Storia del turismo responsabile

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Storia del turismo responsabile
il TURISMO RESPONSABILE
Storia del turismo responsabile
La storia del turismo
La voglia di viaggiare, da sempre insita nell’animo umano, il movimento
lavorativo giornaliero di molte persone che ha generato una condizione
di vita abituale, il miglioramento delle vie e dei mezzi di
comunicazione che hanno ridotto tempi e spazi e l’aumento del tempo
libero hanno fatto sì che negli ultimi decenni sempre più persone si
spostassero da una parte all’altra del mondo.
Viaggiare però non comporta semplicemente lo spostarsi da un luogo all’altro: tale azione,
infatti,presuppone tutta una serie di servizi che devono essere attivati. Il grande movimento di
persone crea la domanda di servizi di trasporto, di strutture ricettive che permettano di usufruire
dei beni locali.
A fronte della crescente domanda di strutture turistiche, si cominciò a delineare e specializzare
nei primi decenni del XX sec. un settore con l’intento di offrire un’ampia gamma di risposte a
coloro che viaggiavano: nacque l’industria turistica il cui scopo generale è di facilitare e rendere
gradevole lo spostamento e le attività degli individui quando si trovano lontani dal loro ambiente
familiare.
Il viaggio cominciò a essere considerato sempre più un prodotto commerciale molto redditizio:
infatti nella formulazione del prodotto turistico finale vengono coinvolte una serie di attività
economiche che riguardano l’industria, l’artigianato e il commercio (nota 1), i trasporti e le vie di
comunicazione (nota 2) e l’industria ricettiva (nota 3). Questa sua caratteristica di coinvolgere
diverse attività ha fatto sì che il turismo diventasse negli ultimi anni la prima voce dello scambio
economico mondiale.
Constatato il peso rilevante di questo settore nell'
economia mondiale e vista la crescente domanda
turistica giunta negli anni '
50 a dimensioni internazionali, gli enti mondiali cominciarono a
considerare il turismo come una risorsa benefica per il commercio del globo sulla quale valeva
la pena investire.
Gli altri nodi problematici ad esso collegati non vennero però più di tanto considerati: troppo
forte era la convinzione tra i paesi industrializzati che gli altri problemi si sarebbero potuti
risolvere solo grazie allo sviluppo di un sistema economico internazionalmente libero e rivolto a
più settori possibili. Il consistente movimento di moneta generato dall’attività turistica avrebbe
infatti permesso di aumentare il patrimonio interno di un paese e di avviare politiche nazionali di
crescita economica e miglioramento delle condizioni sociali.
Bisognerà aspettare la fine degli anni ’70 perché si cominci a riflettere attentamente non solo sui
benefici, ma anche sui costi che il turismo comporta. Il Programma Ambientale delle Nazioni
Unite evidenzierà bene come esso sia un fenomeno complesso: vista la interdisciplinarità che lo
caratterizza, questo settore tocca tutta una serie di realtà, non solo economiche, i cui impatti non
possono essere tralasciati nella programmazione delle sue attività.
L’aumento di convegni e studi internazionali, relativi allo stato di salute dell’ambiente e allo
sviluppo umano, riveleranno l’urgenza di valutare i lavori produttivi umani da un punto di vista
diverso da quello economico.
Malgrado l’importante contributo intellettuale dei dibattiti internazionali sul tema, “il dialogo tra
industria turistica e organizzazioni che si occupano di turismo sostenibile, purtroppo, stenta ad
avviarsi (…) (mentre) continuano ad essere sfornati piani di investimento, per esempio nei paesi
della sponda sud del Mediterraneo, che ripropongono le logiche della massificazione del turismo,
della concentrazione dell’investimento in poche località, della moltiplicazione di infrastrutture
dedicate a servire soltanto le località turistiche”(nota 4).
La critica del Turismo Responsabile
Parallelamente ai discorsi internazionali, negli anni ‘90 nacque un movimento di critica al
turismo di massa e alle sue contraddizioni per proporre
“(…) un viaggiare etico e consapevole che va incontro ai paese di destinazione, alla gente, alla
natura con rispetto e disponibilità. Un viaggiare che sceglie di non avallare distruzione e
sfruttamento, ma si fa portatore di principi universali: equità, sostenibilità e tolleranza”
Carta per Viaggi Sostenibili dell’AITR
Nasceva il Turismo Responsabile il cui principio base è la consapevolezza di sé e delle proprie
azioni.
