Scarica la dispensa sull`idrogeno
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L’idrogeno – Introduzione. ................................................................................................................................................. 1 Impariamo a conoscere l’ Idrogeno. ................................................................................................................................... 1 L’Idrogeno è dunque il Carburante del Futuro?.................................................................................................................. 3 L’ Idrogeno e le Celle a Combustibile ( Fuel cells). ........................................................................................................... 8 La strada per arrivare al Veicolo ad Idrogeno- Il punto di vista dei costruttori di auto. ................................................... 21 Le celle a Combustibile per le prossime decadi. ............................................................................................................... 23 Costruire un’infrastruttura dell’ idrogeno. ........................................................................................................................ 26 Applicazioni e ricerche. .................................................................................................................................................... 31 Scenario di transizione da una economia del gas naturale ad una economia dell’ idrogeno. ........................................... 36 Miscele di Idrogeno e gas naturale: proprietà termodinamiche e di tresporto .................................................................. 45 Stazioni di rifornimento. .................................................................................................................................................. 48 Normativa italiana ............................................................................................................................................................ 61 L’idrogeno – Introduzione. Nel 1874, Jules Vernes nella sua “ Isola Misteriosa” diceva : “Io credo che un giorno l’ acqua sarà impiegata come combustibile, che l’ idrogeno e l’ ossigeno che la costituiscono, usati da soli o insieme, forniranno una risorsa inesauribile di calore e di luce, di una intensità di cui è incapace il carbone. Ci sarà un giorno in cui le carbonaie delle caldaie ed i tender delle locomotive, invece del carbone stiveranno questi due gas condensati che bruceranno in forni con enorme potere calorifico….. “ Qualcuno negli anni ’70 predisse che l’ economia dell’ idrogeno era inevitabile e che sarebbe avvenuta a partire degli anni ’90. Altri avevano predetto, in un recente passato, basato sul tasso di sviluppo corrente, che ciò sarebbe divenuto realtà nelle decadi a venire.Tuttavia la produzione di combustibili fossili è oggi più forte che mai e non vi è segno di inversione di tendenza. Oltre l’ 80 % dei consumi mondiali di energia primaria viene dai combustibili fossili e ci si aspetta che ciò aumenti in assenza di un qualche cambiamento nelle iniziative politiche o nei modelli di consumo. Le ragioni del movimento per l’ Idrogeno degli anni ’70 erano basate sul prezzo dell’ energia mentre quelle delle più recenti decadi fondano sul tema del cambiamento climatico e su opportunità e valutazioni di natura geo-politica. Impariamo a conoscere l’ Idrogeno. Oggi è di grande attualità parlare di Idrogeno ,di Celle a combustibile, di vettore energetico e di nuova economia energetica ma , al di là della curiosità giornalistica o dell’ immaginario collettivo, cosa vuol dire questo fermento di ricerca scientifica? Vogliamo accennare solo qualche concetto generale che riguarda più specificamente il mondo della trazione veicolare e quindi della distribuzione del carburante. L’ idrogeno, come ricordiamo dai libri scolastici, è l’ elemento chimico più diffuso in natura sulla Terra , il più leggero ma , purtroppo, è sempre combinato con altri 31/03/2014 1 elementi e mai liberamente da solo. Quindi per produrlo occorre separarlo da composti , come ad esempio l’ acqua e gli idrocarburi, e spendere così dell’ energia in un processo elettrochimico , termochimico o semplicemente in un processo chimico come nella reazione dello Zinco in acido cloridrico. Possiamo dire che ci sono molti modi di produrre l’ idrogeno e quindi il vero problema non è quello di ottenerlo, ma di quanta energia occorra spendere per la sua produzione. Si pensa all’ idrogeno come ad un vettore energetico nel campo della trazione perché il suo uso , sia come combustibile negli attuali motori a combustione interna( vedi ad esempio la BMW serie 7) sia come alimentazione, assieme all’ ossigeno dell’ aria, della “ cella a combustibile” per produrre energia elettrica , portano all’ emissione di acqua o vapore acqueo. Quindi un significativo impiego dell’ idrogeno al posto dei combustibili tradizionali nei veicoli leggeri o pesanti, porta ad una proporzionale riduzione delle emissioni inquinanti quali CO2, NOx, CH4, CO, SO2, HCI, polveri sottili etc. Alcuni di questi inquinanti, come la CO2 e CH4, sono indicati essere la causa dell’ “effetto serra”, cioè del graduale riscaldamento della superficie terrestre; altri come gli NOx, il particolato o le polveri sottili ( PM2,5-10), sono indicati come nocivi sia per le formazioni di smog e di nebbie che per la respirazione umana; altri ancora come la So2 per le piogge acide. In particolare sappiamo che tra i vari “gas serra “ presenti nell’ aria , la CO2, cioè l’ anidride carbonica, è sequestrata e fissata nel ciclo vegetale della fotosintesi clorofilliana. La quantità emessa in eccesso però va ad accumularsi negli strati alti dell’ atmosfera terrestre modificando l’ equilibrio dei flussi energetici diretti ed indiretti dell’ irraggiamento solare . A lungo termine si causa pertanto l’ intrappolamento di enormi quantità di energia termica che produce così il riscaldamento della superficie terrestre e dei mari. E’ stato computato da prestigiosi organismi internazionali quali l’ IPCC, ossia Intergovernamental Panel Climate Changes , che dal 1900 ad oggi la Terra ha subito un riscaldamento medio di 0,6-1,0 C°, quasi tutto negli ultimi decenni del secolo scorso. E’ chiaro che la mobilità veicolare contribuisce solo in parte , circa il 30% , a tale fenomeno che coinvolge anche le emissioni industriali, quelle della generazione elettrica, le emissioni dei riscaldamenti domestici e le emissioni naturali in atmosfera dei gas idrocarburici leggeri quali il metano. La mobilità però cresce ad un tasso medio del 2% all’ anno e quindi tra 20 anni potremo prevedere un incremento del 50 % rispetto all’ attuale situazione. Occorre sviluppare pertanto nuove tecnologie sia per i fuels che per i motori e porre delle limitazioni alle emissioni. Il Protocollo di Kyoto del 1997 sottoscritto da 84 Paesi del Mondo stabilisce una riduzione delle emissioni medie di gas serra del –5,2% entro il 2008-2012 rispetto ai valori del 1995. Esso è stato ratificato da 120 Paesi, tra cui l’ Italia, ma non dagli Stati Uniti che rappresentano il maggior produttore delle emissioni con il 36,1% di 31/03/2014 2 quelle totali seguiti dalla Russia con il 17,4% e dal Giappone con l’ 8,5%. L’ Italia emette CO2 per il 3,1% mentre la U.E. nel globale, per il 24,2%. L’ impegno alla riduzione diventerebbe operativo, e quindi vi sarebbe un meccanismo sansionatorio pesante per gli Stati inadempienti, se venisse raggiunto il 55% delle emissioni mondiali tra tutti i paesi aderenti al protocollo. In tal senso è determinante la posizione della Russia. Attualmente in Italia vi è un aumento delle emissioni dei gas serra di oltre il 6% nonostante l’ impegno alla loro riduzione del 6,5% rispetto ai valori del 1995 e quindi siamo lontani dall’ obiettivo, a meno di una politica di drastica riduzione o di acquisto e maturazione di diritti internazionali di emissione( crediti di carbonio ). Per dare una idea oggi una ton. di CO2 vale circa 8 € alla Borsa Internazionale delle Emissioni. S indica in 550 ppm ( parti per milione) o mg/lt il contenuto massimo della CO2 nell’ atmosfera per ridurre il progressivo aumento del riscaldamento della superficie terrestre ed evitare ulteriori danni o catastrofi. Comunque la particolare densità di veicoli nelle città ed il superamento, per numerosi inquinanti, dei limiti qualitativamente accettabili( EURO 4 ,EURO 5,EURO 6 per Heavy Duty ) , porta a valutare come necessario il contenimento delle emissioni specifiche di ogni veicolo attraverso il miglioramento chimico dei carburanti e combustibili ( esempio la desolforazione del gasolio Bludiesel) e attraverso l’ aumento di efficienza dei motori o l’ uso di marmitte e filtri. L’Idrogeno è il punto di arrivo di un percorso di miglioramento cioè di “UPGRADING” del combustibile/ carburante che viene sempre più “De-carbonato”. A solo titolo di curiosità riportiamo qui di seguito il rapporto Carbonio/ Idrogeno dei combustibili usati negli ultimi tre secoli : Legno 8,00 Carbone 2,20 Petrolio 0,60 Metano 0,25 Metanolo 0,25 Idrogeno 0,00 Tuttavia solo impiegando l’ Idrogeno prodotto da energia primaria la cui fonte sia rinnovabile può assicurare un favorevole bilancio negativo delle emissioni di CO2. In caso contrario le emissioni prodotte nell’ intero ciclo di produzione dell’ H2 e fino al suo consumo, che in gergo attuale si usa indicare come WTW , Well-to-Wheel cioè dal pozzo al veicolo, possono essere assimilate alle stesse emissioni di CO2 di un motore a combustione interna di nuova generazione. L’Idrogeno è dunque il Carburante del Futuro? L’ idrogeno, come detto, non è una fonte di energia ed è un elemento chimico che ha le seguenti caratteristiche: -E’ un gas in condizioni ambientali. 31/03/2014 3 -E’ privo di colore, odore, sapore. -E’ altamente infiammabile. -Non è tossico. -E’ asfissiante semplice. -Allo stato liquido, cioè a –253 °c, a pressione ambiente, è trasparente , senza odore e corrosivo. -E’ l’elemento chimico più abbondante in natura e bolle a –252,8°c a P=1 Bar. -Ad esclusione dell’ Elio, tutti i gas sono solidi alla temperatura dell’ idrogeno liquido. -Un volume di H2 liquido è pari a circa 840 volumi di H2 gassoso nelle condizioni ambiente. -L’ Idrogeno liquido è 14 volte più leggero dell’ acqua. -L’ Idrogeno gassoso è 14 volte più leggero dell’ aria, ha una capacità di conduzione del calore di circa 7 volte maggiore dell’ aria. -L’ idrogeno diffonde almeno 5 volte più velocemente dell’ Azoto ( l’Aria è costituita dall’82% di Azoto). -Ad alta pressione ed in alcune condizioni di temperatura può causare l’ infragilimento di alcuni materiali. L’Idrogeno esiste in due forme , ORTO e PARA, che si distinguono per lo “Spin” opposto cioè per il momento di rotazione degli elettroni attorno al nucleo: Para idrogeno-spin opposto Orto idrogeno- spin parallelo Le due forme hanno identiche caratteristiche chimiche ma differenti proprietà fisiche. Allo stato liquido l’ idrogeno è tutto “Para” Allo stato gassoso l’ idrogeno è al 75% “Orto” e al 25% “Para”. Questo è molto importante nello stoccaggio e nel trasporto perché la reazione paraorto è esotermica e produce quindi calore sufficiente a creare situazioni di pericolo. Nel trasporto su strada l’ Idrogeno viene identificato con i seguenti Codici: -N° identificativo della sostanza ( UN No) -N° identificativo del pericolo 31/03/2014 Gassoso Liquido Gassoso Liquido 1049 1966 23 223 4 *Fi gura confronto proprietà fisiche Idrogeno H2-Metano CH4 IDROGENO : CONFRONTO PROPRIETA' FISICHE IDROGENO Peso Molecolare METANO 2.02 16,04 -252,8 -161,5 Punto di ebollizione ( C°) -240 -82,1 13 46,4 71,02 424 0,08247 0,6582 0,0695 0,555 446 509,9 120,091 50,01 4 5,3 75 15 29,53 9,48 0,02 0,29 570 580 Temperatura Critica ( C°) Pressione Critica ( bar) Peso Specifico liquido al NBP ( kg/m3) Peso Specifico vapore al NBP ( kg/m3) Peso Specifico /aria Calore di Vaporizzazione Potere Calorifico inferiore ( kJ/kg ) ( MJ/kg ) Limite Infiammabilità inferiore ( % ) Limite Infiammabilità superiore ( % ) Composizione Stechiometrica ( % ) Energia di Accensione Temperatura di Accensione ( mJ ) ( C°) min. in aria P= 1 Bar L’ idrogeno brucia in aria quindi con una minima energia di accensione ed in un campo molto esteso di concentrazioni ( 4 % -75%) e detona, cioè brucia in modo esplosivo, in aria nell’ intervallo di concentrazioni dal 18,3% al 59,0 %. L’ Idrogeno quando brucia ha una fiamma che è quasi invisibile alla luce del giorno benché arrivi ad una temperatura di circa 2045 °c. Tuttavia il calore rilasciato dalla combustione di H2 è di circa 10 volte inferiore a quello di altri combustibili idrocarburici a causa dell’ assenza di particelle di fuliggine ( “Soot”). La fiamma dell’ H2 si può individuare osservando le onde di calore che si sviluppano; pertanto, in caso di dubbio, occorre procedere protendendo sulla fiamma qualcosa di facilmente infiammabile. Anche la resistività elettrica dell’ idrogeno è molto elevata e nel flusso gassoso si accumulano cariche elettrostatiche che possono essere la causa di combustione; 31/03/2014 5 tuttavia un’ eventuale perdita gassosa che si inneschi all’aperto brucia rapidamente senza esplosione. Se l’ idrogeno brucia è meglio lasciarlo bruciare senza tentare di intercettarne il flusso , a meno che questo non costituisca un pericolo. Se la fiamma si estingue ed il flusso continua, bisogna stare molto attenti perché si potrebbero creare le condizioni di una miscela esplosiva. L’ idrogeno, entro un vasto campo di temperatura e pressione, esterno alla curva critica di inversione , ha un coefficiente di Joule-Thompson negativo , che sta a significare il suo riscaldamento in caso di espansione isoentalpica. Ad esempio espandendosi in una valvola da 200 Bar e T ambiente, l’ idrogeno si riscalda ed il metano si raffredda. I due gas hanno comportamenti differenti in quanto il metano si raffredda sempre sia nella espansione isoentalpica che in quella isoentropica ( ad esempio nella rimozione del gas dall’ interno di un cilindro). *figura 2 del coeff. Joule-Thompson *figura 3 espansioni isoentalpiche e isoentropiche 31/03/2014 6 31/03/2014 7 L’ Idrogeno e le Celle a Combustibile ( Fuel cells). La catena dell’ Idrogeno-Verso un sistema energetico durevole. I combustibili fossili hanno fornito e forniranno ancora per numerosi