esso presenti. I terreni sui quali le comunità si sviluppano sono sabbiosi–limosi, talora con elevate concentrazioni di argille. La variazione tessiturale favorisce una comunità rispetto ad un’altra. Estremamente importante è la caratteristica morfologica del terreno in quanto ad una microvariazione altitudinale corrispondono significative variazioni della concentrazione salina. La salinità è un fattore ecologico limitante tanto più se si considera che questa varia notevolmente nel corso dell’anno. Le salicornie perenni si trovano a vivere sommerse in acque con basse concentrazioni di 13 salinità durante tutto il periodo invernale, nel quale è considerevole l’apporto di acqua dolce con le precipitazioni e con concentrazioni di sali che triplicano nel periodo estivo durante il quale il terreno risulta completamente asciutto e con affioramenti di sale. Si comprende quindi che le piante che vivono nelle praterie salate sono organismi particolarmente adattati che riescono a sopportare grandi variazioni del mezzo in rapporto alla condizione del bilancio idrico dell’intero ecosistema. Sono organismi quindi al limite delle possibilità biologiche ed è per questo che le comunità in cui vivono sono quasi sempre costituite da pochissime specie. Nel sito in questione le steppe salate sono presenti principalmente intorno ai fiumicelli retrodunali, favorite dal ristagno idrico che essi favoriscono nelle loro vicinanze. In queste aree prevale una vegetazione ad Arthrocnemum glaucum (salicornia glauca) si rinviene nelle depressioni salate e tollera sia elevata salinità che lunghi periodi di aridità estiva. Tale vegetazione è povera di specie e può presentare un aspetto disseccato in estate, con formazione di croste di sale. La superficie occupata nel sito è di 96.107,63 mq. *2250 - Dune costiere con Juniperus spp. - Il Manuale Tecnico di Interpretazione dei tipi d’habitat prioritari dell’allegato 1 alla Direttiva CEE (febbraio 1994) definisce le perticaie costiere di ginepri (Juniperus spp.) come formazioni di Juniperus turbinata sp. pl. turbinata (= J. Lycia, J phoenicea ssp. lycia), J. macrocarpa, J. navicularis (= J. transtagana, J. oxycedrus ssp. transtagana), J. communis delle dune mediterranee e termo-atlantiche. In generale la vegetazione a Juniperus sp. pl. lungo i litorali peninsulari italiani rappresenta il relitto di formazioni un tempo estremamente estese ed oggi per contro fortemente ridotte e degradate. Sul cordone litorale che va da Torre S. Leonardo a Torre S. Sabina si estende una importante vegetazione di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, mentre in contrada Pilone e Rosa Marina si rinviene un bosco a Juniperus turbinata (= J. phoenicea) che negli anni ’70 si estendeva in profondità per circa 300-400 m e per una lunghezza di oltre 5 km. Questo bosco si sviluppa su antiche dune fossili plio-pleistoceniche, mentre Juniperus 14 oxycedrus subsp. macrocarpa si sviluppa sulle dune sabbiose recenti. Il bosco ospita specie quali: Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia, Myrtus communis, Rubia peregrina, Smilax aspera, Rhamnus alaternus. La superficie occupata nel sito è di 151.439,55 mq. *6620 - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Therobrachypodietea - I percorsi substeppici sono delle formazioni vegetali ben distribuite in tutto il bacino mediterraneo, anche se sembrano avere il loro optimum ecologico nella regione occidentale mediterranea. I percorsi substeppici con graminacee e specie annue si possono ritrovare su vaste aree della penisola italiana, in particolare nell’Italia meridionale e nelle isole. Difficilmente, però tali cenosi erbacee danno luogo a coperture estese, soprattutto nel caso delle comunità essenzialmente di terofite. Questo habitat prioritario nel sito di indagine risulta essere rappresentato soprattutto da due formazioni vegetali prevalenti: le steppe a Cymbopogon hirtus e le praterie terofitiche. Queste ultime sono ascrivibili alla classe Helianthemetea (Br.-Bl. & al. 1950) Rivas-Goday et Rivas-Martinez 1963 em. Rivas-Martinez 1978, mentre le formazioni vegetali dominate soprattutto da entità perenni quali Cymbopogon hirtus e Andropogon distachyus rientrano nella classe TheroBrachypodietea Br.-Bl. ex Bolos 1950. Poco rappresentati ed estesi, invece, anche se presenti sul territorio, sono i pascoli a Poa bulbosa. Tale habitat nell’area dell’intervento risulta essere ben rappresentato dalle cenosi a Cymbopogon hirtus, graminacea perenne che con il suo habitus cespitoso caratterizza il substrato calcareo dei deboli pendii rocciosi. Queste cenosi vegetali hanno generalmente un’origine secondaria: in seguito alla distruzione della foresta mediterranea per incendio o taglio del bosco, attraverso gli stadi intermedi di macchia e gariga, si giunge a delle formazioni erbacee a carattere xerico più o meno ricche in terofite. E’ comunque ipotizzabile per queste vegetazioni substeppiche una loro possibile evoluzione e loro trasformazione in situazioni maggiormente evolute quale quella della macchia mediterranea. La superficie occupata nel sito è di 280.830,29 mq. 15 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine - Si tratta di una vegetazione di tipo alo-nitrofilo annuale che si sviluppa su sabbia nella parte della spiaggia meno raggiunta dal moto ondoso e sulla quale si depositano i residui organici spiaggiati. La superficie occupata è di 99.437,86 mq. 2. RELAZIONE GEOLOGICA Tenuto conto che il presente intervento progettuale prevede esclusivamente la demolizione e ricostruzione del fabbricato esistente non è necessaria la redazione della relazione geologica, essendo l’area già interessata dalla presenza del fabbricato. 3. VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE Scheda di screening ai sensi del D.P.R. n. 120/2003, art. 6, L. R. n. 11/2001, art. 7, D.G.R. 14 marzo 2006, n. 304 ”Atto di indirizzo e coordinamento per l’espletamento della procedura di valutazione di incidenza”. Parte 1- Proponente Soggetto proponente: Comune di Ostuni E-mail: Tel. Data di presentazione istanza: Redattore: Parte 2 – Ubicazione dell’intervento Inquadramento territoriale: - Provincia di Brindisi, Comune di Ostuni, Località ex Lido Stefan Coordinate cartografiche del’intervento (Gauss Boaga): Baricentro dell’area X_EST Y_NORD 2732941 4520730 pSIC/ZPS interessati dall’intervento: Codice: IT9140002 Denominazione: Litorale Brindisino Eventuali altri SIC/ZPS della Rete Natura 2000 interessati in maniera indiretta: non presenti 16 Aree naturali protette (ex L.R. 19/97, L. 394/91) interessate: Parco Naturale Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo” Ente gestore dell’area naturale/i protetta/e coinvolta/e: Consorzio di Gestione del Parco Naturale Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo” Aree ad elevato rischio di crisi ambientale (D.P.R. 12/04/96, D.Lgs. n. 117 del 31/03/98) interessate: / Destinazione urbanistica (da PRG/PUG) dell’area di intervento: Il Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Ostuni destina l’area in oggetto, in larga parte quale zona “G3 - Verde esistente di interesse ecologico”. Classificazione da P.U.T.T./p dell’area di intervento (Ambiti