Carmen Hernández, instancabile evangelizzatrice innamorata di

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Carmen Hernández, instancabile evangelizzatrice innamorata di
Carmen Hernández, instancabile
evangelizzatrice innamorata di Cristo
María del Carmen Hernández Barrera è stata una missionaria spagnola,
Co-iniziatrice insieme a Kiko Argüello,
del Cammino neocatecumenale, itinerario di formazione cattolica e di evangelizzazione.
Data di nascita: 24 novembre 1930, Ólvega, Spagna
Data di morte: 19 luglio 2016, Madrid, Spagna
Era uno spirito libero Carmen Hernández, co-iniziatrice insieme a Kiko Argüello del
Cammino Neocatecumenale. Di quella libertà che vivono solo le persone che hanno
incontrato Gesù Cristo nella loro vita e hanno capito che tutto il resto passa in secondo
piano.
Alle 16.45 del 19 luglio 2016 è morta a 85 anni, nella sua casa paterna di Madrid, dopo
una lunga malattia che l’aveva costretta a stare a riposo per un anno e mezzo.
Lei che nella sua vita non si era mai fermata, che insieme a Kiko aveva girato il mondo
per annunciare il kerygma, la Buona notizia, a cominciare da quelle baracche alla
periferia di Madrid dove vi si era trasferita sul finire degli anni ‘60 per portare la Parola
in mezzo agli zingari, ai reietti, ai criminali.
Una strada che aveva scelto Dio per lei, come amava ripetere, visto che i suoi progetti e
quelli della sua facoltosa famiglia erano ben altri. Avviata agli studi scientifici con il
padre alle spalle che la spingeva ad un futuro imprenditoriale, Carmen nel suo percorso
di studi volle raggiungere solo un traguardo: la licenciatura in chimica (una sorta di
laurea di primo livello).
Poi decise di assecondare quel sacro fuoco missionario che bruciava nel suo cuore da
quando era bambina e a Tudela, sulla riva
dell’Ebro, vedeva passare missionari gesuiti, domenicani e salesiani provenienti da ogni
angolo del globo. A 15 anni espresse il desiderio di recarsi in India, creando non pochi
scombussolamenti nella sua famiglia; il proposito si concretizzò qualche anno più tardi
con la maggiore età quando decise di diventare missionaria cattolica e si ritirò per otto
anni nell’Istituto Misioneras de Cristo Jesús, a Barcellona.
Erano gli anni ’60 e mentre i giovani della sua età sognavano la rivoluzione, lei ambiva a
formare èquipe missionarie in Bolivia. Una di queste riuscì a partire e a lavorare tra gli
Indios. Lei, intanto, continuava a stare in Spagna a cercare giovani che sposassero il
progetto. All’epoca studiava teologia e intensificava il suo impegno religioso, ma decise
di rimanere allo stato laicale. Per sostenersi lavorava in fabbrica o come donna delle
pulizie.
È in quegli stessi anni, durante i quali sulla Chiesa soffiava lo Spirito del Concilio
Vaticano II, che tramite sua sorella Pilàr, all’epoca volontaria in un’associazione di
riabilitazione delle prostitute, viene a conoscenza di un tale Kiko Argüello, giovane
pittore anch’egli di buona famiglia che aveva rinunciato ad una promettente carriera per
andare con una Bibbia, una chitarra e i fioretti di San Francesco tra i poveri di Palomeras
Altas.
Una follia, che tuttavia a Carmen sembrò molto più concreta come servizio alla Chiesa
di tanti suoi progetti. Decise allora di seguire questo strano uomo con la barba e andò ad
abitare in una baracca a mezzo chilometro da lui pensando, in fondo in fondo, di aver
trovato un elemento valido per la sua missione in Bolivia. Ma quando Carmen conobbe
la comunità di Palomeras – raccontava lei stessa – ebbe una grande sorpresa: scoprì,
cioè, che la Chiesa non era composta da gente scelta ma da poveri e peccatori, perché era
lì che Gesù Cristo si rendeva presente.
Il resto è storia conosciuta da tutti: le prime comunità formate dagli zingari, il
trasferimento a Roma nel Borghetto latino, l’evangelizzazione nelle parrocchie di tutto il
mondo, l’elaborazione di quelle catechesi iniziali a cui lei diede il contributo maggiore
grazie ai suoi studi teologici e che, anche per la sua tenacia, furono approvate dopo tanto
tempo dalla Santa Sede con il nome di “Direttorio Catechetico del Cammino
Neocatecumenale”. Catechesi che negli anni hanno avvicinato milioni di persone alla
Chiesa attraverso quello che lei non voleva che venisse definito “movimento”,
tantomeno associazione o congregazione, ma una realtà ecclesiale frutto del
rinnovamento del Concilio.
Il Cammino, si sa, conta oggi grandi numeri tra circa 30mila comunità in 125 paesi,
migliaia di vocazioni e un centinaio di seminari, ma Carmen non amava sentirlo dire. Si
è sempre distaccata da trionfalismi e vanaglorie o da riconoscimenti pubblici come il
dottorato in teologia honoris causa che la Catholic University of America di Washington
aveva concesso a lei e Kiko il 16 maggio del 2015.