anni un contributo essenziale allo sviluppo economico, tuttavia per estendere l’ accesso alla mobilità a sempre maggior parte dell’ umanità, minimizzandone le emissioni, occorrerà allargare e diversificare le fonti dei carburanti per i trasporti. A lungo termine il sistema Idrogeno-Celle a Combustibile potrebbe contribuire ad affrontare tale sfida. La catena dell’ Idrogeno Come l’ elettricità, l’ Idrogeno deve essere prodotto prima di essere stoccato ed utilizzato. Oggi la produzione è centralizzata con una utilizzazione in sito o un trasporto per pipe-line o per via stradale. I procedimenti di produzione come il reforming , l’ ossidazione e l’elettrolisi, permettono di ottenere quantità di idrogeno sufficienti ad alimentare delle flotte di veicoli con Celle a combustibile o con motore termico. L’ interesse del sistema Idrogeno-Pila a Combustibile risiede nella diversità delle fonti di approvvigionamento possibili, comprese le energie rinnovabili, adattabili in funzione dei vincoli ambientali e/o geografici. Una tale transizione contribuirà ad evolvere verso un sistema energetico durevole. Figura 4 Biomasse Carbone Residui Petroliferi Gas Naturale Gasdi di sintesi Gas Sintesi ( CO , H2 ) Sequestro CO2 Infrastruttura H2 Reforming locale Metanolo H2 Elettrolisi H2 H2 Cella a combustibile H2 Idrocarburi liquidi raffinati Distribuzione e stoccaggio di Idrogeno 31/03/2014 8 Oggi l’ idrogeno è essenzialmente utilizzato come materia prima per la chimica ( sintesi dell’ ammoniaca) e per la industria della raffinazione petrolifera. Esostono 4 modi per trasportare l’ idrogeno: per gasdotto, in bombole o cilindri, sotto pressione,in forma liquida con trasporto criogenico. E’ sotto forma liquida che l’ H2 presenta una densità energetica per unità di volume più elevata ( 8 MJ/lt ), ma la liquefazione utilizza circa il 35% di tale energia. L’ Idrogeno carburante per i trasporti La produzione mondiale annuale d’ idrogeno è di 500 miliardi di m3 ( in condizioni Normali), ossia l’ equivalente di 130 Mtep, milioni di tonnellate di petrolio equivalente. I fabbisogni mondiali attuali per i trasporti terrestri sono dell’ ordine di circa 1500 Mtep/ anno. Produrre Idrogeno dagli idrocarburi costa da 250 a 400 € /tep , in funzione della carica utilizzata e della capacità della unità di produzione. Il sequestro e lo stoccaggio della Co2 che viene generata nella produzione costerebbe ancora 150-350 € /tep, ossia un totale di 400-800 €/ tep per un carburante privo di gas serra. Produrre l’ idrogeno per via elettrolitica impiegando energia elettrica, idro o nucleare, condurrebbe ad un costo di 600-1000 € /tep. Sul mercato internazionale la benzina è quotata da 160-350 €/tep( Gennaio 2004) ma può eccedere i 1000 € /tep alla pompa in certi paesi come l’ Italia tenendo conto degli oneri fiscali e le tasse applicate ai carburanti. L’ industria automobilistica è virtualmente pronta a considerare l’ H2 come il carburante del futuro. Tuttavia , benchè alcune tecniche di stoccaggio a bordo (adsorbimento su Idruri) sembrano promettenti , sussistono numerose barriere ad una larga introduzione del carburante idrogeno. Tra queste barriere si possono citare quelle della infrastruttura dell’ idrogeno , lo stoccaggio a bordo del veicolo e l’ assenza di norme , regolamenti e codificazioni. Numerose stazioni di rifornimento di H2 già esistono negli USA specialmente nello stato della California ( circa 28 punti di rifornimento a fine 2003 ), in Germania ( aeroporto di Monaco, Berlino BVG- Total), in Giappone ( N° 5 stazioni nell’ area di Osaka, Takamatsu , Tokio che rientrano nel progetto JHFC ), in Islanda etc. In Giappone segnaliamo la scelta di testare ogni stazione di rifornimento di idrogeno prodotto con tecnologia differente. Così si possono visitare le stazioni di: 1- Yokohama Asahi che produce con reforming della nafta. 2- Yokohama Daikoku che produce con reforming di benzina desolforata 3- Kawasaki che produce con reforming di metanolo 31/03/2014 9 4- Ariake che si basa su idrogeno liquido 5- Senju che produce con reforming di GPL Una trentina di rifornimenti di H2 sono stati realizzati nel mondo e tra questi quello di Reykyavik di Shell Hydrogen e Norsk-Hydro. Nel più grande e ricco stato degli Usa cioè la California, recentemente il neo governatore Arnold Schwarzenegger ha proclamato che su ogni strada statale sarà realizzata una stazione di rifornimento ogni 20 Miglia entro il 2010. Sulla base della competenza costruttiva della California, il programma governativo prevede la realizzazione globale di 200 stazioni con un costo stimato per ognuna tra 300.000 e 500.000 $, per un totale di 100 milioni di $. Per le zone interne e rurali viene prevista anche la costruzione di impianti di produzione elettrica con Fuel Cells stazionarie con sistemi sussidiari di fueling di idrogeno . Altri soggetti come i costruttori di auto hanno progetti per Fuelling Station di H2 in California. La Toyota pianifica di costruire 15 Stazioni e BMW ne vuole costruire 5 quando già ne ha una nel Centro di Sviluppo di Oxnard, vicino Los Angeles. Si sta cercando di abbassare ulteriormente i costi del piano acquisendo soggetti volontari per rendere disponibili le aree ove realizzare tali stazioni. Potenzialmente queste stazioni di rifornimento potrebbero sorgere su aree per trucks già esistenti, su cantieri del Dipartimento dei trasporti, in parcheggi etc Vedi Figura 5- Rete Programma California Le barriere attuali all’ introduzione dell’ idrogeno sono le seguenti: -vincoli e limiti fisici, tecnologie e regolamenti legati alla produzione, allo stoccaggio, alla distribuzione ed alla utilizzazione dell’ idrogeno in completa sicurezza, -percezione dei rischi associati all’ idrogeno. A breve e medio termine la produzione e la distribuzione dell’ idrogeno saranno dunque riservati a veicoli di flotte aziendali e le opzioni che si prospettano per il carburante sono : l’ elettrolisi dell’ acqua in unità di piccola capacità in sito. il reforming in sito degli idrocarburi. il reforming del metanolo che, a dispetto della sua tossicità, presenta il vantaggio di poter essere assai facilmente convertito in idrogeno e di possedere una densità energetica elevata. la benzina , la cui disponibilità immediata favorisce l’ introduzione di un nuovo concetto di veicolo. Tuttavia il suo reformig a bordo del veicolo è più complesso che nei casi precedenti e necessita ancora di essere sviluppato. 31/03/2014 10 A titolo di valutazione comparativa riportiamo qui di seguito alcuni valori delle Densità Energetiche più significative per il nostro tema trattato: Densità Energetica in MJ /lt dei carburanti -Benzina -Metanolo -Gas Naturale a 250 Bar -Idrogeno a 250 Bar -Idrogeno a 350 Bar -Idrogeno liquido -Idrogeno su Idruri 33 16 8 2,5 5,4 8,5 12 MJ/lt = 9,1 Kwh/lt = 12.1 Kwh/kg MJ/lt = 4,5 Kwh/lt = 5,6 Kwh/kg MJ/lt = 2,2 Kwh/lt = 14,7 Kwh/kg MJ/lt = 0,7 Kwh/lt = 33,3 Kwh/kg MJ/lt = 1,5 Kwh/lt = 33,3 Kwh/kg MJ/lt = 2,4 Kwh/lt = 33,3 Kwh/kg MJ/lt = 3,3 Kwh/lt = 33,3 Kwh/kg La densità energetica porta alle seguenti equivalenze: 1 Nm3 H2 1 lt H2 liq 1 kg H2 = 0,34 lt = 0,27 lt = 2,75 Kg Benzina Benzina Benzina Le Celle a Combustibile-Principio di funzionamento Una Cella a combustibile( Fuel Cell ) è un generatore che converte direttamente ed in continuo l’ energia di un combustibile in elettricità per mezzo di reazioni elettrochimiche. tSpesso le Fuel Cells sono descritte come “ batterie” che operano in continuità o come un motore elettrochimico in cui entrano un combustibile (tipicamente idrogeno) ed un ossidante (tipicamente ossigeno o aria) e da cui escono corrente elettrica continua , acqua e vapore, nonché calore. Come le batterie, le Fuel Cells producono potenza elettrica senza combustione o organi rotanti e senza rumore. Le Fuel Cells fanno elettricità dalla combinazione di ioni idrogeno, condotti da un “ combustibile” contenente idrogeno, con atomi di ossigeno. Le normali batterie hanno il “combustibile” e l’ossidatore, all’interno , e questo è il motivo del perché esse devono essere ricaricate periodicamente. Le Fuel Cells ,invece, utilizzano una fonte esterna di questi ingredieni chiave e producono una potenza in modo continuo , finchè viene mantenuto il supply. 31/03/2014 11 Spesso le Fuel Cells sono descritte come “ batterie” che operano in continuità o come un motore elettrochimico in cui entrano un combustibile (tipicamente idrogeno) ed un ossidante (tipicamente ossigeno o aria) e da cui escono corrente elettrica continua , acqua e vapore, nonché calore. Come le batterie, le Fuel Cells producono potenza elettrica senza combustione o organi rotanti e senza rumore. Le Fuel Cells fanno elettricità dalla combinazione di ioni idrogeno, condotti da un “ combustibile” contenente idrogeno, con atomi di ossigeno. Le normali batterie hanno il “combustibile” e l’ossidatore, all’interno , e questo è il motivo del perché esse devono essere ricaricate periodicamente. Le Fuel Cells ,invece, utilizzano una fonte esterna di questi ingredienti cioè del combustibile e dell’ ossidante. Le Fuel Cells usano questi ingredienti per creare reazioni chimiche che producono ioni trasportanti sia idrogeno che ossigeno ad uno dei due elettrodi della cella; questi ioni quindi passano attraverso un elemento denominato elettrolita ( che conduce l’ elettricità) che , a seconda del tipo di cella, può essere costituito da acido fosforico , carbonato, ossidi solidi o una membrana polimerica , e reagiscono quindi con gli atomi di ossigeno. Il risultato è una corrente elettrica ad entrambi gli elettrodi , più acqua e vapore come prodotti esausti , nonché calore. Questa corrente è proporzionale alla dimensione ( area ) dell’ elettrodo. Il voltaggio è elettrochimicamente limitato a circa 1,23 Volt per cella, come valore massimo teorico. In pratica si raggiunge un voltaggio da 0,5 a 1,0 Volt per coppia di elettrodi a causa di vari fenomeni tra cui la polarizzazione degli elettrodi. Le celle possono essere assemblate a “ pacco “ in pile o “stacks” finchè non si raggiunge il desiderato livello di potenza. La sfida nello sviluppo delle Celle per le applicazioni pratiche è quella di migliorare l’ economicità dei componenti e la loro durata ed affidabilità. Il sistema più semplice permette,a partire dall’ idrogeno e dall’ ossigeno puro, di fornire acqua ed elettricità con passaggio di ioni attraverso l’elettrolita. Le celle a combustibile che hanno come elettrolita degli Ossidi solidi , sono denominate SOFC ed operano a più di 700 ° c mentre le celle il cui elettrolita è una Membrana polimerica , dette PEM , operano a 80 °c Entrambe sono le principali filiere nella generazione di potenza elettrica; le prime per gli usi stazionari della produzione di energia elettrica, le altre per l’ uso nella trazione veicolare elettrica.. La cella a membrana PEM è costituita da placche bipolari conduttrici di elettricità, separate da un elettrolita polimerico ricoperto da un catalizzatore ( platino) che permette il passaggio dei protoni formatisi dalla dissociazione delle molecole di idrogeno in due protoni ed elettroni. La cella a combustibile è integrata in un sistema complesso che assicura la sua alimentazione di idrogeno ad alta purezza, di aria pulita sotto pressione , che converte la corrente prodotta dalla pila , la adatta alle specifiche richieste ed assicura parimenti la gestione termica nonché quella delle variazioni di potenza e di carico. 31/03/2014 12 *Figura 6 cella a combustibile Le applicazioni Tenuto conto del rendimento elettrico atteso dalle celle a combustibile , della affidabilità e della qualità della corrente ottenuta , dell’ assenza delle emissioni e del debolissimo livello sonoro , le applicazioni previste sono : Telecomunicazioni , centri informatici e trattamento dati. Generazione elettrica e co-generazione decentrata per applicazioni residenziali e commerciali. Mercato automobilistico e gli ausiliari di potenza a bordo. Per quanto riguarda le celle a combustibile e le diverse tecnologie delle stesse, sembra che la 1a scelta sia ormai consolidata tra PEM e SOFC. In particolare notiamo che: 31/03/2014 13 Elettrolita Combustibile Efficienza T° operativa Vita tecnica Limiti tecnici Impiego . PEM SOFC Solido H2 + 80°c accettabile in via di soluzione possibile a medio term. Solido H2 +CO 800°c non accettabile ancora esistono Futuro incerto in traz La 2a scelta riguarda la fonte di energia ,cioè tra la produzione di H2 a bordo o l’ immagazzinamento a bordo. Nel primo caso avremo: Combustibile liquido Idrogenato,bioetanolo Benzina,diesel Fuel Tank Processore Fuel a bordo Stack Fuel Cell E.E Nel secondo caso dovremo provvedere ad immagazzinare una quantità sufficiente di H2 prodotta altrove e travasato in forma gassosa o liquida per avere una sufficiente autonomia del veicolo. Per fare l’ idrogeno partiremo dai fossili quali gas naturale, benzina, carbone o biomasse oppure partiremo per elettrolisi dall’ acqua impiegando elettricità prodotta dal sole o dal vento ( rinnovabili). Nel bilancio generale delle emissioni di “gas serra” come la CO2 dovremo considerare quanto deriva da queste conversioni. Ad esempio: Per ogni Nmc di H2 da Reforming Centralizzato si emette 1,0 Kg CO2 Per ogni Nmc di H2 da Elettrolisi con EE da termocombust. 