Territoriali Distinti e Ambiti Territoriali Estesi) Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e paesaggio”, approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15 dicembre 2000 n.1748 individua l’area di Torre Canne-Torre San Leonardo come ambito territoriale esteso “A” di valore “Eccezionale”. Vincoli esistenti (idrogeologico, paesaggistico, architettonico, archeologico, altro): L’area è sottoposta a vincolo paesaggistico ex legge 1497/39 ed ex legge 431/85 (Decreto Galasso). Parte 3 – Caratteristiche dell’intervento e relazioni con il Sito Natura 2000 Denominazione progetto: Progetto di recupero ambientale dell’area ex Lido Stefan per la bonifica e rinaturalizzazione di un tratto costiero e realizzazione della Casa del Mare del Parco e di Sentieri blu L’intervento è direttamente connesso alla conservazione/gestione del Sito? ■ si □ no Tipologia del piano/progetto: 17 Recupero ambientale dell’area ex Lido Stefan, la rinaturalizzazione di un tratto costiero e realizzazione della Casa del Mare del Parco e dei Sentieri blu. Se rientrante nelle categorie progettuali contenute negli Allegati della L.R. 11/2001 specificare quali: / Caratteri dimensionali rilevanti dell’intervento (superficie, lunghezza, volume, ecc.) L’area di progetto ha una superficie pari a circa 0,6 Ha, di forma rettangolare allungata in direzione normale alla costa. L’area in questione misura il lato maggiore pari a circa 150 m ed il lato più corto di 4° m circa. Breve descrizione del Sito Natura 2000 Il SIC “Litorale Brindisino” (IT9140002) si estende su 7.256 ettari interessando parte dei territori comunali di Ostuni e di Fasano, in Provincia di Brindisi, a quota altimetrica compresa tra 16 m s.l.m. e 33 m s.l.m all’interno della Regione Bio-Geografica Mediterranea. La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario è dovuta alla presenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nella tabella seguente (Formulario Standard Natura 2000). Gli habitat prioritari sono contrassegnati da un asterisco. Habitat di interesse comunitario segnalati nella Scheda Natura 2000 del SIC “Litorale Brindisino” (cod. IT9140002) Codice Habitat 6220* 1120* 2250* 1510* 1210 Nome Habitat Percorsi sub-steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae) Dune costiere con Juniperus spp. Steppe salate mediterranee Vegetazione annua delle linee di deposito marine Copertura % nel sito 10 50 6 5 2 Dal punto di vista ambientale, si è in presenza di tre macroaree: il litorale sabbioso con il suo imponente sistema dunale, un’area umida di forte valenza paesaggistica con un interessante e fragile ecosistema che va salvaguardato dalla costante pressione antropica, un sistema di lame che scende dalla scarpata murgiana. 18 La spiaggia, in fase di arretramento, deve la sua conformazione all’azione morfogenetica di sovrapposizione in più fasi di depositi eolici e marini, durante l’Olocene. I sedimenti che la costituiscono sono sabbie carbonatiche medio-fini derivanti dalla disgregazione delle calcareniti, ciottoli e bioclasti in piccole quantità. Talvolta si riconoscono minerali vulcanici provenienti dal Monte Vulture, recapitati a mare dal Fiume Ofanto e distribuiti lungo la costa adriatica dal drifting litoraneo. Imponente è il cordone dunale che svolge un ruolo di fascia tampone sotto il profilo fisico e biotico e sostiene un gran numero di habitat naturali particolarmente ricchi di specie vegetali ed animali. La sua formazione è legata alla deposizione di materiale di origine marina e continentale, sul terrazzo di V ordine costituito dalla Calcarenite di Gravina. Le dune sono formate da sabbie calcaree biancastre e grigio-giallastre, calcareniti tenere, ben classate di colore grigio-giallastro e da un deposito eolico a grande angolo. La zona umida costiera retrodunale rappresenta una situazione di delicato equilibrio tra diversi processi geomorfologici tra cui l’azione dei corsi d’acqua, la presenza di emergenze sorgentizie e la forza del mare. In quest’area, situata tra due cordoni dunali di età diversa, l'acqua freatica può raggiungere la superficie del suolo, formando bacini poco profondi, permanenti e semipermanenti; l’esistenza di canali di collegamento tra questi bacini e il mare fa sì che ci sia un continuo scambio tra le acque dolci e quelle marine. Allontanandosi dalla fascia costiera, il paesaggio è dominato dall’antico reticolo idrografico, costituito da una serie di lame con pareti per lo più subverticali e un fondovalle piuttosto piatto, occupato da depositi eluviali e colluviali. Si tratta di corsi d’acqua che si attivano durante precipitazioni di notevole intensità convogliando le acque meteoriche che da monte giungono sino a valle per poi sfociare nel mare Adriatico. Dal punto di vista vegetazionale, lungo il litorale sabbioso, le specie maggiormente riscontrabili sono lo Sparto pungente, la Gramigna delle spiagge, l’Erba medica marina, il Giglio marino, l’Euforbia marittima, la Violaciocca di mare, il Vilucchio marittimo, l’Inula di bacicci, la Santolina delle spiaggie. Le specie arbustive ed arborescenti, presenti sulla cresta della duna 19 e nella zona retrodunale sono il Lentisco, l’Ilatro comune, il Mirto, il Ginepro fenicio ed il Ginepro coccolone. La vegetazione igrofila nell’area umida retrodunale è costituita da fitti canneti tra cui prevale la Cannuccia di palude, da Brasca pettinata, tipica di acque a debole salinità ed elevata durezza. Tra le specie alofile si riscontra la presenza di Astro di mare, salicornie e Atriplice portulacoides, tipiche di aree palustri ad elevata salinità. Dove il substrato ha la salinità più bassa si trovano ampi giuncheti con prevalenza di Giunco marittimo e di Giunco pungente. All’interno e in prossimità delle lame la vegetazione cambia aspetto; si tratta infatti di specie tipiche della macchia mediterranea con gariga costituita in gran parte da Timo, Satureja montana e Asfodeli, Lentisco, Perastro e Biancospino, Leccio, Cisto, Alaterno, Ginestre ed Olivastro ed alcuni esemplari di notevole importanza di Roverella. Dal punto di vista faunistico, la fascia costiera, l’area umida e il sistema di lame sono habitat privilegiati per alcune specie di uccelli stanziali e migratori, per gli anatidi e per alcune specie di anfibi e rettili. Tra gli uccelli di interesse comunitario elencati nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE e presenti nel SIC vi sono: Sgarza Ciuffetto (cod. A024), Airone rosso (cod.A029), Tarabuso (cod. A021), Tarabusino (cod.A022), Nitticora (cod. A023), Airone bianco maggiore (cod. A027), Garzetta (cod. A026), Mignattaio (cod. A032), Falco di Palude (cod. A081), Martin Pescatore (cod. A229), Forapaglia castagnolo (cod. A293), Mignattino Piombato (cod. A196), Mignattino (A197), Albanella Reale (cod. A082), Albanella Pallida (cod. A083), Albanella minore (cod. A084), Cavaliere d’Italia (cod. A131), Fraticello (cod. A195), Beccapesci (cod. A191). I rettili di interesse comunitario – Direttiva Habitat 92/43/CEE sono: Tartaruga marina comune (cod. 1224), Testuggine Plaustre (cod. 1220), Cervone (cod. 1279), Colubro leopardino (cod. 1293). Presenza di habitat/specie prioritarie: □ si ■ no Quali: Gli