L`editoria italiana si ricompatta Niente vetrina per

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L`editoria italiana si ricompatta Niente vetrina per
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TERZA PAGINA
Corriere della Sera Sabato 19 Settembre 2015
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Dopo il restauro
Scoperta sulla facciata
di San Nicola a Pisa
la sequenza di Fibonacci
di Marco Gasperetti
Ci sono scoperte rigorosamente
scientifiche che a volte hanno il sapore
del romanzo. E quella che si è appena
consumata a Pisa sembra essere uscita
dai thriller esoterici di Dan Brown. Dal
restauro dei marmi della facciata
duecentesca della chiesa di San Nicola,
non lontana da Piazza dei Miracoli, è
stato possibile decifrare un intarsio che
non solo richiama il pensiero di
Leonardo Fibonacci (1175 circa - 1235
circa), uno dei più grandi matematici del
Medioevo, ma si rappresenta come un
abaco, una sorta di proto-computer. In
altre parole la lunetta e i suoi simboli
sono rappresentati seguendo la famosa
«sequenza Fibonacci», successione
numerica dotata di una singolare
proprietà matematica che prosegue
all’infinito: ogni elemento (a partire dal
secondo) è uguale alla somma dei due
precedenti. Secondo Pietro Armienti,
docente all’ateneo pisano, il messaggio
scolpito nella lunetta del portale
dimostra che l’intarsio di fatto è un
abaco per rappresentare numeri
irrazionali e per calcolare i lati dei
poligoni regolari inscritti nel cerchio di
diametro maggiore.
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Elzeviro / Il 1940 della Confederazione
Fiera del libro di Francoforte
LA TENTAZIONE
SPAGNOLA
DELLA SVIZZERA
L’editoria italiana si ricompatta
Niente vetrina per Mondadori e Rcs
di Sergio Romano
Buchmesse
F
ra l’aprile e il giugno del 1940 quasi tutta
l’Europa occidentale, dalla Manica al
Mediterraneo, divenne tedesca o, comunque, soggetta all’egemonia diretta
o indiretta del Terzo Reich. Il 9 aprile la Wehrmacht occupò la Danimarca e la Norvegia. Un
mese dopo, il 10 maggio, le forze tedesche
invasero il Belgio, i Paesi Bassi e il Lussemburgo. Il 10 giugno Mussolini annunciò dal balcone di Palazzo Venezia che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Il
13 giugno i tedeschi occuparono Parigi. Il 17
giugno il maresciallo Pétain, eroe della Grande
guerra e nuovo capo del governo francese,
chiese alla Germania la cessazione delle ostilità. Il 18 giugno, da Londra, il generale De Gaulle disse ai microfoni della Bbc che la Francia
avrebbe continuato a combattere nei mari e
nelle colonie.
Non è difficile immaginare quali fossero in
quel momento i sentimenti degli svizzeri. Il
Paese si chiedeva se la Germania e l’Italia si
sarebbero fermate alla frontiera della Confederazione e ne avrebbero rispettato la neutralità.
L’avrebbero assediata, ricattata, costretta a
forme di collaborazione inaccettabili per un
Paese neutrale? Questi timori vennero alla
luce, con animo diverso, in due discorsi pronunciati rispettivamente il 25 giugno e il 25
luglio dai due maggiori esponenti della vita pubblica svizzera: il presidente
della Confederazione e ministro degli
Esteri, Marcel PiletGolaz, e il comandante in capo dell’esercito svizzero,
generale Henri GuiHenri Guisan (1874-1960) san. Questo duello
fra due Svizzere è il
tema di un libro scritto da due studiosi, Pierre
Streit e Suzette Sandoz, per l’editore Armando
Dadò di Locarno (Lo spirito del Grütli. Nel 75°
dello storico discorso di Henri Guisan, pagine
120, franchi svizzeri 20).
Il discorso di Pilet-Golaz fu equivoco e ambiguo. Salutò con soddisfazione la fine della
guerra francese, chiamò i suoi connazionali a
una manifestazione di unità, parlò genericamente dei sacrifici che avrebbero dovuto fare,
e fu esplicito soltanto su un punto: l’autorità di
cui governo avrebbe dovuto godere per svolgere le sue funzioni in una epoca eccezionale. Le
parole «pieni poteri» non furono pronunciate
ma si leggono continuamente fra le righe. Si
diceva che Pilet-Golaz fosse attratto dai regimi
autoritari e il discorso del 25 giugno sembrò
confermarlo.
