Sintesi del progetto: ABBANAI, “dare a chi è senza”. Un futuro per il

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Sintesi del progetto: ABBANAI, “dare a chi è senza”. Un futuro per il
Sintesi del progetto: ABBANAI, “dare a chi è senza”. Un futuro per il popolo Wadabé
Scopo del progetto:
Il progetto vuole dare una risposta immediata e significativa ai bisogni emergenti delle popolazioni Wadabé.
Abitano nel sud del Sahara nel Niger (tra i paesi più poveri del mondo) ma nessuno sa da dove provengono,
molto probabilmente i loro passi si muovono lontano, nel tempo e nello spazio: si parla di Mesopotamia,
addirittura. Migrazioni che durano decenni, forse centinaia di anni, che li portano a lasciare tracce proprio lì,
nel sud del Sahara, dove i graffiti indelebili sulle pareti delle grotte attestano che la loro presenza in quella
zona risale a circa cinquemila anni fa, in piena Età della Pietra. Si ritengono il popolo più bello del mondo,
ma gli altri nomadi del deserto li disprezzano. Loro sono i Wadabé, il cui nome significa coloro che vivono nel
vincolo della purezza.
In questi anni di sconvolgimenti climatici accelerati, causati soprattutto dall’inquinamento dell’aria e
dall’effetto serra creato dal nostro mondo di benessere e spreco, sembrano amplificati nell’area saheliana,
dove gli ultimi pastori nomadi del pianeta - i Wadabé - che vivono serenamente con le loro mandrie di
mucche, nel rispetto assoluto per l’ambiente, si trovano da anni in uno stato d’emergenza a causa della
siccità cronica. Ad anni di siccità moderata seguono anni di estrema siccità e la vita di questa gente si è
trasformata in una continua lotta per la sopravvivenza. I Wadabé hanno un profondo senso di solidarietà e di
unità tra di loro.
Se una famiglia possiede animali ed un'altra ne è priva, immediatamente chi si trova con il bestiame lo divide
con chi è rimasto senza.
Da qui il progetto “ABBANAI”, parola antica presente nel loro vocabolario e nella loro cultura, che significa
letteralmente “dare a chi è senza”.
È parte del loro codice di comportamento da sempre, è il loro modo di essere. Nella loro cultura è
inconcepibile che l’uomo possa pensare solo a sé, senza tener conto di tutti gli altri. La condivisione dei beni
materiali è alla base della loro vita, poiché essi non si concepiscono come individui separati, magari in
competizione fra di loro come spesso avviene in occidente, ma come un unico corpo. L’intervento,
ispirandosi a questi principi, mira ad acquistare capi di bestiame, orami quasi tutti decimati, e ristabilire la
catena del “dono”, favorendo, altresì anche la creazione di gruppi di donne che gestiscano una cassa
solidale a favore dei più bisognosi.
L’intervento risponde pienamente ai criteri della L.R. 26/99, caratterizzandosi come azione umanitaria e
solidaristica che favorisca lo sviluppo locale legato alla valorizzazione delle identità culturali del luogo e
trasmettendo contenuti e strumenti in grado di attivare percorsi virtuosi di empowerment, secondo un
approccio bottom up.
Attività previste:
Il progetto prevede attività differenziate in grado di dare una risposta immediata ai bisogni emergenti delle
popolazioni Wadabé:
1. Acquisto di bestiame nei mercati locali
2. Distribuzione dei capi acquistati alle famiglie che non posseggono bestiame al fine di garantire il
proseguimento dell’attività economica quasi esclusiva dell’area
3. Formazione in area zootecnica al fine di favorire l’innalzamento di competenze nel miglior utilizzo delle
risorse disponibili; assistenza veterinaria
4. Sostegno a gruppi di donne che attraverso la creazione di “casse di solidarietà” si occupino di coloro che
vivono condizioni di estrema difficoltà.
Attività trasversali previste:
1. Management: creazione gruppo di coordinamento Italia/Niger per la gestione e amministrazione
dell’intervento - avvio progetto - pianificazione di dettaglio - missione italiana, in occasione della consegna
del bestiame, per analisi della situazione e delle condizioni della popolazione Wadabé - monitoraggio e
valutazione.
2. Sensibilizzazione: realizzazione di un DVD documentaristico - Campagna di sensibilizzazione in Umbria
sui bisogni emergenti delle popolazioni Wadabé - iniziative di raccolta fondi.
Descrizione dei fabbisogni di intervento:
L’intervento previsto è rivolto a contrastare i fenomeni di povertà emergenti nella popolazione Wadabé.
Il popolo Wadabé è un piccolo gruppo etnico di circa 45.000 persone. Essi non esistono per il Niger (il
secondo paese più povero del mondo) e lottano per sopravvivere alla logica aggressiva che li circonda.
Non rientrando nella sfera degli interessi economici occidentali la loro sofferenza rischia di esser dimenticata
nell’indifferenza generale.
Wadabé significa “gente del tabù” essi infatti non si sono mai mescolati con gli altri gruppi etnici.
Ciò ha permesso loro di mantenere l’originalità della loro cultura e la purezza delle loro tradizioni le cui origini
si perdono nella notte dei tempi.
