Misure di velocità di propagazione nei cavi segnale del rivelatore
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Misure di velocità di propagazione nei cavi segnale del rivelatore
Alma Mater Studiorum · Università di Bologna FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Corso di Laurea in Fisica Misure di velocità di propagazione nei cavi segnale del rivelatore TOF di ALICE Tesi di Laurea in Fisica Relatore: Chiar.mo Prof. LUISA CIFARELLI Presentata da: DAVIDE SGALABERNA Sessione II Anno Accademico 2007/2008 2 Indice Introduzione 5 1 La sica di ALICE 7 1.1 Cenni di QCD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 1.2 La transizione di fase della QCD . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 1.3 Collisioni di ioni pesanti ultra-relativistici e formazione del QGP 12 1.4 Osservabili del QGP ad ALICE 1.5 Prove sperimentali del QGP ottenute a RHIC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 L'apparato sperimentale di ALICE 2.1 2.2 13 17 25 I rivelatori di ALICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 2.1.1 Il Sistema di Tracciamento Interno (ITS) . . . . . . . . 26 2.1.2 Camera a Proiezione Temporale (TPC) . . . . . . . . . 27 2.1.3 Il rivelatore a radiazione di transizione (TRD) . . . . . 28 2.1.4 Il sistema di identicazione delle particelle . . . . . . . 28 2.1.5 Lo spettrometro per fotoni PHOS . . . . . . . . . . . . 29 2.1.6 Spettrometro per muoni 29 2.1.7 Rivelatori ad alta rapidità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Il TOF di ALICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 2.2.1 Risoluzione temporale richiesta per il TOF PID . . . . 32 2.2.2 Descrizione generale del TOF . . . . . . . . . . . . . . 34 2.2.3 I moduli del TOF . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 2.2.4 Le MRPC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 2.2.5 Prestazioni delle MRPC . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 2.2.6 L'elettronica del TOF . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 3 Misura dei ritardi di propagazione 45 3.1 Misura del ritardo di propagazione e dello skew-pair . . . . . . 48 3.2 Seconda misura dei tempi di propagazione 63 Conclusioni . . . . . . . . . . . 69 3 4 Bibliograa INDICE 70 Introduzione Lo scopo di questa tesi è misurare il ritardo di propagazione dei segnali nei cavi che verranno utilizzati nel rivelatore Time of Flight (tempo di volo, TOF) dalle schede di front-end ai TDC. Prima della presentazione delle misure fatte in laboratorio la tesi ore una descrizione generale dell'esperimento ALICE. Con l'entrata in funzione di LHC (Large Hadron Collider ) al CERN di Ginevra nel 2008 sono attese nuove interessanti scoperte nella sica delle alte energie. Si raggiungeranno in collisione protone-protone energie del centro di massa pari a 14 TeV. Questo ha permesso di sviluppare la sica degli ioni pesanti ultrarelativistici a energie mai raggiunte in precedenza: è quindi possibile studiare la materia ad elevate densità di energia mediante collisioni di nuclei pesanti ed osservarne quindi il comportamento ad alte temperature. L'obiettivo dell' esperimento ALICE, A Large Ion Collider Experiment (uno dei quattro presenti a LHC) è studiare lo stato deconnato di quark e gluoni, ovvero il QGP, Quark Gluon Plasma. Ci si attende che aumentando la temperatura del sistema il potenziale di interazione tra quark tenda a zero al crescere del raggio permettendo quindi a quark e gluoni di muoversi liberamente, apparendo come un gas asintoticamente libero. La comprensione di questo nuovo stato della materia permetterebbe di risalire alle condizioni µs dopo il sN N = 5.5 TeV, iniziali dell'universo, dato che i quark erano deconnati no a 40 Big Bang. Con ALICE si studieranno collisioni Pb-Pb con √ l'energia nel centro di massa per coppia di nucleoni. Nel primo capitolo descriverò la sica dell'esperimento ALICE, e in particolare lo stato di QGP, che in parte è già stato studiato all'SPS del CERN e a RHIC di Brookhaven. Nel secondo capitolo riporterò una descrizione generale del rivelatore ALICE nelle sue componenti più importanti. Saranno presentati i vari rivelatori dell'esperimento e ci soermeremo in particolare sul sistema di Time Of Flight (TOF), in tutte le sue componenti principali. La responsabilità di questo rivelatore è assegnata interamente al gruppo ALICE di Bologna in collaborazione con un gruppo di ricercatori di Salerno. Il TOF è costituito 5 6 INDICE da 1638 camere a piani paralleli resistivi multigap, dette MRPC. Le MRPC permettono di avere un'ottima risoluzione temporale, fondamentale nella identicazione delle particelle cariche prodotte su un grande angolo solido ed in un ampio intervallo di impulsi. La risoluzione temporale complessiva del TOF è attesa essere inferiore ai 100 ps. Verrà poi fatta una descrizione dell'elettronica utilizzata nel TOF e del sistema elettronico di lettura del segnale (readout ) nelle sue componenti più importanti. Nel terzo ed ultimo capitolo riporterò le misure fatte in laboratorio su cavi segnale, l'analisi e l'elaborazione dei dati ottenuti. Inne esporrò una argomentazione dettagliata dei risultati conseguiti. Capitolo 1 La sica di ALICE 1.1 Cenni di QCD Le interazioni che interessano l'esperimento ALICE sono di tipo forte. Esse sono descritte molto bene da una teoria di Gauge detta QCD (Quantistic Cromo Dynamics - Cromodinamica quantistica). La QCD è una teoria di campo quantistica che descrive le interazioni tra quark e gluoni in termini di scambio di una particella bosonica virtuale, portatrice del campo forte. La QCD si basa su alcuni punti fondamentali: • i quark hanno una carica elettrica frazionaria (prendendo come carica unitaria quella dell'elettrone) ed una carica detta di colore (red, blue o green ), fondamentale per spiegare l'esistenza di alcuni barioni e mesoni senza contraddire il principio di esclusione di Pauli; • l'interazione di colore è mediata da 8 bosoni vettori, detti gluoni, i quali posseggono una carica di colore, ma sono privi di carica elettrica; • i quark si possono legare solamente in stati di singoletto di colore, ovvero con una funzione d'onda di colore anti-simmetrica; • è possibile fare una stima della costante di accoppiamento forte αs conαs ' frontandola con la costante di accoppiamento elettromagnetica: αem −2 100. Poiché αem ∝ O(10 ) si ottiene αs ' 1: non sono perciò possibili sviluppi perturbativi agli ordini più bassi a basse energie; • i gluoni possono interagire tra loro producendo un eetto di antischermaggio sulla carica di colore per cui l'intensità della forza forte tende a zero a corto raggio mentre aumenta a lungo raggio; questo rende molto dicile l'osservazione di cariche di colore libere; 7 8 CAPITOLO 1. • LA FISICA DI ALICE l'accoppiamento diminuisce con l'aumentare dell'impulso trasferito. Come sopra ricordato l'interazione forte diventa più debole man mano che le distanze diminuiscono in quanto vi è un eetto di antischermaggio dovuto alle uttuazioni quantistiche del vuoto: questa proprietà viene chiamata libertà asintotica. In pratica, a piccole distanze tendono a dominare i diagrammi di Feynman all'ordine più basso e l'interazione (scattering ) tra quark è data approssimativamente soltanto dallo scambio di un gluone. Quindi all'interno degli adroni i quark possono essere considerati liberi. Un esempio di questo fenomeno viene mostrato in gura 1.1, dove si nota che la costante di accoppiamento forte diminuisce con l'aumentare dell'energia trasferita, ed in gura 1.2 che mostra come la costante di accoppiamento forte aumenti al crescere della distanza. Figura 1.1: comportamento di αs in funzione dell'energia trasferita. Questo graco è stato ottenuto dall'esperimento ZEUS presso HERA [1]. Alcuni fenomeni non perturbativi, quali il deconnamento di quark e gluoni, vengono studiati mediante simulazioni al calcolatore su reticolo spaziotemporale, ovvero in uno spazio non più continuo ma discreto. Si riesce così a risalire all'andamento della costante di accoppiamento per una coppia di 1.2. LA TRANSIZIONE DI FASE DELLA QCD 9 quark -antiquark in funzione della distanza, a temperatura ssata. Aumentando la temperatura la costante di accoppiamento tende a zero anche a grandi distanze consentendo la formazione dello stato deconnato di quark e gluoni. Si viene quindi a formare, mediante una transizione di fase, uno stato in cui quark e gluoni non sono più connati in adroni, ma si possono muovere liberamente: questo stato della materia viene denominato Quark Gluon Plasma (QGP) e recentemente è stato notato che si comporta in modo molto simile ad un uido. Nella gura 1.2 si può osservare questo fenomeno: all'aumentare della temperatura la costante di accoppiamento tende a zero e i quark non sono obbligati a stare in stati legati poichè, come si vede dal graco, possono distare l'uno dall'altro anche 1 fm. Figura 1.2: simulazione del comportamento della costante di accoppiamento forte in funzione della distanza quark -antiquark al variare della temperatura del sistema [2]. 