SINTESI DELLE RISPOSTE AL QUESTIONARIO Idee e opinioni dall
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SINTESI DELLE RISPOSTE AL QUESTIONARIO Idee e opinioni dall
SINTESI DELLE RISPOSTE AL QUESTIONARIO Idee e opinioni dall’ippica in rosa 1) Cosa non ha pensato di fare finora l’ ”ippica degli uomini”? per migliorare il livello dell’allenamento e della tenuta dei cavalli Prestare più attenzione agli stati emotivi e psicologici del cavallo (cosa di cui le donne, grazie al loro tipo di sensibilità e alla loro particolare complessità emotiva, hanno maggiore facilità) per individuare lì le cause di alcuni problemi caratteriali dell’animale (derivanti da paure, insicurezze, cattive esperienze passate, bisogni affettivi, ecc.) che ne limitano o influiscono sul rendimento agonistico. Gli uomini spesso tendono infatti spesso a giudicare inspiegabili o bizzarri questi atteggiamenti dei cavalli, quando, secondo loro, essi hanno tutto quello che gli occorre, a livello di benessere fisico, per rendere al massimo e sono più inclini a trovare soluzioni di tipo “meccanico” (cioè provare a cambiare ferratura, finimenti, ecc.) piuttosto che a ricercare soluzioni più sottili. Cercare di comprendere la psicologia del singolo cavallo e di adattare alla soddisfazione dei suoi bisogni interiori il programma di allenamento, l’alimentazione, la gestione dei tempi è invece una soluzione più complicata, che richiede un tipo di sensibilità più femminile. Ma si possono ottenere risultati notevoli. Per esempio: modificare il programma di lavoro in modo da inserire l’attività che al cavallo piace di meno (quella in cui non rende) subito prima di un’attività invece molto gradita, in modo da creare un’abitudine grazie alla quale l’attività sgradita coincida con il sentimento di aspettativa di gratificazione dell’attività preferita. Fare di più per il benessere psicofisico dei cavalli da corsa, investendo per dare loro più spazi, e per consentirgli una vita sociale ed un’alimentazione che si avvicinino il più possibile ai loro ritmi naturali. Fare attenzione alle dinamiche sociali dei cavalli (coppie empatiche, gerarchie, ecc.) e cercare di utilizzarle per la formazione psicologica del cavallo atleta, stimolando la competizione attraverso lo spirito del gruppo e del gioco. Dedicare più tempo, più attenzione e più tecnica ai momenti della scozzonatura, della doma e dell’addestramento dei puledri, per assicurare che diano i migliori risultati in termini di maneggevolezza e sicurezza dei futuri cavalli da corsa e dello sviluppo della loro fiducia nell’uomo. Spesso gli uomini non pensano che il tempo investito con un puledro oggi, si tradurrà in un risparmio di tempo continuo con il cavallo da corsa che il puledro diventerà in futuro, un risparmio di tempo tutte le volte che lo si dovrà governare, curare, ferrare, sellare, portare in pista, ecc. ecc. durante la sua futura carriera agonistica, che avranno costruito occasioni in cui ci si potrà relazionare con un cavallo più fiducioso, equilibrato ed educato, proprio grazie all’addestramento più accurato che ha ricevuto da puledro Amare il cavallo al di là del rendimento, del risultato, del valore. In altri paesi quali Francia, Germania, Scandinavia di solito gli allenatori e gli allevatori vogliono bene a tutti i cavalli, anche ai più scarsi. Questo è più il pensiero di una donna che di un uomo. L’uomo in Italia pensa che il cavallo perdente faccia qualcosa contro di lui perché lo allontana dai suoi obiettivi e, generalmente, pensa che i cavalli perdenti lo siano perché hanno un “difetto di carattere”, invece spesso hanno solo bisogno di una maggiore cura e comprensione. In Italia gli uomini amano solo i vincitori, gli altri “non servono”, questo danneggia l’immagine dell’ippica poiché la disumanizza. Più donne si comporterebbe in maniera diversa e si verificherebbero maggiormente, come è già stato, che da un cavallo che non gode di stima a livello agonistico, si ottengano degli straordinari ed inattesi risultati. Ad una donna questo avviene, per la sua pazienza, per la tolleranza, per la spiccata capacità di comprendere dettagli e sfumature, per la