guida per l`illuminazione pubblica di qualita`

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guida per l`illuminazione pubblica di qualita`
GUIDA
PER L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA
DI QUALITA’
Realizzata da
ASSIL e FEDERELETTRICA
Milano, Aprile 2001
1
SOMMARIO
Premessa
1) Obiettivi attuali di rilievo
2) Funzionalità: vedere ed essere visti
3) Prescrizioni fotometriche
- Strade a traffico motorizzato
- Centri urbani ed aree pedonali
4) Geometria di installazione
5) Sistemi di alimentazione
6) Specifiche di prodotto
7) Criteri di manutenzione
8) Appendici
A – Glossario
B – Bibliografia
C – Piano Regolatore
D – Documentazione di Progetto e di impianto
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PREMESSA
Scopo di questa pubblicazione è di divulgare le informazioni essenziali per la realizzazione degli impianti di
illuminazione pubblica di qualità, al di là dell’ambito ristretto degli addetti ai lavori; e di informare perciò i
Committenti che un buon risultato, anche in questo settore, richiede oggi studi accurati e professionalità
specifiche.
Essa comprende regole di buona tecnica, prescrizioni normative vigenti e prossime nonché alcuni criteri
desunti dall’esperienza.
Per la parte in cui non esistono Norme ma solo Raccomandazioni, ad esempio per l’illuminazione di alcune
aree diverse dalle strade a traffico motorizzato, si è tenuto conto, per quanto possibile, delle Pubblicazioni
della Commission Internationale de l’Eclairage (CIE ); per la parte impiantistica, cioè elettrica e costruttiva in
genere, i criteri proposti sono basati sulle Norme CEI e UNI.
Informazioni complementari riguardanti la terminologia, i riferimenti bibliografici, l’applicabilità del Piano
Regolatore e la documentazione di progetto e di impianto, sono riportate in Appendice.
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CAPITOLO 1
OBIETTIVI ATTUALI DI RILIEVO
1.1
Potenziamento della sicurezza del traffico
Obiettivo primario dell’illuminazione stradale è quello di aumentare la sicurezza del traffico automobilistico:
come statisticamente accertato, una corretta illuminazione riduce gli incidenti notturni in media del 30%.
Nonostante il traffico sia meno intenso, di notte gli incidenti sono più frequenti e più gravi rispetto a quelli che
si verificano durante il giorno: quasi il 50% dei casi mortali si verifica nelle ore di oscurità, sebbene il traffico
notturno rappresenti solo il 25 % del totale; questo è l’esito di uno studio effettuato a cura della CIE, condotto
in 13 Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).
In definitiva, tutte le numerose ricerche e pubblicazioni portano alla conclusione che un impianto realizzato
razionalmente costituisce un fattore di grande importanza ai fini della riduzione degli incidenti stradali,
soprattutto di quelli in cui sono vittime i pedoni.
In termini di economia della collettività si è potuto valutare che, in genere, le spese sostenute per realizzare gli
impianti di illuminazione sono minori delle perdite finanziarie annuali che, grazie all’impianto, si sono potute
evitare.
Nelle strade di grande comunicazione ed in quelle aventi comunque notevole traffico automobilistico,
l’illuminazione razionale è oggi ritenuta il mezzo indispensabile per consentire agli utenti l’identificazione
rapida e sicura del tracciato della carreggiata, della segnaletica, degli incroci e degli ostacoli.
Quanto sopra riportato rientra nello scopo della Norma UNI 10439.
Secondo rilievi recenti effettuati in un Paese EU (Germania), il numero dei casi mortali su strada è sceso del
2,8%, il livello più basso dall’inizio della registrazione dei dati nel ’53; tuttavia, il 44,8% di queste vittime sono
da attribuirsi agli incidenti verificatisi durante le ore di oscurità, responsabili inoltre del 34,9 % dei casi di ferite
gravi (Vedere Figura 1.1).
Incidenti Totali
Incidenti diurni
incidenti notturni
In verde sono riportati gli incidenti con feriti lievi; in rosso gli incidenti con feriti gravi e in nero quelli dove
sono stati registrati dei decessi
Figura 1.1 – Incidenti stradali all’interno e all’esterno delle aree urbane (Statistisches Bundesamt)
Altri rilievi statistici indicano esplicitamente il peso della guida giorno o notte sugli incidenti mortali rapportati
alla percorrenza in km (Vedere Figura 1.2).
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In rosso sono riportati i chilometri percorsi ed in nero gli incidenti
Figura 1.2 – Tasso degli incidenti giorno / notte rispetto alla percorrenza (a sinistra quelli diurni e a destra
quelli notturni)
In generale, più luce corrisponde sempre a meno incidenti. L’avvento di nuove tecniche di progettazione degli
impianti insieme a sorgenti luminose di elevata efficienza e la conseguente produzione di apparecchi moderni
indubbiamente consentirà di migliorare il livello di illuminazione e di estendere notevolmente, a costi
sostenibili, l’area territoriale servita da detti impianti.
Anche se è vero che in parte gli incidenti sono dovuti a fattori non legati alla prestazione visiva, come
stanchezza, effetti dell’alcool, scarsa esperienza di guida e condizioni atmosferiche, è altrettanto certo che la
causa principale resta il fatto che l’occhio umano non consente le stesse prestazioni al buio e alla luce:
l’acutezza visiva diminuisce, è più difficile misurare le distanze, la capacità di distinguere i colori è
praticamente azzerata mentre la prestazione visiva viene ostacolata notevolmente dall’abbagliamento.
Una buona illuminazione, cioè di adeguati livelli, gradi di uniformità e controllo dell’abbagliamento, migliorando
la visibilità riduce considerevolmente il numero di incidenti, del 30% in generale e del 45% sulle strade
esterne, in prossimità di incroci e di altri punti pericolosi. D’altra parte è da tempo noto (Scott 1980) che il solo
aumento del livello di luminanza da 0,5 a 2 cd/m2 comporta una riduzione del tasso di incidenti notte/giorno
dal 50% al 39 %(vedere Figura 1.3)
Figura 1.3 – Andamento del tasso di incidenti notte/giorno rispetto al livello di illuminazione (in ascisse il livello
di luminanza media ed in ordinate il tasso di incidenti)
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1.2
Prevenzione delle attività criminose
Inizialmente l’illuminazione pubblica, posta semplicemente agli angoli delle strade, aveva il solo scopo di
consentire all’utente della strada di circolare di notte, permettendogli per quanto possibile di individuare il
percorso e di scoraggiare le aggressioni; come già detto, con lo sviluppo dei mezzi di trasporto motorizzati,
l’illuminazione pubblica è diventata indispensabile ai fini della sicurezza del traffico; tuttavia, fra le sue funzioni,
e dal punto di vista dell'uomo della strada, rimane in grande evidenza la salvaguardia contro le azioni
criminose, soprattutto verso gli individui, ed i vandalismi.
Indagini statistiche svolte un po’ dappertutto confermano che il buio incoraggia la criminalità e che la buona
illuminazione contribuisce ad aumentare notevolmente la sicurezza in tal senso.
Una illuminazione orizzontale combinata con una adeguata illuminazione verticale (o semi - cilindrica) in
presenza di pedoni garantisce la percezione a dovuta distanza di movimenti sospetti e delle intenzioni delle
persone che si avvicinano e dà più tempo, in caso di pericolo, di reagire di conseguenza.
Numerosi studi hanno confermato che una maggiore illuminazione riduce drasticamente i crimini notturni
secondo l’andamento di cui alla Figura 1.4.
Figura 1.4 – Tassi di criminalità notte/ giorno (in ordinate) in rapporto al livello di illuminazione (in ascisse)
1.3
Promozione del commercio e del turismo
E’ intuibile, ed i relativi sondaggi di opinione lo hanno accertato, che nei centri urbani strade ben illuminate e
l’intelligente valorizzazione mediante la luce artificiale delle aree di particolare interesse storico, artistico o
paesaggistico promuovono il commercio, facilitano l’inserimento di nuove famiglie e attirano il turismo
favorendo quindi lo sviluppo economico del territorio.
Nelle vie centrali urbane, oltre all’esigenza di una illuminazione stradale efficiente, si somma oggi quella di
avere un ambiente luminoso gradevole ove, oltre alle carreggiate ed ai marciapiedi, si possano percepire ed
apprezzare le facciate, i monumenti, le fronde degli alberi ma senza disperdere luce verso il cielo; ove si
possa quindi soffermarsi piacevolmente senza provare disturbo per l’abbagliamento o per il poco gradevole
colore della luce.
Queste caratteristiche non richiedono di per sé l’impiego di impianti eccezionali e costosi: statistiche
americane riportano risultati quasi doppi delle vendite in zone commerciali urbane, fra prima e dopo il
rifacimento dell’illuminazione pubblica.
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1.4
Miglioramento della compatibilità ambientale
1.4.1
Consumi di energia
Il limitato consumo energetico è uno degli obiettivi più importanti da considerare, anche in relazione all’Articolo
4 del Protocollo di Kyoto (Dicembre 1997) ove l’Italia si è impegnata, per l’anno 2010, ad una riduzione delle
emissioni tendenziali di “Gas Serra” del 6,5% sui consumi totali di energia.
Comunque, l’energia consumata per l’Illuminazione Pubblica, risulta assolutamente modesta, circa 0,1% del
totale (Vedere Figura 1.5).
In AZZURRO è riportato il consumo totale di energia
In BIANCO il consumo di elettricità
In GIALLO CHIARO il consumo per illuminazione
In GIALLO SCURO il consumo di elettricità per l’Illuminazione Pubblica
Figura 1.5 – Energia elettrica per illuminazione pubblica rispetto al consumo energetico totale
In primo luogo, per ridurre il consumo energetico è necessario realizzare impianti efficaci dal punto di vista dei
costi; essi comprendono:
-
Lampade a elevata efficienza luminosa, espressa in lumen (lm) per Watt (W) e lunga durata;
Apparecchi di illuminazione ad alto rendimento, con gruppi ottici finalizzati ad un elevato coefficiente di
utilizzazione;
Componenti elettrici attivi (alimentatori) a basse perdite;
Regolatori di flusso luminoso, per quanto applicabili.
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1.4.2
Riciclo delle lampade
Le lampade a scarica, che contengono quantità (minime) di mercurio, in base alla Proposta di Direttiva UE
sulla gestione dei rifiuti commerciali e industriali (vedi Appendice B), quando giunte a fine vita, dovranno
essere raccolte e trattate come rifiuti speciali. Le Aziende che si occupano di questo problema hanno già
costituito un organismo a livello nazionale, assicurando così che gli elementi originali vengano recuperati e, se
del caso, riutilizzati.
1.4.3
Limitazione della luce dispersa
I nuovi impianti, devono essere realizzati in conformità alla Norma UNI 10819 (vedi Appendice B), in vista di
una Legge nazionale che regolamenti la materia.
Detta Norma è intesa quale unico riferimento tecnico nazionale, indipendentemente dalle recenti attività
legislative regionali, sia per eventuali Piani Regolatori dell’Illuminazione Comunale (Vedi Appendice C) che per
altri tipi di regolamenti Comunali in materia, affinché tutti gli operatori di Settore possano agire secondo
procedure unificate.
La Norma UNI 10819, elaborata dai rappresentanti delle varie istanze, quali gli addetti all’osservazione
astronomica, i laboratori fotometrici, i costruttori di apparecchi di illuminazione, ecc. prescrive i requisiti degli
impianti ubicati all’esterno, ad eccezione della segnaletica di sicurezza e delle insegne pubblicitarie o degli
ambiti paesaggistici soggetti a prescrizioni tecniche particolari.
Essa, in breve, classifica le zone del territorio nazionale, in:
- Altamente protette (Zona 1)
- Protette (Zona 2)
- Parti rimanenti (Zona 3)
e fissa i limiti di Rn , rapporto medio percentuale tra la somma dei flussi luminosi dispersi dagli “n” apparecchi
di un impianto, ed il flusso luminoso totale emesso dagli stessi apparecchi, secondo l’espressione
Σ Φϑ,Ψ
Rn = 100 x ---------------------- (Vedere Figura 1.6)
Σ Φt
Figura 1.6 – Rappresentazione degli angoli di possibile dispersione verso l’alto
Detti limiti sono, rispettivamente:
1%
Zona 1
5%
Zona 2
10% Zona 3
8
Di conseguenza, la dichiarazione di conformità richiesta dal committente al progettista o all’installatore,
riguarderà, per la parte amministrativa, le eventuali leggi sopracitate, ma sul piano strettamente tecnico, non
potrà essere incompatibile con le prescrizioni della UNI 10819.
Infatti, dopo la Risoluzione detta “Nuovo Approccio”, assunta nel 1985 dal Consiglio della Comunità Europea,
che impone che le Direttive riportino solo i requisiti essenziali, mentre le prescrizioni tecniche siano trattate
dalle rispettive Norme (in Italia, CEI ed UNI) anche le Amministrazioni Regionali e Comunali dovrebbero
adeguarsi per tempo a questo criterio.
1.5
Unificazione delle installazioni
Un aspetto sempre più sentito è quello di ottenere maggiore omogeneità nei componenti e nei criteri costruttivi
degli impianti; e ciò richiede una specializzazione dei progettisti al fine estendere la relativa conformità alle
Norme.
Di fatto, l’illuminazione pubblica di Comuni contigui, come si rileva transitando su strade extra-urbane, è
attualmente realizzata con sistemi così differenti da essere notati anche dall’osservatore profano. Il tipo e la
distribuzione dei centri luminosi, i livelli di illuminazione, i gradi di uniformità, il controllo dell’abbagliamento
sono spesso assai diversi; e mentre alcuni impianti sono chiaramente sovradimensionati, altri sono al di sotto
dei limiti di sicurezza della Norma.
In particolare, già la normalizzazione dei materiali riduce i problemi di progettazione, posa, manutenzione,
approvvigionamento dei ricambi e di gestione delle scorte; e l’unificazione dei criteri impiantistici migliora la
funzionalità, l’affidabilità e quindi la sicurezza: il tutto si traduce in una sostanziale riduzione dei costi sostenuti
dalla collettività.
Pur rimanendo ogni Comune responsabile dei propri impianti, il raggiungimento della sufficiente omogeneità e
qualità potrebbe essere ottenuto anche mediante un coordinamento da parte degli Organismi regionali che
prescrivano la conformità alle Norme e a criteri di buona tecnica (Capitolati Regionali) e che siano affidati per
la costruzione e la manutenzione ad imprese di sicuro affidamento.
1.6
Crescente attenzione dell’opinione pubblica
Infine, è un fatto assai evidente che negli ultimi anni il cittadino medio ha manifestato un sempre maggiore
interesse per l’illuminazione del contesto in cui vive.
Vi sono probabilmente altre ragioni, oltre a quelle sopra indicate, che nascono da nuovi bisogni (come noto,
soddisfatti i bisogni primari insorgono quelli secondari) quali l’autostima, il riconoscimento, ecc.: è certo che,
elemento primario della vita, la luce rimane parte essenziale dell’esistenza; di fatto l’illuminazione si nota
immediatamente.
Perciò l’illuminazione pubblica, nonostante i modesti costi di investimento e di esercizio rispetto agli altri
analoghi servizi, ha assunto oggi importanza politica, come fattore di consenso dell’opinione pubblica.
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CAPITOLO 2
FUNZIONALITA’ – VEDERE ED ESSERE VISTI
2.1
LUCE E VISIONE
Esiste una semplice ricetta per prevenire gli incidenti: vedere ed essere visti. Ma la visione è un processo complicato. L’illuminazione
stradale ne deve tenere conto.
L’illuminamento diurno spazia da 5.000 a 100.000 lux (Vedere Appendice A). Durante una notte di luna piena,
1 lux è circa il massimo. Il fatto che riusciamo a “vedere” per questa vasta gamma di luminosità è dovuto alla capacità di
adattamento dell’occhio.
2.1.1
Visibilità su strada
L’illuminazione pubblica deve permettere agli utenti della strada di circolare nelle ore notturne con facilità e sicurezza; l’analisi delle
esigenze visive che caratterizzano le diverse categorie di utenti costituisce pertanto la premessa per una razionale ed economica
impostazione del progetto.
Il concetto di funzionalità è piuttosto differente per l’automobilista o per il pedone. Per il primo si tratta di
percepire distintamente, localizzandoli con certezza ed in tempo utile, i singoli punti del percorso (incroci,
curve, ecc.) e gli ostacoli eventuali, per quanto possibile senza l’ausilio dei proiettori di profondità e dei
proiettori anabbaglianti. Per il pedone, sono essenziali la visibilità distinta dei bordi del marciapiede, dei veicoli
e degli ostacoli nonché l’assenza di zone d’ombra troppo marcate.
È bene notare che la visibilità e la possibilità di leggere i pannelli di segnalazione, quando assolutamente indispensabili, devono
essere assicurate indipendentemente dell’impianto di illuminazione pubblica quale viene qui considerato, anche se questo possa
evidentemente contribuirvi.
