TRIUMPH BONNEVILLE T120 BLACK
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TRIUMPH BONNEVILLE T120 BLACK
Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica NUMERO 240 12 APRILE 2016 113 PAGINE MotoGP, Marquez domina il Gp di Austin Marquez, Lorenzo e Iannone sul podio. Rossi cade a inizio gara e Pedrosa travolge Dovizioso N. Cereghini "Che tipo speciale Ballington" Ha compiuto domenica i 65 anni: auguri in ritardo a un quattro volte campione del mondo. Uno che dovreste conoscere Prova Storica, Ducati Multistrada 1100 S Vi proponiamo “a posteriori” la prova dell’ultima controversa Ducati Multistrada spinta dal V2 Desmo DS a due valvole raffreddato ad aria | PROVA CLASSICA | TRIUMPH BONNEVILLE T120 BLACK da Pag. 02 a Pag. 19 All’interno News: Yamaha 04-OGEN | MotoGP: Il Gran Premio delle Americhe | Rossi: “Belle le Michelin ma non perdonano" | MXGP: GP di Agadir, nasce la EnduroGP | AMA Supercross: Round 13: Indianapolis | Ride in the USA: SX, cinque gare dalla fine PREGI Estetica e finiture | Motore | Semplicità di guida DIFETTI Luce a terra in curva | Attacco freno anteriore Prezzo 11.900 € PROVA CLASSICA TRIUMPH BONNEVILLE T120 BLACK La più classica delle Triumph è tutta nuova, a cominciare dal motore 1200 raffreddato a liquido. Un mito che si rinnova, rispettando la storia del marchio e lo stile british. Ma con l’elettronica di oggi. Piacevolissima da guidare, anche se un filo soft, offre tanto spazio alla personalizzazione di Maurizio Gissi 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media I n tanti la attendevano da tempo, perché la Triumph Bonneville della nuova generazione - quella arrivata nel 2001 - aveva inaugurato un nuovo filone e aveva contribuito più di altri modelli a farlo crescere. La Bonneville ha venduto bene e in Italia è stata per anni la Triumph più venduta, fermandoci al 2015 è giusto ricordare che è stata la decima moto più venduta e che ha migliorato dell’11% i numeri dell’anno precedente. Da quella prima versione datata 2001 sono nate la Thruxton, nel 2004, e la Scrambler, nel 2006. Nel frattempo sono arrivate altre concorrenti a erodere lo spazio alla classica inglese e c’era bisogno di un salto generazionale per restare in cima ai desideri di tanti appassionati. Era necessaria un’importante evoluzione che è arrivata per la stagione 2016 con il lancio di tre nuovi modelli per un totale di cinque versioni. 4 Allo scopo è stato realizzato un nuovo motore bicilindrico parallelo in linea con la normativa Euro4, dotato di raffreddamento a liquido e confezionato nelle cilindrate 900 e 1.200. La motore 900 ha equipaggiato la Street Twin, di cui potete leggere la prova a questo link, il 1200 è andato a motorizzare la Bonneville T120 – declinata anche nella variante Black – e la Thruxton che viene venduta nelle versioni base e “R”. Questi cinque modelli hanno la base meccanica e telaistica in comune ma ci sono importanti differenze a livello di dotazione, componenti ciclistiche, e livelli di potenza del motore che ne fanno delle moto ben distinte anche nel comportamento oltre che nell’immagine che offrono. Vocazione heritage La T120 è la Triumph heritage per eccellenza. Ha una linea che trasuda storia e fascino, non reinterpreta in chiave moderna le forme che han5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 6 Periodico elettronico di informazione motociclistica 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Video no reso celebre la prima Bonneville, come capita spesso di vedere in altri casi nel mondo moto come in quello auto, ma ne rispetta ogni tratto stilistico originario facendo un viaggio nel tempo. In questo ricorda molto l’approccio di HarleyDavidson ma con l’aggiunta di ingredienti tecnici attuali. Nella sua definizione a Hinckley hanno avuto come riferimento stilistico la prima T120, quella del 1959. In quel caso, per i tempi, si trattava di una 650 sportiva, una delle moto di maggiori prestazioni e cilindrata che si potessero acquistare. Adesso abbiano di fronte una moto il cui fascino tocca altre corde, che trasmette un rapporto rassicurante con la storia e che non attrae certo per le prestazioni nonostante la cilindrata sia nel frattempo raddoppiata. I richiami estetici con la prima T120 sono molti, e bene hanno fatto in Triumph visto che la loro Bonneville è una moto simbolo degli anni Sessanta. Sono un collegamento diretto con la storia il disegno del bicilindrico verticale con tanto di carter che ricordano la vecchia soluzione del 8 cambio separato, gli scarichi dall’andamento lineare e con i terminale a cerbottana, il disegno del serbatoio con tanto di guance in gomma, le panciute fiancatine, la forcella con i soffietti e i foderi neri, la sella lunga e piatta. La T120 Black della nostra prova fa un esteso ricorso alla verniciatura nera che non riguarda solamente il serbatoio e le fiancatine, ma rifinisce anche i parafanghi cerchi delle ruote, l’impianto di scarico, i carter motore e il maniglione d’appiglio del passeggero. Inoltre la sella è marrone invece che nera con il bordino bianco come nel caso della T120. La Black costa 11.900 euro, ai quali vanno aggiunti 150 euro per la variante in grafite opaco al posto del nero lucido. La T120 costa invece 12.050 euro nella versione monocolore e 12.200 nella bicolore. Sono prezzi adeguati all’immagine e alla sostanza offerte. La T120 ha carter motore in alluminio lucidato, cerchi, scarichi e maniglioni cromati, parafanghi in tinta e quattro varianti cromatiche: nero, rosso e bicolore rosso/argento, nero/bianco. 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito La qualità delle finiture, che siano parti lucidate, cromate o verniciate, è molto buona e i materiali usati danno l’impressione di solidità. E’ vero che c’è della plastica a togliere un po’ di sana robustezza, vedi i parafanghi o le fiancatine ma hanno forma e finitura che non direste siano di plastica. In compenso va sottolineato come i tecnici abbiano lavorato in armonia con i desi10 gner nel mimetizzare molto bene la presenza del catalizzatore di scarico e del circuito di raffreddamento del motore. Il primo è alloggiato sotto il motore, non lo si nota così come non si notano le sonde lambda, e mantiene inalterata la curvatura dei collettori di scarico. Il radiatore di raffreddamento rimane all’interno dei collettori di scarico e non ci sono Periodico elettronico di informazione motociclistica tubi del liquido refrigerante in vista. I due corpi farfallati dell’iniezione hanno la forma di vecchi carburatori a valvola rotonda – con tanto di ghiera in ottone – corredati dalla scatola filtro in alluminio. Ha forma classica ed è molto ricca di funzioni anche la strumentazione che è composta da due quadranti rotondi analogici per tachimetro e con- Prove tagiri. Ma che è completata da due piccoli display digitali per molte altre indicazioni, comprese le mappe motore, il livello carburante e la marcia inserita, e dalle numerose spie di servizio. La T120 ha poi di serie le manopole riscaldabili, la chiave con immobilizer, le luci diurne a led, la presa usb per la ricarica dei device e il cavalletto centrale. 11 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Visto che la personalizzazione è un ingrediente fondamentale nelle classiche, Triumph ha preparato oltre 160 accessori dedicati alla T120 e che riguardano estetica, parti tecniche, impianto di scarico (Vance&Hines è il nuovo partner)e dotazione turistica. Selle, cupolini, borse morbide e da serbatoio, retrovisori, e uno speciale kit The Prestige di elaborazione estetica. Tanto carattere Il motore, definito “high torque”, è frutto di un nuovo progetto finalizzato al rispetto delle più stringenti norme anti inquinamento ma non solo. Ad esempio i consumi sono diminuiti del 13% e gli intervalli di manutenzione sono meno frequenti spostando i tagliandi da 10.000 a 16.000 km percorsi. L’inevitabile sistema di raffreddamento a liqui12 Prove do, che fa a pugni con l’immagine heritage, è esteticamente poco invasivo ed è integrato da una estesa alettatura per cilindri e teste. La distribuzione è monoalbero e quattro valvole per cilindro, i perni di manovella sono a 270° e c’è il contralbero di equilibratura. Rispetto alla versione 900 della Street Twin, non cambia la misura della corsa ma aumenta l’alesaggio fino a 97,6 mm per raggiungere i 1.200 cc tondi. Inoltre il cambio guadagna il sesto rapporto. La potenza sale così dai 55 cavalli del motore 900 agli 80 cavalli a 6.550 giri della T120, mentre la coppia massima è di 10,7 kgm a soli 3.100 giri. L’acceleratore ride by wire, utile anche questo a rispettare i limiti d’inquinamento della Euro4, vede per il motore 1200 l’aggiunta di due riding mode gestibili anche in movimento: road e rain. 13 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Non ci sono differenze nei valori massimi di coppia e potenza ma a cambiare è la risposta ai comandi dell’acceleratore che è più morbida nella mappa rain. Grazie al ride by wire e alle ruote foniche dell’impianto frenante Abs, anche questo di serie avendo a che fare con un modello Euro4, è stata aggiunta la funzione del controllo di trazione che aumenta la sicurezza di guida. Non è regolabile e può essere escluso. Altrettanto classica è poi la parte ciclistica che 14 parte dal telaio doppia culla in tubi tondi di acciaio. Le ruote a raggi, da 18 pollici davanti e da 17 dietro, hanno i cerchi di acciaio e montano pneumatici Pirelli con la scolpitura dei famosi Phantom degli anni Settanta: sono tubeless ma montano le camere d’aria. Sono di marca Kayaba la forcella da 41 mm e la coppia di ammortizzatori posteriori, la sola regolazione disponibile è il precarico delle molle posteriori. L’impianto frenante Nissin è con doppio disco Periodico elettronico di informazione motociclistica anteriore da 310 mm e disco singolo da 255 posteriore, le pinze sono flottanti e a due pistoncini. Il peso a secco è dichiarato in 224 kg. Classica, non vecchia C’è coerenza tra immagine ed esperienza di guida. L’idea che la T120 trasmette guardandola è confermata dal carattere che la moto esprime quando si impugna il manubrio e si parte. La T120 sarà anche una 1200 ma non lo dà a vedere. Prove La sua sella bassa da terra (è più imbottita rispetto alla T100 ma è a soli 785 mm di altezza) consente a tutti di appoggiare bene entrambi i piedi a terra. Il serbatoio è stretto fra le ginocchia ed è poco rialzato rispetto alla seduta, mentre le mani impugnano naturalmente il manubrio rialzato e largo. Un assetto comodo anche se con un’ergonomia meno curata rispetto a turistiche di impostazione moderna, ma anche questo contribuisce a 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito proiettare in una dimensione nella quale il tempo sembra essersi fermato. Ed è quello che si cerca se si apprezza un modello classico che riporta alla migliore scuola inglese. Con in più il vantaggio di avere una moto di progettazione recentissima, dove tutto funziona perfettamente. Bastano davvero due minuti per apprezzare una bella guidabilità, rotonda e fluida. Le tortuose strade portoghesi che partono da Cascais, dalla costa atlantica alle colline dell’interno, sulle quali Triumph ha organizzato il test stampa sono quelle adatte ad apprezzare l’ultima nata di Hinckley. La T120 sembra più leggera dei sui prevedibili 240 kg in ordine di marcia (il serbatoio è da 14 litri e mezzo) grazie a un baricentro basso e al manubrio largo che semplifica il lavoro delle braccia. Si guida rilassati, con pochissimo impegno e con 16 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove una discreta maneggevolezza alla quale contribuiscono le gomme strette (100/90 davanti e 150/70 dietro) e dal profilo arrotondato. Agilità che si perde soltanto quando si forza un pelo di più, perché a quel punto lo sterzo diventa un poco più pesante e l’avantreno tende anche ad allargare l’uscita di curva. Ma va anche detto che con la T120 non viene mai voglia di esagerare e tutto è ben armonizzato per assaporare il percorso con il motore che trotta senza fare la voce grossa: è questo lo stile di guida giusto