Alcuni studiosi ritengono che essi siano provenienti dall’ antico Egitto, altri pensano dall’Oriente.
Da migliaia di anni attraversano l’area saheliana sempre alla ricerca di pascoli per il loro bestiame con il
quale vivono in totale simbiosi.
Pastori nomadi gentili e mistici non conoscono la guerra né la proprietà privata, vivono in gruppi famigliari,
amanti della libertà si muovono con le loro mandrie nei paesaggi aridi e stepposi del Sahel.
Posseggono un’antichissima letteratura orale che nel ventesimo secolo fu trascritta da un mistico
mussulmano (sufi) in lingua fufuldé.
Lo sconvolgimento ecologico è la causa di una siccità cronica nel Sahel e dell’avanzamento del deserto del
Sahara di 6 km l’anno. La vita dei Wadabé si è trasformata negli ultimi anni in una vera lotta per la
sopravvivenza. Essi non possono spostarsi verso sud con i loro animali a causa della presenza di altre
popolazioni che praticano l’agricoltura. Ciò creerebbe sicuramente dei conflitti che i pacifici Wadabé cercano
di evitare.
A nord invece entrerebbero nella zona desertica dove non vi sono pascoli per le loro mandrie.
Negli ultimi due anni la siccità ha colpito in modo particolare la zona saheliana, le popolazioni nomadi che si
trovano in questa zona e che sono vissute da sempre di pastorizia hanno perso la loro fonte di
sopravvivenza, cioè i loro animali.
Nella tradizione Peul quando la siccità o altre calamità uccidevano il bestiame, le famiglie che possedevano
ancora animali li dividevano con chi non era più in grado di sostenersi.
Questa tradizione solidale ha permesso la sopravvivenza delle famiglie Wadabé durante i secoli. I nomadi
sono così riusciti a portare avanti fino a questo momento la loro cultura e per dirla con le loro parole, la loro
“vocazione pastorale”.
Ma in questi anni gli sconvolgimenti climatici accelerati, causati soprattutto dall’inquinamento dell’aria e
dall’effetto serra creato, sembrano amplificati nell’area saheliana. Ad anni di siccità moderata seguono anni
di estrema siccità e la vita di questa gente si è trasformata in una continua lotta per la sopravvivenza.
L’anno scorso sono morte le loro mandrie di mucche ed anche molte persone hanno perso la vita per sete,
fame, stenti e malattie.
Generalmente la stagione della fame inizia verso aprile - maggio e dura fino all’arrivo delle piogge a fine
agosto. Purtroppo ultimamente le piogge sono scarse e si comincia a soffrire già a partire dal mese di
febbraio.
I Wadabé dopo la strage dei loro bovini sono stati costretti a portare dei lievi cambiamenti culturali. Da alcuni
anni avevano introdotto l’uso di alcuni dromedari, animali resistenti alla siccità ed alla fatica e l’esperienza
era stata positiva.
I dromedari offrono un latte squisito e altamente vitaminico. Da ora in poi dovranno vivere più come nomadi
del deserto che della savana. Trasformare la mandria bovina in mandria di dromedari che possano
assicurare la sopravvivenza del gruppo nei mesi di fame non è cosa da poco!
Servono fondi per l’acquisto di cammelli e di asini. Gli asini sono importanti come mezzo di trasporto. Anche
capre e pecore sono animali resistenti che possono salvare dalla fame.
Rapporti con altre iniziative in ambito locale, nazionale e/o comunitario
Obiettivi perseguiti:
Il progetto si propone di ricostituire nel circondario di Tchintabaraden la vita nomade pastorale attraverso
l’acquisto di animali per le famiglie più povere che hanno perso totalmente il loro bestiame a causa della
siccità e che al momento se non muoiono di fame è solo grazie agli sforzi immensi dell’Associazione
Kaouritel che cerca di assisterli distribuendo cibo.
Gli obiettivi del progetto sono:
- salvare le popolazioni nomadi dando loro la possibilità di continuare la vita pastorale nel loro ambiente;
- promuovere l’allevamento tradizionale, vocazione del popolo nomade;
- dare ai nomadi la possibilità di preservare le loro millenarie tradizioni di vita;
- sostenere le famiglie più povere che hanno perso tutti gli animali;
- migliorare le condizioni di vita a livello alimentare per le fasce più deboli, donne e bambini, con il
latte, alimento base del popolo Wadabé;
- migliorare la salute delle persone e degli animali;
- migliorare la sicurezza degli alimenti;
- offrire supporto e formazione agro-zootecnica finalizzati al miglioramento della produttività del bestiame,
delle derrate da esso derivate (carne e latte).
Il popolo Wadabé grazie a questo progetto può perpetuare la propria cultura pastorale di cui va fiero e non
rischia così l’abbrutimento, l’esclusione e l’emarginazione sociale.
Il progetto sostiene anche l’esistenza di gruppi di donne Wadabé che mettono l’incasso delle loro vendite (di
latte e di piccoli prodotti artigianali)sul mercato locale in una cassa comune per il sostegno di coloro del
gruppo che sono in seria difficoltà (bambini malati ecc.).