La risposta al ministro degli Esteri venne un
mese dopo in una forma che suscitò sorpresa
e fece aggrottare qualche sopracciglio. Senza
informare il governo, il generale Guisan convocò a rapporto tutti gli ufficiali superiori delle
forze armate (650 secondo alcune stime) e
fissò l’appuntamento sul prato del Grütli, il
luogo dove il 21 agosto del 1291 i tre cantoni
primogeniti (Uri, Svitto e Untervaldo) avevano
firmato un patto confederale. Qui, nella «culla
della Svizzera», di fronte a una platea di ufficiali in piedi disposti a semicerchio, Guisan,
parlando a braccio, disse quale sarebbe stata la
strategia del Paese in caso di guerra. Di fronte
a un invasore l’esercito si sarebbe ritirato gradualmente, distruggendo tutte le opere pubbliche, per attrarre il nemico nel cuore alpino
della nazione e lo avrebbe logorato là dove
ogni operazione in campo aperto, con i famosi
carri armati del generale tedesco Heinz Guderian, sarebbe stata impossibile. Fu un pronunciamento in stile spagnolo e latino-americano? Fu un’eccezione alle tradizioni democratiche della Svizzera? Forse, ma erano tempi duri
e il generale Guisan presentava rispetto ai suoi
colleghi di altri Paesi una particolarità: era
stato designato a comandare l’esercito da un
voto della Assemblea federale.
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 La 67ma
fiera del libro di
Francoforte si
terrà dal 14 al
18 ottobre.
Quest’anno il
Paese ospite è
l’Indonesia.
Durante la
Buchmesse
sarà
consegnato il
premio della
Pace a Navid
Kermani (nella
foto), scrittore
e orientalista
tedescoiraniano
 Il 2015
prometteva di
essere un anno
di defezioni per
gli italiani,
spostati
lontano dalle
Halle più visibili
e prestigiose,
per la riduzione
degli spazi.
Ma il lavoro
del direttore
dell’Aie, Alfieri
Lorenzon,
è riuscito
a garantire
visibilità agli
stand italiani
 Sarà il nuovo
presidente
dell’Aie,
Federico Motta,
con la sua
squadra ad
affrontare le
nuove sfide
di Ranieri Polese
C
on diversa modalità. Così, in sintesi, si può descrivere la partecipazione alla prossima fiera di
Francoforte (14-18 ottobre) dei
due maggiori gruppi editoriali
italiani, Mondadori e Rcs. Entrambi non avranno i tradizionali stand-vetrina, ma spazi dedicati alla vendita di diritti e a
incontri fra editor. La differenza
che si noterà è nella collocazione di queste «postazioni di lavoro»: se la Rcs, seppure in dimensioni ridotte, sta insieme agli altri italiani che ora si trovano al
piano terreno della Halle 5,
Mondadori sarà nel Business
Club del foyer della Halle 4, il padiglione tradizionalmente occupato da editori di libri illustrati.
Gli altri editori italiani, presenti
negli anni passati, ci saranno
tutti. Con i loro stand.
Spostamento — Per una contrazione della presenza di espositori (soprattutto dei metri
quadri degli stand), l’anno scorso la direzione della Buchmesse
decise di chiudere, per l’edizione 2015, la Halle 8, generando
uno spostamento a catena: gli
italiani, quindi, scendono di un
piano, vicino agli scandinavi. Ci
furono proteste, ma la fiera fu irremovibile. A condurre le trattative fu Alfieri Lorenzon, direttore generale dell’Associazione
italiana editori (Aie). «Ho molto
protestato. Abbiamo ottenuto la
garanzia di un raggruppamento
di tutti gli stand italiani nel corridoio centrale, e un sistema di
segnalazione efficace che indicasse la nostra nuova collocazione. Ci è riuscito, poi, di compattare la presenza italiana, riportando, insieme con gli altri editori, Giunti, De Agostini e
Atlantyca. Insomma, credo che
la presenza nazionale sia molto
bene identificata». Però Mondadori e Rcs hanno scelto di avere
solo postazioni di lavoro. «Una
loro scelta, che comunque risponde anche a un’esigenza di
capitalizzazione dello spazio».