Ciò che cercava Carmen era il bene delle persone, e questo implicava anche un modo
schietto di dire la verità così com’era, nuda e cruda. A cominciare da Kiko. Non si
dimenticano infatti i suoi rimbrotti divenuti una scena imperdibile degli incontri
vocazionali, quando dopo catechesi appassionate di Argüello, di fronte a folle oceaniche,
si alzava in piedi e con l’inconfondibile accento madrileño diceva: “Io dico sempre a
Kiko che l’inferno è pieno di predicatori come lui!”. O quando, durante le celebrazioni
nel 2009 per i 40 anni del Cammino Neocatecumenale nella Basilica di San Pietro,
durante un discorso interminabile, a Kiko che cercava di farla abbreviare urlò in
spagnolo: “Fai silenzio, parlo al Papa!”, strappando un sorriso anche a Benedetto XVI.
Come dimenticare, poi, i suoi incoraggiamenti alle vocazioni femminili o le parole
sull’importanza del ruolo della donna “fabbrica della vita” per la Chiesa, per la famiglia
e per la società. “Per questo – ripeteva continuamente – dalla prima pagina della Genesi
fino al finale dell’Apocalisse il demonio perseguita sempre una donna”.
Di lei Kiko fa un ricordo commosso: “Carmen, che enorme aiuto al Cammino! Non mi
ha mai adulato, ha pensato sempre al bene della Chiesa. Che donna forte!”, scrive in una
lettera. “Spero di morire presto e di ricongiungermi a lei. Carmen è stata per me un
evento meraviglioso” con “il suo genio grande, il suo carisma, il suo amore al Papa e
soprattutto il suo amore alla Chiesa”. “È stato commovente – prosegue Kiko – che ha
aspettato che io arrivassi, l’ho baciata e le ho detto: Animo! Coraggio! E dopo averle
dato un besito è morta”.
I funerali si sono tenuti giovedì 21 luglio, alle 18, nella Cattedrale dell’Almudena di
Madrid, presieduti dall’arcivescovo di Madrid Carlos Osoro Sierra, alla presenza di
numerosi vescovi e cardinali vicini alla realtà neocatecumenale e agli itineranti di tutta
Europa. Intanto le comunità di tutto il mondo si sono riunite in preghiera in segno di
riconoscimento per questa donna che, con la sua passione e il suo dare la vita, ha
trasmesso loro l’amore per Cristo e per la Chiesa.
Così, Papa Francesco, si è rivolto, in un messaggio, ai fedeli riuniti a Madrid per le esequie
di Carmen Hernandez:
“Ho appreso con emozione la notizia della morte di Carmen Hernandez, sopraggiunta al
termine di una lunga esistenza, segnata dal suo amore per Gesù e da un grande slancio
missionario. In quest’ora di doloroso distacco, sono spiritualmente vicino, con affetto, ai
familiari e all’intero Cammino Neocatecumenale, di cui lei è stata co-iniziatrice, come
pure a quanti hanno apprezzato il suo ardore apostolico, concretizzato soprattutto
nell’indicare un itinerario di riscoperta del Battesimo e di educazione permanente alla
fede. Ringrazio il Signore per la testimonianza di questa donna, animata da sincero amore
per la Chiesa che ha speso la sua vita nell’annuncio della Buona Novella in ogni ambiente,
anche quelli più lontani, non dimenticando le persone più emarginate. Affido la sua anima
alla Divina Bontà affinché la accolga nel gaudio della Pasqua eterna e incoraggio coloro
che la hanno conosciuta, e quanti aderiscono al Cammino Neocatecumenale, a mantenere
viva la sua ansia evangelizzatrice, operando in fattiva comunione con i vescovi e i
sacerdoti ed esercitando la pazienza e la misericordia con tutti”.
Omelia al funerale dell’arcivescovo di Madrid Carlos Osoro Sierra
“Parola, liturgia, comunità” sono per l’arcivescovo di Madrid, monsignor Carlos Osoro
Sierra, le basi del Cammino neocatecumenale, “nuovo cammino di incontro con Cristo e
la sua Chiesa”. “Il Signore distruggerà per sempre la morte, asciugherà le lacrime da
ogni volto cancellerà l’obbrobrio dalla terra”, ha detto il presule nell’omelia rivolgendosi
ai numerosi cardinali, vescovi, sacerdoti e itineranti di tutto il mondo presenti al rito, tra
cui lo stesso Arguello e l’altro responsabile del Cammino a livello internazionale, padre
Mario Pezzi. “L’essere umano – ha spiegato mons. Osoro – ha parole e soluzioni mentre
vive in questo mondo, ma non ha soluzioni né parole per la morte. Davanti alla morte,
tutto ciò che possiamo dire è: ‘vi accompagniamo in questo dolore’. Inoltre, tutti
sappiamo che prima o poi moriremo. Potete immaginare che cosa significa la notizia che
Dio distruggerà per sempre la morte?”. Il Signore, ha aggiunto l’arcivescovo, “ci rivela
inoltre un grande mistero: la morte è stata sconfitta” da Colui che, senza peccato, “si è
rivelato nella nostra esistenza con un volto che ci guarda con immensa misericordia”.
Infine, ha fatto notare, la Parola di Dio “ci provoca a uscire per essere annunciata a tutta
l’umanità”, come Pietro, Giovanni e Giacomo “ci fa vivere una realtà essenziale, che
tocca i fondamenti della vita e della storia”. Qui a Madrid, ha concluso, Carmen “ha
sperimentato la grazia trasformatrice della Parola di Dio quando ha incontrato Kiko tra i
poveri”.
Grazie, Carmen Hernandez, per il servizio fatto alla Chiesa.