4,5 Kg CO2 Veicolo a FC consuma 0,01 Kg H2 /Km = 0,11Nmc H2/km Veicolo a FC emette > 0,10 Kg CO2 /Km Veicolo Diesel < 0,20 Kg CO2 /km L’ efficienza cambia a secondo delle soluzioni scelte: Ciclo Veicolo a FC FC+Reformer Benzina Urbano 0,57 31/03/2014 0,43 0,15 Diesel Ibrido 0,18 0,29 14 La barriera principale è il costo Da qui al 2005 , le pile a combustibile del tipo PEM dovrebbero essere messe sul mercato. Le prime unità da 1 KW saranno verosimilmente destinate al mercato della sicurezza elettrica o per le applicazioni portatili. Seguiranno in seguito i sistemi a celle a combustibile per applicazioni stazionarie ( <250 KW) ad alto valore aggiunto con costi inferiori a 2000 € /KW. Applicazioni residenziali/ domestiche nella gamma da 1-7 KW in zone ove il prezzo dell’ elettricità è elevato come in California , in Giappone ed in altri siti specifici come le isole etc. Applicazioni in autobus e mezzi di trasporto urbani. Un mercato da 100 a 300 MW ad anno sembra essere verosimile nel 2005. All’ orizzonte del 2010-2015 le applicazioni per l’ autotrazione potrebbero raggiungere qualche migliaio di veicoli equipaggiati con celle a combustibile da 5070 KW. Negli ultimi 40 anni la densità della potenza elettrica (KW/lt) delle celle a combustibile si è decuplicata ( x 10) passando da 0,1 KW/lt a 1,8 KW/lt nelle PEM FC. Cosa fanno le Compagnie Petrolifere ? Alcune di esse ed in particolare la Shell , BP ,Texaco , Total-Fina contribuiscono, con gli altri attori e partners del settore, a l’ orientazione della fase transitoria verso il sistema Idrogeno-Celle a Combustibile. Esse valorizzano alcuni prodotti della loro ricerca interna come ad esempio il KYNAR , polimero fluorurato messo apunto da ATOFINA , nella fabbricazione di componenti delle celle, per un mercato ad alto valore aggiunto e di considerevole potenzialità. Dette compagnie studiano ed indagano il potenziale delle celle a combustibile ( PEM e SOFC) per le applicazioni sia automobilistiche che stazionarie. Mettono a punto impianti e tecnologie per l’ impiego di combustibili fossili quali il Gas Naturale per le celle stazionarie e poi, a termine, per il mercato della trazione e le prime flotte “ Captive “. E ‘ importante citare la posizione in tal campo dell’ ENI e di Enitecnologie ; esse partecipano alla definizione di schemi produttivi di idrogeno sia centralizzati che “ in sito” ed allo stoccaggio presso gli impianti di rifornimento ed a bordo , costruendo così la infrastruttura per il combustibile necessario alla alimentazione delle celle. L’ Enitecnologie ha avviato un programma su scala sperimentale per la produzione di idrogeno in Sicilia a partire dalla ossidazione parziale del metano. 31/03/2014 15 Tale tecnologia verrà successivamente riportata, in scala opportuna, in un impianto di produzione previsto presso una nuova area di servizio “multienergy” a Mantova. Il gruppo Total-Fina ha varato una “Missione Celle a Combustibile” tesa a sviluppare una visione dell’ intero sistema . In particolare vengono considerati globalmente gli aspetti legati al combustibile e alla sua catena di trasformazione in idrogeno, ai materiali per la cella ed il suo intero sistema così come oggi si considera globalmente la catena del carburante, motore e postrattamento agli scarichi. La Total ha realizzato placche e membrane con materiali di nuova tecnologia per gli usi e gli sviluppi delle Celle del tipo PEM. Per le celle ad Ossidi solidi è stato invece intrapreso un accordo di collaborazione con la società DELPHI mirante a produrre un gas ricco di idrogeno a partire dagli attuali e futuri combustibili.Con la Renault sono in corso dei test per monitorare la sensitività delle celle alla purezza dell’ idrogeno, alla loro durata ed alla affidabilità del sistema di reforming del carburante. La Total ha inoltre avviata la costruzione di una infrastruttura di “ refuelling” di idrogeno a Berlino (per la flotta Bus della RFA) e in California USA a Thousand Palm. La Total ha in corso anche la comparazione delle celle a combustibile con altre tecnologie quali le microturbine ed i motori termici di nuova generazione. La Shell Hydrogen ,in merito al finanziamento della futura struttura dell’ Idrogeno, valuta che sia tecnicamente possibile una struttura di puro idrogeno, ma che altre soluzioni da metanolo oppure H2 estratto da combustibili idrocarburici, siano meno dirompenti economicamente. Secondo la ShellHydrogen, vi sarà già dal 2004 il lancio di flotte di nicchia a F.C. da metanolo e dal 2007 F.C. competitive con H2 da idrocarburi per auto passeggeri. Le vetture F.C. a puro idrogeno diverranno mature intorno al 2012 , seguite da veicoli con F.C.alimentati direttamente da metanolo dal 2020. Lo scenario assunto da Shell vede 1 kg di H2, equivalente ad 1 Gallone ( 3,8 litri ) di benzina in termini energetici, ma con la stessa quantità di energia un veicolo FCV avrà una maggiore autonomia di un veicolo con motore a combustione interna. Shell figura che per chilometri percorsi all’ anno e numero di auto alimentate, il costo capitale di una stazione di rifornimento di 25 auto al giorno sarà di circa 1 milione $, mentre per 2500 auto / giorno il costo sarebbe di circa 10 milioni di $ . Prospettive e soluzioni nelle valutazioni di Enitecnologie Entro 5-15 anni si prospettano soluzioni basate su innovazioni tecnologiche radicali del sistema veicolo-propulsore-fuel quali quelle legate alla trazione elettrica BEV ( Battery Electric Vehicle) o FCV( Fuel Cell Vehicle). Nella catena dello sviluppo commerciale delle Fuel Cells , l’ anello critico è quello della infrastruttura per la produzione e il rifornimento di Idrogeno , sia in termini di 31/03/2014 16 investimento che di prezzo al consumo. Occorre prevedere quindi una logistica dell’ idrogeno su scala diffusa. Vengono analizzate alcune opzioni per la produzione e la distribuzione dell’ Idrogeno. Nel caso di stoccaggio a bordo del veicolo sono state valutate due possibilità: -1) Produzione di H2 Off-site,( in raffineria) e distribuzione agli impianti di rifornimento dei veicoli presenti in una certa area. -2) Produzione di H2 in-site , presso gli stessi impianti di rifornimento. Per la produzione sono state comparate le ipotesi della raffineria ed in-sito con “ Steam Reforming” del metano (SMR) nonchè quella in–sito per via elettrolitica dall’ acqua. Le ipotesi assunte da Enitecnologie e da alcuni ricercatori inglesi sono: -Auto a celle a combustibile con consumo di H2 pari a circa 0,01 Kg H2/ Km cioè a circa 0,1 Nmc H2/Km , con serbatoio di 3 Kg di H2 compresso ( rifornimento settimanale). -Autobus a Fuel Cells con un consumo di H2 pari a circa 0,056 KgH2/km con un serbatoio di circa 17 Kg di capacità ( rifornimento giornaliero per la percorrenza di 300 Km al giorno) NB.Tali valori assunti sembrano alquanto riduttivi rispetto alle valutazioni di altre società o istituti di ricerca ( per esempio la francese Axane stima il rifornimento medio di una autovettura di 4-5 kg e quello di un autobus di 42 kg. ) -Impianto di produzione di H2 con capacità di 900 Kg / giorno, pari a circa 10.000 Nmc / giorno ,per il rifornimento di 300 auto o 45 bus al giorno Questa dimensione è compatibile con la politica di accentramento dei siti di rifornimento e con il refuelling di una flotta di bus presso il deposito. E’ studiato anche il caso di un impianto con capacità di circa 180 Kg H2 / giorno ( 2.000 Nmc H2/giorno) per meglio valutare la fase iniziale dello sviluppo commerciale. -L’ Idrogeno considerato è in forma gassosa compressa e lo stoccaggio a bordo avviene in bombole. La quantità di H2 può aumentare con l’ adsorbimento su idruri metallici ed, in futuro, su nanostrutture di carbonio o alanati( Vedi paragrafo successivo). -E’ stato previsto anche il trasporto di H2, prodotto centralmente in raffineria o in uno stabilimento di produzione di Gas tecnici, in forma liquida fino alla stazione di refuelling. - I prezzi del metano e della energia elettrica i assunti sono quelli di mercato fiscalizzati. Le tecnologie di produzione di H2 in sito con un impianto “ piccolo” sono ancora in fase di sviluppo commerciale. Fatta tale considerazione , si è assunto un fattore di riduzione del 15 % del costo, cosidetto “Learning factor”, per ogni raddoppio di unità di produzione vendute. In una dimensione globale del mercato ,infatti, l’ economia di scala vera decorre oltre le 10.000 unità di impianti, corrispondenti ad una vera fase di commercializzazione. 31/03/2014 17 Come su detto le opzioni sono tre : Elettrolisi - SMR( Steam reforming) in sito SMR centralizzato. Elettrolisi in sito. Per l’ Elettrolisi in una stazione di produzione e rifornimento da 900 Kg/ giorno , il costo dell’ Idrogeno risulterebbe pari a 6,5 $/Kg e di 7,5 $/Kg per una capacità di 180 Kg/ giorno. Il costo dell’ energia elettrica incide per oltre il 75% del costo finale, con possibili riduzioni a seguito dell’ apertura del mercato elettrico , della Borsa elettrica , delle fasce orarie di consumo etc. SMR in sito. Con stazione di rifornimento della capacità di 900 Kg H2/g ,il costo sarebbe di 2,6 $/Kg e di 3,1 $/Kg per 180 Kg H2/ g. La voce maggiore sarebbe il costo del Metano per il 30% del totale mentre lo stoccaggio e la distribuzione sarebbero a pari costo che nel caso dell’ elettrolisi. SMR centralizzata. Un impianto centrale con produzione di 237 ton H2/ giorno ed il trasporto di Idrogeno liquido per un raggio di 80 Km. in 13 stazioni di rifornimento da 900 Kg H2/ g vede un costo netto alla pompa di 4,3 $/Kg. *Vedi figura 31/03/2014 18 SCENARIO PRELIMINARE PER LA DISTRIBUZIONE DI H2 Il mercato è più maturo per i bus più che per i privati. I bus hanno una intensa vita operativa e si concentrano in un solo punto di rifornimento In base ai dati economici e tecnologici si può tracciare il seguente scenario: vedi figura 31/03/2014 19 -Breve termine L’ elettrolisi è interessante e flessibile anche se penalizzata dall’ alto costo dell’ elettricità, specialmente in Italia. La flessibilità è premiante nella fase di penetrazione commerciale, con pochi veicoli ed una domanda discontinua di H2. E’ favorita dalla liberalizzazione del mercato elettrico e dagli stessi produttori di Energia elettrica che farebbero un nuovo business. Inoltre non vi è il problema della produzione e del sequestro della CO2 ed il vantaggio di poter utilizzare le fonti di energia rinnovabile in modeste quantità. Nella stessa fase iniziale di avvio può avere delle chances anche la produzione centralizzata , sempre per la flessibilità e per i minori costi rispetto l’ elettrolisi. Sono quindi avvantaggiate le Aziende che già producono gas tecnici o liquefano l’ idrogeno , per indirizzare parte della loro produzione al comparto “ automotive”. Questo sembra il caso Eni-Sapio per Mantova ( 1a fase) e dell’ Agip Germania con la Hoechst. -Medio termine Potrà prevalere la produzione da Metano in sito quando comincerà ad esserci un mercato ed una richiesta e quindi quando la minore flessibilità non sarà più così vincolante ma prevarrà la economicità. -Lungo termine Nell’ ipotesi che non entrino in gioco altre nuove tecnologie , nel lungo termine , la produzione in sito SMR ancor meglio sarebbe prevalente sulle altre. Sarà determinante la politica ambientale e quella energetica per l’ uso facilitato di elettricità o gas naturale. 31/03/2014 20 Il vantaggio competitivo di SMR in sito sarà più elevato in stazioni di rifornimento con domanda di idrogeno costante ed elevata. La produzione centralizzata potrebbe essere interessante per la trasmissione dell’ idrogeno, non in forma liquida, ma in forma gassosa miscelato al gas naturale fino oltre il 25%, attraverso dei metanodotti collegati ad una rete di stazioni di rifornimento. La miscela potrebbe essere utilizzata nei motori a combustione interna ,tal quale, oppure l’ idrogeno potrebbe essere separato dal metano attraverso membrane ,per essere poi impiegato puro nelle celle a combustibile delle FCV. In tale ipotesi occorrerebbe curare attentamente la metallografia delle tubazioni e delle saldature ma si avrebbe il vantaggio dei minori raffreddamenti delle valvole delle stazioni di decompressione. La strada per arrivare al Veicolo ad Idrogeno- Il punto di vista dei costruttori di auto. Moltissimi costruttori di veicoli , per non dire tutti i maggiori , hanno intrapreso la ricerca della trazione a mezzo di Celle a Combustibile e dell’ idrogeno ad esse connesso . BMW è il più attivo nella ricerca applicata dell’ uso dell’ idrogeno ( liquido e gassoso) nei motori a combustione interna, perché punta ad alte potenze di oltre 150 -300KW con motori di cilindrata di 3000 cc aspirata o sovralimentata. Inoltre BMW insieme a GM sta sviluppando sistemi di rifornimento per veicoli ad idrogeno liquido a –253°c . Tale accordo prevede che i futuri accoppiamenti tra i componenti della stazione di rifornimento ed i serbatoi delle vetture seguano le specifiche elaborate da EIHP ( Progetto integrato europeo per l’ idrogeno) e che rappresentano la base dell’ ECE ( Commissione Europea per l’ Economia); si punta cioè a far divenire standard globale quanto realizzato ed applicato a Monaco di Baviera. 31/03/2014 21 Toyota ed Honda sono all’ avanguardia nelle applicazioni delle Fuel Cells con autonomie di 300 km e già è operativo il leasing delle prime flotte di vetture in Giappone ( area metropolitana di Tokio ) ed in California. La Ford ha frenato la sua divisione THINK per i veicoli elettrici del tipo BEV ed ha concentrato le ricerche negli ibridi ( gasolio-elettrici ) ed a celle a combustibile FCV Il programma Ford Focus FCV unisce la recente tecnologia EV con gli sviluppi delle fuell cells. La Daimler-Chrysler ha già consegnato 60 vetture classe A per la flotta dei clienti in Giappone, Singapore , USA ed Europa. La Daimler inoltre sta lavorando con la canadese Ballard ,leader mondiale negli “ stacks” delle Fuel Cells, per fornire 30 autobus nei prossimi anni a 10 città europee. La Nissan ha destinato alla ricerca delle FC oltre 650 milioni di euro decidendo di analizzare più strade contemporaneamente e di ottimizzare le risorse per non arrivare impreparata all’ appuntamento con l’ era dell’ idrogeno. Contemporaneamente la partner Renault ha in corso accordi di collaborazione con la italo-americana Nuvera per le Fuel-Cells, ma crede meglio nello sviluppo della motorizzazione diesel per la riduzione delle emissioni. La Fiat ha sviluppato la seconda generazione della 600 a Fuel Cells nel programma “ Zero Regio” di Mantova, con uno stack da 40 Kw che verrà montato anche sulla nuova Panda .L’ attuale autonomia di 220 km si raggiunge con un serbatoio di 68 litri di idrogeno compresso a 350 bar per 1,6 kg. Sono in corso gli sviluppi delle logiche di gestione dell’ intero sistema cella-motore-generatore batterie. Il gruppo PSA – Peugeot- Citroen ha puntato molto nello sviluppo del motore Diesel e nell’ abbattimento delle emissioni con la messa apunto di una tecnologia specifica di filtraggio del particolato a mezzo di Ossido di Cerio denominato FAP. Attualmente i Diesel-common rail dotati di questo filtro , già alla sua seconda generazione, riducono le emissioni di -20% per la CO2 -40% per la CO -50% per HC -10-3 per DPM ( particolato) In definitiva le emissioni di CO2 sono < 0,200 g CO2/km. La PSA ha sviluppato anche la produzione a bordo del veicolo di H2 a partire da un promettente composto “ Idruro” leggero, il Boroidruro di Sodio in soluzione acquosa. 