3 - Comune di Sant`Antimo
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3 - Comune di Sant`Antimo
Febbraio 2012 Pag. 3 Insieme per il giorno della memoria Guardando tutti quei capelli abbiamo avuto un tuffo al cuore. Ci ha sconvolto il pensiero che ogni donna sia stata privata con violenza di quanto poteva darle sicurezza e della propria dignità. Chiunque ha avuto modo di vedere e visitare i luoghi della memoria rafforza la consapevolezza che quanto è successo mai potrà essere dimenticato e mai più dovrà accadere. Per sempre rimarrà in noi il ricordo di capelli di angeli senza volto. Federica Carlea - Isabella Tillo Giovanni XXIII Mengele, gli esperimenti Quei poveri bambini costretti a sacrificare le loro giovani vite per l’irrisolvibile pazzia di quelle persone che credevano che l’unica razza che meritasse di vivere fosse quella Ariana. Venivano selezionati appena entrati nei campi e sottoposti a esperimenti di una tale brutalità da non lasciare scampo a nessuno. Vedere quelle foto ci ha fatto capire che tutto questo non dovrà mai essere dimenticato perchè tutto resterà nella storia. Ilaria Villano IIIA - Leonardo Buonanno IIIC Nicola Romeo C’è stato chiesto di scegliere un’immagine che abbia costituito per noi un ”punto di rottura” ovvero quel momento in cui le nostre emozioni non riuscivano più a trovare via d’uscita né con le parole, né con lo sguardo, né con il pianto. Davanti a noi si allungava un triste binario coperto di neve che percorreva una strada infinita che l’occhio non riusciva a seguire. Esso si perdeva tra gli alberi portando con sé, nell’infinità, il dolore, la tristezza, il pianto dei bambini, la speranza di chi riusciva a percorrerlo al contrario. Il binario è anche la lunga infinita strada della crudeltà degli aguzzini. Davanti a quel binario erano con noi i ragazzi che non hanno potuto “vedere”, tutti coloro che hanno sentito parlare dei campi di sterminio, ma non hanno respirato il dolore, la rabbia, l’indignazione, dell’infinita strada innevata che si perde nella foresta. Maddalena Grasso - Gabriella Guida - Maria Palumbo I.S.T.S. Giuseppe Moscati Sabato 11 febbraio presso la Sala consiliare del Comune di Sant’Antimo si è svolta la manifestazione “Insieme per il giorno della memoria” organizzata dall’ Ente locale, il Liceo scientifico di Sant’Antimo e la biblioteca “mi libro”. La manifestazione ha visto protagonisti i giovani ragazzi vincitori della V edizione del concorso “Il giorno della Memoria”, promosso dall’ Assessorato alla Cultura e dalla Biblioteca comunale, che, tornati dal viaggio premio ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, hanno condiviso la loro esperienza con una rappresentanza degli studenti dell’I.S.T.S. Moscati, del Liceo Scientifico di Sant’Antimo, delle Scuole Medie Giovanni XXIII e Nicola Romeo e del II Circolo Didattico Giacomo Leopardi. Ha aperto la manifestazione il dott. Gabriele Capone, responsabile del settore cultura del Comune di Sant’Antimo, che, esortando le scuole a riflettere anche sull’obiettivo dei viaggi di istruzione, ha sottolineato l’importanza di creare momenti di riflessione e incontro su queste tematiche, per contribuire a sensibilizzare i giovani affinché sappiano poi operare scelte consapevoli ispirate al rispetto dei diritti e alla convivenza civile. E’ seguito il saluto del Prof. re Dino Di Maio, insegnante del Liceo Scientifico di Sant’Antimo, che ha invitato i ragazzi a fare tesoro dell’esperienza fatta sollecitando tutti a rivalutare l’im- portanza delle studio della storia affinché siano evitati gli errori del passato. E’ stato poi proiettato un video realizzato durante la visita effettuata dagli studenti del viaggio della memoria del 2009, in cui a far da guida fu il sig. Aldo Pavia membro dell’Associazione ex-deportati dei campi di sterminio. Non poteva mancare, il saluto del Sindaco, dott. Francesco Piemonte, che ha sempre sostenuto quest’iniziativa e anche quest’anno ha accompagnato i ragazzi nel viaggio tenutosi dal 27 al 30 gennaio. Ai giovani il Sindaco ha rivolto un invito all’accoglienza dell’altro per superare qualsiasi forma di discriminazione. Dopo il saluto del Sindaco, il dott. Capone ha invitato i ragazzi protagonisti del viaggio di quest’anno a raccontare il proprio punto di rottura. La prima sera a Cracovia, ha spiegato il dott. Capone, hanno partecipato a uno spettacolo realizzato dal giornalista Carlo Lucarelli che ha messo in evidenza come ognuno durante la visita ai campi ha un suo punto di rottura, provocato da un dettaglio, per tutti diverso, che fa scattare all’improvviso un crollo emotivo. Prendendo