habitat prioritari che ricadono nella zona di intervento sono: 20 Superficie del pSIC/ZPS interessata (direttamente o indirettamente) dall’intervento: L’area di progetto è di superficie pari a circa 6000 mq e ricade totalmente nella perimetrazione del SIC. Sottrazione diretta di habitat di interesse comunitario: □ si ■ no prioritario: □ si Quali / Superficie ■ no / Descrizione di come il progetto (da solo o per azione combinata) incida sul sito Natura 2000 Matrice dello screening relativa al Progetto di interessante il Sito di Interesse Comunitario “Litorale Brindisino” Descrizione dei singoli 1 - Interventi di riqualificazione dell’area attraverso elementi del progetto lo svellimento delle pavimentazioni che hanno (sia isolatamente sia in determinato la completa impermeabilizzazione del congiunzione con altri suolo, l’eliminazione della copertura precaria della piani/progetti) che pavimentazione in cemento e l’eliminazione delle possono produrre un specie alloctone - Come già evidenziato nella impatto sul sito Natura “Relazione naturalistica e d’inquadramento”, tra i 2000 fattori di degrado e tra le emergenze riscontrate nell’area d’intervento vi è la presenza di estese superfici impermeabilizzate; dunque, preventivamente all’esecuzione di tutte le altre opere previste in progetto, sarà effettuato lo svellimento di tutte le pavimentazioni in cemento e/o mattonelle. La rimozione delle pavimentazioni sarà eseguita con l’ausilio di mezzi meccanici. Relativamente agli interventi sulla vegetazione, invece, si provvederà all’eradicazione di tutte le specie esotiche ed alloctone presenti nell’area d’intervento. Tutte le operazioni appena descritte saranno realizzate, nelle zone indicate dalla Direzione Lavori, manualmente e/o mediante l’ausilio di mezzi meccanici, attrezzi e piccole macchine portate a spalla. Il materiale di risulta ed i rifiuti saranno raccolti ed accumulati in zone appositamente allestite 21 lungo la viabilità posta in prossimità dell’area d’intervento, immediatamente caricati su un mezzo autorizzato al trasporto e smaltiti in discarica autorizzata o in impianto di recupero. Tutti gli interventi dovranno seguire le disposizioni impartite dalla Direzione Lavori, dai Responsabili della Sicurezza e le prescrizioni dettate in fase di valutazione d’incidenza ambientale; in particolare, bisognerà osservare il divieto di stoccaggio dei rifiuti su superfici coperte da habitat di interesse comunitario e sarà importante, in fase di allestimento delle aree di stoccaggio, evitare la contaminazione del suolo e/o della falda. 2 - Interventi di demolizione dei fabbricati abusivi e fatiscenti ed eliminazione e smaltimento delle coperture in cemento-amianto – Gli interventi di riqualificazione dell’area dell’ex Lido Stefan prevedono inoltre la demolizione di tutti i fabbricati abusivi e fatiscenti, distribuiti in maniera caotica e realizzati con materiali precari e non a norma di legge. Le operazioni di demolizione comprendono, inoltre, la bonifica e la rimozione di tutte le coperture realizzate con lastre in cemento-amianto su strutture in ferro a falde, realizzata come segue: − prelievo del campione in amianto - cemento da più punti per l'esame difrattometrico, in modo da stabilire la concentrazione di fibre d'amianto per la successiva collocazione tra le varie categorie dei rifiuti - L. n° 475 del 09.11.1988; − preparazione del piano di lavoro e di sicurezza alla USL di competenza territoriale per l'ottenimento del parere favorevole in ottemperanza a tutte le normative vigenti in materia di sicurezza, prevenzione e miglioramenti, tecniche ed obblighi per la tutela dei lavoratori e degli ambienti di lavoro, trattamento dei rifiuti; − smontaggio delle lastre, liberate da viti o chiodi badando a non provocare nessuna rottura, successivo posizionamento in quota su pallets sigillati a tenuta a cellophane, identificazione con appositi marchi sia di soffittatura che di copertura; − eventuale recupero del materassino isolante nei sacchi di polietilene, accatastamento 22 discesa a terra e successivo smaltimento; − discesa a terra dei bancali di cementoamianto e dislocamento in area delimitata del cantiere pronti per essere smaltiti, tramite trasportatore autorizzato in discarica dichiarata conforme alle le normative vigenti alla ricezione dei rifiuti di classe 2a e categoria B detti "speciali" (nel caso in cui il valore è inferiore a 100 mg/kg), D.P.R.08.08.94. Tutti gli interventi dovranno seguire le disposizioni impartite dalla Direzione Lavori, dai Responsabili della Sicurezza e le prescrizioni dettate in fase di valutazione d’incidenza ambientale; 3 - Ripristino del cordone dunale e rinaturalizzazione del retroduna - La serie di interventi di seguito proposti hanno lo scopo di cancellare i segni delle azioni antropiche sul cordone dunale, lasciando solo ai fenomeni di natura geologica, climatica ed all’azione di onde e correnti marine, il compito di trasportare e distribuire lungo la costa i materiali sabbiosi ed incoerenti. Il compito che spetta alle opere in progetto, seguendo l’approccio dell’ingegneria naturalistica nella conservazione degli ambienti dunali, è quello di ottenere un il ripristino del cordone dunale combinato al restauro delle fitocenosi, mediante l’utilizzo di specie vegetali tipiche del luogo e riprodotte partendo da materiale di propagazione locale. L’azione sinergica di queste due tipologie d’intervento dovrebbe avere il vantaggio di innescare quasi da subito dinamiche di stabilizzazione del materiale incoerente, di deposizione di quello trasportato dalle mareggiate e dal vento e di consentire la ricolonizzazione da parte di specie vegetali alofile e psammofile delle parti di duna da tempo prive di vegetazione ed esposte ad azioni erosive e demolitive. Le opere che andranno ad essere realizzate saranno altamente compatibili dal punto di vista paesaggistico, con le valenze e gli equilibri ambientali. A seguito di rilievi ed analisi delle diverse forme di erosione agenti e delle loro interazioni critiche, sono stati progettati specifici interventi di 23 controllo delle diverse forme di erosione e dissesto: − sistemi frangivento di differente forma e dimensione, realizzati con materiali naturali (stuoie di canna e paletti di castagno); − opere di contenimento e di consolidamento delle sabbie mediante l’utilizzo di incannucciati associati a bioreti in fibra di juta. Questi interventi saranno completati dalla realizzazione di recinzioni dissuasive e da altre infrastrutture leggere descritte nei paragrafi successivi. Al termine delle operazioni appena elencate si provvederà all’impianto della vegetazione. Nei luoghi in cui non è previsto il restauro vegetazionale sarà dato agli schermi frangivento il compito di creare condizioni idonee, dal punto di vista fisico e biologico, all’affermazione naturale delle specie presenti sulla duna, limitando, così, l’intervento umano. Il restauro del cordone dunale prevede, in primo luogo, la ridefinizione del profilo della duna e dei percorsi d’accesso alla spiaggia mediante l’apporto di sabbia che sarà prelevata da punti di concentramento prossimi al luogo dell’intervento e che successivamente verrà