1.2 La transizione di fase della QCD Per transizione di fase si intende il cambiamento delle proprietà siche di un sistema termodinamico; in base al sistema le proprietà che cambiano possono essere diverse, ma ciò che distingue il tipo di transizione è come essa avviene. Possiamo classicare una transizione di fase mediante la velocità con cui varia l'energia libera nell'intorno della transizione: 10 CAPITOLO 1. • LA FISICA DI ALICE transizione di primo ordine: la derivata prima dell'energia libera del processo è discontinua; vi è un calore latente durante la transizione e la derivata prima dell'entropia è discontinua; • transizione di secondo ordine: la derivata prima dell'energia libera è continua e tutte le derivate successive sono discontinue; • cross-over : la transizione di fase avviene in modo continuo sia per l'energia libera che per le sue derivate; in questo caso, a dierenza dei precedenti, le proprietà siche variano più lievemente senza dar vita a cambiamenti bruschi. In situazioni particolari una transizione di fase è caratterizzata da punti critici ovvero punti in cui la transizione passa da un ordine all'altro. In genere, durante una transizione di fase, la simmetria del sistema varia e questo accade anche nel caso del passaggio da fase adronica a partonica nell'ambito della QCD. Come già detto in precedenza, per studiare le transizioni di fase ed il QGP per i quali non si possono applicare metodi perturbativi, si sono resi necessari sviluppi numerici e non più analitici (risolvendo così le divergenze delle teorie di Gauge ). Questo metodo comporta però grandi sforzi in termini di calcolo. Secondo le previsioni della QCD su reticolo la materia può assumere diversi stati, mediante transizioni di fase, al variare della temperatura e della densità barionica del sistema. Il tipo di transizione di fase dipende dalle masse dei quark e dal numero di sapori (avour ) impiegati nelle simulazioni: Per bassi valori di temperatura e densità barionica la materia si presenta come un gas ideale di adroni che segue approssimativamente la legge di 4 Boltzmann per la pressione (∝ T ). Invece, per alti valori di temperatura e densità barionica pressochè nulla la materia è in uno stato di QGP. Tale stato è quello che si suppone abbia caratterizzato l'universo nei suoi primi istanti di vita (vedi gura 1.3). Da studi su reticolo si è potuto vedere che la formazione del QGP provoca un aumento repentino della densità di energia del sistema in corrispondenza della temperatura di transizione stimata a Tc = (173±15)MeV; in questa fase la densità di energia è proporzionale a T 4 . 3 La densità di energia è valutata entro il seguente intervallo: 500 MeV/fm < c < 1 GeV/fm3 . Il tipo di transizione, la temperatura critica Tc e la densità di energia critica c dipendono dal numero di avour e, come già ricordato sopra, dal valore delle masse dei quark, come si può osservare dalla gura 1.4 Nella gura 1.3 viene mostrato il diagramma di fase della QCD. Il QGP dovrebbe essere prodotto portando la materia adronica ad una temperatura di circa 170 MeV che può essere raggiunta facendo collidere tra loro nuclei pesanti molto energetici. 1.2. 11 LA TRANSIZIONE DI FASE DELLA QCD Figura 1.3: diagramma di fase della QCD in termini di temperatura e densità barionica [2]. Figura 1.4: densità di energia del sistema in unità di T4 in funzione della temperatura nel caso di due o tre sapori di quark presenti nella transizione. Il graco mostra che in prossimità della temperatura critica sco aumento del numero di gradi di libertà. sperimentali ottenuti all'SPS e a RHIC [2]. Tc vi è un bru- Sono mostrati anche i punti 12 CAPITOLO 1. 1.3 LA FISICA DI ALICE Collisioni di ioni pesanti ultra-relativistici e formazione del QGP L'utilizzo di ioni pesanti, e non più nucleoni, consente di ottenere una zona ad alta densità di particelle. Infatti le collisioni di ioni pesanti permettono di avere un elevato numero di nucleoni in una ristretta regione di spazio, consentendo la formazione di un numero elevato di collisioni binarie. Per energie molto alte viene favorita la creazione di un sistema partonico in equilibrio in cui quark e gluoni costituiscono i gradi di libertà. Con la formazione del QGP si ha un enorme aumento dei gradi di libertà del sistema. In seguito alla collisione di due ioni pesanti ultra-relativistici il sistema attraversa diverse fasi. Nelle fasi iniziali della collisione, cioè qualche fm/c dopo l'impatto, si hanno enormi densità di partoni che in situazione di equilibrio formano il QGP. Prima della formazione del QGP si producono quark pesanti e jet, cioè particelle con massa elevata ed alto impulso trasverso (PT 1 GeV/c), superiore ai valori medi degli impulsi del plasma. In questa fase vengono inoltre prodotti fotoni, reali e virtuali, che producono coppie di leptoni le quali possono essere utili per ricostruire la distribuzione in impulso dei quark, anche se la loro rivelazione è molto dicoltosa. Il tempo di formazione del QGP cioè l'istante in cui si raggiunge un equilibrio termodinamico nel gas di partoni dipende dalla densità di particelle e dalla intensità con cui esse interagiscono. In seguito alla collisione il sistema prodotto passa attraverso diverse fasi: • termalizzazione: si ha in seguito ad una ripartizione dell'energia dovuta alle interazioni tra le particelle prodotte nelle collisioni, che porta all'equilibrio termico. In questa fase si ha una ridenizione delle abbondanze relative tra gluoni e quark, causata dallo scattering anelastico; • espansione: la pressione interna produce una espansione della re- ball, termine con cui viene denominato il sistema altamente eccitato prodotto dalla collsione tra nucleoni, che provoca un abbassamento della temperatura e della densità di energia; • congelamento (freeze-out ) chimico: avviene l'adronizzazione e la formazione dei primi stati legati e si ha quando la densità di energia 3 raggiunge il valore critico di circa 1 GeV/fm . Le specie adroniche prodotte non si modicano più per collisioni inelastiche. Questa fase è caratterizzata da una forte riduzione della densità di energia e da un rapido aumento del volume della regione di interazione; 1.4. • OSSERVABILI DEL QGP AD ALICE 13 congelamento (freeze-out ) termico o cinetico: è l'ultima fase, nella quale le distribuzioni in impulso smettono di variare e le interazioni cessano in quanto le distanze tra gli adroni superano il range dell'interazione forte cioè il libero cammino medio diventa dello stesso ordine di grandezza delle dimensioni del sistema. Figura 1.5: evoluzione della collisione Pb-Pb ad alta energia in funzione della variabile temporale [2]. 1.4 Osservabili del QGP ad ALICE In questo paragrafo sono riportate le osservabili sperimentali che, secondo le previsioni, forniranno le prove della formazione del Quark Gluon Plasma nell'esperimento ALICE. Queste prove saranno indirette in quanto le particelle rivelate saranno elettroni, muoni, pioni, kaoni e fotoni, e non quark e gluoni costituenti del plasma. Vi sono diversi tipi di segnali ed eetti che caratterizzano lo stato di QGP e quindi permettono di identicarlo. Ricordiamo qui: segnali chimici, segnali 14 CAPITOLO 1. LA FISICA DI ALICE cinematici, aumento della stranezza e produzione del mesone φ, soppressione degli stati legati c c̄ e segnali elettromagnetici. I segnali chimici si possono ricavare dallo spettro delle particelle prodotte e, in modo particolare, dai rapporti tra particelle di diversa natura. La composizione delle particelle viene ssata durante il freeze-out chimico, la fase nella quale avviene l'adronizzazione e la formazione degli stati legati. I segnali cinematici sono legati alla determinazione delle variabili ter- modinamiche e quindi al numero di gradi di libertà del sistema nello stato di plasma. Le quantità sperimentalmente osservabili, legate alla densità di entropia s, alla temperatura T ed alla densità di energia , sono il momento trasverso medio <pT >, la distribuzione in rapidità degli adroni dN/dy e la dET /dy . distribuzione in rapidità dell'energia trasversa La rapidità è denita come: +p L ) y = 12 ln( E E− p L La pseudorapidità è denita come: η = − ln[tan(θ/2)] dove E è l'energia, pL è l'impulso longitudinale e θ è l'angolo tra il momento della particella e la direzione del fascio. Nei prodotti della collisione tra ioni pesanti, in seguito alla formazione del QGP, si osserva un aumento della stranezza adroni contenenti quark s o antiquark quark u s s. cioè un aumento degli A basse energie la produzione del è sfavorita a causa della sua massa elevata rispetto a quella dei quark e d (circa 95 MeV rispetto a 1.5 e 7 MeV), mentre è favorita durante la formazione del plasma in quanto a T ≈ Tc la sua massa si riduce, diven- tando inferiore alla temperatura critica. La produzione del quark s avviene sia nei primissimi istanti della collisione che durante la formazione del QGP, tramite la fusione dei gluoni che non possono creare quark u e d, già presenti in abbondanza, per non violare il principio di esclusione di Pauli. La maggior parte dei quark s sono presenti nel mesone K. Risulta quindi facile misurare l'aumento della stranezza grazie al rapporto K/π . Inoltre nel mezzo deconnato vi è una elevata produzione di adroni ad alto contenuto di quark s come il mesone φ (ss) oppure i barioni Ξ (sqq) e Ω (sss), facilitati da meccanismi 1.4. 