31/03/2014 22 NaBH4 ( Pt ) H2 + Calore +NaBO2 Il boroidruro acquoso, su catalisi al Platino, si ossida dissociandosi in idrogeno e borato di sodio. Successivamente il ciclo si può completare con la riduzione del Borato di sodio con il Metano ed emissione di CO2. NaBH4 + 2H2O 4H2 +NaBo2 + Calore NaBO2 +CH4 NaBH4 + CO2 L’ avvio della reazione è immediato e non è infiammabile. La emissione di CO2 è pari a circa 55 gr CO2 / Km. Per fare 100 Km occorre produrre 1 Kg di idrogeno pari a 5 Kg di NaBH4. La fuel cell sviluppata dalla PSA è di 7 Kw con serbatoio da 2,1 Kg di idrogeno prodotto a bordo. Vi è anche una batteria da 15 KWh e l’ autonomia è di circa 300 km. Le celle a Combustibile per le prossime decadi. Le sfide delle Fuell Cells sono Economiche e Tecniche: -1 Produzione dell’ H2 -2 Distribuzione dell’ H2 -3 Tecnologia della cella e del sistema -4 Affidabilità -5 Sicurezza -6 Stoccaggio -7 Costo -8 Interesse e sensibilità del pubblico Ci vuole un approccio pragmatico per una ricerca basata su scelte tecniche e scientifiche. Occorre immaginare veicoli urbani, costituiti in flotte inizialmente “ captive” ed introdurre il concetto di estensione del campo di azione. Vi sono due temi a lungo termine : -La riduzione della CO2 -Produrre H2 in quantità sufficienti alla FCV Per quanto riguarda la diffusione massiva dei FCV (Veicoli a celle combustibili ) che abbiano superato i requisiti economici e tecnici occorre prevedere l’ anno 2020. Nel mondo, ossia nei paesi con accesso alla tecnologia, ci sono 500 milioni di veicoli e circa 150.000 Bus . Se girasse solo l’ 1 % di auto a FC ed a idrogeno ,occorrerebbero 10-11 Miliardi di Mc di H2 / anno, ,con anche il 10 % di commutazione degli autobus occorerebbe avere in più 1,5 Miliardi di Mc di H2 / anno, 31/03/2014 23 ricordando che 1 Mc di H2 equivale a circa 0,4 litri di benzina, il prezzo di riferimento o" target price dovrà essere di circa 0,3 € / Mc di H2. Le stazioni di servizio per il refuelling di idrogeno dovrebbero erogare da 30 Mc di H2 / hr fino a 1000 Mc di H2 / hr Le richieste specifiche sono : Fabbisogno di Idrogeno Globale = 50-100 Miliardi di Mc H2 / anno Locale = 30 – 1000 Mc/ hr pari a 250.000-2,5 milioni Mc / anno Per un fast refuelling occorre prevedere almeno 600 Mc/ hr di H2 fino a 3000 Mc/ hr nel caso di autobus. Ricordiamo che una vettura nella prima fase del mercato potrà rifornirsi di 2-3 kg di H2 pari a circa 23-35 Mc Normali ed un autobus di circa 30 Kg di H2 pari a circa 350 Mc Normali. Le necessità specifiche per le altre applicazioni portatili e stazionarie di oggi vanno da 5 fino a 100 Kw cioè da 5 fino 100 Mc / hr Le applicazioni portatili: richiedono contenitori specificamente progettati, cilindri di materiali compositi e tecnologia delle alte pressioni. Le applicazioni stazionarie: per UPS centraline elettriche di potenza , ospedali, antenne e ripetitori, residenze remote. Per queste si usano cilindri convenzionali, fasci di cilindri o serbatoi con tecnologia di stoccaggio liquido. Quel che conta è di prevedere un accesso sicuro per il consumatore ossia uno stoccaggio nel punto di consumo. L’ attuale produzione mondiale di Idrogeno è di 550 Miliardi di Mc/ anno , di cui quella per l’esterno, cioè quella non utilizzata direttamente nel sito industriale di produzione è di 30 Miliardi di Mc/ anno con un tasso di crescita del 12% / anno. Ciò vuol dire che prima del 2020 avremo a disposizione oltre 60 Miliardi di Mc/ anno per usi automotive e stazionari. Il supply può essere assicurato con trasporto in cilindri in pressione o con botti criogeniche su gomma. In Nord Europa esiste anche una distribuzione con idrogenodotti per oltre 1100 Km alla pressione media di 100 Bars. Gli attuali costi di 31/03/2014 24 distribuzione variano da 0,2 a 2,0 € / Mc a seconda delle quantità trasportate. L’ idrogeno viene in massima parte dalla produzione SMR in raffineria per l’ uso negli impianti di desolforazione e di produzione di carburanti. Viene prodotto da reforming per l’ industria spaziale, del vetro, elettronica, metallurgica, food, chimica ammoniaca etc. Non ci sono quindi problemi ad alimentare poche percentuali di vetture o bus. Vedi Figura* Secondo la dinamica di sviluppo dei consumi si potrà scegliere nella catena del supply alla stazione di refuelling tra: Cilindri di stoccaggio Piccole unità on site Trasporto liquido Piping network Tali soluzioni possono essere applicate senza grandi discontinuità. Il target price dell’ Idrogeno è di 0,3 € / Mc che potrà essere raggiunto nei prossimi 15 anni. Si potrà sviluppare anche una tecnologia di sequestro della CO2 con un target atteso di 0,05 € / Mc H2. Per far ciò occorre una unità di produzione centralizzata ed una catena del supply. La produzione di H2 basata sull’ acqua per via : Termochimica Solare diretta 31/03/2014 25 Nucleare La tecnologia esistente è da migliorare e richiede la centralizzazione delle unità produttive. Gli sviluppi tecnici necessari comportano il miglioramento dell’ efficienza e della sicurezza. Per pressioni molto elevate materiali di stoccaggio Idrogeno liquido unità di liquefazione grandi, sviluppo di isolantori dei recipienti di stoccaggio. Stazioni di Servizio sicurezza nel passaggio di prodotto ad alta pressione, Pompe di H2 liquido ad alta pressione. Stoccaggio avanzato a bordo nuovi idruri, nuove nanostrutture. Costruire un’infrastruttura dell’ idrogeno in Europa. L’Unione Europea costituita attualmente da 25 Paesi deve essere considerato un solo Mercato con molte specificità. Tra i Paesi Membri vi sono forti differenze nei Sistemi Energetici , nei Codici e nelle Regolamentazioni, nelle Politiche Fiscali. Le vetture però non conoscono frontiere. Oggi il circolo vizioso dell’ Idrogeno è il seguente: Io non compro un veicolo ad idrogeno perché non lo potrò rifornire ovunque andrò Non costruiamo le stazioni di rifornimento di Idrogeno finché non vi saranno abbastanza clienti L’ evoluzione delle Fuel Cells è un dato certo: dal sogno si passa alla realtà Vedi grafico * 31/03/2014 26 Si è passati da una capacità unitaria di < 0,1 Kw / lt degli anni ’60 a > di 1,8 Kw/ lt di oggi ( PEM della GM). SCENARI DELL’ INFRASTRUTTURA DELL’ IDROGENO -TEMI PRINCIPALI: - Si ripropone il classico problema dell’ uovo e della gallina - Gli investimenti sono molto consistenti sia per realizzare le infrastrutture che per la produzione dei veicoli. -Di contro i ritorni economici saranno molto lenti per gli investimenti delle infrastrutture. - Vi èi grande incertezza sulla tempistica. -La qualità finale dell’ idrogeno è sconosciuta ( liquido / gas , livello di purezza) -Il costo e quindi il prezzo dell’ idrogeno da fonti rinnovabili non è competitivo con quello dei combustibili fossili ( crediti di CO2 ?). LA PENETRAZIONE DELL’H2 IN EUROPA - PERCHE’ COSI DIFFICILE? Vedi figura * 31/03/2014 27 Nell’ Europa di 25 Stati ci sono circa 135.000 stazioni di servizio. Una copertura geografica dell’ idrogeno per la mobilità richiederebbe tra il 10% ed il 15% delle attuali stazioni con l’ offerta di tale prodotto. Si stima che , con un costo dell’ idrogeno inferiore a 5 € / kg, il numero medio di clienti di ogni stazione di servizio dovrebbe essere di almeno 500. Quindi per le 13.500 stazioni di servizio ipotizzate in Europa dovrebbero circolare circa 6,75 milioni di veicoli ad idrogeno!!! Vedi figura * 31/03/2014 28 Domanda di idrogeno in funzione della capacità di produzione. 6,75 milioni di veicoli con un consumo medio unitario di 150 MJ/ 100 Km per circa 15.000 Km / anno, generano una domanda di idrogeno di: 0,15 E J ( 1018 J) oppure 14 miliardi di Nmc di H2. L’ attuale produzione Europea di idrogeno è pari a 50 miliardi di Nmc e di 20 miliardi Nmc di sottoprodotti. CONSAPEVOLEZZA DELLA REALTÀ INDUSTRIALE NELLA FASE DI COSTRUZIONE DELL’ INFRASTRUTTURA DISTRIBUTIVA. La presenza di impianti produttivi di Idrogeno liquido LH2 la cui produzione giornaliera è inferiore a 20 tons/ giorno è molto importante. Attualmente in Europa vi sono i seguenti siti produttivi di LH2: 1-Ingolstadt , Germania ( Linde) 2-Waziers , Francia ( Air Liquide) 3-Rozenburg , Olanda ( Air Product) Nell’ipotesi di trasporto dell’ idrogeno liquido in un raggio massimo di 1000 Km , dal sito produttivo di Ingolstadt si potrebbe arrivare fino a Livorno !! Il primo passo sarebbe quello di stabilire una rilevante “ Roadmap”europea. 31/03/2014 29 Sono già disponibili alcune Road maps negli USA, Giappone, Canada, ma non in Europa. Per disegnare una roadmap occorrono precise linee guida: 1- Definire armoniche ipotesi per le vetture ad idrogeno su strada dal 2010 al 2050 individuando segmenti di mercato , LH2 oppure GH2 , motori ICE oppure FuellCells vehicles. 2-Determinare la fase degli scenari potenziali, dall’ iniziale processo alla crescita, dalla valutazione dell’ energia al bilancio dei costi e delle emissioni. 3-Determinare il numero degli impianti di rifornimento necessari per creare confidenza con un mercato iniziale. 4-Creare le migliori condizioni possibili per la produzione ed il trasporto di H2. 5-Programmare la copertura geografica più veloce ( 10-15%) per rendere possibile una produzione significativa di veicoli. Per esempio la Opel-GM e la Total Fina in Europa supportano delle iniziative nazionali ed europee per valutare il potenziale dell’ idrogeno comparato con gli altri combustibili. Tra le altre : -TES -European GM WtW study -EUCAR/ CONCAWE wtw study -HyNet/HyWays, -Alternative fuel contact Group (DG TREN). CONCLUSIONI Le vere sfide nella catena del supply sono il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione dell’ idrogeno , non la sua produzione. Si richiedono analisi e ricerche più approfondite sul migliore percorso verso lo sviluppo delle infrastrutture, Le Compagnie Petrolifere e le Case Automobilistiche devono co-operare per ripartire i costi delle infrastrutture di idrogeno ( tecnici, ambientali, economici), E’ richiesto un approccio razionale e graduale con dispiego di progetti “ illuminati”, per valutare,nel periodo 2008-2010, il vero potenziale dell’ uso dell’ idrogeno. Le aspettative del cliente sono nell’ ordine: -Affidabilità -Sicurezza -Disponibilità -Costo -Accettabilità Le aspettative della Società moderna sono invece: -Sicurezza -Ambiente -Disponibilità -Analisi del ciclo di vita -Sicurezza del supply 31/03/2014 30 Applicazioni e ricerche. Ricerche sulle future tecnologie di stoccaggio Come abbiamo visto l’ idrogeno può essere bruciato direttamente nei motori a combustione interna con una efficienza intorno al 25%, cioè poco più di quella di una normale auto a benzina. Invece, se usiamo l’ idrogeno nel veicolo elettrico con FC , l’efficienza può arrivare al 50-60% ossia più del doppio dei motori termici. Inoltre nelle emissioni dei motori termici ad idrogeno, oltre all’ acqua, possono comparire anche gli NOx in presenza di miscele aria-idrogeno non stechiometriche. Un’auto di media cilindrata consuma circa 6 kg di benzina per 100 km. Nelle stesse condizioni possiamo impiegare “ solo” 2 kg di idrogeno per 100 km, che si riducono a 1kg di idrogeno per 100 km nel caso di auto elettrica a FC . Quindi, immaginando una autonomia del veicolo di circa 400 km , dobbiamo avere un serbatoio che contenga benzina per 24 kg, ed idrogeno per FC per 4 kg ossia per 45 mc in condizioni di pressione e temperatura ambiente. Tale volume enorme corrisponderebbe a quello di una sfera di 5 m di diametro !!! Infatti usare un combustibile più leggero significa disporre di un serbatoio più grande. Si è pertanto sviluppata la ricerca con lo scopo di immagazzinare più idrogeno possibile a bordo del veicolo entro serbatoi dimensionalmente possibili. Il Departement of Energy (DOE) americano ha sviluppato un programma di promozione dell’ idrogeno che vede lo storage in prima linea per l’ erogazione dei fondi . Le possibilità previste sono: Idrogeno compresso Idrogeno liquido Idruri complessi Alanati Nanotubi di carbonio Materiali innovativi 31/03/2014 31 Lo studio parte sempre dalla necessità di assicurare l’ autonomia di una vettura media senza pregiudicare il peso ed il volume del serbatoio. A tal fine il DOE aveva individuato dei parametri che erano : stoccaggio del 6,5 w% cioè tra la massa di idrogeno ritenuto rispetto alla massa globale del serbatoio e dell’ idrogeno, oppure 60 kg di H2 / mc cioè il rapporto tra la massa dell ‘ idrogeno ed il volume del serbatoio. Recentemente tali parametri sono stati aggiornati con la seguente progressione temporale: 4,5 w% al 2005 6,0 w% al 2010 9,0 w% al 2015 Per conservare 4kg di H2 gassoso compresso alla pressione di 200 atm ( 20 MPa) occorre avere un volume di bombole di 225 litri, ossia 5 bombole di acciaio da 45 litri ciascuna . Esse sono quelle già impiegate per lo stoccaggio del metano compresso ed hanno un peso complessivo di 260 kg. Il rapporto tra la massa dell’ idrogeno contenuta e quella totale dei contenitori e dell’ idrogeno è dunque dell’ w %= 1,5% circa. 31/03/2014 32 Vi sono poi le nuove bombole leggere in alluminio, rinforzato all’ esterno con strati incrociati di fibre di carbonio, che lavorano a 450 atm ( 45 Mpa) e che vengono collaudate alla pressione di esercizio di 60 Mpa. Recentemente in Germania sono testati sistemi di stoccaggio( e di rifornimento) che arrivano fino a 700 atm . E’ il caso della Linde tedesca che ha realizzato la prima stazione sperimentale di rifornimento di veicoli a FC della Opel a Dudehofen (GERM) . A questa elevatissima pressione si valutano possibili alcuni infragilimenti della matrice polimerica di rinforzo delle bombole per l’ effetto delle ripetute azioni di carica e scarica. Operando comunque alla pressione di 450 atm. si arriva ad un volume di 100 litri per contenere 4 kg di idrogeno e quindi ad un rapporto w%= 4. I punti deboli di tali sistemi di stoccaggio ad alta pressione sono la riduzione del la pressione dell’ idrogeno al valore di esercizio delle Fuel Cells, l’alto costo della compressione, il pericolo in caso di incidente stradale. Questi sistemi sono per ora banditi anche in Giappone. Nel caso si operi con idrogeno a bordo di veicoli mossi da motori termici e non più FC ,le quantità, il volume ed i pesi si raddoppiano. L’ idrogeno liquido è molto interessante per la densità di 70,8 kg/mc alla pressione di 1 atm. ma occorre spendere molta energia per liquefarlo e mantenerlo alla temperatura di –253 °C. La BMW è capofila nell’ utilizzo dell’ idrogeno liquido nei motori termici ed ha predisposto , come noto, una flotta di vetture Serie 7 rifornite in un impianto robotizzato a Monaco di Baviera. Le tecnologie criogeniche hanno raggiunto un elevato sviluppo grazie agli impieghi dell’ idrogeno liquido in campo spaziale e missilistico, ma è indubbio che l’ alto costo della liquefazione e la percentuale di evaporazione di circa il 2 w% al giorno ,nonchè l’ alto costo del trasporto, ne limitano l’ applicazione su grande scala. 