Mondadori — Per Enrico Selva Coddé, amministratore dele-
1915-2015
Schorske, il Premio Pulitzer
che raccontò la Mitteleuropa
Nel suo libro più celebre,
Vienna fin de siècle
(pubblicato in Italia da
Bompiani nel 2004) aveva
proposto un’affascinante e
modernissima analisi
dell’universo asburgico
(partendo dalla sua città
simbolo) fra la fine
dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. E Carl
Emil Schorske (nella foto), morto a East
Windsor, nel New Jersey, a 100 anni compiuti da
pochi mesi (era nato nel marzo 1915) con quel
libro, uscito nel 1980, aveva anche vinto nel 1981
il Premio Pulitzer nella sezione non-fiction.
Schorske, professore a Princeton (autore tra
l’altro, di Pensare con la storia, Bonanno, 2009)
era per questo considerato uno dei massimi
studiosi della cultura mitteleuropea. Di cui
aveva raccontare la disgregazione ma anche
l’incredibile vivacità e la modernità di pensiero.
Due sgabelli formati da pile di libri in una edizione della Buchmesse (Ansa)
gato della Mondadori Libri area
trade, la scelta del business club
«non è tanto un problema di costi, quanto di forme della comunicazione. Ritengo che sia più
importante che ci siano le persone, gli editor e, ovviamente,
chi si occupa dei diritti; un po’
meno che ci siano le cose. A
Francoforte è decisamente importante esserci, e Mondadori
c’è». Perché nella Halle 4 e non
nella 5, con gli altri italiani, così
come ha fatto Rcs? «Chiedevamo agli organizzatori della Fiera
un luogo con capacità di accoglienza, sono loro che ci hanno
proposto questo spazio, ci è
sembrato adatto, meglio che
mettere dei tavoli dove c’era lo
stand». In complesso, qual è secondo lei l’immagine dell’edito-
ria italiana a Francoforte? «La
squadra italiana non ha defezioni importanti. La flessione del
mercato è rallentata. Nel complesso, è abbastanza evidente il
dinamismo dell’editoria italiana
in tutte le diverse categorie. Così
è anche per il gruppo Mondadori, con Lagioia (Einaudi) nella
fascia alta, E.L. James nel mass
market, gli “After” di Ann Todd
(Sperling & Kupfer) nel settore
Young Adult. E, naturalmente,
La ragazza del treno di Paula
Hawkins (Piemme), un’esordiente che da oltre un mese è
prima in classifica».
Rcs — «Lo stand del gruppo
sarà circa la metà di quello dell’anno scorso» dice Massimo
Turchetta, direttore Libri trade
Rcs. «Sarà una postazione di la-
voro, non una vetrina o uno
stand di rappresentanza; i libri
alle pareti saranno quelli di cui
vendiamo i diritti. Otto tavoli,
una sistemazione sobria, asciutta, stile un po’ rifugio alpino».
La mancanza dell’effetto vetrina
peserà molto? «Non credo, il lavoro che si fa non cambia».
Si dice che la flessione del
mercato, cominciata tre anni fa,
si va arrestando. «Secondo i dati
Gfk, addirittura, agosto ha fatto
segnare un 4,2 % in più. Nei primi otto mesi prevaleva il segno
negativo, meno 2%. Forse l’anno
chiuderà con un meno 1, che è
comunque un miglioramento di
fronte alle cifre di due, tre anni
fa. Il nostro gruppo, addirittura,
segna un più 1,3%. Millennium 4
è partito benissimo».
Molti sostengono che una
parte della crisi sia da addebitare alla mancanza di mega-seller.
«Se i bestseller tipo Grisham o
Follett non vendono più come
dieci anni fa, ci sono libri insospettabili che vanno benissimo.
Per esempio le Lezioni di fisica
di Rovelli (300 mila copie); c’è
stato il fenomeno dei Braccialetti rossi, o il successo de L’intestino felice, qualcosa che è
nuovo, non esisteva prima. Nella
categoria intrattenimento John
Green è intorno al milione di copie, i libri di Masha e Orso hanno stravenduto. Di certo, però
c’è la minore permanenza di un
libro in testa alla classifica: prima ci restava almeno 2 mesi e
mezzo; ora, due settimane (Rovelli è stato un’eccezione)».
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