NEVER (NOVARTIS), ITALIA HA PERSO 8 MILA POSTI

Transcript

NEVER (NOVARTIS), ITALIA HA PERSO 8 MILA POSTI
Adnkronos Salute
FARMACEUTICA: NEVER (NOVARTIS), ITALIA HA PERSO 8 MILA POSTI IN 3 ANNI
URGENTE AFFRONTARE PROBLEMI CHIAVE PER EVITARE ULTERIORI DISINVESTIMENTI
Milano, 28 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia il settore farmaceutico ha già perso 8 mila posti di lavoro in 3
anni", e per frenare nuove 'emorragie' "è urgente affrontare alcuni problemi chiave" che il comparto vive in
modo peculiare nel nostro Paese. E' il monito lanciato oggi all'università Cattolica di Milano da Mark Never,
country president della svizzera Novartis in Italia, in occasione del convegno 'Economia, territorio e società:
il valore aggiunto dell'industria farmaceutica'.
Secondo il numero uno di Novartis Italia, in primis è necessario semplificare e migliorare l'accesso al
mercato, soprattutto premiando le aziende che più delle altre producono innovazione. "Un fallimento in
questa direzione - avverte Never - porterà a ulteriori disinvestimenti" di Big Pharma nella Penisola.
FARMACEUTICA: NEVER (NOVARTIS), 'CORSIA PREFERENZIALE' PER CHI FA RICERCA
L'APPELLO, FAVORIRE IN ACCESSO A MERCATO AZIENDE CHE PRODUCONO INNOVAZIONE
Milano, 28 feb. (Adnkronos Salute) - Creare una sorta di 'corsia di sorpasso', per favorire nell'accesso al
mercato le aziende farmaceutiche che più delle altre producono innovazione. E' l'appello lanciato alle
istituzioni italiane da Mark Never, country president del gruppo svizzero Novartis in Italia, intervenuto oggi
all'università Cattolica di Milano al convegno 'Economia, territorio e società: il valore aggiunto dell'industria
farmaceutica'. Al centro dell'incontro, i risultati di uno studio del Cerismas dell'ateneo del Sacro Cuore
sull'impatto diretto e indiretto della presenza di Novartis in Italia sull'economia nazionale e regionale.
Never ricorda che "l'anno scorso Novartis Italia ha investito in Ricerca & Sviluppo oltre 200 milioni di euro",
una somma che pone l'azienda di Origgio (Varese) "ai vertici assoluti nel comparto a livello nazionale. Ma
per sostenere questo livello di investimento - precisa il manager - in questo Paese c'è urgente bisogno di
affrontare
alcuni problemi chiave". Fallire, avverte Never, significherebbe causare "ulteriori disinvestimenti" da parte
delle multinazionali del farmaco attive lungo la Penisola.
In particolare - anche alla luce dei risultati della ricerca Cerismas, da cui emerge che Novartis contribuisce
per lo 0,1% al Pil a livello nazionale (dato che sale allo 0,2% in Lombardia e Toscana, e allo 0,3% nella
Provincia autonoma di Trento) - "mi aspetto che alle aziende come Novartis, che fanno ricerca e investono
molto in
innovazione in questo Paese, venga riservato nel market access un 'trattamento preferenziale' rispetto a chi
svolge solo attività commerciale, senza investire nulla in ricerca", spiega Never.
Premiare l'innovazione "è un requisito indispensabile perché l'Italia mantenga livelli accettabili di attrattività
per gli investimenti", sottolinea il numero uno di Novartis nel nostro Paese.
Oltre alla necessità di "un accesso al mercato più rapido e più ampio per le aziende che fanno ricerca e
producono innovazione", Never evidenzia anche l'urgenza di "una semplificazione dell'accesso al
mercato a livello a regionale". Nei quartier generali delle multinazionali del farmaco attive anche in Italia,
infatti, "non si capisce perché in questo Paese, dopo la fine delle negoziazioni con l'Agenzia italiana del
farmaco, alcune Regioni possono ignorare le conclusioni dell'Aifa o addirittura andare contro la legge",
incalza il manager. Il terzo punto da affrontare con urgenza riguarda poi la necessità di "una maggiore
flessibilità per sostenere i costi del lavoro", perché in queste condizioni "a volte si preferisce rinunciarea un
investimento, piuttosto che rischiare troppo".
In conclusione, "non solo per la salute futura di Novartis in Italia, ma soprattutto per la salute dei cittadini",
l'invito di Neveralle istituzioni è quello di "lavorare affinché una multinazionale possa trovare in Italia
condizioni simili a quelle che trova in altri Paesi d'Europa".