31/03/2014 33 Altri sistemi di stoccaggio dell’ idrogeno possono essere quello idrocarburico e quello chimico. Il metodo idrocarburico utilizza l’equilibrio di reazioni chimiche quali: C6 H12 C6H6 +3 H2 ( 7,1w% ) ,ma non è di facile applicazione a bordo di un veicolo ed è stato accantonato dagli americani del DOE. Il Dipartimento sta invece analizzando il metodo chimico da Ammoniaca che valuta al 5,9 w%. Anche in questo caso ci sono però delle incertezze per un ’applicazione diffusa. Vi è infine la possibilità di produrre l’ idrogeno direttamente a bordo del veicolo tramite Reforming di benzina o metanolo. E’ questa la ricerca promossa dalla Exxon con la Toyota. Sono numerose le criticità del sistema che possono impedirne il successo; tra esse la selezione dei fuels, il tempo di avviamento, la purezza dell’ idrogeno etc. Sistemi costituiti da Idruri Complessi.- L’ idrogeno gassoso viene intrappolato con un legame chimico sui reticoli cristallini di elementi metallici quali il Palladio, Magnesio ed i Lantanidi( o terre rare) o elementi intermetallici quali il LantanioNichelio. Il legame metallo–idrogeno offre il vantaggio dell’ alta densità di H2 e della modesta pressione di desorbimento; tuttavia il reticolo cristallino può deformarsi e polverizzarsi nei cicli successivi di adsorbimento e desorbimento. La mobilità dell’ idrogeno è lenta ma può essere migliorata con additivi e promoters. Sistemi basati su composti di metalli alcalini ed idruri alcalino-terrosi- Alanati Si sta investigando su alcuni composti molto interessanti che porterebbero la ritenzione dell’ idrogeno a valori w% molto elevati. Ad esempio il Boroidruro di Litio accumula fino al 18 w% ma rilascia l’ idrogeno a temperature tra 80 e 600°C in modo non completamente reversibile. Interessante è il Boroidruro di Sodio ( 10,5 w% ) e l‘ Alluminoidruro di Sodio( 5,6w% ) additivato con Ossido di Titanio per diminuire la temperatura di rilascio. Si stanno studiando molto la cinetica e la stabilità dei composti alanati, specie negli Usa. Questa potrebbe essere la discriminante tra la ricerca Usa e quella Giapponese. Quest ’ultima è impegnata essenzialmente nella compressione dell’ idrogeno , negli Idruri metallici convenzionali e nelle nanotecnologie, sistemi che ben difficilmente potranno garantire lo storage dei 4 kg di idrogeno necessari alla giusta autonomia del veicolo. Così le case automobilistiche giapponesi ,che sicuramente sono all’ avanguardia nello sviluppo applicato delle Fuel Cells per le autovetture, potrebbero in futuro essere condizionate dagli Usa proprio nello storage ed il Giappone potrebbe fallire il suo piano di 50.000 veicoli FC nel 2010 ed i 5 .000.000 di FCV nel 2020. Nanotecnologie. 31/03/2014 34 L’ idrogeno può essere trattenuto ed ordinato in nano strutture quali nanotubi (singoli o multipli), nanofibre di Carbonio o infine su materiali denominati MOF ossia “ Metal-Organic Frameworks”. Sono tutte strutture ordinate a livello molecolare che hanno ,tra le altre proprietà ,quella di ritenere l’ idrogeno in geometrie le cui dimensioni sono i nanometri cioè miliardesimi di metro. Questi materiali hanno proprietà elettroniche , meccaniche e , date le dimensioni , anche proprietà quantistiche che, insieme, generano la capacità di accumulare idrogeno in modo e quantità relativamente apprezzabili. I MOF sono una classe emergente di materiali idonei allo storage di gas quali l’idrogeno e il metano. Sono costituiti da strutture tridimensionali porose con centri metallici a diversa coordinazione e leganti organici multi funzione. La caratteristica principale che li contraddistingue è l’ elevatissima area superficiale. Per esempio Solo 2,5 grammi di MOF hanno la stessa superficie di un intero campo di calcio !!!!! con una densità di soli 0,59 g/ cm3. In conclusione si può affermare che l’ attuale stato della ricerca su sistemi di storage dell’ idrogeno lascia prevedere interessanti sviluppi futuri ma che a breve-medio termine l’ utilizzo dei veicoli a FC ad Idrogeno sarà limitato a percorrenze urbane di city cars per le ridotte quantità ritenute e per le limitazioni imposte dalle normative di sicurezza. Riferimenti- Enitecnologie- Tpoint 4/2003- Scafè, Rizzo, Venezia Tecnologie-Marella 31/03/2014 35 Scenario di transizione da una economia del gas naturale ad una economia dell’ idrogeno. L’ economia dell’ H2 non è fine a se stessa ma è una delle molte vie per arrivare ad una società sostenibile finale. L’ idrogeno sembra essere l’ opzione più percorribile per la riduzione o la eliminazione delle emissioni di CO2 e di NOx . La CO2 è considerata responsabile dell’ effetto serra e gli NOx sono pericolosi per la salute. Ma allora, perché non siamo già partiti verso l’ economia dell’ H2? La domanda è legittima, ma la risposta non è semplice a causa della complessità che riguarda l’ H2. Per prima cosa l’ idrogeno non può estrarsi come il gas naturale. Esso è il più abbondante degli elementi nella Terra e perfino nell’ Universo, ma quando ne abbiamo bisogno dobbiamo produrlo !! Dopodiché, l’H2 deve essere distribuito, immagazzinato e finalmente usato. Questa è la cosiddetta “ Catena dell’ Idrogeno”. Una transizione dall’ economia del Gas Naturale potrebbe essere quella di usare la rete di distribuzione esistente per tale gas. Iniziare a miscelare idrogeno e gas naturale è un argomento scontato, ma anche così vi sono alcuni aspetti da verificare ed analizzare ( Rif. Progetto combinato Olandese, Università- Industrie “ Greening of Gas” ). Ripartendo il progetto in due occorre , primo studiare il cambiamento dei sistemi nella transizione e poi le proprietà di combustione dell’ Idrogeno e delle sue miscele. La fase transitoria è caratterizzata da un processo di cambiamento graduale a lungo termine in cui la società, o un complesso sotto-sistema di società, si trasforma in modo sostanziale. Una transizione è il risultato di una interazione tra lo sviluppo economico, ecologico, culturale ed istituzionale, in differenti livelli di scala ( Rotmans e.a. 2000). Occorre applicare il principio della teoria del “Management della transizione” onde giungere al percorso potenziale verso l’economia dell’ Idrogeno. GESTIONE DELLA TRANSIZIONE NELLE INFRASTRUTTUREPartendo dalla conoscenza delle attuali infrastrutture dell’ economia del gas naturale, prima di andare verso l’ idrogeno, occorrerà guardare alle caratteristiche di tali strutture, al loro ciclo di vita e alle possibilità di transizione. 31/03/2014 36 Solo così potremo avere idea di come trasformare l’ attuale struttura energetica in quella della cosiddetta economia dell’ idrogeno. “Le condizioni negli attuali paesi industriali sviluppati, sono ben lungi che statiche. Al contrario le condizioni tecnologiche, economiche, ambientali e sociali sono in rapido movimento”. Le infrastrutture sono realizzate per un lungo termine; qualunque scelta di cambiamento dell’ infrastruttura energetica dovrebbe essere quindi ben ponderata a causa delle proprietà delle infrastrutture quali: 1-Equilibri multipli 2-Inefficienza potenziale 3-Blocco 4-Dipendenza di percorso La ragione dell’ esistenza di una infrastruttura è connessa alla nozione di” Ritorno incrementale”. Possiamo sintetizzare qui di seguito le quattro caratteristiche peculiari delle infrastrutture: 1-Effetto del coordinamento ( esternalità di rete) 2-Ampli costi fissi con possibili economie di scala 3-Effetto di apprendimento migliorativo ( learnig effect ) 4-Aspettative “adottabili” 1- Gli effetti del coordinamento si riferiscono alla interrelazione dei componenti di un particolare sistema. I componenti tecnicamente intercorrelati non possono essere valutati solo nel sistema di cui fanno parte. La standardizzazione dei componenti ed il numero degli utilizzatori fanno la grande differenza nell’ utilità e nel ritorno incrementale di una infrastruttura. Il numero degli utilizzatori influenza anche gli altri servizi connessi con l’ utilità di base della infrastruttura. 2- L’ economia di scala è un’ importante origine dei ritorni incrementali. Una volta raggiunta la massa critica, il successivo prossimo utente beneficierà di costi minori per i servizi offerti. Oltre l’ economia di scala c’è anche l’ economia di “ scopo”. Usando la stessa infrastruttura , altri servizi come Internet o il passaggio di Linee telefoniche, possono essere offerti ai clienti. Vedi grafico * Distribuzione di Noam 31/03/2014 37 3-La terza risorsa dei ritorni incrementali, sempre sottostimata, è quella detta “ dell’ apprendimento nel fare”. L’ organizzazione di produzione guadagna esperienza e quindi può produrre di più ,e a meno, che in precedenza. Gli effetti dell’ apprendimento di una nuova infrastruttura sono difficilmente calcolabili con i vari ROI, IRR etc. perché essi non sono conosciuti , ma possono essere significativi e non copiabili dai concorrenti. Un esempio in tal senso è la scelta della propulsione delle automobili. Molti anni si è avuta la competizione tra il motore a combustione interna (di benzina o gasolio) ed il motore a vapore. Se avessimo scelto il motore a vapore e fossimo andati avanti nella curva dell’ apprendimento del motore a vapore, così come oggi siamo diventati conoscitori di quello a combustione interna, avremmo potuto benissimo aver preferito il vapore. Allo stato attuale, chiaramente, i costi di un’ eventuale conversione al vapore, date le incertezze sulla sua efficienza a lungo termine, sarebbero ben difficilmente giustificati. 4-La quarta ed ultima fonte dei ritorni incrementali è quella delle cosiddette “Aspettative adottabili”. Queste si riferiscono alle situazioni di scelta ,ove la presunta predominanza di una specifica alternativa tra gli utilizzatori, rinforza la sua adozione al punto che essa diviene la alternativa dominante. Dopo aver esaminato i fattori dei ritorni incrementali di una infrastruttura ritorniamo alle proprietà dei sistemi precedentemente elencate. Gli equilibri multipli si riferiscono a sistemi di ritorno incrementali in un certo numero di stati o configurazioni di equilibrio. Non c’è un “ Ottimo “ singolo. 31/03/2014 38 Le inefficienze potenziali possono esserci quando ad esempio c’è un ottimo del welfare sociale che comporta necessariamente una inefficienza tecnica. IL blocco del sistema si riferisce alla difficoltà del cambiamento di una particolare condizione di stato una volta che è stata adottata. La dipendenza del percorso o del tracciato si riferisce al fatto che la selezione tra i possibili equilibri potrebbe bene avvenire su eventi piuttosto locali e scelte di piccola scala . Le nozioni descritte fin qui si applicano anche alle infrastrutture dell’idrogeno. La lezione che emerge è quella che ci deve essere standardizzazione, che bisogna conoscere gli effetti dell’ economia di scala delle infrastrutture e che non bisogna sottovalutare gli effetti dell’ apprendimento. Questi ultimi devono essere considerati anche per la scelta del cammino della transizione. E’ meglio creare una visione finale dell’ economia dell’ idrogeno( lungo termine) e vedere cosa si è capaci di fare ora( breve termine). Facendo così bisogna essere consapevoli degli effetti negativi di rete , come il blocco , la dipendenza dal percorso e le possibili inefficienze. La teoria insegna anche che le possibili inefficienze sono strategicamente permesse però con la visione finale in vista e con riguardo alla nozione degli equilibri multipli. LA GESTIONE DELLA TRANSIZIONE DELLE INFRASTRUTTURE La transizione è un processo continuo e graduale di cambiamento sociale in cui il carattere della società ( o di un complesso sottosistema) cambia strutturalmente. La transizione è un processo non determinato in anticipo e non genericamente coinvolgente tutta la società. Esso può essere differente nel tempo e nella dimensione. Il processo di transizione è caratterizzato dalle alterazioni,dall’ apprendimento in opera e dalle valutazioni durante l’ avanzata del processo. Le transizioni sono pertanto percorsi potenziali la cui direzione, dimensione e velocità sono soggette a cambiamenti dalla politica e nel tempo da specifiche condizioni. Esse sono dinamiche e sono caratterizzate da equilibri multipli; non hanno luogo in una disciplina ma interagiscono con tutti i tipi di discipline, sociale,culturale,tecnica ,economica e gestionale. Le transazioni in generale avvengono in quattro fasi: -fase di pre-sviluppo -decollo -accelerazione -stabilizzazione La cosidetta curva ad “S” è analoga al ciclo di vita dei prodotti di consumo. Le tre variabili di sistema nella transizione sono la velocità,il periodo di tempo e la dimensione. Vedi figura * 31/03/2014 39 Nella fase di pre-sviluppo vi è un bilancio dinamico in cui lo” status quo” non cambia visibilmente. Nella fase di decollo il processo di transizione sta partendo mentre le condizioni del sistema cominciano a muoversi. Nella fase dell’ accelerazione i cambiamenti strutturali diventano visibili con una accumulazione di modifiche storiche, socio-culturali, economiche, ecologiche, istituzionali. Questa fase è caratterizzata da processi di apprendimento collettivo, dalla diffusione ed implementazione dei processi. Nella fase di stabilizzazione, la velocità del cambiamento decresce ed un nuovo equilibrio viene raggiunto. E importante ricordare alcune regole “d’oro” secondo Rotmans: -Pensare a lungo termine come cornice alla politica di breve periodo, -Pensare nei termini di multipli domini e multipli livelli, -Apprendere facendo e fare apprendendo, -Aver cura dell’ innovazione e dei miglioramenti del sistema -Tenere le opzioni sempre aperte. L’ obiettivo della transizione non è quindi la realizzazione della specifica transizione, ma quello di imparare dai miglioramenti durante il processo e di implementare questi miglioramenti. In analogia con i processi di management dei cambiamenti a lungo termine, la partenza di ogni transizione è molto importante ( qui siamo nella fase di pre-sviluppo). Poiché si deve pensare al lungo termine per avere, poi, una politica di breve periodo , nel caso dell’ economia dell’ Idrogeno vi dovrebbe essere un’ immagine a lungo termine del risultato definitivo. 