15 OSSERVABILI DEL QGP AD ALICE di ricombinazione nella fase di freeze-out chimico e dalla presenza numerosa di stati s s. I segnali elettromagnetici, fotoni e leptoni, sono molto importanti nel- lo studio dei primi istanti della formazione del QGP e della sua dinamica in quanto, siccome la costante di accoppiamento elettromagnetica è molto minore di quella forte, il QGP si presenta trasparente al loro passaggio. Attraverso fotoni diretti è quindi possibile studiare le fasi iniziali della formazione del plasma. Ci sono però alcuni aspetti che rendono dicile lo studio di questi segnali; in particolare è molto dicile discriminarli dal fondo (ad es. π 0 → γγ, µ → γγ ). Inoltre coppie di leptoni possono essere dovute al decadimento dei quark charm e beauty e in prossimità della temperatura critica Tc lo spettro dei fotoni diretti è molto simile a quello dei fotoni prodotti in un gas adronico. Una ulteriore prova del deconnamento e della formazione del QGP è la soppressione dello stato J /Ψ. Nelle collisioni tra ioni pesanti relativistici la produzione di quark charm -anticharm (c c) è consentita quando le energie in gioco riescono a superare la soglia di produzione. Nel QGP le coppie c c non possono dare origine a degli stati legati se la dimensione di questi stati è superiore al raggio di schermatura dell'interazione forte e questo avviene se la densità del mezzo è molto elevata. In questo caso, prima che c e c si leghino tra loro, vengono creati quark di tipo diverso dal charm che si legano con questi in stati di open charm come il mesone D a scapito di stati come la J/Ψ. All'aumentare della temperatura e della densità della carica di colore del mezzo incominciano quindi a diminuire gli stati legati di dimensioni maggiori. ≈ Tc scompare la Ψ' ed incomincia l'assorbimento della /Ψ; a T ≈ 1.1Tc si osserva la scomparsa degli stati ξc e a T ≈ 1.3Tc avviene la soppressione denitiva della J/Ψ. La soppressione dello stato J/Ψ è favorita Alla temperatura T J anche dalle interazioni con pioni e nucleoni; infatti, nella prima fase della formazione della J/Ψ, la coppia c c si trova nello stato di ottetto di colore che, a causa della grande sezione d'urto dovuta ad una grande carica di colore, aumenta la probabilità di interazione con altre particelle. L'assorbimento della J/Ψ è quindi un importante indizio per lo studio della formazione del plasma. Prove della soppressione dello stato J/Ψ sono già state riscontrate all'SPS (vedi gura 1.6) [19] e a RHIC, dove però i risultati ottenuti non sono ancora denitivi. Siccome a LHC saranno in gioco energie molto maggiori, saranno oggetto di studio anche gli stati legati b b, più massivi del c c. 16 CAPITOLO 1. LA FISICA DI ALICE Figura 1.6: soppressione anomala degli stati J/Ψ misurata all'acceleratore SPS al CERN normalizzata al valore aspettato in funzione della densità di energia; la soppressione si ha con l'aumentare della densità di energia [19]. 1.5. 1.5 PROVE SPERIMENTALI DEL QGP OTTENUTE A RHIC 17 Prove sperimentali del QGP ottenute a RHIC In questo paragrafo verranno presentati alcuni risultati ottenuti al collisionatore di alte energie RHIC di Long Island che, pur non essendo conclusivi, costituiscono la base di partenza degli studi sul QGP a LHC. Le caratteristiche dei collisionatori RHIC e LHC sono mostrate nella tabella 1.1. RHIC collisioni LHC Au + Au √ sN N [GeV] QGP τ0 [fm/c] 3 ε[GeV/fm ] τ QGP [fm/c] τfo [fm/c] Pb + Pb 200 5500 0.2 0.1 25 200 2 - 4 20 - 30 ≥ 10 30 - 40 Tabella 1.1: caratteristiche dei collisionatori RHIC e LHC rispettivamente QGP è il tempo necessario per raggiungere per collisioni Au + Au e Pb + Pb. τ0 QGP l'equilibrio in presenza di QGP, ε è la densità di energia, τ è il tempo impiegato per il raggiungimento del freeze-out ovvero il tempo di vita del QGP, inne τfo è il tempo che indica il termine del freeze-out cinematico. A RHIC sono in funzione quattro esperimenti che hanno portato ad importanti risultati sullo studio del QGP: • usso ellittico Nelle collisioni di ioni pesanti vi sono moti collettivi, che prendono il nome di usso ellittico, evidenziati dalle distribuzioni dei prodotti nali. Tale usso ellittico è stato osservato per la prima volta a RHIC in collisioni di Au-Au a √ sN N = 200 GeV [17]. Il moto collettivo è dovuto alle alte pressioni che si generano quando si comprime e si riscalda la materia nucleare e la velocità di usso della materia è data dalla somma delle velocità delle particelle contenute in esso. La collisione tra due nuclei, in genere, non avviene frontalmente, ma con un certo parametro di impatto b che indica la distanza tra i due centri dei nuclei sul piano trasverso alla direzione del fascio. Come si può vedere dalla gura 1.7 il piano della reazione è denito dal parametro di impatto b e dalla direzione del fascio. Il parametro b si rivela 18 CAPITOLO 1. LA FISICA DI ALICE di enorme importanza poiché permette di classicare gli eventi a seconda della centralità dell'urto. Si calcolano delle stime sulla centralità mediante la molteplicità delle particelle ottenute dalla collisione ed il numero di nucleoni spettatori ovvero il numero di nucleoni che continuano a propagarsi lungo l'asse del fascio senza partecipare all'interazione. In seguito alla collisione si crea una reball con un'anisotropia geometrica e la regione di sovrapposizione che si ha durante la collisione ha una forma ellissoidale. Dal punto di vista macroscopico, sotto certe condizioni, le particelle prodotte convertono questa anisotropia geometrica iniziale in una anisotropia nella distribuzione dei momenti che può essere misurata. Figura 1.7: rappresentazione schematica di un urto tra due nucleoni e del prodotto con asimmetria ellittica, dovuta al gradiente di pressione sul piano orizzontale dell'urto; il piano della reazione è denito dalla direzione del parametro di impatto e dalla direzione del fascio e l'angolo azimutale del vettore parametro di impatto nel piano trasverso viene indicato con ΨRP . 1.5. PROVE SPERIMENTALI DEL QGP OTTENUTE A RHIC Figura 1.8: 19 rappresentazione schematica della deformazione ellittica della distribuzione delle particelle; se dei fasci incidente, mentre se v2 >0 la deformazione si ha lungo la direzione v2 <0 la deformazione si forma lungo la direzione perpendicolare alla direzione dei fasci. La distribuzione angolare delle particelle create negli urti ha un andamento di questo tipo: φ≈ dn/d dove 1+ 2 v2 (pT ) v2 (pT )cos 2φ+... è il coeciente di anisotropia ellittica che dipende dall'im- pulso trasverso (vedi gura 1.9) e dalla centralità dell'urto. Inoltre l'anisotropia della distribuzione si basa sugli impulsi dei quark e non degli adroni. Questo è giusticato solamente se si tiene conto di un passaggio alla fase deconnata. Se v2 (pT ) 6= 0 vi è una dierenza tra il ◦ ◦ ◦ ◦ numero di particelle parallele (0 e 180 ) e perpendicolari (90 e 270 ) al parametro di impatto; questo eetto è dovuto alla dierenza tra i gradienti di pressione paralleli e ortogonali a b. Si forma così il usso ellittico, ovvero una deformazione circa ellittica della distribuzione delle particelle nel piano trasverso (vedi gura 1.7). Sono stati ottenuti importanti risultati sperimentali sul usso ellittico a RHIC. Il usso ellittico che si osserva dipende dall'eccentricità del- 20 CAPITOLO 1. LA FISICA DI ALICE la regione di sovrapposizione della collisione e dalla quantità di interazioni subite dalle particelle. L'anisotropia geometrica che è all'origine del usso ellittico si attenua con l'evoluzione del sistema, l'eccentricità della reball diminuisce con l'aumentare del sistema e i gradienti di pressione si aevoliscono; quindi il usso ellittico può essere riscontrato solo nei primi istanti della collisione. Dal graco ottenuto durante gli eperimenti a RHIC, mostrato nella gura 1.9, si osserva che a basso pT la uidodinamica ideale è in accordo con i dati sperimentali, mentre per alti pT i dati si discostano dall'andamento previsto; questo è dovuto al fatto che le particelle ad alto pT sfuggono velocemente dalla reball senza subire re-scattering : quindi in questo frangente la uidodinamica non è applicabile. In assenza di re-scattering (gas perfetto) non si forma il usso ellittico; all'aumentare del re-scattering cresce il valore di v2 no a che il sistema si termalizza e smette di aumentare (limite idrodinamico). Il limite idrodinamico è stato raggiunto alla massima energia di RHIC [16]. Figura 1.9: andamento di v2 in funzione del momento trasverso. In questo graco viene inoltre mostrato un confronto tra il modello idrodinamico e i dati sperimentali [22]. 1.5. PROVE SPERIMENTALI DEL QGP OTTENUTE A RHIC Figura 1.10: v2 per diversi valori di √ sN N ; 21 si può notare che nella zona di bassa densità l'andamento è quello di una retta[22]. 22 CAPITOLO 1. • LA FISICA DI ALICE rapporti fra particelle I rapporti di particelle, di cui abbiamo già parlato, permettono di risalire alla temperatura di freeze-out chimico e alla densità barionica del sistema. Inoltre i rapporti tra particelle e antiparticelle prodotte, che sono deniti da una data temperatura e dall'energia del centro di massa della collisione, sono importanti per stabilire se il sistema si trova in equilibrio termico. Nel caso del QGP questi rapporti si deniscono nella fase di freeze-out chimico ad una temperatura T ≈ Tc . A RHIC si è potuto osservare un ottimo accordo tra le previsioni del modello statistico e i risultati sperimentali per una energia di 200 √ sN N = GeV, in tutti i suoi 4 esperimenti, come mostrato in gura 1.11. Figura 1.11: rapporti di particelle appartenenti a specie diverse; in questo graco si può osservare il confronto tra i dati sperimentali di RHIC ed un t eettuato tramite un modello statistico [21]. • jet quenching Un altro importante risultato raggiunto a RHIC per lo studio delle proprietà del QGP è l'evidenza dell'attenuazione dei getti di particelle (jet ), detto jet quenching. I jet vengono prodotti nell'istante della collisione, in intervalli di tempo molto ridotti rispetto al periodo di formazione ed evoluzione del QGP. Quindi si può aermare che i jet sono segnali esterni indipendenti e per questo il loro studio è importante. Il jet, provienente da un partone con alto impulso trasverso, interagisce 1.5. PROVE SPERIMENTALI DEL QGP OTTENUTE A RHIC 23 fortemente con la materia deconnata colorata con conseguente perdita di energia per Bremsstrahlung cioè grazie all'irraggiamento di gluoni circa nella direzione di propagazione del partone iniziale. Questi segnali con grande impulso trasverso possono fungere quindi da sonda per lo studio delle caratteristiche del QGP. In genere, per calibrare questo tipo di segnali si usano collisioni p - p. Per evidenziare il quenching si studia la correlazione azimutale di due particelle dovuta alla formazione di coppie di jet. Questi infatti presentano correlazioni in angolo ed impulso per la conservazione totale del momento. A RHIC, mediante collisioni Au - Au, sono stati ottenuti eetti non osservabili con collisioni p - p, indicativi della creazione del QGP. In uno scattering p - p vengono prodotti due jet di particelle lungo la stessa direzione ma con versi opposti. Si hanno quindi due jet correlati ◦ ◦ a 0 e a 180 . Nel caso di un urto tra ioni vengono generate numerose particelle che formano uno stato di materia molto denso nella zona di collisione provocando così una perdita di energia del jet correlato ◦ ◦ a 180 . In questo caso il jet a 180 tende a scomparire, come si può notare dalla gura 1.12, dove vengono mostrate le correlazioni angolari tra due particelle negli urti d-Au, Au-Au e p-p. Questo eetto è interpretabile in termini di jet quenching. Il fatto che il fenomeno non sia osservato in collisioni d-Au ha permesso di escludere che la causa sia dovuta ad eetti di riassorbimento nucleari. 