I cinepanettoni - Liceo Cavalleri
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I cinepanettoni - Liceo Cavalleri
I cine-panettoni La deriva del cinema italiano Da circa 20 anni a questa parte, nel periodo natalizio, esce nei cinema il così detto cine-panettone, un tipo di film molto acclamato dal pubblico italiano tanto da diventare una sorta di ricorrenza cinematografica italiana. L’essenza del cine-panettone è questa: un film senza trama, ripetitivo, dalla comicità becera e recitato in modo approssimativo. Cosa ci possa trovare il pubblico italiano in tutto questo tanto da tenerlo in vita da circa un ventennio si fa difficoltà a capirlo. Eppure da qualcuno il cine-panettone viene esaltato come uno spaccato della cultura italiana, come lo specchio del cinema italico e definito addirittura una “commedia d’autore”: dire più scempiaggini su un singolo argomento è veramente difficile. Come abbia potuto il pubblico italiano, capace di apprezzare l’ottima e bene strutturata comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo, alimentare un filone di tale demenzialità e volgarità è uno dei misteri dell’umanità. L’assenza di trama è uno dei fattori per cui il cine-panettone è considerabile come un insieme di fotogrammi più che un prodotto della settima arte. Un gruppo di persone si incontra casualmente in località vacanziere per dar vita a monotoni teatrini e gag stereotipate. Questa è la trama di ciò che viene definito una “commedia d’autore”. Se di fronte a tutto ciò Charlie Chaplin si starà rivoltando nella tomba e Woody Allen starà ordinando il suo “fiasco di cianuro” possiamo ben capirli. Chi ha fatto della creatività l’essenza della propria arte non può che inorridire di fronte alle becere e ripetitive trovate con cui sono costruiti questi film. Le battute sono quasi sempre incentrate su riferimenti sessuali e rimandi agli escrementi. C’è un abuso di parole volgari che vengono inserite forzatamente in bocca ai personaggi per cercare la risata facile (che puntualmente non arriva). Molti giustificano la carenza di trama e la innaturale volgarità con il fatto che il cine-panettone appartenga al genere del comico-demenziale. Ma, fosse anche, l’appartenenza a questo particolare tipo di comicità è una scusa per dar vita ad un umorismo tanto scadente ed volgare? Il capolavoro della comicità demenziale è la trilogia de Una pallottola spuntata di Leslie Nielsen e non si può certo dire che abbia caratteristiche anche solo avvicinabili a quelle dei cine-panettoni. I queste pellicole natalizie la recitazione è quasi sempre superficiale e non ci sono personaggi con spessore emotivo e consistenza psicologica ma sempre e solo delle maschere senza profondità la cui caratterizzazione è affidata a luoghi comuni e stereotipi. Le capacità recitative degli attori vengono svalorizzate senza neppure avvicinarsi minimamente alla commedia delle maschere che pure rese un suo servigio al teatro e all’arte recitativa di qualche secolo fa. Quegli attori esprimevano col corpo ciò che la fissità della maschera non poteva manifestare. A questi invece si richiede una recita da salami tutta soltanto volta alla battutaccia volgare Purtroppo sono tanti gli attori e le figure dello spettacolo italiano (talentuosi o meno) che si prestano all’industria dei cine-panettoni, svendendo le loro doti recitative al cachet che questi filmacci assicurano ( da Fabio De Luigi a Ezio Greggio passando per i due attori feticci del cine-panettone, De Sica e Boldi). Nel 2012 De Laurentiis ha dichiarato che la serie dei cine-panettoni è conclusa, ma poi nel periodo natalizio lui stesso prodotto una pellicola diretta da Neri Parenti, con De Sica come attore fulcro e infarcita di attori e figure del momento (Simone Barbato, Lillo e Greg, Arisa ecc.). Insomma l’ennesima presa in giro. De Laurentiis ha semplicemente cambiato la copertina e ha dato agli italiani la stessa pappina che propina loro da un ventennio. A questo punto c’è da chiedersi se mai gli italiani avranno voglia di provare qualcosa di diverso dalla solita minestra riscaldata, perché, a giudicare dagli incassi, questa cinema povero e insapore sempre piacergli proprio tanto. Federico Re Firré