Una lettera al blog
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Una lettera al blog
Inviato il 24/04/2016 alle 15:07 Caro Professore, dopo essere stato un suo studente, ora leggo, con piacere, il suo blog. Nel post "Quale partecipazione? Primo bilancio della democrazia diretta di quartiere nella città ducale", ho appreso che è imminente un suo libro sull'argomento. Lo acquisterò, come ho sempre fatto in passato. Ma ora mi chiedo: quando leggevo i suoi libri, da studente, non c'erano né i blog, né internet. Come i suoi colleghi, lei scriveva libri che noi leggevamo alcuni anni dopo che erano stati scritti. Questo che sta per uscire, tratta gli stessi argomenti che propone nel blog, dove gli studenti possono leggerla quotidianamente. Che cosa cambia per gli studenti, dovremmo chiederlo da loro. Ma che cosa cambia per il professore, che sente il fiato degli studenti sul collo ogni giorno, mi permetto di chiederlo a lei. E per lo studioso, che cosa cambia? Che cosa cambia per lo scrittore, che non è lo studioso e, ancor meno, il professore? Perché lei sa, vero? Che il suo modo di scrivere oggi non è come quello di qualche anno fa? Dirà che anche i capelli, non sono più gli stessi. Ma quelli, si sa, che se li porta il vento. Sulla scrittura invece, può dirci che cosa le ha insegnato il blog? Cari saluti Giacomo, senza cognome, così non deve sforzarsi per cercare di ricordare chi sono. E poi non sono neanche sicuro di aver scritto giusto il nome.