24 CAPITOLO 1. LA FISICA DI ALICE Figura 1.12: correlazioni angolari tra due particelle negli urti d-Au, Au-Au e p-p ottenute con l'esperimento STAR a RHIC [18]. Capitolo 2 L'apparato sperimentale di ALICE ALICE è uno dei quattro esperimenti principali che avranno luogo ad LHC al CERN di Ginevra. ALICE investigherà le proprietà del QGP mediante collisioni di ioni pesanti ultra-relativistici (Pb - Pb) con √ sN N = 5.5 TeV. Verranno ricercate variazioni qualitative e quantitative degli stati nali in funzione della densità di energia del sistema prodotto nelle collisioni di ioni pesanti attraverso segnali specici provenienti dai rivelatori e informazioni generali sulla dinamica dell'urto (parametro di impatto, molteplicità delle particelle, etc.). Il rivelatore potrà misurare le seguenti osservabili: • rapporti di produzione tra particelle adroniche • spettri di impulso trasverso • uttuazioni nelle distribuzioni delle particelle • fotoni diretti • interferometria della molteplicità • decadimenti dei mesoni vettori (ρ, ω, φ, J/ψ ) in coppie adroniche o leptoniche • produzione di open charm e open beauty • decadimento della • correlazioni tra particelle e jet φ → K +K − 25 26 CAPITOLO 2. • produzione di cc e L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE bb Molto importante sarà l'identicazione delle particelle (PID) su quasi tutto lo spazio delle fasi, dati i numerosi tipi di particelle che verranno prodotte dalla collisione. Si riusciranno ad identicare gli adroni evento per evento potendo misurare con una grande statistica: • la distribuzione dei momenti trasversi di pioni, kaoni e protoni • il rapporto di produzione π/K/p Mediante queste misure si è in grado di risalire alle uttuazioni della temperatura, ai gradi dell'equilibrio termico ed alla dinamica dell'espansione del plasma. 2.1 I rivelatori di ALICE L'esperimento è composto da diversi rivelatori. Nella parte centrale del rivelatore è situato un grosso magnete solenoidale in grado di generare un campo magnetico uniforme di 0.5 T per eettuare misure di impulso e di identicazione. Vi sono vari rivelatori di cui parleremo in questo paragrafo: il sistema di tracciamento interno (ITS), la camera a proiezione temporale (TPC), il rivelatore a radiazione di transizione (TRD), il sistema a tempo di volo (TOF), il calorimetro elettromagnetico (PHOS), il rivelatore per l'identicazione di adroni ad alto momento (HMPID), il rivelatore di molteplicità in avanti (FMD), il rivelatore della molteplicità dei fotoni (PMD), il rivelatore T0 che fornisce l'origine dell'asse temporale dell'evento, il rivelatore V0 per la misura del vertice dell'interazione, lo spettrometro per muoni ed inne una serie di calorimetri a zero-gradi (ZDC). Una rappresentazione schematica dell'apparato sperimentale complessivo dell'esperimento ALICE è data dalla gura 2.1. 2.1.1 Il Sistema di Tracciamento Interno (ITS) L'ITS è il rivelatore più interno dell'apparato, che più si avvicina al punto di collisione dei fasci. E' formato da sei strati cilindrici concentrici di rivelatori al silicio con distanze che variano da 4 cm a 44 cm dall'asse del fascio. I due strati più interni sono di tipo pixel, i due di mezzo sono a deriva, mentre i due più esterni sono a microstrip . E' in grado di identicare adroni carichi (pioni, kaoni e protoni) con impulso trasverso pT < 1 GeV/c [11]. Le funzioni del sistema di tracciamento interno sono: 2.1. I RIVELATORI DI ALICE Figura 2.1: 27 Rappresentazione schematica del rivelatore dell'esperimento ALICE. • localizzazione del vertice primario (principale) dell'interazione con una risoluzione di circa 100 • µm; localizzazione dei vertici secondari dei decadimenti degli iperoni e delle particelle munite di charm ; • tracciamento ed identicazione delle particelle cariche con piccolo impulso trasverso tramite la perdita di energia per ionizzazione dE/dx, quando non è possibile farlo con il rivelatore TPC; • miglioramento della risoluzione in impulso della TPC per particelle ad alto impulso trasverso; • ◦ misura delle tracce cariche nella regione centrale, ossia a 90 rispetto all'asse dei fasci. 2.1.2 Camera a Proiezione Temporale (TPC) E' il principale sistema di tracciamento del rivelatore ALICE; è dotato di una grande ecienza nella capacità di tracciamento e nella misura degli impulsi delle particelle prodotte (no a 8000 per unità di rapidità nelle collisioni ione - ione). E' dedicata anche all'identicazione di particelle cariche (pioni, kaoni e protoni) per gli stessi valori di energia dell'ITS tramite la loro perdita di 28 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE energia dE/dx [13]. Data la necessità di avere una densità massima di tracce −2 di circa 0,1 cm e una lunghezza della traccia che possa dare una risoluzione del 10% nella misura della perdita di energia, la TPC è dotata di un raggio interno di 85 cm ed un raggio esterno di 250 cm per un volume totale di 88 m3 . La ricostruzione delle tracce avviene partendo dalle zone più esterne no ad arrivare a quelle più interne, maggiormente inuenzate dalla vicinanza, o talvolta dalla sovrapposizione, delle tracce. La TPC lavora in coppia con l'ITS: circa il 10% delle tracce non sono viste dalla TPC per colpa delle zone morte tra i vari settori e dei decadimenti e vengono quindi ricostruite grazie al rivelatore ITS. 2.1.3 Il rivelatore a radiazione di transizione (TRD) Il rivelatore TRD [15] è situato esternamente alla TPC: è diviso in 18 settori rispetto all'angolo azimutale, ognuno dei quali è composto da 5 moduli, i quali a loro volta sono divisi in sei strati di materiale radiatore seguiti da una TEC (Time Expansion Chamber ). Ha il compito di identicare gli elettroni e i pioni con impulsi trasversi pT > 1 GeV/c. Misurando la perdita di energia è in grado di identicare le particelle cariche. Ha il compito di migliorare la misura dei momenti fatta dalla TPC e dall'ITS. Dalla identicazione della + − massa invariante nelle coppie e e permette di identicare i mesoni vettori pesanti che decadono in questo canale. Una ulteriore funzione del rivelatore TRD è fungere da trigger di elettroni ed adroni con elevato impulso trasverso. 2.1.4 Il sistema di identicazione delle particelle Il sistema di identicazione delle particelle è stato realizzato mediante diversi rivelatori; i principali, oltre a ITS e TPC che hanno la funzione di tracciamento e di misura degli impulsi, sono: • TOF: utilizzato per la misura del tempo di volo delle particelle cariche a basso e medio impulso trasverso, sarà descritto approfonditamente nel paragrafo seguente; • HMPID: serve per l'identicazione delle particelle ad alto impulso trasverso (no a 5 GeV/c per K/p ); è un rivelatore Cherenkov situato a 4.9 m dalla regione di collisione, suddiviso in sette moduli ed è dotato 2 di una supercie totale attiva di 10 m . Al passaggio di una particella vengono emessi dei fotoni, secondo il previsto cono di luce Cerenkov, i quali vengono riessi da una sorta di specchio, formando così un cerchio (o ellisse) di luce sulla supercie sensibile del rivelatore. Misurando il 2.1. 29 I RIVELATORI DI ALICE raggio del cerchio si riesce a risalire al β Cerenkov della particella e quindi alla sua velocità [8]. 2.1.5 Lo spettrometro per fotoni PHOS Risulterà molto importante la rivelazione e la misura, con suciente risoluzione in energia e posizione, dei fotoni diretti con impulsi trasversi elevati ( > 2 GeV/c) in quanto dovrebbe fungere da test circa la formazione del QGP; infatti questi fotoni dovrebbero essere molto più numerosi che nella semplice materia adronica e costituire una prova del deconnamento della materia. Lo spettrometro PHOS (PHOton Spectrometer) ha il compito di rivelare i fotoni diretti e per farlo è stato costruito con queste caratteristiche: è dota2 to di 1700 canali di lettura, coprendo un'area di 8 m ; l'elemento attivo che permette la rivelazione è un cristallo scintillatore rareddato alla temperatu◦ ra di - 25 centigradi, ottenendo così un migliore guadagno di luce [9]. Un problema potrebbe essere dato dalla rivelazione dei fotoni di fondo, ottenuti dal decadimento dei pioni neutri. Si pensa che, grazie all'alta granularità con cui è costruito, il sistema possa permettere un'ottima discriminazione tra fotoni del fondo e fotoni diretti. Per l'identicazione di fotoni con impulso tra 0.5 e 40 GeV/c il rivelatore ha una ecienza del 90 % per collisioni p - p, che si riduce però al 50 % per collisioni Pb - Pb. Per fotoni con impulso tra 40 e 120 GeV/c l'ecienza diminuisce no ad arrivare al livello del 40 %. 