31/03/2014 40 Quindi vi dovrebbero essere degli obiettivi intermedi , si dovrebbero attuare degli esperimenti e dovrebbe aver luogo la valutazione e l’ apprendimento. Le valutazioni devono essere usate per ridefinire gli obiettivi ed i processi. In fine, ma non meno importante, è necessaria una vasta committenza per completare la transizione. LA CATENA DELL’ IDROGENO L’ idrogeno ,come detto, è differente dai correnti combustibili, e deve essere prodotto. L’ Idrogeno deve essere considerato in modo sistematico per giungere ad un sistema energetico sostenibile. Per considerare tale sistema viene usato il concetto di Catena dell’ Idrogeno: Vedi figura* La catena parte con una materia prima che, nella fase di produzione, viene convertita in H2. Poiché la produzione e l’ utilizzo sono scollegati , l’H2 deve essere immagazzinato e distribuito. Infine l’ idrogeno viene impiegato in un gran numero di applicazioni. Ciò vale per le applicazioni sia industriali che energetiche. La produzione avviene tramite reforming, ossidazione parziale e per elettrolisi. Altri metodi come il nucleare ed altre produzioni potenziali oggi non sono significativi ma potrebbero avere un qualche ruolo nel futuro. Questi tre metodi sono familiari e non necessitano di alcuna ulteriore spiegazione . Tuttavia può esser utile una comparazione tra essi e l’ uso dell’idrogeno prodotto come vettore energetico: Vedi fig* 31/03/2014 41 Come si vede la produzione può causare la emissione di CO2. Quando la anidride carbonica viene emessa da composti organici di alberi e piante ( biomasse), viene detta a “Breve Ciclo”. Al contrario i componenti carbonici del gas naturale e del greggio impiegano milioni di anni per formarsi. L’ idrogeno come vettore energetico deve essere prodotto in larga quantità e ciò può avvenire solo per reforming o per ossidazione parziale associati al sequestro della CO2. L’ elettrolisi giocherà il suo ruolo in piccole utenze decentrate e nella fase di avvio e ciò sembra essere il suo ruolo naturale. Eventualmente l’ elettrolisi potrebbe diventare più popolare quando l’ elettricità sarà prodotta in modo sostenibile. Anche allora si capirà che è stupido convertire tutta l’ elettricità in idrogeno. Questa conversione sarà sensibile quando ci sarà una supercapacità di elettricità e quando l’ accumulo di H2 sarà più favorevole che l’ elettricità stessa.. Questo è il caso dello storing di H2 per l’ uso nell’ autotrazione. Lo storing convenzionale è allo stato gassoso sotto alta pressione o allo stato liquido ,ma la densità energetica non è ancora sufficiente. Una ricerca continua è in atto sull’ adsorbimento di H2 su metalli leggeri per formare idruri metallici o su nano strutture di carbonio; tale storage è importante solo per le applicazioni mobili e non per gli impieghi stazionari. Lo storage non viene considerato nel problema infrastrutturale. Quali sono i vantaggi dell’ idrogeno? Primo, quando è prodotto centralmente, le emissioni di CO2 sono localizzate e possono essere catturate. Oggi la CO2 viene emessa dalle vetture in modo diffuso ed è impossibile catturarla. Secondo, l’ idrogeno usato nelle FuellCells ha un’ efficienza maggiore, doppia in paragone a quella di un veicolo a combustione interna. Un vantaggio secondario delle Fuell cells è quello di essere silenziose. 31/03/2014 42 Terzo,la conversione idrogeno-energia emette solo acqua e non altri inquinanti come NOx, SO, particolato etc. specialmente NOx e polveri sono dannose per la salute umana e comportano dei gravi costi sociali. Quarto ed ultimo, l’H2 può essere prodotto da fonti rinnovabili ed avere fonti potenzialmente infinite. Usando un approccio sistematico si potrà rispondere anche alla domanda di quale sarà il prezzo dell’ idrogeno in futuro. Se l’ H2 è prodotto da fonti fossili, esso sarà più caro del combustibile di partenza, esempio metano. Tuttavia quando l’ idrogeno è usato nelle fuell cells ed aumenta notevolmente il rendimento, porta il costo di utilizzo ad un valore quasi pari all’ attuale combustibile fossile. TRANSIZIONE ALL’ ECONOMIA DELL’ IDROGENO Possiamo ora definire presupposti e criteri per individuare il percorso all’ economia dell’ idrogeno ed, in base alle ns. nozioni, possiamo definire anche i percorsi sbagliati. Benchè ci potrebbero essere più percorsi di successo della transizione vediamo solo quello che a ns. avviso è il più logico ed attuabile: quello di mescolare l’ idrogeno nella infrastruttura del gas naturale. Transizione potenzialmente di successo: La prima transizione, come schematizzato, partirà con il mescolare l’ H2 nell’ esistente infrastruttura del gas naturale. Il primo stadio terminerà appena si arriverà al primo punto critico ( collo di bottiglia). Si prevede che la prima criticità da superare sarà l’ infragilimento , causato dall’ H2, delle saldature e dei giunti delle tubazioni o dei diffusori delle cucine domestiche. Dopo averla superata, il successivo stadio che partirà sarà quello di incrementare il contenuto di H2 nella miscela gassosa. Questo processo di superamento dei problemi continuerà fino a chè l’ intera struttura sarà usata per il 100% di H2. All’ inizio della transizione avremo bisogno di grandi quantità e lo Steam Reforming e l’ ossidazione parziale di metano, o di idrocarburi anche liquidi, sono i metodi più sensibili per farlo. L’ elettrolisi come detto sarebbe perfetta ma non vi è sufficiente energia elettrica” sostenibile” per applicarla, né la scala di produzione è sufficiente. Pertanto occorre fare l’ H2 più efficientemente possibile e miscelarlo con il gas naturale. La ricerca comunque continua anche sugli altri metodi di produzione della miscela H2/ CH4. Un trucco, in questa fase transitoria, è applicare la tecnologia delle membrane per separare la miscela nei punti di utilizzo dell’ idrogeno, per esempio industrie o stazioni di rifornimento. La rete dei metanodotti sarebbe allora usata come portatrice di idrogeno, costituendo così un buon esempio di “ esternalizzazione della rete”. Il processo di analisi e superamento dei problemi è caratterizzato dagli equilibri multipli. Il pericolo degli effetti di blocco e della dipendenza dal percorso è limitato, mentre ogni stadio è il successore logico del precedente. Sarebbero facilmente 31/03/2014 43 raggiunte le economie di scala di produzione di H2, giacchè anche una piccola percentuale di H2 nel gas naturale giustifica l’ investimento di uno steam reformer. Ultimo , ma non trascurabile motivo, il consumatore non perderà il beneficio di usare energia in forma gassosa. TRANSIZIONI POTENZIALMENTE SBAGLIATE La seconda transizione è basata sullo switching totale ad idrogeno dei network regionali del gas naturale, procedendo nel cambiamento di rete su rete finchè l’ intero sistema sia convertito. Questo tipo di transizione richiede una differente visione della produzione e della distribuzione dell’idrogeno. Esso deve essere prodotto nelle regioni in modo decentralizzato ; se la produzione sarà centralizzata, occorrerà usare le condotte dorsali per alimentare le varie reti regionali. La scala della produzione dipende dalla scala della introduzione prescelta e gli effetti delle economie di scala dipendono dalla dimensione della rete regionale. Vi è una grande differenza con la prima transizione giacchè in questa seconda transizione occorre già aver individuato tutti i punti critici e nodali e, benchè si parli di infrastrutture regionali, i costi potrebbero essere elevati. Il sequestro della CO2, l’adattamento della infrastruttura, nonché le applicazioni domestiche ed industriali, sono i grandi passi da affrontare in un solo passaggio difficilmente gestibile. Questa poi non sarebbe una transizione ma un vero radicale cambiamento con limitate fasi scalari. I vantaggi della esternalità di rete comincerebbero a vedersi solo dopo il raggiungimento della massa critica di conversione delle infrastrutture e perciò occorrerebbe anticipare tale raggiungimento quanto prima. Una terza ed ultima transizione è menzionata nell’ High Level Group Report, draft 2003, dove il gas naturale è usato come fuel di transizione, specialmente nella trazione. Ciò implica un grande pericolo a causa degli effetti di blocco e di percorso della infrastruttura. Oltre a ciò occorrerebbe trasformare due volte: la prima al gas naturale e la seconda all’ idrogeno. I costi dello switching sarebbero alti. CONCLUSIONI Abbiamo visto che basandoci sull’ attuale infrastruttura del gas naturale il miglior passo per l’ avvio dell’ economia dell’ idrogeno può avvenire con la miscela di H2 nella rete. Il processo incrementale dà agli utilizzatori il tempo di adattarsi all’ idrogeno senza perdere i suoi benefici. E’ anche virtualmente impossibile il cambio radicale verso l’ economia dell’ idrogeno ed il gas naturale come fuel preminente non è molto conveniente, per gli alti costi dello switching, specialmente nella trazione, Il più importante argomento è avere una visione affidabile di lungo periodo ed un piano di azione a breve periodo; imparare tenendo sempre evidenti in mente gli effetti di blocco, di dipendenza dal percorso, di aspettative adattative. Rif. Ing. Hendrick De Wit, The Netherlands 31/03/2014 44 Le Miscele di idrogeno e gas naturale- Proprietà termodinamiche e di trasporto. L’ idrogeno come vettore energetico ha il potenziale di ridurre l’ impatto dell’ uso dell’ energia sul cambiamento climatico globale. Le conseguenze dell’ iniezione di idrogeno nella rete del gas naturale sono studiate in un progetto nazionale dell’ Olanda. Parte di questo progetto è lo studio degli effetti dell’ idrogeno sulle proprietà di trasporto del gas. Le proprietà termodinamiche della miscela possono differire considerevolmente da quelle dei gas naturali e ciò avrà conseguenze in vari punti delle linee di trasporto. Vediamo i più importanti aspetti connessi con il trasporto del gas, in particolare i cambiamenti della pressione e temperatura. La condensa degli idrocarburi pesanti dovuta a questi cambiamenti in P ed in T è un onere per le compagnie del gas ed un beneficio in tal senso può influenzare considerevolmente la decisione di introdurre l’ idrogeno. Prima di tutto vi è un effetto di temperatura ( diminuzione) nel punto ove viene iniettato l’ idrogeno nella corrente gassosa. Questo è in gran parte dovuto alla miscela dei gas ed in piccola parte alla espansione dell’ idrogeno. Nelle stazioni di riduzione della pressione della rete del gas naturale la temperatura del gas diminuisce per effetto della espansione” Joule-Thompson” e , in alcuni casi deve essere fornito calore per prevenire la condensazione degli idrocarburi pesanti. La caduta di temperatura è sostanzialmente minore in un gas miscelato con idrogeno. Per esempio un’ espansione da 60 a 40 bar di un gas naturale magro( CH4 82,5%, N2 11,7%,CO2 1,1%, C2H6 3,5%, C3H8 0,75%, e bilancio di C>3 ) oppure di un gas naturale ricco ( CH4 85,5%, N2 0,5%, CO2 1,8%, C2H6 8,5%, C3H8 2,7% e bilancio di C>3 ), produce una caduta di temperatura di 9,5 K° o di 12,5 K° rispettivamente, mentre nel caso di miscela al 25 % di idrogeno il salto è di 5,8 K° o di 7,2 K°. Giacché il potere calorifico dell’ idrogeno è di circa un terzo di quello del gas naturale, la densità energetica diminuisce sostanzialmente se viene iniettato l’ idrogeno. Inoltre la compressibilità dell’ idrogeno è minore che quella del gas naturale così che l’ effetto della pressione sulla densità è minore. Per esempio l’ aumento della densità dallo stato standard ( 273, 15K° e 1,01325 bar) a 40 bar e 280 K° è del 7% minore per la miscela al 25% di H2. Pertanto in queste condizioni la densità energetica della miscela è il 77% di quella del gas naturale e per trasportare la stessa quantità di energia la portata del gas deve essere maggiore. < 31/03/2014 45 L’ iniezione dell’ idrogeno cambia l’ indice di WOBBE ,definito come il rapporto tra il potere calorifico superiore e la radice quadrata della densità relativa. L’ indice di Wobbe dell’ idrogeno è più alto di quello del gas magro ma più piccolo di quello del gas ricco. Ci si potrebbe aspettare che aggiungendo idrogeno al gas magro si incrementi l’ indice ,ma ciò non avviene . Aggiungendo il 10% di idrogeno al gas magro si abbassa l’ indice con uno 0,94 MJ/m3 e per il gas ricco di 1,46 MJ/ m3. Tuttavia l’ indice di Wobbe deve essere tenuto entro certi limiti ristretti , limitando anche la quantità di idrogeno che può essere iniettata. La portata è data usualmente in m3 alle condizioni Standard STP. Per una data portata la diminuzione della pressione lungo il tubo dipende dal tipo di gas. Alla stessa portata gassosa la diminuzione di pressione è minore nella miscela a causa della minore densità. Tuttavia a pari portata dell’energia la pressione si abbassa di più nella miscela a causa della maggiore velocità. Per esempio in un tubo del diametro di 1 metro, la portata di 400 m3/sec ed una pressione iniziale di 65 bar, la caduta di pressione dopo 100 km è di circa 12 bar nel caso di gas magro ,ma è di 10 bar nel caso di miscela con il 25% di idrogeno. Alla stessa velocità di trasporto di energia la caduta di pressione è di 15 bar nel caso di miscela. In ultimo, la fase della miscela con idrogeno si comporta differentemente da quella dal solo gas naturale ed anche la quantità del condensato può differire. A causa dei molti componenti è difficile calcolare il comportamento del condensato del gas naturale. Ancora più difficile è nel caso di miscela per la bassa temperatura critica dell’ idrogeno. In generale si può dire che il condensato è minore nel caso di miscela con idrogeno. In conclusione possiamo affermare che: -La caduta di temperatura ,alle stazioni di riduzione della pressione, si riduce di circa 1/3 se il gas naturale contiene il 25% di idrogeno, riducendo così anche la energia necessaria per il riscaldamento del gas alla stazione di trasferimento. -La densità energetica diminuisce se l’ idrogeno viene aggiunto ( circa del 20% a fronte dell’ iniezione del 25% di H2) -La iniezione di idrogeno fino al 75% riduce l’ indice di Wobbe, -La iniezione di azoto, come è praticato generalmente in paesi come l’ Olanda, può essere parzialmente sostituita dall’idrogeno -Se si trasporta la stessa quantità di energia vi è una caduta di pressione maggiore di pochi bar nel caso di miscela al 25% di idrogeno , ma la quantità di condensato è nella maggior parte dei casi inferiore rispetto al solo gas naturale. 