che fa apprezzare interamente la Bonneville. I limiti ciclistici emergono soltanto se si esagera con l’andatura come solitamente non si farebbe su questo genere di moto. Le sospensioni tarate sul morbido offrono infatti un comfort molto buono anche quando la strada è rovinata, di contro però la moto oscilla un po’ sugli avvallamenti, il doppio disco anteriore è 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove ABBIGLIAMENTO adeguato per potenza ma certo non ha un attacco pronto - e l’Abs che lavora bene è un po’ invasivo soltanto sul pavé - e la sella bassa significa anche pedane basse. Quindi non è difficile strisciarle in curva, considerato poi che le gomme Pirelli Phantom-style offrono un buon grip. Sono tutti limiti che si ridimensionano nella guida normale. Il nuovo motore è una piacevole scoperta. La fasatura a 270° dà un bel carattere all’erogazione e al rumore di scarico – sempre discreto - che solitamente manca ai paralleli. E’ silenzioso di meccanica e vibra poco, lo si sente pulsare soltanto attorno ai 5.000 giri e sono vibrazioni vitali, mai fastidiose. Non lo abbiamo sentito trasmettere calore alle gambe, però la temperatura esterna era di circa 15°. L’high torque 1200 gira al minimo pulito e riprende bene dai bassi già poco oltre i 1600 giri, con una frizione leggera allo stacco e il cambio altrettanto preciso negli innesti. E’ un piacere sentirlo tirare energico quando la lancetta del contagiri è a un terzo della sua corsa e con una spinta eccellente fra i 2.500 e i 3.500 giri: a questi regimi fornisce 10 kgm di coppia e fra i 35 e i 50 cavalli. Ai medi è insomma molto piacevole da usare, tanto che non viene voglia di tirare le marce e ci si scopre a cambiare presto. La potenza sale linearmente fin oltre i seimila giri ma senza impennarsi, come ci si aspetta da 1.200 da soli 65 cavalli/litro, tanto che la coppia rallenta la sua spinta oltre i 4.500 giri. Un motore perfetto per la Bonneville di nuova generazione, ben accordato al comportamento della ciclistica e dalla buona personalità. In fondo è questo che si cerca nelle moderne moto classiche: riferimenti a icone del passato, stile, carattere e piacevolezza di guida. La T120 promette, e mantiene, tutto questo. 18 Casco: X-Lite X-702 GT Giubbotto: Ixon Guanti: Alpinestars Calzature: TCX SCHEDA TECNICA Triumph Bonneville T120 Black 11.900 euro Cilindrata 1200 cc Tempi 4 Cilindri 2 Raffreddamento a liquido Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Emissioni Euro 3 Capacità serbatoio carburante 14,5 Lt Potenza 80-6.650 giri/min Coppia 105 nm - 3.100 giri/min ABS si Pneumatico anteriore 100/90-18 Pneumatico posteriore 150/70 R17 Peso a secco 224 Kg 19 PREGI Guidabilità, prezzo, linea DIFETTI Comfort per i più alti Prezzo 5.990 € PROVA NAKED HONDA CB500F Dopo la carenata CBR500R, vi raccontiamo come va la naked delle medie cilindrate Honda. Forte nel prezzo e nelle prestazioni, pecca solo un po’ nel comfort, soprattutto del passeggero di Cristina Bacchetti 20 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media S ono passati tre anni esatti dal lancio della prima CB500F, la CBR spogliata, che si propone come naked entry-level per giovani e non. E dopo tre anni torniamo in sella per scoprirne le novità, cosa cambia e cosa no, se la CB sia rimasta la motina piacevole di pochi anni fa. Il propulsore non cambia, se non per i consumi ancora più ridotti: si parla di 29 chilometri percorribili con un litro di carburante. Quello che invece si rinnova, sulla piccola Honda, come del resto sulla sorella carenata, è il serbatoio, che guadagna un litro di capacità. Un paio di accorgimenti che permettomo ora di percorrere circa 500 chilometri con un pieno. Altri dettagli che la accomunano alla rinnovata CBR500R sono il tappo benzina incernierato, la leva del freno anteriore regolabile, la nuova 22 chiave di contatto compatta. E, ultima ma non ultima, la forcella regolabile, che rende la guida più confortevole e personalizzabile secondo le preferenza del pilota. Il cambio è stato migliorato, e il terminale di scarico rivisto. E l’estetica? Il bel cupolino aguzzo riceve ora luci a LED con posizioni azzurrate; i fianchetti laterali sono più piccoli e lasciano quindi il motore più in vista. Il codino all’insù termina col gruppo ottico, anche questo a LED, ma spariscono le comode maniglie di appiglio per il passeggero. Altri dettagli, piccoli ma importanti: le pedane di pilota e passeggero che sono ancorate a supporti più piccoli, con quelle del passeggero ora in alluminio pressofuso. La cover del cruscotto è parte integrante del cupolino e accoglie una strumentazione identica a quella del modello 2013, con tachimetro numerico, contagiri a barre, contachilometri totale con due parziali, orologio, indicatore livello carburan23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito te a barre, e trip computer che indica i consumi istantaneo e medio. Il sistema HISS (Honda Intelligent Security System) è integrato al sistema di alimentazione, e impedisce l’avvio del motore senza la chiave di contatto codificata. Poco lo spazio sotto la sella, ma non ci aspettavamo nulla di più che un vano per i documenti. Il motore Il propulsore che muove la CB è gemello di quello della CBR: un bicilindrico parallelo frontemarcia 24 con raffreddamento a liquido e distribuzione bialbero a 4 valvole per cilindro. E’ leggero e parco nei consumi. La potenza è di 48 cavalli (35 kW) a 8.500 giri, e la coppia massima misura 43 Nm a 7.000 giri. Come sulla R, la proporzione della triangolazione tra albero motore, albero della trasmissione primaria e del contralbero è simile a quella dei motori Honda della serie supersportiva RR a 4 cilindri, così come avviene per la struttura del cambio a 6 rapporti. Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica L’alesaggio di 67 mm è il medesimo della CBR600RR. Grande attenzione, come sempre, alla riduzione degli attriti: sul mantello dei pistoni sono presenti delle striature che creano interstizi in cui l’olio può fluire migliorando la lubrificazione. Infine, come sui pistoni delle CBR600RR e CBR1000RR, dopo un trattamento di nitrocarburazione viene eseguito il processo AB1 in bagno di sale, che crea una membrana protettiva antiossidante. Telaio, sospensioni e freni Anche il telaio non cambia, rispetto al primo modello del 2013: i tubi di acciaio da 35 mm di diametro con struttura a diamante abbracciano il propulsore. L’interasse misura 1.410 mm, l’avancorsa di 102 mm, il cannotto di sterzo è inclinato di 25,5°. Il peso dichiarato della CB con il pieno di benzina è di 190 kg, 2 in meno rispetto al precedente modello, 4 in meno rispetto alla CBR, e la sella è alla portata di tutte le taglie: si abbassa un pochino e 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito arriva a soli 785 mm da terra. Per quanto riguarda le sospensioni, la CB500F si affida all’anteriore ad una forcella telescopica con steli da 41 mm ed escursione di 120 mm, regolabile nel precarico molle. Al posteriore troviamo un mono regolabile nel precarico molla e il leveraggio progressivo Pro-Link pensa alla stabilità. I cerchi in lega leggera a 12 razze (o 6 razze sdoppiate, come preferite...) calzano coperture da 120/70-17” e 160/60-17”. L’impianto frenante è affidato a due dischi dal profilo wave, rispettivamente da 320 e 240 mm, morsi da pinze a due ed un pistoncino. Immancabile l’ABS di serie. Come va Più piccina e agile della CBR, la F può risultare poco accogliente per i bikers più alti, soprattutto 26 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove per l’ovvia scarsa protezione dall’aria e la sella a soli 785 mm da terra. Alle alte velocità è necessario accucciarsi un bel po’, per evitare la botta d’aria su casco, petto e spalle, ma le pedane basse e arretrate strizzano l’occhio alla postura aggressiva in sella. Per tutto il resto invece, non possiamo che dire bene di questa naked adatta a tutti i motociclisti e a tutte le situazioni: agile nel traffico, divertente nel misto, sempre sicura grazie all’ABS di serie che va a dare una mano all’impianto frenante dall’azione gentile, per non mettere in difficoltà i neofiti. Si sentono gli accorgimenti apportati al cambio a 6 marce, ora più preciso e silenzioso negli innesti, così come la forcella regolabille che aiuta non poco il comfort di guida, adattandosi ora alle preferenze del guidatore. 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove ABBIGLIAMENTO Casco Suomy Apex Jeans Alpinestars Riley Giacca Ixon Fulgura Scarpe TCX X-Street Guanti Ixon RS Lift Lady Il serbatoio rivisto, più alto e scavato sui lati, permette di stringere bene la moto tra le gambe a favore anche della guida sportiva, tra le curve, con la complicità di un motore fluido e sempre pronto coi suoi (soli?) 48 cavalli. Come sulla R, il peso forte sulla carta (190 kg col pieno) non incide sulla guida e sull’agilità della moto, il proverbiale feeling di guida Honda fa tutto il resto, insieme al bel manubrio alto e particolarmente largo. Manubrio che ospita specchietti dall’ottima visibilità, blocchetti ben fatti e tutto quel che serve a portata di mano. Una moto divertente, che si rivolge a diversi tipi di motociclisti: una entry level, sì, pensata per chi si avvicina al mondo delle due ruote e per i possessori di patente A2, ma abbastanza matura per spassarsela con qualsiasi tipo di motociclista. Ultima ma non ultima, la linea: bella e filante, ancora più sportiva grazie al codino in su con le prese d’aria e al musetto aguzzo. In tutto e per tutto una perfetta naked jap! SCHEDA TECNICA Honda CB 500 F 5.990 euro Cilindrata 471 cc Tempi 4 Cilindri 2 Raffreddamento a liquido Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Emissioni Euro 3 Capacità serbatoio carburante 16,7 Lt Potenza 48 cv - 35 kw - 8.500 giri/min Coppia 4 kgm - 43 nm - 7.000 giri/min ABS si Pneumatico anteriore 120/70ZR - 17 M/C Pneumatico posteriore 160/60ZR - 17 M/C Peso in ordine di marcia 190 Kg Colori, prezzo e accessori La CB500F 2016 è disponibile in quattro colorazioni: Ross White and Millennium Red (tricolore), Millennium Red/Macadam Grey Metallic, Pearl Metalloid White/Macadam Grey Metallic, Matt Gunpowder Black/Matt Krypton Silver Metallic. Il prezzo? Aumenta di pochissimo e arriva a 5.990 Euro f.c., ricordiamo, con l’ABS di serie. Gli accessori originali disponibili sono: valigie laterali da 29 litri, portapacchi posteriore, top box da 35 litri, manopole riscaldabili, terminale di scarico Akrapovic, componenti carbon look, antifurto meccanico a U, tank-pad e telo coprimoto. 