sua attenzione, ad un uomo mai. per potenziare l’accoglienza e il confort negli ippodromi italiani Studiare spazi diversi per i diversi tipi di pubblico, con soluzioni e servizi anche per gli accompagnatori degli scommettitori, siano essi donne, uomini o bambini, affinché l’ippodromo venga vissuto al meglio da tutti, appassionati o meno. Spazi, dunque, che possano soddisfare le più diversificate esigenze, l’ippodromo come area ricreativa, di svago, di gioco, di cultura, di sport, di studio. Cercare di rendere gli ippodromi, anche con interventi minimi, dei luoghi percepibili come più “alla moda”, che possano creare o seguire le tendenze Curare la pulizia, l’allestimento e le dotazioni delle toilettes (mettendoci, per esempio, anche i fasciatoi) che, almeno per molte donne, rappresentano una specie di “biglietto da visita” per un locale pubblico, e lo fanno percepire come un luogo accogliente, sicuro e attento nei confronti dei propri frequentatori Migliorare il livello “culturale” degli ippodromi cominciando dal personale delle società e delle scuderie, troppo spesso ci troviamo di fronte ad individui arroganti ed incivili, questo si verificherebbe molto meno se ci fosse più personale femminile, nei vari ruoli, in primo luogo perché la natura femminile è più delicata, dolce, sensibile, e poi perché la presenza di donne al fianco di uomini rudi e bruschi attenuerebbe in parte queste caratteristiche negative e li “costringerebbe” a modi più garbati. A lungo andare la convivenza uomini e donne nell’ambiente ippico porterebbe ad alzare il livello degli ippodromi, a cominciare dal personale per finire agli utenti. per allargare il bacino di pubblico dell’ippica e delle scommesse ippiche Promuovere forme di partecipazione diretta allo sport ippico, attraverso l’organizzazione e la divulgazione di corsi professionali per artieri, regolari corsi per allievi guidatori e campagne promozionali dirette anche a allargare il numero dei proprietari (con incentivi per forme collettive di proprietà dei cavalli, buoni per le aste, ecc.) Divulgare i valori e le passioni che sono alla base della cultura del cavallo e dei mestieri legati all’ippica, per contrastare la percezione negativa dell’ippica, perché attraverso la passione del cavallo c’è la possibilità di ricercare e vivere una vita serenamente equilibrata, più rispettosa dei ritmi naturali, alla riscoperta del rapporto con la natura, alla realizzazione di un sogno di benessere. L’uomo è meno portato verso una visione del genere. Aumentare e migliorare le informazioni sulle scommesse ippiche destinate ai neofiti, sia negli ippodromo che nelle agenzie, con l’obiettivo di farle percepire come semplici, trasparenti e sicure nella politica di governo dell’ippica italiana Un’indagine, come per esempio questa, sulla presenza delle donne nell’ippica e un’attenzione alle loro esigenze e motivazioni, comprendendo che le differenze tra le modalità e caratteristiche delle donne rispetto agli uomini potevano e dovevano rappresentare dei punti di forza da apprezzare e utilizzare per il bene dell’ippica. Le donne dell’ippica intervistate (110 circa) hanno dimostrato di apportare determinazione, disciplina e disponibilità, capacità di socializzazione e di relazione. Mettere il senso di responsabilità alla base dell’azione politica nell’ippica per darle la forza di concepire e portare avanti un progetto di sviluppo del settore, senza lasciarsi sviare, come è ciclicamente e puntualmente avvenuto, dalle emergenze, dalle pressioni delle varie categorie e delle varie parti politiche Agire per costruire il pubblico di domani partendo dai bambini, finanziando e promuovendo a livello nazionale visite guidate agli ippodromi e agli allevamenti, il settore corse pony, concorsi per le scuole legati alla figura del cavallo Creare nuove figure professionali che possano unire le caratteristiche di una donna a quelle di un certo tipo di preparazione per migliorare la qualità di vita degli ippodromi. Ad esempio una donna veterinario responsabile di ippodromo potrebbe unire la sensibilità femminile al controllo sanitario alle doti di buon amministratore e alle pubbliche