Sotto l’aspetto della stretta funzionalità, e cioè del come si debba illuminare, prescindendo (per il momento) da considerazioni
economiche, le esigenze della sicurezza della circolazione, rimangono prevalenti anche quando all’illuminazione stradale siano
attribuiti compiti legati a ragioni d’ordine commerciale, turistico e di prestigio.
Tali esigenze, riferite al moderno traffico motorizzato si traducono in condizioni severe ed impegnative, alle quali il progettista di
impianti di illuminazione stradale deve rivolgere tutta la sua attenzione. Le caratteristiche di visibilità sulla strada dipendono da un
complesso di fattori in parte propri dell’illuminotecnica generale, in parte specifici dell’illuminazione stradale.
2.1.2
Le dimensioni degli ostacoli
Gli elementi geometrici che caratterizzano l’immagine della strada e quelli che caratterizzano la circolazione sono tanto più
facilmente percepibili quanto maggiori sono le loro dimensioni apparenti. Questo è alla base della netta differenza fra le esigenze
visive delle diverse categorie di utenti della strada ai fini della sicurezza del traffico; ad esempio, quanto maggiore è la velocità tanto
è maggiore la distanza a cui l’osservatore deve poter percepire chiaramente oggetti di determinate dimensioni reali, i quali
assumono dimensioni apparenti tanto più piccole.
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2.1.3
Il tempo di osservazione
Sia la velocità che la presenza contemporanea di diversi oggetti nel campo visivo concorrono a diminuire il tempo di cui l’osservatore
può disporre la percezione. L’intensità e la velocità del traffico contribuiscono perciò a rendere più severe le esigenze visive.
2.1.4
Il contrasto
La presenza e la forma degli oggetti vengono percepiti in virtù dei contrasti di luminanza e di colore.
Normalmente, nella visione diurna, i due tipi di contrasto coesistono, mentre in quella notturna il contributo del contrasto di colore
praticamente si annulla; viene anche a ridursi notevolmente la percezione per “dettaglio di superficie” ossia dei particolari interni
delle figure osservate.
Il problema fondamentale dell’illuminotecnica è perciò quello di produrre sulla strada i contrasti di luminanza sufficienti a fornire una
chiara immagine della strada stessa e degli oggetti su di essa presenti.
2.2
2.2.1
FATTORI DI QUALITÀ
Adeguato livello di illuminazione
Per consentirci di vedere bene è essenziale un adeguato livello di illuminazione, al fine di ottenere un sufficiente contrasto. Nella
Normativa tecnica attuale (UNI 10439 oppure prEN 13201) il parametro utilizzato per determinare la visibilità è la luminanza media o
illuminamento medio.
L’illuminamento (misurato in lux) è la quantità di luce che cade su una superficie. La luminanza (in cd/m2) è la luce riflessa dalla
superficie stradale in direzione dell’osservatore.
2.2.2
Luminanza
È la grandezza chiave per le strade a traffico motorizzato. Il suo valore dipende dalla posizione dell’osservatore, dalla geometria
dell’impianto, dalle proprietà riflettenti del manto stradale, dal flusso delle lampade e dalla distribuzione dell’intensità luminosa degli
apparecchi (Vedere Figura 2.1 e Appendice A).
Figura 2.1 - Caratteristiche della luminanza e della relativa misurazione
11
Il guidatore percepisce la luce riflessa dal piano stradale come luminanza (Vedere figura 2.2) e ciò ne
giustifica l’introduzione nella Normativa.
Figura 2.2 – Tipica visibilità su strada per luminanza di sfondo superiore a quella dell’ostacolo (silhouette
diretta)
2.2.3
Illuminamento
Costituisce il parametro utilizzato per strade commerciali, locali o residenziali perché non è necessario individuare una posizione
standard dell’osservatore.
Inoltre l’illuminamento è facilmente misurabile, ed il relativo calcolo è piuttosto facile (Vedere Figura 2.3 e Appendice A).
Figura 2.3 - Caratteristiche dell’illuminamento e della relativa misurazione
12
Ciò che viene anche verificato è l’illuminamento orizzontale sulla strada; dove il traffico pedonale è intenso, o in zone ritenute a
rischio, viene utilizzato anche l’illuminamento semicilindrico.
2.2.4
Indice di decadimento
Al fine di garantire che tutte le caratteristiche di qualità siano conservate per un periodo prolungato di tempo senza necessità di
manutenzione straordinaria, la Norma UNI 10439 raccomanda di adottare, in sede di progetto, il moltiplicatore di progetto 1,25,
reciproco del fattore di manutenzione 0,8 per tenere conto del decadimento dell’impianto. La manutenzione deve essere comunque
effettuata al più tardi quando la luminanza o l’illuminamento si riducono al 65% (circa 2 / 3) rispetto al valore iniziale (Vedere Capitolo
7)
2.2.5
Uniformità
Non è sufficiente limitarsi a mantenere il corretto livello di illuminazione; esso ha anche bisogno di essere uniformemente distribuito,
in modo che le funzioni visive possano essere svolte correttamente.
Macchie di oscurità riducono la sicurezza rendendo la percezione di ostacoli più difficile, o cancellandoli completamente dalla
visuale. Ciò si verifica quando vengono installati troppo pochi apparecchi oppure singoli apparecchi sono guasti.
L’uniformità della luminanza viene calcolata tenendo conto della geometria e delle proprietà riflettenti del manto stradale.
L’uniformità generale “Uo,“ esprime il rapporto tra i valori dell’illuminazione minima e media sull’intera strada; l’uniformità
longitudinale “Ul“ è il rapporto tra i valori di luminanza minima e massima al centro della corsia.
2.2.6
Abbagliamento
L’abbagliamento può compromettere la prestazione visiva, tanto da rendere impossibile la percezione affidabile e l’identificazione
della persona.
L’abbagliamento debilitante, valutato per le strade a traffico motorizzato, causa una compromissione misurabile delle facoltà visive,
ad esempio dell’acuità visiva. Esso influisce quindi negativamente sulla concentrazione del guidatore e può causare incidenti.
La luminanza di velo è il fattore primario dell’Indice TI (Threshold Increment); l’abbagliamento debilitante si verifica per una
luminanza eccessivamente alta nel campo visivo o a seguito di differenze di luminanza alle quali l’occhio non è in grado di adattarsi.
La fonte di abbagliamento diffonde in pratica luce sulla retina, creando un velo e riducendo sostanzialmente il contrasto
dell’immagine.
Maggiore è l’illuminamento che cade sull’occhio dell’osservatore, maggiore sarà la luminanza di velo.
L’abbagliamento non può essere evitato del tutto ma molto limitato. Le procedure di valutazione esistono per entrambi i tipi di
abbagliamento (vedere Capitolo 3).
L’abbagliamento molesto, tipico delle aree pedonali, produce solamente un fastidio ma deve essere comunque controllato.
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2.2.7
Modellatura
Come già detto, una adeguata illuminazione è essenziale per consentire ai pedoni di identificare, a distanza sufficiente, le figure in
avvicinamento. A tal fine il valore di 0,5 lux di illuminamento semicilindrico costituisce il requisito minimo. Questa grandezza deve
essere misurata ad una altezza di 1,5 metri dal suolo e descrive la quantità media di illuminamento verticale che cade sulla
superficie semicilindrica.
Figura 2.4 – Caratteristiche dell’illuminamento semicilindrico
L’effetto sulla percezione prodotta è comunemente detto “modellatura” (Vedi Appendice A); i valori di Es previsti per le diverse
applicazioni sono riportati nella Tabella 3.4.
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CAPITOLO 3
PRESCRIZIONI FOTOMETRICHE
La progettazione costituisce senza dubbio il momento più significativo di un impianto, in quanto in essa si
concretizza la soddisfazione dei bisogni del Committente.
Il contesto ambientale rappresenta uno dei fattori che condizionano in misura maggiore la progettazione degli
impianti di illuminazione pubblica, che si devono rapportare con elementi di varia natura e complessità: il
paesaggio, le strade, i centri abitati, gli edifici isolati.
A livello urbanistico è stato recentemente introdotto il «Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale» (PRIC),
uno strumento di settore, finalizzato a conferire unitarietà di indirizzi alla progettazione, nonché la massima
razionalizzazione degli impianti sotto l’aspetto sia delle prestazioni che dell’impiego dell’energia (Vedere
Appendice C).
3.1
INDICAZIONI PER L’ILLUMINAZIONE DI STRADE A TRAFFICO MOTORIZZATO
Le indicazioni che seguono, si applicano a sezioni di strada rettilinee e con raggio di curvatura non minore
di 200 m, nelle quali si riconoscano zone con andamento ripetitivo dei valori di luminanza.
3.1.1 Aree di calcolo o di misura
Si assume quale area di calcolo il tratto di strada compreso fra due centri consecutivi posti sul medesimo lato della strada, esteso
trasversalmente per tutta la carreggiata (nel caso di strade a doppia carreggiata, si considera solo una carreggiata; nel caso di
installazioni bilaterali affacciate, l’area di misura deve iniziare e terminare in corrispondenza di due centri consecutivi posti sul lato
sinistro rispetto all’osservatore)
3.1.2 Posizione dei punti di calcolo
I punti della griglia di calcolo devono essere disposti (vedi figura 3.1) ad interdistanze costanti longitudinalmente in numero di 10 per
interdistanza fra 2 apparecchi consecutivi della stessa fila non maggiori di 50 m; per interdistanze maggiori di 50 m i punti non
devono risultare, in senso longitudinale, ad una distanza maggiore di 5 m.
Trasversalmente devono considerarsi 5 punti per ogni corsia, con 1 punto sulla mediana della stessa.
Di conseguenza, i punti più esterni devono distare 1/10 della larghezza della corsia dal bordo strada.
Figura 3.1 – Punti di calcolo e verifica secondo Norma UNI 10439
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3.1.3 Punti di osservazione
I punti di osservazione devono risultare a 60 m dalla prima riga trasversale di calcolo e ad un’altezza di 1,5 m.
Le posizioni dei punti di osservazione, in senso trasversale della strada, devono essere situati come segue:
Per il calcolo della luminanza media e dell’uniformità generale: un quarto della ampiezza della strada dal lato destro della
stessa;
Per il calcolo dell’uniformità longitudinale: al centro di ogni corsia dove è permesso il traffico nella direzione di osservazione.
3.1.4 Numero di apparecchi di illuminazione da considerare
Il numero degli apparecchi di illuminazione che contribuiscono alla luminanza dei punti di calcolo può limitarsi
a quelli situati 5 volte l’altezza di installazione degli stessi dalla prima riga trasversale di calcolo verso
l’osservatore, 12 volte da detta riga in direzione opposta all’osservatore e 5 volte da entrambi i lati dei punti di
calcolo
3.1.5 Illuminazione di aree aventi forma irregolare
Per queste aree può essere necessario scegliere un rettangolo che racchiuda, e quindi sia più grande, l’area interessata; la griglia
usata per il calcolo delle caratteristiche di qualità dovrebbe essere scelta fra i punti che giacciono entro i limiti di quest’ultima.
Se del caso, le direzioni principali di scorrimento ai fini del calcolo dell’illuminamento semi cilindrico dovrebbero essere decise dopo
aver considerato l’uso probabile di detta area, con un numero massimo di quattro posizioni di calcolo.
3.1.6 Calcolo delle caratteristiche qualitative
Le caratteristiche relative alla luminanza e all’illuminamento devono essere ottenute dalle griglie di calcolo
sopracitate senza ulteriori interpolazioni.
Come noto, (Vedi UNI 10439, punto A.2.4), anche le prescrizioni di luminanza media e longitudinale si ritengono assolte dalla
rispondenza dell’impianto ai valori puntuali di illuminamento.
Per i valori iniziali, deve essere utilizzato il fattore di manutenzione pari a 1 e il flusso luminoso iniziale di lampada; mentre per i valori
dopo un certo periodo, o i valori mantenuti in esercizio, il fattore di manutenzione e il flusso di lampada previsti alla fine di detto
periodo.
3.1.7 Livello di luminanza in un punto
Il valore della luminanza iniziale in ogni punto della griglia, viene calcolato sulla base del coefficiente medio di luminanza Q0 = L / E =
0,07
della
pavimentazione
normalizzata
di
Classe
CΙΙ
con
la
formula
semplificata
L = Σ E x 0,07. Di conseguenza la relazione fra luminanza ed illuminamento può essere considerata pari a:
1 Cd / 0,07 ≈ 14 lux
16
3.1.8
Illuminamento orizzontale in un punto
L’illuminamento orizzontale viene calcolato con la formula seguente:
I ∗ cos3 γ ∗ Φ ∗ M
E = _______________________
h2
Dove:
E
I
γ
h
Φ
M
Illuminamento orizzontale mantenuto in lux
Intensità in cd / kilo - lumen nella direzione del punto
Angolo di incidenza della luce in gradi
Altezza di installazione dell’apparecchio in metri
Flusso luminoso iniziale della lampada in kilo - lumen
Fattore di Manutenzione dell’impianto
3.1.9 Livello medio
Il valore medio, dell’illuminamento o della luminanza, è la media aritmetica dei valori calcolati o misurati nei punti della griglia
dell’area di calcolo.
3.1.10 Livello minimo
Il valore minimo, dell’illuminamento o della luminanza, è il più basso calcolato o misurato in qualsiasi punto di griglia nell’area di
calcolo.
3.1.11 Uniformità generale
L’uniformità generale (U0), d’illuminamento o di luminanza, è il rapporto del valore minimo misurato in qualsiasi punto di griglia
nell’area di calcolo rispetto al valore medio; come sopra detto, quest’ultimo è dato dal valore medio dei punti di calcolo.
L’uniformità longitudinale (Ul) di luminanza è il minore dei rapporti fra il valore minimo e massimo nella
direzione longitudinale lungo l’asse di ciascuna corsia.
Un ulteriore grado di uniformità, valido solo per gli illuminamenti, è dato da:
U = Emin / Emax
Il numero di punti della griglia deve essere lo stesso di quello usato per il calcolo del valore medio.
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3.1.12 Indice di abbagliamento debilitante
Il calcolo dell’indice di abbagliamento debilitante (TI) deve essere effettuato secondo la Norma UNI 10439, con la seguente formula:
Lv
TI = 65 x ------------L m 0,8
Dove:
Lm
Lv
Luminanza media della carreggiata.
Luminanza velante equivalente (sommatoria del contributo degli apparecchi compresi fino all’angolo di osservazione di un
grado sull’orizzontale) prodotta sull’occhio dalle intensità provenienti dai centri luminosi, in conformità al punto 5.4.4 della
Norma UNI 10439.
3.2
CLASSIFICAZIONE DELLE STRADE E PRESCRIZIONI FOTOMETRICHE
Il progettista deve rilevare presso il Committente (Comune) ed assegnare ad ogni strada o piazza da illuminare una delle sotto
indicate tipologie (Vedere Figura 3.2), cui competono parametri Illuminotecnici d’impianto appropriati alle particolari esigenze degli
utenti interessati, secondo quanto previsto nel “Piano regolatore della luce” di cui all’Appendice C.
La tabella 3.1 riporta la classificazione delle strade secondo le disposizioni di Legge vigenti in materia, in particolare per quanto
riguarda la denominazione delle classi (da A ad F).
Per ogni classe, la Tabella 3.1 indica le categorie illuminotecniche, indicate con un indice numerico da 2 a 6. Nota la Categoria, la
Tabella 3.2 riporta le prescrizioni illuminotecniche. I livelli di luminanza ed i rapporti di uniformità indicati, sono valori minimi, mentre
per quanto riguarda l’indice TI relativo all’abbagliamento debilitante, si tratta di valori massimi.
Le categorie prescritte per ogni classe di strada, sono valide con flusso orario di traffico al valore massimo previsto per quella classe
di strada. Qualora si verifichino flussi orari di traffico minori di detto valore in orari particolari durante la notte, e le condizioni di
sicurezza generale per tutti gli utenti della strada lo permettano, è possibile, in fase di esercizio, ridurre il valore minimo della
luminanza media mantenuta, mediante regolatori di flusso.