28 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica PROVA STORICA DUCATI MULTISTRADA 1100S Vi proponiamo “a posteriori” la prova dell’ultima controversa Ducati Multistrada spinta dal V2 Desmo DS a due valvole raffreddato ad aria. Il modello 1100S, caratterizzato da sospensioni Öhlins e particolari in fibra di carbonio di Maurizio Tanca 30 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova Storica Media Q uesta volta siamo a proporvi “a posteriori” la prova dell’ultima versione della controversa Ducati Multistrada spinta dal bicilindrico Desmo DS a due valvole raffreddato ad aria, e in particolare del modello 1100S, caratterizzato da gradite sospensioni Öhlins e vari particolari in fibra di carbonio. Un test - che in effetti definirei “moderatamente “storico, visto che si parla di dieci anni fa – di quello che a suo tempo era il modello più particolare della gamma Ducati. Una moto che era piaciuta molto al sottoscritto, che rileggendo le sue stesse impressioni di guida risalenti al novembre del 2006, scritte dopo un bel giro con la Multistrada 1100S assieme all’amico Beppe Gualini nella zona del lago di Garda, è andato subito a curiosare tra le inser32 zioni di vendita di Moto.it per vedere un po’ quali siano le attuali quotazioni di questa bella Ducati “ibrida”. Nata “1000” e presentata a fine 2002 creando subito parecchio clamore attorno a sé, la Multistrada probabilmente ha avuto più detrattori che amanti, solamente per quella sua estetica così particolare creata dall’estroso Pierre Terblanche, che aveva scelto anche l’inconsueta soluzione della semicarena fissa ma con il plexiglas solidale al manubrio. Io stesso, alla presentazione ufficiale - che se ricordo bene ebbe luogo al Salone di Monaco - rimasi abbastanza colpito dalle espressioni piuttosto stupite (in senso negativo) dei colleghi presenti, proprio mentre io esprimevo la mia ammirazione verso quella Ducati così particolare, dal piglio sportivo ma col suo bravo manubrio altro e quella pur strana, ma senz’altro caratteristica semicarena dal plexiglas mobile… 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Quanto alle quotazioni attuali dell’usato inerenti le Multistrada 1100, sul nostro sito al momento sono presenti 20 annunci inerenti il modello 1100S e 11 che propongono la 1100 standard, proposte a cifre che spaziano dai 3.300 a 6.900 euro. Tutte moto suddette sono state immatricolate tra il 2006 e il 2009. Naturalmente si può spendere anche meno, optando per le MTS della primissima serie (1000 e 1000S): si va dai 2.000 ai 4.000 euro circa - praticamente lo stesso range di prezzi richiesti per la piccolina di famiglia, la Multistrada 620. Ed ecco di seguito il test della Multistrada 1100S, nella mia colorazione preferita: rossa, telaio compreso, con ruote e parafango anteriore neri. Buona lettura! La forza sia con te! Una discreta dose di vitamina CC fa diventare “1100” le Ducati Multistrada. Che guadagnano coppia, potenza, e l’omologazione Euro 3. Invariati i prezzi, ma non la gioia di chi le guida, anzi... Ducati Multistrada, si sa, è stata da subito una moto controversa, un succoso spunto per infinite discussioni tra ducatisti e non. Una proposta decisamente ardita e dalle particolarità interessanti, ma che comunque ha diviso nettamente la platea mondiale degli astanti tra detrattori (forse i più) e sostenitori a spada tratta prima ancora di averla provata. Tra questi ultimi, il sottoscritto. A me infatti quella strana Ducati presentata alla fine del 2002 piacque a prima vista, e questo mi costò parecchi sorrisini di compatimento, che peraItro mi attraversarono quasi osmoticamente senza lasciare la minima traccia. Quando la provai la prima volta, la 1000, in occasione della presentazione ufficiale in Sardegna (Baia Chia e dintorni), impiegai un pochino per abituarmi a quella posizione di guida così particolare, con la seduta molto avanzata a caricare l’avantreno (la MTS era una delle moto più “impennabili” di questi anni). Ma dopo un quarto d’ora ci preso la mano, e non 34 Prova Storica ne sono rimasto affatto deluso, se non dalla solita frizione dura da azionare. Oggi, la più caratteristica delle Ducati si chiama ”1100” anziché “1000”, grazie a una sana tornita ai cilindri - e all’inserimento nelle canne di due pistoni da 98 anziché 94 mm - che ha elevato la cubatura del celebre desmodromico da 992 a 1.078 cc, la potenza da 92 a 95 cv e la coppia da 9,4 kgm a 5.000 giri a 10,5 kgm a 4.750. Numeri che valutati sulla carta magari non faranno gridare al miracolo, ma che durante la guida, credetemi, diventano nettamente e piacevolmente percepibili. Senza contare che ora il pompone bolognese è omologato Euro-3, e non è che il salto dall’Euro-2 sia così indolore come si potrebbe pensare. Insomma, non è che aumentare semplicemente la cilindrata sia sufficiente. Tra le altre cose, per esempio, è stato ridotto l’angolo incluso tra le valvole, per avere una camera di combustione più compatta e con un rapporto di compressione più elevato, e di conseguenza più potenza. Per accontentare gli utenti più viziati, inoltre, la MTS 1100 emula la classica 1000GT acquisendo la frizione in bagno d’olio anziché a secco, sempre ad azionamento idraulico: è un po’ meno dura di prima, ma ancora lontana dalla piacevolissima APTC antisaltellamento che equipaggia invece i bicilindrici Ducati da 800 e 695 cc, ma che per i più grossi non è ancora disponibile. Va sottolineato che anche questo propulsore, come tutti gli altri della gamma 2007, beneficia del nuovo piano di manutenzione che prevede intervalli allungati consentendo di dimezzare addirittura i costi per l’utente. Per il resto, è stato aggiornato ed implementato il software gestionale del cruscotto, ed è stato introdotto uno specifico sensore di rilevamento del livello carburante, per un’indicazione molto più affidabile che in precedenza. E a blandire le vibrazioni sul manubrio troviamo anche nuovi riser fissati elasticamente alla piastra di sterzo tramite silent-block. 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito La ciclistica invece è totalmente invariata, compresa la sofisticata asta di reazione posteriore regolabile che consente di modificare l’altezza del retrotreno, e bilanciare così la moto a piacimento. Anche i prezzi sono rimasti identici a prima: ovvero 12.000 euro per la MTS standard, e 13.500 per la versione S della quale ci occupiamo qui. 36 La Multistrada 1100S, come la versione precedente, monta sospensioni Öhlins (anziché Marzocchi anteriore e Sachs dietro), oltre al parafango anteriore ed i carterini della distribuzione in fibra di carbonio; ma anche un bel manubrio in lega leggera a sezione differenziata, anziché in tubo di acciaio, e abbastanza “aperto”. E la sua guida è a dir poco divertente, giusto per non esagerare più Periodico elettronico di informazione motociclistica di tanto con i complimenti. La seduta è la solita, con sella e serbatoio molto rastremati nella zona di congiunzione e le gambe molto rilassate (in effetti le pedane sono fin troppo basse, oltre che leggermente in avanti). La sella è leggermente in discesa, ma il suo rivestimento antisdrucciolo permette di guidare anche sedendo più indietro, come in questo caso personalmente preferisco. Prova Storica La MTS è una moto di gran carattere, e anche se la si vuol camuffare da pacifica turistica (il che peraltro le si addice: l’autorevole mensile americano Cycle World l’ha addirittura votata “miglior Sport-tourer del 2005”…), sotto sotto batte sempre l’anima da sportivona, da animale da misto, quale in effetti è. A maggior ragione in questa versione “S”, appunto. E a maggior ragione col nuovo 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito motore maggiorato. Una bella galoppata sulle belle strade della Val di Ledro, al seguito del grande ex-dakariano Beppe Gualini come rapido “apripista” (consumo medio del giro: 17,3 km/litro, per la cronaca), mi ha fatto davvero sorridere di felicità sotto il casco per tutto il tempo. Strada magnifica, ciclistica superba per precisione, maneggevolezza, frenata, e pure i sempre sorprendenti Pirelli ibridi, gli Scorpion Sync: roba da pedane rialzate insomma, anche se poi a destra si finisce comunque per consumare la paratia (bruttina) che protegge il collettore di scarico. ll tutto ulteriormente magnificato da un gran bel motore. La “vitamina CC”, infatti, ha dato ottimi risultati: ora il desmo è più pieno sempre, più pronto e trattabile, tant’è che risponde bene già da 2.000 giri o poco più senza strattonare noio- 38 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova Storica samente. È più duttile e corposo, insomma, più reattivo al comando del gas in ogni momento, anche a bassa velocità. E trasmette anche poche vibrazioni. Il cambio rimane ruvido marciando a passo d’uomo, ma per il resto è bello sciolto e preciso. E la frizione lo asseconda perfettamente. Conclusione? Una guida assolutamente esaltante. La scheda tecnica (tra parentesi, le differenze della Multistrada 1000) Motore: 4T, bicilindrico ad L raffreddato ad aria, con distribuzione desmodromica SOHC e 2 valvole per cilindro. Alesaggio e corsa: 98x71,5 mm (94x71,5) Cilindrata: 1.078 cc. Rapporto di compressione: 10,5:1 (10,1). Ali- 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova Storica mentazione: iniezione elettronica Magneti Marelli, corpi farfallati da 45 mm . Accensione: elettronica, con 2 candele per cilindro. Avviamento: elettrico. Lubrificazione: a carter umido. Frizione: multidisco in bagno d’olio (a secco) azionata idraulicamente. Trasmissione primaria: a ingranagg.i Cambio: a 6 marce. Trasmissione finale: a catena. Potenza max: 95 cv - 70 kW - 7.750 giri (92 cv - 67,7 kW) - 8.000 g). Coppia max: 10,5 kgm - 103 Nm - 4.750 giri (9,4 kgm - 92 Nm - 5.000 giri). Omologazione: Euro 3 (Euro 2) Ciclistica: telaio a traliccio in tubi di acciaio. Sospensioni: forcella Öhlins U.D. con steli da 43 mm , tutta regolabile; escursione ruota 165 mm. Posteriore: forcellone monobraccio in alluminio; ammortizzatore Öhlins tutto regolabile; escursione ruota 140 mm. Freni Brembo: 2 dischi anteriori da 320 mm con pinze a 4 pistoncini; disco posteriore da 245 mm con pinza a 2 pistoncini. Ruote: in lega da 3,50x17” e 5,50x17” Pneumatici: Pirelli Scorpion Sync, da 120/70 e 180/55 Dimensioni e peso: Lunghezza: 2.130 mm; altezza: 1.340 mm; interasse: 1.462 mm; inclinazione cannotto: 24°; avancorsa: 95 mm; luce a terra: 165 mm; altezza sella: 850 mm. Peso a secco: 196 kg. Capacità serbatoio: 20 I (riserva 6,5 l) 40 41 News Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito YAMAHA 04GEN, IDEA DI STILE di Maurizio Gissi | E’ stato presentato al Vietnam Motorcycle Show questo concept di scooter che vuole conquistare con l’eleganza. Ha un design con tanti spunti interessanti Video È stato presentato in Vietnam, invece che ai recenti appuntamenti di Osaka e Tokyo, il nuovo concept Yamaha che allunga al lista della serie “GEN”. La scelta di farlo debuttare al Vietnam Motorcycle Show non è certo casuale, visto che il paese del sud est asiatico è un grande produttore e consumatore di scooter, e che il suo è un mercato in forte crescita. Il concept 04Gen arriva quindi dopo i modelli 01GEN del 2014 (si trattava del tre ruote che ha anticipato il Tricity di serie) e 03GEN della primavera 2015: in questo caso l’idea Tricity era evoluta in Scrambler e Sport. Nel caso dello 04GEN abbiamo a che fare con uno scooter tradizionale, con tanto di motore termico invece dell’elettrico - che spesso fa rima con concept di stile e di modello – mentre è la parte tecnico/estetica a dominare la scena. Le sovrastrutture in plastica semitrasparente si alternano alla fisicità della parte telaistica. All’avantreno ci sono una forcella di tipo Earles e un freno a disco carenato. La sella appare sospesa (come sulla vespa 946) e i gusci laterali si alzano come le ali di un cigno. Nel suo comunicato stampa Yamaha lo descrive così: “Con la trasparenza mostra la bellezza ingegneristica dando leggerezza a un corpo maestoso, un design che sintetizza esterno ed interno per ottenere una bellezza rara”, e ancora “Evoca un’immagine femminile, con la sua aria elegante e la grazie di mente e corpo”. Noi preferiamo soffermarci sul design e sulle tante idee interessanti - non tanto sullo scontato smartphone al posto della strumentazione - che si scovano nei dettagli e nell’insieme. Yamaha ci ha abituato che a concept spinti e ad altri più terreni, questo ci pare rientri nella seconda categoria. Media 42 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito PROMOZIONI MOTO LECITO ANNULLARE SE ANCORA IN CORSO? di Maurizio Gissi | Un lettore ci segnala la sua esperienza di acquisto: legge di una promozione in corso, si presenta in concessionaria e scopre che non è più valida per la moto che vuole comperare. E’ una pratica corretta? Le Case possono farlo? Scopriamolo 44 Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica S conti e promozioni sono una componente attiva del libero mercato, una prassi commerciale della quale beneficiano acquirente e venditore. Ed è una pratica regolamentata. Enrico Rossi, lettore di Moto.it, ci ha scritto riportando la sua esperienza: l’acquisto di una KTM EXC 125 in seguito alla campagna promozionale “Muddy Winter” lanciata dall’importatore austriaco lo scorso mese di gennaio. «Felice possessore di una (la terza) “orange” - ha scritto - , e invogliato dalla promozione Muddy Winter riportata anche dal vostro sito, decido di approfittarne e di prendere il modello 125 EXC con 1.000 euro di sconto. Significava un buon affare e ho quindi deciso di acquistarlo