31/03/2014 46 31/03/2014 47 Stazioni di rifornimento. Le Stazioni di rifornimento di Idrogeno Un’ applicazione auspicabile per una stazione di rifornimento di Idrogeno potrebbe essere quella che preveda le seguenti fasi :: 1a Fase: Introduzione dell’ uso di H2 su FCV o su veicoli a ICE in piccole flotteL’impianto di rifornimento avrà uno stoccaggio di idrogeno prodotto centralmente e trasportato via gomma oppure prodotto in sito per via elettrolitica in piccole quantità ( fino ad un max di 50-60 Mc/ hr). La energia elettrica può derivare da una fonte rinnovabile ed il consumo energetico stimato è di circa 5 Kwh/ Mc H2. La suddetta fonte rinnovabile può essere, ad esempio, un impianto ibrido fotovoltaico-eolico. L’ idrogeno prodotto potrà essere immagazzinato con una compressione a 350-400 bar in appositi contenitori di materiale composito. 2a Fase : Consolidamento ed espansione dell’ uso di Idrogeno per la trazione di Bus o vetture private. Impianto avrà la produzione in sito di H2 , da gas naturale che giunge via tubo. La produzione avverrà con steam reforming o Ossidazione parziale ed avrà una capacità superiore ai 100 Mc/ hr. L’ eccesso di idrogeno prodotto e non veicolato a bordo dei mezzi potrà essere stoccato sotto pressione o potrà essere utilizzato in una Fuel Cell stazionaria per produrre Energia elettrica e calore( Cogenerazione) da utilizzare sull’ impianto fino alla autosufficienza energetica media dello stesso. Per ottimizzare il rendimento globale del sistema si potrà anche ricorrere a microturbine. La cella stazionaria sarà probabilmente del tipo SOFC ; tuttavia sono allo studio anche sistemi ( vedi Nuvera) che utilizzano le PEMFC per l’ impiego stazionario . NB: Per la prime si inizia anche in Italia una fase di industrializzazione e commercializzazione fino a potenze ( elettriche ) di 100-150 Kw idonee per le stazioni di servizio Multifuels più grandi . Per le PEMFC stazionarie si prevedono potenze elettriche di 60/ 70 Kw fino ad oltre 100 Kw. Sono molte le realizzazioni in corso di stazioni di rifornimento in tutto il mondo e le più numerose sono quelle Californiane e quelle Giapponesi. Al momento ci sono ancora poche stazioni di rifornimento di Idrogeno in Europa e la maggior parte di esse è dedicata al rifornimento di mezzi di trasporto prototipo . 31/03/2014 48 Tra le prime realizzazioni, analizziamo la stazione studiata della norvegese Norsk Hydro insieme alla Shell in Islanda, a Reykjavik,( nell’ ambito del Progetto ECTOS), perché è stata la prima stazione pubblica in occidente. Nell’ ambito del progetto CUTE ( Clean Urban Trasport for Europe) sono in corso di realizzazione altre 9 stazioni in 9 differenti città europee, con tecnologie produttive e lay-out diversi, per rifornire, ognuna, 3 autobus a fuell cells forniti dalla Daimler – Chrysler Inoltre sono avviati svariati altri progetti tra cui quello CEP per una realizzazione a Berlino e quello ZERO REGIO che vede impegnata anche l’ ENI in Lombardia ed in Germania. Per quanto riguarda la stazione Islandese del progetto ECTOS , essa è costituita da quattro componenti principali: -Unità di produzione e di purificazione del gas, -Unità di compressione, -Stoccaggio dell’ idrogeno e pannello-valvole di distribuzione, -Erogatore Vedi schema *figura DESCRIZIONE DELLE ATTREZZATURE L’ idrogeno viene generato per via elettrolitica alla pressione di 15 bar e con una capacità massima di 60 Nmc/ hr pari a 128 kg /giorno. 31/03/2014 49 L’ossigeno viene disperso in aria. La corrente alternata viene trasformata e “rettificata “ in corrente continua adatta per la capacità dell’ elettrolizzatore. Il down stream dell’ idrogeno è costituito da un equipaggiamento di purificazione cioè un “Deossigenatore” ed un essiccatore a due stadi per eliminare ogni traccia di umidità. Un compressore ad alta pressione è posto in un contenitore montato su slitta per assicurare sicurezza ed affidabilità. Nel caso di stoccaggio a 440 bar è previsto un compressore a diaframma del tipo oil-free. A valle del compressore è incluso un sistema di stoccaggio del gas. Esso consiste in tre linee indipendenti di stoccaggio per provvedere , così, ad un sistema tri-stadio di rifornimento di idrogeno a bordo del bus senza superare la temperatura di 85°C . Per assicurare tale risultato è stato ideato un modello matematico e sono stati verificati i dati sperimentali. Le simulazioni delle temperature e delle pressioni durante i rifornimenti sono riportate in figura*. 31/03/2014 50 La massima utilizzazione del volume di stoccaggio e del sistema tri-stadio di riempimento si ottiene tramite un Pannello di distribuzione del fuel. Un erogatore trasferirà l’ idrogeno gassoso ad alta pressione dai banchi di stoccaggio della stazione al serbatoio del veicolo. Esso è simile ad un dispenser convenzionale e costituisce una interfaccia” meccanica” della catena del rifornimento. I dispositivi di sicurezza e di misurazione assicurano una operazione sicura ed affidabile. L’erogatore ha anche una sua unità di misurazione , di controllo della pressione e di comunicazione con il sistema di controllo della stazione. L’ intero impianto è stato consegnato completo di un sistema integrato e computerizzato per la sicurezza e per le operazioni impreviste. SICUREZZA La Norsk Hydro fornitrice dell’ impianto , partecipa a numerosi progetti internazionali per stabilire Standars e Linee Guida sulla sicurezza per la progettazione delle Stazioni di Rifornimento dell’ Idrogeno. In generale viene verificata la ubicazione e la distanza dell’ impianto di rifornimento rispetto alle altre fonti di combustibili , comprese la pipes lines, ed ai depositi di infiammabili liquidi e gassosi. Ogni attrezzatura è scelta per una operatività e manutenzione semplice e sicura. Inoltre tutti gli equipaggiamenti sono accessibili per il servizio di prevenzione incendi ed è prevista una facile via di fuga alle persone nel caso di emergenza. L’ elettrolizzatore ed il compressore sono in due separati contenitori ed il concetto della sicurezza si basa sulla normativa IEC 60079-10 per la classificazione delle zone in base ad ogni equipaggiamento applicato, certificata per area come mostrato in figura** 31/03/2014 51 La IGC, Industrial Gases Council , europea ha fornito le linee guida per i reparti di compressione, purificazione e stoccaggio. Il documento IGC 15/96 E/F/D insieme con NFPA 50A sono stati usati per determinare la distanze di sicurezza. Sia il contenitore dell’ elettrolizzatore che quello del compressore sono stati muniti con doppi sistemi di indagine del fuoco, quello UV e quello di fumo insieme al sensore di perdite di gas nell’ area classificata pericolosa . L’ intera stazione di rifornimento, ad esclusione dell’ erogatore, è recintata per impedire l’ accesso al pubblico. LE SFIDE PER LE PROSSIME STAZIONI DI RIFORNIMENTO Progettando la stazione del futuro, il modello del rifornimento (profilo di carica) ed il costo dell’ elettricità ( per l’ elettrolisi) giocheranno un ruolo importante per determinare la capacità di produzione e di stoccaggio. L’ esperienza delle stazioni test già realizzate prova che grandi volumi di stoccaggio possono rendere difficile la localizzazione della stazione, considerando le stridenti limitazioni di dimensione che hanno la esistenti stazioni di servizio petrolifere. Questo ha portato alla considerazione di “ quanto si possa ridurre la capacità di stoccaggio aumentando la capacità di produzione oltre il consumo medio giornaliero stimato, per minimizzare il capitale ed i costi operativi”. Vedi figure** con la influenza e la correlazione dei differenti parametri Queste considerazioni che nascono da un impianto di produzione per via elettrolitica, valgono per molti aspetti anche per le altre tecnologie di produzione dell’ Idrogeno. 31/03/2014 52 SPAZIO e STOCCAGGIO Una stazione di rifornimento tipica può avere il layout indicato qui di seguito ( Vedi figura*). La capacità produttiva di questa stazione soddisfa il consumo medio giornaliero. Si può vedere che la capacità dello stoccaggio occupa circa il 50% dello spazio, rappresentando un possibile rischio a causa del grande volume di idrogeno stoccato. Questo fatto, molto importante, avrà una grande attenzione giacchè molte delle stazioni di rifornimento sono e saranno localizzate in aree densamente popolate. Dal lavoro di simulazione deriva che, ogni aggiuntiva capacità di produzione comporta una riduzione significativa del volume del gas stoccato in sito, con la proporzionale riduzione dello spazio richiesto. Il risparmio migliore si ha quando è usato un sistema a 3 bancate, giacchè con un sistema a 4 o più bancate, lo spazio richiesto non cambia virtualmente, come mostrato in figura *. Si vede che il minimo spazio si ha con le tre bancate quando la capacità di produzione in eccesso è del 100% Aumentando molto il numero delle bancate di stoccaggio, si può ridurre l’ eccesso della capacità produttiva. Nel caso in figura si è assunto un consumo medio di 400 Nmc/hr( circa il rifornimento di un autobus ogni ora ). Analogo esercizio può essere fatto per il costo di equipaggiamento come funzione della capacità di produzione. 31/03/2014 53 Come mostra la Figura** il maggiore risparmio nell’ aumentare la capacità di produzione avviene quando è usato un sistema con 3 bancate di stoccaggio. Il minimo del costo totale dell’ investimento si ha approssimativamente al 50% di eccesso della capacità produttiva TECNOLOGIE E SOLUZIONI PIU ‘ COMPATTE Per una ulteriore riduzione dei costi è necessario introdurre equipaggiamenti più sensibili al costo ed allo spazio. Per esempio per la produzione di idrogeno , utilizzare elettrolizzatori ad alta efficienza che operano a pressione di oltre 30 bar con alta densità di corrente. Ciò comporterà un design compatto ed un favorevole target del costo e del consumo di energia. Così si potrebbe avere un elettrolizzatore da 500 Nmc/hr, collocato in un container standard , con un ingombro di m 2,5x2,3x3,0, un consumo di 4,1 kwh/ Nmc/hr , una densità di corrente a 8kA/m2, una temperatura di 80 °c. 31/03/2014 54 VALUTAZIONI DI RISCHIO –PRODUZIONE ON SITE Nell’ ambito della seconda fase del Progetto europeo integrato dell’idrogeno (EIHP2) sono studiati i casi di rischio delle stazioni di rifornimento. Tali studi sono stati eseguiti in Norvegia e l’EIHP2 provvederà a fornire gli inputs alle attività di regolamentazione e normativa nell’ EU, facilitando così lo sviluppo della sicurezza, la introduzione e la operatività giornaliera di veicoli alimentati ad idrogeno sulle pubbliche strade ed il loro rifornimento nelle stazioni. E’ stata adottata una comune metodologia di valutazione del rischio in molteplici tipologie di stazioni di rifornimento( e produzione) di idrogeno gassoso ( 5 tipi ) ed un caso di idrogeno liquido. Per semplicità riportiamo solo i due casi a noi più vicini e cioè quello della produzione tramite Reforming del gas naturale e quello elettrolitico. 31/03/2014 55 Vediamo alcuni aspetti legati agli scenari individuati a rappresentare rischi inaccettabili e alle accortezze per ridurre tali rischi: Unità di Compressione L’ ingresso di aria nel lato di aspirazione del compressore implica il rischio di accensione interna e di esplosione con danni significativi. Una progettazione speciale del compressore di idrogeno per prevenire l’immissione di aria e la dotazione di indicatori di temperatura e di pressione, ridurrà tale rischio. I compressori sono unità con alte frequenze di perdite e se localizzati in aree confinate, deve essere previsto il rischio di accumulo del gas e devono essere prese le misure per controllare la situazione. Perdite in Alta Pressione. Le alte pressioni nello stoccaggio e nelle attrezzature a valle del compressore , comporteranno ,in caso di perdite, delle alte portate di rilascio gassoso rispetto ai sistemi a bassa pressione. Anche se tale rilascio avviene fuori , in aree aperte ed in buone condizioni di diluizione dell’ idrogeno, si potrebbero formare consistenti nuvole di gas infiammabile con il conseguente obbligo di aumentare di molti metri la distanza di rispetto. Il motivo è che le forze di impulso prevalgono sulle forze di 31/03/2014 56 gravità negativa ad una distanza significativa rispetto alla origine della fuga gassosa. E’ importante la direzione del rilascio gassoso. Poiché è alta la probabilità di accensione dell’ idrogeno e la sua fiamma , come detto, è pressoché invisibile alla luce diurna, questa è una situazione di rischio importante. Perdite in Alta Pressione in Aree Confinate. Se una perdita di idrogeno in alta pressione avviene in un’ area confinata ( per esempio in un container per la compressione o entro un’ area chiusa di stoccaggio) gli effetti di impulso e di leggerezza influenzeranno la dispersione. Il confinamento intrappolerà il gas, il getto di gas urterà contro le pereti, il pavimento e gli altri ostacoli presenti, perderà velocità e così l’ impulso si ridurrà, Ci potrebbero essere speciali condizioni rapportate al modello di flusso nell’ area confinata, alla ventilazione, alla posizione e grandezza degli ostacoli etc.. che potrebbero portare all’ accumulo dell’ idrogeno in strati a basso livello. Tuttavia il gas rilasciato di solito salirà al soffitto. Il gas si accumulerà e grandi avvolgimenti di gas infiammabile si creeranno se non si prenderanno misure per ridurre la fuoriuscita oppure per diluire e rimuovere il gas. Uno scenario di una fuga di 10 g/s di idrogeno in un container di 40 m2 è illustrato qui di seguito. Il risultato indica che , quando è possibile, i sistemi di processo o di stoccaggio di idrogeno ad alta pressione dovrebbero essere piazzati all’ esterno in aree ben ventilate. Se , per qualche ragione i sistemi si devono mettere all’ interno, è molto importante valutare il rischio delle perdite e dell’ accumulo. Se il rischio non è accettabile debbono essere prese delle misure di riduzione come gas- sensori accoppiati all’ attivazione automatica della ventilazione di emergenza, spurgo di idrogeno in area di sicurezza, etc.. 31/03/2014 57 31/03/2014 58 Rilascio di idrogeno verso l’ atmosfera dalle valvole di sicurezza. L’ idrogeno può