2.1.6 Spettrometro per muoni E' situato all'esterno del magnete ed ha il compito di studiare i decadimenti + − 0 leptonici µ µ dei mesoni contenenti quark massivi come la J/ψ , la ψ e la Υ. Questo rivelatore è in grado di identicare muoni con impulso trasverso superiore a 4 GeV/c nell'intervallo di rapidità 2.5 ≤ η ≤ 4.0, grazie alla sua posizione un po' avanzata e grazie alla grande quantità di materiale assorbitore che riduce il usso di adroni [12]. Il rivelatore è costituito da: • una parte interna, dove vi è un assorbitore conico di carbonio della lunghezza di 3.5 m, ricoperto da uno strato di tungsteno e posto ad una distanza di 900 mm dal punto di interazione; • una parte esterna, composta da un assorbitore conico lungo circa 18 m; • un magnete dipolare che produce un campo magnetico di 3 T; 30 CAPITOLO 2. • un assorbitore di ferro; • dieci camere traccianti. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE Si prevede che lo spettrometro per muoni possa raggiungere una ecienza del 95 % nella ricostruzione delle tracce. 2.1.7 Rivelatori ad alta rapidità Vi sono inne diversi piccoli rivelatori che completano l'apparato sperimentale di ALICE, per grandi rapidità lungo tutte e due le direzioni del fascio, con la funzione di misurare alcuni parametri dell'urto, tra cui il parametro di impatto, e fornire segnali di trigger : • lo ZDC (Zero Degree Calorimeter), consiste in una serie di calorimetri, posti a zero gradi rispetto alla direzione dei fasci, che vengono utilizzati per la misura della centralità dell'evento, ovvero del numero di nucleoni partecipanti all'interazione. Sono situati in entrambi i lati a 11.6 m dal vertice di interazione. La misura avviene separatamente per i protoni e i neutroni spettatori misurandone l'energia con due calorimetri a bre di quarzo [10]; • il PMD, ovvero il rivelatore per la molteplicità dei fotoni, viene utiliz- zato per la misura del rapporto tra fotoni prodotti e particelle cariche e per la determinazione del piano di reazione; è formato da piccoli rivelatori a gas; • il FMD, rivelatore di molteplicità in avanti, ha il compito di misurare la distribuzione in pseudorapidità delle particelle cariche, in maniera quasi complementare all'ITS; è formato da tanti rivelatori a pad di silicio, disposti in cinque dischi lungo l'asse del fascio; • il T0, un complesso di contatori Cherenkov in grado di misurare il tempo di interazione dell'evento con una precisione di circa 50 ps; • gli scintillatori del V0, il cui compito è di misurare velocemente la molteplicità dell'evento, localizzando il vertice di interazione. 2.2 Il TOF di ALICE Uno dei metodi utilizzati per l'identicazione delle particelle cariche è la tecnica di misura del loro tempo di volo. Grazie al TOF [3] saranno identicati 2.2. 31 IL TOF DI ALICE un elevato numero di adroni con impulso medio di circa 1 GeV/c. Per identicare una particella bisogna conoscere la sua massa e la sua carica. Per determinare queste due grandezze ci si avvale di un campo magnetico nel quale vengono curvate le particelle. Esse tenderanno ad avere una traiettoria elicoidale con un certo raggio di curvatura che dipenderà dall'intensità del campo magnetico e dall'impulso della particella. Più precisamente la legge sica che regola il fenomeno è: p = qRB dove p è l'impulso della particella, q è la sua carica, B l'intensità del campo magnetico perpendicolare alla traiettoria e R è il raggio di curvatura. Una volta ricavato l'impulso da questa legge sarà fondamentale ottenere la velocità della particella misurando il suo tempo di volo; quindi, noto l'impulso e nota la velocità, si ricava la massa. Il rivelatore TOF dovrà coprire un intervallo di momenti medi degli adroni tra 0.5 GeV/c (sopra il limite per la misura di dE/dx che si ha nei rivelatori ITS e TPC per la separazione K/π ) e circa 2.5 GeV/c (la statistica è limitata a singoli eventi). Per momenti medi maggiori verrà utilizzato un rivelatore più piccolo, l'HMPID, che complementerà il TOF, ma soltanto per misure inclusive. Il sistema TOF ha una eccellente risoluzione intrinseca. Nelle collisioni tra ioni pesanti che si avranno ad LHC si avranno circa il 97 % di particelle prodotte con impulsi minori di 2.5 GeV/c, che dovranno quindi essere rivelate mediante il TOF. Le proprietà del sistema TOF di ALICE sono: • grande accettanza (circa 2 unità di rapidità) • alta ecienza (> 95 %) • eccellente risoluzione temporale intrinseca (<100 ps) • alta granularità/ bassa occupazione (circa • 2 funzionamento inalterato in presenza di rate elevati (<50 Hz/cm ) • buona uniformità di risposta • modularità e semplicità di costruzione 105 canali) L'ottima risoluzione temporale dovrà anche garantire una separazione a 3 σ tra K e p a impulsi minori di circa 4 GeV. 32 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE 2.2.1 Risoluzione temporale richiesta per il TOF PID Le prestazioni di un sistema TOF per il Particle IDentication (PID) [4, 14] dipendono dalla risoluzione temporale intrinseca dei rivelatori. La massa si ricava dalla legge relativistica della quantità di moto se sono note la lunghezza L percorsa dalla particella, il suo tempo di volo t e il suo impulso p : q m = p (ct/L)2 − 1 δm ha tre m contributi, che dipendono dagli errori relativi sperimentali sulle tre quantità Da questa equazione è semplice mostrare che la risoluzione in massa m, t e L: E 2 δt 2 E 2 δl 2 )2 = ( δp )2 + ( m ) ( t ) + (m ) (l) ( δm m p Per momenti relativamente alti la risoluzione in massa dipende maggiormente dagli errori sul tempo di volo e sulla lunghezza percorsa che dagli errori sulla determinazione dell'impulso. La dierenza del tempo di volo tra due particelle diverse con stesso impulso e stessa lunghezza di traccia L è data da: L(m21 −m22 ) 2p2 c∆t = Pertanto il numero di diversa m1 e m2 σ con cui vengono separate due particelle di massa e stesso impulso è: nσ = dove δt L(m21 −m22 ) 2cp2 δt è la risoluzione temporale del rivelatore. Nella gura 2.2 si può osservare la dierenza temporale tra le particelle rivelate e si può quindi notare quanto sia importante una buona risoluzione temporale per poter identicare le diverse particelle. razione temporale di almeno 3 σ tra π Per avere una sepa- e K per impulsi no a 2.5 GeV/c il rivelatore deve avere una risoluzione temporale globale minore di 100 ps. 2.2. 33 IL TOF DI ALICE Figura 2.2: dierenze tra i tempi di volo per 3.7 m. π /K e K/p per un percorso di 34 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE 2.2.2 Descrizione generale del TOF Il rivelatore TOF di ALICE ha una geometria cilindrica, con un raggio interno 2 di 3.70 m ed uno esterno di 3.99 m, una supercie di circa 160 m che circon◦ ◦ da la regione centrale di interazione, una accettanza polare |θ − 90 | < 45 ed una completa copertura sull'angolo azimutale φ. Il rivelatore è segmentato in 18 settori ognuno dei quali corrisponde ad un SuperModulo (SM), ssati alla struttura di supporto delle componenti centrali di ALICE (space frame ). Come mostrato in gura 2.3 ogni SM è a sua volta suddiviso, lungo l'asse del fascio, in 5 moduli e, ai suoi estremi, sono posti i crate contenenti le componenti dell'elettronica di lettura (read-out ), di cui parleremo nei prossimi paragra. Le zone di giunzione dei moduli devono essere allineate con le aree morte dello space frame per rendere minimo il disturbo sugli altri rivelatori; questo ha inuito sulle dimensioni con le quali è stato ritenuto opportuno costruire il rivelatore e i moduli. Figura 2.3: particolare dello space frame con un SM inserito. Si può osservare la struttura a cinque moduli ed i crates con l'elettronica di read-out e di controllo, posizionati ai due estremi del SM. 2.2.3 I moduli del TOF Come mostrato in gura 2.4, ogni modulo del TOF contiene: 2.2. • IL TOF DI ALICE 35 le strip (strisce rettangolari) di MRPC (Multigap Resistive Plate Cham- ber ) • le schede di elettronica • i cavi di I/O dei segnali • il sistema di rareddamento Tutti i cinque moduli che compongono un SM hanno la stessa larghezza (1.28 m) ma dieriscono per la lunghezza e per il numero di MRPC contenute a seconda della loro posizione all'interno del SM stesso. In particolare: • il modulo centrale contiene 15 MRPC ed è lungo 1.14 m • i due moduli intermedi contengono 19 MRPC e sono lunghi 1.47 m • i due moduli esterni contengono 19 MRPC e sono lunghi 1.782 m Figura 2.4: schema di un modulo del TOF di ALICE. Ogni modulo è diviso in due regioni: una interna a tenuta stagna che contiene il gas e le MRPC ed una esterna che contiene l'elettronica che trasforma gli impulsi analogici in digitali (front-end ). La separazione tra le due zone avviene mediante una supercie di alluminio/honeycomb su cui sono posti 36 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE dei circuiti stampati (Printed Circuit Board, PCB ) che sono collegati alle MRPC, per isolare totalmente il gas nella regione interna. Grazie ai circuiti stampati i segnali vengono mandati dai rivelatori MRPC alle schede elettroniche. La disposizione delle strip all'interno dei moduli è tale da rendere minime le zone morte e mantenere il piano di ogni MRPC il più possibile ortogonale alla direzione di incidenza delle particelle provenienti dal vertice di interazione per ridurre il numero di traiettorie trasversali e oblique e quindi ridurre la probabilità che pad (sensori per la lettura del segnale) adiacenti producano un segnale in corrispondenza di una stessa traccia, il che comporterebbe un aumento dell'occupazione dei canali e della dispersione temporale del segnale. Le strip sono quindi leggermente sovrapposte in modo che i bordi delle aree attive di due MRPC adiacenti coincidano e hanno diverse angolazioni, in modo che l'angolo formato con l'asse del cilindro aumenti progressivamente da ◦ ◦ 0 nella parte centrale a 45 nell'estremità dei moduli esterni, come mostrato in gura 2.5. Figura 2.5: orientazione delle strip nei vari tipi di moduli del TOF: centrale, intermedio ed esterno. Il TOF contiene un volume di gas pari a 16 m3 . Dai dati sperimentali ottenuti si è visto che il gas non inammabile utilizzato nel rivelatore può essere formato da una mistura di freon (93%) e SF6 (5%). Per risolvere il 2.2. 