FARMACEUTICA: BRACCO, SOSTENERE CON FINANZIAMENTI CERTI CHI FA INNOVAZIONE
'CULTURA PROFONDAMENTE ANTI-INDUSTRIALE RISCHIA DI ISOLARCI DAL RESTO D'EUROPA'
Milano, 28 feb. (Adnkronos Salute) - "La filiera della salute, e più in generale ogni azienda impegnata sulla
frontiera dell'innovazione, deve poter contare su finanziamenti certi per la sua attività di ricerca e sviluppo".
Ma mentre "sempre più Paesi hanno capito che Ricerca & Innovazione sono i veri motori dello sviluppo",
in Italia "l'investimento pubblico in R&I viene percepito troppo spesso come un costo, se non addirittura
come un regalo alle imprese". E "questa cultura profondamente anti-industriale rischia di isolarci
dal resto d'Europa". Questo il messaggio di Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria e presidente del
Progetto speciale R&I, intervenuta oggi all'università Cattolica di Milano al convegno 'Economia, territorio e
società: il valore aggiunto dell'industria farmaceutica'.
"In Italia - ricorda la presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco, leader nel settore dell'imaging
diagnostico e dei dispositivi medicali, in cui la compagnia investe ogni anno l'11% del fatturato di riferimento
- l'industria farmaceutica conta 67 mila addetti per il 90% laureati o diplomati". E il nostro Paese, "con più
di 300 imprese farmaceutiche, è il secondo in Europa dopo la Germania"per numero di società attive "e il
primo per presenza di piccole e medie aziende".
Il comparto "esporta il 60% del suo fatturato e investe 2,3 miliardi, dei quali 1,2 in ricerca e 1,1 in impianti ad
alta tecnologia". Eppure, "a fronte di questi sforzi le politiche pubbliche continuano a penalizzare il settore
farmaceutico, considerando la spesa sanitaria come un costo e non come un investimento per la salute".
Diana Bracco cita alcuni degli ostacoli che le aziende farmaceutiche devono affrontare - dalla "durata troppo
breve dei brevetti, che rende difficile soprattutto per le piccole e medie imprese il ritorno sugli investimenti",
a fattori tipicamente italiani "non padroneggiabili dall'impresa, a iniziare dal peso della burocrazia o della
legislazione sul lavoro" - ed esorta il nostro Paese a "fare di più per attrarre investimenti esteri e per
conservare
sul territorio nazionale le grandi realtà produttive". Infatti, "i dati dimostrano che la nostra capacità attrattiva è
bassa" e "il nostro sistema non solo non attrae investimenti, ma non attrae nemmeno risorse umane
qualificate e anzi disperde quelle che costruisce".
Per la vicepresidente di Confindustria, "se vogliamo imboccare la via della crescita dobbiamo riuscire a far
fare al nostro Paese un salto culturale". Soprattutto davanti all'avanzata di "Paesi una volta semplici imitatori"
che ora "stanno diventando efficaci innovatori, l'Italia non può stare ferma: dopo aver messo al riparo la
tenuta dei
conti pubblici, adesso deve varare un piano per la crescita, che punti su R&I".
Una strada indicata anche dalla Commissione Ue, che è impegnata nella definizione di un nuovo indicatore
dell'innovazione, e che "con il documento 'Europa 2020' e con l'Innovation Action Plan ha richiamato tutti i
Paesi a investire sul futuro per costruire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva", continua Bracco.
"Costruire la 'Innovation Union' è una grande sfida per tutti gli Stati membri, ma è anche una grande
opportunità per rispondere al meglio ai nuovi scenari globali".
La vicepresidente di Confindustria e presidente di Expo 2015 evidenzia l'esperienza "molto positiva in
termini di partecipazione e di effetti", specie per le Pmi, dei primi tre anni di applicazione in Italia di un credito
d'imposta per investimenti in ricerca e sviluppo. "La misura del credito d'imposta introdotto con la Legge di
stabilità per le commesse di ricerca delle imprese al sistema pubblico va in questa direzione, ma va ampliata
e potenziata", sostiene Diana Bracco, perché "non è possibile prevedere un incentivo solo per un anno e con
risorse così limitate".
Quindi, prosegue, "riteniamo fondamentale lavorare su questo perintrodurre una misura che comprenda il
credito d'imposta sia per gli investimenti in house sia per le commesse delle imprese al sistema di
ricerca, allocando risorse adeguate" e soprattutto "per almeno 5 anni e in prospettiva in modo strutturale.
Confindustria calcola infatti che "1 euro di credito d'imposta in R&I genera da 2 a 3 euro di
investimenti aggiuntivi nel medio termine" e "non si tratta di incentivi a pioggia che vanno dispersi",
puntualizza Bracco.