ma, incredibilmente, il mio concessionario mi dice che per problemi di immatricolazione futura di tale modello la promozione è “sospesa” o insomma terminata (l’anno prossimo la due tempi austriaca smetterà di essere prodotta, non potendo rispettare l’omologazione Euro4, ndr). Infastidito della cosa e comunque rassegnato all’acquisto senza sconto, scrivo direttamente alla casa produttrice che ammette la scelta fatta di interrompere la promozione, proprio perché la moto non verrà più proposta e tutti la vogliono. Quindi, come al mercato del pesce, si cambiano le carte in tavola». Interpellata sulla questione, KTM Italia ci ha risposto: «Abbiamo deciso di sospendere la promozione Muddy Winter che includeva la 125 EXC il giorno 17 febbraio, comunicandolo tempestivamente alla rete dei concessionari KTM. Purtroppo l’informazione non è arrivata con altrettanta rapidità ai consumatori finali, in quanto non abbiamo avuto il tempo materiale di aggiornare le numerose pagine pubblicitarie presenti sui giornali di settore. In ogni caso siamo certi che il nostro concessionario abbia informato il cliente prima dell’acquisto, che è avvenuto il 25 febbraio. Detto questo, il concessionario dove il signor Rossi ha acquistato la moto lo aspetta per una sorpresa, che siamo certi verrà gradita. Siamo certi che il signor Enrico apprezzerà il gesto del concessionario che, come noi, tiene alla soddisfazione dei nostri clienti». Procedura corretta? Raccontata la vicenda va data però risposta ad alcune domande che crediamo possano interessare tanti altri lettori. Escludendo dalla promozione in corso un modello, KTM ha agito correttamente? Come sempre anche in questo caso erano chiari il periodo di validità dell’iniziativa e c’era la consueta precisazione “presso i concessionari aderenti all’iniziativa e fino ad esaurimento scorte”. Ma era sufficiente? Il venditore ha il diritto a modificare i termini della promozione? E in quale misura? Abbiamo girato le domande all’avvocato Giacomo Jannotta, dell’omonimo Studio padovano. Secondo noi è massimo esperto per le materie legate ai diritti dei consumatori, ma anche dei concessionari e delle Case stesse, e che da anni collabora con Moto.it e Automoto.it «La materia che regolamenta il rapporto tra Venditore e Consumatore è contenuta nel Codice del Consumo, Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206». All’articolo 129 è scritto:“Il venditore ha l’obbligo di consegnare al consumatore beni conformi al contratto di vendita”. Si affrontano inoltre le dichiarazioni pubbliche sulle caratteristiche e nella pubblicità, i difetti di conformità, i doveri del venditore, eccetera. «In particolare la “garanzia di conformità” - precisa l’avvocato Jannotta -, che non va confusa con la garanzia che riguarda il funzionamento del bene, è sintetizzata nel principio che il venditore deve consegnare al consumatore un bene corrispondente a quanto promesso contrattualmente. Pertanto una vendita è inficiata da difetto di conformità anche se il bene è perfettamente funzionante ma le sue caratteristiche non corrispondono a quanto promesso contrattualmente. 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Alla promessa contrattuale è equiparata la “dichiarazione pubblica”. «Se, ad esempio, il venditore ha accettato un ordine relativo a una moto dotata di Abs che, però, nel veicolo che sta consegnando non è presente, si configura un difetto di conformità. E qualora il cliente dovesse provare che senza questo accessorio, per l’uso che abitualmente ne fa, la moto perde gran parte della sua utilità per cui non l’avrebbe acquistata senza Abs, può arrivarsi perfino alla risoluzione del contratto. Ora se ci riferiamo alla campagna promozionale che offre un determinato prodotto ad un prezzo scontato, ci troviamo in presenza di una “dichiarazione pubblica” che riguarda una “caratteristica specifica del bene” quale è il suo prezzo. «Ma se prima della scadenza pubblicizzata il Costruttore/Importatore dovesse decidere di interromperla deve darne comunicazione pubblica con gli stessi mezzi e lo stesso rilievo con cui ha pubblicizzato la campagna. Qualora per motivi oggettivi non riuscisse a farlo, è il venditore che prima della conclusione del contratto deve comunicarlo al cliente il quale può richiedere e concordare con il venditore la soluzione che risulta più soddisfacente. «Qualora ciò non dovesse verificarsi ci si trova in presenza di un difetto di conformità. Al difetto di conformità si può porre rimedio con la riparazione (cosa che nel caso prospettato è impossibile); con la riduzione del prezzo, qualora il difetto di conformità dovesse limitare parzialmente l’utilità del bene; con la risoluzione del contratto qualora il difetto di conformità dovesse limitare in maniera grave l’utilità del bene. Il concetto di “conformità”, quindi, può sintetizzarsi in un requisito essenziale: quello della “ trasparenza” cui il venditore deve improntare la trattativa di vendita con il consumatore». Fortunatamente in questo caso le indicazioni segnalate dall’avvocato Jannotta sono state seguite. E alla fine in casa Rossi è arrivata la quarta “orange”. Nello specifico, al di là della comprensibile delu46 Periodico elettronico di informazione motociclistica Attualità sione per uno sconto annunciato e mancato, non si può recriminare nulla a proposito dell’operato del venditore e lo stesso acquirente ha detto di essere stato informato del cambiamento delle condizioni. In generale sta poi al concessionario, piuttosto che alla Casa, gestire il rapporto migliore con il proprio cliente, magari compensando in altro modo la mancata opportunità di sconto. Basandosi su un “Codice di buona relazione” non scritto, ma gradito. 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito RIDE IN THE USA SUPERCROSS: CINQUE GARE ALLA FINE di Pietro Ambrosioni | Un bilancio sulla stagione disputata finora, fatto dal nostro corrispondente negli USA, da sempre “insider” del mondo del Supercross 48 Periodico elettronico di informazione motociclistica M ancano solo 5 gare al termine della stagione del Supercross AMA, dunque è arrivato il momento di fare qualche piccola riflessione prima del rush finale: quest’anno se ne sono viste davvero di tutti i colori e vale la pena fare un piccolo ripassino. Vorrei parlare prima di tutto di James Stewart, tanto atteso al rientro dopo la squalifica per doping che lo ha tenuto lontano dalle gare per molto tempo. James ha avuto una stagione di alti e bassi, ma soprattutto di… bassi. Al suo debutto di Anaheim-1 è sembrato ingrassato e davvero impacciato in sella, ma si credeva che il suo talento, immenso, potesse permettergli di navigare ad alto livello in attesa di tornare in forma. Poi Dungey l’ha centrato al via del Main Event e da li è iniziato un nuovo calvario per il pilota Su- On The Road zuki: commozione cerebrale, rientro affrettato a Oakland dove si è dovuto nuovamente ritirare per problemi di vista offuscata, ennesimo stop fino ad Atlanta. In Georgia non si è fatto notare per la velocità ma piuttosto per il suo ruolo involontario nel facilitare la vittoria di Dungey all’ultimo giro. James in quel momento era doppiato ma è finito in traiettoria di Musquin, che stava conducendo la gara: Bubba ha fatto quello che doveva fare, mantenendo la sua linea, ma il francese ha avuto una piccola esitazione che lo ha quasi portato a cadere, mentre Dungey se ne passava in testa e andava a vincere. Poi è arrivata la gara di Daytona, dove Stewart ha picchiato duro “la coda” ed è tornato in panchina fino a sabato scorso, quando è rientrato per correre il Supercross a Santa Clara, a sud di San Francisco. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Qui James ha fatto vedere di essere tornato velocissimo, soprattutto sulle whoops, dove per tutto il giorno ha divorato decimi a tutti gli avversari e ne ha anche passati un bel po’ come se fossero fermi. Purtroppo per lui la sua Suzuki ha avuto problemi elettrici in finale (si parla della pompa benzina) e con una moto che scoppiettava James non se l’è sentita di continuare, seppure il tracciato fosse il meno impegnativo visto fino ad oggi in campionato. Dopo la gara non era però troppo arrabbiato, ed anzi ha confermato di aver avuto buone sensazioni in sella, soprattutto riguardo alla sua velocità, uno dei fattori principali nel suo stile di guida. Cosa ci si possa aspettare nelle prossime 5 gare davvero non so: ormai James credo sia un’incognita anche per sé stesso, potrebbe tornare a lottare per il podio o esagerare per l’ennesima volta, tornando a scaldare quella panchina che ormai sembra segnare questa ultima parte della sua incredibile carriera. Dopo Bubba vorrei parlare di Roczen, in sella all’altra Suzuki “buona” ma che i bene informati danno in partenza verso la HRC per il prossimo anno. Il tedesco ha avuto tre sprazzi meravigliosi che si sono trasformati in vittoria a Glendale in Arizona, a Dallas e a Toronto. Ma ha anche infilato una serie di partenze inguardabili per uno che punti al campionato, tanto da bloccarlo a pascolare in mezzo al gruppo in almeno tre occasioni. È vero che non ha mai fatto peggio di sesto, ma quando lotti con un Dungey che vince o va a podio da 28 gare consecutive (record assoluto) un sesto vale come un ultimo posto. Il discorso titolo sembra ormai chiuso, a meno di qualche incredibile colpo di scena, ma potete giurare che Ken proverà comunque a vincere tutte le gare da qui a Vegas, sperando che possa servire a qualcosa. A Santa Clara ci ha provato e a tratti sembrava anche più veloce di Dungey, ma a cinque giri dalla fine il campione in carica è riuscito ad aprire un gap sufficiente a mettere al sicuro il risultato e il discorso si è chiuso li. 50 Periodico elettronico di informazione motociclistica On The Road Prima di passare agli altri giovani voglio menzionare un gruppo di vecchietti che ancora hanno voglia di mettersi in gioco sulle piste del Supercross: Nick Wey è uscito dal ritiro per fare le ultime gare in sella alla Kawasaki del Team Tedder lasciata libera da Jake Weimer, ora compagno di Roczen. Josh Hansen, dopo le vicissitudini e i litigi con il promoter del campionato Arenacross in Inghilterra, è rientrato in USA e a Santa Clara si è presentato su una Kawasaki privata e Ivan Tedesco come Team Manager. Ha chiuso 13mo quindi onore al merito, perché la 450 quest’anno è davvero competitiva. Altra Kawasaki, quella ufficiale dell’infortunato Wil Hahn, per un altro veterano: Josh Grant. Il californiano è rientrato per gioco a Daytona dove ha corso con una Suzuki privata e ha fatto settimo, attirando immediatamente l’attenzione del Team Monster Kawasaki. Da quel momento sono stati alti e bassi, ma di sicuro Grant rimane uno dei più stilosi whippatori di sempre. Il vecchietto più famoso rimane comunque Chad Reed, che dalla zona podio di inizio stagione sta scivolando sempre più in basso. Poco male, lui mantiene il sorriso e fa da tester del materiale Factory per la sua Yamaha ufficiale, che diventerà di Cooper Webb nel 2017. A Santa Clara, dove ha testato una frizione con comando idraulico, ha avuto un sussulto e ha chiuso quarto davanti a Canard. Chiudo con gli altri galli nel pollaio, a partire da Jason Anderson. Il pilota Husqvarna ha vinto la gara di apertura ad Anaheim 1 e in più di un’occasione ha mostrato velocità e talento da vendere. Ma ha anche attirato l’odio di molti altri piloti a causa della sua guida aggressiva e a molti sorpassi non proprio puliti. Chiedete a Cole Seely cosa ne pensa: il pilota Honda HRC, che è fermo per una microfrattura ad una vertebra, è stato più volte vittima di Anderson, come già peraltro era successo nel 2014 quando entrambi lottavano per il titolo della 250SX Costa Ovest. In molti casi i loro contatti sono stati inutili e del 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica On The Road tutto gratuiti, spesso nemmeno dettati dalla necessità di guadagnare posizioni o punti cruciali. Jason si è visto assegnare una vittoria in modo del tutto inaspettato a Detroit, quando la AMA ha penalizzato Dungey di due posizioni per aver