37 IL TOF DI ALICE problema degli alti costi della mistura si è scelto di operare con un sistema di gas a circolazione chiusa il cui usso è continuamente monitorato da un computer di controllo. Il usso di circolazione del gas all'interno del TOF è 3 di 2.7 m /h, con l'introduzione di gas nuovo ogni 4-5 giorni. 2.2.4 Le MRPC Il sistema di rivelazione utilizzato nel TOF di ALICE è basato sulle Multi- gap Resistive Plate Chamber (MRPC) [3] che sono una evoluzione delle RPC (Resistive Plate Chamber ). In generale una RPC è un rivelatore gassoso a piani paralleli resistivi che sfrutta la ionizzazione del gas indotta dal passaggio di una particella. In particolare, quando una particella carica attraversa una RPC, produce delle coppie ione-elettrone, che essendo sottoposte al campo elettrico uniforme prodotto dai due piani paralleli (uno anodico e l'altro catodico) vengono accelerate. Queste coppie, se l'energia che acquistano è suciente, possono produrre nuove coppie ione-elettrone nella collisione con altri atomi del gas, dando vita all'eetto valanga. Se il campo elettrico è molto intenso si può formare uno streamer e una scintilla se gli elettroni creano una sorta di connessione tra i due elettrodi che formano il campo elettrico. La rivelazione di una particella dipende dalla quantità di carica prodotta all'interno del rivelatore (ovvero l'unica condizione per la rivelazione è che la valanga possa percorrere una distanza suciente da produrre un segnale sopra soglia). I due elettrodi piani paralleli sono resistivi e si ottiene un tempo di ricarica degli elettrodi (∼ = 1 ms) maggiore del tempo della scarica (∼ = 1 ns). Il programma di ricerca e sviluppo per il TOF aveva lo scopo di produrre un rivelatore a basso costo con una ottima risoluzione temporale e una buona risoluzione spaziale. In una prima fase fu sviluppata la MRPC, che è una RPC il cui gap (spazio tra anodo e catodo) è suddiviso tramite numerosi piani resistivi paralleli equispaziati l'uno dall'altro che creano una serie di gas-gap. Gli elettrodi sono connessi alle due superci esterne della pila di piatti resistivi mentre tutti i piatti interni sono lasciati elettricamente uttuanti. La congurazione più opportuna è caratterizzata da 10 gap spessi 250 µm per cui le particelle attraversano complessivamente 2.5 mm di gas. Tale geometria è necessaria anché l'ecienza resti prossima al 100%. La resistività dei piani paralleli deve essere alta per fare in modo che essi siano trasparenti soltanto ai segnali veloci generati dalle valanghe; si riesce così a migliorare la risposta del rivelatore. In una MRPC il segnale prelevato dagli elettrodi è dato dalla somma analogica di quelli indotti dalle singole valanghe. Di conseguenza, per avere un'ottima risoluzione temporale, maggiore tolleranza meccanica, alta e- 38 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE cienza e per poter lavorare in regimi ad alto usso di particelle (rate ) è stata scelta una geometria con gap piccoli ma numerosi in modo che il volume totale di gas sia suciente. Rispetto alla RPC, questa nuova congurazione ha aumentato il limite della frequenza sostenibile (da qualche decina a qualche centinaia di Hz/cm2 ), ha migliorato la risoluzione temporale e l'ecienza, e ha consentito il passaggio di una corrente meno intensa attraverso il gas, tra i due elettrodi. Nel 2001 si è arrivati allo stadio nale dell'evoluzione del rivelatore: la MRPC a doppio stack (pila). Tale congurazione, mostrata nelle gure 2.7 e 2.8, consiste in due MRPC a stack singolo costruite su tutti e due i lati delle pad anodiche, simmetricamente rispetto al PCB. Gli elettrodi di lettura dei segnali sono segmentati in pad e posti su circuiti stampati (PCB, vedi gura 2.6) ai quali vengono incollati i piani resistivi in vetro che fungono da elettrodi; tra essi vi sono dei vetri interni, divisi da un lo di nylon, in modo da formare i gap. Ai due PCB più esterni vengono poi applicati due pannelli di honeycomb per rendere più rigido il sistema. Le RPC possono operare in regime di streamer, di valanga o scintilla. Nel TOF le MRPC funzionano nel regime a valanga. Figura 2.6: a sinistra vengono mostrati i PCB, mentre a destra i piani resistivi che verranno posti sui PCB. Le caratteristiche di una MRPC del TOF sono le seguenti: 2.2. 39 IL TOF DI ALICE area attiva di 7.4 • 5 gap di 250 • 96 pad di lettura; • 4 piani di vetro esterni con una resistività superciale di 5 MΩ, spessi 550 • µm × cm2 ; • 120 per ogni stack, per un totale di 10 gap ; µm; 8 piani di vetro interni spessi 400 µm. La congurazione a doppio stack presenta diversi vantaggi rispetto a quella a stack singolo: • poiché il segnale misurato nella congurazione a doppio stack è la somma dei segnali delle due MRPC, esso è più grande di un fattore 2; • è possibile avvicinare i piani anodici e catodici in modo da ridurre la dimensione dell'impronta della valanga e quindi ottenere una più precisa distinzione delle pad ; • a parità di gap totali, si può ottenere lo stesso campo elettrico applicando metà della tensione. 40 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE Figura 2.7: MRPC a doppio stack vista da tre angolature. 2.2. 41 IL TOF DI ALICE Figura 2.8: sezione trasversale schematica di una MRPC a doppio stack :(A)pannello di honeycomb ; (B) PCB con pad catodici; (C) viti in plexiglass sostegno dei li di nylon, (D) vetri resistivi esterni, (E) vetri interni, (F) gap, (G) PCB centrale con pad anodici, (H) pin metallici per il trasporto del segnale dai catodi all'anodo, (I) connettori dei cavi at per il trasporto del segnale alla scheda di front end. 42 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE 2.2.5 Prestazioni delle MRPC Le prestazioni delle MRPC, che verranno mostrate in questo paragrafo, sono state testate su fascio all'acceleratore PS del CERN. Nella gura 2.9 sono mostrati i graci della risoluzione temporale (a sinistra) e dell'ecienza (a destra) in funzione della tensione applicata. Figura 2.9: prestazioni di dieci strip di MRPC ottenute durante i test beam con NINO-ASIC nell'ottobre 2003. Nel graco a sinistra viene mostrata la risoluzione temporale in funzione della tensione mentre nel graco a destra si può osservare sempre l'ecienza in funzione della tensione. Innanzitutto si può notare che, per tensioni applicate comprese tra 12 kV e 13.5 kV, l'ecienza raggiuge un valore costante prossimo al 100%. Inoltre, sempre in questo intervallo, la risoluzione temporale si colloca in maniera uniforme sul valore di circa 50 ps [3]. Nella gura 2.10 viene mostrato un tipico spettro di carica per una MRPC a 10 gap con una tensione applicata di 13 kV. 2.2. 43 IL TOF DI ALICE Figura 2.10: distribuzione di carica tipica su una MRPC a 10 gap con tensione applicata pari a 13 kV. 2.2.6 L'elettronica del TOF Come è stato già detto, il TOF verrà utilizzato per l'identicazione delle particelle tramite la tecnica del tempo di volo. A tal ne la sua risoluzione temporale non può essere peggiore di 100 ps, quindi è richiesta una ottimizzazione dell'elettronica dell'intero sistema [3]. Il sistema di elettronica del TOF si divide in due parti distinte: • l'elettronica di front-end che converte il segnale elettrico proveniente dalle MRPC in un segnale digitale; • l'elettronica di read-out che permette la lettura dei tempi. Ogni SM contiene 8928 canali di elettronica e, poiché il TOF è costituito da 18 SM, il numero totale dei canali è 160704. Ogni strip è munita di quattro connettori di 96 pin che vengono usati per trasportare i segnali di ingresso (3 pin per ogni segnale dell'anodo e del catodo) dalle MRPC alla scheda FEA (Front End Analogue ) per mezzo della scheda di interfaccia. In aggiunta vi è un connettore in ingresso di controllo, utilizzato per impostare la soglia e per l'uscita OR (due LVDS OR di 24 canali). I segnali provenienti dalle pad delle MRPC sono amplicati e discriminati dalle schede FEA montate sui moduli del TOF. I segnali discriminati vengono elaborati per fornire informazioni sul Time over Threshold (ToT) che 44 CAPITOLO 2. L'APPARATO SPERIMENTALE DI ALICE corrisponde alla larghezza del segnale, ovvero all'intervallo tra il momento in cui, prima il fronte di salita poi quello di discesa, attraversano la soglia. La misura della larghezza temporale, proporzionale alla carica, è equivalente alla misura dell'ampiezza del segnale stesso. Utilizzando le misure di ToT è possibile correggere la dipendenza del tempo di volo determinato dall'istante in cui il segnale supera la soglia, dall'ampiezza dello stesso, ovvero dalla rapidità del suo fronte di salita. Ciò è quello che viene denito eetto di time-slewing ; in altre parole due segnali prodotti nello stesso istante ma con ampiezze diverse superano la soglia in istanti diversi [5]. Inoltre l'altezza dell'impulso può indicare se il segnale è dovuto a del rumore elettromagnetico o a più di una particella che passa attraverso la cella. Le FEA amplicano e discriminano i segnali delle MRPC tramite un Ap- plication Specic Integrated Circuit (ASIC) a bassa potenza e ultra-veloce, detto NINO. Questo chip ha i seguenti requisiti: i suoi segnali in ingresso devono essere dierenziali, opera con