18
Figura 3.2 – Classificazione tipica delle strade, secondo CIE 136 - 2000
19
Tabella 3.1 – Classificazione delle strade in funzione del tipo di traffico
Classe (1)
Tipo di strada e ambito territoriale
Categoria illuminotecnica (3)
A
Autostrade urbane
6
B
Strade extraurbane principali
6
C
Strade extraurbane secondarie
5
D (2)
Strade urbane di scorrimento veloce
6
D
Strade urbane di scorrimento
4
E (2)
Strade urbane interquartiere
5
E
Strade urbane di quartiere
4
F
Strade extraurbane locali
4
F (2)
Strade urbane locali interzonali
3
F
Strade urbane locali
2
1) La presente classificazione è in sintonia con quella riportata nel “Testo aggiornato del Decreto Legislativo
30 Aprile 1992, n. 285, recante il nuovo codice della Strada” pubblicato sul supplemento ordinario della
Gazzetta Ufficiale -–Serie generale n. 67 del 22 Marzo 1994
2)
3)
La presente classificazione è in sintonia con quella riportata nel Decreto Ministeriale LL. PP. del 12 Aprile 1995 “Direttive per la
redazione, adozione ed attuazione dei Piani Urbani del Traffico”, pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 77, Gazzetta Ufficiale
n. 146 del 24 Aprile 1995
Le prestazioni relative all’indice della categoria illuminotecnica sono indicate nella Tabella 3.2
I valori di luminanza e di illuminamento di progetto devono essere aumentati rispetto a quelli minimi d’esercizio indicati
nelle tabelle 3.2 e 3.4 per l’indice di decadimento (reciproco del fattore di manutenzione), che tiene conto della
diminuzione progressiva del flusso luminoso dell’impianto per effetto dell’invecchiamento delle lampade e
dell’offuscamento delle parti d’interesse ottico del centro luminoso (lampada, riflettore, rifrattore, ecc.). Il fattore di
manutenzione previsto dalla Norma UNI è 0,8 salvo ove espressamente richiesto dal Committente o motivato dal
Progettista, per cui il moltiplicatore sarà: 1 / 0,8 = 1,25.
20
Tabella 3.2 – Parametri Illuminotecnici per strade a traffico motorizzato
Categoria Illuminotecnica
Luminanza media mantenuta
Lm(1)
cd / m2
Uniformità minima
Uo(2)
Ul(3)
Indice di abbagliamento
debilitante
TI
% (3)
1)
2)
3)
4)
6
2,0
0,40
0,70
10
5
1,5
0,40
0,70
10
4
1,0
0,40
0,50
10
3
0,8
0,40
0,50
15
2
0,5
0,35
0,40
15
1
0,3
0,35
0,40
15
Luminanza media mantenuta valutata in condizioni medie di esercizio;
Uo = Lmin / Lmed rapporto tra luminanza minima e media su tutta la carreggiata;
Ul = Lmin / Lmax rapporto tra luminanza minima e massima lungo la mezzeria di ciascuna corsia;
TI = Indice dell’abbagliamento debilitante
3.3
Indicazioni per l’illuminazione di centri urbani e aree pedonali
3.3.1
Criteri generali
Un significativo aspetto nella illuminazione di queste aree è certamente l’estetica complessiva: gli apparecchi ed i
sostegni devono essere tali da integrarsi come forma, dimensione, colore ed ubicazione con gli altri elementi dell’arredo
urbano; ciò anche ai fini della riconversione dei centri storici alla frequentazione originaria.
La temperatura e la resa dei colori delle lampade devono essere tenute nella massima considerazione, in modo da
favorire l’uso di dette aree.
Nell’illuminazione di facciate o monumenti è preferibile una luce di contrasto, ad esempio con lampade a vapori di sodio
ad alta pressione di temperatura 2000K, quando il contesto è illuminato con lampade a vapori di mercurio o alogenuri, e
viceversa.
Anche un certo grado di brillanza delle Sorgenti Luminose può essere accettato in deroga ai requisiti normativi di
controllo dell’abbagliamento.
Nelle aree commerciali, a differenza delle strade a traffico motorizzato, l’illuminazione sul piano verticale o semicilindrico
è assai importante per identificare i pedoni, gli ingressi, la segnaletica e quanto di significativo è presente nel contesto.
Gli apparecchi devono quindi avere una distribuzione fotometrica anche trasversale (oltre a quella longitudinale di tipo
stradale), senza tuttavia disperdere troppa luce verso l’alto in modo che tutto l’impianto risulti conforme alla Norma UNI
10819.
Per quanto riguarda le caratteristiche costruttive, gli apparecchi devono essere, se installati a media altezza, protetti
contro i vandalismi ma anche con una buona facilità di pulizia e manutenzione, in quanto l’accesso può essere
difficoltoso nelle ore di lavoro ordinarie.
21
Anche la parzializzazione o regolazione dell’impianto al di fuori delle ore di punta è consigliata, purché l’illuminamento
semicilindrico non scenda sotto il valore di 0.8 lux nelle aree soggette a passaggio pedonale.
La disposizione degli apparecchi, generalmente a parete, dovrebbe essere a media altezza ma tale da tener conto della
generale apparenza dell’impianto anche durante il giorno; di conseguenza, la lunghezza dei bracci a muro sarebbe da
limitare al minimo possibile.
Quando il livello di illuminazione sulla carreggiata può essere raggiunto soltanto con apparecchi di tipo funzionale,
esteticamente inaccettabili nel contesto, è opportuno impiegare due impianti separati, quello decorativo posto in
evidenza e quello supplementare con proiettori posti sotto gronda o allineati al di sopra del campo visivo principale,
tenendo però conto, nell’altezza di posa, delle necessità di manutenzione; l’impianto funzionale può quindi essere spento
alle condizioni sopracitate per la parzializzazione.
Nelle aree pedonali, vicoli, passeggiate, ecc. l’illuminazione viene in genere realizzata mediante centri luminosi di tipo
decorativo con apparecchi da esterni per Arredo Urbano e lampade fluorescenti compatte o ad alta intensità (ma di
bassa potenza), installati a media altezza (3- 5 m): particolare attenzione va quindi posta ai vandalismi, per i quali gli
apparecchi devono essere di tipo protetto (corpo e coppa in policarbonato, difficoltà di smontaggio, per uso gravoso) ed i
sostegni a pavimento (paletti) preferibilmente senza rastremature, per non facilitarne l’arrampicata.
Nelle altre aree (parchi recintati, ecc.) per illuminare piante, aiuole, panchine, gradini, avvisi e segnaletica, gli apparecchi
possono essere anche installati a bassa altezza (≤ 3 m) e di tipi svariati, a faretto o con lampada a vista (spot) su
picchetto a snodo, a “bitta” cioè integrati al sostegno, a parete o da incasso a terra.
Per l’illuminazione di vicoli è preferibile collocare gli apparecchi, a distribuzione longitudinale, direttamente a parete, in
modo unilaterale o alternato, secondo la larghezza della strada (se inferiore o superiore ai 3 m), ad altezza pari a detta
larghezza.
Questo per garantire un adeguato illuminamento semicilindrico dei passanti e limitare la quantità di luce dispersa verso
le finestre antistanti.
La temperatura di colore delle lampade consigliata è del gruppo caldo o intermedio (da 2500K a 3500 K) e l’indice di
resa (Ra) pari o superiore a 80, mentre nelle zone verdi, per rendere più attraente il contesto, è preferibile una tonalità
più fredda (oltre 4000K) anche se di resa del colore limitata.
Nelle passeggiate a mare, la disposizione preferibile è quella su paletti decorativi di media altezza e, in alternativa, su
bracci decorativi a parete.
In particolare, gli apparecchi di illuminazione devono essere conformi alle prove ambientali e di corrosione di cui alla CEI
EN 60598-1 /art.4.18, App. F ed App. L ed i sostegni adeguatamente protetti contro la nebbia salina (CEI 7-6 per le
superfici zincate e ASTM / B1171 a 1500 h per quelle verniciate).
Particolare attenzione deve essere posta agli attraversamenti pedonali (strisce). In caso di strade con elevati livelli di
luminanza il pedone viene visto per contrasto negativo (Vedere Figura 2.2); in caso di strade a basso livello di
luminanza, oltre ai valori di illuminamento orizzontale è importante aumentare l’illuminamento verticale in corrispondenza
dell’attraversamento, in modo che il contrasto tra la sagoma del pedone e lo sfondo (carreggiata) sia positivo e
l’attenzione degli automobilisti venga attratta dalla sagoma. Questo può essere ottenuto installando centri luminosi
appositi in corrispondenza dell’attraversamento (vedere Capitolo 4).
1
ASTM(American Society for Testing and Materials) B117 Standard practice for operating salt
spray(fog)apparatus
22
3.3.2
Illuminamento semicilindrico
I punti di calcolo devono essere in un piano a 1,5 m sopra la superficie dell’area interessata.
L’illuminamento semi cilindrico varia con le direzioni. Il piano verticale di riferimento 2) deve essere orientato
parallelamente alla direzione principale di movimento dei pedoni, che è generalmente longitudinale alla strada (Vedere
Figura 3.3).
I (C,γγ)
1
2
3
4
Apparecchio di illuminazione
Piano verticale ad angolo retto rispetto alla superficie piana del semicilindro
Punto di calcolo e di verifica
Superficie piana del semicilindro
Figura 3.3 – Parametri dell’illuminamento semicilindrico
23
Esso è calcolato con la formula seguente:
I(C,γ) ∗ [1+cosα
α] ∗ cos2 ε ∗ sin ε ∗ Φ ∗ M
Es = Σ -------------------------------------------------------------π ∗ (h – 1,5)2
dove:
Es
Σ
I(C,γ)
α
ε
h
Φ
M
Illuminamento semi cilindrico mantenuto in lux
Indica la somma dei contributi da parte del massimo numero, degli apparecchi di illuminazione visibili
Intensità nella direzione del punto in cd / kilo - lumen
Angolo, fra il piano verticale che contiene il vettore dell’intensità incidente, e il piano
verticale ad angolo retto rispetto alla superficie piana del semicilindro
Angolo di incidenza della luce nella direzione del punto, rispetto alla normale del piano
orizzontale
Altezza di montaggio dell’apparecchio in metri
Flusso iniziale della lampada in kilo - lumen
Fattore di manutenzione dell’impianto
L’illuminamento semicilindrico può essere misurato direttamente per mezzo di adattatore specifico, applicato al luxmetro
ordinario (Vedi UNI prU29-19 “Fotometri portatili”).
3.3.3 Indice di abbagliamento molesto
Generalmente indicato con l’indice ID, caratterizza il fastidio visivo (discomfort) prodotto dal centro luminoso.
Detto abbagliamento è dato dall’espressione:
ID = I x A - 0,5
dove:
I (cd) è l’intensità massima dell’apparecchio visto a 85° rispetto alla verticale.
A (m2) è la proiezione della superficie luminosa dell’apparecchio a 85° nella direzione principale di osservazione.
Nella tabella 3.3 sono riportati gli indici di abbagliamento in relazione alle altezze dei centri luminosi:
Tabella 3.3 – Limiti dell’abbagliamento molesto
Altezza (m)
Indice massimo di
abbagliamento
Oltre 6m
Da 4,5 a
6m
Fino a
4,5m
7.000
5.500
4.000
24
Tabella 3.4 – Parametri Illuminotecnici per aree urbane e pedonali
Parametri Illuminotecnici
Tipo di area
Strade
commerciali
con
traffico solo
pedonale
(1)
EhM
Ehmin
ES(2)
U
(min/max)
a) di grande prestigio
15
5
3
1/5
b) centri urbani
10
3
2
1/5
c) quartieri periferici
5
1
1
1/12
d) centro paesi
8
2
1
1/8
a) ad alta densità abitativa
8
2
1
1/8
5
1
1
1/12
3
1
0,7
1/15
b) a media densità abitativa
Strade
residenziali con strade di collegamento fra
traffico misto(3) quartieri o fra centro e quartieri
c) a scarsa densità
abitativa
EhM Illuminamento orizzontale medio sulla strada, marciapiedi compresi (lux)
Ehmin Illuminamento orizzontale minimo, come sopra (lux)
ES Illuminamento semicilindrico (lux)
U
Uniformità di illuminamento
25
(1)
Parametri Illuminotecnici
Tipo di area
EhM
EHmin
ES
U
(min/max)
a) in aree centrali
30
15
10
-
b) in aree residenziali
20
6
6
-
Scalinate
20
10
7
-
Rampe
20
7
6
-
a) isolate
3
1
-
-
b) fiancheggianti
strade
5
2
-
-
c) nell’attraversamento
di strade di traffico
10
3
-
-
Sottopassaggi pedonali e ciclabili
30
10
10
-
Parcheggi, autosilos
10
2
2
-
Attraversamenti
pedonali
Piste
ciclabili
26
Parametri Illuminotecnici
Tipo di area
Parchi e
Campi sportivi
EhM
Ehmin
ES(2)
U
(min/max)
Sentieri e passeggiate (4)
2
0,6
0,5
1/20
Parchi e vialetti
5
1
1
1/12
50
12
8
-
50
12
8
-
100
25
10
-
200
50
12
-
Campi di calcio
(5)
Campi di pallavolo
(5) (6) (7)
Campi di
(5) (6) (7)
pallacanestro
Campi da tennis
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
(1)
(5) (6) (7)
Riferimenti: Pubblicazione CIE n° 136, prEN 13201-1, Guida ANIDEL (Vedere Appendice
B);
I livelli di Es < 1 lux dovrebbero essere usati solo nelle aree ove il rischio di criminalità è
trascurabile;
Quando il traffico veicolare prevale su quello pedonale, occorre fare riferimento alla
Tabella 3.1;
Per gli impianti di segnalazione è prevista soltanto la guida visiva, mediante apparecchi
non schermati, ubicati ad una distanza tale da essere visibili dall’uno all’altro
Consigliata una disposizione dei pali lungo i due lati maggiori;
Consigliato l’impiego di proiettori asimmetrici;
Consigliato l’impiego di due proiettori allineati con la rete;
27
CAPITOLO 4
GEOMETRIA DELL’INSTALLAZIONE
La geometria dell’impianto è caratterizzata dai seguenti parametri (vedere figura 4.1):
-
Larghezza della carreggiata (L);
Altezza nominale dei centri luminosi (h);
Sporgenza dell’apparecchio sulla carreggiata (s);
Interdistanza fra i centri luminosi (d);
Sbraccio (w)
e dal tipo di disposizione
Figura 4.1 – Parametri geometrici dell’impianto
La determinazione di questi elementi, tenuto conto dei requisiti generali degli impianti, nonché delle distanze di rispetto
ammesse, costituisce una parte impegnativa della progettazione, in quanto i risultati migliori si ottengono da una
valutazione complessiva, anziché da una ricerca per tentativi di singoli parametri.
4.1
Larghezza della carreggiata (L)
La larghezza della carreggiata si intende misurata tra i bordi della sede stradale vera e propria destinata alla circolazione
dei veicoli. Tale larghezza condiziona tutte le altre grandezze caratteristiche dell’impianto.
28
4.2
Altezza nominale dei centri luminosi (h)
L’altezza dei centri luminosi deve tenere conto della larghezza della strada da illuminare. Tale altezza deve risultare da
un compromesso tra due esigenze divergenti: da una parte, l’esigenza di collocare i centri luminosi il più in alto possibile
per ottenere una riduzione dell’abbagliamento ed un’elevata uniformità d’illuminamento nel senso trasversale della
carreggiata; dall’altra, soprattutto l’esigenza di abbassare il più possibile i centri luminosi per ottenere la migliore
utilizzazione del flusso luminoso sulla carreggiata stessa.
Un soddisfacente compromesso tra le varie esigenze si ottiene assumendo l’altezza uguale o leggermente maggiore
della larghezza della carreggiata da illuminare (o di parte di essa). Pertanto se la disposizione è da un solo lato della
strada (unilaterale)
h
---------- ≈ 1
L
con la precisazione che le altezze vanno scelte tra i seguenti valori unificati:
8 – 10 – 12 metri
Se la larghezza della carreggiata è superiore alle altezze unificate, sarà necessario ricorrere alla disposizione bilaterale o
biassiale (vedere oltre) e pertanto:
h
----------- ≈ 1
L/2
La Norma CEI 64-7 (punto 4.6.02) stabilisce che: “l’altezza minima sulla carreggiata di una qualsiasi parte di impianto
deve essere pari a 6 metri”. Altezze inferiori, fino a un minimo di 5 metri, sono ammesse esclusivamente per lanterne
semaforiche. Altezze minori possono essere adottate in casi particolari previa autorizzazione del proprietario della
strada.
Per altezze maggiori (15 – 18 – 20 metri), l’uso di pali con apparecchi fissi è sconsigliato in quanto richiedono l’impiego
di mezzi speciali; in questi casi va presa in considerazione la possibilità di impiegare torri – faro a corona mobile poste
ad interdistanza maggiore, con vantaggi sia di sicurezza per la circolazione, sia di estetica.
L’impiego della torre – faro a corona mobile è consigliato anche per l’illuminazione di parchi e giardini in quanto si
ottengono i seguenti vantaggi:
-
I centri luminosi non interferiscono con lo sviluppo vegetativo delle alberature e quindi non si creano situazioni di
conflittualità progettuale tra l’illuminotecnico ed il progettista dei giardini;
Per la manutenzione dei centri luminosi non è più necessario, dopo la realizzazione, accedere con automezzi nei
viali o nei prati, con conseguenti benefici in termini ambientali e progettuali.
