CIVIDALE candidata a PATRIMONIO MONDIALE UNESCO per i
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CIVIDALE candidata a PATRIMONIO MONDIALE UNESCO per i
E CIVIDALE candidata a PATRIMONIO MONDIALE UNESCO per i beni risalenti al periodo longobardo 6 levare l’eredità longobarda di Cividale del Friuli al rango di “Patrimonio dell’Umanità” tutelato dall’UNESCO. Poteva apparire un’aspirazione, un’idea ambiziosa. Per due ragioni: la prima legata alla relativa consapevolezza sul “valore” dell’eredità di quel popolo nordico sottovalutato (se non semi-cancellato) sino a pochi decenni orsono dalla storiografia ufficiale; la seconda riferibile alla complessità della procedura necessaria per conseguire il prestigioso riconoscimento. In effetti i Longobardi sono stati a lungo perseguitati da una sorta di “damnatio memoriae” alimentata, da un lato, dalla sconfitta subita – dopo quasi tre secoli di loro regno in Italia – ad opera di Carlo Magno e alla epopea carolingia dilagata nella fantasia popolare e nella letteratura con i trionfi del Sacro Romano Imperatore. Dall’altro lato il popolo “dalle lunghe barbe” fu bollato dall’opera critica della Chiesa altomedievale, che proprio nei Longobardi aveva individuato il rivale più pericoloso nell’affermazione del proprio nascente potere temporale. Descritti come barbari sanguinari, avversari del Papato, massacratori di preti, i Longobardi nulla di diverso avevano invece fatto rispetto a tutti i popoli del tempo per i quali l’oro e il sangue erano il prezzo della supremazia e della sconfitta. Ai Duchi longobardi, e alla loro reciproca competizione, si deve invece la costruzione e il recupero di chiese e monasteri, la salvaguardia in queste sedi di elementi basilari della cultura classica, e soprattutto la costruzione di un “modello” di relazioni grazie al quale ai Longobardi oggi si ascrive l’alta missione storica di aver operato la fusione tra la cultura e le tradizioni della classicità a quelle dei popoli del Nord e dell’Est d’Europa. Esattamente quanto rilevato da Goethe che per primo aveva asserito come il Medioevo si sia potuto sviluppare solo nel momento in cui tradizioni classiche e tradizioni germaniche si sono incontrate e fuse. Goethe aveva però trascurato un altro fondamentale apporto longobardo: l’effetto di trascinamento nella storia del quadrante occidentale dei popoli slavi e delle loro culture, ulteriori elementi nella fucina in cui è stata forgiata – attraverso i successi- vi secoli – la nostra moderna Europa. A Cividale (primo Ducato longobardo in Italia, che ha dato forma al primo disegno geopolitico del Friuli) gli artigiani esperti nel modellare pietra, metalli, oro e quelli di altre aree italiane e mediterranee specialisti in costruzioni, pitture e stucchi, hanno dato forma a elevate espressioni artistico-monumentali. E Cividale è divenuta – con le sue ricchissime collezioni – il luogo più ricco della complessiva eredità longobarda. Questa quadro di livello assoluto non era completamente decifrato nel 1996, quando l’Amministrazione comunale di allora avanzò la prima richiesta al Governo italiano per l’inserimento della città e del Tempietto longobardo nella Lista del Patrimonio Mondiale. Non certo un demerito: tempi, livello di conoscenza, sensibilità specifica sul periodo altomedievale erano allora diversi. Come molto diversa e molto meno restrittiva e selettiva era la disciplina delle procedure adottate dall’UNESCO. L’idea-base di candidare Cividale venne dunque rilanciata nel gennaio 2004 con l’istituzione, da parte dell’Amministrazione comunale di Cividale, di un Comitato composto dai rappresentanti designati dalle principali Istituzioni ed Enti pubblici ed economici della Regione Friuli Venezia Giulia e da rappresentanti di maggioranza e minoranza in Consiglio Comunale. Già l’anno prima, tuttavia, la città di Brescia – altro caposaldo della cultura e dell’arte longobarde – aveva condiviso con Cividale progetti di collaborazione basati sulle preliminari relazioni tra associazioni di promozione del turismo sociale. Così nel 2005 i due Sindaci e i Presidenti dei Forum delle Associazioni di Promozione del Turismo Sociale di Brescia e Cividale dettero origine al processo costitutivo di una “rete” finalizzata ad avviare un sistema turistico integrato ed a costruire, nel tempo, una più ampia rete europea: un “corridoio geoculturale” che unisse i siti di matrice longobarda dalla Scandinavia al mar Jonio, seguendo il cammino nella storia dei popoli longobardi (“Langobardia - Regione virtuale europea”). Sotto gli auspici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (che doveva rinnovare la preliminare “Tentative List” dei siti italiani candidabili all’UNESCO) e con il supporto tecnico-scientifico del Comitato istituzionale, l’Amministrazione comunale assunse dunque la decisione finale di operare quale capofila di una candidatura “a rete” che unisse i siti longobardi – ammissibili secondo i criteri UNESCO – individuati dallo stesso MiBAC nell’area della “Langobardia maior” in cui si espressero al massimo livello il potere ed i fasti del Regno longobardo d’Italia (568-774 d.C.). Cividale si unì così a Brescia e a Castelseprio (Varese) dando vita, nel 