spunto da questa idea, durante il viaggio di ritorno si è deciso di affidare ai ragazzi il compito di individuare e raccontare il proprio punto di rottura diventando ambasciatori di quest’esperienza presso le proprie famiglie, i propri compagni e amici. E così Nun- zio, Rosa, Lena, Gabriella, Maria, Federica, Isabella, Ilaria e Leonardo con i loro commoventi racconti hanno caricato di emozione questa mattinata che è stata poi ulteriormente arricchita dall’intervento del Prof.re Francesco Villano, storico delle religioni. <<Talvolta,- sostiene il prof. Villano - persone appartenenti ad altre religioni vengono addirittura considerate straniere mentre avremmo ormai dovuto imparare a riconoscerli come i nostri “vicini di casa”. Solo così sarà possibile creare un dialogo e trovare risposte comuni. La terra non è popolata da etnie ma da uomini, questo è quello che dovremmo capire e perciò nessun cittadino italiano dovrebbe godere di maggiori diritti rispetto ad un qualsiasi altro cittadino del mondo. La conoscenza e la memoria sono gli strumenti principali di cui disponiamo per non ripetere gli errori del passato, per non farci manovrare da nessuno, per essere realmente liberi, non dimentichiamolo mai>>. A concludere questa intensa mattinata l’ intervento di Don Pasquale Cammisa, Rettore della Chiesa dello Spirito Santo di Sant’Antimo, che ha raccontato della sua recente esperienza in Burkina Faso e delle iniziative che si stanno attivando in alcuni villaggi invitando i presenti a collaborare per essere solidali con questi nostri fratelli “diversi”. Monica Galdo OLOCAUSTO: la catastrofe umana Primo Levi si domandava come potessero essere considerati uomini i responsabili dell’immane catastrofe dell’Olocausto, questa domanda è il leit-motiv che ti accompagna costantemente durante la visita dei campi di concentramento. Ti induce a porti degli interrogativi: ti chiedi come sia possibile giungere a tali vette di crudeltà e ti domandi come si possa avere il coraggio per fare ciò che è stato fatto, addirittura arrivi a mettere in dubbio l’appartenenza di quei “mostri”, responsabili di tutto, alla tua stessa razza biologica. Spesso queste domande ti sferzano la mente fino a farti pensare che un evento di una simile crudele portata sia un qualcosa di unico per malvagità e cattiveria nella storia e pertanto sia irripetibile in futuro, l’orribile disu- manità della catastrofe può indurti a pensare che quegli eventi tragici siano lontani e quasi estranei, trincerati come sono dietro una gelida cortina di numeri, documenti e dati, tutti così freddi e maledettamente razionali, quando in realtà in questa catastrofe c’era ben poco di razionale. Questo è il momento in cui si rischia di cadere nella trappola della memoria o meglio della dimenticanza, ci si illude che un evento simile sia troppo lontano da noi e attratti dai numeri si perde la portata umana dell’Olocausto e come se ci si dimenticasse che dietro quei diciassette milioni di morti si celino diciassette milioni di vite umane, colpevoli solo di esistere, e spezzate dalla folle crudeltà degli uomini. Per evitare questa spiacevole sensazione può risultare utile mettere in pratica uno stratagemma che ci insegni a ricordare nel giusto modo e a non dimenticare mai di ricordare: il “punto di rottura”. Il “punto di rottura” è un dettaglio, un’immagine, un suono, un odore, diverso per ognuno di noi, è un dettaglio che agli altri può apparire insignificante, ma può attanagliare il cuore e far scattare la carica emotiva e sentimentale capace di far rivivere i fatti narrati e di trasformarli da gelide statistiche e freddi numeri razionali in situazioni e casi umani, con l’inevitabile strascico di sofferenze che si portano dietro. Il nostro punto di rottura è la foto di questo bambino, piccolo, sicuramente troppo piccolo, per tutto quello che ha vissuto, uno dei pochi sopravvissuti allo sterminio, ma morto pochi giorni dopo la liberazione per le conseguenze della barbarie subita. Gli occhi di questo bambino sono di un’umanità sconfinata e di una tenerezza sconosciuta al luogo dove era recluso, essi ci penetrano nel profondo del cuore e ci straziano, ci fanno rammentare che dietro quel freddo e troppo razionale numero: due milioni, tanti furono i bambini trucidati, ci sono due milioni di storie, due milioni di piccoli strappati troppo presto all’amore delle loro madri, due milioni di fiori recisi prima che potessero sbocciare e quattro milioni di occhi simili che supplichevoli ci lacerano il cuore con il fardello di emozioni che trasmettono. Rosa Milo - Nunzio Maria Cacelliere Liceo Scientifico