Consapevolezza del fatto che lo spostamento in una qualsiasi parte del modo comporta degli
impatti che non toccano solo la sfera economica ma che riguardano un luogo nella sua totalità.
Poiché il turismo si fonda sulle risorse di un territorio, non si può escludere dalla valutazione di
una meta turistica la gente che lo abita e le relazioni che queste popolazioni hanno saputo
stringere con l’ambiente nel corso dei secoli.
L’introduzione di nuovi elementi comporta inevitabilmente una ridefinizione del rapporto con il
territorio.
Gli impatti più evidenti del turismo di massa riguardano tre settori:
1) l’ambiente:
•
l'
aumento di inquinamento dell'
aria e dell'
acqua dovuto sopratutto alla mancata
predisposizione di sistemi di raccolta rifiuti adeguati;
•
il superamento delle soglie di carryng capacity cioè del numero massimo di visitatori che
le aree turistiche possono sostenere, senza causare effetti dannosi all’ambiente fisico;
•
la sostituzione delle risorse originarie con attrattive artificiali;
•
l’utilizzo di colture e allevamenti intensivi;
•
la distruzione dell'
equilibrio dei diversi ecosistemi.
2) l’economia:
•
nella maggior parte dei casi traggono i benefici le
organizzazioni dei paesi già sviluppati che grazie ad alcuni
escamotage celano l’effettiva distribuzione dei profitti;
•
grandi catene alberghiere, tour operators e compagnie
aeree, a volte nascoste dietro prestanomi locali, sono i reali
proprietari ed esportano i profitti, spesso nella loro totalità.
Così facendo, riescono ad avere esenzioni fiscali e tax holidays per l’avviamento degli
impianti dalla durata di circa 8 o 10 anni…;
•
l’economia locale dipende dal mercato estero, il ritorno economico è insufficiente, si
verifica l’inflazione, aumentano i prezzi della terra e dei generi di prima necessità.
3) la società:
•
abbandono da parte di diverse comunità della propria terra o degli spazi in cui
tradizionalmente svolgevano la propria vita sociale poiché vengono trasformati in lussuose
strutture che non hanno nulla a che vedere con l’architettura locale e che per la maggior parte
dell’anno restano vuote. Altre comunità si vedono ridurre e in alcuni casi, addirittura negare,
l’accesso alle risorse locali;
•
alterazione delle modalità di relazione tra gli abitanti locali a causa della nascita di nuove
gerarchie a volte molto distanti dalla propria cultura, si verificano quindi casi di perdita della
propria identità culturale dovuti alla mercificazione delle proprie tradizioni per rispondere alla
domanda internazionale di esotismo (nota 5);
•
cambiamenti di tradizioni dovuti alla crescita dei prezzi che tocca da vicino le comunità
locali tanto da costringerle a cambiare le proprie abitudini (nota 6).
Attraverso la sua opera, il Turismo Responsabile vuole quindi da una parte far riflettere sugli
impatti ambientali, economici e sociali causati dal turismo tradizionale per metterne in risalto
le implicazioni che comporta in un sistema territoriale e sviluppare una riflessione più critica sui
limiti e le contraddizioni che comporta l’applicazione di un determinato modo di concepire e
praticare il viaggio.
Dall’altra vuole essere la risposta ad un turismo più attento al territorio tramite i cosiddetti
“viaggi responsabili”.
In Italia, le indicazioni operative per un Turismo Responsabile sono contenuti nella Carta
d’Identità per Viaggi Sostenibili, redatta il 23 novembre 1997 a Verona da 11 associazioni
impegnate a vario titolo sul fronte del turismo alternativo e che hanno dato vita adA.I.T.R.
(Associazione Italiana Turismo Responsabile) la quale oggi conta più di 50 realtà del mondo noprofit (www.aitr.org).
Individuate tre fasi temporali diverse (prima di partire, durante il viaggio e dopo il viaggio)
attraverso cui applicarle, le indicazioni pratico-concrete in essa contenute diventano i punti
imprescindibili cui i diversi protagonisti del settore turistico (tour operators, viaggiatori e
comunità locali) devono attenersi per realizzare un viaggio che sia veramente responsabile.