saltato mentre era esposta la bandiera medica. Sono convinto che Anderson potrà essere uno dei top rider in lotta per il titolo molto presto, ma deve imparare a convivere con gli altri piloti in pista e soprattutto affinare il suo stile di guida decisamente “banzai”. Rimane Musquin, che fino ad ora a tratti è stato magnifico e a tratti invece non sembrava nemmeno lui. Sicuramente anche il francese deve lavorare sulle partenze, perché le poche volte che era nel gruppo giusto alla prima curva poi è andato a podio o ha rischiato di vincere, come ad Atlanta, appunto. Niente da dire su Barcia, Baggett, Pourcel e compagnia bella, tutti rallentati o fermi al palo a causa di infortuni. Idem per Canard, che a Santa Clara ha girato più forte di tutti (nella sua semifinale) ma che nel Main Event non ha raccolto molto. Prima di passare alla più fulgida conferma del 2016 voglio parlare della maggiore delusione. Non in senso assoluto, ovviamente, ma la sola vittoria di Daytona non può bastare per uno che doveva lottare per il campionato. Mi riferisco ovviamente a Eli Tomac, la cui operazione alla spalla prima del via della stagione ha mandato un po’ all’aria tutti i piani. L’ufficiale Kawasaki, che molti si aspettavano costantemente sul podio, ha avuto una partenza lenta ed ha commesso molti errori. Kawasaki ad un certo punto è intervenuta ed ha licenziato il suo uomo sospensioni, che Tomac si portava dietro da anni: le cose sono migliorate notevolmente ma va anche detto che lo stesso Eli, in pieno recupero dopo l’operazione alla spalla, diventava sempre più forte e veloce ogni settimana. In pratica un pilota diverso ad ogni gara, ovvero l’incubo peggiore di ogni specialista delle sospensioni. In un modo o nell’altro Tomac mantiene il quarto posto in campionato, ma il suo distacco dalla vetta ammonta già a 78 punti e ovviamente 52 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito il suo pensiero è ormai rivolto al National. Eccoci infine al campione in carica, la grande conferma del 2016 dopo la vittoria fin troppo facile del titolo 2015. Ryan Dungey fino ad oggi è stato praticamente perfetto: le sue vittorie sarebbero sette se non avesse preso la penalità a Detroit di cui sopra. ma sinceramente non vedo chi potrà fermarlo nelle ultime gare da qui a Las Vegas. Gli altri hanno sempre problemi, lui trita tutto e tutti. Rimane disponibile e sorridente pur essendo sempre più sotto pressione e il suo stile in sella diventa più aggressivo e spietato con il passare delle gare, lasciando poco o niente agli avversari. Piazza quasi sempre il miglior tempo in qualifica, vince la sua heat e si mette spessissimo in condizione di scegliere bene il posto al cancelletto in finale. Un ulteriore vantaggio che fino ad oggi si è tradotto in partenze perfette, con l’unico neo della 54 Periodico elettronico di informazione motociclistica On The Road gara di Glendale dove dopo la prima curva era solo… sesto. Finiti sono i tempi in cui esitava nei primi giri o quelli in cui triava i remi in barca pensando al campionato. Ryan è “in the zone” e corre sempre al 100% perché ormai quella è la sua unica modalità, dettata da una confidenza ed una sicurezza che negli anni recenti avevo visto solo nel miglior Villopoto. Se prima Dungey non era il più veloce ma era senza dubbio il più regolare e costante, ora è entrambi. Magari in TV o su YouTube non si capisce bene, ma quando passa lui il motore della sua KTM urla impietoso e la manopola del gas è quasi sempre girata fino a quando non ce n’è più. E mettere a cannone un 450 ufficiale su un tracciato di Supercross è roba davvero per pochi, direi una manciata negli ultimi 10 anni… 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica mente a causa del continuo “martellamento” è stato necessario fare ricorso a inserti in acciaio o in ghisa austenitica, incorporati di fusione. Per questa stessa ragione sono stati talvolta impiegati degli anelli flangiati in acciaio, piantati con interferenza nelle pareti laterali del basamento, nei quali venivano ricavati gli alloggiamenti per i cuscinetti di banco. Sui motori da corsa hanno avuto una certa diffusione le bussole portacuscinetto assicurate mediante viti e si sono avuti anche interessanti casi di inserti in bronzo (presi di fusione). Dunque il basamento deve essere robusto per resistere alle sollecitazioni meccaniche e rigido per consentire di mantenere un perfetto alli- Media Tecnica LE FORTI PRESSIONI CHE SI SCARICANO SUI PISTONI GENERANO FORZE CHE VANNO A SCARICARSI SUI SUPPORTI DELL’ALBERO A GOMITI E LO STESSO AVVIENE PER LE INGENTI FORZE D’INERZIA DOVUTE AGLI ORGANI IN MOTO ALTERNO Il basamento di un moderno monocilindrico a quattro tempi: compatto, rigido ma al tempo stesso leggero, è formato da due semicarter con piano di unione verticale IL BASAMENTO? ROBUSTO, RIGIDO E LEGGERO di Massimo Clarke | Analisi del basamento, elemento “portante” dei motori motociclistici. Con carter secco, con cambio separato o con i cilindri integrati N elle moto moderne il basamento, noto anche come carter motore, non è certo una banale “scatola” di alluminio che racchiude i principali organi meccanici e sulla quale va a poggiare il cilindro. La sua struttura è complessa e viene accuratamente studiata in modo da essere in grado di sopportare sollecitazioni molto elevate. Le forti pressioni che si scaricano sui pistoni a ogni fase di combustione generano forze che vanno a scaricarsi sui supporti dell’albero a gomiti, ricavati nel basamento, e lo stesso avviene 56 per le ingenti forze d’inerzia dovute agli organi in moto alterno. Particolarmente gravosa è la situazione in corrispondenza degli alloggiamenti dei cuscinetti di banco e nelle zone limitrofe, ove le forze in gioco danno luogo a deformazioni elastiche che si susseguono senza posa. Insomma, durante il funzionamento del motore le pareti del basamento “pulsano” di continuo, anche se in misura limitata. In alcuni monocilindrici molto sollecitati, per evitare che dopo un chilometraggio rilevante le sedi dei cuscinetti di banco si deformassero plastica57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito neamento dei cuscinetti di banco in qualunque condizione di impiego, ma al tempo stesso deve avere un peso contenuto. Per questa ragione, che va ad aggiungersi alla complessità della sua geometria, non è certo un componente facile da progettare e da realizzare. Nei basamenti che si “aprono” secondo un piano verticale, spesso la parte inferiore è conformata in modo da fungere da coppa dell’olio. In quelli formati da due semicarter che si uniscono secondo un piano orizzontale invece la coppa è generalmente un componente a sé stante, che viene fissato per mezzo di una serie di viti. Negli ultimi anni sono apparsi alcuni motori con lubrificazione a carter secco nei quali il serbatoio dell’olio è incorporato nel basamento stesso. Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica Con il cambio in blocco Lo schema motociclistico che da decenni domina la scena prevede il cambio in blocco, ossia alloggiato nella parte posteriore del basamento, appositamente conformata. Nei due tempi la camera di manovella è totalmente separata dal vano nel quale si trova il cambio, che viene quindi lubrificato in maniera indipendente dal motore. Lo schema tradizionale prevede anche la presenza di due o tre coperchi laterali che vengono fissati al basamento mediante viti. In passato il basamento spesso chiudeva inferiormente la culla del telaio, ma oggi in numerosi casi fa molto di più. Non di rado infatti il motore Nei grossi monocilindrici le sedi dei cuscinetti di banco sono molto sollecitate. Per evitare che a lungo andare possano subire deformazioni talvolta si impiegano anelli di acciaio presi di fusione In diversi motori a due tempi da competizione i cuscinetti di banco erano alloggiati in bussole flangiate di acciaio che venivano fissate mediante viti. Questo è dei primi anni Novanta è letteralmente incastonato nel telaio, del quale completa la struttura (e in qualche caso può arrivare a sostituirlo!). In diverse moto il fulcro del forcellone oscillante è ricavato direttamente nel basamento. Nello schema pivotless quest’ultimo arriva addirittura a sostituire le piastre posteriori del telaio. Per molti anni, in un passato ormai lontano, in genere il cambio era separato dal motore. Durante gli anni Venti e Trenta del secolo scorso la maggior parte delle moto era realizzata in questo modo. Il basamento del motore si riduceva a due semplicissimi “semigusci” che si univano secondo un piano verticale a formare una scatola molto compatta e dalla geometria addirittura banale. Tanto il lavoro di fonderia quanto le lavorazioni 58 erano molto agevoli. Nel dopoguerra si è generalizzato il cambio in blocco e la progettazione e la fabbricazione del basamento sono diventate più complesse e impegnative; solo alcuni costruttori inglesi e americani hanno continuato a impiegare lo schema precedente, con il cambio separato. Nelle moto con asse di rotazione dell’albero a gomiti disposto longitudinalmente (come i Guzzi bicilindrici a V e i boxer BMW con raffreddamento ad aria o misto aria-olio) lo schema costruttivo tipico è di tipo automobilistico, con una scatola del cambio separata, che viene fissata alla parte posteriore del basamento mediante una serie di viti. Oggi in numerosi motori i cilindri non sono amovibili ma integrali con il basamento. Sono infatti incorporati nella fusione del semi59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito carter superiore in vari policilindrici. La soluzione permette un lieve miglioramento della rigidezza strutturale e consente di ridurre il numero delle lavorazioni, ma risulta svantaggiosa per quanto riguarda l’effettuazione degli interventi meccanici. Pur avendo il basamento costituito da due parti che si uniscono secondo un piano verticale, i motori Ducati della serie Panigale (1199 e 1299) hanno i due cilindri integrali con il basamento; le canne, del tipo riportato in umido, hanno il bordino di appoggio superiore e vengono inserite dopo che i due semicarter sono stati uniti. Pure nei bicilindrici Morini 1200 si adotta una soluzione analoga ma il basamento è monolitico, ossia costituito da un’unica fusione. Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica Nei motori a due tempi la camera di manovella è completamente separata dal vano, ricavato nella parte posteriore del basamento, nel quale è alloggiato il cambio In diversi motori di alte prestazioni nella stessa fusione del semicarter superiore viene incorporata la bancata dei cilindri (che nel caso mostrato nella foto è del tipo closed deck) Nelle moto con cambio separato, molto diffuse in passato, il basamento aveva una struttura semplicissima, come dimostra chiaramente questo semicarter di un monocilindrico da competizione degli anni Cinquanta 60 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Editoriale Periodico elettronico di informazione motociclistica NICO CEREGHINI “BALLINGTON, UN TIPO SPECIALE” all’improvviso più forte di lui. Da lì, una bellissima seppur breve carriera. Dopo una vittoria in Spagna nel ’76, fu quinto assoluto l’anno dopo nel mondiale 350 con due successi, e lo cercò la Kawasaki che già correva ma voleva fare un salto di qualità. Nelle due classi, 250 e 350 con i famosi motori bicilindrici in tandem, la coppia Ballington-Hansford diventò presto imbattibile. Gregg Hansford era australiano e purtroppo ha perso la vita a Phillip Island nel ’95, in una gara di super-turismo; aveva un anno meno di Kork, era biondo, atleti- Ha compiuto domenica i 65 anni: auguri in ritardo a un quattro volte campione del mondo, un pilota ufficiale della Kawasaki, uno che passava spesso inosservato e invece dovreste conoscere co, molto più bello. Era strafotografato e le donne guardavano soltanto lui, ma a vincere era soprattutto Kork: con ventisette successi, Ballington è stato il re delle medie cilindrate per due stagioni, 78 e ‘79. Quattro magnifici titoli mondiali in sella alle verdone e contro uno stuolo di piloti di valore, da Kenny Roberts a Lega, Uncini