essere rilasciato in atmosfera, di tanto in tanto, dalle valvole di sicurezza a causa della sovrapressione o dal controllo della ventilazione in caso di manutenzione. Il rilascio attraverso le valvole può causare alte portate quando la retro-pressione del gas è alta. La nube di gas infiammabile può raggiungere diversi metri di lontananza dalla uscita. E’ importante quindi che sia ben individuato il punto di rilascio così che le perdite non causino pericolo per il vicinato. Questo dovrebbe essere seriamente preso in considerazione nel caso di collocazione in grandi città con alta densità di alti edifici. Pericoli durante le operazioni di rifornimento Come detto, le perdite dalle attrezzature contenenti idrogeno ad alta pressione possono comportare la formazioni di nubi gassose infiammabili anche in aree aperte. Le perdite durante il rifornimento, dove le persone possono essere esposte al getto del gas, sono un forte pericolo. L’ idrogeno gassoso e le fughe di idrogeno sono virtualmente invisibili alla luce diurna. E’ quindi molto importante che tutte le precauzioni siano prese per evitare situazioni di pericolo durante i rifornimenti di veicoli dove i clienti possono essere esposti alle conseguenze di ignizione della perdita Si suggeriscono le seguenti misure di riduzione del rischio: -Impiego esclusivo di attrezzature di alta qualità che siano certificate per le pressioni, temperature e ciclicità di esercizio 31/03/2014 59 -Ispezioni regolari periodiche -Rapido rilevamento della perdita e immediato distacco -Progettazione e layout atti a ridurre al minimo la probabilità del rischio vicino all’ erogatore: - ritorno automatico del tubo alla fine del rifornimento - progetto del percorso del veicolo che minimizza la probabilità di collisioni - assenza di fonti di ignizione ( sigarette, fuochi liberi, telefonini sono proibiti) - meglio evitare le pensiline o tetti sugli erogatori oppure essi devono essere disegnati in modo che il gas rilasciato non si accumuli - messa a terra equipotenziale del veicolo , del tubo dell’ erogatore e dell’ operatore. Layout-Distanze di sicurezza- Limitazioni di area- muri antifuoco/ protezioni. La pressione è una sfida importante in relazione alla localizzazione in aree densamente abitate, dove è impossibile ottenere grandi distanze di sicurezza. La collocazione in tali aree quindi comporta stretti requisiti di qualità, ispezione e protezione delle stazioni di rifornimento contro gli accidenti che possano produrre perdite. Si deve prendere in considerazione anche il sabotaggio. I muri o recinti intorno alle unità possono ridurre le distanze di sicurezza , se essi sono ideati affinché la concentrazione infiammabile non fuoriesca da queste protezioni. Nel progettare tali protezioni si dovrebbero prendere in considerazione i seguenti parametri: -Modello di flusso, effetti dello scarico,aumento della probabilità di accumulo del gas -Maggiore probabilità di esplosione o maggiore onda d’ urto esplosiva in caso di ignizione dovuta all’ incremento del confinamento -Probabilità di detriti volanti in caso di esplosione -Ante delle finestre a prova di schegge. Conclusioni Anche se sono stati individuati tutti gli scenari rappresentativi di pericolo in ogni tipo di stazione di rifornimento, questi scenari devono comunque essere analizzati più nel dettaglio per ottenere accurate stime del rischio attuale. Il concetto base è che la perdita di idrogeno in alta pressione, comporta aumento delle distanze di sicurezza e che le fughe di idrogeno in aree confinate comportano il rischio di esplosioni. 31/03/2014 60 Le misure di riduzione dei rischi devono essere prese in considerazione nello sviluppo degli Standards . Occorre sviluppare ancora l’esperienza e la ricerca in materia. Rif. Sandra Nilsen, Norsk Hydro ASA, Gerd P. Haugom,Company DNV , Harald Rikheim,The Research Council of Norway. Normativa italiana L’ idrogeno può avere diversi campi di applicazioni come: -refrigerante -reagente -riducente -combustibile o vettore energetico In Italia ancora non esiste una normativa specifica dedicata alle applicazioni dell’ idrogeno come vettore energetico. I possibili documenti di riferimento possono essere: -ISO 14687: Hydrogen Fuel- Product specification -CGA G-5 : Hydrogen -CGA G-5.3 : Commodity Specification for Hydrogen -CGA P-6 : Standard Density Data , Atmospheric Gases and Hydrogen La diffusione dell’ idrogeno come vettore energetico impone il problema della sicurezza, nell’ impiego da parte di una utenza non addestrata. In campo civile il livello della sicurezza ed affidabilità dei componenti deve essere incrementato rispetto al settore industriale. Lo sviluppo di codici e di standard per l’ uso sicuro dell’ idrogeno rappresenta un aspetto essenziale per favorirne la diffusione . 31/03/2014 61 I codici e gli standard possono facilitare la progettazione e la realizzazione delle applicazioni e migliorare la loro accettabilità agli occhi degli utilizzatori. Trasporto e distribuzione -su strada : regolamento ADR ( direttiva 94/55/CE e 2003/28/CE) -via ferrovia: regolamento RID ( direttiva 96/49/CE e 2003/29/CE) -direttiva 1999/36/CE- D. Lgs.23/2002 e D.M. 12/08/02 (TPED) -via mare : IMDG Code – D.M. 2 Ottobre 1995 ( G.U. 235 , 07/10/95) Trasporto e distribuzione : le tubazioni. In Italia non esistono specifiche per la distribuzione dell’ Idrogeno mediante canalizzazioni. Il riferimento è costituito dal D.M. 24/11/84 relativo al trasporto, distribuzione, accumulo ed utilizzazione del gas naturale con densità non superiore a 0,8. Occorrono le seguenti precauzioni: -oculata scelta del materiale -sistemi di sfiato -rilevatori di fughe -dispositivi per prevenire eventuali cause di innesco. Trasporto e distribuzione: la stazione di rifornimento E’ al lavoro un Comitato Tecnico per la stesura di un documento contenente le disposizioni di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno gassoso per autotrazione. Il lavoro si ispira al Decreto per la prevenzione incendi di un impianto di distribuzione stradale del gas naturale per autotrazione, DM 24 Maggio 2002 rettificato con Decreto 28 Giugno 2002. Questo Decreto Ministeriale modifica le disposizioni ,già emanate per la distribuzione del Gas Naturale per autotrazione , nella Parte Terza del più amplio D.M. 24 Novembre 1984. Vengono analizzati i criteri generali di sicurezza e vengono messe in evidenza le misure tipiche di prevenzione e protezione antincendio. L’ attenzione è concentrata sulle modalità costruttive prescritte per conferire ad uno specifico elemento un’ assegnata caratteristica di sicurezza e specificarne le relative distanze di sicurezza. I componenti sono quelli tipici di una stazione di rifornimento di gas naturale. La stazione non è solo deposito ma anche “ impianto di produzione”. Le tipologie di impianto sono 4 ma gli elementi costitutivi sono suddivisi in 2 gruppi : 31/03/2014 62 -alimentazione da condotta o da impianto di produzione in sito -carro bombolaio. L’ elemento nuovo è l’ impianto di produzione in sito. Possiamo evidenziare che la proposta “Regola Tecnica per la Progettazione , Costruzione ed Esercizio degli Impianti di distribuzione di Idrogeno per Autotrazione” , prevederà anche i piccoli impianti alimentati da Idrogeno prodotto in sito , di capacità inferiore a 50 Nmc/hr, ( se saranno senza accumulo di Idrogeno non avranno obbligo di Certificato Prevenzione incendi). Tali impianti sono destinati ai rifornimenti di singoli veicoli privati o di piccole flotte aziendali. Per gli impianti la cui produzione ( essenzialmente elettrolitica) è inferiore a 20 Nmc/hr verrà anche accettata l’ unicità del modulo contenente tutti gli elementi costituenti l’ impianto( generatore , purificatore, compressore, sistema di sicurezza), purché localizzato all’ aperto o in locali ben ventilati Le distanze di Protezione e di Sicurezza Interne ed Esterne saranno ridotte rispetto agli impianti maggiori e multifuels. Infine questi piccoli impianti elettrolitici potranno essere collocati anche nelle Aree Urbane residenziali. Per gli impianti ad uso pubblico e con una produzione in sito superiore a 50 Nmc/ hr, sono state proposte Distanze di Protezione, di Sicurezza Interna ed Esterna mutuate da quelle del Gas Naturale del DM 24 Maggio 2002 , per un coefficiente moltiplicatore di 1,5. Tali distanze saranno però ridotte, al pari di quelle del Metano , a seguito della istallazione di sensori e rilevatori di fughe che portino al blocco dei sistemi in caso di pericolo. Inoltre verrebbero previsti elementi di sicurezza, esclusivamente di 1° grado, per i recipienti di accumulo di idrogeno. In definitiva ci sarà un ampliamento delle aree necessarie ad un impianto misto idrogeno- metano –gpl- fuels tradizionali ,con servizi alle persone, ad uso pubblico. Vi sarà inoltre l’ impedimento alla localizzazione urbana, in aree classificate “Zona A” nel PRG, con densità media di edificazione superiore a 1,5 m3 /m 2( per il metano 3,0 m 3/ m 2 ) nel raggio di 200 metri dal sito individuato per l’ impianto, cioè proprio ove è prevedibile e necessario l’ impiego di veicoli alimentati ad idrogeno. Non sono ancora disponibili le prescrizioni e le distanze di sicurezza relative ai dispositivi di distribuzione automatica ma presumibilmente saranno quelle stesse del metano.. E’ importante accennare a quanto avviene negli Stati Uniti ed in campo Europeo a riguardo della Normativa Tecnica dell’ idrogeno: Stati Uniti Negli USA i regolamenti Federali che si applicano all’ Idrogeno sono contenuti principalmente nei documenti 49CFR del 1995 e 29 CFR del 1996 che vengono 31/03/2014 63 citati per brevità come DOT ( Departement of Trasportation) e OSHA ( Occupational Safety and Health Administration). DOT si occupa del trasporto dell’ idrogeno in quanto sostanza altamente infiammabile , mentre OSHA si applica alla manipolazione sicura dell’ idrogeno sul posto di lavoro. Non esistono invece Standards specifici per quanto riguarda i sistemi per il rifornimento di idrogeno per autotrazione. I documenti principali che vengono applicati a tali sistemi ( Vedi quanto citato nel paragrafo della Norsk Hydro per l’ impianto di Reykjavik a pag ) sono : -NFPA 50 A Standard for Gaseous Hydrogen Systems at Consumer Site- ed 1999. -NFPA 50 B Standard for Liquefied Hydrogen Systems at Consumer Site- ed 1999. Questi Standards stabiliscono i requisiti per la progettazione dei sistemi di idrogeno, per l’ ubicazione delle aree di stoccaggio, per l’ esercizio e la manutenzione, per la protezione antincendio, per la sicurezza. Sono tuttavia Standards rivolti essenzialmente allo stoccaggio ed accumulo di idrogeno ed escludono sia il veicolo del rifornimento sia le tubazioni di distribuzione; i sistemi presi in considerazione sono infatti i recipienti tra il punto di attacco per il riempimento dell’ impianto ed il punto di ingresso dell’ idrogeno nella tubazione di distribuzione. Sia NFPA 50 A ed. 1994 che NFPA 50 B ed 1994 sono stati incorporati nello Standard OSHA 29CFR 1910.103 con il titolo “ Hydrogen”. Dato il limite applicativo dei Documenti NFPA sull’ idrogeno , anche negli USA si fa riferimento al Gas Naturale ed al documento NFPA 52 –Compressed Natural Gas Vehicular Fuel Systems Code ed 2002. Per le tubazioni di idrogeno in pressione uno standard specifico è contenuto in CGA G-5.4 che fa parte di una serie di di pubblicazioni della CGA ( Compressed Gas Association) sul trasporto, manipolazione e lo stoccaggio dei liquidi criogenici , gas compressi e prodotti annessi. Europa L’ organizzazione europea EIGA ( European Industrial Gases Association) comprende la maggioranza delle aziende ( anche non europee) che producono e distribuiscono gas tecnici. L’ EIGA è in costante contatto con le Organizzazioni ed Autorità di regolamentazione e di standardizzazione internazionali ed ha pubblicato un' amplia letteratura tecnica nella quale sono compresi tre documenti relativi alla gestione dell’ idrogeno: -IGC Doc 15/96 , Gaseous Hydrogen Stations ed 2002- che ha come oggetto le istallazioni di compressione, purificazione, rifornimento dell’ idrogeno gassoso nel sito del cliente. 31/03/2014 64 -DOC 06/02 , Safety in Storage, Handling and Distribution of Liquid Hydrogen (2002). -IGC Doc 100/ 03 , Hydrogen Cylinders and transport vessels ( 2003). Questi documenti sono solo delle norme di buona tecnica e si fondano sulle pratiche industriali e sull’ esperienze delle Aziende industriali, quindi ribadiscono il rispetto delle normative nazionali in materia dei sistemi via via analizzati. IGC Doc 15/96 è utile principalmente per informazioni sui sistemi di manipolazione dell’ idrogeno e può pertanto costituire un buon riferimento per un documento e le norme operative ( europeo o nazionale) di una stazione di rifornimento di idrogeno gassoso. In Europa nell’ ambito del Progetto Integrato Europeo dell’ Idrogeno – EIHP2 - è stato pubblicato il WP2, Working Progress 2, dal gruppo che si occupa delle stazioni di rifornimento dell’ idrogeno. Di questo gruppo fanno parte : Air Liquide-Air Products-BP –DNV – Linde – Norsk Hydro – Shell Hydrogen – Vandenborre Hydrogen Systems. Questo documento prende a base il documento EIGA – IGC 15/96/E ed ha come scopo di raggruppare i contenuti tecnici per le stazioni di rifornimento di idrogeno gassoso nonché essere la base di preparazione di un documento di standardizzazione europea ISO. La terza revisione del documento è stata pubblicata il 22 Gennaio 2004 sul sito EIHP2 per le osservazioni pubbliche. In essa vengono ripresi i seguenti Codici e Standards: EIGA Document IGC 15/96/E- Gaseous Hydrogen Installations, NFPA 50 A – Standard for Gaseous Hydrogen Systems at Customer Sites ed 1999, German TRG 406 regulatios: Refuelling stations for Pressurised Gases (Include CGH2), ISO/PDTR 15916 – Basic consideratios for safety of Hydrogen systems. Citiamo infine altri esistenti e collaterali riferimenti normativi europei: - Direttiva 98/37/CE -DPR 459/96 ( Direttiva Macchine) “ 94/9/CE -DPR 126/98 (ATEX) “ 97/23/CE -D.Lgs. 93/2000 (PED) « 1999/36/CE-D.Lgs. 23/2002 e D.M. 12/08/02 ( TPED) « 73/23/CE -Legge 791/77 e D.Lgs 626/96 e 277/97 ( Direttiva Bassa Tensione) “ 89/336/CEE-D.Lgs: 615/96 ( Direttiva Compatibilità Elettromagnetica) 31/03/2014 65 RIF. Ing. Nicola Grasso-Ing. Alessia Marangon - Dipartimento Ingegneria Meccanica,Nucleare e della produzione Università di Pisa. 31/03/2014 66