29
4.3
Interdistanza fra i centri luminosi
L’interdistanza “d” è un parametro collegato all’altezza “h” del centro luminoso.
Il rapporto tra interdistanza ed altezza è determinato dal grado di uniformità richiesto e dal tipo di distribuzione
fotometrica degli apparecchi di illuminazione impiegati.
Maggiore è l’interdistanza, minori saranno i costi d’impianto e di gestione, ma sarà altresì maggiore la disuniformità di
luminanza o di illuminamento sulla carreggiata.
I valori adottati praticamente sono:
-
Apparecchi schermati (cut-off): interdistanza / altezza = 3
Apparecchi semischermati (semi cut-off): interdistanza / altezza = 3,5
4.4
Disposizione dei centri luminosi
4.4.1
Rettilinei
La disposizione su rettilineo può essere dei seguenti tipi:
a – Unilaterale, in cui tutti i centri luminosi sono disposti lungo lo stesso lato della carreggiata (Vedere Figura 4.2)
Figura 4.2 – Disposizione unilaterale
Tale disposizione è la più economica e va sempre utilizzata quando si può realizzare la condizione
L≤h
b – Assiale, in cui tutti i centri luminosi sono disposti lungo l’asse della carreggiata (Vedere Figura 4.3)
Figura 4.3 – Disposizione assiale
30
Biassiale, quando i centri luminosi sono disposti lungo gli assi delle due corsie di traffico (Vedere Figura 4.4)
Figura 4.4 – Disposizione biassiale
Le disposizioni assiali sono, in genere, realizzate mediante sospensioni su fune di acciaio.
Questo genere di impianto presenta seri inconvenienti, quali:
-
Gli apparecchi tendono ad abbagliare gli automobilisti e ad illuminare irregolarmente il fondo stradale per la loro
instabilità a causa del vento;
Concentrando la luce sull’asse della carreggiata si attirano gli automobilisti verso il centro, oltre a lasciare in
penombra i bordi dei marciapiedi, rendendo pericoloso il traffico dei pedoni e delle biciclette;
Il personale di manutenzione deve operare in mezzo alla strada, ostruendo il traffico e sottoponendosi a gravi rischi.
Conseguentemente, il sistema a sospensione va limitato ai casi in cui è indispensabile, come nelle strade intensamente
alberate
c – Bilaterale, in cui i centri luminosi sono disposti lungo i due lati della carreggiata, sia alternati che contrapposti (Figure
4.5 e 4.6)
Figura 4.5 – Disposizione bilaterale alternata
Figura 4.6 – Disposizione bilaterale opposta
31
Queste disposizioni sono generalmente raccomandate quando la larghezza della strada supera l’altezza dei centri
luminosi (L ≥ h).
Esse assicurano una buona distribuzione delle luminanze, con un maggior costo dell’impianto, a causa della doppia linea
di alimentazione.
Si prevede la disposizione alternata su strade a tre corsie o nelle strade a carattere commerciale ove si desideri
illuminare anche le facciate e creare un ambiente luminoso, come pure nei viali alberati in cui si vogliono illuminare gli
opposti marciapiedi.
La disposizione bilaterale opposta si adotta per strade molto larghe (l ≥ 1,5 h), a quattro o più corsie.
Rispetto al precedente, questo schema di impianto ha l’inconveniente di consentire variazioni di interdistanza troppo
limitate, per cui è di difficile impiego negli abitati.
d – Doppia centrale, in cui i centri luminosi sono disposti lungo l’asse del terrapieno che separa le due carreggiate, nelle
strade con spartitraffico centrale (Vedere Figura 4.7)
Figura 4.7 – Disposizione doppia centrale
Questo schema di impianto presenta caratteristiche simili alla disposizione unilaterale, ed è molto economico. Inoltre
l’influenza reciproca delle due file di apparecchi comporta un aumento del coefficiente di utilizzazione. Naturalmente,
occorre che il terrapieno sia piuttosto stretto, per poter impiegare un solo sostegno ogni due apparecchi e che le due
carreggiate rientrino nella condizione
L≤h
Comunque, la miglior soluzione agli effetti della sicurezza, rimane quella bilaterale.
32
4.4.2
Curve
Nelle curve i centri luminosi dovrebbero essere disposti sul lato esterno della carreggiata e con interdistanze
adeguatamente ridotte. Infatti, nella visione in prospettiva, sono esclusivamente i centri posti sul bordo esterno della
curva che contribuiscono alla luminanza della carreggiata e, per ottenere la sovrapposizione delle macchie luminose,
occorre ridurre le interdistanze quanto più la curva è pronunciata.
Agli effetti della guida visiva è necessario prevedere un centro luminoso sul prolungamento di ognuno degli assi di
circolazione. La posizione di questi centri determina l’ubicazione di tutti gli altri, la cui interdistanza può diminuire fino a 3
/ 4 di quella del rettilineo (Vedere Figura 4.8)
Figura 4.8 – Disposizione su curva semplice
In genere, la geometria di installazione nelle curve, come negli incroci, richiede attenta analisi e le soluzioni possono
variare secondo i casi.
Di norma la disposizione dei centri su tutta la lunghezza di una strada viene determinata dopo che sono stati risolti i punti
speciali (curve, incroci, piazze).
Il criterio di passare all’esterno delle curve non è tuttavia da adottare in maniera indiscriminata, per ragioni sia tecniche
che estetiche.
Si preferisce, specialmente nelle disposizioni su un solo lato, stare all’interno delle curve più larghe; solamente nelle
curve a “S” strette delle strade di Classe A si deve disporre l’impianto sempre all’esterno, eventualmente riducendo le
interdistanze anche a 2 / 3 del valore di rettilineo (Vedere Figura 4.9)
33
Figura 4.9 – Disposizione su curva ad “S”
4.4.3
Incroci, svincoli e piazze
L’illuminazione di questi importanti punti speciali dell’impianto, va studiata secondo l’importanza del traffico che vi si
svolge. Rispetto agli impianti in rettilineo, si possono trovare tre fattori che richiedono considerazione:
- Nell’area degli incroci, gli automobilisti sono occupati in un numero più elevato di compiti visivi e mentali;
- L’effetto di “silhouette” non può essere sempre fornito dall’impianto a causa della geometria dell’area in questione, e
della troppo diversa ubicazione dei veicoli e dei pedoni;
- L’illuminazione con i proiettori del veicolo non può essere utilizzata, sia per ragioni di abbagliamento degli altri
utenti, sia perché detta illuminazione non aiuta molto la guida nei percorsi a curvatura stretta.
L’illuminazione degli incroci può quindi, in certi casi, diventare un problema assai complicato. In genere, i centri luminosi
dovrebbero essere collocati in modo che la macchia luminosa vista in prospettiva sia efficace per la visibilità degli
ostacoli e dei bordi dei marciapiedi, sono quindi da evitare le lampade sospese al centro dell’area dell’incrocio e quelle
poste immediatamente prima dello stesso.
Negli incroci a T, in cui tutto il traffico proveniente da una strada deve curvare di 90°, è opportuno collocare un centro
luminoso (A) contrapposto alla linea del traffico confluente sull’incrocio (Vedere figura 4.10)
Figura 4.10 – Disposizione su incroci a “T”
34
Figura 4.11 – Disposizione su incroci ad “X”
Negli incroci a T fra strade non illuminate, ai soli fini della segnalazione, è preferibile la posa di un centro solo nella
posizione (A) anziché la tradizionale lampada sospesa diagonalmente.
Gli incroci a X possono avere varianti molto diverse, secondo i casi.
La soluzione classica comporta la posa di un centro luminoso immediatamente al di là dell’incrocio rispetto ad ogni
senso di marcia. Tale soluzione è quasi sempre teorica perché presuppone che tutte e due le strade siano da illuminare
bilateralmente (Vedere Figura 4.11).
Quando le strade sono di diversa importanza, o addirittura soltanto una di esse è illuminata in modo continuo, si adegua
l’impianto di quest’ultima al fine di migliorare la visibilità dell’incrocio ed eventualmente metterlo in evidenza (Vedere
Figura 4.12)
Figura 4.12 – Disposizione su incroci ad “X” fra strade di diversa importanza
35
Figura 4.13 – Disposizione su incroci ad “X” con centri a grande altezza
Figura 4.14 – Disposizione su incroci ad “X” con centri posti all’esterno
Gli incroci ad X molto estesi possono richiedere l’installazione di centri luminosi di elevata potenza, ad altezza superiore
ai 12 metri (Vedere figura 4.13).
La disposizione dei sostegni sulle aiuole spartitraffico è tuttavia ammessa solo quando le stesse hanno una larghezza o
un diametro superiore ai 3 metri. Diversamente, e in ogni caso quando possibile, i centri luminosi vanno installati
all’esterno dell’area dell’incrocio, impiegando eventualmente proiettori a fascio allargato, per grandi aree. Una
disposizione è rappresentata in figura 4.14.
36
Figura 4.15 – Disposizione su incroci a “Y” in cui la strada principale devia
Figura 4.16 – Disposizione su incroci a “Y” in cui la strada principale prosegue
Figura 4.17 – Disposizione su svincolo
37
Gli incroci a Y comprendono in genere tutti gli svincoli. La disposizione dei centri luminosi dipende dalle caratteristiche
degli impianti a monte della diramazione. In genere si tratta di una strada principale e di una o più secondarie che si
interconnettono.
I casi più tipici sono rappresentati nelle figure 4.15, 4.16, 4.17.
Figura 4.18 – Disposizione su “rotonde” di diametro superiore a 3 metri
Figura 4.19 – Disposizione su “rotonde” di grande diametro
38
Negli incroci con aiuola centrale, detta “rotonda” si possono avere tre disposizioni fondamentali.
Se la “rotonda” ha un diametro inferiore ai 3 metri non è ammessa la posa di sostegni al centro, per cui l’incrocio va
risolto dall’esterno come già detto.
Quando l’aiuola ha un diametro superiore, si può ricorrere alla disposizione di figura 4.18.
Quando l’area totale dell’incrocio è troppo vasta per essere risolta con un solo centro luminoso, in pratica con aiuole di
diametro superiore ai 15 metri, occorre studiare una disposizione come in figura 4.19.
In alternativa esaminare la possibilità di installare una torre – faro con corona mobile.
Figura 4.20 – Disposizione su svincoli complessi con torri - faro
Figura 4.21 – Disposizione su una piazza di traffico
39
Negli svincoli di grande estensione e complessità, è preferibile l’illuminazione generale di tutta l’area, anche a costo di un
minor rendimento dell’impianto (Vedere figura 4.20).
Le piazze di traffico sono, in pratica, riconducibili a incroci di grande estensione, in quanto si tratta di nodi stradali a più
elevata densità di traffico. Si richiede quindi maggior illuminazione, ottenibile anche in questi casi, con un potenziamento
delle Sorgenti Luminose e con una riduzione delle interdistanze.
La disposizione più idonea è generalmente quella a lato delle strade che delimitano l’area (Vedere figura 4.21).
Nelle piazze molto estese, e ove vi siano requisiti particolari di visibilità al centro, si possono installare i sostegni lungo
un asse mediano, o collocare semplicemente una o più torri – faro a corona mobile a grande altezza (20 metri).
L’illuminazione dei passaggi pedonali va tenuta accuratamente presente nella progettazione dell’impianto.
Rilievi statistici effettuati nella città di Hannover hanno messo in evidenza l’estrema importanza dell’illuminazione delle
strisce pedonali ai fini della riduzione a zero dei numerosi casi mortali precedenti alla sua realizzazione. In genere le
strade esterne delle grandi città sono illuminate a livelli piuttosto bassi, a causa della loro estensione, ed il traffico
automobilistico vi scorre più velocemente.
Nelle tangenziali e nelle strade ad alta velocità a senso unico, l’illuminazione, anche a luce gialla, mediante un solo
centro luminoso è insufficiente, in quanto lascia in prospettiva una zona buia sulla quale non si staglia la sagoma del
pedone. In questi casi conviene prevedere almeno tre centri, di cui uno in corrispondenza delle strisce (vedere figura
4.22), oppure un solo centro luminoso ad emissione asimmetrica, posto prima dell’attraversamento rispetto alla direzione
di avvicinamento, in modo da accentuare l’illuminazione verticale sul pedone.
Nelle strade a doppio senso di circolazione, ove però la velocità è meno elevata, si può risolvere l’impianto con quattro o
anche due soli centri luminosi (Vedere figura 4.23),oppure due centri luminosi ad emissione asimmetrica, posti prima
dell’attraversamento rispetto alle direzioni di avvicinamento, in modo da accentuare l’illuminazione verticale sul pedone.
In pieno centro urbano, ove il traffico è lento e l’illuminazione abbastanza buona, può essere opportuno collocare un
centro luminoso in corrispondenza dell’attraversamento pedonale, soprattutto per incoraggiare il pedone ad affrontare il
passaggio.
In ogni caso, l’impiego di lampade con colore diverso dall’illuminazione di base, può servire allo scopo di attirare
l’attenzione dei guidatori, oltre a fornire illuminamenti più elevati a parità di consumo.
Figura 4.22 – Disposizione su “strisce” per strade a senso unico
Figura 4.23 – Disposizione su “strisce” per strade a doppio senso
40
CAPITOLO 5
SISTEMI DI ALIMENTAZIONE
5.1
Prelievo dell'energia
A seconda dell'estensione e della potenza complessiva dell'impianto, I'energia può essere fornita,
laddove possibile, in bassa tensione o eventualmente in media tensione.
L'Appaltatore, d’intesa con l’Amministrazione Aggiudicatrice, prenderà contatto con la Società
distributrice dell'energia elettrica per concordare i punti di prelievo dell'energia e definire i
contributi d'allacciamento, come da disposizioni di legge di cui al provvedimento CIP n.42/1986
Gazzetta Ufficiale 6.8.1986 e successivi adeguamenti.
Qualora la Società Distributrice intenda installare gruppi di misura di tipo "integrato" muniti di
interruttore differenziale, il Committente ne potrà richiedere l'esclusione (shunt) in accordo con le
prescrizioni della Norma CEI 64 – 7 (1998) Art. 3.3.7.12
5.2
Alimentazione da cabina MT / BT
La cabina è costituita da:
-
5.3
Locale ricevimento energia dalla Società Distributrice
Locale misuratori
Locale cabina con:
- Quadro di MT a scomparti con isolamento in aria o in gas nel quale sono
installati interruttori, sezionatori, sezionatori di terra, trasformatori di
corrente e trasformatori di tensione per misura
- Armadio/i con trasformatore/i MT / BT
- Quadro BT con gli interruttori di potenza
Cabina di consegna in MT
La cabina deve essere strutturata in conformità alle prescrizioni della Società Distributrice di energia
e delle Norme tecniche vigenti, alla quale deve essere riservato un idoneo locale dove installerà le
sue apparecchiature di manovra e misura.
2
La protezione con interruttori differenziali può dar luogo ad interventi intempestivi per sovratensioni di origine
atmosferica. Ne possono conseguire disservizi e condizioni di pericolo, soprattutto in impianti non presidiati.
41
5.4
Alimentazione da punto di consegna in BT
Il punto di consegna deve essere definito di volta in volta in accordo con la Società Distributrice
dell'energia; generalmente sarà collocato in un apposito contenitore (realizzato in resina poliestere
rinforzata con fibre di vetro, calcestruzzo, ecc.), destinato a contenere il gruppo di misura.
A valle del punto di consegna, in un contenitore separato fisicamente di analoghe caratteristiche
(collocato in luogo sicuro3 e facilmente accessibile), dovranno essere installate le apparecchiature di
comando, sezionamento e protezione.
5.5
Apparecchiature di sezionamento, comando, protezione e regolazione del flusso
luminoso
All'inizio dell'impianto deve essere installato un interruttore onnipolare (compreso il neutro) avente
anche caratteristiche di sezionatore, associato in genere alla protezione contro le sovracorrenti.
Quando sia necessario sezionare singole parti dell'impianto, per ciascuna delle relative derivazioni
può essere inserito un sezionatore od interruttore. Deve essere sempre garantita l’interruzione del
conduttore neutro. Particolare cura deve essere posta nell'adozione di mezzi idonei per prevenire la
messa in tensione intempestiva dell'impianto di illuminazione. E' vietato mettere in opera dispositivi
di protezione che possano interrompere il neutro senza aprire contemporaneamente i conduttori di
fase. I centri luminosi possono essere alimentati ad una tensione stabilizzata, e/o regolati dopo una
certa ora della notte, sia in modo centralizzato che periferico.
5.6
Rifasamento
L'impianto deve essere rifasato ad un fattore di potenza > 0,9 mediante equipaggiamento di ciascun
centro luminoso con condensatori di adeguata capacità o con sistema centralizzato equivalente.