2005, alla candidatura inserita nella “Tentative List” italiana con il titolo di “Cividale e le prime sedi di potere longobardo in Italia”. Nel mentre, con una nuova legge si erano disciplinate le procedure delle candidature UNESCO con l’introduzione del Piano di Gestione, strumento obbligatorio – accanto al Dossier Scientifico – con cui assicurare tutela, conservazione, promozione dei beni candidati. Nell’autunno del 2006 il Ministero, valutato lo stato delle varie candidature all’interno della nuova “Tentative List”, decise di lanciare la “rete” longobarda e richiese perciò a Cividale di intensificare l’impegno per la presentazione ufficiale della candidatura all’UNESCO nel gennaio 2008. Nella primavera del 2007, lo stesso Ministero assunse una nuova decisione: estendere la “rete” al di fuori della “Langobadia Maior”, tenendo in con- 7 Candidatura UNESCO 8 to il periodo del Regno longobardo d’Italia. Entrarono così in “rete” anche Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento e Monte Sant’Angelo, ciascuno caratterizzato dalla presenza di elementi artistico-monumentali “unici ed eccezionali”. La candidatura mutò nome in “Italia Langobardorum – Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)” e così fu presentata all’UNESCO di Parigi nel gennaio 2008. La storia più recente sull’iter della candidatura è cosa nota. Nell’estate del 2008 i “nodi” della “rete” longobarda furono visitati da un esperto nominato dall’ICOMOS, ente ispettivo dell’UNESCO, che espresse la sua valutazione. Un secondo giudizio fu formulato da un secondo esperto sulla sola base dei documenti prodotti. Nell’autunno 2008 l’ICOMOS richiese un complemento di istruttoria, elaborato dalla “rete” ed inviato dal MiBAC nel febbraio 2009. Il parere finale dell’ICOMOS fu da un lato di estremo apprezzamento per l’originalità e il valore della candidatura “longobarda” e del Piano di gestione, quest’ultimo reso ancor più innovativo dall’inserimento di una specifica linea di obiettivi e azioni per lo sviluppo socio-economico dei territori. Il suggerimento finale dell’ICOMOS – formulato nella primavera del 2009 – è stato infine di rinviare la presentazione finale della candidatura “seriale” all’organismo decisionale dell’UNESCO al fine di apportare ulteriori migliorie alla documentazione prodotta. Principali tra esse: l’estensione del sito tutelabile di Brescia; l’ampliamento delle zone di rispetto (buffer zone) di Spoleto e Campello sul Clitunno; l’approfondimento della storiografia longobarda in chiave europea; l’approfondimento dei criteri di selezione della “serie” dei beni candidati e della comparazione tra questi ed i beni di altre culture coeve. Cividale del Friuli, settembre 2008: visita dell’Ispettore ICOMOS alla presenza della rappresentante del Ministero e del prof. Torp Cividale del Friuli, 4-7 dicembre 2008: convegno internazionale di studi “L’VIII secolo, un secolo inquieto” (Sopra) Aquileia, 27 luglio 2008: illustrazione della candidatura al Ministro per i Beni e le Attività Culturali on. Sandro Bondi (A sinistra) Spoleto, 30 marzo 2009: firma dell’intesa per la collaborazione tra il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Mittelfest di Cividale e Benevento Città Spettacolo (A destra) Trieste, 8 marzo 2010: incontro con il Ministro degli Esteri on. Franco Frattini La sede dell’UNESCO a Parigi Nessun rilievo per il “nodo” di Cividale e per le sue proposte specifiche (Area della Gastaldaga con il Tempietto Longobardo; Area archeologica del Palazzo patriarcale e del Duomo). Nei mesi successivi in pieno accordo e sotto la supervisione del MiBAC – fermamente determinato a ripresentare la candidatura – i gruppi tecnico-scientifici hanno approfondito le elaborazioni e il risultato finale (4 volumi per circa 1800 pagine complessive) è stato consegnato personalmente dal Sindaco Attilio Vuga – anche nelle vesti di Presidente dell’Associazione “Italia Langobardorum” nel frattempo costituita tra Comuni coinvolti nel progetto quale ente di governo della “rete” – all’Ambasciata d’Italia presso l’UNESCO di Parigi e, subito dopo, all’Ufficio del Patrimonio Mondiale. Nuovo il titolo della italiana candidatura 2010: “I Longobardi in Italia. I centri del potere (568-774 d.C.)”. Un segno sul maggior valore attribuito all’innesto di culture e tradizioni del nord e centro-est d’Europa apportati dai Longobardi nell’alveo della cultura classica e una specifica attenzione – con maggior aderenza allo spirito e ai costumi longobardi – all’utilizzo di palazzi e monumenti, anche quelli destinati al culto, alle finalità originarie che erano l’affermazione del potere regio e di quello dei singoli duchi. Di speciale valore per l’odierno sviluppo turistico-economico dei territori, infine, le riaffermate linee-guida del Piano di Gestione, destinate a movimentare – in un’ottica “di sistema” – le risorse di eccellenza delle singole aree nei settori di preminente interesse turistico (agroalimentare, enogastronomia, artigianato, servizi di ospitalità, tecnologie di informazione e comunicazione ed altre produzioni dedicate). Ora, una nuova attesa per le risposte dell’ICOMOS e per l’accesso al giudizio finale dell’UNESCO, oggi preventivabile nel 2011. 9