"Continuerò a impegnarmi per permettere all'Italia di avere un ruolo da protagonista nell'attuazione della
Innovation Union", conclude, perché "solo con un impegno forte nella ricerca potremo guardare con fiducia al
nostro domani".
FARMACEUTICA: NOVARTIS ITALIA CONTRIBUISCE A 0,1% PIL E GENERA 15 MILA POSTI LAVORO
STUDIO CERISMAS CATTOLICA SU IMPATTO AZIENDA, 0,2% PIL IN LOMBARDIA E 0,3% IN
PROVINCIA TRENTO
Milano, 28 feb. (Adnkronos Salute) - In Italia il gruppo farmaceutico svizzero Novartis contribuisce per lo
0,1% al Prodotto interno lordo (con punte dello 0,2% in Lombardia e Toscana e dello
0,3% nella Provincia autonoma di Trento) e genera quasi 15 mila posti di lavoro (14.966) a livello nazionale,
di cui circa 5 mila in Lombardia (4.942) quasi la metà (6.961) nel settore Ricerca &
Sviluppo. L'impatto complessivo dell'azienda di Origgio (Varese) sull'economia del nostro Paese è pari a
2,074 miliardi di euro in termini di produzione attivata (somma del valore della produzione Novartis e di
quella indotta nei settori collegati) e a 1,068 miliardi in valore aggiunto (dato assimilabile al Pil).
Sono i dati principali emersi da un'analisi del Centro di ricerche e studi in management sanitario (Cerismas)
dell'università Cattolica, la prima indagine in Italia a misurare il contributo di un'impresa farmaceutica
all'economia nazionale e locale. La ricerca, presentata oggi a Milano presso l'ateneo del Sacro Cuore e
condotta da Enzo Pontarollo, professore ordinario di economia industriale della Cattolica, ha calcolato
l'impatto di Novartis in base a dati relativi all'attività del gruppo nel 2009 - valore della produzione (846 milioni
di euro) e dipendenti (3.880) - nelle 4 regioni della Penisola in cui l'azienda è più presente: Lombardia (dove
hanno sede il
quartier generale e la maggior parte delle società italiane del gruppobasilese), Toscana (Divisione vaccini e
diagnostici), Campania (produzione farmaceutica) e Provincia di Trento (business generici Sandoz).
"I risultati - riassume Pontarollo - dimostrano che Novartis ha un impatto decisamente significativo"
sull'economia italiana, con un contributo particolarmente positivo nei comparti informatica e ricerca(737
milioni di euro) e prodotti chimici e farmaceutici (577 milioni),e un fattore moltiplicatore pari a circa 2,5 in
termini di produzione e a 3,8 in termini di impatto occupazionale.
"Novartis ha promosso questo studio perché siamo convinti che in Italia il valore reale dell'industria
farmaceutica non sia ben compreso e quindi rischi di essere sottovalutato", spiega Mark Never, country
president del colosso renano nel nostro Paese. Da qui l'idea di condurre un'analisi d'impatto, "uno strumento
molto utile, ma non molto sviluppato - osserva Pontarollo - che normalmente tende a essere utilizzato per i
grandi eventi come l'Expo". Per esempio, ricorda la presidente di Expo2015 Diana Bracco, è stato calcolato
che l'esposizione universale in programma fra 4 anni a Milano "genererà un punto aggiuntivo di Pil e creerà
in media 70 mila posti di lavoro da oggi fino all'evento".
In qualità di vicepresidente di Confindustria e presidente del Progetto speciale Ricerca & Innovazione', la
presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco ha espresso "la vicinanza" della Confederazione
generale dell'industria italiana a "una grande realtà come Novartis, protagonista in Italia". Lo studio del
Cerismas
della Cattolica "mi ha particolarmente colpito - aggiunge Bracco - perché mette in luce con efficacia i benefici
in termini di occupazione e benessere sul territorio italiano non soltanto di una
singola impresa, ma dell'intera filiera della salute che, oltre a contribuire in modo determinante a migliorare la
qualità e l'aspettativa di vita dei cittadini, muove un indotto impressionante einnalza la capacità competitiva
del Paese".
Nonostante questo, in Italia "le politiche pubbliche continuano a penalizzare il settore farmaceutico,
considerando la spesa sanitariasolo come un costo e non come un investimento per la salute",
rifletteBracco. "L'impatto di Novartis sull'economia e sull'occupazione in Italia è molto rilevante - commenta
Never - e ciò si deve in buona misura al forte impegno nell'innovazione e alle sue ricadute nella R&Se nella
produzione". Ma perché questo sforzo venga confermato nel tempo, avverte il manager, "è urgente che il
nostro impegno venga
riconosciuto e premiato".