relazioni. Le donne sono più eclettiche ed anche più malleabili, meno competitive più predisposte all’accoglienza e al dialogo. Contribuire a divulgare e promuovere questa realtà, non solo da un punto di vista economico. Cercare maggiore spazio nei media, coinvolgere i giornalisti facendo comprendere loro, anche con frequenti visite, che l’ippodromo è prevalentemente un ambiente dove si fa sport, credere di più nel potere dei mass media, stimolare una pubblicità positiva attraverso un dialogo costante basato su fatti e risultati. Da un punto di vista comunicazionale il binomio donna-cavallo potrebbe essere uno degli elementi più innovativi e significativi, dei cui benefici godrebbero ovviamente anche gli uomini, ma soprattutto l’immagine di uno sport, l’ippica, incredibilmente bello e straordinariamente duro. Orientare le scelte maggiormente verso valori di solidarietà e socialità, proiettandosi verso scelte non sempre strettamente economiche. 2) Quali e quante difficoltà incontrano le donne nell’ippica? le “strade sbarrate” con quali le donne si scontrano nelle varie professioni dell’ippica Sempre di più sono le donne che lavorano oggi nell’ippica come lads negli allevamenti e nelle scuderie, ma, pur avendo acquisito la preparazione professionale necessaria, quasi nessuna di loro diventa poi guidatore o allenatore. Questo perché è più difficile per una donna ricevere la fiducia dei proprietari, ma anche perché gli allenatori e i guidatori uomini non tollerano facilmente la competizione con le donne, fanno resistenza a giudicarle brave e non amano perdere da loro Pochissime sono le donne con ruoli dirigenziali in tutte le aziende ippiche, una donna deve sempre dimostrare di essere almeno 2 volte più brava di un uomo per fare carriera nessuna donna è mai stata al governo dell’ippica conciliare i “tempi della donna” con i “tempi dell’ippica” I tempi delle professioni ippiche sono tutti inevitabilmente in conflitto con i tempi della donna che ha una famiglia, significano lavorare nei fine settimana, la notte, la mattina presto. L’impegno richiesto dai cavalli, che vanno seguiti sempre, 365 giorni l’anno, rendono difficilissimo alle donne dell’ippica la costruzione di una famiglia Non esiste nessun tipo di servizio, di assistenza o di facilitazione per le donne delle professioni dell’ippica e che hanno bambini Quasi tutte le donne driver o allenatrici, si vedono costrette a cambiare professione quando decidono di mettere al mondo dei figli il dialogo con gli “uomini dell’ippica” Come in molti altri campi, è più difficile anche nell’ippica per una donna fare valere le proprie opinioni, però, in uno sport dove “anche i muscoli contano” è forse ancora più complicato per un uomo prestare ascolto a consigli ed opinioni di colleghe sul cui valore di partenza è inevitabilmente scettico. Gli uomini non hanno voluto comprendere che anche se la competizione è dura, poiché molto fisica, le donne hanno astuzia e coraggio, il chè sopperisce spesso alla differenza di potenza fisica con gli uomini e le rende, in molti casi, vincitrici. I modi e i toni “rudi” a cui sono abituati molti uomini dell’ippica rendono difficile alle donne l’instaurazione di un dialogo L’atteggiamento di tipo maschilista è presente in quasi tutti gli ambiti dell’ippica, e quindi le donne non sono viste come interlocutrici, ma, anche quando rivestono dei ruoli importanti, piuttosto come delle assistenti o esecutrici cosa potrebbe fare l’ippica per dare più spazio alle donne nelle professioni, come proprietarie di cavalli, tra gli spettatori e come scommettitrici? Creare dei “nidi aziendali” presso gli ippodromi, a disposizione di tutte le operatrici e lavoratrici ippiche Rendere più accoglienti le scuderie, con servizi igienici e spogliatoi riservati alle donne ed accessibili anche ai visitatori Curare maggiormente la “confezione” dello spettacolo ippico, presentando più accuratamente le corse, i guidatori, i cavalli partecipanti, con un linguaggio più trasparente e meno di “settore”, dando maggiore attenzione alle premiazioni, alla presentazione al pubblico dei cavalli al tondino e durante le sgambature, istituire