5.7
Gruppi di regolazione e/o stabilizzazione
Le apparecchiature di regolazione e/o stabilizzazione e/o telecontrollo devono essere conformi alle
relative Norme tecniche di riferimento e protette contro i radiodisturbi e le perturbazioni nelle reti di
alimentazione, in conformità con il Decreto Legislativo 12 Novembre 1996, n. 615.
In particolare i regolatori di flusso luminoso consentono di ottenere risparmi energetici in varie forme:
Riduzione del flusso luminoso nelle ore di minor traffico, in accordo alla Norma UNI 10439, Variante 1 ottimizzando
perciò il rapporto tra risorse naturali e benefici gestionali
- Stabilizzazione della tensione di alimentazione delle lampade in quanto durante le ore notturne la tensione di rete può
salire anche del 5%, maggiorando i consumi e riducendo la vita delle lampade stesse. I regolatori in grado di fornire
una tensione stabilizzata dell’1%, ottengono risparmi energetici dell’ordine del 5% circa.
5.8
Telecontrollo degli impianti
Il Telecontrollo dell'impianto può essere previsto per fornire i seguenti dati:
- N° e tipo di guasti per ogni assieme di circuiti facenti capo ad ogni punto d'alimentazione
- Curva di mortalità di predeterminati lotti di lampade per tipo, potenza e casa costruttrice
3
Per luogo sicuro si intende una protezione da atti vandalici ed eventi atmosferici eccezionali
42
-
N°
di identificazione delle lampade le cui ore di esercizio si trovano entro predeterminate fasce (da
0 a 1000 ore, da 1000 a 2000 ore, ecc.)
Le principali norme di riferimento sono: CEI-EN 60870-1-1 e CEI-EN 60870-5-5 (Vedi Appendice A).
43
5.9
Protezione contro l'ingresso di corpi solidi e di acqua
Le parti accessibili da terzi (altezza inferiore a m. 3 - vedi CEI 64-7 (1998) Art. 3.4.2) degli involucri
contenenti componenti elettrici, ove non precisato dal progettista, devono avere grado di protezione
almeno pari a IP 43
Per le caratteristiche del grado di protezione degli apparecchi di illuminazione, vedere Capitolo 6
Per i componenti da incassare nel terreno il grado minimo deve essere IP67.
5.10
Protezione contro le lesioni meccaniche
I componenti degli impianti esposti al pericolo di prevedibili lesioni meccaniche devono essere
adeguatamente protetti.
Gli accorgimenti costruttivi sono da studiarsi caso per caso; in particolare è richiesta una protezione
meccanica per i cavi fuori terra disposti a meno di 3 m dal suolo e per i cavi installati a portata di
mano rispetto ai piani di calpestio dei luoghi ordinariamente percorsi da persone.
5.11
Distanziamento degli impianti dal piano viabile e dai limiti della carreggiata
La distanza minima dei sostegni e di ogni altra parte dell'impianto dai limiti della carreggiata, fino ad
un'altezza di 5 m dal piano della pavimentazione stradale (Vedi Norma CEI 64-7 (1998) Art. 3.6.1),
fermo restando il rispetto di quanto prescritto dal Codice della Strada e dai Regolamenti locali, deve
essere:
a) Per le strade urbane dotate di marciapiedi con cordonatura: ≥ 0,5 m netti (Vedere Figura 5.1).
Figura 5.1 – Distanziamento dalla carreggiata su strade urbane ordinarie
44
In ogni caso occorre che la posizione del palo sia scelta in modo da assicurare un passaggio
della larghezza minima di 0,9 m verso il limite esterno della sede stradale; per i marciapiedi di
larghezza insufficiente, il sostegno va installato, per quanto possibile, al limite della sede
stradale 4.
b) Per le strade extraurbane e per quelle urbane prive di marciapiedi con cordonatura:
≥ 1,4 m netti.
Distanze inferiori5 possono essere adottate nel caso che la configurazione della banchina non
consenta il distanziamento sopra indicato; distanze maggiori devono essere adottate nel caso di
banchine adibite anche alla sosta dei veicoli.
5.12
Distanziamento degli impianti dai conduttori di linee elettriche
Le distanze dei sostegni e dei relativi apparecchi di illuminazione dai conduttori di linee elettriche
aeree (conduttori supposti sia con catenaria verticale sia con catenaria inclinata di 30° sulla
verticale, nelle condizioni indicate nel D.M. 21/03/1988), in accordo con la Norma CEI 64-7 Art.
3.6.3, non devono essere inferiori a:
-
1 m dai conduttori di linee di classe 0 e l; il distanziamento minimo sopra indicato può essere
ridotto a 0,5 m quando si tratti di linee con conduttori in cavo aereo ed in ogni caso nell'abitato
(3 + 0,015 U) m dai conduttori di linee di classe II e III, dove U è la tensione nominale della linea
espressa in kV.
Il distanziamento può essere ridotto a (1+ 0,015 U) m per le linee in cavo aereo e, quando ci sia
l'accordo fra i proprietari interessati, anche per le linee con conduttori nudi.
I distanziamenti sopraindicati si riferiscono unicamente al corretto funzionamento dell’impianto.
Distanziamenti maggiori sono, in genere, necessari per tenere conto della sicurezza degli operatori
addetti alla manutenzione.
4
Il sostegno deve essere addossato il più possibile al limite esterno della sede stradale. Se il marciapiede è di larghezza
≤1 m esaminare la possibilità di fissare gli apparecchi di illuminazione direttamente sulla facciata degli edifici confinanti.
Il palo per illuminazione non deve costituire una barriere architettonica: occorre garantire un passaggio della larghezza
minima di 0,9 m affinché i pedoni possano transitare senza dover scendere sulla carreggiata.
Al riguardo occorre ricordare che, ai sensi del Decreto Ministeriale n. 236 del 14/06/89 «Regolamento di attuazione
dell’Art. 1 della Legge 9 Gennaio 1989, n.13 – Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e
la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata, ai fini del superamento e
dell’eliminazione delle barriere architettoniche» – Art. 8.2.1 «Il percorso pedonale deve avere una larghezza minima di
90 cm per consentire il passaggio di persone su sedia a ruote….», come inoltre richiamato nell’Art. 9 del DPR 24 Luglio
1996, n. 503
In conseguenza la collocazione dei pali per illuminazione, nelle adiacenze degli accessi principali di tali aree, deve tener
conto della prescrizione di cui sopra.
5 Comunque sempre previo benestare dell'autorità competente proprietaria della strada.
45
5.13
Distanziamento degli impianti da altre opere
Le distanze da rispettare da altre opere circostanti o componenti di altri servizi tecnologici sono
riepilogate nella tabella seguente (come indicato nel D.M. 21/03/1988).
Distanze di rispetto degli apparecchi, dei sostegni e delle fondazioni
da alcune opere circostanti
Opera avvicinata
Linee di telecomunicazione e
linee elettriche di 1a classe in
conduttori nudi fuori dell'abitato
Linee di telecomunicazione e
linee elettriche di 1a classe in
cavo aereo e in ogni caso
nell'abitato
Ferrovie e tranvie in sede
propria fuori dell'abitato (esclusi i
binari morti e raccordi a
stabilimenti)
Funicolari terrestri fuori
dall'abitato
Filovie fuori dall'abitato
Funivie, sciovie e seggiovie per
trasporto persone
Funivie per trasporto merci o
similari
Ferrovie, tranvie e filovie
nell'abitato, e binari e raccordi a
stabilimenti
Argini di 3a categoria (3)
Elemento da considerare
Distanza minima (m)
Conduttore più vicino
1
Conduttore più vicino
0,50
Rotaia più vicina
Ciglio delle trincee
Piede dei rilevati
6 (1)
3 (1)
2 (1)
Rotaia più vicina
4 (1)
Conduttore di contatto più vicino
Organo più vicino, e se esso è
mobile, sua posiz. più vic. poss.
Organo più vicino, e se esso è
mobile, sua posiz. più vic. poss.
4 (1)
4 (1)
2 (1)
Rotaia più vicina
Conduttore di contatto più vicino
2 (1)
Piede dell'argine
5 (1)
46
Distanze di rispetto degli apparecchi, dei sostegni e delle fondazioni
da alcune opere circostanti
Opera avvicinata
Autostrade
Condotti
a pressione
> 25 atm
Elemento da considerare
Distanza minima (m)
25 (1) (4)
2 (4)
Confine di proprietà (C.P.)
protetti
--------------non protetti
(2)
1 (5)
6 (4)
Esterno tubazione
(2)
3 (5)
1,5 (4)
Condotti
a pressione
< 25 atm
ed oleodotti
protetti
--------------non protetti
(2)
1 (5)
2 (4)
Esterno tubazione
(2)
1 (5)
Pali sfiato del gas metano; (sfiati
Apertura o griglia alla sommità
da valvola da sicurezza, sfiati di
del palo sfiato
organi di intercettazione)
7,5 (6)
(1) Le distanze sono da riferire a tutto il centro luminoso e alla fondazione se del tipo affiorante
(2) Compreso l’eventuale impianto di messa a terra
(3) Per argini di categoria superiore ci si deve attenere alle disposizioni degli organi competenti
(4) Riducibili previa autorizzazione dell'Ente proprietario
(5) Nel caso di sostegno senza linea aerea
(6) Zona AD di rispetto dei luoghi di classe 1 (C1ZR) o zona AD di divisione 2 dei luoghi di classe 1
(C1Z2)
Nota: Zona AD determinata dalla presenza di pali sfiato della rete del gas. Gli apparecchi di
illuminazione di normale esecuzione non devono essere collocati nella zona AD di rispetto dei
luoghi di classe 1 (C1ZR) o nella zona AD di divisione 2 dei luoghi di classe 1 (C1Z2) - caso
dei pali sfiato di valvole di sicurezza -. Possono essere installati a condizione che siano in
esecuzione rispettivamente AD - FT o AD - FE
(Norma CEI 64-2).
47
5.14
Impianto di Illuminazione di sicurezza
Se è previsto un impianto di sicurezza per i circuiti che alimentano i centri luminosi installati in
corrispondenza dei sottopassaggi pedonali o in zone telluriche, in considerazione delle particolari
condizioni di criticità per la sicurezza che andrebbero a determinarsi in caso di un guasto
nell'erogazione dell'energia elettrica dalla rete, deve essere garantito un livello di illuminamento
minimo di 5 lux, ove non diversamente stabilito dal progetto6.
5.15
Protezione degli impianti contro le sovracorrenti
Gli impianti possono essere protetti solo nei confronti dei cortocircuiti.
Tenendo conto dei dati forniti dalla Società distributrice per ogni punto di alimentazione, il potere
d'interruzione deve tenere conto dell’impedenza di guasto dei relativi interruttori generali.
5.16
Protezione contro i contatti diretti ed indiretti
1. Contro i contatti diretti:
-
Mediante confinamento dei quadri d'alimentazione entro locale o armadio
accessibile solo con chiave o utensile; e mediante protezione di tutte le parti
attive accessibili con involucri di idonea robustezza meccanica.
2. Contro i contatti indiretti
a) Senza interruzione automatica del circuito, mediante l'impiego di componenti di Classe II
b)
Con interruzione automatica del circuito, mediante sistema TT o sistema TN
(componenti di Classe I)7
c) Con separazione elettrica, mediante trasformatore di isolamento e/o sicurezza (ad
esempio per la segnaletica o le fontane luminose)
6 Nell’ipotesi di utilizzo di Apparecchi di Illuminazione di Emergenza autonomi, questi devono essere conformi alle Norme
CEI EN 60598 - 2 - 22 (CEI 34 - 22) o equivalenti; e al Decreto Legislativo 12 Novembre 1996, n. 615 e successivi
aggiornamenti.
7
La protezione con interruttori differenziali può dar luogo ad interventi intempestivi per sovratensioni di origine
atmosferica. Ne possono conseguire disservizi e condizioni di pericolo, soprattutto in impianti non presidiati (Norma CEI
64-7 (1998) Art. 3.3.7.1). Attualmente sono utilizzati relè differenziali auto ripristinanti a doppia soglia.
48
5.17
Linee in cavo sospeso
Nell’esecuzione delle linee aeree in cavo devono essere tenute in considerazione le caratteristiche
costruttive indicate nei disegni di progetto, in particolare il percorso, le sezioni, il numero di
conduttori.
Le linee in cavo devono essere fibbiate con fascette poste a distanze non superiori a 25 cm, o con
sistemi equivalenti e devono essere ben tesate, senza presentare rigonfiamenti o attorcigliamenti tra
loro e con la fune portante.
Nei punti di derivazione si deve lasciare una ricchezza di cavo e si deve sagomare lo stesso, onde
non consentire l’ingresso dell’acqua nelle cassette.
I percorsi devono essere sempre verticali od orizzontali.
Nel caso di cavi singoli gaffettati su pareti o strutture murarie, l’interdistanza tra i punti di fissaggio
non deve superare i 25 cm. Le gaffette devono essere fissate con tasselli ad espansione, chiodi,
chiodi a sparo e nel caso di strutture metalliche, viti autofilettanti.
Devono essere inoltre rispettate le prescrizioni relative alle distanze, in conformità con le Norme CEI
11-4 e CEI 64-7.
Le linee in cavo aereo devono essere inoltre conformi al D.M. 21 marzo 1988 “Approvazione delle
norme tecniche per la progettazione, l’esecuzione e l’esercizio delle linee elettriche esterne” ai sensi
della Legge 28 giugno 1986 n.339.
5.18
Linee in cavo interrato
Nell’esecuzione dei cavidotti devono essere tenute le caratteristiche dimensionali e costruttive, in
conformità con la Norma CEI 11-17 e con la Norma CEI-UNI 70030; nonché i percorsi indicati nei
disegni di progetto e le seguenti prescrizioni:
-
-
-
-
-
Il taglio del tappetino bituminoso e dell’eventuale sottofondo in agglomerato, deve avvenire
mediante l’impiego di un tagliasfalto munito di martello idraulico con vanghetta oppure di fresa a
dischetto. Il taglio avrà una profondità minima di 25 cm e gli spazi del manto stradale non
tagliato, non dovranno superare in larghezza il 50% del taglio effettuato;
Esecuzione dello scavo in trincea, con regolarizzazione del fondo dello scavo mediante sabbia o
terra battuta e secondo le dimensioni indicate nel disegno;
Fornitura e posa, nel numero stabilito dal disegno, di tubazioni rigide in materiale plastico a
sezione circolare, con diametro esterno di 100 mm, peso 730 g/m, per il passaggio dei cavi di
energia;
La posa delle tubazioni in plastica del diametro esterno di 100 mm verrà eseguita mediante
l’impiego di selle di supporto in materiale plastico a uno od a due impronte per tubi del diametro
di 110 mm. Detti elementi saranno posati ad una interdistanza massima di 1,5 m, al fine di
garantire il sollevamento dei tubi dal fondo dello scavo ed assicurare in tal modo il completo
conglobamento dello stesso nel cassonetto di calcestruzzo; le canalette di materiale
termoplastico non devono presentare una freccia fra le selle superiore a 5 mm;
Formazione di cassonetto in calcestruzzo dosato a 250 kg di cemento tipo 325 per metro cubo di
impasto, a protezione delle tubazioni in plastica; il calcestruzzo sarà superiormente lisciato in
modo che venga impedito il ristagno d’acqua;
Nelle aree urbane, in cui il sottosuolo è densamente occupato, occorre provvedere alla posa di
cavidotti interrati costituti da polifere conglobate in cassonetti aventi funzione di protezione delle
49
tubazioni, congiuntamente all’impiego di pozzetti, al fine di realizzare una rete multipla per
illuminazione, Telecontrollo, comandi in cascata e altre telemisure (conformi alla Norma CEI EN
50086-2-4 (CEI 23-46));
50
-
Il riempimento dello scavo deve effettuarsi con materiali di risulta o con ghiaia naturale vagliata o
sulla base delle indicazioni fornite dai tecnici comunali. Particolare cura deve porsi
nell’operazione di costipamento da effettuarsi con mezzi meccanici; l’operazione di riempimento
deve avvenire dopo almeno sei ore dal termine del getto di calcestruzzo; trasporto alla discarica
del materiale eccedente.
Durante la fase di scavo dei cavidotti, dei blocchi, dei pozzetti, ecc. devono essere approntati tutti i
ripari necessari per evitare incidenti ed infortuni a persone, animali o cose per effetto di scavi aperti
non protetti.
Durante le ore notturne la segnalazione di scavo aperto, o di presenza di cumulo di materiali di
risulta o altro materiale sul sedime stradale, deve essere di tipo luminoso, tale da evidenziare il
pericolo esistente per il transito pedonale e veicolare.
Nessuna giustificazione può essere addotta dall’Appaltatore per lo spegnimento di dette luci di
segnalazione durante la notte, anche se causato da precipitazioni meteoriche. Tutti i ripari (cavalletti,
transenne, ecc.) devono riportare il nome della Ditta Appaltatrice dei lavori, il suo indirizzo e numero
telefonico.
