Leggi il racconto – Il nuovo risveglio di Batuffolo

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Leggi il racconto – Il nuovo risveglio di Batuffolo
IL NUOVO RISVEGLIO DI BATUFFOLO Quella mattina il coniglio si accorse di trovarsi in un posto nuovo, piacevole e meraviglioso. – Sento odore di aria pulita, pura e fresca! – esclamò Gabbia 51 nel momento in cui respirò profondamente. Fino a quella mattina non aveva mai sentito profumi gradevoli a tal punto che provò la sensazione di essersi lavato. Scrutava, tutto ciò che vedeva attorno a sé, stupefatto. Ad un certo punto sentì sul suo pelo soffice uno strano solletico, provocato da alcuni animaletti che in fila uscivano da piccoli buchi nel terreno. Erano le formiche, piccolissimi insetti neri e lucenti che camminavano vicine, una all’altra, come se stessero marciando e contemporaneamente bisbigliassero durante lo svolgimento delle attività di quella mattina. – Non ci sono solo conigli! – rifletté provando tanto sbalordimento. – In questo posto non ci sono solo animali chiusi nelle gabbie! – constatò Gabbia 51. Si ricordò di ciò che aveva vissuto nel capannone dove era nato e dove era stato rinchiuso in una gabbia, così com’era successo a tanti altri conigli d’angora recintati anch’essi in gabbie, una accanto all’altra. Infatti, quella mattina il coniglio si era reso conto di non essere circondato da altri conigli e soprattutto di non trovarsi in un allevamento e di essere finalmente libero di muoversi. Sentì lo stomaco che brontolava: – Ho fame! – disse tra sé. Si alzò e fece due passi. Non era abituato a camminare. Vicino a sé non trovò mangime, ma tanta erba verde e fresca mista a trifogli. – Perché mi trovo qui? Non c’è niente da mangiare! Mi sento solo! – affermò pensieroso. Il suo stato d’animo cambiò improvvisamente: rammentò che la sera precedente il veterinario, che era andato a controllare lo stato di salute dei conigli, distrattamente aveva lasciato la porticina della sua gabbia aperta. Piano piano Gabbia 51 era uscito dal recinto che prontamente si era chiuso dietro di sé. Il coniglio, non potendo rientrare, aveva cominciato a camminare e, senza farsi notare dal padrone, si era allontanato dal capannone. Era buio e Gabbia 51, esausto per il lungo vagare e disorientato, si era addormentato. La mattina seguente si era risvegliato in un luogo sconosciuto che non aveva mai visto prima di quel momento e grandi erano state le emozioni che aveva provato. Si fermò a osservare un lombrico posato su un ranuncolo giallo e dopo pochi passi notò diversi scarabei che entravano velocemente nelle loro tane. Udì un ronzio piuttosto strano e fastidioso che diventava sempre più insistente: alcune api saltavano da una margherita all’altra per succhiare il loro nettare. Camminando camminando, incontrò una cavalletta che con le sue lunghe zampe saltò sulla sua pancia provocandogli un grosso fastidio. – Ma tu chi sei? Cosa vuoi da me? – chiese nervoso Gabbia 51. – Sono una cavalletta sola in cerca di qualcuno con cui fare amicizia – rispose il volatile. Gabbia 51 avvertì di nuovo la sensazione di fame e cominciò a nutrirsi di trifogli e alcuni ranuncoli gialli che accarezzavano le sue zampe. Nonostante avesse mangiato, continuò ad avere ancora fame. Sentì di essersi smarrito e la malinconia lo assalì nuovamente. Continuò a camminare e si fermò davanti ad altri trifogli e tarassachi che mangiò velocemente. – Mi sento già meglio! – ripeté tra sé. Al coniglietto ritornò il buonumore e, alzando gli occhi, vide stupito farfalle variopinte che volavano da un fiore all’altro. Una farfalla rosa e nera si posò sul suo piccolo naso, ma subito volò via. A pochi centimetri di distanza da lui c’era un ragno che tesseva una ragnatela. – Mi fanno compagnia questi teneri animaletti! – esternò felice Gabbia 51. Le ore diurne volarono in fretta e cominciò a calare la sera. Il coniglietto, stanco della giornata appena trascorsa, intensa di emozioni, guardando incantato il cielo stellato, cadde in un sonno profondo. La mattina dopo fu svegliato da un cinguettio. Ad un metro da lui un’allodola costruiva un nido con foglie secche e rametti sul terreno. Spalancò gli occhi ammirando un’altra allodola che stava covando. Le uova si schiusero una dopo l’altra e cinque piccoli impauriti videro per la prima volta la luce del sole. Mamma allodola proteggeva i suoi piccoli tenendoli sotto le sue calde ali. – Fantastico! Fantastico! – replicò per due volte. – Eccolo di nuovo! – disse il coniglio guardando il sole che risplendeva. Si alzò di scatto, girovagò per alcuni minuti, si fermò, esplorò il paesaggio circostante e per la fame divorò una quantità di erba mista: erba medica, trifoglio, piantaggine, tarassaco, dente di leone. Dopo qualche istante udì delle voci e degli strani rumori. Riacquistate le forze, si diresse, con un po’ di terrore, verso quelle voci che per lui rappresentavano un insolito fracasso. Un gruppo di bambini giocava all’aria aperta con una palla. – Ho paura! – pronunciò con voce tremante. Ad un tratto la palla lanciata in alto dai bambini cadde sull’erba, rotolò e fu bloccata da un cespuglio dietro il quale il coniglietto rimase immobile. Luca, il bimbo più piccolo, rincorse la palla per riprenderla e si trovò davanti un batuffolo grigio, impaurito. Luca, appena vide il coniglio, lo coccolò e avvertì i suoi amici. Il cielo, inaspettatamente, diventò uggioso e i bambini, quando si avvicinarono a Luca, rimasero sbalorditi. Il coniglio, terrorizzato, in quanto accerchiato da sconosciuti, incominciò a tremare. Accarezzato da tutti i bambini, Gabbia 51 si tranquillizzò. Cominciò a piovere. Il temporale era accompagnato da lampi e tuoni. I bambini si dileguarono a causa della pioggia e anche Luca scappò via con loro. Addolorato e pentito per aver abbandonato il povero coniglio, Luca tornò indietro e lo portò via con sé. – Mi piacerebbe portarlo a casa e prendermi cura di lui! – pensò tra sé Luca. Giunto a casa, Luca prima nascose il coniglietto nella sua stanza e poi raccontò tutto ai suoi genitori. – Sicuramente è scappato dal capannone che si trova a circa mezzo chilometro dalla nostra abitazione – disse il papà. – Hai ragione! – rispose la mamma di Luca. – Non possiamo tenerlo in casa, non è nostro questo cucciolo! Bisogna riportarlo al proprietario – ribadì il papà. – Sono d’accordo con te. È un’ottima idea – acconsentì la mamma. Senza perdere tempo si avviarono al capannone. Il proprietario dell’allevamento non si era accorto dell’assenza del coniglio. Ascoltati i genitori di Luca, il padrone verificò di persona che la gabbia n.51 fosse vuota, prese il coniglietto e mentre li ringraziava sentì il bambino che singhiozzava. Capì che Luca si era affezionato al coniglietto e glielo regalò. Luca sorrise esprimendo gratitudine verso quel signore che era stato gentile con lui e felicissimo tornò a casa con i suoi genitori. Da quel giorno il bambino si occupò del coniglietto e gli diede il nome di Batuffolo. Insieme trascorsero giorni spensierati. Gli alunni della classe 5a F