ben compattata. Tali operazioni, sotto il diretto indirizzo della Direzione Lavori, saranno eseguite mediante l’utilizzo di opportuni mezzi meccanici per i punti di restauro facilmente accessibili e dove il quantitativo di materiale sabbioso da mobilitare risulta maggiore; nei punti, invece, più delicati, difficilmente accessibili, o dove la vegetazione e la fauna potrebbero subire disturbi o danni, si provvederà ad operazioni esclusivamente manuali, mediante la predisposizione di tavolati adagiati al suolo per facilitare il trasporto della sabbia dal punto di concentramento al punto di restauro mediante l’utilizzo di carriole. In generale, sia nel caso di uso dei mezzi meccanici che nel casi di lavoro manuale, il compattamento finale della sabbia dovrà essere eseguito attraverso battitura manuale o con rulli portati a mano. Si è stimato che, complessivamente, dovranno essere mobilitati, riposizionati e compattati circa 500 mc di materiale sabbioso, 24 lungo il cordone dunale, così come indicato negli elaborati progettuali e, comunque, seguendo le indicazioni della DD.LL.. Successivamente al rimodellamento del profilo dunale, la parte di duna prossima al mare (versante marino) sarà protetta da azioni erosive grazie alla posa in opera di georete in fibra naturale (juta) del peso di 500g/mq; la stessa sarà fissata al suolo mediante picchetti di castagno infissi per ogni mq di superficie trattata. Per assicurare definitivamente la georete al suolo, lungo il margine della stessa saranno poste delle graffe a 40 cm l’una dall’altra. Anche queste operazioni saranno eseguite manualmente prima della realizzazione delle barriere frangivento e dell’impianto della vegetazione. Lungo il versante marino del cordone dunale, si procederà alla posa in opera di georete. Si provvederà, successivamente, alla realizzazione delle barriere frangivento che avranno il compito di captare il materiale sabbioso trasportato dal vento; si seguiranno due differenti schemi d’impianto del frangivento che potranno essere utilizzati alternativamente a seconda delle tipologie e conformazioni di superfici da restaurare. Il primo prevede la realizzazione di barriere costituite da schermi montati a scacchiera, con moduli quadrati di circa 1,5-2,0 m di lato, disposti planimetricamente in modo disomogeneo, ma tendenzialmente orientati ortogonalmente alla direzione dei venti dominanti. La struttura portante sarà costituita da paletti di castagno di altezza pari ad 1 m (Ø 6-8 cm); questi saranno interrati per 30-40 cm, posti ai vertici del quadrato e collegati tra loro da tre ordini di spago di canapa (diametro 4 mm). Quindi, gli schermi, costituiti da canne pre-tessute, in modo tale da risultare permeabili al vento (presenza di vuoti pari al 50%), saranno interrati per 30-40 cm ed assicurati allo spago di canapa ed ai paletti di vertice. L’altezza fuori terra del sistema schermante sarà di 60-70 cm. Particolare attenzione dovrà essere posta alla rifinitura degli spigoli che dovranno essere opportunamente rinforzati onde evitare che il vento, agente parallelamente alle barriere, possa 25 causare danni. Il secondo schema di frangivento prevede la realizzazione di barriere parallele poste a distanza decrescente procedendo, sempre sul versante marino del cordone dunale, da mare verso l’entroterra. Ogni barriera sarà realizzata con lo stesso principio di quelle descritte per lo schema a scacchiera, cioè si infiggeranno i paletti di castagno (h = 1m, Ø 6-8 cm), in linea nella sabbia e ad interdistanza di 1,5 m; questi saranno collegati da tre ordini di spago di canapa (diametro 4 mm), ai quali saranno fissati gli incannucciati pre-tessuti che saranno parzialmente interrati. La localizzazione dei frangivento ed il corretto montaggio, oltre ad essere riportati negli elaborati progettuali, dovranno seguire le indicazioni impartite dalla DD.LL.. Il restauro vegetazionale, che avverrà successivamente agli interventi di restauro fisico, e la creazione di una fascia tampone nei pressi del confine con il lido posto a sud-est dell’area di progetto, hanno rispettivamente lo scopo di ripristinare la presenza di vegetazione nei punti della duna denudati ed interessati da fenomeni erosivi e di schermare, ad opportuna distanza, l’area umida retrodunale dal disturbo proveniente dal lido confinante. Le specie utilizzate, erbacee ed arbustive, varieranno a seconda dell’ubicazione sulla duna delle superfici da restaurare (versante marino, cresta della duna, versante continentale); la scelta comunque ricadrà sulle seguenti: • Agropyron junceum (L.) Beauv.; • Pancratium maritimum L.; • Ammophila littoralis L.; • Medicago marina L.; • Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (S. et S.) Ball.; • Juniperus phoenicea L. subsp. lycia Molinier et Bolòs; • Phillyrea angustifolia L.; • Pistacia lentiscus L.; • Mirtus communis L.; • Quercus ilex L.. Il numero di piante di Leccio da impiantare crescerà procedendo verso l'interno (in direzione 26 Statale n. 379), simulando così la potenziale seriazione spaziale delle fitocenosi tipiche della fascia costiera (Kachileto, agropireto, ammofileto, ecc.). Le piante, ottenute preferibilmente a partire da materiale di propagazione reperito in loco, per evitare inquinamento genetico delle fitocenosi, proverranno da vivai specializzati e certificati ai sensi delle vigenti leggi in materia forestale e saranno messe a dimora con una densità variabile a seconda che si tratti di specie erbacee alofile/psammofile e specie arbustive tipiche delle fitocenosi dalla fisionomia a macchia. Le prime (alofite e psammofite) saranno poste al piede della duna, tra gli schermi frangivento e subito dietro questi, in prossimità della cresta dunale, con una densità di 4 piante/mq; le seconde (specie arbustive) saranno impiantate a gruppi, nel retroduna, con una densità inferiore, al fine di ottenere sesti d’impianto non superiori ad 1,5 x 1,5 m. Per le specie arbustive si preferirà l’utilizzo di giovani semenzali, mentre le specie erbacee potranno essere ottenute mediante il prelievo e la moltiplicazione di parti di pianta (talee, etc.) oltre che da seme. Per gli interventi proposti si farà ricorso, preferibilmente, all’utilizzo di materiale vegetale radicato, anziché all’utilizzo di sementi, per il semplice fatto che le operazioni previste in progetto saranno eseguite tra i mesi di gennaio e marzo, quindi ben oltre il periodo più idoneo alla raccolta di semi ed alla messa a dimora degli stessi. Importante sarà, al momento delle operazioni d’impianto, non danneggiare la vegetazione esistente. Il numero di piante o parti di piante che complessivamente saranno messe a dimora è pari a 1.721 ed il materiale vivaistico, privo di fitopatie, dovrà avere equilibrato sviluppo e presentare un apparato radicale ben conformato (assenza di radici attorcigliate, spiralate e parassitate). Le piantine saranno allevate in contenitore (fitocella e/o vaso) e verranno collocate a dimora in buche scavate manualmente di opportune dimensioni. L’impianto verrà realizzato nel periodo di riposo vegetativo, a partire dal mese di febbraio e 27 non oltre il mese di marzo. Subito dopo l’impianto si effettuerà una prima concimazione ed un’irrigazione con una quantità d’acqua per piantina non inferiore a 20 l. Gli interventi di restauro vegetazionale del cordone dunale risultano essere quelli più delicati in quanto il periodo previsto per l’impianto è a rischio di gelate tardive e prossimo a quello di ripresa vegetativa; dunque, se non eseguito in tempo, l’impianto della vegetazione potrebbe essere vanificato dalla mancanza di attecchimento e da un elevato numero di fallanze. Dovendo operare prima con il restauro fisico, si rende necessario organizzare due o più squadre di operai, opportunamente formati o con esperienza in operazioni di questo tipo, al fine di compiere le operazioni di restauro fisico e vegetazionale del cordone dunale nel miglior modo e nei tempi precedentemente indicati in relazione (febbraio-marzo). 