Il reinterro di tutti gli scavi per cavidotti e pozzetti, dopo l’esecuzione dei getti, sono implicitamente
compensati con il prezzo dell’opera. Nessun compenso potrà essere richiesto per i sondaggi da
eseguire prima dell’inizio degli scavi per l’accertamento dell’esatta ubicazione dei servizi nel
sottosuolo.
Nota: sono ammesse tolleranze ± 10% sulle quote di messa in opera dei cavidotti, rispetto al
progetto.
51
CAPITOLO 6
SPECIFICHE DI PRODOTTO
6.1
Apparecchi di illuminazione
Le presenti prescrizioni riguardano gli apparecchi di illuminazione, alimentati in derivazione a tensione di 230 V, per le
seguenti applicazioni:
-
Illuminazione stradale funzionale
Illuminazione di arredo urbano
Illuminazione di impianti sportivi
Illuminazione di gallerie e sottopassaggi
6.1.1
Marchi e documentazioni
Gli apparecchi di illuminazione devono essere in tutto conformi alle Norme CEI-EN relative, al Decreto Legge 15
Novembre 1996, n° 615 ed essere certificati da Ente Terzo appartenente all’ambito CCA - CENELEC Certification
Agreement – (Marchio ENEC, IMQ o equivalente).
Gli Apparecchi di Illuminazione devono essere inoltre verificati sotto l’aspetto prestazionale da un laboratorio qualificato,
in conformità al CAP. 9 della Norma UNI 10671, ad eccezione di applicazioni speciali con utilizzo di riflettori, lampade ed
alimentatori non di serie.
Il costruttore degli Apparecchi deve essere dotato di Certificazione di Sistema di Gestione Qualità.
6.1.2
Gradi di protezione IP
Il vano ausiliari elettrici degli apparecchi e le parti non accessibili da terzi degli involucri
contenenti componenti elettrici (≥ 3 m), devono avere Grado di Protezione almeno pari a:
-
IP 43
IP 43
IP 65
IP 65
per impianti di Illuminazione stradale funzionale
per impianti di illuminazione di arredo urbano (IP 67 per incassi a terra)
per impianti in galleria
per impianti sportivi
Il vano ottico degli apparecchi di illuminazione deve avere Grado di Protezione almeno pari a:
IP 65
per impianti di Illuminazione stradale funzionale
IP 54
per impianti di Illuminazione di arredo urbano (IP 67 per incassi a terra)
IP 65
per impianti in galleria
IP 65
per impianti sportivi
6.1.3
Sistema di attacco
Gli apparecchi di illuminazione di tipo stradale funzionale, previsti per montaggio anche su palo, devono essere dotati di
un sistema d’attacco adatto tanto all’innesto laterale quanto all’innesto di testa, con un dispositivo che consenta il
bloccaggio su un codolo dei seguenti diametri e su almeno una delle seguenti lunghezze, in conformità con la Norma
UNI-EN 40 – 2:
52
Attacco
Diametro
mm
Testa palo
60 ÷ 76
Laterale
42 ÷ 60
Lunghezza
mm
≤ 100
Note: Il dispositivo di bloccaggio deve essere compreso nell’80% circa della lunghezza. Gli apparecchi tipo Arredo
Urbano possono essere esclusi da queste prescrizioni.
6.1.4
Materiale del riflettore
I riflettori devono essere di lamiera a tutto spessore d’alluminio, titolo non inferiore a 99,85%.
Il materiale sopra indicato può essere sostituito da leghe o altri materiali, con analoghe caratteristiche ottiche, di
resistenza alla corrosione e stabilità nel tempo.
Il controllo si effettua mediante opportuna documentazione fornita in accordo con le parti.
6.1.5
Spessore del riflettore
Lo spessore minimo dei riflettori protetti (carenati) non deve essere inferiore, in nessun punto, a 0,7 mm. Per i proiettori
questo valore deve essere almeno di 0,5 mm.
Il controllo si effettua misurando dieci punti del riflettore, mediante un calibro che consenta di apprezzare almeno un
ventesimo di millimetro o con attestazione del costruttore: in nessun punto dovranno essere riscontrati spessori inferiori
ai valori suddetti.
6.1.6
Ossidazione del riflettore
I riflettori in alluminio tutto spessore devono risultare protetti con uno strato di ossido anodico con spessore medio di 5
µm; e di 2 µm per i proiettori e per i riflettori placcati.
Il controllo si effettua con il metodo gravimetrico secondo Norma UNI 3396.
6.1.7
Fissaggio dell’ossido sul riflettore
Il fissaggio dell’ossido deve essere eseguito in modo da ottenere la completa chiusura dei pori. Il controllo si effettua
secondo Norma UNI 33978.
8
Per i riflettori metallizzati l’ossidazione non è richiesta; a tale proposito il costruttore presenterà idonea documentazione
53
6.1.8
Rendimento e Fattore di utilizzazione
Il rendimento normale9 deve avere un valore minimo di 0,7 per gli apparecchi stradali e 0,5 per i proiettori.
Il confronto fra gli apparecchi stradali va effettuato in base al valore del fattore di utilizzazione11 per
L/h = 1
Dove:
L
h
Larghezza della carreggiata
Altezza di installazione dell’apparecchio
Il Fattore di utilizzazione dell’apparecchio o dell’impianto si ricava dal rapporto fra il flusso
luminoso utile, che è il prodotto delle superfici illuminate per i rispettivi illuminamenti medi e il
flusso luminoso installato, che è la sommatoria dei flussi nominali delle lampade.
6.1.9
Caratteristiche particolari per apparecchi con lampade a scarica
I riflettori per lampade ai vapori di sodio ad alta pressione, devono essere realizzati in modo da evitare che le radiazioni
riflesse si concentrino sul bruciatore della lampada, in quantità tale da pregiudicarne la durata o il regolare
funzionamento.
La prova si effettua confrontando la tensione di lampada funzionante a regime, dapprima in aria
libera e successivamente all’interno dell’apparecchio in esame.
Il riflettore si ritiene rispondente alle prescrizioni, quando la differenza fra le due tensioni di lampada è conforme alle
prescrizioni della Norma CEI EN 60662 (CEI 34-24).
In particolare, gli apparecchi per la maggior parte dei tipi di lampade ad alogenuri e per tutte le lampade al sodio ad alta
pressione, devono essere muniti di protezione termica contro le sovracorrenti a fine vita, in conformità all’Appendice C
della Norma CEI EN 60598-1 (CEI 34-21).
6.1.10 Resistenza agli urti
Il controllo della resistenza alle sollecitazioni meccaniche si effettua sottoponendo la parte esposta ad una serie di colpi,
per
mezzo
dell’apparecchio
per
prova
d’urto
secondo
la
Norma
CEI EN 60598-1 (CEI 34-21)
Non devono verificarsi rotture od ammaccature evidenti.
6.1.11 Stabilità del gruppo ottico
L’assetto del gruppo ottico, risultante dalla posizione reciproca del portalampade rispetto al riflettore ed eventualmente al
rifrattore, deve potersi fissare con dispositivi rigidi, di sicuro bloccaggio, non allentabili con le vibrazioni; per tali dispositivi
si deve garantire una superficie inalterabile nel tempo (non è ammessa la verniciatura).
9
Vedi definizioni 845-09-39 e 51 del Vocabolario Internazionale di illuminazione, CIE 17.4
54
Nel caso che tale assetto sia regolabile, la regolazione deve potersi effettuare mediante posizioni immediatamente
identificabili, contraddistinte da tacche o altri riferimenti indelebili e illustrati nel foglio d’istruzioni.
Il controllo si effettua per ispezione, dopo la prova di resistenza all’allentamento secondo CEI EN 60598-1 (CEI 34-21).
6.1.12 Temperatura delle lampade
In condizioni ordinarie di funzionamento le lampade non devono superare i valori limite riportati nelle relative Norme CEI,
o in assenza, i dati indicati nei fogli delle caratteristiche tecniche forniti dai Fabbricanti.
6.1.13 Facilità di Manutenzione
Ad integrazione della Norma CEI EN 60598-1 (CEI 34-21) gli apparecchi devono essere dimensionati e costruiti in modo
che le operazioni di manutenzione ordinaria, in particolare la pulizia e la sostituzione delle lampade, degli alimentatori ed
accenditori, possano effettuarsi con facilità, senza pericolo per gli operatori, o diminuzione della sicurezza e delle
prestazioni per gli apparecchi; pertanto:
-
Per gli apparecchi che consentono l’accesso alla lampada mediante la rimozione della calotta traslucida;
quest’ultima deve potersi aprire senza l’ausilio di attrezzi, pertanto senza dover asportare viti o altri accessori.
Le calotte devono essere provviste di opportuni dispositivi che ne impediscano la caduta e/o il
distacco di guarnizioni al momento dell’apertura, anche se quest’ultima avviene per cause fortuite; le
calotte devono essere agganciate in modo che, aperte repentinamente e lasciate libere di oscillare,
non possano urtare contro il sostegno.
-
Nel caso di apparecchi provvisti di calotta inamovibile, l’installazione e rimozione della lampada devono avvenire
tramite un’apertura che consenta il passaggio agevole della mano, con la relativa lampada.
Il sistema di fissaggio della calotta all’apparecchio deve essere provvisto di idonei dispositivi di sostegno
meccanico o collanti di affidabilità equivalente, garantita dal Costruttore.
Gli ausiliari elettrici devono essere montati su apposita piastra, al fine di consentirne l’agevole sostituzione.
L’elemento di chiusura del vano ausiliari, una volta aperto, deve rimanere solidale con il corpo dell’apparecchio e la
sua asportazione deve essere solo intenzionale.
55
6.1.14
-
-
Materiali del corpo dell’apparecchio e degli accessori
I materiali usati per la costruzione dei componenti il corpo dell’apparecchio (cerniere, perni, moschettoni viterie,
ecc.) devono essere resistenti alla corrosione, secondo la Norma UNI ISO 9227;
I componenti realizzati in materiale plastico o fibre sintetiche devono essere sufficientemente robusti,
preferibilmente non propaganti la fiamma, e non devono, nel tempo, cambiare l’aspetto superficiale o deformarsi per
qualsiasi causa;
Per gli accessori (cerniere, perni, moschettoni o viterie) esterni o comunque soggetti ad usura per operazioni di
manutenzione è prescritto l’impiego di acciaio inossidabile, salvo siano realizzati in materiale plastico idoneo;
Gli accoppiamenti di diversi materiali, o di questi con i relativi trattamenti superficiali, non deve dar luogo ad
inconvenienti causati da coppie elettrolitiche o differenti coefficienti di dilatazione;
Deve essere inoltre garantita la possibilità di riciclare i materiali impiegati.
6.1.15 Colore degli apparecchi
Il colore delle superfici esterne degli apparecchi (parti metalliche verniciate e parti in materiale
organico, escluso il riflettore) sarà preferibilmente compreso nelle tabelle RAL. Devono essere
inoltre impiegati materiali con ridotto impatto ambientale.
6.1.16 Dati fotometrici
I dati fotometrici devono essere riportati nel foglio delle caratteristiche allegato al progetto,
secondo il sistema C - γ per gli apparecchi stradali e B - ß per i proiettori, in conformità alla
Norma UNI 10671.
I valori fotometrici devono essere coordinati con la geometria d’installazione, al fine di conseguire i parametri
Prestazionali (Vedere Tabelle 3.2 e 3.4)
6.1.17 Accenditori
Gli accenditori per lampade ad alta intensità devono essere conformi alle Norme CEI EN 60926 e 60927 (CEI 34-46 e
34-47)e possono essere del tipo semi parallelo o del tipo a sovrapposizione, salvo diversa indicazione del Progettista.
6.1.18 Alimentatori e condensatori
Gli alimentatori e i condensatori devono esser conformi alle rispettive Norme CEI EN 60922, CEI EN
60923, CEI EN 60921, CEI EN 60920, CEI EN 61048 + A1 + A2, CEI EN 61049 (CEI 34-48; 34-49;
34-55; 34-57; 34-63 + V1 + V2; 34-64)
6.2
LAMPADE
La scelta appropriata delle sorgenti luminose riveste un ruolo importante nella progettazione dell'impianto di arredo
urbano: un confronto fra le caratteristiche dei principali tipi di lampade è riportato nella tabella 6.1.
I dati sono limitati alle lampade più comunemente usate e sono tipici di una certa fascia di potenze e di produzioni.
56
Nella scelta vanno tenuti in primo piano: la resa di colore quando gli ambienti illuminati sono essenzialmente a carattere
commerciale o di svago; l'efficienza luminosa, al fine di realizzare il livello di illuminazione previsto con la minima potenza
elettrica impegnata e, a causa dell'elevato numero di ore di funzionamento all'anno (circa 4000) un consistente risparmio
di energia; la durata, perché consente di limitare i costi del ricambio lampade sia occasionale che a programma.
L'intercambiabilità delle lampade richiede una certa attenzione, in particolare per quelle ad alogenuri metallici: un buon
criterio è quello di usare sempre lo stesso tipo di lampada fornito o indicato dal costruttore dell'apparecchio.
NOTA
Le caratteristiche della lampada (durata, colore, flusso luminoso, ecc.) sono influenzate dal valore della tensione di
alimentazione, che dovrebbe essere stabilizzata.
57
Tab. 6.1
Caratteristiche dei principali tipi di Sorgenti Luminose
otenza
(W)
Categoria
Fluorescenza
Resa di
colore
%
Temperatura
di colore
(K)
Durata
(h)
8 – 65
420 - 4750
30 – 61
60 - >90
2700 – 6000
> 7000
Compatte
5 – 55
600 - 3000
44 – 66
80 – 90
2700 – 6000
≤ 7000
Compatte
integrate
8 – 23
400 - 1500
40 – 65
80 – 90
2700 – 6000
≤ 7000
250 – 400
17000 - 30000
70 – 80
60 – 80
3000 – 4500
> 8000
250 – 400
17000 - 25000
60 – 70
60 – 80
3000 – 4700
> 8000
Doppio attacco
70 – 250
5000 - 19500
71 – 86
80 – 90
3000 – 4200
≤ 8000
Compatte
35 – 150
2400 - 12000
55 - 75
60 – 90
3000 - 4000
Standard
50 – 400
3500 - 47000
70 – 120
< 40
< 3300
Luce corretta
150 – 400
12500 - 35000
85 – 92
60 – 80
< 3300
Luce bianca
150 – 400
12700 - 35000
85 – 92
80 – 90
< 3300
Bulbo
Sodio alta
pressione
Efficienza
(lm / watt )
Doppio attacco
Bulbo trasparente
Alogenuri
Flusso
luminoso
(lm )
fluorescente
≈
Norma di
riferimento
CEI 34 - 3
CEI 34 –72
CEI 34 –56
CEI 34 – 73
CEI 34 – 52
CEI 34 – 53 e 75
CEI 34 – 82
UNEL 66019
4000
>
10.000
>
10.000
>
10.000
CEI 34 – 24
58
6.3
REGOLATORI DI FLUSSO
I regolatori di flusso luminoso devono stabilizzare la tensione per assicurare la maggior vita delle lampade ed evitare l’introduzione di
armoniche e picchi di tensione derivanti dalla chiusura di carichi induttivi; inoltre devono essere provvisti di by-pass automatico in
caso di malfunzionamento
6.4
CAVI
6.4.1
Linee aree o interrate
In genere le linee dorsali di alimentazione, per posa sia sospesa che interrata, sono costituite da quattro cavi unipolari uguali. In
alcune tratte terminali di alimentazione possono essere impiegati cavi multipolari con sezione di almeno 2,5 mm2.
I cavi per la derivazione agli apparecchi di illuminazione sono generalmente bipolari o tripolari di tipo e sezione proporzionati al
carico e agli impieghi dei suddetti (Vedi Norma CEI EN 60598-1).
I principali cavi per esterno sono identificati dalle seguenti sigle di identificazione:
Cavi unipolari con guaina, di sezione fino a 6 mm2 (UG7R 0,6 / 1 kV oppure FG7R 0,6 / 1 kV)
Cavi unipolari con guaina, di sezione superiore a 6 mm2 (RG7R 0,6 / 1 kV oppure FG7R 0,6 / 1 kV)
Cavi bipolari o tripolari di sezione 2,5 mm2 (UG70R 0,6 / 1 kV oppure FG7OR 0,6 / 1 kV)
Cavi multipolari di sezione superiore a 6 mm2 (RG70R 0,6 / 1 kV oppure FG7OR 0,6 / 1 kV)
I cavi saranno rispondenti alle Norme CEI 20-13 (1998) o equivalenti e devono disporre di certificazione IMQ
od equivalente. Nelle planimetrie si progetto devono essere riportati il percorso, la sezione ed il numero dei
conduttori.
