vedova nera mediterranea
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vedova nera mediterranea
Sito Ufficiale della Regione Piemonte - I Parchi del Piemonte 1 di 2 http://www.regione.piemonte.it/parchi/ppweb/rivista/2007/162/vedova.htm Home » Numeri arretrati » Num. 162 » Malmignatta, la vedova nera italiana Aracnidi Malmignatta, la vedova nera italiana È davvero difficile individuare un animale che abbia una fama peggiore di questo. A questa creatura, che molti immaginano come un ragno grande e peloso, vengono attribuite le peggiori caratteristiche: temperamento aggressivo, veleno mortale, vizio di divorare il consorte dopo l'accoppiamento. Ma, come spesso accade, la verità è piuttosto diversa dal mito e dalla superstizione. Le Latrodectus, questo è il nome del genere cui appartengono le vedove nere, sono in realtà ragni non molto impressionanti, lunghi poco più di un centimetro, con un grande addome globoso e zampe lunghe e sottili, apparentemente glabre. La loro distribuzione è piuttosto ampia e comprende molte specie differenti presenti in tutti le aree tropicali e subtropicali, Stati Uniti compresi (che ospitano la pericolosa Latrodectus mactans). Non è quindi così strano che anche l'Italia, così come il resto dell'Europa meridionale, abbia la propria vedova nera residente. La nostra inquilina è Latrodectus tredecimguttatus, detta comunemente malmignatta. Benché non sia certo un ragno comune, la vedova nera è presente dalla Toscana in giù (non mancano comunque segnalazioni anche nelle regioni del nord) anche se - è importante dirlo - non ama la vicinanza dell'uomo. Si rinviene soprattutto nelle regioni mediterranee delle Penisola in ambienti di gariga, la macchia mediterranea più bassa e degradata, negli uliveti più antichi e, a volte, nelle pinete costiere. Ma, anche negli ambienti adatti è decisamente localizzata anche se, quando è presente, diventa piuttosto comune. La vedove nere, come dice il nome, non hanno fama di essere molto benevole nei confronti del compagno, che a volte viene aggredito durante l'accoppiamento. Non si tratta tuttavia di un passaggio obbligato. Se il maschio fa le cose per bene, e corteggia degnamente la partner sfiorandola con le zampe anteriori, tutto si conclude con un rapido amplesso durante il quale il maschio inserisce nel poro genitale della femmina i palpi, il primo paio di corte appendici di cui è dotato, caricati con il suo sperma. Rimane da chiarire la questione del morso, considerata la più spinosa. Non si può ignorare la pericolosità di questa specie, anche se il ragno è davvero lento e poco aggressivo. Venire morsi è quindi un eventualità 29/08/12 17.33 Sito Ufficiale della Regione Piemonte - I Parchi del Piemonte 2 di 2 http://www.regione.piemonte.it/parchi/ppweb/rivista/2007/162/vedova.htm estremamente rara. Capitava, per esempio, a chi conduceva la propria vita nei campi e, raccogliendo il foraggio per il bestiame a mani e braccia nude, poteva essere morso. Capire di essere stati avvelenati da una malmignatta non è così semplice. I segni del morso sono infatti molto leggeri: gli effetti locali sono normalmente limitati ad una cerchiatura rossa della parte offesa e all'indurimento della stessa. Il veleno delle Latrodectus ha infatti attività neurotossica; va a colpire quindi il sistema nervoso anziché agire localmente. Gli effetti sull'organismo sono quasi immediati; in meno di 15 minuti si osservano solitamente nausea, febbre, mal di testa, oppressione. Sono possibili anche complicazioni cardiache e respiratorie che comunque possono insorgere anche dopo diverse ore. Vista la gravità dei sintomi questi avvelenamenti dovrebbero essere sempre trattati in ospedale, dal momento che complicazioni anche gravi possono insorgere nel giro di pochi minuti. Le prime 24-36 sono senz'altro le più dure per il paziente, poi i sintomi si attenuano rapidamente ma il recupero completo po' richiedere spesso più di una settimana. Il trattamento è comunque sintomatico, e anche se si tratta di una avvelenamento serio, nel nostro paese non si segnalano decessi dovuti a questa specie negli ultimi 20 anni. testo e foto di Francesco Tomasinelli [email protected] Servizio a cura della redazione di Piemonte Parchi 29/08/12 17.33