4 - Disciplina degli accessi alla spiaggia - Il completamento del restauro del sistema dunale necessita di opere che siano in grado di disciplinare l’attraversamento delle dune e l’accesso alla spiaggia, evitando il calpestamento della duna; quindi si provvederà alla sostituzione delle passerelle preesistenti che poggiano direttamente sulla duna, con passerelle sopraelevate utili alla corretta fruizione del litorale ed alla tutela del patrimonio naturalistico in esso contenuto. La passerella pedonale sopraelevata, che collegherà l’area della Casa del Mare (retroduna) alla spiaggia ed al lido attrezzato anche per soggetti diversamente abili, di nuova realizzazione, avrà il compito di permettere lo scavalcamento più agevole della duna da parte dei bagnanti e, nel contempo, il movimento della sabbia trasportata dal vento e l’affermarsi della vegetazione al disotto della passerella stessa; sarà realizzata in legno di pino o abete secondo gli schemi grafici presenti negli elaborati progettuali e sotto indicazioni fornite dalla DD.LL.. Detta passerella avrà pendenza longitudinale massima delle rampe pari al 7%, al fine di permettere il transito in autonomia di persone 28 che utilizzano sedie a ruote o che spingono passeggini. Lungo le rampe con pendenza longitudinale superiore al 5%, ogni 9-10 m circa sarà realizzata una piazzola orizzontale di riposo. La passerella, opportunamente dimensionata, sarà dotata, lungo tutto il percorso, di corrimano ed avrà il piano di calpestio costituito da tavolato non piallato, con superficie ruvida e di larghezza utile variabile tra i 150 ed i 200 cm, tale da consentire l’agevole incrocio dei pedoni. Il raccordo iniziale e terminale tra pendenze e fondo pianeggiante dovrà essere realizzato in maniera tale da non causare incidenti ai passanti, soprattutto ai non vedenti ed ai diversamente abili. L’andamento della passerella e le pendenze longitudinali potranno subite modifiche in fase di esecuzione dei lavori relativamente al fatto che la duna puo’ subire stagionalmente spostamenti e variazione di quota a causa delle mareggiate e degli eventi atmosferici; resta però invariabile il dato della pendenza massima che non dovrà mai essere superiore al 7%. La passerella in progetto è state concepita secondo un sistema modulare di montaggio costituito da elementi lignei tenuti insieme da bulloneria e viteria in acciaio, utile alla sostituzione di pezzi danneggiati o reintegrazione di parti mancanti. Il legname utilizzato per la realizzazione della passerella sarà impregnato in loco, prima del della posa in opera, mediante l’applicazione di doppia mano di vernici protettive all’acqua. L’area interessata dal progetto sarà dotata di cartellonistica informativa, realizzata secondo gli schemi grafici degli elaborati progettuali, posta in prossimità del piede della duna, lungo la spiaggia; inoltre, si provvederà a dotare di cartellonistica i varchi ed i percorsi di accesso alla spiaggia. 5 - Interventi di manutenzione straordinaria e recupero funzionale di parte del fabbricato preesistente da destinare ad attrezzature pubbliche: Casa del Mare – Gli interventi si seguito descritti avranno lo scopo si recuperare, attraverso operazioni di ristrutturazione, il fabbricato che presenta un migliore stato di conservazione. Tale fabbricato, della estensione di circa 140 mq, escluso il porticato/veranda esterna, sarà destinato alla realizzazione della Casa del Mare, al fine di 29 consentire la conoscenza e la corretta fruizione delle risorse ambientali presenti nel sistema marespiaggia-duna-retroduna. La casa del Mare rappresenterà un centro visita costiero del Parco e sarà il punto di confluenza dei sentieri esistenti dell’area umida di Fiume Morelli con i sentieri blu, di nuova realizzazione, volti alla scoperta e alla conoscenza dell’habitat marino del posidonieto; al suo interno saranno, inoltre, allestiti: aule didattiche, un piccolo Museo del mare, una zona ristoro e servizi igienico-sanitari. Gli interventi di manutenzione e recupero funzionale inseriti nel presente progetto prevederanno: - il rifacimento del solaio in latero-cemeto, dei pavimenti e degli intonaci interni ed esterni; - il rifacimento degli infissi interni ed esterni; - la realizzazione delle nuove tramezzature interne per la ripartizione degli ambienti; - l’adeguamento degli impianti: elettrico, d’illuminazione, idrico, fognario, di condizionamento, telefonico e di cablaggio internet, di allarme; - realizzazione del porticato utile allo svolgimento di attività didattiche all’aperto e di scala esterna. L’intera area sarà dotata di recinzione. Descrizione di eventuali impatti diretti, indiretti e secondari del progetto (sia isolatamente che in congiunzione con altri) sul sito Natura 2000 in relazione ai seguenti elementi: - - - Dimensione ed entità Superficie occupata Distanza dal Sito Natura 2000 o caratteristiche salienti del sito Fabbisogno in termini di risorse (estrazione di acqua, ecc.) Emissioni -L’intero progetto ricadente nel SIC “Litorale Brindisino”, ha un impatto areale positivo in quanto trattasi del recupero di emergenze naturali e la eliminazioni della quasi totalità di manufatti fatiscenti esistenti, ripristinando la permeabilità del suolo. E’ prevista la creazione di un collegamento tra area retrodunale e area costiera per la fruizione controllata da parte della comunità e la rinaturalizzazione dell’area attraverso l’impianto di vegetazione scelta tra le specie tipiche degli habitat presenti nel SIC. -In termini di risorse naturali, il fabbisogno risulta nullo in quanto non è prevista estrazione di acqua o altra risorsa. -Non sono previste emissioni, se non quelle temporanee dei mezzi che garantiranno i lavori. -Saranno eseguiti scavi di modesta profondità, necessari alla manutenzione straordinaria e recupero funzionale di parte del fabbricato preesistente da adibire a Casa del Mare. L’unico 30 - - - (smaltimento in terra, acqua, aria) Dimensioni degli scavi Esigenze di trasporto Durata della fase di edificazione Operatività e smantellamento, ecc. Altro scavo di maggiore profondità sarà quello necessario a creare la riserva idrica interrata (dimensioni m 3,6x9,9x2,5(h)) che permetterà di recuperare le acque piovane per le irrigazioni di soccorso alla vegetazione di nuovo impianto. I materiali provenienti dagli scavi saranno utilizzati per la ricostruzione del retroduna