Per i cavi unipolari la distinzione delle fasi e del neutro deve apparire esternamente sulla guaina protettiva.
E’ consentita l’apposizione di fascette distintive su ogni derivazione, in nastro adesivo, colorate in modo diverso (marrone: fase R bianco: fase S - nero: fase T - blu chiaro: neutro).
6.4.2 Linee per gallerie e sottopassaggi
Per le linee elettriche in cavo ubicate in galleria e nelle aree poco ventilate, devono essere previsti cavi dei seguenti tipi:
a)
per cavi racchiusi in tubazioni di materiale incombustibile (ad es.: tubi metallici o polifore annegate nel
calcestruzzo o altre strutture equivalenti), con resistenza al fuoco dichiarata non inferiore a REI 60, rispondenti
alle Norme CEI 20-13 o equivalenti.
b)
per cavi non protetti come indicato al punto precedente (cavi in canalette, in tubazione a vista, tratti di
collegamento fra dorsali e apparecchi di illuminazione):
Unipolari o multipolari, isolati in gomma, non propaganti l’incendio e a ridotta emissione di
fumi, gas tossici e corrosivi; 0,6 / 1 kV e rispondenti alle Norme CEI 20 – 13 e 20 – 38/1
(1997) o equivalenti e identificati dalle seguenti sigle di designazione:
-
FG 10 OM1 (Vedi CEI UNEL 35369);
RG 10 OM1 (Vedi CEI UNEL 35369);
FG 7 OM1 (Vedi CEI UNEL 35382);
RG 7 OM1 (Vedi CEI UNEL 35383).
59
CAPITOLO 7
CRITERI DI MANUTENZIONE
7.1
Ricambio delle lampade
Il ricambio delle lampade è in funzione della mortalità dei lotti: in genere per le lampade a vapori di Sodio ad
Alta Pressione, la vita media è valutata intorno alle 10.000 ore, per quelle ad alogenuri metallici e fluorescenti
compatte intorno alle 8.000 ore.
Dati ulteriori sono riportati nella Tabella 6.1
Il ricambio viene effettuato (Vedere Figura 7.1):
Saltuariamente: le singole lampade vengono sostituite quando cessano di funzionare. L’operazione
sui singoli centri luminosi è molto onerosa, per cui risulta conveniente raggruppare il ricambio su un
quantitativo discreto.
A programma: viene sostituito un intero lotto di lampade secondo un intervallo prestabilito, che tiene
conto delle curve di decadimento del flusso e di mortalità delle lampade stesse.
Figura 7.1 – Esempio di decadimento di flusso secondo il tipo di manutenzione
Il periodo tra i due ricambi può essere valutato preventivamente ed è in genere basato sul costo delle
operazioni di ricambio saltuario. La periodicità più diffusa è di 8.000 ore di funzionamento (due anni), e comunque
variabile, a seconda del tipo di lampada e delle situazioni ambientali (Vedere Figura 7.2).
Per gli interventi saltuari effettuati nell’arco di tempo del ricambio a programma, possono essere utilizzate le
lampade ancora efficienti, rimosse nel precedente ricambio.
60
Figura 7.2 – Andamento tipico delle prestazioni su un impianto a manutenzione programmata
7.2
Risparmio energetico
Le iniziative volte a ridurre il consumo specifico di energia per l’Illuminazione stradale, sono orientate
all’installazione di sistemi ad alto rendimento; in particolare:
-
Efficienza delle lampade con relativi ausiliari, oltre 60 lm / W;
Alto rendimento fotometrico dell’apparecchio nella direzione utile (coefficiente di utilizzazione).
Rientrano in detti sistemi anche le apparecchiature di regolazione e di controllo.
Quindi, quando richiesto, nella Progettazione degli impianti dovrà essere tenuto conto che:
-
La scelta delle apparecchiature deve essere effettuata privilegiando componenti ad alto rendimento ed
elevata efficienza luminosa;
61
-
I progetti devono rendere espliciti i seguenti dati, in modo da poter effettuare le opportune valutazioni e
verifiche da parte del Committente:
!
!
!
!
!
!
!
Efficienza delle lampade e relativi ausiliari;
Rendimento fotometrico dell’apparecchio;
Illuminamento medio sul piano stradale;
Superficie complessiva illuminata;
Potenza assorbita dall’impianto;
Ore annue di accensione;
Fattore di riduzione, se previsto l’impiego di regolatori di flusso;
Per quanto riguarda l’impiego, in aree sprovviste di reti di distribuzione e/o che richiedono l’uso di fonti
alternative, di centri luminosi ad alimentazione autonoma, ad esempio dotati di pannelli fotovoltaici integrati con
batterie, occorre garantirne, in via preliminare, la corretta manutenzione da parte dell’impresa addetta al
ricambio lampade e, se del caso, dall’Ufficio Tecnico Comunale.
Diversamente, la durata del sistema sarà condizionata dalla vita breve dei componenti, in particolare delle
batterie (quattro anni max); infine occorre tenere presente la necessità di gestire, oltre al ricambio, lo
smaltimento delle batterie, che devono essere consegnate ad imprese autorizzate.
7.3
Smaltimento delle lampade
Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 5 Febbraio 1997, n. 22 (Decreto Ronchi) e successive
integrazioni, anche le Sorgenti Luminose contenenti mercurio (fluorescenti e a scarica in genere) vengono
assimilate ai rifiuti pericolosi di cui all’Allegato D del Decreto suddetto.
Quindi, per questi prodotti, nell’utilizzo non domestico, sono previsti i seguenti obblighi:
-
Stoccaggio dei materiali in apposite aree;
Conferimento ad Imprese autorizzate a: trasporto, stoccaggio provvisorio, smaltimento o recupero;
Tenuta dei registri di carico e scarico.
Al riguardo si fa presente che esiste l’Albo Nazionale delle Imprese Esercenti i Servizi di Smaltimento dei
rifiuti.
62
APPENDICE A
GLOSSARIO DEI TERMINI PRINCIPALI
A.1
Temperatura di colore (K)
Indica l'apparenza del colore di una sorgente luminosa. Essa viene espressa in gradi Kelvin (K) e corrisponde alla temperatura di un
corpo metallico (platino) incandescente che emette una luce simile a quella della sorgente in esame.
Ad esempio:
Fiamma: 1900 K;
Sole: 6000 K.
Viene riportata sui cataloghi lampade per scegliere il valore appropriato all'applicazione e consentire un
accettabile accostamento fra sorgenti diverse.
A.2
Resa di colore (Ra)
Indica l'effetto sull'apparenza del colore di un oggetto prodotto da una sorgente luminosa rispetto ad un campione: il suo valore
massimo è perciò 100. Essa dice in pratica quanto il colore di un oggetto illuminato artificialmente sia vicino all'illuminazione
naturale.
A.3
Φ)
Flusso luminoso (Φ
Indica la potenza luminosa emessa da una lampada ed è misurato in lumen (lm). I valori tipici di ogni lampada sono riportati sui
cataloghi.
A.4
Efficienza (η
η)
Il rapporto fra il flusso luminoso e la potenza elettrica nominale dà il valore dell'efficienza misurata in lumen/Watt (lm/W).
Ad esempio una lampada a vapori di sodio ad alta pressione da 400 W produce un flusso di 55.500 lm, per cui l'efficienza risulta:
55.500/400 = 138 lm/W.
Quando il flusso luminoso è riferito alla potenza assorbita comprese le perdite negli alimentatori delle lampade a scarica, l'efficienza
complessiva è più bassa e va valutata caso per caso, secondo il tipo di alimentatore (convenzionale, a basse perdite, elettronico,
ibrido). Per l’esempio precedente, con perdite pari a 50 W, l’efficienza diventa 122 lm/W
63
A.5
Intensità luminosa (I)
Indica la quantità di flusso luminoso distribuito in una determinata direzione e dipende quindi dal gruppo ottico dell'apparecchio. E'
misurata in candele (cd).
Essa viene utilizzata in primo luogo per identificare e confrontare facilmente le prestazioni degli apparecchi mediante le curve di
ripartizione.
Queste curve appaiono sui cataloghi degli apparecchi; i valori in cd indicati sono rapportati al
valore di 1000 lm del flusso di lampada, al fine di utilizzare le stesse curve con lampade di potenza diversa. Le curve di ripartizione
rappresentate su diagramma polare danno una immediata valutazione della distribuzione spaziale della luce, senza costringere i
non addetti ad interpretare la tabelle delle intensità.
Nella rappresentazione C-γ, il piano C.0° è longitudinale alla strada, il C.90° è perpendicolare ad esso (vedere Figura A. 1).
Figura A.1 - Piani di rilevamento C. 0° e C. 90 °
A.6
Illuminamento (E)
Indica la quantità di flusso luminoso che cade su 1 m2 di superficie illuminata. Si misura in lux (lx) ed è il parametro principale per la
progettazione e la verifica di un impianto.
L'espressione generale è:
E=Φ/A
dove Φ è il flusso emesso (lm) , A è l'area illuminata (m2).
Ad esempio:
A luna piena E = 0,2 lx;
In una strada ben illuminata E = 15 lx;
Al sole E = 100.000 lx.
Quando non si può contare su una distribuzione uniforme del flusso luminoso, si può calcolare l’illuminamento per punti con la
relazione:
E = I / d2
64
dove I è l’intensità della sorgente nella direzione del punto interessato, d è la distanza del punto dalla sorgente.
A.7
Illuminamento mantenuto (Em)
L’illuminamento mantenuto è dato dal prodotto dell’illuminamento iniziale per il fattore di manutenzione.
A.8
Fattore di manutenzione ( M )
Indica il decadimento medio del flusso luminoso lungo la vita dell’impianto per effetto dell’invecchiamento delle lampade e
dell’offuscamento delle parti d’interesse ottico del centro luminoso (lampada, riflettori, coppa).
Il calcolo di detti parametri Illuminotecnici, ai fini della verifica della rispondenza ai valori indicati, va eseguito per “impianti in
condizioni medie di esercizio “.
Il fattore di manutenzione deve essere determinato, per ogni settore dell’impianto, prendendo in considerazione le specifiche
condizioni di installazione (altezza rispetto al suolo, inquinamento dell’atmosfera, ermeticità del vano ottico, tipo di sorgente
luminosa, condizioni di alimentazione, tipo e frequenza degli interventi di manutenzione).
In generale, il valore da assumere non deve essere superiore a 0,8; in casi particolari, il fattore di manutenzione può essere variato
in funzione delle specifiche condizioni di installazione, a discrezione del committente.
65
A.9
Indice di decadimento
È il reciproco del fattore di manutenzione, necessario per determinare il valore iniziale dei parametri fotometrici dell’impianto.
In generale è pari a:
1 / 0,8 = 1.25
A.10
Illuminamento orizzontale ( Eh )
Quando l’intensità luminosa incide in direzione obliqua (vedere Figura A.2), è necessario tenerne conto mediante l’espressione:
Eh = I * cos3α / h2
dove h è l’altezza della sorgente luminosa, α è l’angolo fra la direzione dell’intensità I e la verticale.
Figura A.2 - Parametri dell’illuminamento orizzontale
66
A.11
Illuminamento verticale (Ev)
Quando è necessario conoscere il valore dell’illuminamento sulla superficie verticale (vedere Figura A.3), la relazione diviene:
Ev = I * senα * cos2α / h2
dove α e h sono definite come sopra.
Figura A.3 – Parametri dell’illuminamento verticale
A.12
Illuminamento semicilindrico (Es)
Flusso complessivo che cade sulla superficie curva di un semicilindro, diviso per l’area stessa. La direzione della normale al piano
posteriore è lungo l’asse di circolazione prevalente (Vedere Figura 3.2). Esso si calcola con l’espressione riportata nel Capitolo 3.
A.13
Luminanza (L)
È il rapporto tra l'intensità nella direzione di osservazione e la superficie luminosa apparente (vedi figura A.4) che ndica la
sensazione percepita dall'occhio dell'osservatore e prodotta da una superficie luminosa o illuminata; è misurata in cd/m2.
Il concetto di luminanza si applica sia a superfici illuminate (fondo stradale, gruppo ottico dell'apparecchio) che alle sorgenti
luminose.
E' data dalla relazione:
L=I/A
dove I è l'intensità e A è la proiezione dell'area.
67
Figura A.4 – Superficie luminosa apparente
A.14
Modellatura (m)
Indica la naturalezza dell'apparenza delle persone.
Il rapporto tra l'illuminamento verticale Ev e quello semicilindrico Es è una buona guida per quanto riguarda il grado di apparenza;
valore raccomandato è
m = Ev / Es = 0,8 ÷ 1,3
A.15
Rendimento normale (υ
υ)
E' il rapporto tra il flusso totale dell'apparecchio misurato, completo di lampada e dei relativi ausiliari, ed il flusso della stessa
lampada quando funziona fuori dall'apparecchio con lo stesso equipaggiamento.
68
A.16
Fattore di utilizzazione (F)
E' il rapporto tra il flusso ricevuto dalla strada e quello emesso dalla lampada: è sempre minore di 1 e dipende dal tipo di
apparecchio, dalla geometria di installazione (altezza e sporgenza del centro luminoso). Esso viene rappresentato da una curva
(Vedere figura A.5) il cui valore, per larghezze stradali pari all'altezza di installazione, varia da 0,3 a 0,5.
Nei calcoli di massima si considera un fattore medio di 0,3
Figura A.6 – Esempio di fattore di utilizzazione
A.17
Curva fotometrica
Indica la distribuzione dell'intensità luminosa su un determinato piano verticale e può essere:
Simmetrica: curva rappresentata dalla rotazione attorno ad un asse dell'intensità luminosa in un piano passante per questo
asse;
Asimmetrica: curva avente più piani di simmetria;
Cartesiana: una variante su diagramma rettilineo per l'impiego con apparecchi aventi forti incrementi dell'intensità rispetto
all'angolo di emissione;
Isocandela: curva che rappresenta l'andamento dell'intensità e congiunge tutti i punti corrispondenti in cui l'intensità ha lo
stesso valore.
69
A.18
Apertura del fascio luminoso
E' l'angolo della curva polare dell'intensità luminosa di un proiettore che delimita il 50% del valore massimo (vedi figura A. 7).
Figura A.6 – Angolo di apertura del fascio luminoso
70
APPENDICE B
BIBLIOGRAFIA
COMITATO ELETTROTECNICO ITALIANO (CEI)
CEI EN 60598-1:
CEI EN 60598-2-3:
CEI EN 60598-2-5:
CEI EN 60598-2-18:
CEI EN 60081:
CEI EN 60662:
CEI EN 60870-1-1:
CEI EN 60870-5-5:
CEI EN 60901:
CEI EN 60920:
CEI EN 60921:
CEI EN 60922:
CEI EN 60923:
CEI EN 60926:
CEI EN 60927:
CEI EN 60968:
CEI EN 60969:
CEI EN 50086-2-4:
CEI EN 55015:
CEI EN 60947-4-1:
CEI EN 61000-3-2:
CEI EN 61000-3-3:
CEI EN 61048:
CEI EN 61049:
CEI EN 61167:
CEI EN 61195:
CEI EN 61199:
CEI EN 61547:
CEI 7-6:
CEI 11-4:
Apparecchi di illuminazione - Requisiti generali.
Apparecchi di illuminazione stradale.
Proiettori.
Apparecchi per piscine e fontane.
Lampade fluorescenti a doppio attacco – prescrizioni di prestazione.
Lampade a vapori di Sodio ad Alta Pressione.
Telecontrolli: generalità.
Protocolli di trasmissione.
Lampade fluorescenti ad attacco singolo – prescrizioni di prestazione.
Alimentatori per lampade fluorescenti tubolari – prescrizioni di sicurezza.
Alimentatori per lampade fluorescenti tubolari – prescrizioni di prestazione.
Alimentatori per lampade a scarica (escluse le lampade fluorescenti tubolari) –
prescrizioni generali e di sicurezza.
Alimentatori per lampade a scarica (escluse le lampade fluorescenti tubolari) –
prescrizioni di prestazione.
Dispositivi di innesco (esclusi gli starter a bagliore) prescrizioni generali e di
sicurezza.
Dispositivi di innesco (esclusi gli starter a bagliore) prescrizioni di prestazione.
Lampade fluorescenti compatte con alimentatore integrato – prescrizioni di sicurezza.
Lampade fluorescenti compatte con alimentatore integrato – prescrizioni di
prestazione
Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche – prescrizioni particolari
per sistemi di tubi interrati.
Limiti e metodi di misura delle caratteristiche di radiodisturbo.
Contattori ed avviatori elettromeccanici
Limiti per l’emissione di corrente armonica.
Limitazione delle fluttuazioni di tensione e del flicker.
Condensatori da utilizzare nei circuiti di lampade fluorescenti tubolari e di altre
lampade a scarica – prescrizioni generali e di sicurezza.
Condensatori da utilizzare nei circuiti di lampade fluorescenti tubolari e di altre
lampade a scarica – prescrizioni di prestazione.
