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Diavoli e angeli custodi per gli investimenti
dei risparmiatori
Cosa sono le banche-ombra? Che cos’è un CDO? Quali investitori italiani hanno perso
milioni di euro in titoli tossici?
Se siete avvezzi a questi argomenti procedete tranquilli, se preferite un ripasso veloce,
semplice e comprensibile di ciò che è successo guardate questi due video: parte 1 e parte 2.
Il libro “Quei diavoli di derivati – Bugie e segreti dello strumento finanziario
più controverso” (edizioni Egea 2011) ripercorre gli eventi degli ultimi dieci anni e aiuta a
capire quali sono le cause delle crisi che stiamo vivendo. L’autore è Nicholas Dunbar – un
giornalista finanziario britannico di fama. Già nel 2003 aveva messo in discussione l’idoneità
della Grecia ai dettami dell’UE e avanzava l’ipotesi che il Paese avesse truccato i conti.
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Instrumentum diaboli
Dunbar scrive che si è arrivati alla
creazione di questi strumenti finanziari
“diabolici” perché è scomparsa la razza del
“banchiere tradizionale”, quella che odia
perdere denaro, sostituita dai “nuovi
banchieri”, quelli che secondo il
giornalista, amano vincere assumendo
enormi rischi non bilanciati dalle
risorse patrimoniali . La nuova
generazione di banchieri ha modificato
anche i termini e il linguaggio finanziario
per adattarli alle proprie esigenze, a
proprio piacimento. Un esempio: la “credit
default option” è stata rinominata “credit
default swap”. Perché? Gli swap godevano
di un trattamento contabile migliore.
I nuovi banchieri, si legge nel libro, trattano gli arbitri (le agenzie di rating) come fossero
compagni di gioco. Dal canto loro, le agenzie di rating non valutano più sulla base della
solidità patrimoniale e finanziaria, bensì sulla base delle variazioni di prezzo del
mercato. Se i prezzi di mercato scendono, la provvista finanziaria diviene più costosa o più
difficile, quindi il rating peggiora.
Il nuovo mondo dei banchieri spavaldi, quindi, è a breve termine, misurato giornalmente dai
prezzi e dal bonus di fine anno. Un mondo lontano da quello tradizionale, degli investitori
pazienti a lungo termine. Oggi – si legge nel libro – chi attende pazientemente la scadenza
delle obbligazioni per raggiungere il rimborso, rimane senza bonus.
Quis custodiet custodes?
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Gli angeli custodi dovrebbero essere le agenzie di rating. Tuttavia…
Le regole di Basilea 2 hanno permesso ai banchieri spavaldi di mettere da parte le
tradizionali modalità di concessione del credito. È diventato conveniente utilizzare modelli
statistici per valutare gli investimenti bancari. Si è così creata l’illusione che tali modelli e la
regolamentazione potessero sostituire il giudizio umano nell’attività bancaria.
Un esempio: la banca tedesca Landesbank (LB Kiel) investì in bond “CDO” (Collateralised
Debt Obbligation), i suoi obiettivi erano buoni rendimenti, a fronte di rating elevati.
Risultato: persi !150 milioni dei contribuenti tedeschi!
I “CDO” rappresentavano tutto ciò che la “banca tradizionale” non avrebbe mai sottoscritto:
mutui “subprime”, emittenti con rating speculativo.
L’unica cosa importante era il rating. Grazie a complessi modelli statistici creati dalle
banche d’affari, impieghi di bassissima qualità combinati e spezzettati in portafogli di
CDO, si sono tramutati in investimenti ad alto rating. Il segreto era sfruttare operazioni di
cartolarizzazione che rendevano difficilmente valutabili i debiti sottostante, cioè mutui
concessi un po’ troppo facilmente. Per cui questi titoli potevano essere venduti come
strumenti di buona qualità mentre invece erano legati a sottoscrittori del credito insolventi.
Hai qualche dubbio? Quarda questo breve video esplicativo sui CDO.
I banchieri moderni hanno così convinto i cauti banchieri tradizionali ad assumersi rischi
elevatissimi.
Per onor di cronaca Dunbar racconta che la banca d’affari che confezionò il CDO a LB Kiel
festeggiò il bonus con una serata nel miglior ristorante di Londra, spendendo 44.000 sterline
in vini d’annata. Il bonus pagato al capo-team è stato di 10 milioni di dollari.
E in Italia?
Decine di milioni di euro sono stati persi anche in Italia, ma pochi ne parlano. Dunbar invece
lo scrive: Poste Italiane (104 milioni di euro con la vendita di opzioni); Poste Vita (426
milioni investiti nel CDO “Mayu”, pagando 28 milioni in commissioni). E ancora: Banca
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Popolare di Intra (36 milioni di euro investiti nel CDO “Corvus” e 3,6 milioni di dollari di
commissioni), la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (12 milioni di
euro) e la Cassa di Risparmio di San Marino (100 milioni di euro).
Nella maggior parte dei casi, le banche furono trascinate in tribunale e patteggiarono
offrendo risarcimenti per terminare la vertenza.
E domani?
In questi giorni, l’Europa sta valutando azioni simili a quelle già adottate negli USA come la
Volcker Rule e il Dodd-Frank Act, norme severe che favoriscono la trasparenza e la
protezione degli investitori.
Basteranno a contenere i comportamenti opportunistici? Il libro ricorda che, nel 2010 a
Londra, sono stati pagati 10 miliardi di sterline di tasse sui bonus. E cita il CEO di Deutsche
Bank che, alla fine del 2010, promise ai suoi investitori un ROE (rendimenti derivanti dagli
attivi su cui ha investito la banca) del 25%!!!
Dopo i CDO, arriveranno “Dark pool” e “High frequency trading” volte a favorire la
speculazione, che non è un male in sè, ma potrebbe degenerare in speculazione
destabilizzante. La SEC (la Consob americana) ha già lanciato l’allarme, a seguito
dell’aumento del trading “ad alta frequenza” dopo il “flash crash” del Marzo 2010. Capitoli
ancora da scrivere. Speriamo che Dunbar o qualche altro collega se ne stia già occupando…
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!
Original URL:
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