che, allo stato attuale, risulta tagliato per aver lasciato posto a fabbricati abusivi destinati ora alla demolizione. Saranno eseguiti scavi puntuali di 30-40 cm necessari all’infissione delle barriere frangivento che saranno create con paletti di castagno e canne pre-tessute; di 50-70 cm per infiggere le staccionate, le fondazioni della passerella in legno e la cartellonistica/segnaletica. Dopo l’infissione dei pali, il tutto verrà ricoperto con terreno ed opportunamente costipato. Questi scavi saranno effettuati in aree dove è assente vegetazione di pregio. -Per le esigenze di trasporto si utilizzerà la viabilità già esistente. -Non è previsto alcun tipo di edificazione. -Tutto il materiale raccolto come rifiuti abbandonati, specie alloctone e infestanti verrà smaltito, a norma di legge, in apposite discariche. Descrizione dei -Gli interventi in progetto non apporteranno riduzioni cambiamenti che di habitat e frammentazione dello stesso ma, al potrebbero verificarsi contrario, contribuiranno al recupero, alla nel sito in seguito a rinaturalizzazione e alla tutela di zone sottoposte a - Una riduzione stress da parte dell’uomo soprattutto nei mesi estivi. dell’area -Non è prevista la perturbazione di popolazioni di dell’habitat - La perturbazione alcuna specie prioritaria tutelata dal sito Rete di specie Natura 2000; -Gli interventi non comporteranno la fondamentali frammentazione di habitat o di specie ma, al - La frammentazione contrario, avranno lo scopo di aumentare la dell’habitat o connettività generale tra gli habitat naturali e la delle specie riduzione della frammentazione (ad esempio, - La riduzione attraverso il ripristino del cordone dunale laddove nella densità completamente asportato o attraverso il recupero delle specie del bacino idrico a SE dell’area di intervento - Variazioni negli completamente interrito). indicatori chiave del - Non sono previste variazioni degli indicatori chiave valore di del valore di conservazione. -Non sono previste variazioni dei fattori climatici. conservazione (qualità dell’acqua, ecc.) 31 - Cambiamenti climatici. Descrizione di ogni probabile impatto sul sito Natura 2000 complessivamente in termini di: - - Interferenze con le relazioni principali che determinano la struttura del sito Interferenze con le relazioni principali che determinano la funzione del sito Fornitura degli indicatori atti a valutare la significatività dell’incidenza sul sito, identificati in base agli effetti sopra individuati in termini di: - -Non sono previste interferenze permanenti con le funzioni principali che determinano la struttura del sito. -Temporanee interferenze negative relative agli aspetti funzionali del sito potrebbero verificarsi solo in fase di cantiere a causa dell’utilizzo dei automezzi utilizzati per la demolizione di fabbricati, delle impermeabilizzazioni del suolo e per le lavorazioni previste in progetto. Le temporanee emissioni sonore e atmosferiche potrebbero interferire negativamente con l’avifauna e la fauna terrestre. -Non sono previsti impatti sulle specie vegetali. -Perturbazione momentanea di habitat e specie è limitata al periodo dei lavori. -I fruitori dell’area marina, successivamente ai lavori, utilizzeranno gli accessi a mare regolamentati senza alterare il fragile equilibrio dell’ecosistema dunale ed umido. Perdita Frammentazione Distruzione Perturbazione Cambiamenti negli elementi principali del sito (ad es. qualità dell’acqua..) Descrizione, in base a quanto sopra riportato, degli elementi del piano/progetto o della loro combinazione, per i quali gli impatti individuati possono essere significativi o per i quali l’entità degli impatti non è conosciuta o prevedibile. Limitando al minimo il transito di automezzi, utilizzando attrezzature che non causano inquinamento acustico, operando in periodi differenti da quelli di riproduzione per le specie della fauna si ritiene che, sulla base delle valutazioni effettuate, gli impatti delle operazioni previste in progetto non debbano essere ritenuti significativi. 32 Descrizione di altri progetti che possono dare effetti combinati / Spiegazione del perchè gli effetti non si debbano considerare significativi / Durata dell’intervento: La incidenza delle attività del progetto è limitata alla fase di cantiere in quanto, trattandosi di interventi di riqualificazione naturalistica, a regime è previsto esclusivamente un miglioramento della qualità degli habitat. Mesi Fase 1-2 3-4 5-6 7-8 demolizioni e svellimenti eliminazione di specie vegetali alloctone ripristino manufatti edili restauro/ricostruzione del cordone dunale disciplina degli accessi alla spiaggia realizzazione di percorsi naturalistici fornitura materiali informativi e didattici collaudi Esercizio: inesistente Dismissione: inesistente Tipo di finanziamento utilizzato: □ Privato □ Comunitario □ Nazionale ■ Locale POR FESR Puglia 2007/2013 Linea 4.4 Azione 4.4.3 - “Interventi di valorizzazione finalizzati ad elevare la fruizione di aree ambientali omogenee individuate in piani di azione esistenti” 33 □ Altro Parte 4 – Altri pareri acquisiti Pronuncia amministrazioni interessate: 1. Regione Puglia– Servizio Assetto del Territorio. Richiesta Autorizzazione Paesaggistica ai sensi del PUTT-Paesaggio della Puglia. Richiesta parere.) 4. RELAZIONE PAESAGGISTICA 4.1 - PREMESSA La Regione Puglia - Servizio Assetto del Territorio con la Struttura di Gestione PO FESR 2007-20013 Asse IV Linea di Intervento 4.4 Azione 4.3 ha convocato in data 13 ottobre 2011 il Comune di Ostuni ad un Tavolo concertativo nel quale condividere interventi da attuare con la Linea d’intervento sopra indicata. Il Comune di Ostuni in quanto soggetto capofila del SIC Litorale brindisino dotato di un Piano di gestione approvato, durante l’incontro ha fornito una serie di priorità di interventi per consentire una fruizione sostenibile della costa al fine di ridurre la pressione sugli habitat naturali. Nell’ambito del Tavolo di cui sopra, in attuazione del PO FESR 2007/2013 le risorse disponibili sono complessivamente di 3.000.000,00 Euro. Per l’assegnazione di dette risorse, i soggetti gestori delle aree protette del territorio pugliese, hanno presentato dei progetti preliminari con un quadro economico dei costi. In quest’ottica, si è giunti da parte del Comune di Ostuni alla condivisione del Progetto di recupero ambientale dell’area ex Lido Stefan per la bonifica e rinaturalizzazione di un tratto costiero e realizzazione della Casa del Mare del Parco delle Dune Costiere e dei Sentieri blu. Tale Progetto, in coerenza con le emergenze segnalate e le azioni previste nel Piano di Gestione del SIC, prevede l’utilizzo di una somma complessiva pari a Euro 500.000,00. 