Un libro, «sponsorizzato» dal locale Istituto storico

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Un libro, «sponsorizzato» dal locale Istituto storico
Storia Pulp
valli del Pasubio, giugno 1944
Storia Pulp
valli del Pasubio, giugno 1944
La VALANGA
e i suoi misteri
Alcuni membri della formazione Valanga.
In piedi a sinistra, col mitra, il partigiano
Calabria, sospettato di aver infierito
in modo orribile sul cadavere di un nemico
Un libro, «sponsorizzato» dal locale Istituto storico della Resistenza,
ricostruisce le operazioni nel vicentino di una piccola e agguerrita
formazione partigiana – la Valanga – nell’estate 1944. Ne esce uno
spaccato duro, a tratti feroce, della Guerra Civile vista dal lato della
Resistenza. Che, ad esempio, non faceva prigionieri. E così condannò a
morte anche due civili giapponesi e una donna italiana che passavano
per caso in quella zona. Gettando le premesse di un enigma durato
sessant’anni. Ironia della sorte, svanito il mistero, la Storia ci ha
consegnato al suo posto una miniera di notizie, anche terribili, su come
si arrivò a combattere contro tedeschi e fascisti di Salò
di Fabio Andriola
U
n errore da non
fare:
ridurre
gli Istituti per
la Storia della Resistenza a
semplici avamposti della vulgata resistenzialista.
L’ANPI – che non rappresenta tutte
le anime del movimento partigiano
ma dà storicamente soprattutto voce
alle sue componenti più radicali –
e la rete degli Istituti storici della
Resistenza, nonostante numerose
e costanti prove di faziosità e di attaccamento al «politicamente corretto», rappresentano comunque un
mondo complesso, articolato, ricco
di documenti ancora da vagliare e di
intelligenze non turbate da eccessiva faziosità. Per certi versi, verrebbe
anzi da indicare quella realtà come
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un modello, perfettibile certo, che
la «controparte» (politica, reducistica e associazionista e, non ultima, storiografica anche se residuale
sia dal punto qualitativo che quantitativo) dovrebbe studiare e copiare per smetterla una buona volta di
confondere la Memoria con l’intitolazione (spesso più tentata che
riuscita) di strade e piazze, con la
richiesta di erezione di cippi o l’apPer
posizione di lapidi commemorative
acquistare
questo libro di questo o quell’eccidio, con l’orgavai a
nizzazione di qualche più o meno
pag. 96
nutrito corteo. Ovviamente senza
dimenticare le cerimonie funebri e
«Il mistero della Missione giapponese». di Paolo Savegnago e Luca
le immancabili messe in suffragio.
Valente, Cierre edizioni, (www.cierreIniziative che ormai dovrebbero
net.it , pp. 456, € 20,00) in coedizione
aver dimostrato la propria sterilità
con l’Istituto storico della Resistenza
se non inserite in un progetto cule dell’età contemporanea «Ettore
turale più ampio e articolato di cui,
Gallo» della provincia di Vicenza
Novembre-Dicembre 2014
tra gli eredi di Salò, è spesso mancata la consapevolezza. Eppure bastava guardare dall’altra parte per
copiare e fare, magari, anche meglio. Non ci sono
davvero scuse: in quasi settant’anni può maturare,
a qualunque latitudine e in qualunque ambito, ben
altro. Se non accade nulla (e, soprattutto, se non è
accaduto nulla o quasi) sarà forse il momento di
iniziare, almeno, a farsi delle domande?
Chiuso questo lungo preambolo - con la promessa
di tornare sul tema – veniamo al perché di questo
articolo. Un articolo che nasce da un libro non recente (è del 2005) ma documentatissimo, pignolissimo, difficile quanto basta: «Il mistero della Missione giapponese». Scritto da Paolo Savegnago e
Luca Valente, il volume è stato edito (Cierre edizioni, www.cierrenet.it , pp. 456, € 20,00) in coedizione con l’Istituto storico della Resistenza e dell’età
contemporanea «Ettore Gallo» della provincia di
Vicenza. E questo, come vedremo, è tutt’altro che
un dettaglio trascurabile. Infatti, quella che fin dal
Novembre-Dicembre 2014
titolo si propone come un’inchiesta storica tesa a
sciogliere un enigma di cui si parla da decenni –
la misteriosa missione giapponese massacrata nel
giugno 1944 nel vicentino – pagina dopo pagina (e
soprattutto, nota dopo nota) offre una vera e propria radiografia del movimento partigiano in quelle zone, colto anche nei suoi aspetti più bui grazie
ad un fitto intreccio di documenti e testimonianze.
Un libro che, da solo, «pesa» scientificamente più
di molti libri di Pansa anche se, involontariamente, va di fatto nella stessa direzione. Che, scavando
scavando, la materia si faceva scottante gli autori
lo hanno avuto subito chiaro tanto è vero che già
nella premessa definiscono il loro lavoro «inevitabilmente brutale». Per aggiungere, subito dopo:
«Anche se spesso sgradevoli queste pagine narrano
ciò che è stato 60 anni e più fa». E poi: «Il racconto, in certi passaggi, potrà sollevare interrogativi e
dubbi. Dei partigiani vengono descritte azioni crude, talvolta crudeli, alcune delle quali poco ebbero
a che spartire con la lotta per la libertà». E ancora,
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