premi per la migliore presentazione dei cavalli al pubblico 3) Quali sono le potenzialità e le capacità peculiari che le donne hanno da offrire all’ippica? nei settori dell’allevamento, dell’allenamento, sino alle corse La maggiore e diversa sensibilità che le donne hanno come dote naturale le facilitano moltissimo nell’instaurare rapporti di fiducia e di rispetto con i cavalli La capacità di prendersi cura e di assumersi responsabilità rendono le donne molto capaci nell’organizzazione del lavoro di una scuderia e nel seguire nella maniera migliore ogni cavallo, senza lasciare indietro nessuno La precisione e l’attenzione per i dettagli delle donne le rendono preziose nel lavoro di segreteria tecnica nell’organizzazione di impresa La predisposizione al dialogo delle donne, in un mondo dominato da mille settarismi e grandi conflittualità aiuterebbe a rendere molto più veloci e produttivi tanti processi aziendali L’ecletticità delle donne le porta ad occuparsi contemporaneamente di più settori e quindi ad avere un quadro d’insieme di gran lunga più completo della situazione aziendale, dall’allevamento, all’allenamento, alla guida, al trasporto, e quindi a conoscere meglio i cavalli, a seguirli con una scrupolosità ed un perfezionismo tali da riuscire perfettamente ad individuare quelli che sono i lati deboli aziendali, su cui concentrare più energie e più risorse, quelli che sono i lati più forti su cui puntare per aumentare la redditività aziendale. Una donna individua spesso, nell’ippica, i punti su cui concentrarsi, individua i campioni di domani, valuta le giuste scelte da fare. Tali doti di una donna portano l’azienda verso un successo sicuro. Una manager (molte tra le donne intervistate lo hanno dichiarato) si occupano di pulire e preparare il cavallo, trascorrono moltissimo tempo nelle scuderie, spesso allenano il cavallo per valutare la sua situazione psicofisica, poi vanno in ufficio a concludere contratti e la sera organizzano cene di rappresentanza. Nessun uomo fa qualcosa del genere. all’estero, in particolar modo in Francia, grandi uomini dell’ippica hanno avuto spesso dietro una grande donna che li ha coadiuvati nella gestione della loro attività professionale: in Italia questo fenomeno non esiste, oppure sconta limiti culturali che lo rendono poco visibile? In Italia sono tante le donne, compagne di vita di allenatori e guidatori, che li coadiuvano nell’organizzazione della loro attività e che sono il punto di riferimento per fornitori, clienti e dipendenti, ma il ruolo di protagonista, all’esterno, è sempre dell’uomo Un esempio di questa situazione è dato dalla numerosissima presenza di donne nei centri di allenamento accanto alla pressoché nulla presenza di donne, compagne di uomini protagonisti dell’ippica, negli ippodromi: le donne possono lavorare nell’ippica, ma gli uomini non vogliono che si vedano Il limite culturale sta negli uomini che non danno il giusto valore al contributo della propria compagna al successo della loro carriera professionale e, quindi, non sentono l’esigenza di mostrare con orgoglio agli altri anche il valore della loro collaborazione. Se si guarda alla vita privata dei maggiori protagonisti dell’ippica italiana di successo, in quasi tutti i casi si trova una donna che fa da “regista” e da supporto all’attività professionale del proprio marito. SUGGERIMENTI PER IL FUTURO Creare una Commissione Permanente di donne con incontri e/o tavole rotonde periodiche per aree tematiche per ricostruire una immagine del mondo dei cavalli che da sempre è stata danneggiata da storie di doping e maltrattamenti finite sulle prime pagine dei giornali senza alcun riguardo per quella che, al contrario, è una realtà ben più complessa. Viene strumentalizzata una parte della notizia che fa clamore ma, a parere delle intervistate, ben altro clamore potrebbe avrebbe la conoscenza della realtà lavorativa, professionale, morale che predomina nel legame tra uomo/donna e cavallo. Le aree tematiche potrebbero essere (a titolo di esempio): un’area comunicazione (giornaliste, scrittrici, artiste), un’area benessere (veterinarie), un’area sviluppo psico-pedagogico (psicologi, istruttori FISE, medici), un’area gestione della politica per l’incremento ed il miglioramento qualitativo e quantitativo delle razze equine da competizione e da sella (dirigenti UNIRE, ANAC, ANACT, AGRI). Un lavoro finalizzato ad ottenere un importante contributo formato dal punto di vista femminile Creare un Osservatorio Permanente che segua, a partire da quest’anno, il segmento femminile, sia con nuove indagini sempre più approfondite su singoli temi specifici, sia monitorando le tendenze di un nutrito campione di donne. Ogni anno verrebbero poi resi noti i risultati delle indagini. Istituire una sorta di agenzia-sportello gestito da personale delle società ippiche al quale le donne potrebbero rivolgersi per attingere notizie, contatti, indirizzi, a livello nazionale ed internazionale, per uno scambio di offro/cerco lavoro presso scuderie, allevamenti, ippodromi, proprietari, per le diverse figure professionali. Maggiore partecipazione al governo dell’UNIRE. Parlare della importantissima innovazione delle Consulte tecniche UNIRE (unione nazionale per l’incremento delle razze equine): per la PRIMA VOLTA vengono costituite tre consulte tecniche, (composte da quattro membri per ognuna) presso l’UNIRE (una consulta per il trotto, una per il galoppo ed una per la sella) che saranno tenute a fornire il proprio parere sui regolamenti di carattere tecnico e disciplinare connessi alle corse dei cavalli, sui criteri generali di programmazione delle corse e manifestazioni ippiche, sui piani e programmi allevatori. Elezioni il 15 maggio. Le candidature hanno riguardato anche figure femminili? Creare un sito internet dedicato alle donne che lavorano nel mondo dei cavalli, con un forum per scambiare e comunicare idee, opinioni, suggerimenti, iniziative, proposte L’IPPICA IN ROSA Ilaria Millozzi, 27 anni, romana, universitaria. Quella dei cavalli è stata probabilmente la sola vera costante della mia vita. Non ho ricordo di altre passioni che mi abbiamo accompagnate per un numero così alto di anni. Soprattutto considerando che non si tratta di una “malattia” ereditaria. In famiglia nessuno ha mai avuto significativa sensibilità al riguardo. Premetto che per quanto mi riguarda l’ espressione di questa passione in termini sportivi era rappresentata dall’equitazione, sport al quale mi sono avvicinata all’età di otto anni circa. Ho dovuto attendere altri 18 anni prima di riconoscere umilmente il mio errore di valutazione, più esattamente un anno e mezzo fa, osservando per la prima volta a distanza ravvicinata dei trottatori far prove sulla pista circostante il maneggio presso il quale mi allenavo con la mia cavalla. Era fine luglio, le giornate invitavano ad un risveglio più che mattutino, cosa assai rara e insolita per me, iniziai ad attaccare per curiosità e per ampliare la mia conoscenza sportiva applicata ai cavalli. Non ho più smesso, non un solo giorno, mi sentivo solo terribilmente in deficit di età….Sono andata via di casa a vent’anni, inventandomi ogni volta nuove risorse e disparate attitudini lavorative, accompagnata solo dal mio orgoglio e dalla mia dignità. Cambiavo progetti e lavori continuamente, ma sono sempre riuscita a vivere allegramente e senza grandi rinunce. Perché non sono mai stata una pigra o inattiva: ritengo che il lavoro sia uno strumento attraverso il quale trarre le proprie soddisfazioni e realizzare la propria identità. Per questo non potrei mai svolgere un’attività noiosa ed eccessivamente statica. Per questo nulla mi appaga di più che il contatto con questi splendidi animali. Improvvisamente mi sono ricordata di quanto tempo avevo sacrificato, cercando la felicità e la realizzazione in stupidi meccanismi sociali, od in quello che cercavano di inculcarmi genitori, insegnanti, tenendomi a debita distanza da ciò che, secondo il loro metro di giudizio, poteva rappresentare un pericolo per il mio futuro: le passioni. Ma queste sono vere e forti, fanno parte di me come le mie cellule, non serve a nulla rinnegarle, bere l’acqua dell’oblio. Prima o poi loro tornano e premono più forte per farsi sentire e per punirti di averle trascurate così a lungo.