34 L’area del Parco Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo” è sottoposta ad una serie di pressioni antropiche, che portano alla riduzione, alterazione e frammentazione degli habitat ed il rischio della scomparsa di specie della flora e della fauna. Dette minacce sono rappresentate da: - urbanizzazione ed aumento delle strutture turistiche; - presenza di stabilimenti balneari con annesse aree parcheggio nel retroduna che compromettono gli equilibri ecologici su cui si regge il sistema spiaggia-duna-retroduna; - presenza di strade, barriere che interrompono la continuità ecologica; - aumento della superficie agraria; - incendi; - riduzione e alterazione zone umide; - alterazione delle lame e delle biocenosi ad esse collegate Gli habitat costieri e marini sono fortemente sottoposti a stress durante il periodo estivo per la forte fruizione turistica balneare. Molti dei bagnanti non sono a conoscenza della presenza di un’area naturale protetta e di habitat e specie di interesse comunitario. Popolazione locale, operatori economici e visitatori sono generalmente disinformati del fatto di trovarsi all’interno di un’area SIC o di un Parco, delle sue valenze ambientali, faunistiche, delle norme comportamentali da tenere e delle opportunità che il sito può rappresentare per il territorio. Il progetto è in accordo con le indicazioni dell’Ufficio Parchi della Regione Puglia e con il Piano di Gestione del SIC “Litorale Brindisino”, adottato con Deliberazione della Giunta Regionale 4 giugno 2009 n. 938, che inquadra gli interventi di seguito proposti tra gli “Interventi Attivi (IA)” di “Tutela e gestione degli habitat e specie di interesse comunitario”. La relazione paesaggistica, prevista per la verifica della compatibilità paesaggistica ex art. 146 del D.lgs. n°42/2004 e s.m.i., è stata compilata secondo quanto dettato dal D.P.C.M. del 12 dicembre 2005. Dal punto di vista 35 normativo regionale, ed in particolare per quanto riguarda le prescrizioni e i regimi di tutela delle emergenze presenti nell’area in studio, è stato considerato il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e paesaggio”, approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15 dicembre 2000, n. 1748. 4.2 - INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il Sito d’Interesse Comunitario IT 9140002 “Litorale brindisino” ed il Parco naturale regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo”, ricadenti nel territorio dei Comuni di Ostuni e Fasano, sono ubicati lungo il litorale adriatico pugliese a circa 9 Km a nord-ovest di Ostuni. Il SIC si estende per circa 6 Kmq e la sua superficie rientra per la maggior parte nell’attuale perimetrazione del Parco naturale regionale; quest’ultimo, istituito con L.R. 27 Ottobre 2006, n. 31, si estende per poco più di 875 ha. Il Parco Regionale è attraversato dalla Strada Statale 379 che corre parallelamente alla linea di costa e che, indicativamente, può essere considerata come linea di divisione tra la fascia di costa a diretto contatto con il Mare Adriatico, comprendente le aree umide retrodunali, le dune litoranee, gli insediamenti turistico-balneari, e quella più interna, costituita da terreni seminativi ed olivetati, dalle “lame” e dalle dune più antiche, ricoperte da vegetazione sub-steppica ricca di orchidaceae. L’area oggetto di intervento, estesa circa 6000 mq, su cui insiste l’ex Lido Stefan, è ubicata proprio all’interno della prima fascia, quella prossima al mare comprendente il cordone dunale con la fascia di bassa costa sabbiosa. Tale area, oggi, risulta essere fatiscente, con numerose piccole unità abitative a carattere residenziale distribuite in maniera caotica, realizzate con materiali precari e protette da mura perimetrali alte circa 2 m realizzate in blocchi di cemento e con la quasi totalità delle superfici impermeabilizzate. L’importanza del sito risiede nella presenza di importanti habitat naturali costieri, che da un punto di vista morfologico, geologico ed idrogeologico è in stretto legame con le aree rurali retrostanti. 36 Come emerge anche dal Piano di Gestione del SIC “Litorale brindisino”, adottato con Delibera di Giunta Regionale del 4 giugno 2009 n.938, gli habitat naturali e la biodiversità, attualmente, sono notevolmente turbati dalla pressione antropica estiva e che richiederebbe interventi risolutivi urgenti a breve termine, come quelli progettati e descritti nei paragrafi successivi, ed a medio e lungo periodo per migliorare ed indirizzare le attività e la fruizione dell’intera area verso forme maggiormente sostenibili. ANALISI DELLA STRUTTURA IDROGEOMORFOLOGICA La struttura idrogeomorfologica è tipica di una fascia costiera incisa da solchi torrentizi, localmente chiamati lame, con andamento perpendicolare alla linea di costa. Le lame scendono dalla scarpata murgiana, incidono dapprima i calcari e poi le calcareniti. La loro morfologia caratterizzata da pareti subverticali e fondo piatto, è fortemente definita e riconoscibile proprio su formazioni litologiche più tenere. Esse si incassano all’interno delle calcareniti, prima con andamento sinuoso e poi rettilineo; dopo aver attraversato la piana olivetata e un litorale sabbioso esteso ma piuttosto stretto raggiungono il mare. Il litorale sabbioso presenta i caratteri di una stationary barrier in arretramento (Mastronuzzi e Sansò, 2001). La spiaggia è definita “pocket beach”, priva di significativi apporti sedimentari provenienti dall’entroterra, che deve la sua conformazione all’azione morfogenetica di sovrapposizione in più fasi di depositi eolici e marini, durante l’Olocene (Dini et al., 2000; Mastronuzzi et al., 2001). I sedimenti che la costituiscono sono sabbie carbonatiche medio-fini derivanti dalla disgregazione delle calcareniti, ciottoli e bioclasti in piccole quantità. Talvolta si riconoscono minerali vulcanici provenienti dal Monte Vulture, recapitati a mare dal Fiume Ofanto e distribuiti lungo la costa adriatica dal drifting litoraneo. Il cordonale dunale che separa la spiaggia s.s. dall’area retrodunale, ha un’ altezza media di circa 7 metri ed ampiezza variabile dai pochi metri ai 3035 metri; esso si sviluppa in modo parallelo alla linea di costa. La sua 37 formazione è legata alla deposizione di materiale di origine marina e continentale, sul terrazzo di V ordine costituito dalla Calcarenite di Gravina. Si precisa che il cordone in studio è quello più giovane dei tre formatisi nel Quaternario; inoltre, da studi effettuati in loco, si è notato che questo cordone ha inglobato quasi ovunque il secondo dei tre cordoni. Le dune sono costituite da sabbie calcaree biancastre e grigio-giallastre, calcareniti tenere, ben classate di colore grigio-giallastro e da un deposito eolico a grande angolo. La zona retrodunale rappresenta una situazione ormai compromessa dalla edificazione selvaggia che ha cancellato totalmente l’originario assetto geomorfologico e naturalistico: attualmente, l’unica componente geologica presente nella zona di intervento è il cordone dunale. ANALISI DELLA STRUTTURA ECOSISTEMA E AMBIENTALE Dal punto di vista ambientale, si è in presenza di due macroaree: il litorale sabbioso costituito prevalentemente dalla spiaggia e dal cordonale dunale e l’area retrodunale completamente antropizzata e caratterizzata dalla presenza di fabbricati (coperture in cemento-amianto) con annessi piazzali ed aree verdi all’interno delle quali le specie prevalenti sono alloctone e/o non tipiche degli habitat caratteristici della zona. Dal punto di vista vegetazionale, le specie maggiormente riscontrabili lungo il litorale sabbioso sono lo Sparto pungente (Ammophila littoralis (Beauv.) Rothm.), la Gramigna delle spiagge (Sporobolus pungens (Schreb.) Kunth), l’Erba medica marina (Medicago marina L.) il Giglio marino (Pancratium maritimum L.), l’Euforbia marittima (Euphorbia paralias L.), la Violaciocca di mare (Matthiola sinuata L.), il Vilucchio marittimo (Calystegia soldanella (L.) Romee et Schultes), l’Inula di bacicci (Inula crithmoides L.), la Santolina delle spiaggie (Otanthus maritimus (L.) Hoffmanns et Link). Le specie arbustive ed arborescenti, presenti sulla cresta della duna e nella zona retrodunale sono il Lentisco (Pistacia lentiscus L.), l’Ilatro comune (Phillyrea angustifolia L.), il Mirto (Mirtus communis L.), il Ginepro fenicio (Juniperus phoenicea L. subsp. lycia Molinier et Bolòs) ed il Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (S. et S.) Ball.). 