una capacità di ingresso di 30 pF, in uscita produce segnali LVDS (Low Voltage Dierential Signaling ), la larghezza degli impulsi digitali in uscita dipende dalla carica del segnale in ingresso, deve essere un veloce amplicatore e discriminatore. Ogni NINO-ASIC è munito di 8 canali [7]. In seguito, per mezzo di cavi segnale lunghi da 1.65 m a 5.75 m, il segnale digitale viene trasmesso ai TDC Readout Modules (TRM), che hanno il compito di leggerlo. Lo schema di read-out è basato su ASIC HPTDC (High Performance TDC), un TDC ad alte prestazioni con caratteristiche a multi-hit e multieventi; quando arriva il segnale LVDS di trigger esterno il chip ASIC dà una misura temporale di ciascun hit. L'HPTDC lavora usando un clock di 40 MHz come riferimento temporale per sincronizzare l'acquisizione dei segnali del rivelatore. Il clock può lavorare in diverse congurazioni di risoluzione, grazie al Phase Locked Loop (PLL); viene utilizzato nella versione ad alta risoluzione (Very High Resolution Mode, VHRM: 25 ps LSB). In questa congurazione ogni chip ha 8 canali separati [6]. I moduli TRM ricevono 240 segnali LVDS da 10 schede FEA HPTDC. Una FPGA inne eseguirà il read-out delle HPTDC. La FPGA (Field Programmable Gate Array ) agirà come controllo di read-out esterno e implementerà l'interfaccia VME. Il caricamento del programma ed il controllo generale della TRM viene gestito dall'interfaccia VME. Capitolo 3 Misura dei ritardi di propagazione In quest'ultimo capitolo vengono riportate le misure dei ritardi di propagazione lungo i cavi segnale impiegati nel rivelatore TOF, eettuate in un laboratorio presso il dipartimento di sica di Bologna (INFN) e una loro analisi. Questi cavi prodotti dalla ditta Amphenol sono un tipo particolare di cavi schermati che vengono utilizzati per la trasmissione dei segnali provenienti dalle camere MRPC alle schede TRM (schede FEA - schede HPTDC). Le misure sono state fatte su un campione di quattro cavi di diversa lunghezza: 1.5 m, 2.5 m, 3.5 m e 5 m (vedi gura 3.1). Abbiamo visto nei capitoli precedenti che la risoluzione temporale totale del sistema TOF di ALICE dovrà essere minore di 100 ps, quindi i tempi di propagazione devono essere misurati con la massima precisione, in modo che possano essere riassorbiti i ritardi temporali dovuti a cavi di lunghezza diversa. I cavi Amphenol sono composti da 25 coppie di li isolate tra loro mediante una lamina di poliestere. I segnali trasportati dai cavi sono di tipo LVDS: si misura la dierenza dei due segnali della coppia. L'uso di segnali dierenziali rende il sistema più immune al rumore elettronico. La dierenza di ampiezza tra due segnali di una stessa coppia è pari a 350 mV. Nella gura 3.3 e nella tabella 3.1 sono mostrati la sezione del cavo segnale e il rispettivo foglio di speciche, con tutte le caratteristiche e proprietà date dal costruttore. Il segnale LVDS viaggia lungo cavi con una impedenza caratteristica di 100 Ω: quindi in assenza di una sonda dierenziale è stata utilizzata una resistenza di 100 Ω nei punti in cui la coppia di segnali viene adattata ai due cavi Lemo in ingresso all'oscilloscopio. Con l'oscilloscopio viene elaborata la dierenza dei due segnali in ingresso. I cavi sono connettorizzati con connettore VHDCI (Very High Density Cable Interconnetted ) a 68 pin (anche se solo 48 sono connessi). 45 46 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.1: cavo segnale. Figura 3.2: oscilloscopio utilizzato nella misura. 47 Figura 3.3: schema della sezione del cavo segnale. impedance 100 ± 10 Ω (dierential TDR) capacitance 44 pF/m nominal prop. delay 4.35 ns/m nominal skew (within pair) skew (pair-pair) ≤ ≤ 100 ps / 10 m 350 ps / 10 m Tabella 3.1: tabella dei valori del foglio di speciche fornito da Amphenol. 48 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Le misure dei tempi di propagazione sono state fatte con un oscilloscopio Le Croy Wavepro 710A a 1 GHz di banda (mostrato in gura 3.2) che preleva i segnali dai cavi Amphenol mediante cavi Lemo con una precisione dell'ordine di 10 ps. Ogni misura riportata è il valor medio su mille campionamenti. Sono stati fatti due tipi di misure, con due apparati dierenti: • apparato con due adattatori VHDCI-DIN32, per ricavare un valore del ritardo di propagazione lungo i cavi e per ottenere un valore dello skew-pair, ossia lo sbilanciamento (in tempo) dei segnali di una coppia di li; • apparato con un solo adattatore VHDCI-DIN32, per ricavare una ulteriore misura del ritardo di propagazione, diminuendo eventuali eetti capacitivi. E' stato necessario utilizzare gli adattatori in entrambi gli apparati poiché i connettori sono ad alta densità; senza connettori non sarebbe stato possibile fare la misura. Nella gura 3.6 viene mostrato un adattatore VHDCI-DIN32 utilizzato per le misure. 3.1 Misura del ritardo di propagazione e dello skew-pair L'apparato utilizzato per questo tipo di misura è mostrato nella gura 3.4: una scheda ACM costruita presso l'INFN di Bologna che può fungere da impulsatore LVDS, due adattatori e cavi Lemo per mandare i segnali all'oscilloscopio. Sono stati mandati dei segnali LVDS dalla scheda ACM (mostrata nella gura 3.5) lungo i cavi segnale mediante due cavi Lemo e due adattatori. E' stato misurato il ritardo di propagazione con un oscilloscopio tenendo conto dello spostamento (oset ) temporale dovuto alla propagazione del segnale nel cavo Lemo e nella scheda, e del fatto che i due impulsi del segnale LVDS che partono dalla scheda non arrivano ai cavi simultaneamente. Sono state eettuate 15 misure per ogni cavo tenendo conto in quale delle 24 coppie interne viaggiava il segnale, quindi 4 misure per ogni coppia usando cavi di lunghezza diversa. Queste 4 misure di ogni coppia sono state poi interpolate con una retta, una per ogni coppia. La pendenza della retta determina il ritardo di propagazione nella rispettiva coppia interna al cavo segnale mentre il termine noto determina l'oset residuo dovuto al tempo di 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO SKEW-PAIR49 Figura 3.4: apparato con due adattatori utilizzato nella misura. Figura 3.5: scheda ACM utilizzata per mandare i segnali lungo i cavi. 50 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.6: adattatore VHDCI-DIN32 utilizzato nell'apparato di misura. percorrenza nei due adattatori. I valori medi dei tempi di propagazione delle coppie interne ai cavi e gli oset sono riportati nella tabella 3.2. Le rette ottenute sono mostrate nelle gure 3.7 - 3.21. Figura 3.7: graco coppia 1. 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO numero coppia valor medio (ns) oset (ns) 1 5.13±0.03 0.31±0.07 2 5.14±0.03 0.32±0.08 3 5.11±0.03 0.42±0.08 4 5.13±0.03 0.4±0.1 5 5.13±0.05 0.8±0.2 6 5.15±0.05 0.7±0.2 7 5.16±0.04 0.7±0.1 8 5.15±0.04 0.6±0.1 9 5.10±0.03 0.5±0.1 10 5.12±0.04 0.5±0.1 11 5.13±0.04 0.4±0.1 12 5.14±0.03 0.4±0.2 13 5.15±0.03 0.4±0.1 14 5.13±0.03 0.44±0.09 15 5.14±0.03 0.4±0.1 SKEW-PAIR51 Tabella 3.2: tabella dei valori medi e degli oset delle coppie interne al cavo segnale ottenuti dai quindici graci riportati. Figura 3.8: graco coppia 2. 52 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.9: graco coppia 3. Figura 3.10: graco coppia 4. Figura 3.11: graco coppia 5. 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO Figura 3.12: graco coppia 6. Figura 3.13: graco coppia 7. Figura 3.14: graco coppia 8. SKEW-PAIR53 54 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.15: graco coppia 9. Figura 3.16: graco coppia 10. Figura 3.17: graco coppia 11. 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO Figura 3.18: graco coppia 12. Figura 3.19: graco coppia 13. Figura 3.20: graco coppia 14. SKEW-PAIR55 56 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.21: graco coppia 15. Successivamente è stato fatto un istogramma (gura 3.22) con le pendenze delle 15 rette ottenendo una distribuzione gaussiana il cui picco coincide col valore medio del ritardo di propagazione del segnale nei cavi: T prop.delay = 5.13 ± 0.04 ns/m Il risultato è diverso del 15% dal valore quotato dalla ditta costruttrice (4.35 ns/m) (che è comunque ottenuto con cavi non connettorizzati). L'errore sul valor medio è stato calcolato dividendo la larghezza dell'istogramma mostrato √ in gura 3.22 per N , dove N è il numero di misure eettuate, e sommandolo in quadratura al valor medio degli errori delle pendenze delle rette interpolatrici delle varie coppie. In questo modo l'errore citato tiene conto delle precisioni strumentali e delle uttuazioni statistiche. In seguito, ai tempi di propagazione misurati inizialmente (oset compreso) è stato sottratto il tempo che impiega il segnale a propagarsi nei due adattatori, nei quali sono presenti piste di lunghezze leggermente diverse. I tempi di propagazione lungo le piste dell'adattatore sono stati stimati al calcolatore con il programma Hyperlynx in uso presso il laboratorio di elettronica della sezione INFN di Bologna. Questo programma, utilizzato per preparare i PCB degli adattatori, fornisce la lunghezza delle piste e valuta la velocità di propagazione dei segnali (stimata a 5.84 ps/mm). L'errore sulla lunghezza delle piste dell'adattatore è minore di 1/10 mm con un errore temporale che non supera 0.3 ps, quindi l'errore è stato ritenuto trascurabile. Le lunghezze delle piste e il tempo di propagazione del segnale vengono riportati nella tabella 3.3. Nella gura 3.24 è mostrato il graco tempo di propagazione - lunghezza cavo della coppia 10 (le altre coppie hanno graci analoghi). 