Il canto d`amore del servo muto

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Il canto d`amore del servo muto
Monastero S.Maria del Monte Carmelo ::: Concenedo di Barzio
Il canto d'amore del servo muto
di C.Dobner
Ebrei e cristiani a confronto su Franz Rosenzweig
Gli Atti della giornata di studio, promossa dalla Facoltà Teologica dell'università di Lione (Didier Gonneaud e Édouard
Robberechts, Les dépassements de la parole. Lectures de l'"Étoile de la Rédemption" de Franz Rosenzweig, Lyon,
Profac, 2010, pagine 164, euro 18), raccolgono i contributi di cinque studiosi, ebrei e cristiani - Marie-Étiennette Bély,
François Lestang, Michel Younès, e i suddetti D. Gonneaud e E. Robberechts che hanno anche curato il volume - che si
sono confrontati sul capolavoro di Franz Rosenzweig La Stella della Redenzione, con acribia e notevoli spunti di originalità
per approfondire non solo il filosofo Rosenzweig ma anche il rapporto stesso fra ebraismo e cristianesimo.
L'articolazione delle tematiche sviluppate presenta, viva e precorritrice, la testimonianza di colui che fu detto "il servo
muto", per la grave malattia contratta; "muto" ma mai rinunciatario; e sempre combattivo. Vigile con la mente e assorbito
dalla Torah, Rosenzweig riuscì a comunicare, in tempi in cui il computer era ancora a venire, grazie alla collaborazione
della moglie e a una strumentazione particolare.
Nato a Kassel il 25 dicembre 1886, in un'agiata famiglia ebraica assimilata, Franz dapprima studiò medicina per poi
passare alla Storia e alla Filosofia. A 11 anni aveva desiderato imparare correttamente l'ebraico e questa vena mai si
spense in lui, anche quando il 7 luglio 1913, dopo una lunga discussione con Eugen Rosenstock, il suo cugino Hans divenuto cristiano - e Rudolf Ehrenberg, decise di convertirsi al cristianesimo. A Berlino però nell'autunno dello stesso
anno, portando in sé la sua decisione, entrò in una sinagoga nel giorno di Kippur e fu colto da un'esperienza profonda
che gli toccò la coscienza e gli fece compiere un'autentica teshuvà: il ritorno alla fede dei suoi padri. Nella celebrazione udì
cantillare il Cantico dei Cantici, questa traccia rimarrà nella sua opera maggiore La Stella della Redenzione quando lo
commenterà: "un canto d'amore "autentico", cioè "profano", è precisamente per questa ragione che era un autentico canto
"spirituale" dell'amore di Dio verso l'uomo. La sua anima umana è l'anima risvegliata ed amata da Dio".
Rosenzweig incominciò la sua personale riflessione dove "la filosofia hegeliana si conclude" e nutriva la certezza che la
presenza di Dio fosse nel cuore del linguaggio e fosse il cuore stesso del linguaggio.
Nel lessico del filosofo bisogna sottolineare la particolare accezione di "cristianesimo", inteso non quale fenomeno
ecclesiale o religioso, ma quale "movimento di civilizzazione", divenuto mondiale attraverso la storia dell'Occidente.
La Stella della Redenzione è un libro per la vita, scaturito dalla vita insidiata durante la prima guerra mondiale e redatto
dall'autore in trincea su cartoline di guerra, quando tutta la sua esistenza antecedente era stata spesa sui banchi
dell'università e delle biblioteche.
Un'aporia serpeggia in tutta l'opera: essere un tutto compiuto, un sistema di pensiero fisso, costruito su di una struttura
ternaria e insieme rimanere aperta al tempo e al linguaggio che le impediscono di chiudersi, vale a dire di "non
pronunciare mai l'ultima parola", quindi di risultare l'apertura ad un tempo non-finito.
Seducente è l'asimmetria feconda del "Si", del "No" e dell'"E" che, se non è originale, articola i primi due senza metterli in
contraddizione, ma "annodandoli in un legame vivente", in una dinamica inarrestabile. Sarà L'"E" di Dio e della sua Verità
che metterà fine alla temporalità.
Inciso nel suo animo e nella sua mente rimarrà sempre il problema e mistero dell'ebraismo e del cristianesimo, puntando
su di una certezza: "Nel momento in cui, di fronte alla storia cristiana, gli ebrei si conoscono come popolo eterno, devono
accettare di condividere con i cristiani la verità che hanno, sempre e per sempre, ricevuto in eredità".
Tutta la ricerca di Rosenzweig si presenta "come l'esperienza di una parola che diventa volto, il volto stesso della Stella,
e, di conseguenza apre all'universalità dell'amore attraverso l'incontro del prossimo". Perché l'atto di amore consiste
proprio nel rivolgersi a un "Egli" per dire "Tu".
Il monito è preciso: "dimenticare gli ebrei, è per i cristiani dimenticare che sono dei pagani convertiti, divenuti cristiani
attraverso il sacramento e non per filiazione".
Rosenzweig "è un precursore, avanti rispetto al suo tempo e che è stato, d'altra parte, completamente incompreso dal
suo tempo".
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Per la prima volta un pensatore articolava insieme le due religioni, presentandole come due momenti indispensabili della
storia. Necessarie alla storia in quanto testimoni di un aldilà della storia che le dona senso: il divino che appare nella
storia.
Rosenzweig fondò anche la Casa dell'Educazione ebraica, iniziativa proseguita poi da Martin Buber e attiva per
l'insegnamento particolarmente attento e profondo.
Il suo limite è il limite con cui tutti, prima o poi, si scontrano, l'arco di tempo cioè a lui donato, racchiuso da due date
precise: l'aprirsi alla storia e l'aprirsi all'eternità. Non ha potuto quindi prendere in considerazione la riforma della Veglia
pasquale che Pio xii volle nel 1955 e, tanto meno, il cammino percorso con e dopo il Vaticano ii.
Immobile nel suo letto di malato, Rosenzweig si gettò nella grande impresa programmata insieme a Buber: rendere la
Bibbia ebraica nel moderno tedesco. Non si tratta solo di una traduzione (Übersetzung) ma anche di una germanizzazione
(Verdeutschung); vi lavorò per quattro anni e giunse, nel giorno della sua morte, il 10 dicembre 1929, al Quarto Canto del
Servo di Isaia 53.
L'ultima pagina di La Stella della Redenzione racchiude in sintesi la visione di F. Rosenzweig per il popolo di Dio, Israele
e la Chiesa: "Camminare umilmente con il tuo Dio", come aveva proclamato il profeta Michea.
9-10 agosto
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