38 Dal punto di vista faunistico, la fascia costiera, le aree umide circostanti ed il sistema di lame più all’interno sono habitat privilegiati per alcune specie di uccelli stanziali e migratori, per gli anatidi e per alcune specie di anfibi e rettili. Tra le specie di uccelli nidificanti ospiti dell’area umida si ricordano il Cavaliere d’Italia, il Tarabusino, l’ Alzavola, la Pernice di mare, il Forapaglie castagnolo, il Fratino, il Tuffetto. Le specie di anfibi e rettili più importanti nella zona sono: la raganella, il rospo smeraldino, la testuggine palustre, la testuggine comune e il colubro leopardino. Istituzionalmente, l’area ricade nel Parco Naturale Regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo” istituito con L.R. n.31 del 26/10/2006 e appartiene ad un Sito di Interesse Comunitario (SIC), codice IT9140002, denominazione “Litorale Brindisino” annoverato nell’elenco della regione biogeografica mediterranea, approvato con Decisione del 28 marzo 2008 in applicazione della Direttiva comunitaria 92/43/CEE “Habitat”. ANALISI DELLA STRUTTURA ANTROPICA E STORICO-CULTURALE L’area in studio non è gravata da usi civici, non presenta zone di interesse archeologico o testimonianze della stratificazione insediativa. 4.3 - VINCOLI E DESTINAZIONI URBANISTICHE Dal punto di visto normativo, gli interventi in progetto ricadono in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ex lege 1497/39 ed ex lege 431/85 (Decreto Galasso). Consultando il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Beni culturali e paesaggio” , approvato con Delibera della Giunta Regionale Pugliese 15 dicembre 2000 n. 1748, la zona ricade in determinati Ambiti Territoriali Estesi (ATE). Gli ATE presenti sono di tipo “A - valore eccezionale”. Secondo il Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Ostuni l’area, in larga parte quale zona “G3 - Verde esistente di interesse ecologico”. 39 4.4 - DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il progetto intende riqualificare un’area costiera fortemente degradata posta a ridosso delle dune, per la presenza di una struttura turistica con annesso lido realizzata a cavallo tra gli anni ‘70-’80 e rispondente a dei canoni di una fruizione turistica di quegli anni incurante delle emergenze ambientali e paesaggistiche dei luoghi. Le strutture turistico-ricettive realizzate in maniera abusiva, sono state trasferite alla proprietà del Comune di Ostuni. Gli interventi previsti in progetto mirano, nel loro insieme, ad attenuare e, ove possibile, cancellare i segni di degrado, creando un modello di fruizione della zona costiera a basso impatto, utile anche agli altri operatori turistici presenti nel Parco per consolidare nuove tendenze di turismo balneare che disciplinino l’accessibilità e la fruizione degli habitat costieri. Il recupero ambientale dell’area residenziale ex Lido Stefan, posta a ridosso di un cordone dunale adiacente a Masseria Morelli e ad un centinaio di metri dalla zona umida di Fiume Morelli consisterà in: − riqualificazione pavimentazioni dell’area che attraverso hanno lo svellimento determinato la delle completa impermeabilizzazione del suolo, l’eliminazione della copertura precaria della pavimentazione in cemento e l’eliminazione delle specie vegetali alloctone; − demolizione dei fabbricati abusivi e fatiscenti ed eliminazione e smaltimento delle coperture in cemento-amianto; − ripristino del cordone dunale e ricostruzione/rinaturalizzazione del retroduna; − disciplina degli accessi alla spiaggia; − manutenzione straordinaria e recupero funzionale di parte del fabbricato preesistente da destinare ad attrezzature pubbliche: Casa del Mare, con conseguente allestimento di: ▪ un centro visita costiero del Parco, ▪ un’aula didattica, ▪ un piccolo Museo del mare, ▪ servizi igienico-sanitari. 40 − fruizione sostenibile dell’area, attraverso la realizzazione di sentieri blu per approfondire la conoscenza dell’habitat marino del posidonieto. 4.5 - STATO DEI LUOGHI POST INTERVENTO E COMPATIBILITA’ RISPETTO AI VALORI PAESAGGISTICI L’area in studio, a valle dell’intervento, sarà un ambiente restituito alla natura, ricco di bio e geo-diversità tutelate e valorizzate, rese fruibili in maniera regolata e sostenibile. Lo stato dei luoghi non subirà impatti di nessun genere; difatti, gli interventi seguono gli indirizzi di tutela definiti all’art. 2.02 del PUTT/p secondo cui, negli Ambiti Territoriali Estesi di tipo A, “deve essere conservato e valorizzato l’assetto attuale, recuperando situazioni compromesse e mirando ad una ulteriore riqualificazione”; seguono le misure di salvaguardia della L.R. n. 19/97, le norme generali di tutela del territorio e dell’ambiente naturale ai sensi dell’art. 4 della L.R. 31/2006, il Piano di Gestione del SIC “Litorale brindisino” (IT9140002), adottato con Deliberazione della Giunta Regionale 4 giugno 2009 n. 938. Per la tutela del sistema idrogeomorfologico, il progetto risponde alla conservazione e la difesa del suolo e al ripristino di condizioni di equilibrio ambientale, alla dall’inquinamento riduzione delle delle acque. condizioni Per le di rischio, componenti alla difesa ecosistemiche e ambientali, gli interventi mirano alla protezione delle emergenze del paesaggio botanico-vegetazionale. Tutto ciò è coerente all’art. 3.05 del PUTT/p. Gli interventi previsti dal progetto sono conformi al D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del Paesaggio” e s.m. e i., al Piano Urbanistico Territoriale Tematico del paesaggio del 2000 e alla L.R. 7 ottobre 2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica”. 41 4.6 - CONCLUSIONI Il progetto nel suo complesso riqualifica in maniera significativa l’area, restituendola per gran parte alle dinamiche naturali di ricolonizzazione e sviluppo di specie ed habitat; inoltre, attraverso la manutenzione straordinaria ed il recupero funzionale di parte del fabbricato preesistente da destinare ad attrezzature pubbliche, sarà possibile svolgere attività di sensibilizzazione alle tematiche di salvaguardia ambientale. Difatti, dall’inserimento degli interventi trae importante beneficio anche la comunità che potrà essere presente nell’ambiente attraverso una fruizione sostenibile e rispettosa dei peculiari caratteri. Si assisterà ad un ritorno del paesaggio nella sua vitalità faunistica e vegetazionale e ad un legame pacifico e privo di minacce tra uomo e natura. 42