e Mamola fino a Graziano Rossi (sulla meravigliosa Morbidelli) nella seconda stagione. Poi il sudafricano portò al debutto nell’80 la KR 500 a quat- tro cilindri, disposti in quadrato come sulla Suzuki RG ma dentro un pregevole telaio monoscocca d’alluminio; però la moto, per quanto potente, era acerba e l’impegno della Kawasaki forse insufficiente. A soli trentuno anni Kork si ritirò lasciando il campo al giovane tedesco Toni Mang. Potreste incontrarlo in una delle tante rievocazioni che si tengono in Europa: ha ancora i baffi, diventati grigi, e dovrete cercarlo con impegno perché non ama mettersi in mostra come fanno tanti altri. Auguri in ritardo, vecchio Kork! Media C iao a tutti! Ha fatto i 65 anni domenica e mi sono dimenticato di fargli gli auguri. Parlo di un quattro volte campione del mondo, di un re delle medie cilindrate, mica uno qualsiasi. Kork Ballington. Ma forse non è un caso che me ne sia dimenticato: a lui è capitato spesso di passare inosservato. La sua è una storia che vale la pena di conoscere. Kork è nato a Salisbury, Sud Africa, il 10 aprile del ’51; e dopo aver corso qualche anno in patria con le Yamaha, 62 eccolo spuntare in Europa alla fine del 1975. Io ricordo bene la sua vittoria al debutto in Italia: eravamo a Imola, e il grande Walter Villa, dominatore della 250 e della 350 con le HD ufficiali, era largamente in testa in una delle due gare, non ricordo quale, quando a due giri dalla fine fu superato da un completo sconosciuto che veniva su dalle retrovie come un pazzo. Era Kork, con gli occhiali da vista dietro alla visiera dell’integrale e su una Yamaha privatissima e senza sponsor; la squadra di Villa, al muretto, non lo aveva notato in tempo. Nell’ultimo giro il privato superò il campione del mondo e andò a vincere la sua prima gara internazionale. Ve l’ho detto che poteva passare inosservato e Walter, molto incavolato con i suoi per la mancata segnalazione, per quanto fosse un tipo straordinariamente brillante e arguto non trovò una giustificazione migliore di questa: “Quel Ballington? Credevo –dichiarò a Pino Allievi e agli altri giornalisti- che fosse un doppiato…”. Come se un campione possa pensare che un doppiato vada POTRESTE INCONTRARLO IN UNA DELLE TANTE RIEVOCAZIONI CHE SI TENGONO IN EUROPA: HA ANCORA I BAFFI, DIVENTATI GRIGI, E PERÒ DOVRETE CERCARLO CON IMPEGNO PERCHÉ NON AMA METTERSI IN MOSTRA COME FANNO TANTI ALTRI. AUGURI IN RITARDO, VECCHIO KORK! 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MOTOGP GP AUSTIN 64 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP GP AUSTIN MARQUEZ VINCE IL GP DELLE AMERICHE di Giovanni Zamagni | Marquez domina il GP delle Americhe 2016. Lorenzo e Iannone sul podio. Tante cadute: Rossi a inizio gara poi Pedrosa che travolge Dovizioso T rionfo in solitaria di Marc Marquez, davanti a Jorge Lorenzo e ad Andrea Iannone. Caduta per Valentino Rossi al terzo giro (era 6°), fuori gara Andrea Dovizioso, questa volta abbattuto alla prima curva da Dani Pedrosa mentre era terzo. Bravo Michele Pirro, ottavo, buon risultato per l’Aprilia: decimo Stefan Bradl, 11esimo Alvaro Bautista. Come in Argentina, un’altra gara a eliminazione, con tanti errori e cadute, quasi sempre per la chiusura dello sterzo: ancora una volta, la Michelin è sotto accusa. Ma la vittoria di Marquez, la quarta consecutiva su questo circuito, non è dovuta agli errori altrui, ma è solo merito del campione della Honda: lui era già in fuga mentre alle sue spalle si autoeliminavano. Si sperava, dopo le qualifiche, di vedere un GP più combattuto ed equilibrato, ma così non è stato, con Marc che ha avuto una lieve incertezza solo alla prima curva, quando è stato superato da Lorenzo. Un attimo solo, però: Marc è tornato subito davanti e i rivali lo hanno rivisto solo al parco chiuso. La Honda è sicuramente cresciuta ed è più competitiva rispetto a inizio anno, ma la differenza la fa soprattutto (per non dire solo) Marquez. «Molto contento, credo di aver fatto una bella gara: qui mi sento alla grande, mi piace la gente, lo stile americano. Il GP non è stato avvincente, ma ho portato a casa 25 punti importanti» ROSSI: TRADITO DALLA GENEROSITA’ Partito bene – era secondo alla prima curva – Valentino Rossi ha avuto un problema con la frizione («Slittava, il motore non rendeva» confermerà 66 poi il team manager Yamaha Maio Meregalli): la sua moto era lenta, in maniera evidente in rettilineo, con Valentino che veniva sverniciato a destra e a sinistra. Rossi, però, non ha voluto mollare, ha provato a recuperare in curva quello che perdeva in rettilineo, ma la sua generosità non ha pagato: alla seconda curva del terzo giro si è chiuso lo sterzo e la caduta, mentre era sesto, è stata inevitabile. E’ andata molto peggio a Andrea Dovizioso, che dopo due giorni difficilissimi, stava lottando alla grande con Lorenzo per il secondo posto. Ma alla prima curva del settimo giro, ecco l’ennesimo imprevisto: Dovi va un po’ largo, Pedrosa dietro di lui sbaglia la frenata, lo sterzo rimbalza uno, due volte, fino a quando si chiude. Dani cade e travolte l’incolpevole Dovizioso, che cade rovinosamente. Mentre sono nella sabbia, Pedrosa si scusa cento volte, poi riparte e si ritira definitivamente al 13esimo giro. Torna ai box e, immediatamente, va nel box Ducati a parlare con Dovizioso: i due si spiegano, si capiscono, si rispettano. Grande uomo Pedrosa. LORENZO E IANNONE SUL PODIO Così, conquistare il secondo posto è stato un giochino da ragazzi per Jorge Lorenzo, reduce da una caduta nel warm up. «Sono partito bene, poi sono arrivato lungo alla prima curva: faticavo oggi a frenare la moto quasi in ogni curva. Ho passato Marquez al tornante, ma subito sono finito largo: dopo la caduta nel warm up ero un po’ a disagio, la pista oggi era insidiosa» ha spiegato Lorenzo, che comunque conquista 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica anche il secondo posto nel mondiale. Terzo Andrea Iannone, scattato male dalla terza fila, ma risalito con una bella progressione e un po’ di sorpassi. «E’ il primo podio della stagione e arriva dopo due gare difficili: lo dedico alla Ducati e a tutto il team. Avevo tanto dolore alla spalla e, in più oggi era difficile guidare e fermare la moto: ci voleva» si rallegra Andrea. Bravo Michele Pirro, ottavo, incoraggiante nono e decimo posto per l’Aprilia di Stefan Bradl e Alvaro Bautista. 68 69 Periodico elettronico di informazione motociclistica GP AUSTIN, ORDINE DI ARRIVO 70 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica CLASSIFICA MOTOMONDIALE 2016 72 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP VALENTINO ROSSI “MICHELIN, BELLE MA NON PERDONANO” di Giovani Zamagni | Valentino spiega perché è caduto: “Dalla moto non mi è sembrato di aver fatto nulla di strano: forse sono stato un po’ troppo interno e si è chiuso lo sterzo. Queste gomme sono così: la moto è divertente da guidare, ma se sbagli vai a terra”. Sulla frizione: “Bruciata in partenza, si stava riprendendo” V alentino Rossi lo dice chiaramente: «Le Michelin non perdonano: se sbagli cadi. E io ho sbagliato». Una sintesi perfetta, con un errore causato anche da quanto accaduto in partenza, con il problema alla frizione che poi Valentino si è trascinato fino alla scivolata alla seconda curva del terzo giro, mentre era in sesta posizione. 74 «Purtroppo in partenza si è bruciata la frizione e quando davo gas slittava moltissimo, in particolare in uscita dalla curva 11: ho dovuto parzializzare e mi hanno passato in tanti. Quando avviene questo, le conseguenze sono due: o si rompe definitivamente o, poco alla volta, si riprende. Per questo ho cercato di farla raffreddare e, effettivamente, la situazione stava migliorando. 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Già nel secondo giro stava riprendendo ed ero lì con Pedrosa e Lorenzo, non li volevo far scappare e ho attaccato. Dalla moto non mi sembra di aver fatto niente di sbagliato, ma, probabilmente ho perso un po’ concentrazione, sono stato un po’ più stretto, perché avevo Pedrosa a sinistra: ho sbagliato e sono caduto. Peccato, perché ero competitivo, mi sentivo veloce: con le Michelin se sbagli non perdonano. E io ho sbagliato». Cosa ha determinato il problema alla frizione? «Per qualche motivo che ancora non abbiamo individuato, forse a causa del nuovo software, 76 quest’anno fatichiamo di più in partenza: anche in Argentina eravamo lì lì per bruciarla, qui è accaduto». Può essere stato causato anche dai tempi insolitamente lunghi delle operazioni al via? «Effettivamente, l’omino con il cartello ci ha messo un bel po’ a uscire dallo schieramento di partenza, ma in quel momento sei con la frizione tirata, non credo sia stata quella la causa». Ma cosa succede esattamente, qual è la conseguenza nella guida? «Fino a metà gas, è tutto normale, poi la frizione comincia a slittare e, ovviamente, perdi potenza. Periodico elettronico di informazione motociclistica Insomma, un GP da dimenticare. «Tutt’altro: direi che, caduta a parte, è stata la volta che sono stato più competitivo in assoluto ad Austin, dove in passato ho sempre avuto difficoltà. Mi piace guidare la moto con le Michelin, anche in qualifica. Certo, con le Bridgestone non si scivolava mai, nemmeno se andavi largo o sbagliavi traiettoria di un paio di metri: nel 2015 ero caduto tre volte in 18 GP, le stesse scivolate che ho già fatto nel 2016 dall’inizio dell’anno (test compresi, NDA) E anche per Lorenzo è così. Diciamo, però, che la situazione è più normale MotoGP adesso, era anomalo con le Bridgestone. Non cadevo in gara da Aragon 2014: anche questo è un dato significativo». Così Marquez, che sembrava in difficoltà, è già in fuga… «E’ un campionato differente, vincerà chi non sbaglierà o farà pochi errori: Marquez fino adesso non ha sbagliato e, in più, ha vinto due GP. Ecco perché ha 33 punti di vantaggio». La situazione è preoccupante? «No, ma è chiaro che bisogna lavorare sulla messa a punto, migliorare il pacchetto per far lavorare correttamente le gomme». 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito GP AUSTIN PER DUCATI IANNONE “TRATTATO COME UN CANE” DOVIZIOSO “SAREI SALITO SUL PODIO” di Giovanni Zamagni | Dopo il podio, il pilota di Vasto si toglie qualche sassolino: “Nonostante tutto quello che mi è stato detto, non ho perso velocità e concentrazione. Avete visto Pedrosa: quest’anno è facile sbagliare”. Sicuro il Dovi: “Sarei salito sul podio” Periodico elettronico di informazione motociclistica R ide Andrea Iannone: dopo la caduta all’ultima curva in Argentina, dopo tutte le polemiche che ne sono seguito, un podio è la migliore delle medicine. «Dopo Termas me ne hanno dette di tutti i colori: era importante reagire, non perdere la concentrazione e la velocità che ho dimostrato di avere fin dalla prima gara. Diciamo che questo risultato è la risposta a tutto quello che è successo». In qualche modo, la tua condotta di gara è stata condizionata da quanto accaduto in Argentina? MotoGP Nel warm up eri stato velocissimo, ma all’inizio hai faticato parecchio? «Al via sono stato prudente e moto attento, mi sono anche preso due carenate e ho perso posizioni. Non mi sono però innervosito, ho mantenuto la calma in una situazione che era veramente critica: era facilissimo commettere in errore». Ma se Dovzioso e Pedrosa non fossero caduti, avresti potuto salire ugualmente sul podio? «Se si guardano i tempi, si vede che sono arrivato a fine gara con lo stesso distacco da Lorenzo che avevo dopo pochi passaggi, non ha guadagnato nulla su di me, perché sono riuscito a tenere un ottimo ritmo. Sicuramente la loro caduta mi ha reso tutto più semplice, ma ero veloce e stavo recuperando: me la sarei giocata». L' ncidente tra Pedrosa e Dovizioso. Cosa ne pensi? «Si è visto che è facile commettere un errore, che non sono solo io a sbagliare. Con le Michelin e con la nuova elettronica cambiano tutti i riferimenti e gli automatismi: a volte ti viene da fare un’azione istintiva, che però non è quella corretta». DOVIZIOSO: “IN DUCATI SANNO COSA STO FACENDO” Ancora una volta, invece, Andrea Dovizioso