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO numero canale adattatore lunghezza pista (mm) SKEW-PAIR57 tempo di propagazione (ps) 1 76.35 445.9 2 75.41 440.41 3 76.63 447.53 4 75.11 438.63 5 76.46 446.49 6 74.85 437.15 7 76.10 444.42 8 74.57 435.52 9 99.24 579.55 10 107.04 625.09 11 111.48 651.05 12 114.43 668.26 13 84.10 491.14 14 78.79 460.14 15 75.34 439.97 16 69.95 408.52 17 101.52 18 98.53 575.4 19 97.66 570.35 20 94.51 551.96 21 89.81 524.52 22 91.64 535.2 23 95.91 560.12 24 97.56 569.76 25 81.58 476.46 26 80.74 471.56 27 81.86 478.09 28 81.07 473.49 29 82.27 480.46 30 81.48 475.86 31 82.55 482.09 32 81.31 474.83 592.9 Tabella 3.3: lunghezze delle piste dell'adattatore VHDCI-DIN32 ricavate con il programma Hyperlynx e tempi di propagazione del segnale. La numerazione delle piste è stata fatta guardando la scheda dal lato componenti (come mostrato in gura 3.23), dall'alto verso il basso. 58 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.22: istogramma delle misure dei tempi di propagazione lungo i cavi segnale con rispettiva gaussiana sovraimposta. Si nota che l'oset è diminuito poiché rispetto ai graci mostrati in precedenza la retta passa molto vicino all'origine; questo mostra a posteriori come le misure fatte siano precise. Applicando queste correzioni il valor medio dell'istogramma dei valori delle pendenze (gura 3.25), che indica il tempo medio di propagazione nei cavi segnale, è: T prop.delay = 5.14 ± 0.04 ns/m L'errore sulla misura è stato calcolato dividendo il valore RMS (Root Mean Square ) dell'istogramma nella gura 3.25 per √ N e sommandolo in quadratu- ra al valor medio degli errori sulle pendenze delle rette interpolatrici delle varie coppie. Inne è stata stimata la dierenza dei ritardi di propagazione tra le coppie interne al cavo segnale. Sono stati fatti a tale scopo quattro istogrammi dei ritardi di propagazione delle coppie interne, uno per ogni lunghezza, ciascuno con quindici entrate. Dagli istogrammi presentati nelle gure 3.26, 3.27, 3.28, 3.29 e dal graco in gura 3.30 si può notare che la RMS tende ad aumentare signicativamente nel caso del cavo di 5 m; quindi si intuisce che la dispersione dei valori delle dierenze dei ritardi tra coppia e coppia diventa apprezzabile per lunghezze abbastanza grandi. Possiamo considerare 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO SKEW-PAIR59 Figura 3.23: immagine dell'adattatore con il programma Hyperlynx. Sono visibili le piste. 60 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.24: graco del tempo di propagazione in funzione della lunghezza del cavo per la coppia di cavi interni numero 10. Figura 3.25: istogramma delle misure dei tempi di propagazione lungo i cavi segnale (con rispettiva gaussiana) ottenuto dopo aver eliminato l'oset temporale degli adattatori. 3.1. MISURA DEL RITARDO DI PROPAGAZIONE E DELLO SKEW-PAIR61 Figura 3.26: istogramma delle misure dei tempi di propagazione sul cavo di 1.5 m. il valore RMS dell'istogramma del cavo di 5 m un buon limite per questo tipo di analisi visto che nell'esperimento il cavo segnale più lungo sarà di 5.75 m. Da questo istogramma (gura 3.29) possiamo osservare che tra le coppie avremo dierenze di tempi di propagazione dell'ordine di 10-15 ps/m; questa misura è in accordo con il valore riportato dal foglio di speciche (≤ 350 ps/10 m), ma più precisa. Come mostrato in una recente tesi di dottorato [5], queste dierenze saranno riassorbite da una calibrazione nale mediante un algoritmo: sono stati simulati i ritardi temporali che producono le componenti elettroniche e le lunghezze dei cavi con una grande statistica e si è potuto constatare l'ecacia dell'algoritmo. Siccome la qualità di risposta di uno strumento è fortemente inuenzata dalla qualità della sua calibrazione, è stato sviluppato un algoritmo molto ecace che è in grado di correggere le misure eettuate evitando il deterioramento della risoluzione temporale del TOF. Questa calibrazione corregge le misure temporali togliendo i rispettivi ritardi dovuti sia alle componenti elettroniche sia all'eetto di time-slewing di cui si è parlato nel paragrafo 2.2.6 [5]. 62 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.27: istogramma delle misure dei tempi di propagazione sul cavo di 2.5 m. Figura 3.28: istogramma delle misure dei tempi di propagazione sul cavo di 3.5 m. 3.2. SECONDA MISURA DEI TEMPI DI PROPAGAZIONE 63 Figura 3.29: istogramma delle misure dei tempi di propagazione sul cavo di 5 m. 3.2 Seconda misura dei tempi di propagazione In questo secondo tipo di misura si sono voluti eliminare (almeno in parte) gli eetti capacitivi dovuti alle saldature: infatti, come è già stato detto, per prelevare il segnale LVDS e mandarlo ai cavi Lemo si è dovuto aggiungere una resistenza di 100 Ω grazie ad una saldatura perché il segnale non subisse riessione; questo però può comportare eetti capacitivi che disturbano il segnale stesso. Con un nuovo apparato, mostrato nella gura 3.31, è stata eliminata una delle due saldature rendendo più pulito il segnale all'interno del cavo: infatti, mentre prima venivano utilizzati i due adattatori alle estremità del cavo segnale, ora viene utilizzato un solo adattatore, in uscita dal cavo e non più in entrata. Da un generatore di impulsi (scheda dual-timer ) viene fornito un segnale digitale di tipo NIM (Nuclear Instrumentation Module ), che viene prima convertito in formato ECL (Emitter Coupled Logic ) e inne in formato LVDS. Come riferimento (reference ) è stato preso con l'oscilloscopio il segnale in uscita dalla scheda dual-timer. Il segnale LVDS viene mandato nel cavo segnale che termina in un adattatore, quindi nel secondo canale dell'oscilloscopio. Sono state eettuate 24 nuove misure per ogni cavo, tenendo 64 CAPITOLO 3. Figura 3.30: MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE andamento della dierenza dei tempi di propagazione tra le varie coppie interne al cavo segnale (espressa come RMS) in funzione della lunghezza del cavo. 3.2. SECONDA MISURA DEI TEMPI DI PROPAGAZIONE 65 Figura 3.31: apparato con un solo adattatore utilizzato per la misura senza disturbi capacitivi del segnale. 66 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE conto di tutte le coppie presenti, ed è stato ricavato nuovamente un valore medio del ritardo di propagazione lungo i cavi, con lo stesso tipo di analisi fatta precedentemente. numero coppia valor medio (ns) oset (ns) 1 5.14±0.03 20.88±0.08 2 5.12±0.02 21.07±0.07 3 5.13±0.02 21.07±0.07 4 5.11±0.02 21.25±0.07 5 5.14±0.02 21.08±0.08 6 5.12±0.02 21.14±0.08 7 5.13±0.02 21.19±0.08 8 5.13±0.02 21.40±0.08 9 5.10±0.02 21.66±0.07 10 5.11±0.02 21.72±0.08 11 5.13±0.02 21.53±0.08 12 5.18±0.02 21.41±0.07 13 5.16±0.02 21.56±0.07 14 5.14±0.02 21.48±0.07 15 5.13±0.02 21.4±0.07 16 5.12±0.02 21.56±0.08 17 5.13±0.03 20.73±0.08 18 5.1±0.3 21.11±0.09 19 5.13±0.02 21.02±0.08 20 5.19±0.02 21.09±0.08 21 5.11±0.02 21.52±0.07 22 5.12±0.02 21.5±0.08 23 5.13±0.02 21.48±0.08 24 5.14±0.02 21.57±0.08 Tabella 3.4: tabella dei valori medi e degli oset delle coppie interne al cavo segnale della seconda misura, ottenuti dai graci 3.32. Il valore ottenuto è: T prop.delay = 5.13 ± 0.03 ns/m Questo valore è compatibile entro gli errori con il valore ricavato con il primo apparato. 3.2. SECONDA MISURA DEI TEMPI DI PROPAGAZIONE 67 Con il secondo apparato non è però possibile analizzare le dierenze temporali tra le varie coppie interne al cavo poiché, causa il passaggio del segnale attraverso i vari convertitori NIM-ECL e ECL-LVDS, i ritardi di propagazione assoluti tra coppia e coppia non sono più direttamente confrontabili tra loro. Figura 3.32: graco del ritardo di propagazione in funzione della lunghezza del cavo per la coppia di cavi interni numero 10, ottenuto senza eetti capacitivi. 68 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Figura 3.33: istogramma delle misure dei tempi di propagazione lungo i cavi segnale (con rispettiva gaussiana) ottenuto senza eetti capacitivi. Conclusioni In questo lavoro di tesi sono state fatte misure di tempi di propagazione di un segnale LVDS negli speciali cavi segnale di marca Amphenol che verranno utilizzati nel rivelatore TOF di ALICE ad LHC. E' risultato necessario che queste misure fossero molto precise, dell'ordine di qualche decina di picosecondi, data la risoluzione temporale minore di 100 ps dell'intero sistema di rivelazione TOF. Sono state utilizzate due procedure dierenti ma i valori nali sono compatibili entro gli errori; la misura più precisa è stata ottenuta con la seconda procedura, che ha permesso di lavorare con segnali più puliti: T prop.delay = 5.13 ± 0.03 ns/m. Questo valore dierisce da quello riportato dal costruttore nel foglio di speciche (4.35 ps/m) che però è stato ottenuto con cavi segnale non connettorizzati, mentre nell'esperimento ALICE sono necessariamente muniti di connettore. Inoltre sono state misurate a parità di lunghezza le dierenze dei ritardi di propagazione tra le coppie interne al cavo segnale, che è di 10-15 ps/m. Questo valore è in accordo con quello riportato dal costruttore (≤ 350 ps/10 m), ma più preciso. 69 70 CAPITOLO 3. MISURA DEI RITARDI DI PROPAGAZIONE Bibliograa [1] C.Glasman, AIP Conf.Proc. 792 (2005) 689, [arXiv:nucl-ex/9512029] [2] http://www.ccsem.infn.it/issp2006/index.html J.W.Harris's lectures [3] Alice Collaboration, Time of Flight ALICE technical design report (addendum), CERN/LHCC 2002-016 (2002) [4] Alice II Collaboration, (2003) ALICE: CERN/LHCC Physics 2003-049, Performance Eds Report F.Carminati et Volume al. (Alice Collaboration), J.Phys. G: Nucl.Part.Phys. 30 (2004) A study of hadron yields and spec- [5] C.Zampolli, tesi di dottorato: tra with the ALICE experiments at LHC , PHD Thesis (2006) in http://www.bo.infn.it/zampolli/ [6] A.V.Akindinov et al. Nucl.Instr.Meth. 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