Margaret Fuller

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Margaret Fuller
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?Jr+.fi Margaret Fuller. «Il mattino dopo mi sono alzata di buon ora
e sono uscita ad osservare la Repubblica»
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Margaret Fuller, giornalista statunitense innamorata dell'Italia e di
Giovanni Angelo Orsoni, un aristocratico romano di idee liberali di dieci
anni più giovane di lei, annuncia ai lettori del «New York Tribune» la
proclamazione della Repubblica romana, avvenuta nella notte fra 1'8 e il9
febbraio 1849, ricorrendo all'espediente narrativo di una passeggiata per
le vie della città che la porta ad assistere alla declamazione sul Campidoglio del decreto di decadenza del potere temporale redatto dal deputato
di Bologna e filosofo umanitario Quirico Filopanti. La corrispondenza, simpatetica con l'evoluzione progressista degli eventi, tratteggia una
comparazione fra la composizione sociale della Consulta nominata dal'
papa-re nel 1847, fatta per lo più da aristocratici, e quella della rappresentanza eletta democraticamente nel 1849, in cui prevalgono i borghesi, i
rimarcando acutamente i differenti spettacoli offerti dalle scene variopinte della sf4ata dei parlamentari.
L'apertura dell'assemblea è stata l'occasione di un meraviglioso:
corteo. Tutte le truppe che si trovavano a Roma sono sfilate partendo dal Campidoglio; molti soldati portavano i segni delle sofferenze,
patite nella guerra di Lombardia. Le bandiere della Sicilia, di Venezia e di Bologna sventolavano con orgoglio, quella di Napoli invece:
era velata con il crespo nero. lo mi trovavo ad un balcone di Palazzo Venezia, il più severo degli edifici medioevali, per molto tempo
quartier generale delle macchinazioni austriache; il palazzo sembrava
incupirsi quando, passando, ogni banda intonava la «Marsigliese». TI
nipote di Napoleone e Garibaldi, l'eroe di Montevideo, procedevano
l'uno accanto all'altro in qualità di deputati. I deputati, una solenne
compagnia composta per la maggior parte da avvocati o altri professionisti, sfilavano senza alcun segno di distinzione, eccetto la sciarpa
tricolore. Mi è tornato alla memoria l'ingresso alla Consulta dei primi
deputati, avvenuto solo quattordici mesi fa nelle meravigliose carrozze offerte per l'occasione dai prìncipi; erano aristocratici anch'essi in
prevalenza, servitori in livrea li seguivano reggendo i loro emblemi.
Adesso iprincipi e i consiglieri se ne sono andati o sono scomparsi
nel nulla; in quei consiglieri non s'è trovato alcun consiglio. Che lo
si trovi ora? Auguriamoci di sì! Quanto vediamo oggi ha un aspetto
ben più concreto di tutta quella parata di emblemi o del fasto di abiti
e cortei con cui la corte ecclesiastica era solita distrarre il popolo.
Pochi giorni dopo è seguita la proclamazione della Repubblica.
Una gran moltitudine di gente circondava il palazzo della Cancel- .
Ieri a, nel cui cortile era caduto Rossi, mentre all'interno il dibattito l
continuava. All'una del mattino del nove febbraio s'è deciso infine I
per la Repubblica e la folla s'è precipitata a suonare le campane.
Il mattino dopo mi sono alzata di buon ora e sono uscita ad osservare la Repubblica. Lasciato il Quirinale dietro di me, mi sono.
recata al Campidoglio passando dal Foro. Non c'era nulla da vedere i
eccetto il magnifico e imperturbabile imperatore, i domatori di ca- :
valli, la fontana, i trofei e i leoni, tutto esattamente come al solito
in mezzo ai marmi; le uniche figure animate erano quelle di poche
donne sudice e impudenti, quelle di alcuni ragazzi al sole molto somiglianti ai soggetti preferiti di Murillo, tutto esattamente come al i
solito. Poi sono passata sul Corso dove alcuni uomini portavano il i
berretto frigio, naturalmente le persone più abiette e volgari erano
state le prime ad adottarlo; la solita moltitudine di accattoni spaventosi era lì a molestarci con l'impudenza di sempre. Mi sono imbattuta in alcuni inglesi; loro unica consolazione era che «non sarebbe
durato neanche un mese», «ciò nonostante, speravano di vedere tutti
quegli individui fucilati». Il clero inglese, più indulgente e formale, si :
augurava semplicemente di vederli tutti (cioè il ministro, i deputati
ecc)_ «impiccati», [...]
!
Ho incontrato un americano. «Non aveva alcuna fiducia nella repubblica». Perché? Perché «non aveva fiducia nel popolo». Perché?
Perché «non è come il nostro popolo». Perdonate,Jonathan
e John,
ma mi sento in dovere di affermare che gli italiani sono nettamente
avvantaggiati rispetto a voi in quanto sono capaci di subitanei slanci
di solidarietà disinteressata e posseggono altre qualità che ora non
ho tempo di specificare. Nel mio taccuino ho appunti utili per John
e Jonathan.
Finalmente il corteo è salito al Campidoglio, che era completamente tappezzato di bandiere. In cima al palazzo del Senatore c'era
il tricolore, e il Senatore stesso è fuggito. I deputati sono saliti in
cima alla scalinata e uno di loro con voce limpida e cordiale ha letto
le seguenti parole:
Assemblea Costituente Romana
DECRETO FONDAMENTALE
«Art. 1. TI papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo
temporale dello Stato romano.
Art. 2.·n pontefice romano avrà tutte le guarentige necessarie per
la indipendenza nell'esercizio della sua potestà spirituale.
Art. 3. La forma del governo dello Stato romano sarà la democrazia pura, e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana.
Art. 4. La Repubblica Romana avrà col resto d'Italia le relazioni
che esige la nazionalità comune».
_
Dopo ciascuna di queste significative proposizioni l'oratore si
interrompeva, la grossa campana del Campidoglio diffondeva le sue
melodie solenni e il cannone le rispondeva mentre la folla urlava:
«Viva la Repubblica! Viva l'Italia!».
[M. Fuller, Un'americana a Roma 1847-1849, a cura di R. Mamoli Zorzi, Pordenone 1986 •.pp. 235-237.]