deve raccontare una grande gara, chiusa però con uno zero in classifica. E questa volta il Dovi ha anche rischiato di farsi male. «In un certo senso sono stato fortunato: se mi avesse preso più avanti con la moto, le conseguenze avrebbero potuto essere ben peggiori». Rimane la soddisfazione di un’altra bella gara, dopo due giorni molto difficili. «Non siamo stati veloci in prova, ma in gara viene fuori la realtà: poteva essere il terzo podio in tre gare, sarei stato l’unico, con Marquez, a ottenere un simile risultato. Invece, per la seconda volta sono caduto non 78 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP per colpa mia: non possiamo farci niente, se non guardare agli aspetti positivi e ripartire, a Jerez, da quelli». Dopo le grandi difficoltà di fine 2015, puoi essere soddisfatto di quanto stai facendo. «Risultati a parte, naturalmente, sono molto contento del mio inizio di campionato. Oggi eravamo tutti al limite, non avevamo grip sull’anteriore, bisognava solo essere fluidi. Anche Lorenzo era in difficoltà e visto come ha girato alla fine, me la sarei giocata per il secondo posto. Alla peggio avrei finito terzo, comunque sul podio, che sarebbe stato un grande risultato in ottica campionato, perché credo che quest’anno vedremo tanti alti e bassi e bisognerebbe sfruttare le situazioni favorevoli. L’aspetto positivo è che lavoriamo bene in prova anche se non siamo veloci». Tu e Iannone vi state giocando un posto in Ducati per il 2017: quanto contano queste cadute sulla riconferma? «E’ logico che i risultati fanno la differenza, ma tutti sappiamo cosa potevo fare, sono fatti, non supposizioni.Dentro al box stiamo lavorando bene e in Ducati lo sanno, bisogna guardare anche altri aspetti, non solo i numeri». Perché in prova sei sempre più in difficoltà che in gara? «Credo ci sia modo e modo di guidare, per arrivare a certi risultati in gara lo devi fare nel modo giusto al momento giusto, mentre in prova puoi fare un tempo non dico casualmente, ma quasi». Vai a Jerez con quale spirito? «Positivo: è più facile accettare un brutto risultato quando sai di non aver colpa. Non sono ancora contento al 100%, perché non riesco ancora a guidare come mi piacerebbe, ma posso dire la mia. Abbiamo dimostrato di poterci giocare il podio, ma non siamo ancora pronti per la vittoria. Ecco perché dico che dobbiamo ancora lavorare 80 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito MotoGP Periodico elettronico di informazione motociclistica 8 Andrea Iannone E’ stato un GP di alti e bassi: dopo FP3 da protagonista, ha faticato in qualifica; dopo un warm up eccellente, in gara è stato meno brillante. Ma ha fatto il suo dovere e, obiettivamente, non era facile reagire dopo una settimana difficile e piena di critiche, che Andrea ha vissuto come un fatto personale e non come la normale conseguenza di due errore importanti in due GP. Un podio sicuramente importante, soprattutto dal punto di vista psicologico. Tenace. 4 Valentino Rossi Avrebbe potuto essere, di gran lunga, la sua migliore prestazione ad Austin, invece il campione della Yamaha lascia gli Stati Uniti con il rammarico di un errore evitabile – come tutti gli errori -, ma anche con la consapevolezza di avere la velocità per giocarsela. L’anteriore Michelin, però, gli sta creando qual- che problema in più del dovuto: bisogna correre ai ripari. Tradito dalla frenesia. 8 Andrea Dovizioso In prova sembrava in difficoltà, ma in gara era lì a giocarsela: nella sua analisi sarebbe arrivato almeno terzo, probabilmente anche secondo. Considerando il personaggio, c’è da credergli. Sicuramente è meno spettacolare di altri, ma è veloce e molto concreto. Si dice che la sfortuna non esista nello sport, ma è una regola che non vale per il Dovi. Paperino. 4 Dani Pedrosa Il suo errore è stato evidente, ma non così esagerato, anche se le conseguenze, purtroppo sono state devastanti. E’ in difficoltà, ma in gara non stava facendo male: poi ha sbagliato, ma ci può stare. E le sue scuse sono state immediate e sincere. Brava persona. LE PAGELLE DEL GP D’ AMERICA di Giovani Zamagni | Lode per Marquez, sbalorditivo. 8 a Lorenzo, non esalta ma quando va male fa 2°; e 8 anche a Iannone che conquista un podio importante. 4 a Rossi: errore evitabile 10 Marc Marquez Perfetto: non ha fatto nessun errore, pur essendo (nettamente) il più veloce. Impressionante il venerdì: due giri e subito davanti con tempi sbalorditivi. Qualcuno si avvicinava (si fa per dire)? Lui “bam” subito un altro tempone: avvilente per gli avversari. Ma anche sabato, quando Lorenzo gli è arrivato a soli 69 millesimi in qualifica sembrava avere la situazione ampiamente sotto controllo. E lo ha dimostrato in gara. “Born in the USA”. 82 8 Jorge Lorenzo Va via da Austin con 20 punti importantissimi e il morale piuttosto alto, perché in un solo GP ha dimostrato di tenere botta anche nelle situazioni difficili ed è tornato davanti al compagno di squadra in classifica generale. Dopo le qualifiche, sembrava addirittura in grado di giocarsi la vittoria e, sotto questo aspetto, la sua prestazione non è stata esaltante: ma se quando fai male fai secondo… Concreto. 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 4 Cal Crutchlow In prova era andato bene, sembrava finalmente poter disputare una buona gara, invece è caduto nuovamente. Povero Cecchinello. 4 Bradley Smith Purtroppo ti accorgi che c’è per le cadute. 9 HONDA RC213V In accelerazione – dice Marquez – perde il confronto con Ducati e Yamaha, ma nel complesso sembra competitiva, anche se è soprattutto il pilota a fare la differenza. Ma la gara di Pedrosa dice che non è poi nemmeno così male 9 7 Maverick Vinales Ha sbagliato la partenza (era decimo alla fine del primo giro), ma poi ha fatto una bella rimonta e ha vinto una spettacolare battaglia con il compagno di squadra, ottenendo il miglior risultato della Suzuki da quando è tornata a correre. Manca qualcosina, ma è sempre lì. In evidenza. 7 Aleix Espargaro Finalmente una gara all’altezza della sua velocità passata. E che bello vederlo lottare alla pari con il compagno di squadra, considerato da tutti come il futuro del motociclismo. Ben tornato. 6 Scott Redding Non ha entusiasmato, anche se la posizione finale è certamente positiva: non ha girato con grandi tempi. 84 5 6 MotoGP Periodico elettronico di informazione motociclistica YAMAHA M1 Su una pista che in passato ha creato tante difficoltà, questa volta è sembrata competitiva ed efficace, come sempre equilibrata. 8 DUCATI DESMOSEDICIGP Un fine settimana di alti e bassi, con qualche problemino tecnico che ha rallentato il lavoro. Rispetto alle rivali, qui è sembrata un po’ in difficoltà nei cambi di direzione e in frenata. 8 SUZUKI GSX-RR E’ in crescita costante e il suo telaio rimane da riferimento. Manca ancor in po’ di potenza, ma adesso, Ducati a parte, la differenza è minima 6 APRILIA RS-GP E’ in crescita costante: per il momento va bene così, le prime tre gare dovevano servire soprattutto per fare esperienza e conoscenza con una moto che ha pochi mesi di vita. Si spera che in Europa sia più vicina. Pol Espargaro Arriva al traguardo, ma va piano. Michele Pirro Ha faticato, ma era al debutto su questa pista difficilissima. Considerando che è un collaudatore, fa anche troppo 5 7 Hector Barbera Lontanissimo dai migliori. Stefan Bradl Sta guidando bene, sfruttando al meglio il materiale a sua disposizione. In questo momento, è un buon punto di riferimento per l’Aprilia. 6 Alvaro Bautista Non fa male, ma sia in prova sia in gara prende paga dal compagno di squadra. 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Video DOPOGP CON NICO E ZAM IL GP D’ ARGENTINA Facciamo un po’ di chiarezza su uno dei più rocamboleschi GP degli ultimi anni I niziamo dalle gomme: gomme che si sfaldano e Michelin che diventa protagonista assoluta del week-end di gara. Cosa è successo a Redding? E i nuovi pneumatici come hanno cambiato i valori in pista rispetto allo scorso anno? Marquez è da subito apparso il più forte in Argentina, ma perché quando c’è poco grip le HRC vanno così bene? Ce lo spiega ovviamente l’Ing. Bernardelle. A Rio Hondo abbiamo visto anche una Ducati molto 86 competitiva che poteva salire sul secondo e sul terzo gradino del podio. Iannone: giusto punirlo? In casa Yamaha rimane da chiarire l’enorme differenza nelle prestazioni di Rossi nella prima e nella seconda parte di gara. Lorenzo scivola, problemi sull’umido o di concentrazione? Bene Suzuki, Vinales scivola mentre si avviava verso il secondo posto, ma la moto c’è! 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica LE FOTO PIÙ SPETTACOLARI DEL GP D’ARGENTINA 88 89 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 90 Periodico elettronico di informazione motociclistica 91 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 92 Periodico elettronico di informazione motociclistica 93 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 94 Periodico elettronico di informazione motociclistica 95 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 96 Periodico elettronico di informazione motociclistica 97 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Superbike DUCATI IN SUPERBIKE AKRAPOVIC METTE LE ALI ALLA PANIGALE di Carlo Baldi | Il nuovo impianto di scarico utilizzato ad Aragon garantisce alla Panigale più potenza agli alti regimi ed una migliore erogazione. E lo sviluppo della bicilindrica italiana non si ferma qui C haz Davies ha trionfato in entrambe le gare disputate al Motorland Aragon non solo per le sue grandi capacità e per il fatto che nessuno come lui si trova a proprio agio sul tracciato spagnolo, ma anche grazie ad una Panigale estremamente competitiva, che ora preoccupa la Kawasaki ed i suoi piloti, ad iniziare dal campione del mondo Jonathan Rea. A Borgo Panigale lo sviluppo della Ducati Superbike non si è mai fermato, perché l’obiettivo dichiarato è quello di riconquistare quel titolo mondiale che manca nelle bacheche dell’azienda italiana dal 2011, quando Carlos Checa trionfò con la 1098R. La 1199 Panigale R ora sembra non temere più i lunghi rettilinei che hanno sempre rappresentato un po il suo tallone d’Achille, e molto del merito va alle nuove marmitte Akrapovic che hanno debuttato ad Aragon. «Rappresentano il proseguimento del lavoro di sviluppo dei terminali di scarico iniziato lo scorso anno – ci ha dichiarato Ernesto Marinelli, direttore del progetto Ducati SBK – e che ci aveva già consentito importanti miglioramenti». «Con questo impianto di scarico Akrapovic a due terminali utilizzato ad Aragon - ha proseguito Marinelli – disponiamo di una maggior potenza del motore agli alti regimi e di una migliore erogazione che sia Davies che Giugliano hanno apprezzato. Siamo soddisfatti, ma il lavoro di sviluppo che stiamo portando avanti con il nostro fornitore non si ferma certo qui». Aspettiamoci quindi ulteriori novità su di una Panigale sempre più competitiva. Gli avversari delle bicilindriche italiane sono avvisati. 98 99 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Mondiale Enduro EWC AGADIR BELLINO E PHILLIPS PRIMI EROI di Piero Batini | La nuova Enduro GP Class premia “ufficialmente” per la prima volta gli… ufficiali Husqvarna e Sherco della E2, non a caso ancora la classe regina del mondiale. A scalare le piccole serie di successi, colpi di scena, sorprese del Gran Premio di Agadir A gadir, 10 Aprile. Un gran chiasso all’incoronazione dei primi vincitori della classe Enduro GP della Storia e della stagione, Mathias Bellino sabato e Matthew Phillips domenica. Sono loro gli eroi del primo week end mondiale dell’Enduro. Logico, la GP Class è la grande novità ed è anche l’attesa ufficializzazione del miglior risultato assoluto e del pilota che l’ha ottenuto. Un momento: “assoluto”? Sì, proprio assoluto. Ma allora non c’è niente di nuovo, e la vera notizia è, semmai, che dopo dodici anni finalmente riemerge, torna allo scoperto e alla luce del sole quello che, nella storia dell’Enduro come di altri Sport, è il riconoscimento ’”original”, primordiale evidenza di primato quando le corse erano più semplici e chiare. Lo stesso riconoscimento che è diventato sempre più difficile da percepire da quando si è iniziato a creare il diversivo delle classi e delle categorie, con l’intento di premiare un maggior numero di partecipanti e di incoraggiarli con un maggiore “share” di gloria. A dire il vero, la diversificazione ha avuto anche il benefico effetto di accrescere i motivi di interesse e di spettacolo dell’evento e dei tornei. 