Lampade ad alogenuri metallici
Lampade fluorescenti a doppio attacco – prescrizioni di sicurezza
Lampade fluorescenti ad attacco singolo – prescrizioni di sicurezza
Prescrizioni di immunità EMC.
Controllo della zincatura a caldo per immersione su elementi di materiale ferroso
Esecuzione delle linee elettriche aeree esterne.
71
CEI 11-8:
CEI 11-17:
CEI 20-13:
CEI 20-38:
CEI 44-5:
CEI 64-2:
CEI 64.7:
CEI 64 .8:
CEI 81-1:
Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica – impianti di
terra.
Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica – Linee in
cavo
Cavi con isolamento estruso in gomma per tensioni nominali 1 a 30 kV
Cavi isolati con gomma non propaganti l’incendio e a basso sviluppo di fumi e gas
tossici corrosivi.
Equipaggiamento elettrico delle macchine – regole generali.
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione.
Impianti di illuminazione pubblica e similari.
Impianti elettrici.
Protezione delle strutture contro i fulmini.
ENTE ITALIANO DI UNIFICAZIONE (UNI)
UNI prU 29-12:
UNI prU 29-19:
UNI CEI 70030:
UNI 10025:
UNI 10819:
UNI 10439:
UNI 10671:
UNI EN 40:
UNI EN 124:
File di interscambio dei dati fotometrici.
Fotometri portatili
Posizionamento di impianti tecnologici sotterranei
Prodotti laminati a caldo di acciai non legati per impieghi strutturali.
Condizioni tecniche di fornitura.
Requisiti per la limitazione della luminanza del cielo da luce artificiale.
Illuminazione delle strade a traffico motorizzato.
Apparecchi di illuminazione: Misure fotometriche e presentazione dei risultati.
Sostegni per l'illuminazione: dimensioni e tolleranze.
Dispositivi di coronamento e di chiusura per zone di circolazione utilizzate
da pedoni e da veicoli. Principi di costruzione, prove di tipo, marcatura,
controllo di qualità.
72
DECRETI / LEGGI
DM 16 gennaio 1996: Norme tecniche relative ai “Criteri generali per la verifica di sicurezza delle
costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”.
Circolare LL.PP. 4 luglio 1996 n. 156AA.GG/STC: Istruzioni per l’applicazione delle “norme tecniche
relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e
dei carichi e sovraccarichi” di cui al Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996.
Circolare LL. PP. 6 Dicembre 1999 n. 7938: Sicurezza della circolazione nelle gallerie
COMMISSIONE INTERNAZIONALE PER L'ILLUMINAZIONE (CIE)
CIE 88:
CIE 93:
CIE 94:
CIE 115:
CIE 136:
Guide for the lighting of road tunnels and underpasses (1990).
Road Lighting as an accident countermeasure (1992).
Guide for floodlighting (1993).
Recommendations for the lighting of roads for motorized and pedestrian traffic (1995).
Guide to the lighting of urban areas (2000).
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE (CEN)
CEN prEN 13201-1:
CEN prEN 13201-2:
CEN prEN 13201-3:
Road lighting.Part 1: “Performance requirements”
Road lighting.Part 2: “Calculations of Performance”
Road lighting.Part 3: “Methods of measuring performance of installations”
RIFERIMENTI
1.
2.
3.
Good Lighting for safety on roads and squares, Fördergemeinschaft Gutes Licht (FGL);
Guida per l’esecuzione degli impianti di illuminazione pubblica, ENEL – FEDERELETTRICA;
Illuminazione stradale, Novelli – Gramsci, Associazione Nazionale Imprese Produttrici e Distributrici di Energia Elettrica
(ANIDEL);
4. L’Illuminazione nell’arredo urbano, CEI – ASSIL.
73
APPENDICE C
IL PIANO REGOLATORE
Generalità
Il Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale (PRIC) rappresenta lo strumento ideale per l’insieme degli
interventi di illuminazione nell’area comunale al fine di uno sviluppo organico: esso offre l’opportunità di un
progetto che partendo da una analisi dettagliata del già fatto, determina gli orientamenti per i successivi
interventi, volti ad una armonizzazione e ad una logica generale che coinvolge l’intero territorio.
Requisito indispensabile per il PRIC è l’identificazione dei luoghi che, diversificandosi tra loro per utilizzo e
caratteristiche, richiedono uno studio preliminare ed in seguito interventi specifici e programmati.
Di fatto, il problema non è quello di risolvere metodologicamente il tema dell’illuminazione pubblica attraverso
la definizione generalizzata di un macro sistema di apparati Illuminotecnici; al contrario, si tratta di contribuire
alla definizione di una regola progettuale: quella del carattere specifico, funzionale ed emotivo, di ogni spazio
od area urbana, perché nessuno di essi possa essere pensato come una parte secondaria ma che
contribuisca, con la propria specificità, a disegnare una città in cui ogni funzione sia risolta in vista delle
esigenze del cittadino che ne usufruisce. Ed è quest’idea di cittadino ed utente che costituisce il vero obiettivo
di un buon progetto illuminotecnico: l’idea che esso partecipi in prima persona alla vita della sua città,
aderendo e producendo consenso verso di essa ed a favore della sua Amministrazione.
Gli Enti Locali sono invitati espressamente a dotarsi di un PRIC, che sulla base di una conoscenza del parco
installato, individui zone e relativi criteri cui attenersi per gli interventi successivi.
Il PRIC permette di raggiungere notevoli obiettivi, quali:
-
-
Rilievo della consistenza esistente;
Suddivisione del territorio ed analisi delle specifiche caratteristiche e finalità;
Individuazione dei criteri con cui procedere alla progettazione e alla scelta del materiale;
Creazione di una varietà di zone, diversificate fra loro per caratteristica e vocazione, e quindi
eventualmente per prodotti; diversità che il PRIC salvaguarda all’interno di un progetto globale;
Individuazione delle linee di sviluppo futuro che vengono già individuate e previste;
Ricerca delle Sorgenti Luminose, degli Apparecchi di Illuminazione e dei sostegni in risposta alle esigenze
del progetto, con particolare attenzione alle caratteristiche estetiche, costruttive ed alla geometria di
installazione;
Attenzione all’evoluzione dei prodotti sul mercato in grado di soddisfare sempre meglio, con il passare del
tempo, le esigenze previste dal progetto;
Attenzione al mantenimento degli obiettivi perseguiti e raggiunti grazie al PRIC attraverso una costante e
programmata manutenzione dell’impianto;
Ottenere prestazioni ottimali migliorando l’efficienza globale dell’impianto.
74
Ruolo del Progettista
Il progettista, nel predisporre un progetto di illuminazione per illuminazione pubblica, dovrà tenere presente
alcuni requisiti fondamentali:
-
-
-
Rispetto dell’ambiente architettonico, del paesaggio, degli equilibri fra gli ambienti, dei rapporti fra spazi
pieni e spazi vuoti;
Per quanto concerne il contesto Urbano, dimensione notturna della luce e dimensione diurna dei centri
luminosi; sia di notte che di giorno la sorgente di luce costituisce una presenza il cui impatto va governato.
Il progettista potrà optare per un impianto di forte presenza, anche diurna, o con un impatto visivo molto
ridotto. In tutti i casi non potrà trascurare in nessun modo l’impatto della presenza dell’oggetto fonte della
luce; anche la scelta apparentemente più neutra del proiettore non esclude completamente una valenza
estetica diurna, che come tale va conosciuta e valutata;
L’Intensità della luce e la resa cromatica, non trascurando il loro rapporto nel passaggio da una zona
illuminata all’altra;
Scelta di apparecchi sicuri; in particolare va riconosciuta l’importanza di un Marchio di Conformità
rilasciato solo agli apparecchi verificati dal punto di vista elettrico, meccanico e termico, in conformità alla
Normativa Tecnica armonizzata.
Scelta di apparecchi la cui manutenzione sia stata studiata per essere rapida ed economica. Più la
manutenzione di un prodotto è veloce e sicura, più questo è da privilegiare rispetto a prodotti, anche di
minor costo, ma di più difficile intervento.
Orientamenti del progetto
Obiettivo fondamentale di un progetto di illuminazione pubblica, deve essere la sua specificità.
Nel valorizzare l’autonomia progettuale, sono da evidenziare i riferimenti basilari, già in parte citati in
precedenza, cui occorre però attenersi, in particolare:
-
-
-
La qualità funzionale attraverso l’utilizzo di lampade ed apparecchi di elevata efficienza (ottiche, grado di
protezione dell’apparecchio, qualità dei materiali impiegati, marchi di qualità, orientamento corretto della
luce), evitando dispersioni verso il cielo;
La durata nel tempo dei risultati raggiunti, grazie ad una programmata e costante manutenzione
dell’impianto in tutte le sue componenti; tale manutenzione deve essere indicata dal progettista al
committente per la permanenza dei risultati:
L’utilizzo di regolatori di flusso luminoso, al fine di ottimizzare i consumi energetici ed i costi di
manutenzione, liberando così risorse economiche, da reinvestire nella qualità dell’illuminazione
Esecuzione del progetto
Si richiama l’attenzione al rispetto del progetto, che essendo frutto delle considerazioni sopra esposte, non
può essere sostanzialmente modificato in fase di realizzazione. È quindi necessaria la massima sorveglianza
affinché le caratteristiche del progetto ed in particolare la qualità dei materiali vengano rispettate sia da parte
delle ditte appaltatrici sia dei costruttori. Diversamente si rischia la piena inutilità del progetto sia sul piano del
risultato immediato sia sui costi di esercizio e manutenzione che, programmati per essere contenuti, possono
divenire incontrollati e gravare inaspettatamente sui bilanci Comunali.
75
APPENDICE D
DOCUMENTAZIONE DI PROGETTO E DI IMPIANTO
D.1
Generalità
Il progetto per la costruzione di nuovi impianti di illuminazione, sia funzionale che architetturale, si articola
secondo due livelli di successive definizioni tecniche:
-
D.2
Progetto preliminare
Progetto esecutivo
Progetto preliminare
Il progetto preliminare per la costruzione di impianti di illuminazione pubblica e/o parte di essi, comporta
indagini volte ad acquisire gli elementi idonei per definire uno studio di fattibilità che offra gli elementi di
giudizio per le scelte dei materiali, dei tipi e dei metodi, per la stima del costo dell’intervento da realizzare; una
volta redatto dovrà essere approvato dal committente.
Il progetto preliminare dovrà inoltre considerare l’analisi critica del luogo richiesto per la costruzione
dell’impianto, in special modo in caso di illuminazione artistica; dovrà inoltre comprendere lo studio dei
materiali, di tipo non invasivo e rispondenti alle normative illuminotecniche e di sicurezza, oltre al rispetto delle
recenti normative ambientali, in materia di flusso luminoso disperso verso la volta celeste, nonché
l’individuazione del comportamento strutturale, a seconda dei luoghi di installazione, necessari per la scelta
dei sostegni e delle armature dedicate.
D.3
Progetto esecutivo
Il progetto esecutivo definisce le tecniche, le modalità di intervento, i materiali, riguardanti le singole parti
dell’impianto da costruire; descrive i tempi ed i costi dei materiali, delle prestazioni e dei mezzi lavorativi
impiegati, indica inoltre i controlli da effettuare in cantiere, in corso d’opera ed al termine, per la validazione
dell’impianto costruito.
Il progetto esecutivo deve contenere i seguenti allegati:
-
Relazione generale
Elaborati grafici degli impianti (planimetrie esecutive e dei sottoservizi)
Calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti e dei blocchi di fondazione
Piano di sicurezza e/o coordinamento
Computo metrico estimativo definitivo e quadro economico
cronoprogramma
Elenco dei prezzi unitari ed eventuali analisi
Quadro di incidenza percentuale della quantità di manodopera per le diverse categorie di cui si compone
l'opera o il lavoro
Schema di riferimento di contratto e/o capitolato speciale di appalto.
Pianificazione e controllo della progettazione dovranno essere effettuati in regime di Sistema di Gestione della
Qualità (Norme serie UNI EN ISO 9000)
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D.4
Accettazione ed assegnazione del progetto
Le richieste di preventivi / progetti devono pervenire tramite richiesta scritta e dovranno essere verificate dal
responsabile della progettazione, al fine di deciderne la fattibilità, i tempi di esecuzione, i materiali necessari,
le risorse da dedicare (interne, esterne), nonché evidenziare il tipo di progettazione, standard (rientrante in
step storici dell’unità di progettazione), dedicata o di stima economica.
Tutte le documentazioni relative ai dati della richiesta, nonché i dati del committente, dovranno essere
opportunamente registrati secondo la norma di riferimento UNI EN ISO 8402 (1995).
La richiesta di progetto verrà assegnata dal responsabile della progettazione, alla risorsa destinata per la
redazione del progetto preliminare, allegata ad un documento che ne evidenzi i tempi e le responsabilità di
esecuzione.
D.5
Pianificazione della progettazione
Il progettista incaricato procederà, alla pianificazione ed all’esecuzione delle attività di progetto evidenziando
tutte le fasi di lavorazione (incontri preliminari, sopralluoghi, ecc.) per dare evidenza degli stati d’avanzamento
del lavoro commissionato.
D.6
Controllo della progettazione
La gestione controllata delle attività di progettazione prevede che, in corrispondenza di determinate fasi di
sviluppo, siano eseguite delle attività di controllo, pianificate allo scopo di assicurare che l’intero processo sia
sotto controllo e consenta di soddisfare pienamente le esigenze del cliente.
D.7
Verifica della progettazione
La verifica della progettazione viene realizzata al termine della redazione delle schede di calcolo (caduta di
tensione minore di quella prescritta dalle norme) e consiste nel controllo effettuato dal progettista incaricato a
mezzo di formule matematiche o tabelle di riscontro in uso presso la unità di progettazione.
I risultati della verifica dovranno essere registrati in una apposita scheda, che verrà allegata al progetto
preliminare.
D.8
Riesame della progettazione
Alla fine del progetto viene eseguito un riesame formale allo scopo di controllare se quanto è stato realizzato è
coerente ed adeguato ai requisiti richiesti.
Questa fase è particolarmente dedicata a lavori al di fuori dello standard, ove è prevista la presenza del cliente
nelle varie fasi di progettazione.
Per i progetti tradizionali, la fase di riesame coincide con quella della verifica.
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D.9
Validazione del progetto:
Il progetto viene validato quando si verifica la sua corrispondenza alle esigenze del cliente nelle condizioni di
utilizzo.
Alla validazione del progetto di opere realizzate, dovranno partecipare, oltre al progettista, il tecnico incaricato
dalla Direzione Lavori per procedere alla prova funzionale dell’impianto costruito.
D.10
Modifiche al progetto
L’esigenza di modifica nasce a seguito di:
- Attività di controllo;
- Richiesta del cliente in fase di accettazione del progetto preliminare
- Esigenze riscontrate dalla Direzione Lavori in fase di esecuzione dei lavori
- Esigenze riscontrate successivamente alla realizzazione del progetto
Le modifiche apportate ai documenti tecnici di progetto dovranno essere registrate secondo le procedure
dedicate.
D.11
Conservazione della documentazione
Il progettista ha la responsabilità di archiviare tutti i documenti relativi al progetto (sia tecnici che di
registrazione delle attività di controllo) in una cartella identificata con il numero del progetto.
L’archiviazione potrà essere eseguita anche tramite uso di mezzi informatici, purché siano garantite copie di
backup.
La documentazione dovrà essere mantenuta per il periodo concordato con la Direzione e, in ogni caso, non
sarà inferiore ai 5 anni previsti dalla legislazione vigente.
In particolare, la seguente documentazione tecnica integrativa, dovrebbe essere allegata:
Caratteristiche dell’apparecchio
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
Identificazione degli apparecchi di Illuminazione (dati di targa)
Curve fotometriche dell’apparecchio
Inclinazione all’atto del rilievo fotometrico
Inclinazione di montaggio dell’apparecchio
Rotazione dell’apparecchio, se diversa da 0°
Orientamento dell’apparecchio, se diverso da 0°
Identificazione della Sorgente Luminosa
Flusso luminoso della Sorgente cui sono riferiti i calcoli
Fattore di manutenzione applicato
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Caratteristiche dell’impianto
j)
k)
l)
m)
n)
Definizione dell’area di calcolo
Dimensioni della griglia di calcolo
Posizione dell’apparecchio sulla planimetria
Altezza d’installazione degli apparecchi
Direzione di osservazione per l’illuminamento semicilindrico
Detta documentazione vale quale allegato alla Dichiarazione di Conformità alla Regola d’Arte, nonché per le altre autorizzazioni
(ISPESL, ASL, ecc.) limitatamente ai documenti specifici per i singoli Enti; essa deve servire inoltre per le verifiche, l’esercizio e la
manutenzione dell’impianto.
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