100 Ed ecco quindi che ritorna la Classifica Assoluta, di fatto la grande novità regolamentare del EWC 2016, tredicesimo Enduro World Championship dell’era Blanchard. La proposta suggerisce una diversa chiave di lettura delle gare del Mondiale, ma quello che cambia sostanzialmente, anche dal nostro punto di vista è che, contrariamente a quanto abbiamo fatto nelle ultime stagioni, saremo autorizzati a dichiarare i nomi dei migliori “assoluti” subito, senza doverci mettere lì a ricostruire manualmente una classifica che ufficialmente non esisteva più, alla ricerca dell’autore della performance massima. Agadir, Marocco, è l’idea di Alain Blanchard per aprire in modo un po’ esotico, ma tutto sommato pratico e senza strafare, un Mondiale interconti101 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Mondiale Enduro nentale portandolo per la prima volta in Africa. Il risultato è buono, solo “minacciato” dalla figuretta del Super Test inaugurale del venerdì, metà con la luce e da metà sempre più verso il buio, con gli inevitabili scompensi, le inevitabili critiche e l’inevitabile annullamento della prova per le 3 classi “standard” e la GP. Poco male, il mattino dopo tutto si è rimesso in marcia nel modo corretto, e la gara è risultata piacevole, combattuta e ben organizzata, e qualche errore di gioventù ad un Moto Club debuttante in un contesto senz’altro diverso dal solito si può ben perdonare. Le evidenze non sono mancate, così come felicità e delusioni, dispiaceri, belle sorprese e colpi di scena, tanto che al termine del primo Gran Premio dell’Enduro 2016 è già possibile fissare alcuni punti di un certo peso. Per esempio possiamo dire che il “defender” della E1, Campione in carica Eero Remes sull’italiana TM, è partito in gran forma, ed è stato in grado non solo di stabilire la prima doppietta del Mondiale nella classe di appartenenza, ma anche di rendersi protagonista di un crescendo irresistibile che lo ha portato con la “piccola “ moto a podio anche nella ben più difficile Enduro GP. Il contraltare del GP di Agadir è la maledetta, sfortunata prima giornata di Christophe Nambotin, l’asso di KTM, conclusa con la frattura del quinto metacarpo della mano destra, e ti pareva, la prematura conclusione del GP con l’inevitabile ritiro di sabato, e l’incertezza incombente sulla partecipazione al prossimo Gran Premio del Portogallo che dista da quello del Marocco una sola settimana. Nambotin è fortissimo, uno dei fuoriclasse più strabilianti della nostra epoca, ma è davvero sfortunato, e la sua stagione più delicata e, forse, più impegnativa con la “missione” di rappresentare quasi da solo KTM, parte subito in salita. “Nambot” si è infilato suo malgrado in un tunnel di disgrazie che ricorda un po’ quello, per fortuna attraversato, di Johnny Aubert. E a proposito del bi-Campione del Mondo della 102 103 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica scorsa decade, come ci aspettavamo il suo avvio di Mondiale è stato eccellente. L’Aubert del sabato è stato irresistibile e “full” con la vittoria della E3 e il secondo posto sul podio della GP. Il forse prevedibile calo di Aubert alla domenica, ha per fortuna coinciso con l’esplosione dell’altro pilota schierato da Beta, Steve Holcombe. L’inglese scelto dalla marca toscana e da Fabrizio Dini ha “mimato” il sabato del collega Aubert vincendo la classe e sfiorando il podio della GP. Classe regina - lo “sospettavamo” tutti, no? - la E2 ha espresso la “crema” della GP con un duello magnifico e di altissimo livello tecnico e agonistico tra il pilota ufficiale Husqvarna Mathias Bellino, vincitore di entrambe le classi sabato, e il neo ufficiale Sherco Matthew Phillips, l’australiano tornato tra le braccia di Fabrizio Azzalin che domenica ha restituito fino all’ultimo centesimo l’esatta somma al collega e rivale francese. Fa bene vedere che Alex Salvini è subito lì, alle spalle dei due forsennati del Gran Premio della E2 del Marocco. Il bolognese deve ancora completare il percorso di affiatamento con il nuovo assetto tecnico di Beta, dopo aver lasciato il Team RedMoto, ma ha già messo in mostra una grinta invidiabile e che fa ben sperare per il futuro italiano del Mondiale. E chi invece ci fa come sempre ben sperare, ma anche incrociare le dita, è Giacomo Redondi, al104 Mondiale Enduro tra nuova “leva” del Team italiano Honda, che ha dominato entrambe le giornate di gara della Junior, una sonora doppietta quindi, imponendosi due volte di misura, ma preciso, proprio sull’avversario più quotato al totalizzatore della Junior, Josep Garcia. E rimanendo in tema di italiani, è senz’altro una bella sorpresa il quinto di sabato e, soprattutto, il secondo posto ottenuto domenica da Gianluca Martini con la Kawasaki. Una buona promessa è il secondo posto di sabato, e anche nel Mondiale provvisorio della E1, di… Jamie McCanney, parliamo di un inglese ma pensiamo al fatto che milita nel Team Yamaha italiano di Massimo Migliorati. Se pensiamo agli altri azzurri, beneficio d’inventario per Albergoni, Moroni e Battig, ma nella E1 ha stentato anche un asso della levatura di Ivan Cervantes, nulla di serio da parte di Guarneri, Philippaerts e Montanari, ma la E2 è veramente esplosiva e richiede un po’ più di attenzioni, e non c’è da spellarsi le mani nella E3 per Gritti e Oldrati, ma non lo faremmo neanche per uno come Barragan che non è andato oltre, e preferiamo al momento seguire con la solita ammirazione l’indomabile Monni. Rimessi in moto i camion, si parte ora alla volta delle Colonne d’Ercole, passate le quali si approderà in Portogallo, a Gouveia, per il secondo Gran Premio dell’Enduro Mondiale 2016. 105 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross MXGP PATAGONIA VITTORIE DI GAJSER E HERLINGS di Massimo Zanzani | Gajser con un terzo e un primo posto si aggiudica il GP di Patagonia. Alle sue spalle si piazza Cairoli con due secondi posti nelle manche. Nella MX2 Herlings conquista il gradino più alto del podio con una doppietta G araIl Mondiale cross continua a regalare emozioni e colpi a ripetizione che rimescolano continuamente le carte in tavola. Tanto che al termine della quarta tappa iridata grazie alla sua ottima prestazione concretizzatasi in un 1° ed un 3° posto e alle cadute di Romain Febvre, Tim Gajser si è portato a soli tre punti dal capoclassifica francese. Quest’ultimo ha avuto una giornata completamente storta: all’abbassarsi del cancello della prima manche è rimasto chiuso tra Gajser e Jeremy Van Horebeek perdendo lo spunto e trovandosi attardato in mezzo a gruppo, e nella bagarre del primo giro è finito a terra ripartendo oltre metà gruppo da dove è rinvenuto sino alla 6ª piazza. Nella successiva si è agganciato con Shaun Simpson ed è di nuovo caduto, ma questa volta la sua rimonta è stata più remunerativa tagliando il traguardo 3° staccato di quattro secondi da Tony Cairoli. Il messinese ha firmato la sua migliore prestazione stagionale affiancando al posto d’onore della seconda manche quello ottenuto in apertura, confermando come il suo lungo e sofferto cammino verso il recupero fisico e quello del ritmo di gara sta continuamente migliorando. Il 3° gradino del podio è andato a Max Nagl, che ha confermato di gradire in modo particolare il circuito argentino vincendo la prima manche, anche mentre nella seconda ha preferito non forzare visto il ritmo notevole e le condizioni deteriora106 te del fondo accontentandosi della 5ª piazza. Giornata di alti e bassi per Evgeny Bobryshev, protagonista di una spettacolare caduta nella manche di chiusura dopo la 4ª posizione ottenuta in apertura, che lo ha relegato al 7° posto assoluto dietro a Jeremy Van Horebeek e Glenn Coldenhoff. MX2 Ennesima corsa solitaria per il Re della MX2 Jeffrey Herlings, che ha relegato come al solito oltre 30 secondi al suo avversario più diretto. Nella prima manche gli è terminato alle spalle Max Anstie, che successivamente si è ritirato per noie tecniche mentre era 2°, nell’altra il consistente svizzero Jeremy Seewer che sommando la 4ª posizione ottenuta in Gara 1 si è aggiudicato il posto d’onore di giornata davanti al russo Alex Tonkov. Fantastico 4° posto per Samuele Bernardini, che gara dopo gara alla manetta sta aggiungendo un’ottima strategia di gara. Il campione europeo ha sfruttato le sue solite partenze razzo come trampolino di lancio di due manche grintosissime che lo hanno visto terminare prima 5° e poi 6°, tanto da trovarsi ora in 7ª piazza nella graduatoria iridata. LEGGI LE CLASSIFICHE 107 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica SX U.S.A. AMA SUPERCROSS ROUND 13: INDIANAPOLIS Il vantaggio di Dungey sale a quota 45. Plessinger in 250 vince e porta a 10 punti lo svantaggio da Stewart G ara tiratissima quella di Indianapolis, con Dungey e Roczen capaci di dare vita ad uno scontro spettacolare ed incerto fino alla fine. Dopo le sfuriate iniziali di Alessi, Pourcel e Tomac, la gara ha vissuto tutta sul confronto fra i due protagonisti della stagione 2016. Un determinatissimo Dungey ha preso subito la testa della gara, ma una pista rapidamente deteriorata gli ha impedito di prendere vantaggio sull’inseguitore, e dal terzo giro in avanti gli scontri fra i due alfieri KTM e Suzuki hanno vivacizzato quella che per molti è la gara più spettacolare della stagione finora. Duelli, doppiaggi ed errori dell’uno o dell’altro hanno reso incerto l’esito della corsa. Solo al sedicesimo passaggio Roczen, appena conquistata la prima posizione per un errore di Dungey, ha commesso a sua volta una sbavatura che ha permesso al campione in carica di ripren- Video 108 dere la testa della gara senza più lasciarla nonostante gli sforzi del rivale. Ma per dare un’idea del livello, i due hanno concluso con 27 secondi di vantaggio sul resto della corsa. Dungey si è così aggiudicata la settima vittoria stagionale, la ventinovesima in carriera nella classe regina e – coincidenza – il ventinovesimo podio consecutivo. Ryan ha così aumentato ulteriormente il suo vantaggio in classifica generale portandolo a 45 lunghezze su Roczen e a 63 su Anderson, installandosi tra l’altro al sesto posto della classifica di vittorie nel Supercross di tutti i tempi. «Ecco perché lavoriamo tanto duro nel resto della settimana, per dare vita a spettacoli come questo» ha commentato un entusiasta Dungey, alla terza vittoria consecutiva ad Indianapolis. «Non è stato facile, ma abbiamo lottato fino alla fine: ho guidato al limite per tutta la gara, ma per fortuna avevo azzeccato la partenza ed è stato questo che mi ha permesso di stare davanti e vincere». Roczen, all’ottavo podio della stagione, ha preceduto Anderson, anche lui protagonista di una serie positiva con tre podi consecutivi. In 250SX è arrivata la vittoria di Plessinger, già in testa al primo giro della sua gara di casa dopo l’holeshot di Gannon Audette. Plessinger e Stewart hanno fatto un’altra gara rispetto al resto dello schieramento, con Audette, Davalos e Jeremy Martin in lotta per la terza posizione sul podio alla fine conquistata da Audette dopo diversi colpi di scena. Nelle ultime tornate Plessinger ha preso vantaggio, andando a vincere con 10 secondi su Stewart e risultando così il quinto diverso vincitore in cinque gare. Stewart ha mantenuto il suo primato in classifica grazie al secondo posto, anche se con soli 10 punti su Plessinger. Davalos, solo quinto, è terzo in generale con 25 punti di distacco. LEGGI LE CLASSIFICHE 109 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 110 Periodico elettronico di informazione motociclistica 111 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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